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Indulto: i Poli trovano l’intesa; l’amnistia slitta a settembre
Aprile ondine, 13 luglio 2006
"Sull’indulto il gioco è fatto". A parlare è il presidente della commissione Giustizia della Camera Pino Pisicchio (Idv), martedì 11 luglio. Accanto a lui il relatore Enrico Buemi (Sdi-Rnp) spiega cosa sta scrivendo nella prima misura di clemenza dal ‘90: "Uno sconto di pena di tre anni per chi ha commesso reati fino al 7 maggio, giorno in cui ho presentato la mia proposta. Sconto cancellato se il detenuto, entro cinque anni, commette un nuovo reato. Una misura che include i recidivi, ma esclude gli autori di reati gravi". Terrorismo, mafia, pedofilia, violenza sessuale. Buemi sta riflettendo se e come inserire il ripristino dei diritti civili. È molto probabile che ci rientrino "perché altrimenti chi esce non avrà alcun modo per reinserirsi nella società. Mercoledì la notizia rimbalza sui principali quotidiani nazionali. "Nello sconto - scrive La Repubblica - sarà compresa la corruzione". Il giornalista, spiega che il responsabile Giustizia dei Ds Massimo Brutti e il forzista Gaetano Pecorella, nelle ultime settimane hanno tessuto la tela delle trattative dietro le quinte per trovare l’intesa politica: "L’indulto agisce sulla pena. Per noi conta che si facciano i processi, che ci sia l’accertamento delle responsabilità, che si appurino le connessioni. Poi, per la corruzione come per altri reati, non siamo dei fan del carcere a tutti i costi. Lo sconto di pena non si può negare". Chiosa Pecorella: "In nessuna proposta sull’indulto presentata in commissione si esclude la corruzione". Pisicchio dettaglia i tempi stringenti: "Il 18 mattina scade il termine per gli emendamenti sul testo di Buemi. Il 20 lo licenzieremo. Il 24 luglio, come previsto dal presidente Bertinotti, siamo pronti per l’aula". "I più ottimisti - continua La Repubblica - ritengono che se l’indulto passasse alla Camera potrebbe farcela pure al Senato". Una frase detta dal presidente Franco Marini lascia ben sperare, perché egli ritiene che dopo il via libera di Montecitorio l’indulto andrebbe subito previsto nel calendario di palazzo Madama. Ma qual è il fronte politico e che fine ha fatto l’amnistia? L’Unione è compatta. In vista di future riforme sulla giustizia rientrano le perplessità dell’Idv. Dice in commissione il sottosegretario alla Giustizia Luigi Li Gotti: "È la strada più seria e realistica. Sin dall’inizio ho sostenuto che bisognava separare le due strade. Con l’indulto non solo usciranno 12 mila persone, ma un altro 20 per cento di detenuti potrà chiedere l’accesso alle misure alternative". La maggiore sorpresa, almeno in commissione, arriva da An, peraltro già preannunciata dal segretario Gianfranco Fini al Guardasigilli Clemente Mastella. Manlio Contento chiede a via Arenula tutti i dati possibili, ma Giuseppe Consolo apre a "un indulto contenuto" che escluda i recidivi. Il capogruppo di An alla Camera Ignazio La Russa contesta i tempi diversi, prima l’indulto, poi l’amnistia, parla di "specchietto per le allodole". Ma senza An e Lega i numeri ci sono lo stesso: Unione, Forza Italia e Udc (Erminia Mazzoni: "Sì a uno sconto di tre anni"). Amnistia in autunno? Pecorella: "Non l’abbiamo accantonata ma bisogna viaggiare su binari paralleli. Prima dobbiamo approvare l’indulto. Per l’amnistia ci sono ancora troppi niet". Lo ammette anche Luigi Manconi, il sottosegretario diessino alla Giustizia che martedì ha discusso con Mastella dei passi avanti della Camera: "Il ministro valuta positivamente la bozza Buemi e soprattutto la volontà che emerge da entrambi gli schieramenti di raggiungere un’intesa in tempi rapidi". Mastella a Regina Coeli non aveva parlato pure di amnistia? "Abbiamo sempre auspicato un provvedimento contestuale perché ciascuno interviene su emergenze diverse, ma se gli accordi impongono i due tempi è accettabile. A patto che si approvi l’indulto entro l’estate e si riprenda la discussione sull’amnistia a settembre". Indulto: Buemi (Radicali); potrebbe arrivare entro agosto
Adnkronos, 13 luglio 2006
Sconto della pena di tre anni, esclusione dei reati di terrorismo, mafia e pedofilia, perdita del beneficio in caso di recidiva di reato entro 5 anni. Enrico Buemi, parlamentare della Rosa del pugno e relatore in commissione Giustizia per l’indulto, spiega quali saranno le caratteristiche del provvedimento sul quale Unione e Cdl hanno trovato una intesa. "Se non ci saranno sorprese, visto che non dovrebbe esserci ostruzionismo, il provvedimento può passare alla Camera entro la prima settimana di agosto. Buemi conferma l’obiettivo di rispettare la calendarizzazione del 24 luglio in aula a Montecitorio. "Domani in testo sarà pronto, a disposizione dei deputati", annuncia. "L’amnistia procede con un percorso meno spedito, anche se ultimamente ho raccolto diverse disponibilità, spiega il parlamentare della Rosa nel pugno. A sbloccare la situazione dell’indulto sarebbe stato in commissione la disponibilità manifestata da An. La Lega, invece, resterebbe contraria. Indulto: Di Pietro; rimango contrario, in qualunque forma
Agi, 13 luglio 2006
"Rimango personalmente contrario a qualsiasi provvedimento di amnistia e/o indulto". Lo ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, leader di Italia dei Valori, che ha aggiunto: "Politicamente mi sono sempre battuto affinché si facessero vere riforme in ambito giudiziario e affinché il problema delle carceri non fosse una questione da risolvere con un condono, perché non è questo il modo di risolvere i problemi. Questa sera alle 20.30 - ha annunciato Di Pietro - ho convocato gli eletti di Italia dei Valori per discutere della linea comune da adottare proprio su questa questione". Indulto: Gasparri; un errore gravissimo, la destra dia battaglia
Apcom, 13 luglio 2006
