Rassegna stampa 23 novembre

 

Giustizia: contro distorsioni su indulto rileggere la Costituzione

 

Il Denaro, 23 novembre 2006

 

"Il discorso relativo ad amnistia e indulto è infarcito di problemi politici. Dal dibattito sono messi un po’ in disparte i veri conoscitori del diritto e dell’ordinamento italiano, i cui pareri sono necessari per riportare la questione nel giusto solco interpretativo". Questa la premessa a cui si affida il professore Giuseppe Palma, ordinario di diritto amministrativo all’Università Federico II di Napoli, secondo il quale la questione deve essere affrontata partendo dal "testo base" dell’ordinamento giuridico: la Carta Costituzionale. Un’attenta lettura della Carta fondamentale garantirebbe, secondo il giudizio del professor Palma, un naturale antidoto alle degenerazioni legate a un cattivo uso dello "strumento indulto", la cui applicazione dovrebbe essere subordinata a un’analisi approfondita dei singoli casi.

 

Professor Palma, quali sono gli aspetti presenti nella Costituzione che il legislatore ha trascurato emanando la legge sull’indulto?

Innanzitutto vorrei premettere che fino a poco tempo fa, a causa di contrapposizioni ideologiche, è stata sistematicamente trascurata un’attenta lettura della Costituzione. Alcuni partiti di matrice, per così dire, "rivoluzionaria" le addebitavano un carattere conservatore. Viceversa formazioni di tipo "conservatore" leggevano nella Carta fondamentale impulsi troppo rivoluzionari. Storicamente ci troviamo in momento importante, perché parte della collettività sembra aver riscoperto la Costituzione.

 

Ciò che cosa significa?

Riscoprire la Costituzione significa anche partire dalla stessa per l’interpretazione e la corretta applicazione delle leggi. A questo proposito io credo che l’articolo 79 della Costituzione, che prevede la competenza del Parlamento relativamente all’emanazione di leggi di amnistia e di indulto senza specificarne la "ratio", debba essere letto assieme all’articolo 27, con il quale i padri costituenti specificarono che la pena ha un valore rieducativo. È volta, cioè, al recupero del condannato. Non ha, pertanto, né valore repressivo né deve essere intesa come una remora per i terzi.

 

Come la lettura integrata di questi due articoli "interviene" nel dibattito relativo ad amnistia e indulto?

Rispetto all’amnistia c’è da precisare che essa estingue il reato. Questo significa che, nella contingenza, viene annullato il disvalore oggetto dei reati amnistiati. Tale operazione corrisponde, pertanto, a una scelta politica. Di politica penitenziaria, per la precisione, ma pur sempre di politica.

 

E nel caso di indulto?

Nel caso dell’indulto bisogna, invece, tener conto del fatto che il reato tecnicamente continua ad esistere, visto che si procede soltanto alla cancellazione di una parte della pena, come per la legge di recente approvata. In tal caso, dunque, deve trovare applicazione la lettura combinata dell’articolo 79 della Costituzione con l’articolo 27. Deve, cioè, essere salvata la logica dettata dai padri costituenti relativamente alla condanna.

 

In concreto questo che cosa comporterebbe?

Per assicurare dunque la coerenza tra i due articoli l’annullamento di parte della pena non può avvenire matematicamente, ma deve essere il risultato di un’analisi approfondita svolta caso per caso.

 

A quale soggetto, secondo lei, spetterebbe il compito di effettuare tale analisi?

Questa analisi potrebbe essere affidata al giudice di sorveglianza, figura cui spetterebbe il delicato

compito di valutare il percorso di detenzione sotto il profilo della rieducazione, valutando così se il condannato ha maturato quei profili socialmente riabilitativi che legittimino uno sconto di pena, donde plausibili profili di illegittimità costituzionale nella legge attuale che disciplina l’istituto dell’indulto.

Giustizia: Mastella ufficializza nuovo capo Dap, sarà Ettore Ferrara

 

Apcom, 23 novembre 2006

 

Sarà Ettore Ferrara il nuovo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Ad ufficializzare la scelta del successore di Giovanni Tinebra alla guida delle carceri italiane è stato il ministro della Giustizia Clemente Mastella che, due giorni fa, ha chiesto al Csm di confermare la "destinazione a funzioni diverse da quelle giudiziarie ordinarie" di Ferrara, attualmente capo di Gabinetto del Guardasigilli, per essere nominato capo del Dap. Una richiesta che stamattina ha ottenuto il via libera del plenum di Palazzo dei Marescialli. Ora, la parola finale sulla scelta del nuovo responsabile dei 207 istituti di pena spetta al Consiglio dei ministri.

Giustizia: Sappe; bene Ferrara al Dap, c’è bisogno di aria nuova

 

Comunicato Stampa, 23 novembre 2006

 

"Auguriamo davvero buon lavoro al nuovo Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Ettore Ferrara, nominato oggi dal Consiglio dei Ministri. Molto c’è da fare per gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria e per il sistema carcere in Italia e ovviamente molte sono le nostre aspettative verso il presidente Ferrara. A cominciare dalla scelta dei suoi più stretti collaboratori al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: c’è bisogno davvero di aria nuova". È l’augurio e l’auspicio di Donato Capece, Segretario Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, l’Organizzazione più rappresentativa del Personale con 12mila iscritti, alla notizia che il Consiglio dei Ministri di oggi ha nominato il nuovo Capo dell’Amministrazione Penitenziaria.

"A più di 4 mesi dall’approvazione dell’indulto non sono infatti stati ancora programmati dal Governo quegli interventi strutturali per il sistema carcere - chiesti anche dal Capo dello Stato Napolitano - necessari per non vanificare in pochi mesi gli effetti di questo atto di clemenza. Parliamo di provvedimenti concreti di potenziamento dell’area penale esterna, che tengano in carcere chi veramente deve starci e potenzino gli organici di Polizia Penitenziaria cui affidare i compiti di controllo sull’esecuzione penale. Di un maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione non legato ad automatismi ma a un concetto davvero premiale. Di una revisione della legge sugli extracomunitari che permetta espulsioni più facili piuttosto che la detenzione in Italia. È davvero necessario ripensare il carcere, ma bisogna farlo in fretta. Noi lo sosteniamo da tempo e contiamo di avere sulla stessa sintonia di pensiero anche il nuovo Capo del Dap Ferrara."

Indulto: Idv; problema non sono i numeri, ma le riforme mancate

 

Apcom, 23 novembre 2006

 

"Abbiamo sempre detto no ad un indulto squilibrato. Adesso, si continua a mistificare il danno con il balletto delle cifre che per quanto elevate cambiano di poco la grave situazione delle carceri e non portano a nessun passo in avanti per ciò che riguarda la pena e le sue finalità". Lo dichiara in una nota Stefano Pedica, deputato e capo della segreteria politica di Italia dei Valori.

"Ieri - spiega il deputato - ho visitato l’istituto giudiziario di Regina Coeli e, oltre ad aver constatato che l’indulto non ha ridotto di molto il sovraffollamento, in quanto si registrano circa venti nuovi ingressi al giorno, appare chiaro che i mali del carcere non sono soltanto dovuti al sovraffollamento, ma ve ne sono degli altri, come la permanenza di strutture vecchie, umide e fatiscenti, con celle dagli spazi angusti dove il detenuto poco altro può fare se non stare in ozio".

"La carenza in organico di educatori e di figure professionali si lamentava prima dell’indulto e continua ad essere una lacuna oggi; il servizio sanitario continua ad essere inadeguato a curare patologie gravi; la percentuale dei detenuti lavoranti - prosegue Pedica - continua ad essere troppo esigua considerando che uno degli elementi più importanti del trattamento dovrebbe essere improntato proprio sul lavoro".

"Per queste ragioni - sottolinea - occorre che la politica, dopo la mobilitazione di inizio legislatura che ha prodotto il colpo di spugna dell’indulto, ovvero un vero e proprio regalo immeritato a tanti criminali e un insulto per i cittadini onesti, si muova al più presto nella direzione delle riforme".

