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Giustizia: Mastella; contro la recidiva più formazione e lavoro
Ansa, 5 dicembre 2006
"Noi dobbiamo rieducare i detenuti, dobbiamo farlo già all’interno del carcere, formandoli professionalmente in attività specifiche per dare loro la possibilità, di non ricadere nell’illegalità una volta scontata la pena". Lo ha detto il ministro della Giustizia Clemente Mastella, ospite della settima puntata di "Altrove", il programma sulla vita dei detenuti e del personale penitenziario, andato in onda ieri sera alle 23.40 su Italia 1. Nello studio allestito nella Casa Circondariale di Velletri, il ministro è tornato a parlare di indulto ai 30 detenuti ospiti. "Mi auguro - ha detto - che coloro che hanno maturato l’indulto siano rispettosi del senso di indulgenza che lo Stato ha dimostrato nei loro confronti, che siano degni della particolare fiducia e attenzione che abbiamo riposto in loro. Non c’è cosa peggiore vedere rientrare in carcere per una ricaduta nell’illegalità coloro che hanno beneficiato dell’indulto. Dobbiamo scommettere insieme, la grande scommessa che lo Stato ha fatto concedendo l’indulto è una scommessa che avete fatto anche voi". Quanto alle prospettive da offrire ai detenuti una volta saldato il loro conto con la Giustizia, Mastella ha detto: "Dobbiamo lavorare assieme per dare vita ad una rete di convenzioni che non sia protettiva, ma che consenta ai detenuti di non essere vittime di sospetti, che, una volta fuori, sarebbero facilmente causa, o peggio ancora alibi, di una loro ricaduta nell’illegalità". "Voi dovrete fare la vostra parte - ha detto il ministro, rivolgendosi direttamente ai detenuti -. Introducendo forti elementi rieducativi all’interno del carcere è mia intenzione darvi la possibilità di far scorrere i vostri anni di reclusione impegnati in un’attività che vi consentirà, una volta usciti, di avere una vostra professionalità per poter contare su quella. Alcuni grandi industriali italiani potrebbero accogliere questo appello e darvi una mano, fare sì che ci siano alcune attività svolte all’interno delle carceri. A quelle industrie che cercano manodopera nei paesi dell’Est europeo come la Romania, dico che la stessa attività può essere realizzata all’interno delle carceri italiane". Giustizia: Cgil; nel dopo-indulto diminuita l'assistenza sanitaria
Ansa, 5 dicembre 2006
La Cgil - dopo l’ennesimo suicidio in carcere, quello del detenuto Giampiero Mariossi a Rebibbia - protesta contro i tagli all’assistenza sanitaria ai reclusi previsti dalla Finanziaria e attuati anche per effetto dell'indulto, in seguito della diminuzione della popolazione carceraria. Per il sindacato che chiede l’immediata applicazione della riforma Bindi "la drammatica vicenda di Mariossi, impiccatosi mercoledì notte, ripropone il gravissimo stato di sofferenza del sistema penitenziario". Quella di Mariossi - sottolinea in una nota Fabrizio Rossetti della Cgil - "è una storia emblematica: senza fissa dimora, senza famiglia, senza amici, pur nelle condizioni di fruire di misure alternative restava in carcere in attesa di un posto in una residenza sanitaria assistita dove potersi trasferire ed accedere alle misure della legge Gozzini". Da questa drammatica vicenda emergono, per il sindacalista, "chiare ed oggettive responsabilità dell’istituzione carceraria e della politica sul tema dell’assistenza sanitaria in carcere e della mancata attuazione della riforma Bindi". Pochi giorni prima che Mariossi mettesse fine alla sua vita, informa Rossetti, "il provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria del Lazio aveva, infatti, diramato una disposizione con la quale venivano fortemente ridotti i servizi di assistenza sanitaria a Rebibbia: infermieristici, psichiatrici e di guardia medica". E l’anno prossimo la situazione "sarà ancora più drammatica: se confermati i tagli già inseriti nel testo licenziato dalla Camera dei Deputati, che riducono di quindici milioni di euro le risorse per tale servizio, sarà praticamente impossibile garantire alcuna assistenza minimamente dignitosa". Ormai - sottolinea Rossetti - "non è più rinviabile il trasferimento delle intere funzioni di assistenza in carcere al Ministero della Salute: se fosse stata applicata quella riforma, probabilmente, le difficoltà nel reperire una residenza sanitaria per Mariotti non vi sarebbero state. È ora che, sul diritto alla salute dei detenuti, il governo ed il ministro Mastella diano immediati segnali di cambiamento e applichino la riforma Bindi". Giustizia: Mastella; serve umanizzare carceri, Ferrara saprà farlo
Apcom, 5 dicembre 2006
