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Giustizia: carceri fuori-legge, serve rapidamente un’amnistia di Stefano Anastasia (Presidente Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia)
Un provvedimento di amnistia-indulto è quanto mai necessario. Lo dicemmo all’indomani dell’infruttuosa mobilitazione natalizia promossa dai radicali; torniamo a dirlo oggi. Il nostro sistema penitenziario è al collasso: più di sessantamila detenuti si ammassano in poco più di quarantacinquemila posti-letto; fuori dal carcere, cinquantamila persone in misura alternativa alla detenzione; altrettanti (e forse qualcuno in più) in attesa che il tribunale di sorveglianza decida se devono scontare la loro pena in carcere o in misura alternativa. Solo quindici anni fa in carcere c’erano poco più di trentamila persone e fuori meno di cinquemila: la popolazione in esecuzione penale (o in attesa di esserlo) si è quintuplicata. Nel frattempo, e nonostante l’enorme incremento della popolazione in esecuzione penale, il sistema penitenziario è rimasto pressoché lo stesso: i posti-letto sono aumentati di poche migliaia di unità; il personale amministrativo e addetto al trattamento è largamente al di sotto delle necessità e anche quello di custodia, pure cresciuto in questi anni, è al di sotto delle necessità della pianta organica; le risorse finanziarie si sono assottigliate, mancano soldi per servizi essenziali come l’assistenza sanitaria e per le attività formative e culturali propedeutiche al reinserimento sociale. Nel settembre scorso, allo scadere dei cinque anni di tempo per l’adeguamento strutturale delle carceri alle prescrizioni del nuovo regolamento penitenziario (adeguata luce e aria, docce nelle celle, anche il bidet in quelle femminili, una mensa ogni 250 detenuti, ecc.), l’Osservatorio di Antigone ha reso pubblica la mappa dell’illegalità nelle carceri italiane. Oggi possiamo dire che il sistema penitenziario si avvia a essere incostituzionale: in queste condizioni, infatti, non sono garantite né la finalità rieducativa della pena, né il trattamento dignitoso dei detenuti, i due principi iscritti nell’art. 27 della Costituzione. Questo è il grave lascito che il Ministro Castelli e il Governo Berlusconi affidano al Ministro Mastella e al Governo Prodi e, come si dice, hic Rhodus, hic salta! Non è possibile affrontare i problemi della giustizia, e della giustizia penale in particolare, senza partire da qui, dalla impellente necessità di ridare dignità alle modalità di esecuzione della pena. Ciò che fa differente uno Stato di diritto dalla legge del più forte è proprio il rispetto della persona umana, quel limite che ci fa riconoscere anche nell’autore di un reato una persona titolare di diritti, prima di tutti quelli alla salute, all’integrità psico-fisica, al reinserimento sociale. Per questo siamo per la rapida approvazione di un provvedimento di clemenza: non per facile buonismo, ma perché abbiamo una alta considerazione dello Stato costituzionale di diritto e dei suoi presupposti. Certo poi, quando sarà stata affrontata e risolta l’emergenza sovraffollamento, bisognerà fare i conti con le cause di questa esplosione penitenziaria. Solo un dato, il più recente: nel 2005 circa novemila sono gli stranieri entrati in carcere per violazione della legge sull’immigrazione, non - si badi bene - per il traffico di clandestini, ma per la semplice e inoffensiva violazione dell’obbligo di allontanamento dal territorio italiano in ragione della propria clandestinità. Questa è la legge Bossi-Fini! Ma questo è solo l’ultimo dato pervenuto. Altri ne aspettiamo: degli effetti della legge Cirielli sugli aggravi di pena e l’impossibilità di accedere alle alternative alla detenzione dei recidivi; degli effetti della nuova normativa sulle droghe, che già ha cominciato a mandare in carcere i consumatori di droghe leggere, ecc.. Ecco allora che un provvedimento di amnistia-indulto deve essere seguito da un radicale cambiamento nella politica criminale, che torni a perseguire la criminalità organizzata e la grande criminalità economica e a liberare la giustizia penale dall’ossessione di qualificare come criminale qualsiasi comportamento o, peggio, qualsiasi condizione ‘deviantè. Perché il Governo Berlusconi è stato anche questo: smaccatamente favorevole ai potenti, ma anche crudelmente vessatorio con i poveri cristi, quelli che affollano la patrie galere in mancanza di qualsiasi altra possibilità di inclusione e di sostegno sociale. Ecco allora che il necessario provvedimento di amnistia-indulto può essere l’occasione di un più generale ripensamento della politica della giustizia. Padova: scuola & carcere, dialogo tra studenti e detenuti
