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Belluno: sperava di uscire con l’indulto, si uccide in carcere
Il Gazzettino, 19 ottobre 2006
Si è tolto la vita impiccandosi alla sbarre della finestra della cella. Mohamed Bouakkaz, 25 anni, magrebino, era certo che l’indulto lo avrebbe tirato presto fuori da lì, invece, per lui, la pena da scontare era molto più lunga dei tre anni concessi dal provvedimento di clemenza che, nelle settimane scorse, ha svuotato le carceri italiane. Era dentro da più di due anni, condannato per droga e altri reati. Per Mohamed la speranza della libertà si è trasformata ben presto in un cappio di disperazione. Solo nella sua cella si è tolto la vita dopo aver prima chiacchierato, come se nulla fosse, con le guardie carcerarie. È accaduto due giorni fa, nel penitenziario di Baldenich, in quella cella che l’uomo occupava da solo. Non un privilegio, ma un confino dovuto alla spigolosità del suo carattere estremamente introverso. Nessuno lo voleva come compagno di sventura nei pochi metri quadri da dividere assieme 24 ore al giorno. Così, sfollate le celle, Mohamed ne aveva avuta una tutta per sé. E forse qui la sua disperazione è cresciuta.Quando gli agenti lo hanno trovato il suo corpo era ancora caldo. Hanno tentato di rianimarlo con un massaggio cardiaco. Invano. Mohamed si era ripreso la "libertà" negata dall’indulto. Quell’indulto che ha finito per infliggere altre crepe nella fragilità psicologica di chi vive la dura esperienza del carcere. Pare anche che non avesse parenti, non ricevesse né visite né telefonate. Non ha lasciato alcun biglietto, nessun messaggio per spiegare il suo gesto. Ma lo sapevano tutti che la speranza di poter uscire presto era diventata un’ossessione. Poi il gelo della realtà. E per Mohamed il buio. Indulto: Mastella; tornato in carcere il 3,5% dei beneficiari
Ansa, 19 ottobre 2006
"Dopo l’indulto tra i detenuti rilasciati solo il 3,5% è tornato in carcere". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, nel corso della trasmissione "Temporale", condotta da Pierluigi Diaco su Canale Italia e sul Canale 883 di Sky. "L’indulto - ha aggiunto - non ha quella responsabilità che tutti gli addebitano. Sembra che sia colpa dell’indulto tutto quello che accade in Italia". Indulto: Anci; per il reinserimento servono 30 milioni di euro
Sesto Potere, 19 ottobre 2006
Venti milioni di euro è quanto necessario completare il processo di reinserimento sociale dei beneficiari dell’indulto, oltre 20mila, e ad avviare iniziative utili a strutturare gli interventi di reinserimento degli ex-detenuti di domani. Questa la richiesta avanzata dal Presidente dell’Anci, Leonardo Domenica, in una lettera al Ministro di Giustizia Clemente Mastella. La fase di prima accoglienza dei beneficiari della legge 241 di concessione dell’indulto può dirsi superata, anche grazie all’impegno organizzativo ed economico dei Comuni coinvolti. Per il futuro, però, "occorrono risorse economiche adeguate, soprattutto per gli interventi strutturali da distribuire su tutto il territorio e non soltanto nelle grandi aree metropolitane. "Va avviato - chiede Domenici - l’annunciato bando straordinario per 30 milioni di euro, finanziato dalla Cassa delle Ammende, per interventi di reinserimento e per l’attivazione di corsi di formazione professionale e borse per l’inserimento lavorativo". L’Anci è pronta a dare il proprio contributo basato sulle esperienze programmatiche e finanziarie dei tanti Comuni impegnati a dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini ex-detenuti. Secondo Domenici, per definire un progetto organico di interventi di reinserimento "è importante rafforzare e sviluppare a livello nazionale un lavoro comune tra le istituzioni, peraltro già avviato in sede locale, anche con il concorso del mondo dell’associazionismo". Giustizia: con l’affidamento ai servizi sociali solo 20% di recidiva
Ansa, 19 ottobre 2006
Meno del 20 per cento dei condannati che nel 1998 avevano finito l’affidamento in prova ordinario sono tornati a delinquere nei sette anni successivi; per i tossicodipendenti che hanno usufruito di questa misura alternativa alla detenzione la percentuale di recidiva si ferma sotto il 40 per cento. Per chi esce dal carcere, invece, il rischio di tornare a delinquere arriva al 70 per cento. I dati, elaborati dalla direzione generale dell’esecuzione penale esterna del Ministero della Giustizia, costituiscono la piattaforma del progetto Vortumno, messo a punto con la Presidenza del Consiglio per indicare nuove possibilità di trattamento del tossicodipendenti e degli alcolisti che hanno commesso un reato. Il progetto, presentato oggi a Roma alla presenza del sottosegretario Luigi Manconi e del capo del Dap Giovanni