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Giustizia: sull’indulto si profila un'intesa "bipartisan"
Il Campanile, 11 luglio 2006
Cantieri aperti. Per l’indulto, questa, potrebbe essere la volta buona e tra i poli si respira aria di larga intesa. Oggi, la discussione sul provvedimento clemenziale riprenderà in commissione Giustizia, il 24 luglio sarà la volta della Camera, e se tutto procede liscio, entro quest’estate potrebbe concludersi la prima tranche del provvedimento. Una strategia, insomma, studiata in due tempi differenti: e cioè, prima l’indulto, per il quale pare che la proposta bipartisan lanciata dai Popolari-Udeur stia riscuotendo successi; poi l’amnistia, un passaggio più delicato perché oltre la pena, riduce anche il reato, per il quale bisognerà confrontarsi un altro po’. Almeno fino all’autunno, come azzarda qualcuno da via Arenula. Ma di fatto, i segnali lasciano ben sperare. Si lavora, per ora, su un’ipotesi ben precisa: un indulto di tre anni che escluda però i reati di mafia, terrorismo e pedofilia. Tra mercoledì e giovedì si continuerà a ragionare sugli articoli, anche se in molti concordano di non scriverne troppi; il 17 luglio scade il temine per la presentazione degli emendamenti, e il 20 il testo dovrebbe essere completato, pronto per la discussione a Montecitorio. Un confronto per il quale il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, reputa "necessario" trovare un accordo tra i poli. E i presupposti ci sono. Ottimista è Luigi Manconi, il sottosegretario diessino che segue con il Guardasigilli Clemente Mastella le trattative in corso, per il quale "ci sono segnali che fanno ben sperare". Così come, fiducioso è il presidente della commissione Giustizia della Camera Pino Pisicchio secondo il quale "entro questa settimana, attraverso un’operazione di stralcio, potremmo avere il testo unificato che potrebbe essere sottoposto alle altre commissioni per i pareri dal 20 luglio ed andare in Aula il 24". Insomma, sebbene tutte le proposte di legge finora depositate mettono insieme amnistia e indulto, pare che su quest’ultimo sia emersa una più veloce e ampia intesa. "Le forze politiche - spiega ancora Pisicchio, pur con posizioni diverse ma sempre di disponibilità a collaborare, hanno convenuto sulla necessità di un atto di clemenza che a seconda se di due o tre anni potrebbe decongestionare gli istituti". Portando fuori dai penitenziari tra i diecimila e i dodici mila detenuti, e decongestionando, in parte, il sovraffollamento carcerario. E l’idea non dispiace né a chi gioca in casa, come Enrico Buemi, Rnp, relatore del testo che conta di avere "entro il 20 luglio" tutto pronto; né a chi sta dall’altra parte, e cioè l’azzurro Gaetano Pecorella, delegato da Forza italia a fare da pontiere tra i due schieramenti, che si avventura in una felice previsione. "Il provvedimento - dice - può passare prima di Ferragosto in entrambi i rami". Anche se dal fronte di An, Maurizio Gasparri, frena l’entusiasmo. "In ogni caso bisogna dire "no" sia all’amnistia sia all’indulto - sbotta l’esponente aennino - in nome dei principi di legge ed ordine. E la destra, soprattutto di questi tempi, deve dare dimostrazione di fermezza su questi temi. L’ipotesi, quindi, di una decisione frettolosa, già in questo mese in Parlamento, è veramente deprecabile". Ma i Popolari-Udeur, non demordono. "La proposta bipartisan lanciata da noi - spiega Gino Capotosti, capogruppo commissione Giustizia alla Camera - ha buone possibilità di successo e risolve il problema dell’affollamento carcerario". Certo, aggiunge, "sull’amnistia i tempi sono più lunghi rispetto all’indulto, ma ci auguriamo di trovare un’intesa anche su questo provvedimento". Il Guardasigilli, nel frattempo, continua a lavorare mentre viene "distolto" da una singolare richiesta: La Federmot (Federazione nazionale magistrati onorari di Tribunale), chiede la garanzia degli stipendi a rischio slittamento. Ma Mastella spiega: "Il decreto non l’ho scritto io, ha fatto tutto l’Economia e non mi hanno nemmeno interpellato". Fine della questione. Mentre si prepara il campo per l’amnistia. Firenze: Corleone; la Toscana faccia funzionare i Ser.T.