Il Gazzettino, 19 maggio 2006
L’Amministrazione comunale ha finanziato, anche per l’anno scolastico 2005/2006, uno specifico intervento a favore degli studenti delle scuole superiori della Città sul tema del carcere. Il progetto si presenta come una sorta di lezione di educazione durante la quale gli studenti entrano in carcere per dialogare con i detenuti e il personale carcerario sui temi della legalità. Si tratta di una importante esperienza volta a prevenire comportamenti devianti. Nell’ambito del progetto vengono effettuati percorsi con i diversi gruppi-classe e con gli insegnanti su vari argomenti correlati. L’iniziativa, promossa dal Settore Servizi Sociali diretto da Lorenzo Panizzolo, è resa possibile grazie all’impegno delle associazioni "Il granello di senape" e "Tangram". Domani all’MPX alle 9 si svolgerà la premiazione dei migliori elaborati alla presenza dell’assessore Claudio Sinigaglia, dello scrittore Lucarelli e dei Direttori dei 2 carceri di Padova; gli studenti assisteranno alla proiezione del film a tema "Sulla mia pelle" di V. Jalongo (l’ingresso è gratuito). Le scuole che partecipano al progetto sono: Istituto Tecnico Scalcerle, Liceo Rogazionisti, CFP regionale Enaip Veneto, Istituto Gramsci, The English International School, Liceo Scientifico Curiel, Liceo scientifico Cornaro, Liceo Classico Tito Livio, Istituto statale d’arte P. Selvatico, Liceo delle scienze sociali di Savoia Duca D’Aosta, Liceo delle scienze sociali Fusinato, Istituto tecnico Natta, Istituto tecnico Calvi, istituto Mattei di Conselve e Istituto tecnico Alberti di Abano. Padova: detenuto del circondariale in isolamento per scabbia
Il Gazzettino, 19 maggio 2006
Un rumeno, detenuto nella casa circondariale, è stato posto in isolamento per scabbia. Il servizio sanitario attivo in carcere ha prontamente individuato i sintomi della malattia nell’extracomunitario che, ospite da pochi giorni dell’istituto di pena, con ogni probabilità la scabbia l’ha contratta in un periodo precedente la carcerazione. La casa circondariale ospita circa duecento detenuti, a fronte di una capienza massima sulla carta di novantotto, e la notizia del caso di scabbia ha destato una certa preoccupazione, vista l’alta promiscuità e il sovraffollamento in cui versa l’istituto di pena, dove la maggioranza dei detenuti proviene dai margini della vita sociale, in condizioni di disagio abitativo e scarsa igiene. È proprio qui che la scabbia trova terreno fertile: infestazione della pelle provocata da un parassita chiamato acaro della scabbia (la femmina di questa specie scava delle piccole "gallerie" appena al di sotto della superficie della pelle, per deporvi le uova che si schiuderanno dopo pochi giorni liberando le larve), la scabbia si manifesta con un intenso prurito che si accentua durante la notte. Le "gallerie" con le larve dell’acaro, che si annidano soprattutto tra le dita della mano, nei polsi, intorno ai gomiti, nelle pieghe ascellari, si presentano come piccoli rilievi di colore grigiastro. I pericoli maggiori sono il passaggio degli acari ad altre persone con cui si entra a contatto, ma anche le infezioni. Da anni l’infermeria del carcere è allertata per la cura delle malattie dermatologiche, oltre che per il trattamento delle tossicodipendenze. Pertanto, ai primi sintomi il rumeno è stato posto 24 ore in isolamento in una cella da solo, quindi sottoposto ad una cura farmacologica. Treviso: offrite opportunità sociali ai minorenni detenuti
Il Gazzettino, 19 maggio 2006
In mezzo a un campo, appeso ad un albero, un telefono misterioso suona insistente. Una ragazza lo sente e senza pensarci su prende in mano la cornetta. Dall’altro capo del filo un giovane detenuto inizia a raccontare la sua vita... Così inizia il cortometraggio "Voci di fuori, voci di dentro" realizzato da Daniele Zanon e proiettato nei giorni scorsi all’istituto Mazzotti di Treviso. Il professore dell’istituto Verdi di Valdobbiadene ha sintetizzato con questo video il tema del progetto che coinvolge numerosi istituti superiori della provincia e i ragazzi detenuti nel carcere minorile di Treviso. Un progetto iniziato quattro anni fa dal Laboratorio scuola volontariato in collaborazione con il Centro servizi amministrativi, l’Istituto penale minorile trevigiano. La giornata