"Io stesso sto preparando, nell’ambito del pacchetto di riforme sulla giustizia che sarà presentato da Italia dei Valori, una proposta di legge che penso potrà costituire una risposta alla società civile, a tutti coloro, agenti di custodia, magistratura di sorveglianza, educatori e operatori, che meritano di poter lavorare in condizioni migliori, e - conclude Pedica - per una pena più aderente al dettato costituzionale e più efficiente nei termini di abbattimento delle recidive".

Frosinone: un supercarcere mai utilizzato diventerà set per fiction

 

Il Messaggero, 23 novembre 2006

 

Rimasto chiuso ai veri detenuti, il carcere di Arce potrebbe "interpretare" il proprio ruolo di casa di reclusione in una fiction, ospitando sì "falsi carcerati", ma assolvendo, almeno per una volta e seppure per una finzione scenica, il compito per il quale è stato costruito più di trent’anni fa.

Ignorata per anni dal Ministero di Grazia e Giustizia, infatti, la struttura carceraria della cittadina è diventata oggetto di attenzione della "LDM Comunicazione" che sta lavorando ad una serie televisiva per Rai Due, dal titolo provvisorio "Il Capitano 2".

La serie di otto episodi da cento minuti , narra le vicende investigative di un nucleo speciale della Guardia di Finanza. Giunta alla sua seconda edizione, la serie annovera tra gli attori principali Alessandro Preziosi, Gabriella Pession e Giampaolo Morelli.

I locali del carcere di Arce dovrebbero servire per la realizzazione di alcuni episodi che richiederebbero una ambientazione carceraria dove svolgere la finzione scenica in cui il Capitano e Comandante del Nucleo operativo speciale viene infiltrato nel carcere, nelle vesti di detenuto, ai fini di una indagine circa il ritrovamento di alcune tonnellate di tritolo destinate ad un attentato.

Nei giorni scorsi lo stabile è stato visionato dallo scenografo del film il quale, accompagnato dal comandante dei vigili urbani di Arce, Giampiero Marzilli, ha visitato le celle e i locali della struttura.

Il Carcere, che ha tutte le caratteristiche di una struttura di massima sicurezza, pare abbia riscosso l’apprezzamento dello scenografo. Proprio le stesse caratteristiche che fino ad oggi ne hanno impedito la riconversione. "Abbattere le mura di cinta che superano i 15 metri di altezza, rimuovere gli infissi blindati realizzati in materiale antiseghetto, demolire i tramezzi delle celle al fine di un uso alternativo dei locali costerebbe troppo e comunque di più della realizzazione di uno stabile ex novo", ammettono dall’amministrazione comunale di Arce.

L’unica speranza, dunque, al momento è vedere utilizzato il Carcere sul set. Una ipotesi al momento molto concreta, almeno per quanto riguarda le scene che dovranno essere girate all’interno. "Le ridotte dimensioni dello stabile - ha commentato invece l’ispettore di produzione Patrizio Giulioli - potrebbero spingerci a girare le immagini dell’esterno utilizzando un carcere più grande".

Dopo il sopralluogo nella struttura carceraria l’équipe di tecnici romani ha "perlustrato" anche alcune zone di campagna della cittadina della media Valle del Liri alla ricerca di aree nelle quali girare eventuali altre scene. La conferma ufficiale dell’utilizzo della struttura dovrebbe arrivare solo nei prossimi giorni. Ma intanto ad Arce c’è già chi è in corsa per un eventuale provino. "Per un giorno - afferma un giovane arcese - mi farei anche chiudere dietro le sbarre, nel ruolo di detenuto".

Lombardia: istituito con voto unanime il Garante dei detenuti

 

Vita, 23 novembre 2006

 

Anche in Lombardia nasce la nuova figura del Garante per i detenuti. La proposta di regolamento regionale che ne definisce i compiti è stata votata all’unanimità nella seduta odierna della Commissione Sanità.

La figura sarà impersonata dal Difensore Civico regionale. Gli ambiti di intervento del nuovo Garante sono: tutela della salute, miglioramento della qualità della vita, istruzione e formazione professionale, e più in generale ogni prestazione finalizzata al recupero, alla reintegrazione sociale e all’inserimento nel mondo del lavoro.

"Mi auguro che possa funzionare - afferma il Presidente della Commissione, Pietro Macconi -perché spesso i difensori civici comunali o provinciali svolgono un lavoro sottostimato". Macconi ha poi riferito che "qualche consigliere ha avanzato l’ipotesi di un Garante anche per le vittime della criminalità: non è un’idea fuori luogo, visto che forse ci preoccupiamo troppo di tutelare i diritti di chi sbaglia e ci dimentichiamo facilmente di chi subisce e sconta, magari per un’intera vita, i danni causati da altri".

Firenze: Sollicciano; questo è un "albergo" che non fallirà mai

 

www.informacarcere.it, 23 novembre 2006

 

Con l’approvazione della legge n. 49 del 31 luglio 2006 che ha ridotto la pena nella misura di tre anni per diverse tipologie di reato, il numero di detenuti presenti nell’istituto di Sollicciano si è ridotto da circa 1000 unità a 440, minimo storico dall’apertura dell’istituto.

Ciò poteva garantire lavori di manutenzione alla struttura, specialmente per i servizi igienici (docce, bagni, ecc…), e adibire le celle ad un numero massimo di due unità in modo da garantire più vivibilità a un soggetto che deve espiare una pena definitiva.

Quest’illusione è durata brevissimo tempo per la popolazione detenuta, in alcune sezione del reparto penale e giudiziario dell’istituto di Sollicciano erano cominciati i lavori di tinteggiatura e rifacimento dei servizi docce, e sono state adibite celle a due unità.

Dall’inizio del mese di novembre questa nuova e breve realtà è sfumata quando nelle celle è subentrata la terza branda, questo ha fatto nascere nella gran parte dei detenuti un senso di rassegnazione al fatto che a Sollicciano rimanere in due in cella è impossibile.

Questo sicuramente è stato dovuto dall’ingresso di nuovi detenuti, al contrario di come evidenzia certa stampa che associa a un qualsiasi evento delittuoso sempre l’approvazione dell’indulto, mentre solo una piccolissima percentuale di detenuti è rientrata in carcere. L’aumento attuale di detenuti è dovuto a nuovi arresti: in tre mesi la popolazione detenuta di Sollicciano è arrivata a seicentosessanta unità, un incremento di un terzo rispetto a quella esistente dopo l’approvazione dell’indulto.

Un qualsiasi detenuto che è rimasto nell’istituto perché ha da scontare una lunga condanna, non è riuscito a percepire nessuna miglioria che doveva essere introdotta dopo l’approvazione dell’indulto, sia a livello strutturale e sia a livello rieducativi. Il numero degli educatori, assistenti sociali, psicologi è estremamente ridotto, tutti si aspettavano un potenziamento di queste figure che non è arrivato. Un detenuto di Sollicciano è costretto ad avere un rapporto di corrispondenza con l’educatore che gli viene assegnato e questo avviene solo quando il soggetto si trovi nei termini per poter usufruire di qualche beneficio. Lo stesso vale per gli psicologi: ogni detenuto effettua all’incirca tre colloqui solo quando può usufruire di benefici (metà della pena per i permessi premio e due terzi per la concessione della semilibertà), una situazione ambigua, come si può analizzare un soggetto solo alla fine di un percorso rieducativi? Quando all’inizio della carcerazione non è mai stato chiamato da nessuno che possa riscontrare la sua personalità.

Sollicciano è destinato ad essere perennemente un istituto "tutto esaurito", finché non verrà attuata dal legislatore una seria politica sociale e un vero reinserimento per un condannato.

Ciò deve avere inizio con una concreta rieducazione del condannato durante l’espiazione della pena, è controproducente far vivere un detenuto nell’ozio.

Purtroppo solo una parte dei detenuti ha la possibilità di svolgere un’attività lavorativa, l’Amministrazione Penitenziaria provvede ad assegnare lavori all’interno dell’istituto che non può tuttavia garantire un’occupazione per tutti i reclusi.

In ogni istituto esistono enormi spazi vuoti, che potrebbero essere usati da imprenditori locali per attività produttive, in questo modo non solo si abbatterebbe la "disoccupazione" carceraria ma si darebbe modo ad un detenuto di procurarsi anche un lavoro per quando avrà terminato la sua pena.

La globalizzazione ha reso il mercato spietato, per questo un qualsiasi imprenditore deve essere incentivato ad investire in carcere con sgravi fiscali e altre forme di convenienza.

