Rassegna stampa 5 marzo

 

Massa Carrara: rapina mentre è in permesso premio

 

Corriere Adriatico, 5 marzo 2006

 

Durante un permesso premio dal carcere di Massa Carrara ha sequestrato e rapinato un assistente sociale costringendolo ad accompagnarlo a Milano, dove ha rapinato anche moglie, figlio e suocera, tentando subito dopo la fuga: il detenuto, un milanese di 36 anni, Paolo Mandolicchio, è stato arrestato, dopo aver forzato un posto di blocco, dagli agenti della sezione sanremese della squadra mobile di Imperia per sequestro di persona, rapina ed evasione.

Secondo quanto è stato ricostruito dagli investigatori, Mandolicchio, detenuto presso le carceri di Massa Carrara, dove stava scontando una pena a 12 anni per rapina, durante un permesso premio di 6 ore, venerdì mattina intorno alle 10 ha sequestrato un assistente sociale volontario, Mario Viaggio, di 68 anni, dal quale si è fatto accompagnare in automobile a casa della moglie, a Milano, minacciandolo con un coltello alla gola.

Una volta nel capoluogo lombardo, Mandolicchio ha obbligato l’assistente sociale a suonare al campanello dell’appartamento di sua moglie e a presentarsi come volontario del centro sociale per adulti. Una volta nell’abitazione, il detenuto ha preso tutti in ostaggio e dopo essersi fatto consegnare i soldi dalla donna, dal figlio e dalla suocera, ha costretto la coniuge ad uscire per un prelievo dal Bancomat. Ottenuto anche il denaro prelevato, il carcerato ha obbligato Viaggio a guidare ancora fino a una zona sterrata nei pressi della stazione di Quarto Oggiaro e a quel punto, dopo averlo rapinato di soldi e telefonino lo ha abbandonato, mettendosi alla guida dell’auto in direzione di Sanremo.

Giunto nella città del Festival, sotto l’effetto della cocaina, ha forzato un posto di blocco, è stato inseguito e catturato, grazie anche al dispositivo di controllo messo in atto dal questore di Imperia, Giovanni Sarlo, in occasione della manifestazione canora. Ad arrestarlo sono stati gli agenti della squadra mobile, diretti dal vice questore aggiunto Raffaele Mascia, in collaborazione con gli agenti del reparto prevenzione crimine di Genova. Insomma in poche ore Mandolicchio è riuscito a infrangere la legge in parecchie modi, ha messo insieme un bel po’ di reati che per il momento sicuramente gli impediranno di avere nuovi permessi premio.

 

Parma: i detenuti hanno pregato per il piccolo rapito

 

Il Gazzettino, 5 marzo 2006

 

"Celebrando l’Eucarestia in carcere, abbiamo pregato intensamente. Ho trovato i miei amici detenuti molto emozionati, e abbiamo pregato non per suscitare sensi di rivalsa, di vendetta, ma perché il Signore tocchi il cuore di quanti hanno commesso un reato così ignobile".

Lo ha raccontato padre Celso, il cappellano del carcere di Parma, intervenendo nella chiesa di Sant’Andrea apostolo in Antoniano. Padre Celso ha detto di aver voluto "allargare questo appello a quanti portano nel loro cuore, nella loro coscienza, un peso che è di tutti noi. Un peso che non possiamo assolutamente rimettere ad altri, né rimandare".

 

Giustizia: Burani (Fi); ergastolo per i sequestratori

 

Il Gazzettino, 5 marzo 2006

 

"Nel prossimo Parlamento proporremo pene fino all’ergastolo per chi rapisce bambini: c’è la necessità di usare il pugno duro perché questa vicenda, come quelle di Angela Celentano, di Denise e di tanti altri bambini ci impone di assumere comportamenti consequenziali". Lo afferma Maria Burani Procaccini, presidente della Commissione Bicamerale Infanzia e deputata di Forza Italia.

"C’è ancora chi ci contesta per avere permesso la legittima difesa - dice Burani - perché in questo paese si parla sempre e solo di pietà per i carnefici e mai delle vittime. Mi auguro che subito questi signori consegnino Tommaso ai genitori ma sappiano che rischiano l’ergastolo se non lo faranno".