dedicata al tema ha fornito l’occasione per trarre un bilancio e concludere il percorso dell’anno scolastico 2005-2006 con il coinvolgimento degli studenti del liceo Giorgione e dell’istituto Martini di Castelfranco, del Mazzotti e Madonna del Grappa di Treviso, dell’istituto Veronese di Montebelluna e Verdi di Valdobbiadene. Il cortometraggio è stato scelto per inaugurare la giornata densa di contributi, tra cui va citato l’intervento di Francesco Morelli, che prima di diventare giornalista in "Ristretti orizzonti" ha trascorso 15 anni in carcere. Con coraggio e sincerità si è confrontato con i ragazzi, raccontando la vita dentro il carcere, le amicizie, le paure, le solitudini e il mondo "altro", quello di fuori, che sgomenta chi fatica a reinserirsi. Superare pregiudizi e chiusure risulta l’obiettivo del progetto e anche dei lavori di gruppo che hanno coinvolto nella giornata conclusiva oltre duecento studenti, impegnati a individuare nuove opportunità sociali di incontro e scambio, al di là dell’alto muro del carcere.Il Minorile di Treviso, unico nel Triveneto e uno dei 17 d’Italia, accoglie fino a 18 ragazzi sotto i 18 anni. La metà degli ospiti è rumena o nordafricana. Grazie alla direzione del carcere sono numerose le attività, i laboratori, i progetti anche culturali proposti dagli operatori e dai volontari. Non ultimo quello che coinvolge le scuole superiori del territorio. Conoscersi, parlarsi, comunicare il proprio vissuto aiuta a non giudicare, sperimentando conoscenze di mondi diversi come è accaduto ieri al termine del dibattito, quando nel pomeriggio una delegazione di studenti ha varcato i cancelli del carcere, per dare vita a una festa in musica Imperia: un’ala educativa tra le sbarre, inaugurati i locali
Secolo XIX, 19 maggio 2006
Quel tetro, squallido carcere che Fabrizio De Andrè dipingeva in "Don Raffaè", bagno penale alleviato solo dal buon caffè di antica ricetta, non abita più a Imperia. Tra le sbarre di via Don Abbo infatti non sembra dominare più l’ozio e il frenetico passeggiare su e giù nello stretto cortile durante l’ora d’aria. A disposizione dei detenuti ora c’è una palestra, una sala informatica e multimediale, una biblioteca, un’area creativa, due aule scolastiche e sale per i culti religiosi differenziate, per cattolici e per musulmani. C’è persino una mansarda con archi e muri in pietra e mattoni a vista, detta "L’enoteca" tanto somiglia a quei locali recuperati sui Navigli a Milano. Il Secolo XIX varca la porta della casa circondariale di Imperia, struttura completamente rinnovata. Entra nel soprannominato "Hotel Millesbarre" per conoscere più da vicino, in un clima di totale ammodernamento, gli odierni profili riabilitativi che offre il regime di custodia presso un decisamente "anomalo" edificio (uno dei pochi ancora in centro città in Italia). Sostanzialmente Il Secolo compie un viaggio esclusivo ed unico all’interno delle mura del piccolo penitenziario onegliese. L’occasione per il nostro reportage la fornisce l’inaugurazione dei nuovi locali di detenzione e di educazione, oggetto di lavori di ristrutturazione che hanno permesso di realizzare una cinquantina di celle tutte con bagno e doccia dislocate su tre piani (soppressi gli alti soffitti con i ballatoi) più un "mansardato" dove ha trovato spazio la nuova ala educativa. Ieri per celebrare l’evento i detenuti si sono riuniti proprio nel locale sottotetto ed hanno potuto godersi un piccolo concerto rock. Allo spettacolo ha partecipato anche il vicesindaco Alessio Saso e una delegazione di invitati. Sembrano lontani un millennio i tempi del "catenaccio", questa la prima impressione. Il direttore della casa circondariale Angelo Gabriele Manes ci accoglie all’ingresso, dove al personale consegniamo i telefoni cellulari. Poi entriamo, attraversando tre porte in serie e un corridoio ai lati del quel c’è l’ufficio comando, la direzione e l’infermeria. Infine facciamo ingresso in un’ala che poco ha a che vedere con un luogo di pena. Pareti ocra e infissi blu, antiche travi in legno restaurate, mattoni antichi, porte elettroniche, celle tirate a lucido con abbaini e mobilia moderna. È cambiato anche il cappellano, oggi Don Luca. "Sono cresciuti gli spazi dedicati all’attività in generale, allo svago, ma soprattutto al recupero che va, via via, sostituendo la nuda e cruda detenzione - fa notare Manes mentre dal corridoio con l’ascensore raggiungiamo la "mansarda" - In realtà è tutta una zona realizzata per dare possibilità di sviluppare