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Giustizia: dopo l’indulto serve la riforma del sistema penale
Ansa, 31 luglio 2006
L’assemblea del Senato, con la richiesta maggioranza dei due terzi, ha approvato definitivamente sabato scorso il ddl sull’indulto. A favore hanno votato 245 senatori, contrari 56, 6 gli astenuti. Uno sconto di pena di tre anni per chi ha commesso reati fino al 2 maggio 2006, ma con molte esclusioni. Il provvedimento di clemenza definitivamente approvato dal Senato sarà applicato a chi si è macchiato di reati come il l’omicidio, la rapina, il furto, ma anche la corruzione e i reati finanziari . Non riguarderà, invece, i reati di terrorismo (compresa l’associazione eversiva) strage, banda armata, schiavitù, prostituzione minorile, pedo-pornografia (vale anche la semplice detenzione di materiale pornografico), tratta di persone, violenza sessuale, sequestro, riciclaggio, produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, usura. Nessuno sconto di pena nemmeno per chi è stato condannato per mafia. Un’eccezione: potrà beneficiare dell’indulto chi ha violato l’articolo 416-ter del codice penale sul voto di scambio, quello che punisce chi chiede i voti alla mafia in cambio di denaro. Lo sconto di pena sarà condizionato alla "buona condotta" fuori dalla cella: se il reo, nei cinque anni successivi alla concessione dell’indulto, torna a commettere reati punibili con condanne non inferiori a due anni, si vedrà revocare il beneficio. La proposta di legge prevede anche che l’indulto non possa essere applicato alle pene accessorie temporanee, come l’interdizione dai pubblici uffici. Inoltre, consentirà la diminuzione della popolazione carceraria e lo Stato risparmierà "oltre due miliardi di euro all’anno" e con questi soldi sarà possibile aumentare l’organico di educatori, assistenti sociali, magistrati di sorveglianza, nonché creare strutture alternative al carcere per tossicodipendenti e riformare totalmente il nostro sistema penale. A sostenerlo è stato Giuliano Pisapia, presidente della Commissione per il nuovo codice penale, istituita venerdì scorso dal ministro della Giustizia Mastella, che ha già preannunziato di lavorare per dare un nuovo volto alla normativa penalistica in Italia. Il provvedimento entrerà in vigore il giorno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Indulto: Napolitano firma e chiede riforma globale della giustizia
Ansa, 31 luglio 2006
Il presidente della Repubblica ha firmato la legge sull’indulto, che così già domani potrebbe essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, e aprire subito le porte del carcere a poco più di dodicimila detenuti. Un provvedimento reso necessario dall’emergenza carceri, ma che certo non può accontentare chi ama la giustizia. Ecco perché - durante il passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo Consiglio Superiore della Magistratura - Napolitano ha sollecitato una riforma organica della giustizia, e un ripensamento dell’intero sistema delle sanzioni e delle pene. "L’approvazione nei giorni scorsi di un provvedimento di clemenza e di urgenza volto a lenire una condizione di intollerabile sovraffollamento e di degrado nelle carceri, sollecita ancor più governo e parlamento a procedere decisamente, con misure efficaci, sulla via tanto della durata dei processi, quanto dell’ulteriore ricorso a pene alternative alla sanzione detentiva". Dopo Napolitano è Virginio Rognoni, vicepresidente uscente del Csm, a farsi portavoce del malumore delle toghe per uno sconto di pena troppo esteso. D’accordo con Napolitano invece nel condannare la durata eccessiva dei processi. Un male che da domani dovrà combattere anche il nuovo Csm, che si è già riunito al Quirinale, sotto la presidenza di Napolitano, e che domani sceglierà come vicepresidente - tra i 24 nuovi componenti - l’ex presidente del Senato, Nicola Mancino. Giustizia: Di Pietro; sull’indulto c'è stato un "voto di scambio"
Il Messaggero, 31 luglio 2006
Ora mancano solo la firma del capo dello Stato e la successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per spalancare le porte delle carceri italiani. I detenuti che godranno dei benefici dell’indulto non usciranno tutti insieme, ma poco alla volta: entro settembre, comunque, le circa 12mila persone interessate al provvedimento, torneranno libere. Se tra la popolazione carceraria è tornata la speranza, come spiega il sottosegretario all’Economia, Paolo Cento, ieri in visita a Rebibbia, il mondo politico resta profondamente diviso. Antonio Di Pietro, ministro per le Infrastrutture, non abbandona l’ascia di guerra, e attacca l’accordo tra la maggioranza e una parte dell’opposizione: "C’è stato uno scambio di voto politico parlamentare: io ti