Tinebra, punta a rafforzare la collaborazione con le comunità terapeutiche che accolgono i condannati per aiutarli nel percorso di reinserimento sociale. Riccardo Turrini Vita, direttore generale dell’Esecuzione Penale Esterna, ha spiegato che l’iniziativa ha una duplice finalità. "Una prima fase - ha detto - è servita per calcolare quante persone nel 2003 sono state affidate in prova alle comunità, la seconda riguarda la raccolta dei protocolli e dei programmi di trattamento seguiti dalle singole comunità per individuare e premiare quelle meritevoli con riconoscimenti in denaro. Si tratta di un incentivo e di un aiuto concreto per questa forma di attività". Attualmente le comunità accreditate presso il Ministero della Giustizia sono circa 120. Il progetto Vortumno può contare su 700-800 mila euro messi a disposizione dalla Presidenza del Consiglio. Dopo l’indulto sono cinquemila-seimila i detenuti che scontano la pena con misure alternative. Alla fine del giugno scorso, prima dell’applicazione dell’atto di clemenza le persone in affidamento in prova erano 16-17 mila (alla fine del 2005 erano più di 45 mila). Sul tema dell’indulto ha posto l’attenzione Emilio Di Somma, vice capo dell’ Amministrazione Penitenziaria. "Con lo svuotamento degli istituti di pena prodotto dall’indulto - ha osservato - siamo ritornati ad una situazione di normalità e a una condizione che permette di riflettere su che cosa è opportuno fare. Non c’è bisogno di dedicarsi a grandi riforme perché gli strumenti ci sono già, a cominciare dalla riforma penitenziaria del 1975. Certo, per un argomento così complesso come il recupero dei detenuti abbiamo bisogno di una serie professionalità. Per i tossicodipendenti c’è già in campo una rete di comunità terapeutiche. Per gli interventi che riguardano gli immigrati e chi ha problemi di disagio mentale bisognerà coinvolgere maggiormente il volontariato e gli enti locali". Il sottosegretario Manconi, concludendo i lavori, ha sottolineato la qualità scientifica delle ricerche condotte dalla Direzione Generale. Informazione: a Forlì nasce un'agenzia di notizie sul carcere
Sesto Potere, 19 ottobre 2006
A due mesi dall’entrata in vigore del provvedimento di indulto, i temi del carcere, della condizione di vita di detenuti ed ex detenuti hanno acquisito nuova visibilità. Nell’ambito del progetto comunitario Equal Pegaso (cofinanziato da Unione Europea, Ministero del Lavoro e Regione Emilia-Romagna) si è costituita l’Agenzia di comunicazione sociale sul carcere equalpegaso.net. A ideare l’agenzia è stato un gruppo di lavoro interno al corso di laurea specialistica in Scienze della comunicazione pubblica, sociale e politica (Com.Pass) dell’Università di Bologna, con la responsabilità scientifica della Prof.ssa Pina Lalli. A gestire attivamente l’agenzia sono invece collaboratori dell’associazione Nuovamente di Bologna. L’Agenzia equalpegaso.net comprende anche il portale internet www.equalpegaso.net, che propone uno spazio di raccolta e rilancio di informazioni, notizie, materiali, strumenti di approfondimento su persone e temi legati al carcere: indulto; condizioni di vita di detenuti, ex detenuti, di condannati che scontano misure alternative; iniziative di inclusione lavorativa e culturale promosse dalle associazioni di volontari e dalle istituzioni. Nel portale equalpegaso.net è possibile consultare le ultime news dal mondo del carcere, accedere alle schede descrittive delle buone pratiche di reinserimento, scaricare veri e propri manuali utili a chi voglia agire attivamente per promuovere l’inclusione sociale dei detenuti. Sono inoltre a disposizione tutti gli aggiornamenti sulle attività dei partner italiani ed europei del Progetto Equal Pegaso, oltre che ad un’ampia raccolta degli indirizzi web delle associazioni, delle riviste, dei siti web che di carcere si occupano. Essere un’ agenzia di comunicazione sociale sul carcere significa lavorare per potenziare la conoscenza della realtà carceraria, diffondere informazioni, facilitare relazioni e quindi stimolare pratiche concrete ed innovative di scambio, collaborazione ed inclusione. L’Agenzia equalpegaso.net aspetta il contributo di chiunque voglia proporsi come "inviato sul territorio" per rendere equalpegaso.net uno spazio di visibilità sul mondo del carcere a disposizione di tutti. Como: prodotto dai detenuti un audiolibro per i non vedenti
La Provincia di Como, 19 ottobre 2006