le attività educative e riabilitative che vanno dalla scuola, alla palestra, agli spettacoli. Resta un carcere, ma con lo scopo e la reale possibilità di reintrodurre i detenuti in società. Prima si adoperava molto l’arte dell’arrangiarsi, ora ci possiamo finalmente permettere di eseguire corsi e di creare nuove possibilità per i detenuti". La casa circondariale ha quasi un secolo di vita, ma vista dall’esterno non dimostra più cent’anni di storia. "Abbiamo ristrutturato con più azioni tutte le celle - spiega il direttore - Le condizioni igieniche sono nettamente migliorate ed è cambiato anche l’umore dei detenuti grazie a questo. Restano due problemi, il sovraffollamento e la carenza di personale. Il disagio tra i detenuti si avverte solo per l’allontanamento soprattutto da Genova, tenendo presente che i detenuti accolti sono in gran parte provenienti da altri carceri liguri. Oggi raggiungiamo la capienza di 110, compresi i semiliberi. Il livello ottimale potrebbe essere 80 detenuti". Il comandante Francesco Antonio Romeo ovviamente pone l’accento su quel che ancora non va. "purtroppo i problemi di personale ridotto all’osso restano - dice - È un grosso sacrificio per tutti noi: lo straordinario ormai è divenuto un quotidiano. Traduzioni, sicurezza interna, amministrazione, infermeria, la nostra forza totale raggiunge 67 unità, ma in realtà ogni giorno operativi all’interno siamo una trentina: troppi pochi rispetto al centinaio di detenuti. Siamo a conoscenza del fatto che l’amministrazione penitenziaria stia cercando di provvedere. Speriamo lo faccia presto". Roma: accordo Regione Lazio - Dap, più cultura per i detenuti
Ansa, 19 maggio 2006
Un progetto speciale per il sostegno alla scrittura e alla drammaturgia penitenziaria (in collaborazione con l’ETI, Teatro Eliseo e Segretariato Sociale della Rai) e un progetto di diffusione della cultura cinematografica e di promozione della produzione audiovisiva in ambito penitenziario. Sono le due prime iniziative che partiranno nelle carceri del Lazio,in seguito all’accordo-quadro tra la Regione Lazio e la Direzione Generale per i detenuti e il trattamento del Ministero della Giustizia. L’accordo, al momento limitato all’assistenza del personale penitenziario ed al sostegno alle attività trattamentali in materia di cultura e spettacolo, interessa 14 case di reclusione ed una popolazione carceraria di 5.987 detenuti. L’intervento dell’assessorato si articolerà nella realizzazione di iniziative proposte dalla consulta regionale e nella collaborazione ai progetti speciali interministeriali programmati sul territorio regionale. "Sono convinto - ha detto l’assessore regionale agli affari istituzionali Regino Traghetti - che il recupero sociale dei detenuti attraverso il reinserimento nel mondo del lavoro, anche in quello della cultura e dello spettacolo, debba considerarsi un obiettivo di alla cui realizzazione sono chiamate tutte le amministrazioni. in primo luogo, proprio le regioni". "Una progettualità speciale - ha puntualizzato il consigliere Sebastiano Ardita, direttore generale dei detenuti e del trattamento del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia in parte avviata con la stipula del protocollo d’intesa con il ministero per i Beni e le Attività Culturali e in linea con l’indirizzo della nostra direzione generale, il cui obiettivo primario rimane il rilancio della prassi trattamentale. Su questa base ha concluso Ardita c’è piena disponibilità a collaborare con l’assessore Brachetti, anche nell’ambito della costituenda Consulta regionale per le attività trattamentali in materia di formazione, cultura e spettacolo". Musica: l’Orchestra "Verdi" di Milano entra in diverse carceri
Comunicato Stampa, 19 maggio 2006
Una serie di cinque appuntamenti (si inizia il 19 maggio 2006) nella Casa Circondariale di Torino per portare la musica oltre le sbarre. La Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi e Telecom Progetto Italia organizzano una serie di cinque appuntamenti musicali destinati esclusivamente ai detenuti della Casa Circondariale "Lorusso e Cutugno" ö Le Vallette di Torino. Il concerto inaugurale si terrà il prossimo venerdì 19 maggio alle ore 10.00 e vedrà come protagonisti alcuni componenti dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi in un programma originale costruito per un quintetto di ottoni e ricco di brani interessanti come gli arrangiamenti di David Short su temi de "La vita è Bella", "Tanto pè cantà" e "Tango" o di