Ettore Ferrara, nuovo capo del Dap, che si è insediato oggi, "potrà dare e fare molto, umanizzando il sistema carcerario. Saprà farsi interprete di un umanesimo carcerario, di cui c’è bisogno". Così il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, dopo l’insediamento del nuovo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. "Omaggio a Tinebra - ha detto Mastella riferendosi all’ex capo delle carceri - che è stato un eccellente esecutore della volontà del Parlamento". Giustizia: Mastella, le prescrizioni sono peggiori dell’indulto
Ansa, 5 dicembre 2006
"È un dato di fatto che ci siano prescrizioni che sono peggiori dell’indulto, che secondo me è un fatto di scelta mentre le prescrizioni sono una non scelta. Questo atto giudiziario così inclemente come la prescrizione va rivalutato ed è una delle cose per le quali ci applicheremo nei prossimi mesi". Lo ha affermato il ministro della giustizia, Clemente Mastella, a margine di un convegno a Vicenza. "L’indulto - ha spiegato il Guardasigilli - è un scelta coraggiosa, mentre le prescrizioni sono un arrangiarsi e adattarsi alla circostanze giudiziarie e giurisprudenziali attuali". Sull’indulto e sulle sue conseguenze, Mastella è tornato a dare un giudizio sostanzialmente positivo. "Da quando c’è l’indulto - ha affermato - i reati sono statisticamente calati. Voglio ricordare che ogni anno escono dalle carceri 100 mila persone a prescindere dall’indulto. E c’è una dimostrazione lampante anche in questi giorni. Non entro nei giudizi di merito né sulle valutazioni fatte in questi giorni per ragioni di correttezza istituzionale". Giustizia: il Presidente Napolitano "grazia" Liggi e Piscitello
Vita, 5 dicembre 2006
Il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha controfirmato i provvedimenti con i quali il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concesso la grazia in favore di Ivan Liggi e Salvatore Piscitello. Ivan Liggi, agente della polizia stradale, fu condannato a 9 anni e 8 mesi di reclusione per l’omicidio di Giovanni Pascale, l’automobilista che nel 1997 a Rimini tentò di sfuggire al controllo di polizia. L’istanza di clemenza, presentata dal condannato nel 2005, era accompagnata da oltre 13.000 firme di cittadini e appoggiata anche da parlamentari di entrambi gli schieramenti politici, nonché da diversi Consigli comunali e provinciali dell’Emilia Romagna. Salvatore Piscitello, settantottenne medico in pensione, fu condannato a oltre 6 anni di reclusione per aver ucciso il figlio autistico, dopo averlo assistito per oltre quarant’anni, esasperato dalla impossibilità di gestirne l’assistenza e dai gravi atti di violenza compiuti dal giovane nei confronti dei familiari. Piscitello, che aveva costituito anche un fondo a favore del figlio in caso di premorienza, si trova attualmente in libertà a causa delle gravi condizioni di salute che ne rendono incompatibile la detenzione. Roma: con "Romanae Antiquitates" la cultura entra in carcere
Adnkronos, 5 dicembre 2006
La cultura entra in carcere e si propone come forza attiva nei processi di reinserimento delle persone recluse. Mercoledì 6 dicembre alle ore 16.00, presso la Casa Circondariale Rebibbia Nuovo Complesso, via Raffaele Majetti, si terranno la conferenza stampa e l’inaugurazione dello spazio museale "Romanae Antiquitates", progetto finanziato dall’ amministrazione penitenziaria, realizzato da Cooperativa Cecilia, soprintendenza Archeologica di Roma ed Eccom. L’allestimento è stato realizzato a conclusione di due corsi di formazione per "Assistenti di scavo archeologico e manutentori di aree verdi", ai quali hanno partecipato venti detenuti. Al termine del primo corso, sotto la guida dei restauratori, archeologi e architetti e la direzione scientifica della Eccom, gli allievi hanno realizzato la classificazione, il restauro dei reperti, i supporti per le teche, la stesura dei testi e la creazione dei pannelli didattici. L’importanza del progetto, a livello sociale e culturale e il riscontro positivo che ha ottenuto sono alla base dell’unicità del risultato: un antiquarium all’interno del carcere di Rebibbia, realizzato nel corridoio di ingresso dell’Istituto penitenziario. Nello spazio che ospita la collezione sono stati collocati anche dei pannelli informativi, che raccontano la storia del territorio di Rebibbia dall’epoca preistorica a quella contemporanea. Novara: domani un Convegno su "Informazione e carcere"
Corriere di Novara, 5 dicembre 2006