do l’indulto a condizione che tu lo dia ai corrotti, corruttori, evasori fiscali e ai falsificatori di bilanci, addirittura voto di scambio politico-mafioso. Mi chiedo: questo il centrosinistra lo ha fatto perché sotto ricatto o perché gli è convenuto? È una risposta che devono ancora dare". Invitano ad una riflessione le parole di Gerardo D’Ambrosio, ex procuratore capo di Milano, eletto senatore come indipendente fra i Ds. "Non mi candiderei più - spiega - anche perché un provvedimento di questa importanza è stato discusso in Senato in un solo giorno: noi avevamo impostato la nostra campagna elettorale sulla sicurezza, e della sicurezza, con l’indulto, non si sono affatto preoccupati". D’Ambrosio non nasconde il suo scetticismo: "Abbiamo avuto undici provvedimenti di amnistia tra il ‘49 e il ‘90 e comunque mai superiori ai due anni di sconto della pena. E abbiamo constatato che nel giro di otto mesi la situazione delle carceri tornava ad essere quella di prima. Mi auguro che il ministro degli Interni prenda le dovute precauzioni". L’ex pm sottolinea che al momento "non ci sono le strutture adeguate per seguire i detenuti rimessi in libertà, io non ero contrario all’indulto in via di principio ma a un provvedimento così vasto". Gennaro Migliore, di Rifondazione, chiarisce che "l’indulto è arrivato in porto nell’unico modo possibile, ma quanta fatica". Ora - aggiunge - vogliamo andare avanti con l’amnistia, l’abrogazione di leggi vergognose e produttrici di carcerazione come la Bossi-Fini e quella sulle droghe e la ex Cirielli". Obiettivi ai quali non aspirano i deputati dell’Italia dei Valori: "Serve un chiarimento all’interno della coalizione - tuona Massimo Donadi - vogliamo sapere quali saranno le politiche dell’Unione in materia di giustizia, in materia di contrasto delle grandi frodi economico-finanziarie, quali saranno gli strumenti concreti che si metteranno in campo per contrastare l’evasione fiscale". I Verdi che hanno votato a favore del provvedimento, chiedono al governo di approvare entro settembre "la legge per la confisca dei beni da illecito arricchimento per reati di corruzione e finanziari" perché - spiega Angelo Bonelli - il modo più efficace per sanzionare chi ha commesso questi odiosi reati, oltre l’interdizione dai pubblici uffici è quello di colpire i patrimoni e destinarli ad uso sociale o alle vittime dei reati". Giuliano Pisapia, appena nominato presidente della Commissione per il codice penale, sottolinea quanto si risparmia con l’indulto: "Con la diminuzione della popolazione carceraria, lo Stato risparmierà circa due miliardi di euro l’anno e con questi soldi sarà possibile aumentare l’organico di educatori, assistenti sociali magistrati di sorveglianza, nonché creare strutture alternative al carcere per tossicodipendenti e riformare totalmente il nostro sistema penale". Bruno Mellano della Rosa nel Pugno, in visita al carcere torinese delle Vallette insieme al primo firmatario della legge, Enrico Buemi, ribadisce che l’indulto "è un primo provvedimento straordinario e d’emergenza" ma per migliorare la situazione "occorre andare ancora avanti". Indulto: Mastella; e da settembre lavoriamo alle riforme
Apcom, 31 luglio 2006
"Il provvedimento dell’indulto è un provvedimento eccezionale ed eccezionale deve rimanere". Lo afferma il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, in un colloquio su La Stampa. Il Guardasigilli sottolinea la necessità di riforme strutturali alle quali, fa sapere, si lavorerà "da subito". A partire dalla legge sulla droga e dalla ex Cirielli. Eppure Mastella assicura che "non abbiamo intenzione di buttare a mare tutto il lavoro fatto nella precedente legislatura". Quanto alle critiche piovute da ogni lato all’approvazione dell’indulto, il Ministro dice: "Non ho vendette da consumare". Neanche nei confronti di Antonio Di Pietro anche se ribadisce che "è inaccettabile che lui tiri in ballo la mia moralità, lui e gli altri, quelli che dicono chissà quale inciucio c’è dietro, chissà quale compromesso". E ancora: "Molti come Scalari hanno usato parole piene di virulenza e prive di logicità. Perché è illogico abbandonare migliaia di detenuti per salvare settanta colletti bianchi". Indulto: Manconi; grande traguardo, ora pensiamo all’amnistia
Il Messaggero, 31 luglio 2006
ROMA - Ha ringraziato di persona ieri i detenuti a Regina Coeli "per la straordinaria maturità con cui hanno vissuto prima la lunghissima attesa e poi, con trepidazione e compostezza, la discussione parlamentare sull’indulto". Il sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, prima di entrare nel governo era responsabile del dipartimento diritti civili dei Ds ed è stato Garante dei detenuti nella Capitale scelto da Veltroni.