"Se per la sinistra la priorità, prima della sospensione estiva dell’attività parlamentare, è quella di scarcerare qualche migliaio di delinquenti, per la destra l’esigenza di sicurezza viene prima di ogni cosa". Lo ha dichiarato Maurizio Gasparri dell’Esecutivo di Alleanza Nazionale. "La proposta di indulto, che si sta faticosamente facendo largo in Parlamento, rappresenta un gravissimo errore al quale è un preciso dovere opporsi. Per quanto mi riguarda lo farò con convinzione e con fermezza, perché la certezza della pena è un’esigenza prioritaria. Aprire le porte del carcere a migliaia di persone - aggiunge Gasparri - vorrebbe dire soltanto far aumentare il numero dei delitti. La destra non può sostenere una scelta sciagurata di questa portata. È quindi necessario dare battaglia contro questa proposta ed evidenziare davanti all’opinione pubblica chi vuol favorire il crimine a danno della gente onesta. Non ci deve essere spazio né per indulti, né per amnistie". Indulto: Verdi; le affermazioni di Gasparri sono stupefacenti
Apcom, 13 luglio 2006
"Le dichiarazioni di Gasparri sono stupefacenti e contrastano con quelle dei suoi colleghi di partito che in parlamento sono molto più aperti ad una discussione sulla clemenza". Lo dice la capogruppo dei Verdi in commissione Giustizia, Paola Balducci, dopo quanto dichiarato oggi dall’esponente di An sulla sinistra che "apre le porte ai delinquenti". Paola Balducci, secondo quanto riferisce una nota dei Verdi - annuncia la presentazione di una sua proposta di legge per definire una soluzione al problema dell’emergenza carceraria e sottolinea che "i due provvedimenti di amnistia e indulto dovrebbero essere discussi contemporaneamente ma - aggiunge - se si raggiungesse subito un accordo in commissione sull’indulto, si potrebbe calendarizzare il dibattito sull’amnistia dopo la pausa estiva. Si tratterebbe di un segnale importante, un primo passo per aprire una stagione di riforme sistematiche sulla Giustizia, a cominciare da quella penale, in particolare un nuovo codice penale, una riforma sul regime sanzionatorio e interventi per accelerare i tempi dei processi. Per quanto riguarda il tema delle intercettazioni - annuncia infine Balducci - presenteremo presto una proposta di legge tesa a garantire i diritti delle persone coinvolte". Rovigo: domani il carcere in piazza, per non dimenticare
Il Gazzettino, 13 luglio 2006
"Senza l’inasprimento delle pene per i tossicodipendenti stabilite dalla Fini-Giovanardi, e senza il reato di clandestinità introdotto dalla Bossi-Fini, le carceri italiane si svuoterebbero di almeno il 60% dei detenuti". Di amnistia e indulto si continua a parlare, ma secondo i volontari attivi nelle carceri, le soluzioni per rimediare al sovraffollamento degli istituti penitenziari non possono arrivare dalla concessione di misure una tantum (l’ultima amnistia è del 1990, concessa un anno dopo l’introduzione del nuovo codice di procedura penale). "Nel ‘90 i detenuti nella casa circondariale di via Verdi erano 17. Ma dopo un anno, quelli che erano usciti con l’amnistia erano rientrati tutti per recidiva, perché mancavano, e continuano a mancare, dei validi percorsi di reinserimento", spiega Livio Ferrari, responsabile del Coordinamento dei volontari attivi nel carcere di Rovigo. Oggi i detenuti nel carcere di via Verdi sono un’ottantina nella sezione maschile, a fronte di una capienza di 45 posti, e circa 35 nella sezione femminile. L’istituto di Rovigo vive gravi problemi del sovraffollamento e l’associazione dei volontari locali che vi prestano assistenza, mentre il caldo estivo esaspera le condizioni igieniche e di vivibilità nell’istituto, ha deciso di portare "Il carcere in piazza, per non dimenticare". È questo il tema della serata di sensibilizzazione alla condizione carceraria - in programma domani alle 21- che porterà in piazza Vittorio Emanuele II musica e letture di riflessione insieme "ai drammi che si consumano dietro le sbarre". La manifestazione, organizzata dal Coordinamento dei volontari della casa circondariale di via Verdi in collaborazione con gli assessorati alle Politiche sociali del Comune di Rovigo e della Provincia, e insieme alla direzione del carcere, avrà come ospite la giornalista del Tg2 Daniela De Robert, volontaria a Rebibbia e autrice del libro "Sembrano proprio come noi. Frammenti di vita prigioniera". Alcuni detenuti ristretti nell’istituto polesano presenteranno brani teatrali, mentre gli attori Andrea Bagno e Sara Piffer leggeranno pagine del libro della De Robert. Ospite dell’iniziativa anche il cantautore trevigiano Alberto Cantone, raro esempio di sensibilità nell’inseguire le parole portate nel vento della musica. Alghero: detenuto evade durante la finale dei mondiali di calcio
Agi, 13 luglio 2006
Un detenuto di 38 anni ha approfittato ieri sera della finale dei mondiali di calcio fra Italia e Francia per evadere dal carcere di Alghero, dove sarebbe dovuto restare fino al 2016 per scontare un cumulo di pene. Roberto Loi, di Porto Torres, è ricercato da carabinieri e polizia da ieri sera, quando la sua assenza è stata notata ed è scattato l’allarme. Como: la Procura apre inchiesta sulla morte di un detenuto
Ansa, 13 luglio 2006
La Procura della Repubblica di Como ha aperto un fascicolo per fare luce sulle cause della morte di un detenuto del carcere del Bassone, un tossicodipendente di 36 anni, di nome Vincenzo De Angelis. Secondo la denuncia del fratello, infatti, pubblicata ieri su internet anche dal blog di Beppe Grillo, le gravi condizioni di salute del detenuto sarebbero state a lungo ignorate, e la morte sarebbe stata provocata da uno choc settico derivante da una encefalopatia epatica di cui nessuno si era interessato, nonostante le reiterate richieste di assistenza. Vincenzo era stato arrestato nel dicembre scorso e rinchiuso nel carcere di San Vittore dove, sempre secondo la denuncia del fratello, venne aggredito dai compagni di cella, che gli procurarono lesioni suturate con 130 punti e che costrinsero i sanitari ad asportargli la milza. Trasferito a Como, fece domanda per entrare in una comunità per disintossicarsi e ottenne la disponibilità di un centro di Varese ad accoglierlo ma il giudice di sorveglianza gli negò il ricovero. A quel punto il detenuto tentò il suicidio ma venne fermato in tempo. Dopo qualche giorno si aggravò ma - secondo il fratello - pur facendo più volte presente al personale del carcere di stare male, questi non lo ricoverarono finché non lo trovarono in coma senza più quasi segni di vita. La direzione della Casa circondariale, pur non volendo entrare nel merito della inchiesta in atto, conferma che Vincenzo ricevette il consenso alla scarcerazione il 21 giugno scorso.