Un appuntamento per favorire un proficuo dialogo tra territorio e carcere ed informare correttamente la società civile proprio su quest’ultima realtà. Il Convegno "Informazione e carcere", che si terrà mercoledì 6 dicembre dalle ore 9, nella Sala est Sesia di Via Negroni 7, è organizzato dalle Cooperative Abacashi, Multidea e dall’Associazione La Luna dal Pozzo. Le ultime due sono composte in gran parte da detenuti. "Non sono buonista o permissivista ma il carcere spesso serve davvero poco alla società - ha sottolineato alla presentazione del convegno Massimo Tosi, assessore ai Servizi Socio Assistenziali della Provincia di Novara che ha dato il patrocinio al convegno, così come la regione Piemonte e il ministero della Giustizia-Ufficio esecuzione penale esterna Casa Circondariale di Novara - per poter cambiare le cose occorre conoscere meglio il problema e ricordarsi che i detenuti sono un buon motivo per accendere fuochi di solidarietà". Al convegno introdotto da Chiara Rondini, esperta di politiche sociali, oltre a Tosi interverranno anche il provveditore regionale all’amministrazione penitenziaria Alfredo Fabozzi, la direttrice della casa circondariale di Novara Onilde Guidi, il magistrato di Sorveglianza di Novara Monica Cali, il presidente della Fondazione Michelacci di Fiesole Alessandro Margara, e la rappresentante della Federazione Nazionale dell’Informazione dal e sul carcere Carla Chiappini. Cuneo: progetto per inserimento ex detenuti tossicodipendenti
Targato CN, 5 dicembre 2006
La provincia di Cuneo è ente capofila di un progetto nazionale per creare una rete a favore dei detenuti tossicodipendenti, alcoldipendenti o portatori di malattie droga-alcol correlate posti in libertà per la concessione dell’indulto. Nel presentare il progetto al Ministero della Solidarietà sociale, il presidente Raffaele Costa ha chiesto un contributo di 84.272 euro per il Cuneese. "Nell’intento di promuovere il recupero dei soggetti deboli della società - dicono il presidente Costa e l’assessore alle Politiche sociali Stefano Viglione - gli attori del tessuto sociosanitario del territorio provinciale si sono attivati con l’intento di realizzare processi virtuosi di integrazione sociale. È un’opportunità da cogliere per attivare finanziamenti utili a scongiurare eventuali problematiche sociali che si potrebbero ingenerare a seguito dell’indulto". Il progetto intende dare risposta al problema di coloro che, essendo tossicodipendenti ed ex detenuti a seguito dell’indulto, sono stati o saranno scarcerati senza avere all’esterno casa, lavoro, parenti, rapporti o un sufficiente sostegno economico. Si tratta, quindi, di un intervento di emergenza per risolvere il momento della crisi tramite un accompagnamento individuale e per evitare che questi casi possano arrivare ad una recidiva. In base ad una stima si è calcolato che le persone interessare dal progetto in provincia di Cuneo potrebbero essere circa 35. Dopo un primo momento in cui si penserà a rispondere ai bisogni primari di vitto e alloggio, l’intervento prevede un sostegno per facilitare, anche attraverso un supporto economico, l’inserimento del soggetto nel tessuto sociale e quindi un reinserimento familiare. Gli aspetti innovativi del progetto consistono nell’integrazione tra servizi pubblici e tra servizi pubblici e privato sociale in un’ottica di complementarietà, ma anche nell’attivazione immediata delle reti di emergenza e dell’attenzione al ai momenti cruciali, come il passaggio carcere - società, particolarmente difficile per un tossicodipendente. Nell’iniziativa sono stati coinvolti 21 soggetti, dai centri di prima accoglienza alle cooperative sociali, oltre ai consorzi per i servizi socio-assistenziali, Comuni, Asl e Comunità montane. L’Aquila: si conclude laboratorio teatrale dentro il carcere
Il Messaggero, 5 dicembre 2006
Domani, mercoledì prossimo, 6 dicembre, si conclude nella Casa Circondariale dell’Aquila, a Costarelle di Preturo, …Viaggi… il laboratorio teatrale per la risocializzazione dei detenuti promosso dalla Direzione del carcere e realizzato da L’Uovo Teatro Stabile di Innovazione con il sostegno dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, dall’Assessorato alla Promozione Culturale della Regione Abruzzo e dalla Fondazione della Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila. Alle 15.00 di mercoledì i detenuti che hanno preso parte all’attività torneranno a calcare la scena del rinnovato e superaccessoriato teatro della struttura penitenziaria per essere ancora una volta "protagonisti" a tutti gli effetti di un evento socialmente rilevante, quale è per l’appunto lo spettacolo teatrale, e in particolare di una singolare, personalissima e affatto originale interpretazione di quel sorprendente testo che è pur sempre "Aspettando Godot" di Samuel Beckett. "La denominazione del laboratorio", spiegano i promotori, "riprende il titolo di quell’ampio contenitore che è stato per l’appunto "…Viaggi…", un progetto che sollecita la Comunità locale ad una maggiore attenzione per le problematiche del reinserimento sociale dei cittadini detenuti, perché solo con l’impegno e la collaborazione di tutte le risorse del territorio è possibile sostenere la "pretesa riabilitativa" dello Stato sancita dall’articolo 27 della Costituzione. Ma è anche l’idea di unire il carcere alle esigenze didattico-formative della