Domani Moni Ovadia tornerà al Bassone per la presentazione di un audiolibro destinato ai non vedenti realizzato dai detenuti sulle letture di scritti di Davide Van De Sfroos. L’affermato autore di "Oylem Goylem" è ormai il "testimonial" fisso delle iniziative socio-culturali realizzate dall’area educativa della casa circondariale comasca, diretta dal dottor Mauro Imperiale, in accordo con il direttore del carcere, il dottor Fabrizio Rinaldi. Domani pomeriggio, alle 14, il regista, scrittore e attore farà appunto ritorno nella biblioteca del settore maschile del Bassone per - neanche a dirlo - trattare con i detenuti tematiche di pace. Ma la sua ricomparsa coinciderà con un evento importante, frutto del lavoro svolto nel laboratorio di audioteca condotto dalla professoressa Ida Morosini e dal professor Francesco Beretta dell’Enaip. Sarà infatti presentato ufficialmente un libro "parlato", in formato Mp3, realizzato da alcuni detenuti che hanno letto e registrato alcuni scritti dall’opera "Il meccanico che ripara i ricordi" del cantautore laghée Davide Van De Sfroos (all’anagrafe Bernasconi). Un libro palesemente destinato alla fruizione di "lettori" non vedenti. Alla presentazione non mancheranno funzionari amministrativi, dirigenti e volontari del carcere e - certo al 90 %, salvo impegni dell’ultima ora - lo stesso Van De Sfroos. "Questa iniziativa dell’audiolibro riesce a far congiungere il carcere al territorio: si tratta del primo lavoro destinato dai detenuti del Bassone ai non vedenti ma sicuramente non sarà l’ultimo, come nei nostri progetti" commenta il dottor Mauro Imperiale, responsabile dell’area educativa della casa circondariale e coordinatore dei volontari. Indulto: perché a Silvia Baraldini sì e ad Emanuele no?
www.radiocarcere.com, 19 ottobre 2006
Il Diritto: Silvia Baraldini, condannata negli Usa a 40 anni di carcere per attività sovversive, banda armata, sequestro di persona ed altro, nel 1999 viene portata in Italia per scontare la pena inflitta negli Stati Uniti. La Convenzione di Strasburgo consente infatti che una persona, condannata in un paese straniero possa scontare la pena nel suo paese di origine. Succede però che Silvia Baraldini decolla dagli Usa come terrorista e atterra a Roma per rispondere solo dei reati satellite, come la rapina e il sequestro di persona. Effetti del fuso orario! A settembre del 2006, Silvia Baraldini chiede e ottiene l’indulto. Lo ottiene perché non ci sono reati "ostativi" come la banda armata. Lo ottiene anche se la Convenzione di Strasburgo all’art. 12 prevede che il condannato non possa ricevere nel suo paese di origine sconti di pena, ma possa solo beneficiare di Grazia e amnistia. Non si parla di indulto. Il Ministero della Giustizia si affretta a pubblicare una nota in cui si afferma che nell’art. 12 della Convenzione non c’è la parola indulto perché il testo originale è stato scritto in Inglese e Francese, lingue che non contemplano la parola "indulto". Per questo motivo tale termine non poteva essere tradotto, ma va inteso contenuto nel termine amnistia. Il Rovescio: Emanuele, viene condannato in Germania per rapina. Nel 2002 chiede e ottiene di scontare la pena in Italia, in base alla Convenzione di Strasburgo. Emanuele viene portato nel carcere Pagliarelli di Palermo, dove è ancora detenuto. Nel settembre del 2006, Emanuele chiede di poter beneficiare dell’indulto. Il 26 settembre 2006, la Procura generale di Caltanissetta rigetta la richiesta di indulto perché nell’art. 12 della Convenzione di Strasburgo non è menzionata la parola indulto. Per chi non è famoso, per chi non è caro a un potere politico le parole che non ci sono contano. Milano: tribunale senza soldi, diminuiscono le udienze
Apcom, 19 ottobre 2006
Senza soldi, senza mezzi, senza personale, addirittura senza carta. "Questo non è più un grido di allarme, ma di disperazione" dice Giuseppe Grechi il presidente della Corte d’Appello di Milano che insieme al suo omologo del Tribunale Giuseppe Tarantola e al presidente degli avvocati Paolo Giuggioli convoca i giornalisti per comunicare di aver disposto la riduzione delle udienze, da 5 a 4 per settimana. Giuseppe Grechi invita i presidenti delle sezioni penali a privilegiare la fissazione dei processi con detenuti e quelli per reati di maggiore gravità non rientranti nel provvedimento di indulto. Il personale amministrativo vede disponibili 177 unità lavorative - dice Grechi - sulle 264 previste dalla pianta organica. Non ci sono i soldi per pagare da 4 mesi giudici di pace, traduttori e interpreti. E parte anche un invito alla procura affinchè vi siano meno arresti per la violazione della legge Bossi-Fini, "tenendo conto delle correnti giurisprudenziali". L’obiettivo è quello di non ingolfare il palazzo di giustizia con i processi per direttissima. Bari: sabato seminario sul reinserimento degli detenuti
Gazzetta del Mezzogiorno, 19 ottobre 2006