George Gershwin su "Bess you are my woman now". Il Progetto "Musica in carcere" nasce dalla volontà congiunta dell’Orchestra Verdi e di Progetto Italia di aprire le porte di un’importante casa circondariale d’Italia - lo scorso anno si è avviata l’iniziativa con successo scegliendo il carcere di San Vittore a Milano - e di portare un momento di approfondimento culturale, in forma di lezione concerto, ai detenuti. Durante gli incontri i musicisti prima illustrano il contesto storico che ha generato i brani scelti e quindi agevolano l’ascolto con descrizioni specifiche relative alla musica, agli strumenti impegnati e ai compositori. Il programma del primo appuntamento prevede trascrizioni per quintetto d’ottoni di alcune tra le più famose melodie del mondo della canzone popolare italiana, del musical e dell’opera. I successivi incontri, il 26 maggio e l’8 giugno, sono dedicati alla musica jazz, prevedendo per ciascun appuntamento un organico diverso. Il 22 giugno un ensemble composto da chitarra, sassofono, percussioni e voce propone un programma di tanghi argentini e musiche del folklore sudamericano. La rassegna si conclude con un concerto del Quartetto di tromboni dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi con musiche che abbracciano un repertorio dal Barocco al musical americano. Il Progetto "Musica in carcere" s’inserisce nell’attività che sia l’Orchestra Verdi sia Progetto Italia svolgono nel campo delle diverse realtà sociali. Esperienze legate dal desiderio di aprire una strada alla speranza, alla fantasia e alla solidarietà: un filo che tenga uniti tra loro luoghi di sofferenza e disagio al mondo esterno. L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, fondata nel 1993 da Vladimir Delman, si è imposta da alcuni anni come una delle più rilevanti realtà sinfoniche nazionali, con un repertorio che spazia da Bach al sinfonismo ottocentesco fino alla musica del Novecento. Nel 1998 è stato costituito il Coro Verdi, guidato sino alla sua recente scomparsa dal Maestro Romano Gandolfi. Sede stabile dell’Orchestra è l’Auditorium di Milano, dove ogni anno vengono proposte al pubblico più di trenta programmi sinfonici oltre ad alcune stagioni attigue e a un’importante attività per i bambini e ragazzi, cui è dedicato un ciclo di concerti pomeridiani. L’Orchestra, spesso invitata in tournee in Italia e all’estero, è stata diretta dai più importanti direttori e ha sviluppato un’intensa attività discografica, incidendo più di 25 cd. Giustizia: Mastella, la prima cosa da fare è riaprire il dialogo…
Ansa, 19 maggio 2006
Evita di entrare subito nelle questioni più delicate che lo aspettano, ma Clemente Mastella nel giorno del giuramento come ministro della Giustizia davanti al presidente della Repubblica dice chiaramente che lavorerà per favorire il dialogo con gli operatori della giustizia, a partire dai magistrati. "Riaprire il dialogo è il minimo che possa fare - ha detto dopo la cerimonia al Quirinale - è l’imperativo categorico per ricreare un clima di serenità con un mondo a cui ci si è contrapposti". I giornalisti lo hanno incalzato chiedendogli un giudizio sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e sulla grazia a Sofri ma lui ha glissato: "Se mi fate ora certe domande...". Per il neo Guardasigilli oggi è il giorno dell’ emozione e del ringraziamento a Romano Prodi perché "la nostra richiesta politica di dare riconoscimento politico al centro alla fine è stata soddisfatta". Certo, Mastella riconosce la delicatezza del lavoro che dovrà affrontare. "Sono emozionato - dice - Ho sempre più privilegiato l’attività politica pura che le scelte di governo, però stavolta l’impegno è di peso. Oggi sono andato a trovare alcuni senatori a vita, Scalfaro, Andreotti, Cossiga... e poi sono andato un po’ a pregare, perché per me cattolico è importante". Poi fa notare: "Altri miei colleghi sono finiti dove pensavano io sono finito dove non pensavo. È per me una cosa incredibilmente esaltante e non mi nascondo le difficoltà. Un vecchio detto dice "fai quel che devi avvenga quel che avvenga", io lo farò con la massima serenità e spontaneità. Sono fatto così, non posso cambiare ora". Al neo ministro, che domani mattina in via Arenula prenderà le consegne dal ministro uscente Roberto Castelli, sono giunti messaggi da più parti. Il vice presidente del Csm, Virginio Rognoni, gli ha espresso i migliori auguri per un lavoro proficuo, nel quadro di quella leale collaborazione, che sempre deve essere perseguita