Adnkronos, 11 luglio 2006
In materia di tossicodipendenze e carcere in Toscana c’è molto da fare: questo il parere di Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze, che è intervenuto questo pomeriggio al seminario organizzato dalla Commissione sanità "Riduzione del danno: opinioni a confronto". Per Corleone la Regione deve nominare il Garante per i diritti dei detenuti, applicare la legge regionale, far funzionare i Ser.T. che già sono presenti all’interno del carcere. E in questo caso, "si deve decidere se i Sert sono delle istituzioni salvifiche oppure se vogliono tutelare i diritti dei detenuti, anche quelli tossicodipendenti". Lazio: lavoro; obiettivo l'inserimento stabile dei detenuti
Adnkronos, 11 luglio 2006
"La Regione Lazio ha stilato la graduatoria dei progetti ammissibili al finanziamento, presentati da cooperative sociali, che hanno come obiettivo l’inserimento lavorativo stabile di detenuti ed ex detenuti". Lo spiega l’assessore agli Affari istituzionali della Regione Lazio, Regino Brachetti, che ha parlato della prossima definizione dell’intervento, nel corso della seduta straordinaria del Consiglio regionale dedicata alle condizioni di vita all’interno delle carceri. "Si tratta - spiega Brachetti - di iniziative che prevedono l’impiego a tempo indeterminato di detenuti ed ex detenuti, in varie esperienze lavorative. Il finanziamento è subordinato all’occupazione stabile di tali soggetti. I settori dove verranno svolte le attività di reinserimento sono diversi: si va dal confezionamento dei pasti, all’assistenza alle categorie più deboli e svantaggiate, alla coltivazione della vite ed altri lavori agricoli, fino al giardinaggio ed alla raccolta differenziata dei rifiuti". In graduatoria ci sono cooperative romane, di Latina e di Viterbo. Il finanziamento coprirà l’80% del costo dei progetti, fino ad un massimo di 40.000 euro ciascuno. "L’obiettivo - conclude l’assessore - è il reinserimento sociale dei beneficiari, attraverso un impiego duraturo, per ridurre la reiterazione di comportamenti a rischio. Spesso l’assenza di alternative legali, fa ricadere negli errori già commessi chi ha scontato una pena. Nell’attuare questa iniziativa terremo conto delle esigenze della Polizia carceraria e degli operatori degli istituti di pena. Riguardo gli agenti è in fase di perfezionamento un protocollo per l’avvio di corsi di formazione con l’università La Sapienza di Roma". Firenze: "Estate a Sollicciano! Un incontro speciale"
Associazione Pantagruel, 11 luglio 2006
Perché non venite a Sollicciano, il carcere di Firenze, e fate passare una giornata diversa alle ragazze che vi sono rinchiuse? Ritroviamoci martedì 25 luglio per il secondo incontro di Estate… a Sollicciano: tre incontri estivi tra la città e le sezioni femminili del carcere di Firenze. La mattina si entra alle ore 9,30 e vi è un momento di conoscenza e dibattito con un gruppo di ragazze detenute e di volontarie e volontari (fino alle 12), nel pomeriggio si prosegue alle 13 con un gruppo che fa musica blues, un gruppo a ottimi livelli guidato dall’americano Sidney Selby e con gli italiani Emiliano Degl’Innocenti e Paolo Durante (tutto si conclude verso le 16).L’iniziativa è con il patrocinio del Cesvot e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e con l’appoggio del Comune di Scandicci, del Quartiere 4 e altre associazioni di volontariato. È organizzata dalla Pantagruel insieme all’Agesci, Clan Prato VI. Se vuoi essere con noi il 6 luglio devi farci avere i tuoi dati (nome, cognome, luogo e data di nascita e residenza)entro e non oltre mercoledì 19 giugno inviandoceli per posta elettronica o telefonando o per fax allo 055 473070 . Devi anche aver compiuto i 18 anni. Fai conoscere questa iniziativa ad amiche ed amici. Associazione Pantagruel mail: asspantagruel@virgilio.it Cosenza: due parlamentari Ds hanno visitato il carcere