Si intitola "Diritto di Cittadinanza e inclusione sociale per i detenuti: esperienze e buone prassi" il seminario nazionale che si svolgerà sabato 21 ottobre alle 9 presso la Camera di Commercio di Bari. L’incontro è stato organizzato dall’Ente Pugliese per la Cultura Popolare e l’Educazione Professionale, con la collaborazione della SCF (Scuola Centrale di Formazione) di Bologna, per trarre le conclusioni sulle azioni di ricerca sviluppate nell’ambito di progetti formativi finanziati dal POR Puglia 2000/2006 Misura 3.4, che riguardano direttamente l’inserimento e reinserimento lavorativo di gruppi svantaggiati. All’incontro sono previsti gli interventi, tra gli altri, dell’assessore regionale alla Formazione Professionale, Marco Barbieri, del Sindaco di Bari, Michele Emiliano, del Presidente del Tribunale dei Minorenni di Bari, Francesco Paolo Occhiogrosso, del Presidente della SCF di Bologna, Emilio Gandini, del Presidente dell’EPCPEP Pasquale Troiano e del Direttore Area Ricerca e Sviluppo dell’Ente Pietro Giberna, di Dino Tessa della Casa di Carità Arti e Mestieri di Torino, di Francesca Perrini del Centro Giustizia Minorile di Bari e di Alessandro Padovani, dell’Istituto Don Calabria di Verona. Il seminario costituirà l’occasione per analizzare le attività innovative poste in essere dall’Ente Pugliese per favorire l’inclusione socio-lavorativa dei detenuti, partendo dall’analisi dei destinatari in quanto "persone", dalle esigenze manifestate dalle direzioni degli Istituti di Pena e dalla realtà territoriale, produttiva ed economica, nella quale, in futuro, i soggetti dovranno essere reinseriti. Il tema è particolarmente attuale visto l’acceso dibattito dei giorni scorsi sugli effetti dell’indulto applicato in ottemperanza all’articolo 174 del Codice penale. Si tratta di un provvedimento generale di clemenza ispirato, almeno originariamente, a ragioni di opportunità politica e pacificazione sociale, ma degenerato nella prassi in strumento di periodico sfoltimento delle carceri. Ad accrescere l’interesse sulla questione anche l’imminente chiusura degli Istituti per i minori, prevista entro la fine del 2006 dalla legge 149 del 2001. In Puglia sono 82 le strutture che si occupano di minori, di cui solo 6 quelle ancora configurate come istituti e solo tre di queste sono operanti. I ragazzi ospitati sono 814 (dato rilevato al 30 giugno 2006), 120 quelli presenti nei vecchi istituti. Oltre il 37% dei minori allontanati dai nuclei familiari hanno più di 15 anni, 38 sono i minori con disabilità medie e gravi, 63 i minori stranieri non accompagnati. Oltre 550 quelli dichiarati non adottabili. Verona: fra Beppe; ma la Chiesa rifletta su pena e giustizia
L’Arena di Verona, 19 ottobre 2006
"La Chiesa rifletta sul problema della pena carceraria, da intendere come una riparazione, un modo per riscattare le persone, e non solo come una punizione". Frà Beppe Prioli, veronese, dei Frati Minori francescani, ex cappellano del carcere di Montorio, è presente al Convegno nazionale ecclesiale come delegato della Cei in quanto coordinatore nazionale del volontariato che si occupa appunto delle problematiche del carcere, insieme al cappellano del Regina Coeli di Roma, padre Vittorio Trani. Al convegno ecclesiale nazionale il mondo dei detenuti, con le sue attese, era rappresentato da un documento illustrato dall’ispettore generale monsignor Giorgio Caniato. Ma Prioli va oltre. Alla radice. "Il reato è un male, ma non tutti i reati andrebbero puniti con il carcere, che è un altro male. Offre un’unica opportunità: quella di far riflettere le persone che hanno commesso dei reati, per fare in modo che possano reimpostare la propria vita". Ma che cosa si augura che esca dal convegno ecclesiale su questo tema? "Vorrei che la Chiesa fosse maggiormente presente sul tema della giustizia, visto quante persone, volontari e non, sono impegnate su questo fronte. E poi, visto il tema del convegno, "Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo", vorrei che da questa conversione alla speranza nascesse poi una conversione all’accoglienza verso tutte le persone, in particolare verso quelle che vivono una forma di disagio, come una parte degli immigrati". Fra Prioli, è stato favorevole all’indulto? "Penso sia stato positivo, in quanto la diminuzione di una pena può preparare la persona che ha scontato degli anni di carcere al suo rientro nella società. C’è, però, il problema degli stranieri. La legge Bossi-Fini va cambiata. Mi piacerebbe che proprio da Verona parta un segnale forte per cambiarla. I punti di riferimento per un immigrato non possono essere soltanto il lavoro, ma serve anche il domicilio. E la legge non va in questa direzione". Al convegno ha partecipato anche don Cesare Lodeserto, direttore del Centro di permanenza temporanea Regina Pacis di San Foca a Melendugno (Lecce), che gestisce un centro di accoglienza per immigrati in Italia e uno in Moldova. Don Cesare fu arrestato e finì in carcere proprio a Montorio un anno e mezzo fa con l’accusa di mezzi di correzione e di sequestro di persone. Don Cesare finì in carcere per 15 giorni, di cui quattro a Montorio, e poi agli arresti domiciliari, per due mesi. Le indagini sono ancora in corso. "Credo", ha detto, "che in Italia vadano rivisti il tema della pena carceraria e la legge sull’immigrazione". Giustizia: l'Anci ad Amato; urgente un tavolo sulla sicurezza