Una situazione difficile e complessa come quella del carcere, può trovare soluzione in scelte molto semplici, occorrerebbe trovare solo il coraggio di attuarle.

 

Vincenzo Palombo, Carcere di Sollicciano

Lazio: il Garante incontra Commissario del Consiglio d’Europa

 

Comunicato stampa, 23 novembre 2006

 

Al centro del colloquio il ruolo del Garante dei diritti dei detenuti nel Lazio e la definizione di un programma di iniziative comuni con l’obiettivo, a medio termine, di individuare dei principi cardine che serviranno al Diritto Penitenziario dei paesi europei.

Conoscere natura e funzioni del Garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio (figura capostipite in Italia) e stilare un calendario di iniziative comuni che possa portare, a medio termine, a lavorare alla creazione di un Diritto penitenziario dei paesi del Consiglio d’Europa che esalti gli aspetti positivi della legislazione carceraria di ciascuno Stato.

È stato questo il senso dell’incontro, a Strasburgo, fra il Garante Regionale dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni e il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, lo svedese Thomas Hammarberg.

Il Commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa è un’istituzione indipendente, nata nel 1997, che promuove la sensibilizzazione e il rispetto dei diritti umani nei 46 Stati del Consiglio d’Europa. Fra i suoi obiettivi promuovere il rispetto, l’educazione e la sensibilizzazione ai diritti umani negli stati del Consiglio d’Europa; individuare eventuali carenze nel diritto e nella prassi in materia e favorire la comunicazione e l’informazione in materia di diritti umani nelle regioni.

Durante l’incontro il Garante dei detenuti Angiolo Marroni ha illustrato ruolo e funzioni del suo Ufficio ad Hammarberg che era accompagnato dal Direttore dell’Ufficio del Commissario per i diritti umani Manuel Lezertua. In particolare, Hammarberg ha voluto conoscere la situazione nelle carceri del Lazio chiedendo al Garante osservazioni e suggerimenti su quello che, a livello di rispetto dei diritti umani, andrebbe migliorato o modificato.

Il Commissario ha giudicato "proficuo e utile l’incontro con il Garante dei detenuti del Lazio", rendendosi disponibile a collaborare con il Garante all’obiettivo di armonizzazione le legislazioni dei vari Stati per individuare una serie di principi-cardine sui cui dovrà poggiare il futuro diritto penitenziario del Consiglio d’Europeo che esalti gli aspetti positivi della legislazione carceraria di ciascun ordinamento nazionale nel pieno rispetto della certezza della pena.

"Sono soddisfatto per l’esito dell’incontro - ha detto Angiolo Marroni - perché ho avuto la conferma che il rispetto dei diritti dei detenuti è un tema che trova ascolto e attenzione anche a livello europeo. Giudico poi importante l’obiettivo di medio termine di individuare una serie di principi-cardine sui cui dovrà poggiare il futuro diritto penitenziario del Consiglio d’Europeo. Ho invitato il commissario Hammarberg a visitare, nei prossimi mesi, le carceri del Lazio per mostragli quanto si sta facendo sul versante della tutela dei diritti nelle carceri della nostra regione e quanto, purtroppo, c’è ancora da fare".

Lazio: Sappe; da novembre la polizia penitenziaria senza fondi

 

Apcom, 23 novembre 2006

 

"Anche quest’anno, ancora una volta, il provveditore regionale del Lazio ha comunicato alle organizzazioni sindacali che sono finiti i fondi a disposizione per retribuire il servizio straordinario del personale di polizia penitenziaria". Anche quest’anno, "come al solito", finiscono i soldi "ma si continuano a chiedere le prestazioni al personale. Lo denuncia il Sappe, il più grande sindacato della polizia penitenziaria, a nome degli oltre 1200 iscritti che rappresenta nel Lazio.

Il Sappe, in un comunicato, "dice basta allo sfruttamento dei poliziotti penitenziari a costo zero". "Anche quest’anno i soldi stanziati per lo straordinario sono sufficienti soltanto per dieci mesi - secondo il provveditore i poliziotti prestano servizio straordinario gratis per due mesi. Manca, infatti, un milione di euro per pagare gli straordinari di novembre e dicembre".

Il Sappe - si spiega - ha già anticipato al Provveditore regionale che proclamerà lo stato di agitazione nel Lazio se il Dap non stanzierà i fondi sufficienti a retribuire il personale e, comunque, "inviterà tutti i colleghi a rifiutare di prestare servizio straordinario nel mese di dicembre". Qualora non dovessero arrivare notizie positive entro la prossima settimana, il Sappe - si annuncia - valuterà altre iniziative di protesta da porre in atto.

Radio: "Il terzo anello", cento interviste dal mondo del carcere

 

Radio Tre, 23 novembre 2006

 

Rai Radio Tre, ore 18.00 - dal 27 novembre al 22 dicembre, dal lunedì al venerdì.

A cura di Monica D’Onofrio, Cettina Flaccavento, Flavia Pesetti.

 

Il recente indulto, al di là del giudizio politico e morale che si può esprimere su di esso, non poteva e non ha risolto tutti i problemi delle carceri italiane. Che non sono soltanto l’affollamento e la recidività. Di fatto, il problema maggiore, che riguarda il sistema di pena detentiva in ogni parte del mondo, è se il tempo della pena sia in grado di "ricostruire" la persona che ha commesso il crimine come soggetto di diritti e nello stesso tempo di doveri, e se sia sufficientemente "dissuasivo" dal commettere altri atti illeciti. È possibile pensare lo "spazio" del carcere in questa prospettiva? E il "tempo" trascorso dentro? E quale cura del "corpo" è pensabile, quale "educazione" dello spirito, e come ricostituire un tessuto di "legami" e "responsabilità" che sono andati infranti?

Voci di detenuti e detenute di varie carceri italiane - raccolte da Monica D’Onofrio e Flavia Pesetti - raccontano lo spazio della cella, le ore trascorse nell’attività o nell’inattività, le malattie, le paure, le speranze, la violenza esercitata o subìta, le possibilità di apprendere un lavoro, le attese di futuro, le amicizie, gli odi, le disperazioni. Un tentativo di narrare il carcere dal di dentro, per attivare una sensibilità diversa anche fuori.

Oltre cento interviste raccolte nei seguenti istituti: C.C. Verona Montorio Veronese, C.C. Padova, C.R. Fossombrone, C.C. Roma Rebibbia, C.C. Roma Rebibbia femminile, C.C. Napoli Poggioreale, C.C. Bologna Dozza, I.P.M. Nisida (Na)

Napoli: a Nisida tavola rotonda su "Criminalità e minori"

 

Comunicato stampa, 23 novembre 2006

 

Tavola rotonda sul tema "Criminalità e minori", presso il Centro Europeo di Studi sulla devianza e criminalità minorile di Nisida - Napoli il 1° dicembre p.v., alle ore 16, con la partecipazione di Magistrati, giuristi e tecnici esperti della delicata problematica di drammatica attualità nel nostro territorio, ed alla quale sono stati invitati Responsabili ed operatori dei Servizi della Giustizia Minorile, degli Uffici Giudiziari del Tribunale per Minorenni di Napoli e della locale Polizia Giudiziaria.

La Tavola rotonda sarà introdotta da Sandro Forlani, Dirigente del C.G.M. della Campania, prevede le relazioni di Franco Roberti, Coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, di Roberto Gentile, Magistrato della Procura della Repubblica presso il Tribunale per Minorenni di Napoli, di Fabrizio Caccavale, docente di criminologia presso Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi "Federico II°" di Napoli, di Mario Covelli dell’Unione Nazionale Avvocati Minorili, e sarà coordinata nei lavori da Conchita Sannino, giornalista de "La Repubblica".