Dal Blog Di Beppe Grillo Lettera di Massimo, fratello di Vincenzo
Caro Beppe, le scrivo per segnalarle ciò che è accaduto a mio fratello Vincenzo detenuto nel carcere di Como e poi ammalatosi e morto in circostanze ancora da chiarire. Mio fratello aveva 35 anni quando fu arrestato a dicembre del 2005 ed era un tossicodipendente, aveva commesso un reato ma era già malato di una grave forma di cirrosi. Appena entrato a San Vittore fu preso di mira da un gruppo di detenuti che lo picchiò selvaggiamente fino a mandarlo in coma tra l’indifferenza delle guardie del carcere. Ricoverato al Policlinico di Milano gli fu asportata la milza e dati 130 punti di sutura. Ma al Policlinico dichiararono la compatibilità con il carcere e fu trasferito a Como. Qui appena riavutosi fece domanda per entrare in una Comunità per disintossicarsi ed ottenne la disponibilità di un centro di Varese ad accoglierlo ma il giudice di sorveglianza gli negò la comunità. Mio fratello tentò il suicidio allora,ma fu fermato in tempo. Dopo qualche giorno si aggravò malamente per il fegato e per una terribile malattia che si chiama sepsi e pur facendo più volte presente al personale del carcere di stare male, questi non lo ricoverarono finché non lo trovarono in coma senza più quasi segni di vita. Entrò così al Sant’Anna con una diagnosi di encefalopatia epatica e di uno shock settico che aveva devastato tutti gli organi. I medici ci dissero subito che c’erano poche speranze e mio fratello a soli 36 anni si è spento 3 giorni fa e adesso finalmente la procura di Como ha aperto una inchiesta perché "sospetta" una morte colposa. Vede Grillo, io non so nemmeno se Lei mi leggerà,e so che mio fratello non era meglio di tante vittime della giustizia ed era anche una persona che aveva commesso reati,ma era mio fratello,il mio sangue,e lo hanno lasciato morire nell’indifferenza generale.Forse perché non era né un politico né un ex regnante, né un manager, ma era solo un ragazzo sfortunato. Se può fare qualcosa le sarei davvero grato.
Massimo De Angelis
Da chi è stato ucciso Vincenzo? Dai detenuti che lo hanno ridotto in fin di vita? Dal Policlinico di Milano che lo ha dichiarato compatibile con il carcere dopo essere stato massacrato? Dal giudice di sorveglianza che gli ha negato il recupero in comunità? Dal personale del carcere che non lo fece ricoverare? Dalla prigione che trasforma i detenuti (solo quelli poveri) in delinquenti o in relitti? La risposta è nel vento, ma il vento può parlare. In memoria di un ragazzo che ha pagato con la morte i suoi reati.
Beppe Grillo Droghe: Ferrero: un approccio meno ideologico e più pragmatico
Redattore Sociale, 13 luglio 2006
"Il dialogo tra scienza, società civile e politica alla base degli interventi sulle droghe": lo ha detto il Ministero della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero ai membri della Consulta delle Società Scientifiche e delle Associazioni Professionali del Campo delle dipendenze patologiche che ha incontrato stamani. "Dagli alcolici al tabacco fino al gioco d’azzardo e agli psicofarmaci. Ogni tipo di dipendenza deve essere analizzata e affrontata con un approccio basato sul dialogo tra scienza, società civile e politica. - ha detto - Oggi si abusa allo stesso modo di diverse sostanze, siano esse legali o illegali. Per questo la politica sulle droghe deve basarsi su una visione complessiva del fenomeno e utilizzare un approccio meno ideologico e più pragmatico". "Inoltre - ha aggiunto - il sistema degli interventi sulle dipendenze, deve avere la priorità negli investimenti per consolidare l’esistente e far uscire dalla precarietà gli operatori dei servizi". Droghe: il 29% degli ingressi in carcere dovuti a reati di droga
Redattore Sociale, 13 luglio 2006
Stabili le denunce; 1 arrestato su 4 è recidivo. Nel 2005 l’80% delle oltre 90.000 segnalazioni per uso e possesso di stupefacenti è stata fatta per possesso di cannabis, il 13% di cocaina ed il 7% di eroina. "Il carcere rappresenta oggi la contraddizione più manifesta delle difficoltà dell’attuale politica complessiva sulla droga". Il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero - cui sono state recentemente spostate per decreto le competenze del Dipartimento nazionale delle politiche antidroga - non usa mezze parole nella sua introduzione alla Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze. A fronte di una sostanziale stabilità del numero di denunce per crimini commessi in violazione della legge sulle droghe, nell’ultimo biennio si è assistito ad un incremento degli ingressi negli istituti penitenziari per questi reati, passati rispettivamente da 21.356 a 25.777, ovvero il 29% del totale degli ingressi rispetto al 25% del 2004. Uno su quattro è recidivo. L’aumento incide soprattutto tra gli italiani tra i quali la quota di detenuti per tali crimini si assesta al 32% contro poco meno del 25% tra gli stranieri (nel 2004 rispettivamente circa il 26%). Il 39% dei detenuti tossicodipendenti ha compiuto reati contro la legge sulle droghe e il 27% contro il patrimonio. Opposto il quadro che emerge dall’analisi dei detenuti che nel 2005 hanno usufruito di misure alternative. Tra questi, il 38% ha commesso crimini contro il patrimonio, e il 22% reati connessi al traffico di stupefacenti. Tra i detenuti prevale la dipendenza da cocaina ed oppiacei assunti singolarmente o in associazione tra loro (22% cocaina, 17% oppiacei, 36% politossicodipendenza). Discorso a parte vale per i 1.007 ragazzi consumatori di sostanze stupefacenti reclusi negli istituti di pena minorile, nel 70% dei casi sono italiani fra i 14 ed i 17 anni, 3 su 10 gli stranieri. Tra questi prevale il consumo di cannabis (74%), ed è minoritaria l’assunzione di cocaina (12%) ed oppiacei (7%). Il carcere è anche il luogo dove viene segnalata la maggiore concentrazione di malattie infettive, compresa la TBC, e il conseguente più elevato rischio di contagio. Una situazione difficile da affrontare, tanto più nel contesto di sovraffollamento che le carceri italiane vivono da anni. Ma per il ministro Ferrero non si tratta solo di implementare i trattamenti interni o di rafforzare la pratica delle misure alternative e migliorare il lavoro di rete: "sono le politiche sulla droga che portano in carcere decine di migliaia di consumatori che debbono essere ridefinite". Nel 2005 l’80% delle oltre 90.000 segnalazioni effettuate per uso e possesso di sostanze stupefacenti è stata fatta per possesso di cannabis, il 13% di cocaina ed il 7% di eroina. Aumentano le segnalazioni per possesso di cocaina mentre diminuiscono quelle per eroina. Nel 2005 sono aumentate del 5% le operazioni delle Forze dell’ordine, in particolare contro il traffico di cocaina. Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Puglia sono le Regioni che registrano il più alto numero di operazioni. Maggior coinvolgimento delle Regioni settentrionali per le operazioni che riguardano l’eroina (Lombardia e Veneto in primis). Lombardia, Lazio e Toscana le regioni che vantano più operazioni per la cocaina. Al sud e nelle isole invece sono maggiori le intercettazioni delle piante di cannabis, il 64% delle quali sono segnalate in Calabria. Droghe: in 5 anni raddoppiato consumo di cannabis e di cocaina