Il Giornale di Calabria, 11 luglio 2006
"Sì all’amnistia e all’indulto, ma anche una giustizia più giusta e veloce". Con queste parole i parlamentari calabresi Franco Laratta e Franco Bruno hanno concluso, secondo quanto si apprende da una nota, la loro visita presso la Casa circondariale di Cosenza. Una visita a cui seguiranno altre in altri istituti di pena, in vista della discussione parlamentare di fine luglio sull’atteso provvedimento di clemenza. Bruno e Laratta hanno visitato il carcere cosentino di prima mattina accompagnati dalla direttrice dell’istituto, Maria Luisa Mendicino, dalla vicedirettrice Basile e dal comandante della Polizia penitenziaria. "La situazione del carcere di Cosenza - è stato rilevato - dal punto di vista infrastrutturale può soddisfare varie esigenze, essendo stato ristrutturato da pochi mesi. A compiere gran parte dei lavori sono stati gli stessi detenuti che si sono distinti per impegno e capacità. E questo dato - hanno sottolineato Bruno e Laratta - è importante per i processi di riabilitazione e reinserimento. Nel carcere, non ancora del tutto completato, sono ospitati 145 detenuti, di cui 31 stranieri, 19 tossicodipendenti, 6 in regime di semilibertà. Non v’è dubbio, è stato ribadito, che un provvedimento di clemenza si rende assolutamente necessario per sfoltire le carceri. "Sono rimasto colpito dal fatto - ha affermato Laratta - che dietro le sbarre vi sono tantissimi giovani: fa un certo senso vedere questi ragazzi rinchiusi in una cella con altri detenuti, a scontare una pena per i loro reati, mentre avrebbero potuto essere liberi, con i loro coetanei, per vivere una vita che offre loro molte possibilità. In ogni caso oggi il pianeta penitenziario offre numerose opportunità di riscatto". Il senatore Bruno, dal canto suo, ha evidenziato la necessità di giungere celermente ad un provvedimento di clemenza. Nella discussione in Parlamento - ha ribadito Bruno - porremo l’accento per una riforma complessiva del sistema carcerario. Il senatore dell’Ulivo ha indicato tra le priorità la necessità di interagire con gli enti locali al fine del reinserimento. Laratta e Bruno hanno anche auspicato che si realizzino progetti di formazione professionale finalizzati alla qualificazione dei detenuti in modo che una volta scontata la pena possano tornare a lavorare per sostenere le rispettive famiglie. I due parlamentari continueranno in settimana il giro per le carcere calabresi. "Vogliamo presentarci preparati al dibattito parlamentare; vogliamo conoscere la condizione di vita dei detenuti calabresi e la situazione in cui si trovano gli istituti di pena", ha detto Bruno. Laratta si è detto disponibile a sostenere la proposta di amnistia e indulto. Laureana di Borrello: progetto "In viaggio dentro se stessi"
Prap Calabria, 11 luglio 2006
I giovani detenuti dell’istituto di Laureana di Borrello, oltre all’impegno nelle attività lavorative, hanno anche l’opportunità di vivere momenti di rivisitazione del proprio vissuto, di revisione critica finalizzate alla acquisizioni di motivazioni al cambiamento interiore e di acquisizione di nuovi stili di vita nel segno della responsabilità e legalità. Uno di questi momenti è stato il progetto "Viaggio in sé stessi", promosso dall’ Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Reggio Cal. in collaborazione con la Provincia è nato come esigenza da parte degli operatori di promuovere strategie volte a mantenere ed a favorire il benessere interiore di 10 giovani ristretti con pene lunghe, scelti in base alla mappa del disagio presentata. Gli 8 incontri effettuati nel periodo marzo-giugno 2006 con l’utilizzo della terapia di gruppo, sono stati considerati " un