Droghe: le sostanze costano meno, cannabis e coca le più diffuse

 

Redattore Sociale, 23 novembre 2006

 

Il prezzo di quasi tutte le sostanze illegali in Europa scende e per alcune addirittura si dimezza. E se la cannabis resta la sostanza più sequestrata ed usata, seguita dalla cocaina, nuove sostanze si affacciano sul panorama europeo. Sono alcuni dei dati della Relazione annuale 2006 sull’evoluzione del fenomeno in Ue che, in particolare, lancia segnali di allarme sulle infezioni da HIV connesse con la droga, in aumento, e sui decessi correlati all’uso di stupefacenti che oscillano ogni anno tra i 7000 e gli 8000. In particolare preoccupano quelli legati all’abuso di metadone, causa accertata di morte per 95 persone su 214 in Danimarca, mentre nel Regno Unito ha determinato 216 casi di overdose. Crescono produzione, sequestri e canali di importazione della cocaina, mentre diminuisce l’età dei consumatori. L’eroina risulta responsabile nel 70% di decessi per droga. Ambienti ricreativi e viaggi accrescono il consumo di droga: secondo gli esperti chi frequenta i luoghi del divertimento notturno, così come coloro che fanno vacanze all’estero, ha una probabilità 10 volte superiore di far uso di sostanze stimolanti. Tra i dati anche quello del consumo al femminile: in alcuni stati le ragazze sono alla pari con i ragazzi nel consumo una tantum di droghe ed alcol, mentre è più elevato l’uso di più tranquillanti e sedativi. Ancora limitati in Europa, i servizi terapeutici per le donne e spesso è la presenza di bambini a scoraggiare la richiesta d’aiuto.

La poliassunzione resta la sfida principale per i sistemi europei di monitoraggio delle droghe, secondo Wolfgang Götz, direttore dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, in occasione della presentazione della relazione. "L’Oedt si trova ora di fronte alla sfida di monitorare uno spettro ben più ampio di sostanze rispetto a un decennio fa. - ha spiegato - Come mai era accaduto in precedenza, i servizi terapeutici devono risolvere un’abbondante varietà di problematiche riconducibili al consumo di sostanze stimolanti e alla poliassunzione e riferiscono un insieme complesso di problemi concomitanti, dovuti all’alcol e alla droga". La relazione è basata sui dati provenienti dai 25 Stati membri dell’Ue, oltre a Norvegia, Bulgaria, Romania e Turchia, e per questa edizione può contare non soltanto sul contributo di un maggior numero di paesi, ma anche su un più alto quantitativo di informazioni.

Ma oltre a monitorare la situazione attuale, tra i principali compiti dell’Oedt c’è quello di prevedere future minacce per la salute pubblica e vigilare sulla comparsa di nuove droghe: nel 2005 ne sono state notificate 14, attraverso il nostro sistema di allerta precoce. Tra queste l’mCPP (1-3-clorofenil piperazina), la cui comparsa e diffusione ha avuto una frequenza maggiore rispetto a qualsiasi altra sostanza psicoattiva dal 1997, anno in cui è stato introdotto il nuovo sistema di monitoraggio. "Nel giro di un anno l’mCPP aveva infatti preso piede in 20 Stati membri dell’Unione europea nonché in Romania e in Norvegia, dove veniva spesso commercializzata come nuovo tipo di ecstasy. - commenta Wolfgang Götz - I soggetti coinvolti nella produzione di sostanze illecite sono sempre alla ricerca di nuove sostanze chimiche da offrire a potenziali utenti".

Preoccupa anche l’aumento dei sequestri di metamorfine. Si tratta, ha spiegato il direttore dell’Osservatorio , di "una droga associata in tutto il mondo a problemi gravi per la salute pubblica". "In Europa, i problemi dovuti a questa sostanza sono ancora circoscritti a pochi paesi, ma nell’ultimo anno sono più numerosi i paesi europei che hanno riferito sequestri, un fatto questo che chiaramente ribadisce la necessità di monitorare in maniera più intensiva le popolazioni più a rischio". È una tra le droghe sintetiche più dannose in circolazione. In gergo viene chiamata anche Ice, ghiaccio, perché ha l’aspetto di un grosso cristallo di sale. Dà effetti simili a quelli dell’ecstasy e subito dopo l’assunzione produce un’amplificazione delle sensazioni visive e un aumento di concentrazione e eccitazione, ma l’uso prolungato può essere letale: tra gli effetti il distacco e lesioni della retina, psicosi, insonnia, paranoia.

Filo conduttore della relazione "la necessità crescente di formulare risposte che siano adatte alla natura complessa e sfaccettata dell’odierno fenomeno della droga". In questo senso Gotz ha parlato della opportunità di "riformulare la missione originale dell’Oedt, per aiutare l’Osservatorio ad affrontare al meglio le nuove sfide" e ha ricordato che la nuova strategia europea in materia di droga e il suo primo piano d’azione "sono puntellati dal consenso tra gli Stati membri, fortemente intenzionati a ridurre sia la domanda sia l’offerta". "Quando ci si sofferma a riflettere sui problemi che gli stupefacenti provocano ai cittadini europei, alle loro famiglie e alle comunità in cui vivono, non è facile mantenere l’ottimismo. - ha concluso - L’ottimismo invece è giustificato se si pensa che oggi in Europa abbiamo non solo un quadro migliore della situazione, ma abbiamo anche cominciato a dialogare sulle droghe a un livello più razionale, aperto e informato rispetto al passato".

Droghe: cocaina per i ventenni, invecchiano gli eroinomani

 

Redattore Sociale, 23 novembre 2006

 

Secondo la Relazione 2006 dell’Oedt sull’evoluzione del fenomeno della droga in Europa, è la cocaina la droga più venduta al mondo, dopo le foglie e la resina di cannabis. Il consumo è più diffuso tra i giovani adulti di 15-34 anni, (in maggioranza maschi che però ne fanno uso perlopiù nei fine settimana e in ambienti ricreativi come bar, discoteche, nightclub. Nell’ultimo anno, tuttavia, il consumo "occasionale" è stato leggermente più elevato nei ragazzi di 15-24 anni. Ma se la cocaina è usata prevalentemente dai ventenni, "invecchia" la popolazione dei consumatori di eroina. Questo il quadro che emerge su cocaina ed eroina nella Relazione 2006 dell’Oedt sull’evoluzione del fenomeno della droga in Europa.

Cocaina - Cresce la produzione globale di cocaina, crescono i sequestri e si diversificano i canali di importazione; ma nel quadro di tale generale tendenza all’aumento, non mancano segni di stabilizzazione proprio nei paesi storicamente più interessati dal fenomeno. La produzione globale di cocaina ha raggiunto nel 2004 circa 687 tonnellate (stime dell’Unodc). L’apporto principale proviene dalla Colombia (56%); seguono Perù (28%) e Bolivia (16%). La maggior parte della cocaina sequestrata entra in Europa direttamente dal Sud America oppure transita in America centrale o nei Carabi. Sempre più utilizzato anche il percorso che passa dagli Stati africani. Anche l’Europa, con circa 74 tonnellate di cocaina sequestrate nel 2004 (in particolare nei paesi occidentali) è tra i principali canali di importazione. La Penisola Iberica è la più importante via d’accesso all’Europa, dove più della metà della cocaina recuperata è stata sequestrata in Spagna o in Portogallo. Solo in Spagna si è concentrata nel 2004 circa la metà di tutti i sequestri compiuti in Europa. Quanto al Portogallo, risulta più che raddoppiata la quantità di droga sequestrata tra il 2003 e il 2004 (da 3.017 kg a 7.423 kg). Nel complesso, tra il 2003 e il 2004, i sequestri di cocaina in Europa sono aumentati del 36%, arrivando a quota 60.890.

Sul fronte dei consumi, restano alti i livelli rilevati in Europa. Circa 10 milioni di europei (il 3% della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni) hanno assunto cocaina almeno una volta; l’1% (3,5 milioni di persone) ne ha fatto uso nell’ultimo anno, mentre solo nell’ultimo mese sono 1,5 milioni le persone che dichiarano di avere fatto uso di cocaina. Forti le variazioni da paese a paese. In Danimarca, Irlanda, Italia e Paesi Bassi, tra i maggiori consumatori di cocaina, la percentuale dei consumatori si attesta intorno al 2% mentre punte del 4% sono toccate da Spagna e Regno Unito. In questi due ultimi paesi, tuttavia, a fronte di una forte crescita dei consumi nella seconda metà degli anni Novanta, ha fatto seguito una situazione più stabile intorno al 2001. E lo scorso anno, l’aumento del consumo è stato modesto anche in Danimarca e Italia, oltre che in Germania e Ungheria.