Scuola e a quelle artistico-espressive del Teatro". "Il progetto - precisa Antonio De Rossi responsabile dell’Area pedagogica della Casa Circondariale - vuole proporre l’immagine di una realtà penitenziaria diversa e distante dagli stereotipi dell’immaginario collettivo, alimentato da una cinematografia lontana dalla realtà e che vede il carcere solo come luogo dell’esclusione e dell’emarginazione sociale, delle rivolte violente, delle evasioni e dei suicidi". In "…Viaggi…" aveva trovato spazio anche "…Strade…", una sperimentazione conclusa nello scorso mese di gennaio. "…Strade…", come i progetti che lo avevano preceduto, aveva lo scopo primario di integrare le diverse origini dei detenuti avvalendosi di tecniche di recitazione mediate e immediate che consentissero agli attori/detenuti di farsi coinvolgere in un viaggio attraverso la differenza - reale? presunta? E chi è poi differente e chi uguale? - per scoprire insieme che nessuno è un’isola e nessun altro da noi è poi così lontano e… Sicché il "…Viaggi…" del laboratorio che va a concludersi mercoledì è la logica iterazione ed evoluzione di un percorso drammaturgico, di condivisione e di risocializzazione, via via sperimentato all’interno della Casa di Costarelle a partire dal lontano 1990, un percorso che, per ottenere risultati realmente positivi e in linea con quanto previsto sia dalla legge regionale 123/97 che dal Regolamento di esecuzione della legge 354/75, non può essere interrotto ma, al contrario, necessariamente sostenuto da una continuità di intervento costante nel tempo. Il laboratorio è stato tenuto dagli attori Guido D’Ascenzo, Fiorenza Fusari e Raffaello Mastrorilli, con la collaborazione di Alessandro Sevi, Raffaello Angelini e Corrado Rea e con la supervisione artistica di Maria Cristina Giambruno; l’organizzazione dell’attività è stata curata da Antonio De Rossi, responsabile dell’Area pedagogica della Casa Circondariale. Milano: l’11 dicembre concerto nel carcere di San Vittore
Ansa, 5 dicembre 2006
I fantastici "Vale La Pena Sound", la band nata fra le mura del carcere milanese di San Vittore col contributo di Francesca Corso, Assessora all’integrazione sociale per le persone in carcere o ristrette nelle libertà della Provincia di Milano, del Comune di Milano e di Tdk Marketing Europe, e coordinata dal maestro Alejandro Jaraj tornano a suonare. Dopo il successo del Festival San Vittore Sing Sing 2006, che ha ottenuto il Best Event Award il primo premio europeo dedicato interamente ai migliori eventi dell’anno organizzati da Aziende e Agenzie con sede in Europa, classificandosi al 1° posto per la categoria no profit - sociale, il gruppo musicale dei detenuti di San Vittore si esibirà l’11 Dicembre dalle 14.00 alle 16.00 insieme a musicisti dell’ambito milanese. Nomi come Luis Agudo, Mario Lavezzi, Beppe Dettori, Tony Arco, Riccardo Bianchi, Alberto Gurrisi, Silvano Cecchini, condivideranno il palco con i ragazzi del Vale La Pena Sound per portare ai detenuti di San Vittore due ore di musica di ottima qualità. La band multietnica porterà in concerto 9 brani composti e arrangiati nella mitica Stanza 17 (la sala prove - studio di registrazione del 3° raggio). Sonorità hip-hop, percussioni magrebine, canzoni d’autore, si alterneranno con il Blues portato dai professori dei Civici Corsi di Jazz di Milano, che da quest’anno insegnano in carcere grazie alla grande disponibilità e alla generosità dei maestri Enrico Intra e Franco Cerri. Il concerto dell’11, fortemente voluto dall’assessora alla Provincia di Milano, Francesca Corso e sostenuto dalla direttrice del carcere Gloria Manzelli sarà anche l’occasione per presentare il primo CD con tre brani originali, registrato e mixato interamente all’interno del carcere. Quando si fa musica in carcere, le relazioni umane cambiano e cominciano a basarsi sul rispetto e sulla fiducia. La musica mette le persone in contatto con la parte migliore di se stesse, quella parte incontaminata, che in questo caso, può essere un punto di partenza importante per iniziare a intraprendere un altro percorso. Così il carcere si umanizza, e questo fa bene a tutti, senza eccezioni. In questo modo, come scrive Daniel Pennac: "...scopriamo una delle funzioni essenziali dell’arte, che è quella di imporre una tregua alla lotta degli uomini...". Pordenone: ministro Mastella promette; il nuovo carcere si farà
Il Gazzettino, 5 dicembre 2006