Asca, 19 ottobre 2006
Attivare al più presto un tavolo di concertazione permanente che possa dare risposte concertate ed efficaci al problema della sicurezza nelle città. Questo quanto chiedono al Ministro dell’Interno Giuliano Amato i Sindaci delle Città Metropolitane, riuniti a Roma nella sede dell’Anci. Nel dirsi "come sempre pronti ad un confronto generale su tutti i temi della sicurezza pubblica", i Sindaci delle Città Metropolitane segnalano però che, "vista l’urgenza che deriva dalla Legge Finanziaria 2007 e dalla necessità di definire al più presto risorse e strumenti adeguati su alcuni temi quali la diminuzione degli addetti alla sicurezza nelle città, i risvolti sociali derivanti dalla entrata in vigore dell’indulto nelle città, l’immigrazione, è necessario avviare con urgenza un tavolo su tutte queste problematiche; un tavolo permanente in grado di offrire soluzioni concertate ed efficaci". Immigrazione: sì a patente per detenuti stranieri irregolari
www.stranierinitalia.it, 19 ottobre 2006
La patente di guida può essere rilasciata anche ai detenuti stranieri, il fatto che non abbiano in tasca un permesso di soggiorno non è un motivo valido per negare loro questo diritto. Il chiarimento arriva dal ministero dei Trasporti dopo una segnalazione della Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia (Cnvg), organismo che riunisce enti, associazioni e gruppi impegnati all’interno e all’esterno degli istituti penitenziari, sul caso di Mihail L., un cittadino romeno detenuto nel carcere di Massa Marittima. Mihail è stato ammesso al beneficio del lavoro all’esterno. Regolarmente assunto da una ditta, per esigenze connesse al suo lavoro si è iscritto a una scuola guida per prendere la patente di guida. Ma la motorizzazione civile di Grosseto ha detto no: "Secondo il dirigente, Mihail non può prendere la patente perché non ha il permesso di soggiorno, e questo nonostante la detenzione sia già di per sé una condizione di soggiorno obbligatorio" spiega a Stranieriniitalia.it Claudio Messina, presidente della Cnvg. Il caso di Grosseto non è isolato. "A quanto ci risulta, la situazione in Italia è un po' a macchia di leopardo, - continua Messina - c’è il funzionario che concede senza problemi la patente ai detenuti stranieri c’è quello che invece la nega appellandosi a non si sa quali regolamenti. per questo ci siamo rivolti al ministero dei Trasporti perché facesse chiarezza su questa materia una volta per tutte". E il Ministero ha dato ragione a Mihail. "Per quanto di competenza di questa amministrazione, - si legge in una lettera inviata alla Cnvg e alla Motorizzazione di Grosseto - nulla osta al rilascio della patente di guida in capo a cittadini extracomunitari in stato di detenzione o ammessi a misure alternative e privi di permesso di soggiorno in ragione, evidentemente, proprio del loro "status" giuridico"."Del resto - continua la lettera- gli uffici della Motorizzazione non sono nemmeno titolati a verificare la sussistenza dei "requisiti morali" richiesti dalle vigenti norme in materia di abilitazione alla guida dei veicoli, trattandosi di competenza riservata alle Prefetture". Caso chiuso? Pare di no. "Il Ministero si è espresso alla fine di settembre, ma alla motorizzazione di Grosseto continuano a opporsi alla richiesta di Mihail dicendo che hanno bisogno di altri chiarimenti e situazioni analoghe si verificano ancora in altre province" racconta il presidente di Cnvg. "Mi sembra assurdo - conclude Messina - che qualcuno neghi ancora la patente ai detenuti stranieri quando invece godono di tutti gli altri diritti riservati ai cittadini italiani in carcere, come studiare per prendere un diploma o una laurea oppure lavorare all’esterno…" Sassari: una manifestazione letteraria in 4 carceri sarde
Redattore Sociale, 19 ottobre 2006