Come hanno reagito a Regina Coeli per la conclusione di questa lunga battaglia? "Penso che questo sia un risultato positivo per tutto il sistema penitenziario. È un errore vedere solo ed esclusivamente la condizione dei detenuti. Il sovraffollamento, cioè la crescita della popolazione reclusa ai livelli attuali, costituisce un problema gigantesco per gli agenti di polizia penitenziaria e per tutti coloro che lavorano in carcere: dagli educatori, ai medici agli infermieri, ai direttori. La loro attività in carceri sovraffollate, da quella di custodia a quella sanitaria, diventa più difficile. La promiscuità dei detenuti corrisponde a quella degli agenti. Questo provvedimento, quindi, è positivo per tutti".
Quanti ne usufruiranno? "I calcoli li stanno facendo. Le variabili sono molte. Le cifre date nei giorni scorsi non tenevano conto del fatto che coloro che potrebbero godere dell’indulto in ragione di un residuo pena di tre o meno di tre anni, non ne godranno se hanno un’altra imputazione. Questo cambia significativamente la platea dei destinatari".
Basta l’indulto senza amnistia? "Io e anche il ministro Mastella pensavamo ci volessero due misure: indulto e amnistia. L’una incidente sulla popolazione detenuta l’altra sul carico giudiziario. Poi è stato scelto di anticipare l’indulto, scelta razionale, che è stata un fattore decisivo per arrivare all’approvazione prima delle ferie. Io confermo che sarebbe necessaria anche l’amnistia". Indulto: Napoli; dopo Ferragosto le prime scarcerazioni
Il Mattino, 31 luglio 2006
Su 7310 detenuti censiti nelle carceri della Campania, saranno 1600-2000 a beneficiare della legge sull’indulto. Un esercito di pregiudicati, una boccata d’ossigeno per alcuni tra i più affollati penitenziari italiani. L’ufficio esecuzione della Procura generale di Napoli è pronto a valutare, a partire da questa mattina, centinaia di fascicoli che rientrano nel provvedimento di clemenza. A scaglione, le prime scarcerazioni, a cominciare dalla settimana di Ferragosto, quando la città si svuota per le ferie estive: in quei sette-dieci giorni, dopo la firma della legge del presidente Napolitano e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, le celle napoletane si apriranno per centinaia di detenuti. Il conto alla rovescia comincia per chi ha un fine pena più vicino, in un lasso di tempo che va dal 2 maggio del 2006 al 2 maggio del 2009. Il principio è dunque della scadenza della pena e non della presentazione di un’istanza di scarcerazione, cosa che rende febbrile l’attività negli uffici esecutivi della Procura di Giovandomenico Lepore e della Procura generale di Vincenzo Galgano. Tra personale di cancelleria e magistrati, c’è chi è rientrato dalle ferie. Il carcere più appesantito in Campania per numero di inquilini è decisamente quello di Poggioreale: da qui saranno circa 250 a salutare le sbarre, riportando il numero di reclusi ad uno standard più vicino alla media (ne resterebbero 1950 in una casa circondariale che ne dovrebbe ospitare 1387, dati Dap, fino al 31 dicembre del 2005). L’esodo è dunque per i giorni del "solleone". A fare le valigie, malviventi di strada: scippatori, rapinatori, pusher ed estorsori non collegati ad associazioni, e detenuti per reati di natura finanziaria. Dati che suscitano allarme, visti gli interventi dell’Anm di Raffaele Cantone e di inquirenti (il procuratore aggiunto Franco Roberti e il pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro) e sindacati di polizia, preoccupati per le ricadute sulla vivibilità, sull’ordine pubblico e, soprattutto, sulle indagini in corso. L’indulto rischia infatti di vanificare relazioni di polizia giudiziaria per reati commessi prima dello scorso 2 maggio. Centinaia di scarcerazioni nelle altre carceri campane, con il caso del penitenziario di Lauro di Nola nell’Avellinese, destinato a passare da 39 a 17 inquilini in poche settimane. Giustizia: Fp-Cgil Veneto; allarme sulla sanità nelle carceri
Il Gazzettino, 31 luglio 2006