Nessun cambio di rotta sul carcere di Pordenone. Il Ministro per la Giustizia, Clemente Mastella, ieri nel capoluogo giuliano per la firma di un protocollo con la Regione che prevede la possibilità per l’amministrazione regionale di distaccare proprio personale negli uffici giudiziari e di fornire assistenza per il potenziamento dell’informatica, ha replicato alle preoccupazioni provenienti dalla Destra Tagliamento riguardo alla realizzazione del nuovo penitenziario: "I lavori erano già stati assegnati ricorda Mastella per alcune centinaia di milioni di euro per Pordenone e Varese che erano state messe a gara come un’unica unità. Ma la Commissione Europea ha individuato un’infrazione alle regole e non si è potuto fare altro che ripetere la procedura". Mastella ha comunque garantito che i soldi stanziati rimangono finalizzati alla realizzazione del nuovo penitenziario, replicando a chi sosteneva che invece i fondi sarebbero stati destinati per sistemare strutture carcerarie già esistenti: "Sono stati previsti 25 milioni di euro per le ristrutturazioni mentre i trasferimenti per Pordenone e Varese sono, come detto, di diverse centinaia di milioni". Non si conoscono ancora i tempi per la nuova gara che assegnerà i lavori né tanto meno il ministro ha saputo indicare una data in cui Pordenone potrebbe avere il suo nuovo carcere: "Domani (oggi, ndr) si insedia il nuovo direttore dell’Amministrazione penitenziaria e sarà lui a stabilire tempi e modalità per la nuova gara". Mastella ha anche replicato a quegli esponenti della Casa della Libertà che hanno criticato la gestione dei fondi da parte del ministro che avrebbe tolto finanziamenti ai penitenziari del Nordest per destinarli a quelli vicini al suo collegio elettorale: "Mi hanno anche accusato di aver dato fondi al carcere del mio Paese, Ceppaloni, dove il carcere nemmeno c’è. La politica è fatta anche di queste cose" ha chiosato Mastella. La querelle era stata lanciata dal deputato di An, Manlio Contento il quale, in veste di componente della Commissione Giustizia, aveva ricevuto la relazione relativa al piano straordinario degli interventi in materia di edilizia penitenziaria. "In quel documento - aveva affermato Contento - c’è scritto nero su bianco che anziché fare il carcere di Pordenone e quello di Varese, per un totale di 67 milioni e mezzo di euro, si realizzeranno sei nuovi padiglioni ampliando strutture già esistenti". Contento aveva anche elencato i luoghi destinati a tali ampliamenti: i penitenziari di Avellino, Velletri, Cuneo, Catanzaro, Santa Maria Capua Vetere e Palermo.Tornando alle motivazioni della visita di ieri del ministro della Giustizia e nello specifico per quanto concerne i contenuti del protocollo Stato-Regione, è emerso come la carenza di personale nei tribunali del Friuli Venezia Giulia (quantificabile attorno al 20-22%) è meno grave a Pordenone, dove il personale mancante si attesta attorno al 10%. Roma: poliziotti scendono in piazza, corteo contro la Finanziaria
Tg Com, 5 dicembre 2006
Un pacifico corteo di poliziotti, guardie forestali e penitenziarie e vigili del fuoco ha invaso la Capitale per protestare contro i tagli al settore sicurezza introdotti dalla nuova Finanziaria. Alla manifestazione sono attesi anche Fini e Casini, solidali con l’iniziativa degli addetti alla sicurezza. La Manovra, stando sindacati di settore, sarebbe "una legge di bilancio vendicativa e contro la Polizia". La manifestazione partirà intorno alle 11 dal piazza del Viminale, sfilerà per via Cavour, via ei Fori Imperiali e si concluderà a piazza Santi Apostoli. Massiccia la partecipazione prevista dagli organizzatori della protesta. Oltre 300 autobus, almeno tre treni speciali, navi e traghetti hanno portato infatti a Roma migliaia di poliziotti, guardie e vigili del fuoco. Agli addetti alla sicurezza che hanno aderito al corteo, "l’elemosina" dell’esecutivo prevista dalla Manovra non piace e si aspettano una risposta immediata dal governo Prodi. "Nella storia repubblicana non si era mia vista una Finanziaria che sopprime le Questure. - spiega il segretario generale del Sindacato Autonomi di Polizia (Sap) - La rabbia e il disagio delle forze dell’ordine è elevata. E non solo per gli aumenti che fanno tornare indietro i poliziotti, lasciandoli ai margini della società, ma anche e soprattutto per la chiusura degli uffici, dopo il contributo altissimo offerto in tutti questi anni per contrastare mafia e terrorismo". Alla protesta si sono così aggiunte anche le associazioni dei parenti delle vittime del terrorismo e della criminalità, ma uno dei temi più importanti della manifestazione rimane comunque l’aumento dei salari previsto dalla Manovra e la riduzione della spesa pubblica nel settore sicurezza. La Finanziaria prevede aumenti salariali pari solo al tasso di inflazione programmata con un incremento in busta di 5 euro al mese per il 2006 e 20 euro lordi per il 2007. Troppo poco, sostengono gli addetti alla sicurezza, che hanno deciso di alzare la voce e di scendere in piazza per protestare. E non è tutto qui. Con l’inserimento dei nuovi tagli, infatti, 1.317 agenti ausiliari e circa 400 militari dell’Arma rischiano il posto. Ma la Manovra, inoltre, stando ai sindacati, non andrà a incidere solo sul personale precario. I tagli, infatti, dovrebbero ridurre drasticamente anche la presenza territoriale dei carabinieri. Le caserme a rischio sono circa 400 e la Confederazione sindacale di polizia sta già raccogliendo le firme per estendere anche alle forze dell’ordine il diritto di sciopero. Polizia, Guardia Forestale, Guardia Penitenziaria e Vigili del Fuoco fanno sul serio. Droghe: Ferrero; strada è superare le sanzioni amministrative