laboratorio vivente di relazioni" dove si sono sperimentati nuovi modi di interagire. Le tecniche utilizzate per incoraggiare i nostri utenti ad esprimere i loro sentimenti attraverso parole ed immagini, sono state: Rolj plain esperienziali, questionari dell’autostima, le carte dell’IO l’albero dell’autostima, dove anche gli stessi operatori sono entrati nel Grande Gruppo sia per stimolare una maggiore apertura da parte dei ristretti, sia per "mettersi in gioco come persona". Svolgendo questo percorso, il gruppo costituito da due assistenti sociali: Lucia Catalano e Giovanna Cristiano e dalla psicologa: Cristina Mastronardi, ha avuto modo di entrare in contatto con il dolore dei giovani detenuti, di offrire loro uno spazio mentale atto ad accogliere le loro delusioni, i loro dubbi e l’amarezza, rispetto all’esperienza di vivere lontani dai loro affetti. Nel corso degli incontri settimanali, i detenuti hanno trovato "ascolto", "accoglienza " e nutrimento emotivo, che si è riflettuto in un miglior funzionamento della propria capacità di interagire. Il gruppo, dopo un’iniziale diffidenza, è apparso coeso e si è notato un’adeguata percezione di benessere e di malessere personale, una maggiore socializzazione intesa come capacità di assumere un ruolo attivo, partendo dalla propria specifica identità all’interno del gruppo ed infine, un’accresciuta conoscenza delle capacità di gestire ed elaborare razionalmente le proprie emozioni. Tutto ciò ha favorito un processo di revisione sul senso che li ha portati a commettere il fatto delittuoso e ad essere privati della loro libertà. Lazio: nuova legge immigrazione pensa a detenuti stranieri
Redattore Sociale, 11 luglio 2006
La Regione Lazio vara una nuova legge sull’immigrazione. Dal 17 luglio l’assessore per le politiche sociali Alessandra Mandarelli avvia il confronto con istituzioni, associazioni e sindacati, presentando quella che al momento è ancora una bozza, messa a punto negli ultimi mesi. Si parte da Roma, ma sono previsti più appuntamenti sul territorio da cui il testo uscirà rafforzato ed integrato prima di affrontare il normale iter burocratico. Lo ha annunciato la dirigente regionale Antonella Belisari, spiegando che l’attuale legge del 1990 pur essendo "ben fatta" aveva bisogno di alcune modifiche. "Si è lavorato alla nuova bozza - ha spiegato - facendo tesoro delle leggi dell'Emilia-Romagna, dell’Abruzzo e del Friuli-Venezia Giulia". Fin nel titolo la legge parla di diritti da riconoscere e tutelare e guarda ai tanti aspetti del fenomeno (sanità, casa, istruzione, lavoro, etc.) come ad un insieme. La logica di fondo è garantire un accesso parificato ai servizi, attraverso il lavoro dei Mediatori e la formazione professionale del personale che quei servizi eroga. Tra le novità un Tavolo interassessore permanente, un Forum annuale delle associazioni e una Conferenza sulle migrazioni ogni tre anni, in preparazione alla programmazione triennale, un Centro contro la discriminazione e il razzismo, la costituzione di osservatori e la promozione dell’intercultura nelle scuole. La legge prevede anche di rafforzare i rapporti con i paesi d’origine attraverso accordi e formazione all’estero e di supportare quanti richiedano il rimpatrio volontario. Un articolo in particolare è dedicato ai detenuti stranieri. In assenza di una famiglia, la Regione costruirà una rete alternativa di sostegno per garantire agli immigrati reclusi di scontare pene alternative fuori dal carcere. La Belisari si è fatta portavoce di un messaggio di saluto della Mandarelli: "la Regione ha un ruolo privilegiato di coordinamento per gestire il fenomeno dell’immigrazione. - scrive l’assessore - Le politiche regionali devono intervenire su tre livelli, un intervento di tipo sociale che deve riguardare i