La drammatica condizione in cui versa la sanità penitenziaria italiana è tutta racchiusa in due cifre: se nell’anno 2000 sono stati spesi 110 milioni di euro per la prevenzione e la cura della salute dei detenuti, nel 2005 la cifra è scesa a 90 milioni. Miglior gestione delle risorse o calo delle prestazioni? Sottolinea Gianpietro Pegoraro, rappresentante di Fp-Cgil Veneto Penitenziari: "Il risultato di questo spaventoso taglio di risorse economiche è rappresentato da un 13% di reclusi che versa in cattive condizioni di salute, secondo il Dap, oltre al crescente numero di soggetti che presentano patologie connesse all’abuso di sostanze (droghe ed alcol) ed al disagio psicologico-psichiatrico. Un quadro desolante se si aggiunge il dato relativo alla crescita negli ultimi sette anni della popolazione detenuta pari a circa 10.000 unità. La mancata riforma della sanità penitenziaria prevista dalla legge del ‘99 ha determinato una condizione di forte disomogeneità territoriale per quel che concerne l’esigibilità del diritto alla salute dei reclusi. Infatti, se alcune Regioni si sono adoperate in tal senso, in altri contesti territoriali non sono stati raggiunti risultati altrettanto significativi e di conseguenza i livelli essenziali di assistenza di cui ogni detenuto dovrebbe godere in realtà non vengono garantiti. Anche nell’ambito penale minorile si segnalano forti disomogeneità territoriali a fronte di una casistica che vede prevalere un’utenza fortemente marcata da importanti disturbi della personalità tra giovani extracomunitari e tossico-alcoldipendenti. In queste condizioni, le strutture detentive destinate sia alla popolazione adulta che minorile diventano sempre più generatrici di patologie psico-fisiche, vere e proprie pene accessorie che affliggono in misura più o meno intensa i reclusi". Veneto: concorso per progettazione di carceri "più umane"
Il Gazzettino, 31 luglio 2006
L’approvazione dell’indulto a Giancarlo Galan non è piaciuta. Dopo aver ascoltato le motivazioni che hanno portato al provvedimento giudiziario che consente lo sconto di tre anni della pena e la liberazione di migliaia di detenuti in Italia, il governatore del Veneto ha annunciato la sua linea politica sulla materia del carcere: chiamare a raccolta i migliori architetti e farli partecipare a un concorso di idee per progettare case circondariali a dimensione umana. Galan è convinto che il Parlamento abbia "prova di una profonda disumanità". "È disumano infatti", ha spiegato, "ricorrere a simili strumenti che negano le forme più elementari della civiltà giuridica, come la certezza della pena, e negandole impediscono che si dia inizio finalmente alla realizzazione di spazi detentivi costruiti e progettati a dimensione umana". Il fatto che escano dalle carceri i detenuti che possono beneficiare dell’indulto preoccupa Galan. Considera l’evento "una minaccia sociale" perché crede che ad agosto i condannati torneranno a fare ciò che riterranno meglio fare e ha sottolineato che rinunciare al principio di civiltà giuridica della certezza della pena sia una posizione profondamente disumana. "Appena il concorso sarà concluso", ha poi spiegato Galan, "i progetti migliori saranno esposti e offerti all’attenzione del Ministero di Grazia e Giustizia". Nel carcere di Montorio a Verona anche questa estate, con temperature vicine ai quaranta gradi, in alcune celle c’erano anche quattro detenuti in pochi metri quadrati. Lo ha testimoniato Maurizio Ruzzenenti che con i collaboratori di "Progetto carcere" da molti anni è impegnato sul versante delle attività per i condannati che stanno scontando le pene. Per Ruzzenenti è fondamentale che da martedì, quando inizieranno ad arrivare i primi provvedimenti di scarcerazione, qualcuno a Verona si faccia carico delle persone che escono dalle celle di Montorio. "In un incontro pubblico che abbiamo avuto con rappresentanti di sindacati e associazioni delle categorie produttive, abbiamo portato la testimonianza di un detenuto che stava per uscire dal carcere e non aveva un lavoro, una famiglia e neanche una casa dove andare. È ovvio che la persona, nonostante tutte le migliori intenzioni che noi siamo riusciti a inculcargli o che lui liberamente ha scelto di avere, corra rischi maggiori di chi invece trova un tessuto sociale pronto ad accoglierlo e dargli la possibilità di ricominciare daccapo". Ruzzeneneti è anche molto realista: "Come si fa a trovare lavoro per tre o quattrocento persone che escono se ci sono serie difficoltà anche per i giovani che cercano un primo impiego? Io penso che i poteri pubblici possano incominciare a pensare di trovare una soluzione anche con attività che possano avere una utilità sociale e lancio un appello proprio a loro affinché si pongano il problema di questi reinserimenti". Silvano Filippi, segretario provinciale del Sindacato unitario di polizia, ha giudicato l’indulto un provvedimento che risolve il problema di "un Paese che non riesce a tenere in condizioni civili ottantamila detenuti" per il fatto che ha strutture che possono ospitarne quarantamila. "È soluzione di emergenza", ha aggiunto Filippi, "ma a titolo personale posso