Fuoriluogo, 5 dicembre 2006
"Sulle sanzioni amministrative siamo disposti a discutere ma la discussione parte dalla base comune che è il programma dell’Unione. Quindi ora si apre il confronto sul programma che dice a chiare lettere di superare le sanzioni. Il confronto parte da li". Il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha commentato così le discussioni sulle sanzioni amministrative previste per chi consuma droga. Lo ha fatto durante una conferenza stampa convocata ieri al termine della prima riunione interministeriale del Comitato nazionale del coordinamento per l’azione antidroga. Quanto all’ordine del giorno proposto mercoledì dall’Unione e riguardante il decreto Turco, "questo non pone come condizione la revisione del decreto Turco ma è una richiesta di discussione. Rivedere il decreto non sarebbe un superamento dell’impasse, il vero superamento è quello che noi proponiamo rilanciando il dibattito in avanti sul terreno nuovo della riscrittura comune di una nuova legge. L’elemento di convergenza all’interno della maggioranza è che tutti dicono "no alla galera per i consumatori" e chiedono responsabilizzazione, informazione e costruzione di un percorso di prevenzione. Questo è il principale mutamento rispetto al precedente governo che ha lavorato soprattutto sulla repressione". Con la prima riunione di oggi del Comitato si apre così la fase istituzionale, che segue le polemiche e che proseguirà martedì 5 dicembre con la riunione della Consulta nazionale sulle tossicodipendenze (che riunisce mondo scientifico, operatori e società civile). Quanto al ddl di riforma del testo unico sulla droga, il ministro ha chiarito che non ci sarà alcuna abrogazione data la complessità del testo la cui mancanza provocherebbe un vuoto legislativo pericoloso. "Il superamento della Fini-Giovanardi per me significa modifica qualitativa del testo". Il ddl, ha comunicato infine Ferrero, dovrebbe essere pronto per i primi mesi del 2007 ma i tempi "sono definiti dal contenuto del processo". Droghe: Giordano (Prc); serve laicità e abolizione legge Fini
Fuoriluogo, 5 dicembre 2006
"La nostra è una battaglia per la laicità dello Stato. Una volta c’era un grande partito cattolico che mediava con le gerarchie ecclesiastiche, ora lo fanno un po’ tutte le forze politiche e a patirne è la laicità legislativa". Lo ha affermato a Torino il segretario di Rifondazione Comunista, Franco Giordano, ad un incontro sul lavoro precario. "La produzione legislativa di questo governo deve essere laica a partire dalla questione della droga. Noi siamo per l’abolizione subito delle legge Fini-Giovanardi perché è una legge che colpisce solo il consumo e non chi spaccia. Dobbiamo ricostruire un’identità culturale della nostra colazione che si contrapponga a quella delle destre basate sulla paura e che, se non stiamo attenti, può raggiungere anche gli strati più bassi della popolazione. Per loro il nemico è il drogato, il no-global, l’immigrato, noi dobbiamo lavorare per ricostruire il tessuto sociale, perché si abbia un’ altra percezione del nemico. E quando dico "noi" non dico noi di Rifondazione, ma noi nel governo. Abbiamo battuto, insieme, Berlusconi, su questi valori e lì dobbiamo proseguire. Per questo non capisco le polemiche sulla manifestazione del 4 novembre, è possibile che quando si arriva al governo si perde così il rapporto con la piazza, con la gente, la piazza? Questo è molto pericoloso, non bisogna cedere alle sirene se conti meno nella società conti di più nella politica, noi la pensiamo in modo opposto. Questo governo è un’occasione da non perdere". Droghe: Ferrero; "stanze del buco", sperimentazione non ideologie
Adnkronos, 5 dicembre 2006
Sulle cosiddette "stanze del buco" occorre seguire la strada della sperimentazione scientifica e non discuterne in termini ideologici. Lo dice il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, rispondendo ai giornalisti che gli domandavano un commento sulla proposta di legge, presentata qualche tempo fa al Consiglio regionale della Toscana, che prevede la sperimentazione di "Safe Injection Room" per tossicodipendenti. "La mia posizione in merito è nota: credo che sia giusto, invece di discutere in termini ideologici di droga, che si facciano delle sperimentazioni verificate scientificamente - ha spiegato il ministro Ferrero - e che nell’arco di sei mesi, un anno, si verifichino gli effetti che hanno avuto queste sperimentazioni". "Questo dovrebbe essere il modo di procedere su un terreno in cui nessuno ha delle verità in tasca: sperimentare e verificare gli effetti scientificamente, numeri alla mano - ha ribadito Ferrero - Penso che sia questo l’intendimento della Regione Toscana. Mi pare che questa sia una strada da seguire, ossia la strada della validazione scientifica" Droghe: adesso l’Unione rispetti il Programma di Susanna Ronconi (Gruppo Abele)