Secondo l’Oedt sarebbe tuttavia sbagliato concludere che tale stabilizzazione produrrà anche una stabilizzazione dei problemi legati al suo consumo. "Generalmente - commenta l’Oedt - esiste un intervallo di tempo tra la prima assunzione di droga e l’insorgere di un’emergenza legata a un consumo regolare". Intanto però il numero delle nuove domande di trattamento per tossicodipendenza da cocaina, in Europa, è quasi raddoppiato tra il 1999 e il 2004: attualmente corrisponde al 12% circa di tutte le nuove domande. Nell’Ue, tra i nuovi tossicodipendenti che chiedono di entrare in terapia, circa l’80% dichiara di consumare polvere di cocaina e il 20% crack di cocaina. Benché le informazioni disponibili sui decessi legati al consumo di cocaina siano scarse, la Relazione riporta oltre 400 decessi correlati all’uso di cocaina. In paesi come Germania, Spagna, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito la cocaina è stata associata al 10%-20% di tutti i decessi legati all’uso di stupefacenti. Ma l’Oedt manifesta la sua preoccupazione per la possibilità che tali decessi siano sottostimati.

Eroina - "L’eroina non è più una droga alla moda e si nota in generale un invecchiamento della popolazione dei consumatori che accede ai servizi assistenziali e terapeutici. E, tuttavia, data la natura epidemica del fenomeno della droga, è facile attendersi l’emergenza di una nuova generazione di giovani vulnerabili al consumo di eroina; perciò non possiamo ignorare i pericoli posti dalla crescente eccedenza di eroina nel mercato illecito globale". Questo il commento di Wolfgang Götz, direttore dell’Oedt. Secondo la Relazione 2006 dell’agenzia, sequestri e produzione di eroina sono in ascesa. Inoltre, il consumo di eroina sembra essere destinato a rimanere uno dei maggiori problemi per la salute pubblica in Europa nel prossimo futuro, con conseguenti costi a lungo termine per i sistemi sanitari europei.

L’Afghanistan è il leader mondiale nella fornitura di oppio illecito. Nel 2005, suo l’89% della produzione globale. In Asia e in Europa si registrano le maggiori quantità di eroina sequestrata al mondo nel 2004: rispettivamente 50 e 40% (per un totale di 59,2 tonnellate) . Costantemente in aumento, dal 1999, le quantità totali intercettate in Europa: un vero record quello stabilito nel 2004, con 46.000 sequestri (in questo caso, forte è stata l’incidenza dei sequestri avvenuti nei paesi dell’Europa sud orientale, in particolare in Turchia).

A fronte di tali aumenti nella produzione e nei sequestri, sono circa 1,7 milioni i consumatori problematici di droghe (essenzialmente eroina). Ed è proprio l’eroina la principale droga per cui i tossicodipendenti chiedono un trattamento sostitutivo (nel 2004, il 60% delle richieste totali). Tuttavia, tra il 1999 e il 2004, la percentuale di nuove richieste di trattamento per l’eroina è diminuita da oltre il 60% a circa il 40%. Dati del 2003 attestano che oltre mezzo milione di consumatori di oppioidi riceve un trattamento di sostituzione: nell’80% dei casi ad essere prescritto è il metadone. Quasi il 20% dei pazienti riceve però buprenorfina, un’opzione farmacologica sempre più diffusa dalla metà degli anni Novanta. Secondo le stime, infine, se annualmente avvengono circa 7000 decessi connessi all’uso di stupefacenti, nel 70% circa dei casi è l’eroina la causa.

Droghe: in Europa 7.000-8.000 morti correlate ogni anno

 

Redattore Sociale, 23 novembre 2006

 

Ogni anno, in Europa, il numero dei decessi improvvisi correlati all’uso di stupefacenti oscilla tra i 7000 e gli 8000: in percentuale, il 3% della popolazione adulta al di sopra dei 40 anni muore per cause legate all’uso di stupefacenti (la percentuale cresce fino al 7% in paesi come Danimarca, Grecia, Lussemburgo, Malta, Austria, Regno Unito e Norvegia). E le stime si riferiscono solo ai decessi direttamente correlati al consumo di stupefacenti, in particolare di oppiacei, senza considerare i casi dovuti a incidenti, violenze o malattie croniche.

Tra le novità contenute nella relazione 2006 dell’Oedt sull’evoluzione del fenomeno della droga in Europa i dati rilevano che tra le cause accertate dei decessi per droga rientra anche l’abuso di metadone. In Danimarca il metadone è stato la causa accertata di 95 su 214 decessi, mentre nel Regno Unito è stato rilevato in 216 casi di overdose. In Germania, 345 casi di overdose sono stati ricondotti a "sostanze sostitutive", come il metadone e la buprenorfina, le droghe più comunemente utilizzate nelle terapie sostitutive e il cui abuso, come del resto per altri farmaci prescritti, può essere pericoloso. La Spagna riferisce solo un 2% di casi di overdose dovuti "unicamente" a metadone, ma spesso questa sostanza è stata riscontrata in combinazione con altre droghe: nel 42% dei decessi attribuiti al consumo di oppiacei e nel 20% dei decessi attribuiti al consumo di cocaina.

L’Oedt sottolinea per questo l’importanza di un monitoraggio dei decessi correlati all’abuso di droghe sostitutive, anche perché il calo costante dei decessi improvvisi correlati al consumo di stupefacenti - riscontrato nelle ultime due Relazioni annuali - potrebbe subire un’improvvisa inversione di rotta. Da questo punto di vista, la relazione di quest’anno punta l’indice sulla presenza di "segnali preoccupanti". Se dal 2000 al 2003 la percentuale dei decessi è costantemente diminuita (grazie a un migliore accesso agli interventi terapeutici e di riduzione del danno e alla diminuzione del consumo problematico di stupefacenti) nel biennio 2003-2004 i dati disponibili registrano un aumentato del 3%. "È ancora troppo presto per capire se queste piccole variazioni siano il preludio di un’inversione di tendenza a lungo termine", dichiara l’Agenzia "ma è comunque significativo il fatto che 13 paesi sui 19 considerati registrino un incremento dei decessi". E con i decessi, cresce anche l’età delle vittime di overdose. "Nonostante l’apprensione pubblica per i decessi correlati all’uso di stupefacenti fra i più giovani - dichiara l’Agenzia - in realtà oggi il profilo della vittima tipica da overdose in Europa è quello di un soggetto maschile intorno ai trentacinque anni d’età. Tra gli uomini al di sotto dei 45 anni, in particolare nelle zone urbane - aggiunge l’Oedt - il decesso correlato all’uso di stupefacenti è una delle principali cause di mortalità". La lettura del fenomeno va tuttavia integrata dalla quadro rilevato nei nuovi paesi membri dell’Ue e in quelli in via di adesione - Cipro, Estonia, Lettonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania - dove una percentuale elevata di decessi interessa invece la popolazione al di sotto dei 25 anni: " fatto questo - commenta l’Agenzia - che può far pensare a una popolazione di consumatori di eroina più giovane in questi paesi".

Droghe: in aumento le infezioni da Hiv correlate all’uso iniettivo

 

Redattore Sociale, 23 novembre 2006

 

L’uso di stupefacenti per via parenterale è destinato a rimanere uno dei maggiori problemi per la salute pubblica in Europa nel prossimo futuro, con conseguenti costi a lungo termine per i sistemi sanitari europei. Secondo i dati della Relazione 2006 dell’Oedt sull’evoluzione del fenomeno della droga in Europa sono aumentati i casi d’infezione da Hiv attribuiti all’assunzione di stupefacenti per via parenterale, anche se l’incidenza dell’infezione tra questo tipo di consumatori resta bassa: secondo l’indagine dell’Oedt sarebbe pari o inferiore all’1% in Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Malta, Slovenia, Slovacchia, Norvegia, Bulgaria, Romania e Turchia, inferiore al 5% nella maggior parte dei paesi europei. In alcuni paesi con bassa prevalenza d’assunzione di stupefacenti per via parenterale (vedi Lussemburgo, Austria e Regno Unito) si registrano aumenti che, seppur limitati, restano comunque preoccupanti.