al servizio della giustizia e nell’interesse dei cittadini". Una parte dei consiglieri di Palazzo dei Marescialli ha chiesto a Mastella di bloccare la riforma giudiziaria o per lo meno correggere gli aspetti che rischiano di produrre danni non rimediabili. A sollecitare l’intervento del ministro per bloccare i decreti che danno attuazione alla riforma dell’ ordinamento giudiziario è l’Associazione Nazionale Magistrati. "Ci aspettiamo che il nuovo ministro - dice il segretario Nello Rossi - in virtù delle doti di intuito e di capacità di decisione, che sono propri di un politico di lungo corso, individui gli aspetti fallimentari dell’eredità ricevuta e sappia porvi rimedio nei tempi brevissimi che abbiamo di fronte". Mastella incassa il giudizio positivo anche dei Penalisti italiani. "È un politico di grande esperienza che ha sempre mostrato attenzione per le nostre battaglie - ha detto il presidente delle Camere Penali - Ettore Randazzo -. Confidiamo - che la necessità e l’urgenza di attuare i principi costituzionali del Giusto Processo e le garanzie fondamentali della persona possano costituire una base comune di future collaborazioni". Carcere, Milano: assistenti sociali sul piede di guerra
Vita, 19 maggio 2006
La denuncia
I lavoratori dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (Uepe) già C.S.S.A - di Milano Lodi con il presidio tenutosi in data 17.5.06 dinanzi al provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e il presidio con conferenza stampa che si terrà il 19.5.06 dalle ore 10.00 alle ore 11.00 dinanzi all’Uepe (Piazza Venino 1/A Milano) e dalle ore 11.00 alle ore 12.00 dinanzi al provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria (Via Azario, 6 Milano) Per le inadeguate risposte degli organi competenti rispetto all’impossibilità di far fronte all’eccessiva mole di lavoro che grava sul personale fortemente sott’organico e all’insufficiente capacità di governo dell’organizzazione e delle attività dell’ufficio. I lavoratori dicono basta e chiedono l’incremento dell’organico in effettivo servizio e una direzione efficiente.
Cos’è l’Uepe
L’Ufficio dell’Esecuzione Penale Esterna già Centro di Servizio Sociale per Adulti si occupa, in collaborazione con gli operatori degli istituti penitenziari e dei servizi del territorio, sia delle persone condannate detenute, sia di quelle in esecuzione penale esterna. Mediamente ogni giorno l’UEPE ha in carico circa 3.500 casi. L’Ufficio segue il percorso di reinserimento sociale e lavorativo di persone condannate per le quali il Tribunale di Sorveglianza ha concesso di usufruire della Misura Alternativa alla detenzione; attualmente sono in carico 1.900 soggetti sottoposti a detta misura; collabora all’Osservazione e Trattamento dei soggetti detenuti negli Istituti Penitenziari di Milano San Vittore, Milano Opera, Milano Bollate, Monza e Lodi. Tali soggetti reclusi sono oltre 2000, ad essi si aggiungono tutti i detenuti, residenti nella provincia di Milano e reclusi negli istituti penitenziario di tutta l’Italia. In considerazione dell’enorme mole di lavoro il personale in servizio è insufficiente: gli assistenti sociali effettivamente in servizio sono 45. La pianta organica prevista è di 71 Assistenti Sociali e di 15 amministrativi che sono in servizio effettivo il 50%. Dal mese di Luglio del 2005 L’UEPE di Milano e Lodi è in stato di agitazione sindacale per segnalare, a tutti gli Organi superiori, il grave stato di disagio e malessere in cui sono costretti a lavorare sia per l’evidente mole di lavoro sia per la complessità che tale casistica comporta. Detto malessere è stato amplificato dall’atteggiamento assente della Direzione, per cui i lavoratori ne hanno chiesto la rimozione. Con la protesta in atto ed i presidi del 17 e 19 c.m. si invitano tutti gli operatori dell’UEPE della Lombardia e degli Istituti Penitenziari oltre che il mondo delle associazioni che operano nel settore della giustizia ad unirsi alla manifestazione al fine di coinvolgere la società civile poiché la difesa dei diritti dei lavoratori dell’UEPE coincide con i diritti dei soggetti che devono reintregrarsi nella società. Larino: la raccolta differenziata arriva anche in carcere
Il Tempo, 19 maggio 2006