anche dire che non trova la mia adesione. Poteva essere individuata una forma diversa, come hanno suggerito altri". Filippi ha anche spiegato che sul piano della sicurezza è statisticamente dimostrato da precedenti esperienze che l’ex detenuto non sia in grado di reinserirsi nella società. "La maggior parte proviene da paesi stranieri, non ha famiglia o appoggi, quindi le difficoltà per trovare un lavoro sono enormi. E purtroppo è probabile che ricadano in attività delinquenziali nel giro di poche settimane. Mi chiedo, quindi, se il reinserimento sociale sia stato considerato. Tempo però che inevitabilmente molti ex detenuti siano destinati a tornare nelle carceri". "L’indulto definisce una serie di posizioni anche sul piano della giustizia militare", ha annunciato il procuratore militare di Verona Bartolomeo Costantini, "e per la maggior parte riguarda reati minori". "In generale ho qualche perplessità", ha aggiunto, "perché bisogna tener presente che questa è una specie di amnistia camuffata in quanto si applica ai reati commessi fino al 2 maggio scorso. Per l’imputato ha esattamente i vantaggi dell’amnistia e gli svantaggi per la giustizia che comunque deve celebrare il processo". "Nell’ambito militare", ha concluso il magistrato, "un vantaggio forse c’è: l’indulto porrà fine alle esecuzioni delle condanne inflitte per i reati di mancanza alla chiamata. Anche se i reati sono stati commessi e le pene, in media dai quattro ai dodici mesi, vanno eseguite, questi provvedimenti di carcerazione sono ingiusti poiché la leva obbligatoria è stata sospesa. E se consideriamo che per i reati commessi prima dell’abolizione della leva obbligatoria ci sono persone in carcere o che stanno per andarci, l’indulto eviterà che questo avvenga". Indulto: Roma; ora chi mi difende da mio figlio drogato?
Il Messaggero, 31 luglio 2006
"Il mio persecutore, che resta, solo biologicamente, mio figlio, torna libero grazie all’indulto. Oggi vengo beffata dallo Stato. Ma come? Proprio lui... Una persona dichiarata "delinquente abituale", un tossicodipendente incallito, furti, rapine, truffe, minacce di morte e botte a me e a suo padre che non c’è più. Che ne sanno i politici di queste cose? Chi mi difenderà? Chi lo terrà lontano da casa mia? Chi gli impedirà di assalirmi a caccia di soldi per la droga? Me lo dica Mastella. Oppure mi metta in prigione, perché io, a differenza dei ministri, la scorta non ce l’ho. E quindi, se non c’è altra soluzione, mi uccido". Non contano il nome, il luogo esatto, la professione, i dettagli di una tragedia che nel 2003 riempì per giorni le cronache cittadine. Conta che la Legge, la quale, uguale per tutti, può essere vissuta, nei casi specifici, come il massimo dell’ingiuria. Lei, una madre di 67 anni, romana, di Monte Sacro, quando ha visto in tv che l’indulto sarebbe passato ("E sentito le sciocchezze che dicevano i parlamentari"), ha preso carta e penna e ha dettato all’agenzia Ansa una lettera per il ministro della Giustizia. "Chiedo di essere ricevuta scrive la donna e voglio un mandato di cattura nei miei confronti: se mio figlio è libero, un carcere qualsiasi, anche il più invivibile, è più sicuro della mia abitazione". Tanta amarezza e tanta determinazione, dopo giorni di tempesta politica sull’indulto, non potevano lasciare indifferente il ministro. Mastella, dicendosi "colpito e commosso", ha risposto alla madre promettendole che la incontrerà. "È recente afferma la memoria della giovane donna perseguitata da un uomo che ha finito per assassinarla. Suo figlio uscirebbe comunque dagli arresti entro tre anni e comunque sarebbe necessario impedirgli di minacciare la sua vita. Mi premurerò con chiunque possa avere un’autorità perché lei sia messa al riparo dalla sopraffazione e della violenza". Sopraffazione. Violenza. Altrimenti detto: un inferno. Una realtà che la donna porta impressa nell’animo come un marchio indelebile. Era il 2 luglio del 2003 quando il figlio, al culmine dell’ennesima crisi, si presentò a casa della madre con un coltello a serramanico pretendendo altri soldi ("Di più! Li voglio tutti! Str... chiedili a chi ti pare!") per comprare l’eroina. La donna lo denunciò, i carabinieri lo arrestarono. E le minacce di quel giorno, unite ai reati commessi nei mesi precedenti, gli valsero una condanna a cinque anni e sette mesi. "Ma lui, sia chiaro, non sta neanche in carcere rivela la donna L’hanno mandato in una cosiddetta struttura alternativa per il presunto recupero. Un posto, che è una villa, dove poco ci manca che ci sia pure la piscina. Li ho sentiti i politici, in Senato, dopo il "sì": "...Dobbiamo sfoltire le carceri, le prigioni sono invivibili, lo voleva anche Papa Wojtyla...". Questa gente non sa nulla, agisce solo per prendere voti. Vengano a casa mia. Si facciamo mettere un coltello alla gola. E capiscano: una volta sono dovuta restare chiusa in casa per settimane perché sotto c’era mio figlio che mi voleva ammazzare. Ora lo mettono fuori. L’indulto è anche questo. Qualcuno vuole rendersene conto?". Indulto: Torino; chiesta mobilitazione per detenuti scarcerati