 

Latina: sette in una cella, situazione esplosiva

 

Il Messaggero, 5 marzo 2006

 

Sono mancati addirittura i materassi e i medicinali per i detenuti. È uno degli aspetti della difficile situazione nella quale si trova a vivere, per l’ennesima volta, la casa circondariale di Latina. Gli ultimi arresti hanno acuito una situazione già precaria: c’è il doppio dei detenuti, in alcune celle sono costrette anche sette persone e il personale è sempre ridotto all’osso. La denuncia di una situazione "esplosiva" - anche per la presenza di persone ritenute particolarmente pericolose - arriva dal Sap, sindacato autonomo della polizia penitenziaria. Turni massacranti, spazi che mancano, e la richiesta di incontro urgente al prefetto proprio alla vigilia della campagna elettorale. "Di promesse ne abbiamo avute tantissime, nessuna delle quali è stata mantenuta - dice il segretario, Carmine Sena - adesso i politici non venissero a fare passerella ma a rendersi conto della situazione nella quale siamo costretti a operare". La direzione della casa circondariale sollecita interventi quotidianamente ma la situazione non è di facile soluzione. Da anni si parla, tra l’altro, di trasferire il carcere in un’altra zona ma resta - sempre più pieno - al solito posto.

Avranno anche i computer un giorno ma intanto vivono in una situazione drammatica. Ci sono anche sette detenuti in celle che potrebbero contenerne massimo tre e ai loro problemi, che comunque vanno affrontati, si aggiungono quelli del personale della struttura. La casa circondariale di Latina "scoppia". Non è una novità ma gli ultimi arresti hanno reso ancora più difficile la situazione, al punto che in via Aspromonte si contano 148 detenuti ai quali aggiungere le 20 donne dell’ala femminile. Si tratta del doppio della capienza consentita, quattro volte quella originaria. Un boom che ha colto di sorpresa anche la direzione al punto che sono mancati i materassi è c’è stata difficoltà con l’approvvigionamento di farmaci, mentre la carenza di spazi è un problema quotidiano e certe "convivenze" sono un rischio continuo. Letti a castello, pochi metri quadrati a disposizione, culture diverse e storie criminali di fronte alle quali prendere delle precauzioni. Una cosa sempre più difficile in assenza di requisiti minimi. Il tutto mentre il personale diminuisce ogni giorno che passa. "Chiederemo un incontro urgente al prefetto, le forze dell’ordine fanno il loro lavoro e arrestano le persone ma qui non si va più avanti - dice Carmine Sena, segretario del Sap, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria - è giusto che ci si preoccupi delle condizioni dei detenuti ma non dimentichiamoci della situazione nella quale siamo costretti a operare". Sempre più mansioni, dal "piantonamento" dei detenuti in ospedale alle traduzioni presso il tribunale, ma contemporaneamente una riduzione del personale. La dotazione oscilla tra i 120-130 dipendenti, ne servirebbero in teoria altri 40 ma a quelli attuali vanno sottratte malattie, part-time, mansioni che non possono essere svolte per le ragioni più svariate. Risultato? "Sappiamo sempre quando inizia il nostro turno ma mai quando finisce - spiega ancora Sena - è facile arrivare alle 8 e andare via a mezzanotte, perché i colleghi in queste condizioni sono più soggetti a malattie, stress e quant’altro".Una situazione difficile da sempre che è andata complicandosi nell’ultima settimana con gli arresti effettuati da carabinieri e polizia in due maxi-operazioni. Ordinanze di custodia cautelare che si sono aggiunte agli arresti quotidiani di ladri, spacciatori, piccoli delinquenti. Detenuti che vanno comunque accolti e "sistemati" - si fa per dire - mentre la situazione è già difficile. "Conviviamo con malattie di ogni genere e non abbiamo tutele sufficienti - aggiunge il responsabile del Sap - la nostra situazione è nota ma dai politici abbiamo avuto solo promesse e nessun intervento. Siamo alla vigilia di un’altra campagna elettorale, venissero in carcere a verificare se ciò che denunciamo corrisponde o meno alla verità ma non facessero passerelle, siamo stanchi di essere presi in giro". In tutto questo la direzione dell’istituto fa il possibile. Praticamente un fonogramma al giorno al ministero della giustizia per segnalare una situazione che scoppia. Promesse, come il trasferimento dal centro, che da tempo sono un sogno. La realtà è ben altra.