servizi di welfare, un livello di promozione dello sviluppo economico con una regolamentazione del mercato del lavoro sia per ciò che riguarda la formazione che il reclutamento, ed infine il terzo livello deve interessare la sicurezza diffusa prevenendo le forme di devianza". Il Lazio con i suoi 400mila immigrati è la seconda Regione, dopo la Lombardia, per numero di presenze, ma la provincia di Roma è prima nel Paese con 340mila immigrati. Viterbo, Latina e Frosinone superano le 13mila presenze, 250mila quelle di Roma città, con una concentrazione nel I e nel XX Municipio. Attenzione costante anche ai minori che in Regione sono oltre 23mila, 157 le nazionalità rappresentate sui banchi di scuola. Genova: libro bianco del Sappe ignorato dai parlamentari
Redattore Sociale, 11 luglio 2006
Il Sappe, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria - denuncia l’indifferenza dei politici liguri rispetto al problema delle carceri della regione. In una lettera la "Corriere Mercantile", Roberto Martinelli, Segretario Generale del Sindacato, accusa i parlamentari neoeletti di aver ignorato il Libro Bianco inviato a Roma le scorse settimane. Nel documento la descrizione della grave situazione delle carceri liguri, dove all'esubero della popolazione detenuta, si contrappone una carenza degli organici "quantificabile in diverse centinaia di unità". "La situazione - ha dichiarato il Sappe nel Libro Bianco - è d’emergenza: nei sette penitenziari liguri ci sono oggi circa 1.550 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 1.121 posti e una carenza di poliziotti penitenziari che sfiora le 300 unità. È un dato di fatto oggettivo che tutte le realtà del Nord Italia sono in palese sofferenza in ordine alla carenza di Personale di Polizia Penitenziaria e del Comparto Ministeri nonché per strutture sovraffollate ben oltre i limiti regolamentari. La situazione ligure, però, ha raggiunto limiti massimi oltre i quali non è possibile proseguire oltre." "Dei 60-70 eletti in Liguria - si legge nella lettera al giornale - a cui è stato mandato il documento - mi hanno risposto in 6. E di questi soltanto due (i deputati Bornacin e Paladini) hanno presentato o presenteranno un breve interrogazione parlamentare sui gravi problemi segnalati. Da tutti gli altri silenzio assoluto". "È intollerabile - prosegue Martinelli - questa leggerezza istituzionale su un grave problema di sicurezza sociale". Genova: sovraffollamento, dipendenze e patologie psichiche
Redattore Sociale, 11 luglio 2006
Nel genovese si moltiplicano le iniziative a favore della popolazione carceraria. Nella giornata di ieri, la Commissione Carceri e la Commissione Salute della Provincia di Genova hanno incontrato la direttrice del Distretto V della Asl Genovese Romana Dellepiane e la Dottoressa Ducci, dirigente del Sert Valbisagno per confrontarsi sui temi delle patologie cliniche, psichiche e delle tossicodipendenze nelle carceri e verificare le modalità di sostegno dell’Amministrazione Provinciale. Il sovraffollamento delle case circondariali e la carenza di personale sono una delle principali cause di disagio della popolazione carceraria. Elementi che favorisco, come hanno precisato le responsabili dell’iniziativa, "l’aggravamento delle patologie psichiatriche tra i detenuti e si ripercuotono anche in difficoltà per i trasferimenti dei detenuti nelle strutture ospedaliere e sanitarie esterne". La carenza di personale, evidenziata dalla presenza di un solo assistente sociale per le due case circondariali di Pontedecimo e Marassi, limita e in alcuni casi impedisce il recupero e il reinserimento sociale dei detenuti. Da tempo la Commissione Carceri della Provincia di Genova, presieduta da Milò Bertolotto, è impegnata in un lavoro di analisi della situazione carceraria. Lo