Partirà domani, dalla città catalana di Alghero, l’iniziativa "La lettura libera", organizzata dall’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport. Una maratona per veri appassionati di letteratura che coinvolgerà per quattro giornate gli istituti penitenziari di Alghero, Sassari, Quartucciu, Isili. Liber come libero ma anche come libro: la lettura come strumento per evadere, almeno per un po’ di tempo, oltre le mura del carcere. Ma solo con la fantasia e con l’aiuto della parola scritta. Insieme ai detenuti infatti, ci saranno scrittori, operatori penitenziari, bibliotecari, sindaci e assessori, insegnanti e volontari: tutti insieme in una maratona dedicata alla letteratura e alla poesia. Si comincia il 19 ottobre ad Alghero, dalle 15 alle 18, con la partecipazione dello scrittore genovese di noir, Bruno Morchio e con l’accompagnamento musicale della cantante Lia Ruggiu e di Gigi Eletti alla chitarra. Per l’occasione, i detenuti che frequentano i corsi della Scuola alberghiera di Alghero, prepareranno il buffet "Leggo, quindi mangio", ispirato ai libri di Vàsquez Montalbàn e al gusto del suo personaggio Peppe Carvalho ed alla passione gastronomica di Salvo Montalbano, protagonista dei romanzi di Andrea Camilleri. L’iniziativa "La lettura libera" si inserisce tra le manifestazioni che arricchiscono il progetto nazionale "Ottobre, piovono libri. I luoghi della lettura", promosso dal ministero per i Beni e le Attività culturali e l’Istituto per il libro. I prossimi appuntamenti riguarderanno gli altri tre istituti penitenziari sardi, tra cui il minorile di Quartucciu e vedranno la partecipazione di altrettanti scrittori, tra cui il nuorese Flavio Soriga. Informazione: Mastella: a Velletri approfondimento, non reality
Apcom, 19 ottobre 2006
Nel carcere di Velletri "non sarà realizzato un reality bensì un programma di approfondimento e d’inchiesta sulla tematica della vita carceraria". Lo ha assicurato il ministro della Giustizia Clemente Mastella, rispondendo durante il question time alla Camera. "Non vi saranno mai dirette televisive e le immagini registrate saranno trasmesse tre giorni dopo le riprese", ha spiegato Mastella. Il progetto, come ha precisato ancora Mastella, prevede l’installazione di 16 telecamere fisse nella casa circondariale di Velletri e la programmazione di 8 talk-show realizzati all’interno del carcere e dedicati alle tematiche penitenziarie. Mastella ha specificato che "le persone detenute e quelle appartenenti all’amministrazione dovranno manifestare il loro consenso ad essere riprese e saranno dotate di un meccanismo di disattivazione dell’audio". "Con il rispetto di tali modalità le riprese televisive - ha concluso il Guardasigilli - non si porranno in alcun modo in contrasto con la normativa in materia di tutela della privacy dei detenuti e del personale penitenziario né il programma televisivo comporterà alcun effetto di deprecabile spettacolarizzazione". Teramo: informazione sanitaria, al via progetto per i detenuti
Il Messaggero, 19 ottobre 2006
Detenuti a scuola di educazione sanitaria. Si tratta di un progetto promosso dalla Asl e rivolto appunto ai detenuti sui fattori di rischio per la salute, al fine di migliorare la qualità della vita. L’iniziativa, annunciata dal direttore sanitario, Pier Luca Bonazzi Del Poggetto, è stata progettata nell’ambito delle attività di promozione della salute negli istituti penitenziari e vede il coinvolgimento e la collaborazione dei medici del servizio di igiene, epidemiologia e sanità pubblica e del servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione della Asl. Il progetto ha lo scopo di favorire l’adozione di comportamenti mirati a migliorare la qualità della vita dei detenuti attraverso la diffusione di informazioni per la conoscenza dei fattori di rischio derivanti dall’assunzione di alcool e farmaci, fumo, scarsa attività fisica e cattive abitudini alimentari. "Gli interventi - spiega Massimo Forlini, responsabile dell’ufficio di coordinamento della Medicina penitenziaria - rientrano in un piano di prevenzione generale e consistono nell’organizzazione di eventi e spazi formativi rivolti ai detenuti con momenti di confronto e scambio con gli esperti, che si terranno entro la fine dell’anno". Reggio Calabria: nominato il garante dei diritti dei detenuti
Quotidiano di Calabria, 19 ottobre 2006
È il magistrato Giuseppe Tuccio il Garante dei diritti dei cittadini detenuti o privati della libertà personale della città di Reggio Calabria. La figura, che si occuperà in generale della tutela del detenuto e della sua successiva "risocializzazione" tramite strumenti idonei, è stata presentata questa mattina dal sindaco Giuseppe Scopelliti, dal presidente del Consiglio comunale Aurelio Chizzoniti, dall’assessore alle Politiche sociali Tilde Minasi, dal Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Paolo Quattrone, e da Maria Carmela Longo, direttrice della casa circondariale cittadina. L’istituzione di questa struttura colloca Reggio Calabria tra le poche città italiane (Torino, Roma, Firenze, Bologna) che hanno già adottato un profilo professionale proiettato verso il mondo penitenziario. "Un percorso - ha