Redattore Sociale, 13 luglio 2006
L’uso delle droghe pesanti è però disapprovato e percepito come rischioso. Maggiore tolleranza sulla cannabis: nel 2005 3,8 milioni di italiani l’hanno usata. In aumento i poliassuntori. Aumenta la diffusione del consumo di droghe illegali nella popolazione e il numero di poliassuntori di sostanze stupefacenti, nonostante che l’uso di eroina e di cocaina sia disapprovato e percepito come rischioso. Maggiore tolleranza si rileva invece rispetto ai consumi di cannabis. Circa 9 milioni di persone approvano l’utilizzo di cannabis e lo ritengono non dannoso per la salute. Si stima che, nel 2005, 3 milioni e 800mila italiani abbiano fatto uso di cannabis (contro i 2 milioni del 2001): fra questi, mezzo milione ha fra i 19 e i 21 anni. Sono alcuni dati evidenziati dalla "Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia 2005", presentata oggi alla stampa presso il ministero della Solidarietà sociale, nella sede di via Fornovo. Raddoppiati i consumatori di cocaina, che passano da 350.000 stimati nel 2001 a 700.000 stimati nel 2005. In calo, invece, gli utilizzatori di eroina. Triplicano dal 2001 coloro che fanno uso di allucinogeni e stimolanti. Si stima che lo scorso anno oltre 2 milioni di italiani abbiano fatto uso associato di più sostanze illegali. Ogni anno 29.000 persone iniziano ad abusare di eroina e 9.000 di cocaina. "La diffusione del consumo permane in costante aumento per tutte le sostanze illegali, dalla cannabis alla cocaina; anche per la stessa eroina, pur stimata in regressione d’uso, il dato è controverso se si considera il leggero incremento, in valori assoluti, delle domande di trattamento presso i servizi da parte dei consumatori di tale sostanza e il costante aumento della stima, negli ultimi 8 anni, di coloro che iniziano l’uso", riferisce la Relazione. In crescita negli ultimi anni il fenomeno dell’uso combinato di sostanze. Dagli studi campionari di popolazione risulta che il 7% dei soggetti intervistati (15-54 anni) e l’8% degli studenti ha fatto uso nella vita di più sostanze illegali. Si evidenzia, fra i consumatori (15-54 anni) di sostanze illegali, un abuso di alcol nell’8% dei casi e un diffuso utilizzo di psicofarmaci (12%). Il 14% degli studenti che ha riferito l’uso recente di sostanze illegali si è ubriacato nei 30 giorni precedenti all’indagine ed 24% ha assunto psicofarmaci. L’1,8% degli intervistati (15-54 anni) ha riferito uso combinato di sostanze negli ultimi 12 mesi e nella maggior parte dei casi la cannabis è stata una delle sostanze utilizzate. "Questo dato proiettato sulla popolazione generale di pari età porta ad una stima di oltre 560.000 persone e di circa 145.000 studenti che nel corso del 2005 hanno fatto uso combinato di più sostanze di cui nel 98% dei casi una di esse è la cannabis", fa notare la ricerca. Uno dei principali fattori di rischio associato all’uso di sostanze illegali è quello di aver fatto o fare uso di tranquillanti e/o sedativi (psicofarmaci). Tabacco e alcol sono le sostanze di iniziazione per la maggioranza dei consumatori di droghe. In crescita negli ultimi anni il fenomeno dell’uso combinato di sostanze. Alcol, tabacco e psicofarmaci sono le sostanze legali utilizzate in combinazione con le illegali. Se per l’85% degli soggetti che hanno riferito uso di cocaina e per il 74% di coloro che ha usato eroina la sostanza psicotropa illegale di iniziazione è stata la cannabis, la maggior parte dei consumatori di cannabis (75%) resta "fedele" alla propria sostanza di iniziazione. Quindi - fa notare la Relazione - "il consumo delle sostanze illegali non è scollegato dal più ampio fenomeno dell’assunzione delle droghe legali: due dati "indiziari" della Relazione indicano come, in un campione rappresentativo della generalità degli italiani, il 21,6 % dichiari di aver abusato d’alcool e il 10,8% di tranquillanti-sedativi (psicofarmaci) nell’ultimo mese precedente la rilevazione". Droghe: il 30% degli utenti dei Sert ha una diagnosi psichiatrica
Redattore Sociale, 13 luglio 2006
Tra questi, 8 su 10 sono eroinomani. Epatite e Hiv le patologie più diffuse tra i tossicodipendenti; i costi sociali spingono ad esercitare un costante monitoraggio. Le patologie infettive più diffuse fra i tossicodipendenti in carico nei servizi pubblici? L’epatite C (61,4%), l’epatite B (41,7%) e l’Hiv (13,8%; i sieropositivi hanno un’età media di circa 40 anni e quasi tutti hanno utilizzato oppiacei). Se rispetto al 2001 è calato il numero di coloro che risultano positivi quando vengono effettuati i test infettivologici, il 30% delle persone in trattamento presso i SerT (osservando il campione) è risultato avere una diagnosi psichiatrica concomitante: tra questi, 8 su 10 sono eroinomani. E molti di coloro che cominciano il trattamento di disintossicazione con sostanza primaria cocaina, utilizzano la sostanza per via endovenosa o presentano gli oppiacei come sostanza d’abuso associata. Lo riferisce la "Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia 2005", presentata oggi alla stampa presso il ministero della Solidarietà sociale. "I costi sociali di sofferenza dei molti soggetti affetti da cronicizzazione di epatite B e C che si tramutano in cirrosi, spingono a sottolineare la necessità di esercitare un costante sforzo nel monitoraggio del fenomeno ed il massimo impegno per implementare tutte le misure di prevenzione