Fuoriluogo, 5 dicembre 2006
In questi mesi alcuni nostri lettori ci hanno scritto per dirci che c’era troppo silenzio, che anche noi non stavamo facendo abbastanza perché la legge-golpe sulle droghe venisse tempestivamente abrogata - come da programma - e si mettesse mano a un testo finalmente capace di sottrarre davvero al penale consumi e consumatori. In realtà, avevamo solo - credo con buon senso - dato e preso tempo perché il governo potesse elaborare e organizzare la propria linea di intervento, nella complessità tanto del confronto interno alla maggioranza quanto della gran mole delle questioni urgenti e brucianti ereditate dal governo di centrodestra. Non era uno sconto aprioristico a un "governo amico", insomma: del resto, sulle droghe, abbiamo imparato che è dura dire di averne mai avuto davvero uno… E c’era anche bisogno di aggiornare il confronto con la vasta rete nazionale di tutti i soggetti che con noi si erano mobilitati negli anni precedenti, verificare come andare avanti insieme. Oggi, a sei mesi dalla nascita del governo di centro sinistra, crediamo che riprendere la mobilitazione per una decisa riforma della legislazione su droghe e dipendenze sia un atto necessario affinché quel programma politico - che molto deve alla tenacia e all’intelligenza di ormai dieci anni di movimento - trovi una via per uscire dalla litania delle promesse rinviate. Riprendiamo allora la mobilitazione attorno a un testo - la cosiddetta legge Boato - che è quello attorno a cui, fino ad oggi, ci pare essersi formato un consenso allargato e a più riprese partecipato, fin dalla discussione alla conferenza di Napoli del ‘97, passando per tutti i momenti della battaglia di questi anni. Una legge che per questo chiamiamo "di movimento", sebbene scritta da valenti giuristi e già firmata da molti parlamentari, ma certo una legge "dal basso", fatta da operatori e consumatori, da amministratori e da giuristi, da associazioni e comunità, attorno a un cuore che si chiama depenalizzazione del consumo, di tutti i consumi personali, uscita dal penale per entrare in un sociale, in un welfare, potenziato, rinforzato, valorizzato. Fuori dal penale, anche, per uscire dal blocco dell’innovazione, nei servizi come nelle metodologie di intervento, che hanno prodotto negli ultimi anni una irresponsabile inadeguatezza delle risposte offerte a un mondo in continuo cambiamento. Ripresa della mobilitazione vuol dire anche non correre il rischio di lasciare una partita così importante in mano alle dinamiche dei partiti e del palazzo, che non devono erodere impegni e buona volontà di chi pure, dentro il governo, sul programma vuole lavorare. La vicenda della modifica della dose di principio attivo della canapa prevista nelle tabelle della Fini Giovanardi, deve farci riflettere e preoccupare. Forum Droghe non ne ha mai fatto un proprio obiettivo, era per noi davvero troppo poco, e sviante. Tuttavia avevamo considerato un buon test il fatto che, alla fine, tre ministri di diverse aree politiche avessero apposto la loro firma congiuntamente. Purtroppo, la lettera dei 51 parlamentari della maggioranza alla ministra Turco, i contenuti con cui questa decisione è stata attaccata, ce la dicono lunga non solo sulle difficoltà politiche di mettere all’ordine del giorno l’abrogazione della Fini Giovanardi e la discussione su una legge di depenalizzazione, ma prima ancora sul rischio che, a sinistra come a destra, i temi caldi della droghe sfuggano al dibattito nel merito - pur complesso - per diventare merce di uno scambio politico che ha altre poste in gioco. Fare movimento, allora, significa mettere al centro del tavolo le droghe, i consumatori, il miglioramento di politiche e leggi per una minor sofferenza sociale e individuale, questo e non altro. Lo diciamo da sempre, e ancora, noi; l’hanno scritto nel programma politico loro. Immigrazione: ricongiungimenti e "carta di lungo soggiorno"
Ansa, 5 dicembre 2006