dichiarato il sindaco Scopelliti - che testimonia l’interesse della città verso i bisogni del territorio. Basti considerare come l’iter abbia coinvolto l’assessorato competente e la presidenza del consiglio che per circa un anno hanno lavorato costantemente insieme al consiglio comunale ed i capigruppo. Grazie a questa sinergia possiamo istituire una figura importante che reca con sé i segnali di vicinanza e sensibilità dell’istituzione nei confronti di coloro che oggi compongono la popolazione carceraria ma che domani si ritroveranno a vivere di nuovo una quotidianità, per affrontare la quale necessiteranno di sostegno. Non abbiamo avuto dubbi nel ritenere il presidente Tuccio personaggio più che idoneo per ricoprire tale incarico: una figura superpartes dalla prestigiosa esperienza nel campo della magistratura". E proprio Giuseppe Tuccio ha tracciato un dettagliato excursus sulle competenze del Garante e sulle difficoltà che s’incontrano nel cammino di reinserimento del detenuto. Tuccio ha evidenziato in particolare la tutela di quest’ultimo, al quale "deve essere assicurato un ancoraggio saldo e concreto alle regole etiche, alle regole della legalità, porgendogli la mano, agevolando il suo difficile processo di liberazione. Il Garante - ha precisato ancora Tuccio - è in condizione di accertare le reali condizioni di detenzione ed il rispetto dei diritti dello status di detenuto, tra cui, oltre quelli inerenti la sua salute fisica ed i suoi rapporti con l’ambiente familiare, l’effettiva fruizione di ogni possibile opportunità di avviamento al lavoro, fattore primario per l’avvio di un serio processo di recupero sociale". Secondo Tuccio, tale recupero rappresenta un veicolo di lotta alla criminalità in quanto si "elidono i legami che, proprio nel mondo carcerario la mafia salda con i giovani originariamente non appartenenti al loro mondo. Ciò può attuarsi attraverso l’offerta di concrete chance risocializzanti, tra cui sicuramente assume rilievo l’avviamento al lavoro. Per questo ritengo che l’iniziativa del sindaco Scopelliti, dell’amministrazione comunale e del presidente Chizzoniti sia rappresentativa di particolare sensibilità: individuando una particolare componente debole della comunità hanno dimostrato come è sempre possibile individuare e perseguire il superiore bene comune". Cassazione: Priebke non può avere i permessi premio
Ansa, 19 ottobre 2006
Non può usufruire di permessi premio Erich Priebke, l’ex ufficiale delle SS condannato all’ergastolo per l’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui, il 24 marzo 1944 persero la vita 335 civili italiani. Lo ha stabilito la Cassazione, confermando così un’ordinanza del tribunale di sorveglianza militare di Roma, con cui nell’aprile scorso, si era già bocciata l’istanza della difesa di Priebke, sostenendo che il detenuto agli arresti domiciliari non può usufruire di permessi premio. Priebke, infatti, oggi ultranovantenne, sta scontando la sua condanna per omicidio plurimo ai domiciliari: il pg militare, con una requisitoria scritta, aveva sollecitato il rigetto del ricorso, posizione accolta dalla prima sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Edoardo Fazzioli. Ancona: polizia penitenziaria; prigionieri del nostro lavoro
Il Messaggero, 19 ottobre 2006
Il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, ha indetto per oggi alle 10 una manifestazione di protesta davanti al carcere di Montacuto, per protestare contro "la carenza organica dei tre principali istituti marchigiani di Ancona, Pesaro, e Fossombrone". Lo slogan è: "Non vogliamo essere prigionieri del nostro lavoro". "L’ indulto - spiega il segretario regionale del Sappe Aldo Di Giacomo - ha rimesso in libertà molti detenuti, ma questo non significa una riduzione dei posti di servizio da coprire, e le ore di straordinario di quest’anno saranno in linea con quelle del 2005". Nelle prossime settimane la mobilitazione si ripeterà ad Ascoli Piceno. Friuli: grazie a convenzione le carceri risparmieranno energia
Il Gazzettino, 19 ottobre 2006