scorso marzo, il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità un documento che impegna l’Amministrazione a formulare atti legislativi a favore dei detenuti e del personale penitenziario. Gli interventi in programma vanno dal miglioramento delle condizioni sanitarie della popolazione carceraria, al reinserimento lavorativo in collaborazione con i Centri per l’Impiego. Il Distretto V della Asl 3 genovese e il Sert di Pontedecimo hanno proposto l’attuazione di interventi di screening oncologica a favore delle donne detenute nel carcere di Pontedecimo. La Asl punta inoltre ad estendere le vaccinazioni per la profilassi delle malattie infettive, per ora limitato al personale di Polizia Penitenziaria. I reati commessi dai detenuti sono in maggioranza legati alla droga, e la comunità dei tossicodipendenti raggiunge il 40% della popolazione. Preoccupante anche il numero di stranieri che presentano problematiche legate agli stupefacenti, che il Liguria raggiunge il 35%, "un dato - come ha sottolineato l’Assessore Regionale alla Sanità Claudio Montaldo - superiore rispetto a quelli nazionali". Nel mese di maggio la Commissione Carceri ha incontrato l’Assessore per presentare una prima analisi della situazione e l’Amministrazione Regionale sta ora preparando un documento congiunto con il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria per migliorare i servizi sanitari e riorganizzare le competenze oggi divise tra la sanità pubblica, che gestisce le tossicodipendenze e la psichiatria, e il sistema penitenziario, responsabile di tutte le altre patologie. Oltre agli interventi di carattere sanitario, la consistente presenza di tossicodipendenti e detenuti con patologie psichiatriche impone il potenziamento delle attività risocializzanti e nuove politiche di reinserimento lavorativo. "Uno strumento essenziale - ha dichiarato il Pesidente Bertolotto - sono le misure alternative alla detenzione". Due settimane fa, la Commissione Carceri ha avviato, attraverso il Centro per l’Impiego di Valpolcevera, un confronto con il Direttore della Casa di Pontedecimo. Nel centro di detenzione genovese è già presente una cooperativa che permette a dieci detenute di lavorare in condizioni di semilibertà, ma si evidenzia la necessità di rendere strutturale gli interventi e assicurare ai detenuti i benefici dell’iscrizione all’ex Collocamento. "Nel mese di settembre - ha annunciato il presiedente della Commissione - presenteremo un documento ai Comuni e alla Regione, che hanno competenze specifiche in campo sanitario e sociale, per creare un nuovo canale di collegamento tra carceri e società". Alessandria: pacchi vietati in carcere, indagate 11 persone
Secolo XIX, 11 luglio 2006
Sono undici gli indagati per i pacchi in numero superiore e contenenti generi non consentiti quali vino, grappa e whisky, consegnati nella casa di reclusione San Michele. Concluse le indagini, con l’assistente capo della polizia penitenziaria Domenico Savino, 41 anni, abitante a Valenza, sono finiti nei guai otto detenuti e due loro parenti. Tutti rispondono di concorso in corruzione: l’agente chiudeva un occhio in cambio di regali e somme di denaro. Savino è accusato anche di avere ceduto cocaina a un recluso, e di peculato, per essersi appropriato di un Pc portatile nel carcere di San Michele e nel 2003, mentre era distaccato per servizio nella casa circondariale Don Soria, di alcuni anelli d’oro di un detenuto defunto, custoditi nell’ufficio del casellario. L’assistente capo è sospeso dal servizio: arrestato a marzo su ordinanza del gip, ha ottenuto i domiciliari e ora è libero. Durante gli interrogatori ha negato di avere portato droga in carcere e parzialmente ammesso gli altri episodi. L’inchiesta è partita in seguito alla segnalazione di due detenuti al comandante della polizia penitenziaria. Dalle indagini è emerso che Savino convocava individualmente otto detenuti nella sala magazzino e consegnava loro i pacchi "vietati", ricevendo in cambio stecche di sigarette, profumi, orologi, generi alimentari nonché tre vaglia, per complessivi 1.850 euro, spediti dai familiari di due "ospiti" del San Michele. Torino: un convegno sull’intervento psichiatrico in carcere