Lo scorso 29 aprile è partito presso il carcere di Larino il progetto pilota "Rifiuti? Sistemiamoli per bene" promosso da Legambiente Basso Molise, voluto dalla direttrice del carcere di Larino la dottoressa Rosa La Ginestra e con il patrocinio del Comune frentano. L’iniziativa, che prevede una prima fase sperimentale di 6 mesi, si pone come obiettivi fondamentali quello di intervenire sul campo dell’educazione ambientale, per trasmettere la cultura del rispetto, della difesa e della tutela dell’ambiente in cui si vive attraverso la realizzazione, nei propri contesti (nel caso specifico Istituto penitenziario) di iniziative innovative nei settori strategici di intervento dei rifiuti intesi come risorsa, agevolando la comprensione dell’importanza della corretta gestione dei rifiuti. In questi giorni si darà il via alla selezione di materiale riciclabile all’interno delle cellette e degli spazi comuni. Unione dei Comuni. Claudio De Luca, comandante della Polizia Municipale di Larino (nella foto sopra col sindaco di Campomarino Anita Di Giuseppe), è stato nominato coordinatore del Corpo Unico di Polizia Locale dell’Unione Comuni del Basso Biferno, il nuovo servizio attivato dalla Giunta per rispondere, in maniera efficace, alle problematiche inerenti la sicurezza sul territorio degli otto Comuni aderenti al Consorzio. Sono otto per il momento i Vigili in servizio presso i vari Corpi Municipali che hanno aderito al progetto, dando la loro disponibilità a integrare le mansioni giornaliere nei singoli Comuni con il lavoro di agenti intercomunali addetti alla sorveglianza e al pattugliamento del territorio. Giuseppe Ciliberto Trento: teatro in carcere "Il puzzo e l’odore di sogno"
Casa Circondariale di Trento 19 maggio 2006, ore 15.00 e ore 16.00
Fra febbraio e maggio nel carcere di Trento una decina di giovani detenuti e alcuni studenti del Liceo Leonardo da Vinci si sono incontrati a cadenza settimanale nelle aule dell’area trattamentale del carcere di Trento per svolgere un laboratorio teatrale. Odori e profumi sono stati il tema principale dell’attività con uno specifico laboratorio di estrazione e percezione di essenze profumate. Odori e profumi sono stati anche l’oggetto della drammaturgia il cui risultato è una libera riduzione scenica di due passi letterari: Il puzzo è tratto dall’esordio del romanzo Il profumo di Patrick Süskind e L’odore di sogno dal racconto L’uomo che fiutava il futuro di Gabriele Romagnoli. Nel corso e al termine della breve dimostrazione di lavoro il pubblico, costituito dai detenuti del carcere, assisterà alla estrazione di essenza profumata da fiori ed altro materiale vegetale e parteciperà a una prova di percezione olfattiva di alcune essenze. Il gruppo ha lavorato sull’espressione del corpo e della voce, ha costruito e dipinto grandi mani di carta pesta come oggetti di scena e ha seguito alcune lezioni sul linguaggio delle immagini in funzione di documentazione. La dimostrazione di lavoro si svolgerà nella chiesa del carcere. Per quanto consentito dalle condizioni operative, i componenti del gruppo hanno condiviso in modo paritario ogni momento dell’attività senza distinzioni di ruoli o di funzioni. Hanno partecipato persone provenienti da Marocco, Tunisia, Bosnia, Palestina e Italia e questa base multietnica ha particolarmente arricchito il percorso con spunti linguistici, culturali, sociali e storici. Per ragioni legate alla loro vicenda giudiziaria, non tutti i detenuti possono partecipare all’evento, ma resta traccia del loro apporto al percorso. Chi ha progettato e curato questo laboratorio ritiene che si sia trattato di una piccola ma significativa occasione di incontro e di arricchimento reciproco fra il carcere e il suo territorio ed esprime l’auspicio che si possano creare le condizioni per tenere aperto questo canale di comunicazione e di confronto che è nato grazie alla sensibilità e disponibilità di dirigenti ed educatori del carcere di Trento. Un ringraziamento particolare agli agenti di custodia e al cappellano del Carcere che hanno reso possibile e agevolato lo svolgimento del laboratorio. Il laboratorio è stato svolto in forma di Corso del Fondo Sociale Europeo organizzato dai seguenti partner: Casa Circondariale di Trento, Atas onlus, Comune di Trento, Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, Scuola del Carcere, Centro Audiovisivi della Provincia Autonoma di Trento. Interpreti: Antonio Amici, Ahmed Bardad, Sami Ben Ali, Hamadi Ben Hassine, Mauro Carlino, Francesca Correr, Emir Fazlic, Elena Nardelli, Mohamed Nasraoui, Davide Rizzo. Hanno partecipato inoltre al laboratorio: Abderhammen Kalaf, Giancarlo Mazzei, Hichem Messaudi, Kais Nasri, Adnan Yakine. Espressione corporea, drammaturgia e messa in scena: Amedeo Savoia Laboratorio di cartapesta: Emilio Picone Laboratorio di estrazione di essenze profumate: Gisella Aiardi Laboratorio di linguaggio delle immagini e documentazione video: Diego Busacca In collaborazione con Luisa Rapanà e Grazia Pevarello Suoni di scena: Luciano Olzer Empoli: teatro alla custodia attenuta "Confini: Closed"