Il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 1° dicembre scorso, ha approvato due decreti legislativi di attuazione delle direttive comunitarie su i ricongiungimenti familiari e il soggiorno lungo per gli immigrati extracomunitari. Il decreto sui ricongiungimenti familiari incide su alcune condizioni che limitavano o appesantivano ingiustificatamente l’esercizio del diritto del ricongiungimento. Tra le novità più importanti: non è più prevista per i figli minori la condizione di familiari "a carico"; la condizione della minore età prevista per il ricongiungimento è esplicitamente riferita al momento della presentazione della domanda; per i figli maggiorenni non è più richiesta l’invalidità totale bensì l’impossibilità di provvedere, in maniera permanente, alle proprie indispensabili esigenze di vita in ragione del loro stato di salute; relativamente al ricongiungimento dei genitori è stata eliminata la necessità dell’accertamento dell’esistenza o meno di altri figli nel Paese di origine, limitandosi a richiedere soltanto la mancanza di un adeguato sostegno familiare. Con il secondo decreto i cittadini stranieri otterranno lo Status di soggiornante di lungo periodo con una permanenza regolare in Italia di almeno 5 anni, da dimostrare con permesso di soggiorno in corso di validità, contro i 6 anni previsti finora. Il cittadino dovrà anche dimostrare di percepire un reddito minimo non inferiore all’importo di un assegno sociale annuo. Usa: per ex detenuti presto un software che prevede gli omicidi
Corriere della Sera, 5 dicembre 2006
Entro un anno il dipartimento per la libertà vigilata della città di Philadelphia inizierà a usare un nuovo software sviluppato da Richard Berk, criminologo dell’Università della Pennsylvania specializzato in statistiche. Il programma, partendo da una base di 30-40 dati individuali, è in grado di prevedere se il soggetto in questione, potenziale beneficiario di una scarcerazione anticipata, possa uccidere nel prossimo futuro, mettendo quindi in guardia psicologi e assistenti sociali. La decisione di avvalersi di questo strumento è stata presa dopo la crescita vertiginosa del tasso di omicidi registrata recentemente nella metropoli nordamericana (è aumentato del sette percento solo nell’ultimo anno). Statistica e informatica si sono quindi alleate con la sociologia, per produrre uno strumento che sa quasi di fantascienza. Il software, nelle dichiarazioni di Berk, dovrebbe fornire un grande ausilio alle commissioni di libertà vigilata, soprattutto indicando i casi che necessiteranno di un più forte sostegno una volta liberati. Il criminologo prevede che potrebbe evitare fino al quaranta percento degli omicidi oggi commessi da detenuti scarcerati e sottolinea come abbia evitato qualunque automatismo "meccanicistico" nello sviluppo del suo modello statistico; nulla è dato per scontato dal programma che può dirsi assolutamente privo di pregiudizi: nemmeno una precedente aggressione armata porta direttamente all’esclusione dal beneficio, giacché, combinato con altri fattori, un indicatore tanto preoccupante può essere totalmente depotenziato, fin quasi a disinnescarsi. Berk spiega come la massima propensione all’omicidio si trovi nei maschi fra 18 e 30 anni che siano stati esposti ad un ambiente violento nella loro prima infanzia. Il dato, afferma, è un rivelatore più importante di molti altri, persino dei precedenti per crimini violenti. Il modello statistico è stato costruito con dati personali anonimi di veri criminali che sono passati attraverso l’analisi della commissione libertà vigilata fra il 2002 ed il 2004. Certamente ogni lettore di "Urania" che si rispetti si ricorderà di aver letto fiction in cui tali estrapolazioni si rivelavano vere e proprie benedizioni (per esempio per un autore positivista come Asimov) o creavano nuove minacciose possibilità di abuso e discriminazione (come nel Minority Report di Philip Dick). Cosa ci aspetta, quindi, nel mondo di domani? Russia: 13mila detenuti minorenni, "colonie" per rieducarli
Peace Reporter, 5 dicembre 2006
In Russia una colonia per giovani criminali, chiamata Vospitatelnaya Koloniya che si occupa di ragazzi tra i 14 e i 18 anni, è un inusuale esempio di formazione all’interno di un sistema giudiziario che solitamente si basa sulla punizione più che sul recupero dei carcerati. La federazione russa possiede la terza prigione più popolata del mondo con 760mila detenuti, 13mila dei quali sono ragazzi. Il progetto di rieducazione è stato lanciato nel 2001 dalle Nazioni Unite. Il direttore della colonia, Sergei Gennadievich Ranikov, racconta come sia "importante per i giovani detenuti occuparsi di mansioni pratiche all’interno della cucina o del laboratorio artigianale. Il lavoro più utile che sono portati a svolgere è quello della creazione di manufatti che vengono poi venduti all’esterno. Con i soldi che i ragazzi ricavano dalla vendita posso comprare dell’altro cibo per integrare i loro pasti all’interno della colonia". Accanto ai compiti materiali si tengono lezioni scolastiche. Il direttore ha sottolineato l’importanza di considerare ogni ragazzo come un individuo e di metterli in condizione di sviluppare la propria identità. |