Salute Europa, 11 luglio 2006
"L’intervento psichiatrico in carcere" è il tema del seminario di studi in programma a Torino il 13 e 14 luglio presso la Casa circondariale "Lorusso e Cutugno" (via Pianezza 300) organizzato dal Dipartimento di salute mentale "Giulio Maccacaro" dell’Asl 3, diretto dal dott. Elvezio Pirfo, in collaborazione con la Società Italiana di Psichiatria. Il Decreto 2001 sui Livelli essenziali di assistenza prevede che il Servizio sanitario regionale garantisca negli istituti penitenziari alcune prestazioni specialistiche: assistenza ai detenuti portatori di dipendenze psicologiche, patologie Aids - correlate e disturbi mentali (una ricerca effettuata in Piemonte ha evidenziato che i casi psichiatrici accertati al momento dell’ingresso in carcere ammontano all’11,9% del campione esaminato). In base a queste indicazioni, a partire dal 2002 è stato attivato presso la Casa circondariale di Torino un servizio ambulatoriale di psichiatria penitenziaria garantito con risorse umane e finanziarie del Dipartimento di salute mentale dell’Asl 3, territorialmente competente. Specialisti psichiatri operano quotidianamente in tutte le sezioni del carcere, su richiesta del medico di guardia o della Direzione Sanitaria, per un totale di 20 ore settimanali. Nel corso del 2005 sono state effettuate oltre 4000 consulenze psichiatriche per un totale di 1280 detenuti. Quattro anni fa, inoltre, nella Casa circondariale di Torino è stato attivato il progetto sperimentale "Il Sestante": due aree di detenzione del carcere sono state trasformate in un reparto di osservazione e di trattamento psichiatrico che, grazie ad un’équipe multi professionale composta da psichiatri, psicologi, infermieri professionali, educatori professionali, medici di medicina generale, garantisce l’intervento sui detenuti portatori di disturbi mentali (provenienti anche da altri regioni su diretta assegnazione del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia). Il seminario sarà tra l’altro l’occasione per presentare un bilancio dell’attività del "Sestante", un’iniziativa sperimentale ad oggi unica in Italia avviata grazie al contributo della Fondazione CRT e della Compagnia di San Paolo. I risultati raggiunti saranno commentati da amministratori regionali, magistrati, funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, psichiatri ed operatori penitenziari provenienti da tutt’Italia. Le opinioni saranno rielaborate dalla Società Italiana di Psichiatria e dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia per mettere a punto una proposta operativa per l’intervento psichiatrico in tutte le carceri italiane. Lettere: Treviso; l'amnistia e l’indulto visti da "dentro"
Ristretti Orizzonti, 11 luglio 2006
Amnistia e indulto, due parole che ricorrono periodicamente e che, di volta in volta, vengono proposte con motivazioni varie; in alcuni casi capita loro di diventare semplice "merce" di scambio politico. Per noi, potenziali soggetti dei succitati provvedimenti, sarebbe indubbiamente importante la riduzione di pena che ne potrebbe conseguire. Aiuterebbe soprattutto chi deve scontare pene lunghissime a sperare nella possibilità di essere coinvolto in un progetto di riabilitazione. Infatti (siamo convinti che molti di voi non lo sappiano), dopo la sentenza definitiva, il detenuto viene lasciato solo con i suoi mille problemi