 

Droghe: ai consumatori servono più cure che carcere

 

La Provincia di Como, 5 marzo 2006

 

Italiani proibizionisti in materia di droga ma propensi a considerare chi la consuma bisognoso di cura più che di repressione: così sembrerebbe, stando a un’indagine dell’Eurisko. Dalla ricerca, effettuata telefonicamente dal 15 al 20 febbraio scorsi su un campione di mille persone over 15, emerge infatti che il 45% degli italiani, quasi la metà, ritiene che le droghe siano tutte uguali, anche se poi hashish e marijuana tendono a essere considerate meno pericolose (77%) di eroina e cocaina (95%). Un italiano su tre (35%), secondo l’indagine, conosce persone che fanno uso di droga, e il fenomeno appare più prossimo fra i giovani (meno di 18 anni: 60%, dai 18 ai 24 anni: 55%), tra gli studenti (70%), tra chi ha un’istruzione più elevata, chi vive nel Centro e presso la popolazione maschile. Il 66% considera l’uso di droga una "malattia da curare", ma ben il 22%, cioè quasi uno su quattro, ritiene che si tratti di "un reato che va punito"; in particolare, gli elettori di centrosinistra e del Nord-est sono più orientati a considerarlo una malattia (73%), quelli di centrodestra e del Sud un reato (36%). Inoltre, la necessità di punire chi fa uso di stupefacenti è riconosciuta dal 55% nel caso delle droghe leggere e dal 72% per quelle pesanti; una propensione alla repressione che risulta più marcata al Sud. Infine, secondo l’indagine Eurisko, il 60% degli italiani si dichiara d’accordo con le nuove norme, che equiparano la pericolosità e la perseguibilità di tutte le sostanze, con una predominanza di elettori del centrodestra. I più favorevoli alla nuova legge sono donne (66%), del Sud (66%) e maturi (55-64 anni). Più cresce il livello di istruzione, invece, più cala il gradimento: i laureati sono infatti i meno entusiasti (37%), quelli con la sola licenza elementare i più convinti (65%).

 

Gran Bretagna: detenuto non può leggere libri di magia

 

Adnkronos, 5 marzo 2006

 

La prigione di massima sicurezza di Frankland, nei pressi di Durham, nell’Inghilterra sudorientale, ha vietato a un detenuto la lettura di libri di magia per "problemi di sicurezza". È quanto scrive oggi la stampa locale, che cita un portavoce del penitenziario, secondo cui i volumi richiesti da Shaun Tuley "per coltivare il mio hobby mentro sconto la pena dell’ergastolo" per l’omicidio di una prostituta, "non erano adeguati". La decisione è stata contestata dal portavoce di un’associazione di maghi britannici, Magic Circle, David Beckley, secondo cui Tuley non ha chiesto libri contenenti trucchi per fuggire da un carcere, per cui nulla giustifica il divieto di leggere volumi di magia, argomento del quale il detenuto è appassionato.

 

Spagna: transessuali potranno scegliere carcere femminile

 

Ansa, 5 marzo 2005

 

I detenuti transessuali potranno presto essere imprigionati in carceri per donne o uomini a seconda della loro "identità psico-sociale" e non secondo il loro stato civile. Lo scrive oggi il quotidiano spagnolo El Pais. La direttrice generale delle Amministrazioni penitenziarie, Mercedes Gallizo, aveva già manifestato più volte nel passato la sua intenzione di modificare in questo senso il funzionamento delle prigioni. Secondo El Pais la circolare contenente le disposizioni sui transessuali sarebbe praticamente pronta per essere pubblicata. Le persone la cui identità sessuale non corrisponde alla loro "identità psico-sociale" potranno chiedere di essere detenute in carceri in funzione di quest’ultima e i funzionari dovranno chiamarle con un nome di loro scelta.

Il candidato (o la candidata) dovrà provare di aver iniziato a cambiare sesso almeno da un anno prima di entrare in prigione. Secondo El Pais, sarebbero circa 40 i transessuali attualmente detenuti nelle carceri spagnole.

 

 

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