Comunicato Stampa, 19 maggio 2006
"Confini: Closed" in scena alla Casa di Custodia attenuata. Sul palcoscenico, le donne detenute al Pozzale dirette da Maria Teresa Delogu e Luana Ranallo. Ispirata a Garcia Lorca, una riflessione sul delicato rapporto tra libertà e reclusione. La rassegna teatrale Confini presenta domani il penultimo appuntamento della stagione 2006: va in scena "Closed", lo spettacolo realizzato dalla, compagnia Giallo Mare Minimal Teatro e interpretato dalle donne detenute del carcere, dirette da Maria Teresa Delogu e Luana Ranallo. L’appuntamento è alla Casa circondariale a custodia attenuata femminile di Empoli, alle 17, l’ingresso è esclusivamente su invito. "Closed" verrà poi riproposto al pubblico esterno nella programmazione della seconda edizione della manifestazione Estate… al fresco 2006. Lo spettacolo si ispira all’opera di Federico Garcia Lorca "La casa di Bernarda Alba", le cui tematiche offrono lo spunto per una riflessione sul delicato rapporto tra libertà e reclusione. Il cartellone di Confini si chiude giovedì 8 giugno con un incontro con Margherita Hack. La grande astrofisica parlerà della sua vita: l’educazione dei genitori, la giovinezza a Firenze, la sua professione, la scelta universitaria e la nomina a direttore del Centro Astronomico di Trieste. L’incontro poi continuerà con argomenti specifici che riguardano l’origine del mondo e la possibile vita su altri pianeti simili al nostro. L’intervista sarà condotta da Vania Pucci, direttrice della compagnia Giallo Mare Minimal Teatro. La prevendita dei biglietti è presso Discofollia, via del Gelsomino a Empoli, telefono 0571.710746. Per informazioni ci si può rivolgere a: U.O. Attività Culturali e Turismo 0571.757729 e-mail cultura@comune.empoli.fi.it. Giallo Mare Minimal Teatro 0571.81629-83758; mail info@giallomare.it. Il costo del biglietto è di 8 euro. Closed si inserisce nel progetto Teatro-Carcere 2005, promosso dalla Regione Toscana, Giallo Mare Minimal Teatro e la Casa a custodia attenuata femminile di Empoli. Giappone: impronte digitali per tutti gli stranieri
Ansa, 19 maggio 2006
Sebbene non sia mai stato bersaglio di progetti terroristici dall’estero il Giappone ha introdotto oggi rigorosissime misure di controllo sugli stranieri, che prevedono tra l’altro il rilevamento delle impronte digitali per tutti i turisti. Un controverso disegno di legge in proposito è stato approvato dal parlamento con la motivazione di un rafforzamento delle misure antiterroristiche sulla scia degli attentati in Usa del settembre 2001. Ma il fatto che siano trascorsi da allora quasi cinque anni e tutta una serie di altri giri di vite sugli stranieri hanno indotto vari settori dell’opposizione a vedere nel disegno di legge un rigurgito nazionalistico del governo conservatore di Junichiro Koizumi. Negli ultimi tempi il partito liberaldemocratico di maggioranza è infatti parso sempre più preoccupato di riequilibrare con richiami patriottici una prevedibile perdita di consensi quando, in settembre, il popolarissimo Koizumi presenterà le preannunciate dimissioni. Le controverse norme che imponevano a tutti i residenti stranieri di lasciare le impronte digitali erano state abolite in Giappone nel 2000: ora sono state reimposte e ampliate anche ai turisti, compresi i minorenni sopra i 16 anni. È anche prevista la possibilità che chiunque sia deportato per semplice decisione del ministero della giustizia. Anche l’Associazione nazionale degli avvocati ha criticato la nuova legge, affermando che essa offre il destro a violazioni del diritto alla riservatezza sui dati personali. In un primo momento, dopo le proteste delle associazioni per i diritti civili, il governo aveva indicato che tali dati sarebbero rimasti confinati alle indagini antiterrorismo: in seguito, tuttavia, questo confine si è fatto assai nebuloso e varie fonti hanno ammesso che anche la polizia potrà avervi facilmente accesso. Il segretario generale di Amnesty International in Giappone, Makoto Teranaka, ha parlato di una "legge razzista, fatta passare nel nome dell’antiterrorismo in un clima di crescente xenofobia".
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