e così rimane fino a che non raggiunge i termini di legge per poter accedere ai benefici (permessi-premio, semilibertà, affidamento ai servizi sociali, affidamento a strutture per il recupero di tossicodipendenti). Ma molte volte tali benefici si ottengono faticosamente e in ritardo o non si ottengono affatto; conseguentemente, il detenuto si ritrova a scontare tutta la sua pena senza la reale possibilità di un reinserimento nella società civile e con gli stessi problemi che aveva quando era entrato in carcere. Naturalmente, amnistia e indulto sono due cose diverse e diverse sono le conseguenze che scaturiscono dai due provvedimenti. L’amnistia è un provvedimento di carattere generale mediante il quale lo Stato rinuncia all’applicazione della pena per determinati reati, dei quali stabilisce l’estinzione. Chi usufruisce dell’amnistia? I reati di carattere tributario, la minaccia ad un pubblico ufficiale, la rissa, ecc.; in sostanza, reati comuni per i quali sia prevista una pena non superiore ai quattro anni. Essa assume particolare utilità in riferimento alle pene pecuniarie; il più delle volte si tratta di multe con grossi importi e molti detenuti si ritrovano (oltre alla pena detentiva) a dover pagare somme esorbitanti. Un esempio fra i tanti: un imputato condannato a venti anni di carcere si trova a dover pagare 40.000 euro di spese processuali. Ma la maggior parte di noi finisce in carcere per le conseguenze della mancanza di soldi necessari a comprare la dose di eroina; come potrà soddisfare una richiesta come quella dell’esempio, se in carcere non avrà la possibilità di svolgere un lavoro? Tornando al discorso generale, è nostra convinzione che l’amnistia da sola non possa portare sostanziale giovamento se non viene affiancata dall’indulto. L’indulto è un provvedimento di carattere generale che condona, in tutto o in parte, la pena inflitta o la commuta in un’altra specie di pena meno grave stabilita dalla legge. L’opinione pubblica è terrorizzata dalle conseguenze che teme possano derivare da tali provvedimenti. Forse non è una paura senza fondamento; bisogna però guardare agli eventi con realismo e ricordare che dell’amnistia e dell’indulto non possono usufruire coloro che sono classificati come persone pericolose per la società. Inoltre, entrambi i provvedimenti non possono riguardare tutti i tipi di reati, ma solo quelli meno pericolosi. Per capirci meglio: omicidio, strage, violenza sessuale su minori, associazione mafiosa, sequestro di persona a scopo di estorsione, usura e traffico di sostanze stupefacenti non usufruirebbero dei benefici suddetti; questi benefici verrebbero inoltre revocati a coloro che commettessero nuovamente dei reati nei cinque anni successivi all’ottenimento del beneficio. Tenete conto che molti di noi sono "dentro" in conseguenza di sei, sette processi per reati minori, che alla fine "producono" pene superiori al normale e ciò, francamente, non lo reputiamo giusto. Un atto di clemenza, in definitiva, sarebbe d’aiuto a chi vuol cambiare vita: ci sono molti detenuti che vorrebbero reinserirsi nella società civile. Va messo nel conto anche un beneficio indiretto ma non meno importante: chi non sarà interessato da amnistia e indulto trarrà comunque giovamento da essi in quanto, uscendo alcuni carcerati, gli altri si troverebbero in carceri meno affollate e quando un carcere non è sovraffollato, le cose funzionano meglio. L’ultimo nostro pensiero guarda al di là dell’amnistia e dell’indulto: si dovrebbero applicare maggiormente le leggi che ci sono già come, ad esempio, la "Gozzini", che viene applicata con il contagocce; in alcune carceri non sanno addirittura che cosa sia.
I detenuti della Casa Circondariale di Santa Bona di Treviso
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