I dati sulla siero prevalenza, provenienti dai consumatori di stupefacenti per via parenterale, sono un elemento complementare importante rispetto alle segnalazioni di casi di Hiv, poiché possono supportare le conclusioni tratte dalle segnalazioni e fornire informazioni più dettagliate sulle regioni e sugli ambienti specifici interessati da questo fenomeno. Nei paesi in cui la prevalenza del fenomeno è storicamente alta (pari o superiore al 10%), come Spagna, Francia, Italia, Polonia e Portogallo, la relazione Oedt evidenzia "specifiche regioni" o particolari "sottogruppi" di consumatori, quanto a trasmissione continua del virus. La maggiore disponibilità di terapie sostitutive in Europa, a partire dalla metà degli anni ‘90, sembra aver contribuito in modo sostanziale a ridurre la diffusione dell’Hiv tra i consumatori di stupefacenti per via parenterale.

Secondo l’Oedt, oggi in Europa sono oltre 500mila i pazienti in terapia sostitutiva, mentre una percentuale compresa tra il 25 e il 50% delle persone con problemi di oppiacei ha oggi accesso a trattamenti di questo tipo. Come precisa l’Agenzia, il trattamento è tuttavia solo uno degli elementi di prevenzione dell’Hiv. Fondamentale invece è il carattere integrato delle misure preventive: "In tutta Europa si registra un crescente consenso per l’uso di un approccio integrato come soluzione più appropriata per questo tipo di problema. Altri elementi di prevenzione comprendono una serie di tecniche di comunicazione, informazione e istruzione, offerta di counselling e di analisi mediche e i servizi un tempo controversi di scambio di aghi e siringhe: sebbene la natura e la portata di questi servizi siano ancora molto diverse da paese a paese - conclude l’Oedt - la pratica è ormai diventata comune in gran parte d’Europa."

Droghe: i servizi terapeutici per le donne sono ancora limitati

 

Redattore Sociale, 23 novembre 2006

 

I servizi terapeutici in tutta Europa stanno prendendo coscienza del fatto che le donne con problemi di droga hanno esigenze particolari che richiedono interventi speciali. Ma i servizi terapeutici destinati esclusivamente alle donne rimangono estremamente limitati. Sono le considerazioni dell’Agenzia europea delle droghe (Oedt), che ha presentato una prospettiva di genere sull"uso della droga nel contesto della Relazione annuale sull’evoluzione del fenomeno della droga. Secondo la relazione, le strutture per i servizi terapeutici si focalizzano per lo più sulle necessità dei consumatori di oppiacei, che sono principalmente di sesso maschile. Per "terapie specifiche per genere", invece, si intendono di solito interventi destinati alle tossicodipendenti di sesso femminile. Ma mentre quasi tutti gli Stati membri dell’Ue e la Norvegia ora dedicano almeno un’unità terapeutica destinata esclusivamente alle donne, o alle donne con bambini, tali servizi restano un’eccezione, e sono spesso limitati ai principali centri urbani. Di conseguenza, la maggioranza delle donne è ancora assistita mediante il ricorso a servizi generici.

Al riguardo, il direttore dell’Oedt, Wolfgang Götz, afferma: "La nostra relazione documenta chiaramente che, attualmente, in Europa esistono esempi di buone prassi che possono servire da modello. Vengono offerti servizi che sono efficaci per le donne in gravidanza, che tengono in considerazione le preoccupazioni delle donne con figli e che sono anche adeguati alle complesse problematiche inerenti le persone i cui problemi legati all’uso di droghe sono correlati ad abusi sessuali o fisici. Il problema che si deve quindi affrontare non è individuare il tipo di servizi di cui le donne necessitano, ma, piuttosto, come assicurare che questo tipo di cure specifiche diventi più facilmente accessibile e di maggiore disponibilità." La gestione dei problemi legati alla droga - e la prevenzione delle sofferenze dovute all’astinenza - è importante per la salvaguardia della salute della madre e del bambino. Esistono ora in parecchi paesi servizi specializzati che offrono alle tossicodipendenti in gravidanza un accesso preferenziale al trattamento, anche se il supporto non sempre continua dopo la nascita del bambino.

Attualmente circa il 20% di coloro che accedono a servizi terapeutici in Europa sono donne. Alcuni studi hanno identificato le preoccupazioni riguardanti la cura dei bambini come un fattore chiave che scoraggia le donne dal cercare aiuto - quasi un quarto (23%) delle donne che accedono a servizi di cura in regime ambulatoriale vive attualmente con i figli. La risoluzione dei problemi di cura dei figli è quindi un elemento centrale per lo sviluppo di servizi di facile accesso per le donne grazie a cui attrarre e tenere le tossicodipendenti di sesso femminile in terapia. Il Belgio, la Repubblica ceca, la Germania, la Grecia, la Francia, l’Irlanda, l’Italia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, l’Austria, il Portogallo, il Regno Unito e la Norvegia offrono programmi con una componente di cura genitoriale. Mentre l’attenzione dei servizi specifici per genere verte usualmente sulla condizione di madre, uno studio svedese evidenzia, ad esempio, l’importanza della condizione di padre per i tossicodipendenti di sesso maschile.

Le misure di riduzione del danno. In tutti i paesi dell’Ue sono più gli uomini che le donne a morire per overdose. Le donne, a seconda del paese, incidono tra il 7% ed il 35% sui decessi dovuti alla droga. La relazione di oggi indica, tuttavia, la presenza di "differenze ragguardevoli" tra i sessi nelle tendenze dei decessi dovuti alla droga. Mentre i decessi per overdose all’interno dell’Ue sono calati, fra il 2000 e il 2003, (Ue 15), del 30% circa nella popolazione di sesso maschile, il numero di decessi segnalati nella popolazione di sesso femminile è diminuito soltanto del 15% nello stesso periodo. Ciò pone la questione se le misure di riduzione del danno destinate ai tossicodipendenti ad elevato rischio abbiano un minore effetto sulle donne piuttosto che sugli uomini. Ulteriori preoccupazioni riguardano le percentuali relativamente elevate di infezioni da Hiv riscontrate tra le tossicodipendenti di sesso femminile che assumono droga per via parenterale. Queste ultime sono più frequentemente coinvolte in attività legate ai rapporti sessuali e sono maggiormente vulnerabili alle infezioni da Hiv. Dati recenti da studi sui consumatori di droga per via parenterale in nove paesi dell’Ue hanno evidenziato che la prevalenza dell’Hiv è in media pari al 13,6% tra i tossicodipendenti di sesso maschile e del 21,5% tra i tossicodipendenti di sesso femminile.

L’Oedt avverte che, "malgrado nel complesso vi siano più uomini ad assumere droghe per via parenterale ed a morire per il loro uso, non si può ignorare il fatto che gli assuntori per via parenterale di sesso femminile possono essere sia a maggior rischio sia più difficilmente raggiungibili".

Tendenze preoccupanti. La relazione dell’Agenzia europea delle droghe indica anche che "vi sono differenze marcate tra i generi in quasi tutti gli aspetti del fenomeno". Tra i tossicodipendenti, sono ancora gli uomini a superare numericamente le donne in tutti i paesi europei, in particolare quando l’uso è frequente, intensivo e problematico. Un’analisi dei dati statistici sulla popolazione adulta (15-64 anni) non ha rilevato con forte evidenza che il divario tra i tossicodipendenti di sesso maschile e femminile si stia restringendo. Ciononostante, i dati sull’uso di droghe tra gli studenti (15-16 anni) rivelano alcune tendenze preoccupanti. In alcuni Stati membri sembra che le ragazze si stiano mettendo alla pari con i ragazzi nel consumo una tantum di droghe ed alcol, sollevando interrogativi sul probabile impatto dei livelli futuri di consumo di droga.

Nella Repubblica Ceca, in Danimarca, Estonia, Irlanda, Lettonia, Polonia, Slovacchia e Norvegia, ad esempio, recenti indagini hanno mostrato che il divario tra i generi si è ristretto tra gli studenti che hanno provato la cannabis almeno una volta nella vita. In tre paesi - Irlanda, Finlandia e Norvegia - un numero all’incirca uguale di studenti di sesso maschile e femminile ha riferito di avere fatto uso di tale droga almeno una volta. Parimenti, i rapporti tra i generi erano all’incirca uguali per gli assuntori una tantum di ecstasy nella Repubblica ceca, in Germania, Spagna, Estonia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Slovacchia, Finlandia e Regno Unito.