primaria che più di altre attività sono efficaci per le malattie considerate", evidenzia la Relazione, soffermandosi su coloro che presentano problematiche psichiatriche. In deficit le presenze degli psichiatri, sia nei Sert che nelle comunità terapeutiche: nei primi almeno uno psichiatra di riferimento è presente nel 69% dei casi, nelle seconde la percentuale scende al 40% delle strutture che prevedono o usufruiscono del servizio psichiatrico. Quindi nel 62,1% dei SerT e nel 16,7% delle comunità terapeutiche è previsto un servizio specialistico per utenti con disturbi psichiatrici, mentre il 22,2% delle comunità ricorre ad uno specialista esterno. Il 48,3% dei SerT afferma che esiste una collaborazione strutturata con il Dipartimento di salute mentale. Su 2.065 tossicodipendenti in trattamento presso un SerT, il 30% è risultato avere una diagnosi psichiatrica positiva. Rispetto alla sostanza che ha determinato la richiesta di trattamento, 8 su 10 sono risultati associati all’uso primario di oppiacei. "Per i soggetti con cannabis o altre sostanze illegali si osserva che il rapporto tra la percentuale con diagnosi positiva e quella relativa alla diagnosi negativa è pressoché simile, mentre nel confronto tra i soggetti con cocaina come sostanza d’abuso primario, in percentuale i soggetti con diagnosi psichiatrica negativa risultano il doppio di quelli con diagnosi positiva", rileva il rapporto, precisando che "l’utilizzo di una ulteriore sostanza oltre quella di abuso primario risulta associato positivamente alla presenza di patologia, mostrando un valore opposto a quello riscontrato per l’utilizzo di più di 3 sostanze". Importante osservare anche la diffusione delle patologie infettive nei tossicodipendenti in carcere. Nel 2005 vi sono entrate 89.887 persone, di cui 25.541 valutate tossicodipendenti. Nel campione analizzato (non casuale quindi non rappresentativo, costituito da 8.180 soggetti entrati in carcere dalla libertà nel 2005, il 32% dei quali tossicodipendenti). Di questi 4.878 (60%) sono risultati affetti da malattie infettive. Il 4% dei soggetti affetti da tali malattie sono femmine, il 31% sono cittadini stranieri. Il 17% del campione considerato ha una storia d’uso di oppiacei, il 21% di cocaina, meno dell’1% di benzodiazepine ed alcol, mentre il 61% rientra nella categoria dei poliabusatori (nel 65% dei casi di eroina e cocaina). Il 27% della popolazione straniera ha meno di 25 anni mentre gli italiani in tale classe d’età rappresentano il 14% del totale. Tra coloro che si sono sottoposti al test per l’Hiv (il 42%), il 12% è risultato positivo; 38% è la quota dei positivi tra i testati per HBV; 44% quella relativa all’HCV. Il 2% risultano i positivi rispetto ai test per tubercolosi (a cui si è sottoposto il 69% del campione). Tutte le patologie considerate hanno una maggiore prevalenza tra i cittadini stranieri entrati in carcere nel 2005, ad eccezione dell’epatite C. Droghe: nel 2005 sono morte per overdose 603 persone
Redattore Sociale, 13 luglio 2006
La causa della morte attribuita nella maggior parte dei casi all’eroina; si muore di overdose prevalentemente a casa. Umbria e Lazio sono le regioni dove si registrano il maggior numero di decessi. Lo scorso anno sono deceduti per overdose 603 persone: ma si tratta di un dato sottostimato, perché non tiene conto dei casi di intossicazione acuta in cui non sia intervenuta l’Autorità giudiziaria e dei decessi droga correlati diversi dall’overdose. La causa della morte è stata attribuita nella maggior parte dei casi all’eroina. Lo riferisce la "Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia 2005", presentata oggi alla stampa presso il ministero della Solidarietà sociale. Si muore di overdose prevalentemente nella propria abitazione. Umbria e Lazio sono le regioni dove si registrano il maggior numero di decessi per overdose, Perugia e Roma le province più a rischio. Comunque il numero delle morti risulta in linea col dato del 2004 (600); tuttavia "in quest’ultimo biennio si osserva un certo aumento di tali decessi, che rappresenta un’inversione di tendenza rispetto alla progressiva diminuzione registrata dal 1996 al 2003", fa notare la ricerca. La causa del decesso è stata attribuita in 254 casi all’eroina (e di questi, più della metà dei decessi è avvenuto presso l’abitazione e il 17% circa in strada), in 43 alla cocaina (di cui il 42% in abitazione, il 19% circa in strada e il 14% in ospedale), in 4 al metadone e in 1 caso alle amfetamine, mentre nella metà dei casi (301) la sostanza non è stata indicata. Tra i deceduti nel 2005, il 5% (30 persone) è di nazionalità straniera, in diminuzione rispetto all’anno precedente, in cui erano pari a circa il 7% (41 stranieri, di cui 11 di nazionalità ignota). I decessi tra i maschi rappresentano costantemente almeno il 90% del totale ogni anno, tranne che nel 2003, in cui - nonostante la più bassa quota di decessi registrati nel decennio - il 12% circa è rappresentato da donne (pari a 63 soggetti, sui complessivi 517 avvenuti nell’anno). Dal 1996 al 2005 i 15-19enni rappresentano il 2-3% dei decessi per overdose, morti che nella fascia d’età 20-35 anni rappresentano il 45% (nel 1996 erano il 75% del totale). Contemporaneamente aumentano le overdose mortali fra consumatori over 35, passati dal 22% circa al 53% del totale. Nelle statistiche ufficiali che si riferiscono esclusivamente a decessi improvvisi direttamente correlati alle droghe non vengono considerate né le situazioni in cui le droghe sono indirettamente causa del decesso - come per incidenti o patologie correlate -, né i casi di decesso per causa diretta per i quali le forze di polizia non siano state coinvolte. Inoltre i motivi della morte vengono stabiliti tramite accertamenti tossicologici e autoptici solo in una parte dei casi e se richiesto dalla magistratura. "Si ha quindi una sottostima del fenomeno", conclude il rapporto. I decessi correlati all’uso di sostanze stupefacenti costituiscono uno dei cinque indicatori chiave rilevati dall’Osservatorio Europeo di Lisbona, ai fini della formulazione e valutazione delle linee politiche in materia di tossicodipendenze. In Italia il fenomeno viene rilevato secondo modalità differenti da diversi organi: dall’Istat, attraverso il Registro Generale di Mortalità, che attualmente risulta