Targato Cn, 31 luglio 2006
"Come verrà gestita la scarcerazione dei detenuti dalle carceri piemontesi? I Comuni verranno lasciati soli a farsi carico del reinserimento di queste persone oppure lo Stato e la Regione, visto il risparmio che questa operazione comporterà, interverranno in qualche modo?". Queste alcune delle questioni che la consigliera regionale di Forza Italia, Mariangela Cotto, ha affrontato all’interno di un’interrogazione in Regione all’indomani dell’approvazione, da parte del Parlamento, del provvedimento di indulto che in Piemonte riguarderà circa 1000 detenuti. "Per evitare - aggiunge Cotto - che la scarcerazione si riveli un boomerang per molte persone, che senza lavoro e alloggio rischiano di rientrare nel giro della criminalità e della tossicodipendenza, dovrà funzionare la rete dei servizi sociali. Ma per molti Comuni, già fortemente penalizzati nelle possibilità di intervento, la presa in carico di nuove fragilità sociali può costituire un serio problema". "Il costo medio giornaliero di un detenuto è di 250 euro al giorno, pari a 91.250 euro annuali a persona. Ciò significa - aggiunge la consigliera azzurra - che solo per quanto riguarda il Piemonte la scarcerazione di 1000 persone, con uno sconto di pena fino a tre anni, farà risparmiare alle casse dello Stato oltre 273 milioni di euro. Non è sufficiente, per quanto importante, provvedere in questo modo al problema del sovraffollamento delle carceri, ma è doveroso anche aiutare concretamente chi si deve occupare del reinserimento di persone che, in molti casi, sono prive di domicilio, di lavoro e non hanno mezzi di sussistenza. È inevitabile chiedersi, una volta fuori dal carcere, dove andranno e cosa faranno. Per questo motivo chiedo che almeno una parte di queste cifre venga destinata ai Comuni e alla rete dei servizi sociali per il tramite e con il cofinanziamento della Regione". Nell’interpellanza viene inoltre richiesto alla Giunta quali iniziative intenda mettere in atto per fare in modo che i casi ‘a rischiò vengano opportunamente segnalati all’amministrazione penitenziaria, ai Consorzi socio assistenziali e alle associazioni di volontariato, "proprio per evitare che la scarcerazione diventi, da occasione di riscatto a nuova sconfitta, individuale ma anche delle istituzioni". Indulto: Milano; tra un mese i detenuti saranno di nuovo qua
Gazzetta del Sud, 31 luglio 2006
"Oggi è uguale a ieri, e sarà uguale a domani": così un agente di Polizia penitenziaria di San Vittore, con estrema sintesi, riassume lo stato d’animo di molti colleghi, all’indomani dell’approvazione definitiva dell’indulto. Per gli agenti che lavorano tutti i giorni con i detenuti, il provvedimento straordinario di clemenza voluto anche per ridurre il sovraffollamento delle carceri, non cambia il carico di lavoro, non lo alleggerisce, né lo facilita. Lo ammettono a bassa voce, chiedendo di restare anonimi, "perché restiamo comunque servitori dello Stato e ci rimettiamo a quello che lo Stato decide". "Ma come si può dire - si domanda un agente - che lavoreremo di meno? San Vittore è un grande carcere, con alti numeri di entrata: anche se per una volta si alza il numero delle uscite, saranno sempre di più quelli che arrivano". Non c’è nulla, fuori dal più noto penitenziario di Milano, che lasci pensare che il primo giorno dopo il voto sull’indulto sia una giornata speciale. La fortezza è assorta nel silenzio domenicale. "Per me il lavoro sarà doppio - afferma un agente della "matricola" - in particolar modo per tutte le pratiche da sbrigare. La previsione di molti colleghi è che il carico di lavoro sarà ancora più pesante. Adesso liberiamo 400 detenuti, tra un mese ce li ritroveremo di nuovo qua". È opinione diffusa che il "colpo di scopa" dell’indulto sia solo una soluzione temporanea, "come spostare la polvere sotto il tappeto". "La maggior parte di chi esce è povera gente - dice un agente che sta al braccio di massima sicurezza - che non ha lavoro, non ha famiglia, non ha un futuro. A che serve farti uscire dal carcere se per