In Europa, il gusto di bere per ubriacarsi (binge-drinking: cinque o più bevande alcoliche durante un’uscita nel corso dell’ultimo mese) è riferito più comunemente dai ragazzi, fatta eccezione per l’Irlanda, il Regno Unito, e la Norvegia. L’unico tipo di uso di droga in cui le ragazze regolarmente primeggiano è il consumo una tantum di tranquilizzanti e sedativi senza prescrizione medica. Qui i livelli possono essere elevati: più della metà dei paesi che ha fornito dati ha presentato prevalenze una tantum nel consumo pari al 5% o più, che salgono al 18% nelle ragazze in Lituania ed al 22% in Polonia.

Prevenzione. Per l’Oedt, i ragazzi in giovane età corrono più rischi rispetto alle ragazze per quanto riguarda l’uso di droga e lo sviluppo di problemi correlati. Una crescente quantità di ricerche suggerisce che interventi adeguati ai bisogni dell’età evolutiva dei giovani d sesso maschile possono essere un’area promettente per lo sviluppo dei serivizi di cura. Malgrado queste conclusioni, l’attività di prevenzione legata al genere rimane insolita nell’Ue e, dove applicata, è usualmente associata alle ragazze. L’assenza di programmi di prevenzione specificatamente destinati alle necessità dei ragazzi rappresenta un’opportunità perduta per l’attività di prevenzione della droga in Europa. Conclude Wolfgang Götz: "Sono trascorsi più di 20 anni da quando i governi europei hanno chiesto di prestare attenzione alle problematiche legate al genere nel campo della droga. Oggi, un riconoscimento generale dell’importanza di questo problema deve ancora riflettersi in una prassi comune. Il messaggio è chiaro: i nuovi servizi devono rispondere al fatto che la differenza di genere incide sui tipi di problemi provati dai singoli così come sulla loro di disponibilità a sottoporsi al trattamento e sui tipi di servizio che si riveleranno efficaci".

Droghe: discoteche e viaggi favoriscono il consumo di sostanze

 

Redattore Sociale, 23 novembre 2006

 

Dalle indagini sul consumo di droga risulta che i giovani che frequentano discoteche hanno una probabilità dieci volte maggiore rispetto ai coetanei delle popolazione generale di avere fatto uso di sostanze stimolanti. In alcuni casi, quasi due terzi dei frequentatori di questo tipo di locali (i cosiddetti club-goers) ha dichiarato di avere fatto uso di tali sostanze almeno una volta. "Sviluppi nel consumo della droga negli ambienti ricreativi" è una delle tre "Questioni specifiche" sottoposte ad un’analisi approfondita da parte dell’Osservatorio europeo delle droghe (Oedt), insieme alla Relazione annuale 2006 sull’evoluzione del fenomeno della droga in Europa pubblicata oggi a Bruxelles. Secondo l’analisi, i luoghi e le occasioni per ballare nell’Ue sono sempre più eterogenei, "in particolare dal momento dell’allargamento nel 2004". Si va dai grandi festival musicali commerciali, che attirano migliaia di persone, a tutta una serie di discoteche e feste da ballo più modesti. Inoltre, locali ed eventi sono in continua evoluzione: molte grandi discoteche, di moda negli anni ‘90, hanno chiuso per fare spazio, in alcune regioni europee, alla fiorente attività di piccoli dancing e festival esoterici.

L’Oedt presenta un’analisi del consumo di stupefacenti rilevato attraverso indagini mirate in funzione di stili musicali e discoteche di tutta Europa. Tuttavia, la relazione dell’agenzia invita ad interpretare con cautela i risultati delle indagini, che sono state svolte solo in alcuni paesi e spesso puntando ad eventi noti per il massiccio consumo di droghe. Nonostante ciò, il Rapporto evidenzia come oltre il 60% della clientela intervistata di alcuni locali in Francia, Italia e Regno Unito, dichiara di avere provato la cocaina almeno in una occasione, mentre oltre la metà dei clienti interpellati in Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Paesi Bassi e Regno unito afferma di avere provato l’ecstasy (al momento stupefacente di solito più diffuso rispetto alle anfetamine nella maggior parte dei locali). Inoltre, il consumo di ketamina e GHB, sebbene più limitato rispetto all’ecstasy, viene regolarmente riscontrato nell’ambiente del divertimento notturno. Alcune indagini rilevano che il consumo una tantum nella vita riguarda percentuali di giovani che vanno dal 7% nella Repubblica Ceca al 21% in Ungheria, mentre per il consumo di GHB le percentuali vanno dal 6% nel Regno Unito al 17% nei Paesi Bassi. Per quanto riguarda, invece, le sostanze allucinogene, dati elevati sono stati registrati in indagini condotte nelle discoteche della Repubblica Ceca, dove il 45% degli intervistati dichiarava di avere fatto uso di LSD, e in Francia dove una percentuale del 55% affermava di aver provato i cosiddetti "funghi magici".

Turismo e consumo di droga. Secondo la relazione dell’Oedt, i consumatori di sostanze stupefacenti in ambienti ricreativi sono giovani socialmente integrati, che lavorano o studiano e dispongono di un reddito. Tale potere di acquisto, insieme a opportunità di viaggio più economiche e all’apertura delle frontiere internazionali nell’ambito dell’Ue, hanno stimolato lo sviluppo dell’ambiente del divertimento notturno e del turismo ad esso correlato. Le ricerche indicano che i giovani hanno maggior probabilità di fare uso di droghe, o di farne uso con maggior frequenza, mentre sono in vacanza all’estero. In Spagna, il consumo di droghe a scopo ricreativo è molto elevato nelle stazioni balneari mediterranee, mentre in Svezia dove, il consumo di droghe è basso rispetto agli standard europei, una ricerca ha rilevato che il 23% dei giovani che hanno provato sostanze illegali, l’hanno fatto per la prima volta all’estero. I giovani in vacanza, di ritorno da Ibiza, interpellati in una ricerca condotta nel Regno Unito, hanno dichiarato che la frequenza del consumo di tutte le droghe era più elevata in vacanza che a casa - ad esempio oltre un terzo dei consumatori di ecstasy (37%) affermava di avere assunto droghe per almeno cinque giorni a settimana in vacanza - una percentuale cinque volte maggiore del solito (solo il 7% ne assume con questa frequenza nel Regno Unito).

I rischi del consumo associato di alcol. La relazione dell’agenzia sottolinea che "per la maggioranza dei giovani nell’Ue, l’uso di droghe non rappresenta ancora necessariamente un elemento integrante dei locali da ballo". Per la maggior parte dei giovani sono la musica, la socializzazione e il consumo di alcol le principali esperienze di tali ambienti. "In questo momento - si afferma - i produttori di bevande alcoliche stanno puntando al redditizio mercato del divertimento notturno elaborando nuove bevande destinate ai più giovani, e in particolare alle ragazze. Questa tendenza fa sorgere serie preoccupazioni per i rischi per salute provocati dal consumo di alcol sovente eccessivo, e talvolta associato al consumo di sostanze illecite (ad esempio la cocaina è consumata di frequente insieme all’alcol, che può accrescerne la tossicità). Inoltre, sebbene le ricerche abbiano rilevato che in genere i frequentatori delle discoteche sono consapevoli dei rischi per la salute e delle conseguenze legali del consumo di droghe, essi hanno minore consapevolezza o si preoccupano in misura minore dei problemi legati all’alcol e ai rischi che ne derivano nel lungo periodo".