La situazione disastrata del carcere di Gorizia è stata ancora una volta al centro dell’attenzione: ieri la giunta provinciale si è riunita nella casa circondariale isontina. "La struttura di via Barzellini ha considerato il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta è davvero vecchia e fatiscente. Su un palazzo di tre piani, quello centrale non è assolutamente fruibile, mentre molti altri spazi richiedono ancora collaudi per l’utilizzo". Niente di nuovo, per la verità, se non fosse che il direttore del carcere, Giovanni Attinà, la Provincia, il Prefetto, la Regione e il Ministero firmeranno a breve un protocollo per la realizzazione di un progetto di fattibilità della sistemazione per il risparmio energetico di tutte le strutture carcerarie della regione. A capo di questo progetto c’è proprio il direttore Attinà "persona davvero capace che ha fatto dei veri e propri miracoli ha osservato Gherghetta in una situazione simile". Un elogio condiviso dal prefetto Roberto De Lorenzo che ha sottolineato quanto la direzione e gli agenti di polizia penitenziaria a Gorizia, pur nel rispetto dei regolamenti, riescano ad apportare in professionalità ed umanità al carcere. "Una struttura davvero angusta ha spiegato De Lorenzo. È stato e continua ad essere un punto su cui battersi. È necessario proseguire con le segnalazioni al Ministero competente che ha già risposto a qualche richiesta". In verità ci sarebbe bisogno di un nuovo spazio dove collocare la casa circondariale, ma i tempi sono lunghissimi (dai 10 ai 20 anni). Nel frattempo, sempre che si riesca ad individuare un sito idoneo, è assolutamente necessario apportare delle migliori significative "almeno ad un reparto" spiega Attinà. La collaborazione con la Provincia di Gorizia viene vista come un messaggio molto positivo e di coinvolgimento che per la verità è ormai in piedi da diversi anni con una serie di attività culturali, sportive e sociali, fitta. "Assieme alla firma del protocollo aggiunge Gherghetta cercheremo di contribuire anche con una piccola quota per le spese più urgenti (5000 euro, ndr)". Forse apparentemente una somma irrilevante, ma già una boccata d’ossigeno se si considera il fatto che "ci troviamo conclude il direttore del carcere a non avere nemmeno i soldi per la benzina dei mezzi che trasportano i detenuti". Droghe: dopo i test sui parlamentari indagate "Le Iene"
La Repubblica, 19 ottobre 2006
Indagati dalla procura di Roma per violazione della privacy i tre componenti della troupe del programma "Le Iene" che ha eseguito il test antidroga su 50 politici italiani. Nel registro degli indagati, secondo quanto si è appreso, è finito anche il responsabile del programma che ha commissionato il servizio. L’ipotesi di violazione della privacy configurata dal procuratore Giovanni Ferrara e dal sostituto Salvatore Vitello riguarda le modalità di acquisizione del sudore degli interpellati attraverso un tampone che rivela se si sono assunte sostanze stupefacenti nelle ultime 36 ore. Secondo il programma di Italia 1 il test ha rivelato che 16 parlamentari sui 50 del campione analizzato avevano fatto uso di sostanze stupefacenti: di questi, 12 avevano assunto cannabis e quattro cocaina. L’indagine della procura è partita in seguito ad alcune denunce. La vicenda aveva suscitato un vespaio di polemiche ed il Garante della Privacy aveva bloccato la messa in onda del servizio. Nei giorni scorsi sono stati sequestrati i tamponi ed i filmati realizzati dalla troupe. Droghe: il governo approva uso di cannabis terapeutica
La Repubblica, 19 ottobre 2006
Via libera dal Consiglio dei Ministri per la cura anti dolore anche a base di cannaboidi. "C’è una tabella specifica nel provvedimento dove vengono inseriti gli stupefacenti ad uso terapeutico con due farmaci a base di sostanza cannabinoide già usata in Canada, Svizzera, Olanda". Lo ha detto il ministro della Salute Livia Turco a Palazzo Chigi. "Si chiamano terapie contro il dolore - spiega Turco - e non hanno nulla a che vedere con gli spinelli. Basta che uno parla di cannabis e succede il finimondo. Stiamo parlando di terapie contro il dolore". Gran Bretagna: detenuti pagati anche per giocare a ping pong
Ansa, 19 ottobre 2006
I detenuti violenti vengono pagati dal servizio penitenziario per giocare a scarabeo, prendersi cura degli acquari dove sguazzano pesci rossi e imparare a suonare la chitarra. Lo rivela un rapporto di un ente che monitora l’efficienza delle carceri, che prende in esame la prigione di massima sicurezza di Whitemoor. Secondo lo studio, in questo carcere del Cambridgeshire i detenuti con precedenti di violenza sono mandati in una "prigione dentro una prigione", dove vengono incoraggiati con pagamenti in denaro a svolgere diverse attività. I carcerati vengono pagati per giocare a ping pong, allenarsi in palestra, frequentare la biblioteca e fare le pulizie. Persino farsi visitare da uno psicologo in modo regolare può far guadagnare denaro al detenuto. Il pagamento ammonta a un euro e mezzo per ogni sessione di un minimo di mezz’ora e il denaro può essere utilizzato dal detenuto unicamente per acquistare prodotti in vendita nel penitenziario. Secondo Anne Owers, ispettore capo del sistema penitenziario, l’iniziativa rappresenta un metodo positivo per incoraggiare i detenuti violenti a intraprendere attività costruttive e a dare una struttura alla propria giornata.
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