sopravvivere devi tornare a delinquere?". Per un agente che lavora alla portineria la soluzione ai problemi degli istituti penitenziari non è l’indulto, né l’amnistia. "Se si vuole risolvere il sovraffollamento, l’unico modo è aprire nuove carceri". Le perplessità sull’indulto non sono solo degli agenti penitenziari. Suor Ornella, che tutte le domeniche tiene un corso di catechismo per le detenute, si dice "critica per un atto che serve più alla coscienza dei politici che alla povera gente che sta in carcere". Eppure di fronte alla prossima liberazione di Giovanna, una detenuta a cui suor Ornella ha fatto scoprire la fede, la religiosa non trattiene la gioia. "Si rifarà una vita - sorride suor Ornella - ne sono certa". Indulto: Ancona; tra un anno ci ritroveremo in stesse condizioni
Il Messaggero, 31 luglio 2006
IL Senato ha approvato in via definitiva il provvedimento di clemenza dell’indulto per combattere il sovraffollamento delle carceri. Ma fra un anno le carcere potrebbero trovarsi nelle stesse condizioni. A ipotizzare una simile prospettiva è Aldo Di Giacomo, il segretario regionale del Sappe, il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria. "Tra un anno - spiega - ci ritroveremo a discutere degli stessi problemi per svuotare le carceri, non serve solo l’indulto ma soprattutto interventi strutturali". "Secondo i dati del Ministero della Giustizia - continua il segretario del Sappe - il provvedimento potrebbe rimettere in libertà circa 12.000 sugli attuali 38.086 detenuti definitivi. Nelle Marche circa 130/40, cifra insignificante se si considera che la legge ex Cirielli prevede per la nostra regione entro il 2007 oltre 70 detenuti in più. E nelle Marche la situazione è esplosiva, non si può pensare di aver risolto il problema con l’uscita di 130 detenuti, bisogna riportare gli istituti a livelli minimi di sicurezza, ad aggi mancano 135 agenti di polizia penitenziaria senza considerare un carcere senza un proprio organico come quello del Barcaglione, mentre le aggressioni continuano senza interruzioni". L’indulto, al contrario dell’amnistia, cancella in tutto o in parte o commuta la pena principale inflitta ma non il reato, e non le pene accessorie. Nell’esame a Montecitorio sono stati approvati due emendamenti che escludono dal provvedimento le pene accessorie temporanee e l’usura. Il testo approvato dalla Camera, dopo la mediazione nelle commissioni parlamentari, estende inoltre l’indulto ai reati commessi fino al 2 maggio 2006 (nel testo originale il limite era il 31 dicembre 2005) ed eleva lo "sconto" a tre anni di pena (originariamente era fissato a 2 anni). Sono esclusi dal provvedimento i reati di associazione sovversiva, terrorismo, strage, associazione mafiosa, delitti contro i minori, violenza sessuale, tratta di persone, sequestro di persona, traffico e grande spaccio di stupefacenti e l’usura. Vengono compresi invece i reati finanziari e quelli contro la pubblica amministrazione, come corruzione e concussione. Il provvedimento prevede infine che il beneficio dell’indulto venga revocato di diritto a chi ne ha usufruito e commette un reato non colposo con condanna definitiva non inferiore a due anni entro cinque anni dall’entrata in vigore della legge. "Il nostro paese - continua Di Giacomo - è indietro in tema di giustizia: Non c’è paese civile che abbia una durata media di 8 anni per i processi penali. Non ha senso pensare di correggere gli effetti invece che intervenire sulle cause. Indulto: soddisfazione della Conferenza Volontariato Giustizia
Comunicato stampa, 31 luglio 2006
La Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia esprime viva soddisfazione per il varo del provvedimento d’indulto approvato dal Parlamento a vasta maggioranza. È un atto di clemenza e di giustizia condiviso da tutti coloro che responsabilmente riconoscono lo stato di palese violazione dell’art. 27 della Costituzione Italiana in cui versa il sistema penitenziario, a causa del sovraffollamento e della incapacità di attuare programmi di rieducazione e reinserimento sociale dei condannati. Come da sempre avversiamo il "giustizialismo", con altrettanta determinazione rifiutiamo il "perdonismo" come metodo, perché vogliamo una giustizia penale riformata, che non deleghi più al carcere la funzione di contenere il disagio e l’esclusione sociale, ma che sappia prevedere percorsi alternativi, nel rispetto della legalità e della sicurezza, per coloro - e sono i più - che commettono reati minori connessi allo stato di povertà, alla condizione di tossicodipendenza, alla sussistenza di