aggiornato ai decessi avvenuti nel 2002 per causa di morte direttamente collegata all’uso di sostanze (secondo la classificazione I.C.D.9); dagli Istituti di medicina legale, che svolgono indagini tossicologiche al fine di rilevare le cause di morte sia direttamente che indirettamente collegate all’uso di droghe (indagini effettuate solo a seguito di esplicita richiesta da parte dell’Autorità Giudiziaria, che può affidare l’incarico a strutture diverse dagli Istituti di medicina legale, anche perché questi non hanno strutture operative in tutte le sedi universitarie dell’intero territorio nazionale), infine della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Dcsa), tramite il Registro Speciale di Mortalità del Ministero dell’Interno. Quest’ultimo si riferisce a casi di decessi su base indiziaria, in quanto rileva solo quelli attribuibili direttamente all’abuso di sostanze stupefacenti (circostanze e segni inequivocabili riferibili a episodi di overdose) in cui siano state coinvolte le Forze di Polizia, e non comprende quindi i decessi causati indirettamente dall’assunzione di droghe (incidenti stradali attribuibili alla guida sotto l’influsso di sostanze stupefacenti, o decessi da parte di assuntori di droghe dovuti a complicazioni patologiche); tuttavia il Registro speciale costituisce ad oggi la fonte principale di riferimento, nonché la più aggiornata. Droghe: 93% delle scuole secondarie ha progetti di prevenzione
Redattore Sociale, 13 luglio 2006
Il 95% delle attività di prevenzione rientrano nei Piani di offerta formativa. Si tratta di 1.627 progetti su "droghe alcol, tabacco e doping" della campagna Miur, che hanno coinvolto 161.492 studenti. Tossicodipendenze e prevenzione: la scuola c’è. Secondo i dati del 2005 citati dalla Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze, il 93% delle scuole secondarie ha un progetto di prevenzione, il 50% ne ha due o più. Il 95% delle attività di prevenzione rientrano nei Piani di offerta formativa (Pof). Si tratta di 1.627 progetti su "droghe alcol, tabacco e doping", che fanno parte della campagna Miur "Missione salute" e che hanno raggiunto 1.828 scuole, coinvolgendo 3.699 docenti, 6.536 genitori e 161.492 studenti. Ma nelle scuole sono arrivati anche molti laboratori teatrali. Due i format teatrali realizzati: "Fughe da fermi" e "Ragazzi permale". Entrambi sono stati rappresentati in un tour in Sicilia, grazie alla collaborazione del locale Ufficio scolastico regionale. Sono state toccate 26 città con il coinvolgimento di oltre 13 mila giovani. Da menzionare anche il concorso nazionale "Io voglio esserci. E tu?" che, in collaborazione col Giffoni Film Festival, ha visto la partecipazione di circa 15mila studenti di 500 classi di altrettante scuole di ogni ordine e grado, ognuna delle quali ha elaborato una propria sceneggiatura di uno spot contro le droghe. Il 60% dei progetti punta ad accrescere la consapevolezza dei rischi legati all’uso di sostanze siano esse legali che illegali, mentre il 30% dei progetti sceglie di promuovere l’autostima e la percezione di sé. Rivolti indistintamente a tutti gli studenti spesso affrontano anche tematiche relative a particolari gruppi di ragazzi a rischio. Nel 59,1% dei casi (961 progetti su 1.627) la scuola ha fatto ricorso a proprie risorse, mentre solo una volta su quattro (411) vi è stato il contributo di una risorsa esterna. Fuori della scuola, sono da segnalare gli interventi rivolti alle famiglie e quelli, a livello di comunità locale, miranti allo sviluppo di sistemi di reti (tra istituzioni, centri di aggregazione, ecc..). È da notare tuttavia che la prevenzione universale rivolta alla famiglie è molto meno diffusa ed utilizzata e la modalità principale sono gli incontri con le famiglie ed i genitori e i gruppi di auto-mutuo aiuto fra famiglie. Gli interventi basati su incontri di genitori e famiglie - fuori dal contesto scolastico - sono realizzati con regolarità nel 33,3% dei casi mentre i programmi di auto-mutuo aiuto fra famiglie sono attuati regolarmente nel 18,2% dei casi e gli interventi di formazione che prevedono attività guidate per famiglie sono attive nel 9,1% dei casi. Per quanto attiene invece allo sviluppo di sistemi di reti a livello comunale, si rileva che ben l’80% dei documenti di programmazione a livello locale riconoscono l’importanza di questo tipo di intervento. Nella prevenzione selettiva, che si rivolge a particolari gruppi ritenuti a rischio, si osserva che il tipo di intervento a cui è data maggiore importanza è quello sui soggetti in ambito ricreazionale. Droghe: crescono utenti Sert, sempre più la risposta è metadone
Redattore Sociale, 13 luglio 2006
Più 21 mila unità ai servizi pubblici; il 65% è in trattamento con il farmaco per oltre 6 mesi. È di 1 a 20-30 il rapporto operatori-utenti. Comunità: spesi in un anno 790 milioni. Aumentano anche nel 2005 le persone in cura presso i servizi di trattamento delle tossicodipendenze (Sert) attestandosi a quota 180.117, contro i circa 159.000 al dicembre 2004. Ma i soggetti che fanno un utilizzo delle sostanze tale da richiedere un intervento terapeutico sono circa 200.000 per gli oppiacei e 150.000 per la cocaina. I consumatori di eroina in media arrivano ai Sert entro 5-6 anni dall’inizio del consumo problematico, i consumatori di cocaina dopo 6-7. I trattamenti - 36% psico-sociali, 29% farmacologici e il resto integrati - sono richiesti in maggioranza da chi ha dipendenza da eroina anche se si osserva un incremento rispetto agli utilizzatori di cocaina e di cannabis, ma quasi sempre questi ultimi vengono inviati dalle prefetture. In aumento i trattamenti metadonici di lungo periodo. Questi i dati salienti della Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze presentata oggi a Roma. La rete dei servizi per le tossicodipendenze fotografata nel 2005 conta 535 servizi pubblici di cura e riabilitazione e, nel privato sociale, 766 strutture residenziali, 217 semi-residenziali e 229 ambulatoriali. In ogni Regione, almeno il 60% delle strutture socio-riabilitative esistenti lavora in convenzione con le Asl. Nel privato sociale, il rapporto tra utenti in carico e personale impiegato oscilla tra 1:1 e 1:6. Nei Sert il rapporto varia da 20 a 30 soggetti per operatore. Le figure professionali maggiormente impiegate sono quelle