Prevenzione. Nelle politiche di prevenzione si è verificato un vero e proprio "cambiamento paradigmatico" che ha messo in primo piano lo studio del ruolo di mode e stili di vita nell’influenzare le modalità di svago dei giovani e il contrasto della percezione della "normalità" dell’assunzione di droghe. L’Oedt evidenzia come gli operatori nel settore della prevenzione facciano un uso crescente di Internet per raggiungere i giovani che fanno uso di droghe e i consumatori potenziali "nel loro mondo", stimolandoli a riflettere in maniera critica sulle loro abitudini di consumo ed a valutare i rischi correlati. Tuttavia, sempre secondo l’Oedt, "c’è sempre maggior consapevolezza del fatto che gli approcci nel campo della prevenzione mirati a informare o a persuadere gli individui non possono funzionare da soli, e dunque stanno emergendo delle strategie ambientali di più ampio respiro, come divieti pubblicitari, direttive per un sano divertimento notturno e concessione di licenze mirate per gli eventi musicali. Tali iniziative sono volte a neutralizzare la promozione aggressiva di sostanze lecite e illecite ed a erodere la percezione di fico, adulto e ribelle legati al fumo, all’alcool e alle droghe illecite. Tali approcci che stanno conquistando credito in alcuni paesi, tendono a modificare la disponibilità delle droghe lecite e a disciplinare gli ambienti dove tali droghe vengono consumate".

Al riguardo il direttore dell’Oedt, Wolfgang Götz, ha dichiarato che "per troppi giovani europei ubriacarsi o drogarsi è diventato parte essenziale del divertimento notturno. Se non si spezza l’associazione di idee, comune tra i giovani, tra assumere droghe e divertirsi, avremmo notevoli costi sociali e sanitari. A tal fine - ha concluso - bisogna collaborare con l’industria del divertimento per garantire che gli ambienti frequentati dai giovani siano il più sicuri possibile. Tuttavia bisogna anche entrare in contatto coi giovani per far sì che essi siano opportunamente consapevoli dei danni che alcol e droghe possono provocare nel lungo periodo. Più di ogni altra cosa dobbiamo contrastare l’idea insidiosa che eccesso sia sinonimo di successo, sostituendola con una cultura alternativa del divertimento senza stimolanti chimici."

Droghe: in calo il consumo di anfetamine ed ecstasy

 

Redattore Sociale, 23 novembre 2006

 

Assieme alla cannabis, le anfetamine e l’ecstasy sono le sostanze illecite più frequentemente usate, sebbene in misura minore. Il consumo di ecstasy si è diffuso negli anni novanta, mentre le anfetamine vengono usate da più tempo, ma secondo la Relazione annuale 2006 sull’evoluzione del fenomeno in Ue dell’Oedt "le nuove indagini condotte nella popolazione rivelano che il consumo di anfetamine ed ecstasy, che negli ultimi anni ha fatto registrare una tendenza all’aumento, potrebbe essersi stabilizzato o potrebbe essere persino in calo".

Le anfetamine - In tutto il mondo la produzione di anfetamine rimane concentrata nell’Europa occidentale e centrale, soprattutto in Belgio, Paesi Bassi e Polonia. Giocano un ruolo non marginale nella produzione illecita di anfetamine anche Estonia, Lituania e Bulgaria nonché, in misura minore, Germania, Spagna e Norvegia, come dimostrato dallo smantellamento dei laboratori di anfetamine in questi paesi nel 2004. Delle 6 tonnellate di anfetamine sequestrate in tutto il mondo nel 2004, circa il 97% è stato intercettato in Europa, soprattutto nell’Europa occidentale e centrale e nell’Europa orientale e meridionale (per un totale, rispettivamente, del 67% e del 26% dei quantitativi totali sequestrati). Si calcola che nel 2004 siano stati effettuati nell’Unione europea 33000 sequestri di anfetamine, per un totale di 5,2 tonnellate e di 9,6 milioni di unità. Ha consumato anfetamine in media il 4,8 % dei giovani europei.

Le metanfetamine - A livello mondiale le metanfetamine continuano a essere più importanti delle anfetamine o dell’ecstasy, in termini di quantitativi prodotti e smerciati, anche se nel 2004 la percentuale di metanfetamine sequestrate rispetto ai sequestri complessivi è diminuita. La metanfetamina continua a essere prodotta perlopiù nell’Asia orientale e sudorientale (Cina, Filippine, Myanmar, Thailandia), seguita dall’America settentrionale e centrale (Stati Uniti, Canada, Messico). Nel 2004 sono state sequestrate in tutto il mondo 11 tonnellate di metanfetamine, il 59% delle quali nell’Asia orientale e sudorientale e il 37% nell’America settentrionale. In Europa la produzione è ampiamente circoscritta alla Repubblica ceca, dove viene prodotta fin dalla metà degli anni ottanta con il nome locale di "pervitina". Nel 2004, tuttavia, la produzione di questa sostanza è stata riferita anche in Slovacchia e in Bulgaria, dove sono stati smantellati alcuni laboratori. Buona parte della produzione ceca di metanfetamina è destinata al mercato locale, sebbene venga contrabbandata in misura minore anche in Germania, Austria e Slovacchia. Nel 2004 sono stati riferiti sequestri di metanfetamina in Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Francia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Austria, Slovacchia, Svezia, Romania e Norvegia; proprio in Norvegia è stato registrato sia il più elevato numero di sequestri sia il maggior quantitativo di sostanze recuperate.

L’Ecstasy - Complessivamente, l’Europa resta il principale centro di produzione dell’ecstasy, sebbene negli ultimi anni la sua importanza sembri in calo, stando alla diffusione della produzione di ecstasy in altre parti del mondo, in particolare nell’America settentrionale (Stati Uniti, Canada) e nell’Asia orientale e sudorientale (Cina, Indonesia, Hong Kong). Benché i Paesi Bassi siano rimasti nel 2004 la principale fonte di ecstasy per l’Europa e il mondo intero, laboratori per la produzione di questa sostanza sono stati scoperti anche in Belgio, Estonia, Spagna e Norvegia. Il traffico è tuttora fortemente concentrato nell’Europa occidentale, anche se in questi ultimi anni si è andato diffondendo in tutto il mondo. Delle 8,5 tonnellate di ecstasy intercettate in tutto il mondo nel 2004, il 5% è stato recuperato nell’Europa occidentale e centrale; con un totale di 24mila sequestri, nel 2004 è stato possibile confiscare nell’Unione europea circa 28,3 milioni di pasticche di ecstasy. Fino al 2003 i quantitativi più importanti di questa sostanza sono stati intercettati nel Regno Unito, seguito a ruota da Germania, Francia e Paesi Bassi. "Dopo un rapido aumento nel periodo 1999-2001, si legge nel rapporto - il numero di sequestri di ecstasy a livello europeo è sceso nel biennio 2002-2003, anche se i dati provenienti dai paesi per i quali sono disponibili informazioni indicano un nuovo aumento nel 2004. I quantitativi di ecstasy intercettati sono aumentati nel periodo compreso tra il 1999 e il 2002; dopo un rapido declino fino ai minimi storici nel 2003, i dati disponibili per il 2004 suggeriscono un ritorno ai livelli del 2002". Hanno provato l’ecstasy 8,5 milioni di europei e almeno 3 milioni ne hanno fatto uso nell’ultimo anno; l’uso è diffuso prevalentemente tra i giovani.

Cina: ergastolo a informatico 28enne inventore del porno on-line

 

Corriere della Sera, 23 novembre 2006

 

Brutta avventura per il re del porno cinese, che non è sfuggito alla occhiuta giustizia del Paese. Chen Hui, 28 anni, è stato condannato all’ergastolo per aver fondato il sito internet "a luci rosse" più frequentato dai connazionali. Altre otto persone sono finite in carcere. La notizia è stata diramata dai canali governativi di Pechino. La Corte di Taiyuan ha emesso la sentenza di condanna e ordinato la confisca di 100.000 yuan (12.500 dollari). Gli altri otto trascorreranno in carcere dai 13 mesi ai 10 anni. Chen ha fondato il portale "Pornographic Summer" nel 2004 e ha poi dato vita ad altri tre siti dai contenuti pornografici, traendo profitti con le spese di registrazione - che andavano dai 25 ai 33 dollari - dei circa 600.000 abbonati attirati dal portale.

È difficile stabilire quanti soldi abbia accumulato, dato che la maggior parte della somma guadagnata è stata spesa o versata su conti bancari all’estero. L’abile Chen è riuscito perfino a impedire la chiusura del sito cambiando regolarmente il nome del dominio e il server. La pornografia è stata messa al bando in Cina fin dai tempi del regime di Mao Tse Tung, ma con l’avvio delle riforme economiche è diventata accessibile, sotto gli occhi però della polizia informatica che perlustra la Rete in cerca di contenuti censurabili.

 

 

Precedente Home Su Successiva