patologie, alla violazione di norme sull’immigrazione. L’indulto oggi concesso ad una larga fascia di detenuti - seppure con le esclusioni discutibili per la natura stessa del provvedimento - giunge dopo sedici lunghi anni di attese vane in cui si è vista solo crescere la pressione nelle carceri, sia per i detenuti che per chi vi lavora, senza che i governi che si sono succeduti abbiano voluto seriamente affrontare la questione. Chiuso momentaneamente l’indecoroso teatrino dei giorni scorsi - un fritto misto di demagogia, disinformazione, manipolazione e allarmismo ingiustificato - resta sospeso il provvedimento di amnistia, che è invece necessario almeno per quella serie di reati minori commessi fino al 2 maggio 2006, i cui processi devono ancora essere celebrati e i cui effetti saranno comunque annullati dall’indulto. La rete del volontariato penitenziario, in gran parte rappresentata da questa Conferenza è pronta a fare da ponte tra le molte migliaia di reclusi che presto usciranno e la comunità esterna, anche se sarebbe stato preferibile concordare per tempo azioni di sostegno e accompagnamento d’intesa con le Istituzioni centrali e periferiche. Insieme alle comunità d’accoglienza, ai sindacati, alla rete della cooperazione sociale ci eravamo proposti sin dal 2000 per lanciare un piccolo "Piano Marshall per le carceri", destinato appunto ad attutire il duro impatto con la realtà esterna di chi esce senza avere una casa, un lavoro, né alcun riferimento sul territorio. Ora auspichiamo che, senza porre altro tempo in mezzo, il Ministro della Giustizia e il Ministro della Solidarietà Sociale si decidano ad ascoltare tutti coloro che hanno parte in causa e che possono concretamente contribuire alla formulazione ed attuazione di politiche sociali atte a limitare i danni della recidiva e a prevenire devianza e criminalità.
Il Presidente, Claudio Messina Reality in carcere: il garante chiede rispetto per la privacy
osservatoriosullalegalita.org, 31 luglio 2006
L’informazione sulla realtà carceraria e la spettacolarizzazione di situazioni di disagio sono cose differenti, a parere del garante per la privacy. Rispondendo al Ministero della Giustizia che lo aveva interpellato sul progetto di una trasmissione televisiva stile "reality" da realizzare, nel carcere di Viterbo, a cura di Maurizio Costanzo per Italia 1 - sedici ore di registrazione in cella al giorno, dalle quali estrarre una puntata quotidiana di mezz’ora - il Garante afferma come assoluta la tutela della dignità del detenuto nel rendere noti drammi e momenti del tutto privati della vita carceraria. "Il consenso degli interessati è importante, ma non è di per sé sufficiente" - spiega la relazione di Mauro Paissan, fatta propria dal Collegio del Garante - poichè essa "rappresenta soltanto uno dei presupposti da tenere presente", sul quale occorrerà poi avere garanzia che "si tratti di una manifestazione di volontà realmente libera e basata su un’adeguata informazione preventiva". Secondo il garante, "occorre quindi che il Ministero valuti l’iniziativa nel suo insieme, senza limitarsi alla pur necessaria disponibilità dei singoli detenuti e degli altri soggetti coinvolti", essendovi alcuni aspetti problematici che vanno attentamente considerati, come i luoghi delle riprese, la loro durata e il possibile coinvolgimento di terze persone nei dialoghi. "L’installazione di telecamere fisse all’interno di locali angusti" - sottolinea il garante - "rende necessario salvaguardare spazi irrinunciabili di intimità delle persone ristrette in cella, legati, ad esempio, a particolari stati di disagio o di malattia, oppure al decoro e all’igiene della persona". E le stesse cautele devono essere usate per le riprese negli ambienti e nelle aree destinate alle attività ricreative o di ritrovo dei detenuti. Un’ulteriore riflessione dovrebbe riguardare le concrete modalità e la durata delle riprese, visto che si prefigura un massiccio utilizzo di telecamere accese in modo continuativo per un prolungato arco di tempo, "che potrebbe risultare, malgrado i possibili tagli nel montaggio, eccessivo e sproporzionato rispetto alle finalità di informazione e di documentazione". La relazione di Paissan pone, infine, al Ministero la questione di ciò che nel corso delle riprese può essere detto su altre persone: "Dovrebbero essere fornite adeguate garanzie rispetto ai diritti dei terzi oggetto di racconti e commenti durante le registrazioni, con particolare riguardo al diritto all’oblio e alle vittime dei reati".
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