medico-sanitarie, seguite da quelle psico/socio-assistenziali. La quota di trattamenti esclusivamente di tipo psico-sociale e/o riabilitativo (36%) rimane stabile rispetto all’anno scorso, dopo l’aumento registrato nel biennio 2002-03. Il 20% di chi riceve questo tipo di trattamento è inviato ai servizi dalle Prefetture. Ne usufruiscono per lo più i soggetti al primo trattamento, maschi, con meno di 35 anni (età media 32) utilizzatori di cocaina (29%) e di cannabis (25%). Il 50% dei consumatori di cannabis sottoposti a questo trattamento sono inviati dalle Prefetture. Il 29% dei trattamenti è invece di tipo esclusivamente farmacologico, mentre il resto è un’integrazione fra i due. Il metadone si conferma il trattamento farmacologico di elezione (84%), nel 2001 rappresentava l’82% dei casi. Nel quinquennio aumenta anche del 2% il numero di trattamenti a lungo termine - ovvero molto superiori ai 6 mesi -, arrivando ad interessare il 65% dei soggetti in terapia. Chi viene trattato con buprenorfina è in media più giovane rispetto a chi assume metadone. I trattamenti con naltrexone calano ulteriormente a meno del 2%. I soggetti trattati con farmaci sono perlopiù maschi, hanno più di 35 anni e sono già transitati dai servizi negli anni precedenti (85% dei casi). Il 60% di questi ricorre a più sostanze di utilizzo. Il trattamento esclusivamente farmacologico interessa perlopiù maschi consumatori di oppiacei, ma anche cocainomani (7%). Nel 2005 le 1.117 strutture del privato sociale hanno ospitato 18.277 persone in trattamento, distribuiti tra comunità residenziali (65%), semiresidenziali (10%) o ambulatoriali (25%). Aumentano le donne in trattamento. Nel 2001 il rapporto maschi-femmine era di 6:1 e oggi vale 4:1. Pur mancando informazioni precise sulla tipologia degli interventi effettuati dalle strutture del privato sociale e un’articolazione dettagliata dei costi sostenuti dalle amministrazioni regionali, si stima che nel 2005 siano stati impegnati sulla rete dei servizi territoriali pubblici e privati circa 790 milioni di euro. Droghe: calano i prezzi, diventa molto facile reperire sostanze
Redattore Sociale, 13 luglio 2006
La sostanza più semplice da trovare è la cannabis, ma il 52% delle persone fra 15 e i 34 anni che hanno consumato sostanze illegali riferisce di poter trovare agevolmente sia cocaina che stimolanti. La sostanza psicotropa più semplice da reperire sul mercato? La cannabis, anche se il 52% delle persone fra 15 e i 34 anni che hanno consumato nella vita sostanze psicotrope illegali riferisce di poter trovare agevolmente sia cocaina che stimolanti. E negli ultimi 5 anni si è verificata una generale diminuzione del costo unitario di alcune sostanze: in particolare, un progressivo calo del prezzo della cocaina nel corso del quinquennio, passato dai 99 euro al grammo del 2001 agli 87 euro del 2005, mentre l’eroina nera dai 69 euro al grammo del 2001 è scesa ai 54 euro dello scorso anno. Invece si osserva una maggiore stabilità nei prezzi medi delle altre sostanze stupefacenti. È quanto emerge dalla "Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia 2005", presentata oggi alla stampa presso il ministero della Solidarietà sociale. "Il crescere dell’esposizione all’offerta, del mercato illegale delle droghe, da parte di molti giovani e non solo, unitamente all’incremento della domanda che si connota, in particolare, nel policonsumo di sostanze legali e illegali, impongono un ripensamento rispetto agli interventi di prevenzione", commenta il rapporto, osservando: "Monitorare la disponibilità e l’offerta di droghe illegali permette di leggere l’andamento del mercato illegale delle droghe. La maggior parte degli italiani conosce qualcuno che fa uso di droghe: il 64% dei soggetti intervistati, con età compresa tra i 15 ed i 54 anni, ha conoscenti che utilizzano sostanze psicotrope illegali. La capacità di reperimento delle sostanze diminuisce all’aumentare dell’età. Infatti nella fascia 35-44 anni il 35% riferisce di poter reperire con facilità cocaina, il 31% stimolanti, il 27% eroina e il 16% allucinogeni. Per quanto riguarda la classe d’età maggiore (45-54), il 27% riferisce facilità a trovare cocaina, il 16% eroina, il 12% stimolanti e l’8% allucinogeni. Anche fra gli studenti delle scuole superiori la sostanza più facilmente reperibile è la cannabis, che si può acquistare per strada a scuola e a casa di uno spacciatore; cocaina ed eroina sono reperibili soprattutto a casa di spacciatori, mentre amfetamine e allucinogeni sono reperibili principalmente in discoteca. Circa il 52% dei giovani intervistati tra i 15 e i 34 anni, che hanno consumato nella vita sostanze psicotrope illegali, riferisce di poter reperire agevolmente sia cocaina (67%) che stimolanti, il 30% eroina e solo il 20% allucinogeni. Sembrerebbe comunque più facile, all’interno delle scuole, venire in contatto con la cocaina piuttosto che con l’eroina. Comunque il luogo in cui stimolanti e allucinogeni si immettono maggiormente sul mercato rivolto ai giovanissimi sembrerebbe la discoteca (56%). Il 17% degli studenti riferisce facilità a reperire tali sostanze in strada ed il 9,7% a scuola (percentuale simile a quella relativa alla cocaina). La quota di coloro che reperirebbero allucinogeni e stimolanti a casa dello spacciatore è intorno al 40%. Droghe: in Italia sono 350 mila i "consumatori problematici"
Redattore Sociale, 13 luglio 2006
Gli abusatori di sostanze che hanno bisogno di un intervento terapeutico si dividono tra eroinomani (200 mila) e cocainomani (150 mila). I secondi si rivolgono ancora più tardi ai servizi pubblici e privati. La "Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia 2005", presentata oggi alla stampa presso il ministero della Solidarietà sociale, distingue tra consumatori di sostanze e "abusatori", cioè "le persone che fanno un utilizzo delle sostanze tale da richiedere un intervento terapeutico". Questi ultimi sono circa 200.000 per gli oppiacei e 150.000 per la cocaina. Nel dettaglio, la prevalenza di utilizzatori problematici di oppiacei è stimata tra i 6,2 e i 7 ogni 1.000 residenti, quella di utilizzatori problematici di cocaina e tra i 4 e i 4,5. Gli eroinomani in media arrivano al servizio entro 5-6 anni da quando hanno attivato il consumo problematico, mentre i cocainomani in media impiegano 7-8 anni per arrivare ai Servizi. Il tempo che intercorre tra il primo uso della sostanza e la prima richiesta di trattamento viene definito "tempo di latenza". Invece quante persone ogni anno "iniziano" ad assumere queste sostanze? Lo scorso anno si stima che in Italia 29.663 soggetti abbiano iniziato a far uso di eroina. Rapportando questa cifra con la popolazione a rischio (15-54 anni), si ottiene che circa 9 su 10.000 persone di età compresa tra i 15 e i 54 anni hanno iniziato nel 2005 a far uso di eroina. Per quanto riguarda la cocaina, invece, la stima dell’incidenza per il 2005 è di 9.174 persone, circa 3 su 10.000 residenti di età compresa tra i 15 e i 54 anni. "Le stime del numero di soggetti potenzialmente eleggibili a una terapia per la dipendenza da sostanze psicoattive indicano che, nel 2005, 300.000 persone necessitavano di un trattamento per abuso di droghe - riferisce la Relazione -. Più della metà di questi soggetti sono stati in carico presso i Sert. Il numero di soggetti che inizia a fare uso di eroina ogni anno mostra, negli ultimi 5 anni, una crescita di circa 1.000 persone per anno, passando da 25.000 nel 2001 a 30.000 nel 2005. Il numero di soggetti che iniziano, ogni anno, a fare uso di cocaina passano, nello stesso periodo, da 5.500 soggetti nel 2001 a più di 9.000 nel 2005. Le stime oscillano dai 195.649 ai 223.104 soggetti per gli oppiacei (valore medio 209.276), e dai 126.046 ai 143.174 soggetti per gli stimolanti (valore medio 134.608). Dalle cifre ipotizzate è possibile valutare che nel corso del 2005, in media, solo il 50% delle persone con problematiche di salute legate all’utilizzo di oppiacei ha fatto domanda di trattamento presso i servizi territoriali sia pubblici che del privato sociale; la quota scende, in media, sotto il 20% per quanto riguarda gli utilizzatori problematici di stimolanti. Il rapporto tra il numero dei casi prevalenti stimati e la popolazione residente in Italia di età compresa tra i 15 ed i 54 anni fornisce il valore della prevalenza stimata che, per l’anno 2005, si attesta su valori compresi tra i 9,0 ed i 10,2 soggetti utilizzatori problematici ogni 1.000 residenti. Rispetto ai grandi gruppi di sostanze si osservano valori stimati della prevalenza compresi, rispettivamente per gli oppiacei e gli stimolanti, tra i 6,2 ed i 7,0 e tra i 4,0 ed i 4,5 soggetti ogni 1.000 residenti. L’analisi dell’andamento temporale delle prevalenze stimate per il quinquennio 2001-2005 mostra una situazione di lieve ma costante aumento dei valori stimati. "La variazione osservata di 1,7 soggetti ogni mille residenti di età compresa tra i 15 ed i 54 anni corrisponde, in media, ad un incremento annuo complessivo di circa 11.000 soggetti, parte dei quali incidenti e parte dei quali in recidiva rispetto all’uso problematico", fa notare la Relazione. L’uso di tranquillanti e/o sedativi (psicofarmaci), la condizione familiare (essere separati o vedovi) e l’uso abituale di sigarette sono associati positivamente all’uso più elevato di tutte le sostanze illecite. L’abuso di alcol risulta fattore di rischio per l’uso delle sostanze illegali ad eccezione degli allucinogeni e degli stimolanti. "Appartenere a uno status socio-economico alto rappresenta un fattore associato all’uso di cocaina, cannabinoidi e allucinogeni e avere una scolarità medio-alta è caratteristica associata all’utilizzo di cannabinoidi", evidenzia il rapporto al Parlamento. Rifugiati: a Padova nascerà una rete di informazioni e di servizi
Redattore Sociale, 13 luglio 2006
Accompagnare la vita quotidiana dei tanti stranieri che vivono in città, rendendo loro più immediato l’accesso ai servizi, con una specifica attenzione ai richiedenti asilo, ai rifugiati e alle persone beneficiarie di protezione umanitaria per la loro forte fragilità legata spesso a esperienze di fuga e persecuzione. Obiettivo raggiungibile innanzitutto attraverso una condivisione e una diffusione organizzata delle informazioni, l’ottimizzazione delle risorse disponibili, a livello locale e nazionale, e la promozione di buone pratiche nell’erogazione dei servizi. È quanto si propone l’accordo appena siglato tra l’Assessorato alle Politiche dell’accoglienza del Comune di Padova e l’Azienda ULSS 16, con il sostegno della Provincia, dell’Università, di Questura e Prefettura, dell’Associazione migranti Onlus (Acli, Caritas, Uil) e della Cgil. L’iniziativa si inserisce nel progetto "Rondine", un programma d’interventi finanziato già lo scorso anno dal Ministero dell’Interno nell’ambito del sistema di protezione nazionale volto a realizzare servizi di accoglienza e integrazione per queste persone immigrate che provengono per lo più dal centro Africa (Ghana, Eritrea, Costa d’Avorio ed Etiopia) e spesso hanno alle spalle dure storie di guerra e di persecuzione. Il progetto posiziona Padova al quarto posto in Italia - dopo Torino, Milano e Firenze -, per questo tipo di servizi e vede, oltre alla partecipazione delle istituzioni, il coinvolgimento di partner del mondo associativo e del volontariato padovani, riconosciuti nel territorio cittadino per esperienza e credibilità in tale ambito di impegno. Sono ad oggi circa 140 a Padova le persone rifugiate, richiedenti asilo e beneficiarie di protezione umanitaria utenti ai servizi dello sportello Rar (Richiedenti asilo e rifugiati) del Comune. I servizi previsti dal nuovo protocollo riguardano la prima accoglienza (garantibile per ora ad un numero di 27 persone, tra cui le 19 già ospitate); la mediazione socioculturale e l’accompagnamento ai servizi territoriali; informazioni e counseling sulle procedure d’asilo; l’orientamento e l’accompagnamento per la ricerca di una soluzione abitativa; prestazioni sanitarie di carattere preventivo; infine, orientamento per la formazione e la riqualificazione professionale. L’apporto specifico dell’Ulss concerne nell’erogazione di prestazioni di medicina preventiva, come esami ematochimici, visita ginecologica per le donne o visita psicologica/psichiatrica, o se necessario specialistici. In merito all’aspetto dell’orientamento formativo e professionale, sono stati sottoscritti accordi di collaborazione con l’agenzia di somministrazione lavoro Adecco e con l’ente di formazione professionale Enaip del Veneto.
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