Rassegna stampa 14 aprile

 

"Ragazzini e ragazzacci", un libro che educa alla legalità

 

Redattore Sociale, 4 aprile 2006

 

È frutto della collaborazione tra "Ristretti Orizzonti", "Il Granello di senape" e il Comune di Padova un "libro di testo" per le scuole, dove le testimonianze dei detenuti diventano un insegnamento per i ragazzi padovani.

I temi della devianza e dell’illegalità arrivano tra i banchi di scuola con "Ragazzini e ragazzacci", il libro realizzato da "Ristretti Orizzonti", il bimestrale che racconta la realtà della detenzione, e l’associazione di volontariato penitenziario "Il Granello di senape", in collaborazione con il Comune di Padova. Una pubblicazione per sensibilizzare gli studenti delle scuole medie inferiori alla realtà dei giovanissimi che commettono reati, per capire le motivazioni che spingono a comportamenti illegali e riflettere su problemi connessi alla trasgressione quali l’utilizzo di droga e l"abuso di alcool: fenomeni che secondo le statistiche degli ultimi anni riguardano ragazzi sempre più giovani, a partire dai 12-13 anni.

L’iniziativa si inserisce in un percorso di sensibilizzazione ai temi rivolto alle scuole e avviato da Ristretti Orizzonti e il Comune di Padova, in fase sperimentale, già dal 2002; per i ragazzi, accanto agli incontri nelle classi, visite di confronto e dialogo in alcune carceri minorili. 300 ragazzi delle scuole superiori sono stati accompagnati lo scorso anno nelle carceri di Padova per un "confronto-incontro" con i minori detenuti, altri 500 saranno coinvolti quest’anno.

"Un’esperienza risultata molto positiva per l’interesse e il coinvolgimento che ha saputo suscitare negli studenti, e che ci ha spinti a realizzare qualcosa anche per i ragazzi più giovani delle scuole medie inferiori" afferma Ornella Favero, direttore di "Ristretti orizzonti". "La pubblicazione è fatta per i ragazzi, ma non solo: può insegnare molto anche agli adulti. Emerge, infatti, come molte storie di devianza minorile siano legate ai modelli culturali oggi proposti, dai media e non solo".

Un libro di grande interesse educativo che racconta ai più giovani sia le testimonianze dei detenuti con le riflessioni sui perché si arrivi a commettere illegalità, che le impressioni avute dai ragazzi delle scuole coinvolte dopo le visite e i momenti di confronto con i coetanei detenuti. Una raccolta di testi frutto anche della collaborazione con i giornali degli istituti penali minorili e della corrispondenza tra ragazzi "dentro" e "fuori" dal carcere.

"I detenuti possono diventare una risorsa per gli altri giovani, aiutandoli a guardare oltre e soprattutto prima che l’illegalità si compia" ha affermato Claudio Piron, assessore ai servizi scolastici del Comune di Padova. "Questo libro, che sarà introdotto in maniera strutturale nei percorsi didattici delle scuole padovane, porta esperienze concrete, che parlano in modo diretto, togliendo la virtualità con cui spesso vengono percepite le esperienze nelle carceri". Il libro, stampato in 4.000 copie, sarà distribuito a partire da fine aprile nelle scuole medie inferiori padovane e sarà adottato come libro di testo per i percorsi di educazione alla legalità.

Provenzano: direttore carcere; è come un lupo solitario

 

Ansa, 14 aprile 2006

 

Tornando a Provenzano il direttore precisa che non è previsto un suo trasferimento altrove. Si era parlato di condizioni di salute "non buone" e della necessità di portarlo in un carcere con centri clinici particolarmente attrezzati. "I suoi - dice Dell’Aira - sono i normali problemi di salute dell’età e della lunga latitanza in luoghi isolati. Certo, non è un fiorellino ma non risultano particolari problemi" che non possano essere affrontati nel carcere di Terni. Come tutti gli altri detenuti - spiega il direttore - al suo arrivo è stato sottoposto ad un monitoraggio dello stato di salute, con "un percorso di routine" e con "il maggiore scrupolo possibile". "Per noi - continua - è uno dei circa 350 detenuti", ognuno con un suo livello di trattamento, inserito nella "gestione ordinaria", anche se questa prevede per lui una "attenzione e precauzioni particolari".

Ma proprio per questo - continua il direttore - nel carcere di Terni operano alcune delle 700 unità degli agenti di custodia addestrati a gestire le cosiddette "sezioni speciali del 41/bis". Nella sezione di Terni di questi detenuti - riferisce Dell’Aira - ce ne sono 26-27, "nomi noti e meno noti". "Voglio rassicurare l’opinione pubblica - continua - la struttura è adeguata". Provenzano è nella sua cella in isolamento. Senza radio, televisione e giornali. Ha il bagno in cella, la doccia che può usare quando vuole, la sua finestra che può tenere aperta o chiusa a suo piacimento. Con gli agenti di custodia "non parla, si chiude nel mutismo". "È come un lupo solitario - racconta il direttore - sta provando a capire in che situazione si trova. Ma è normale" osserva Dell’Aria, dopo tanti anni di isolamento e comunque per la novità della situazione.

Accade così per tanti altri detenuti quando si trovano privati della loro libertà personale. Mangia invece regolarmente, racconta ancora il direttore. Si era parlato di pasti speciali confezionati per lui, per motivi di sicurezza. "Si sono riferite tante cose infondate, alimentate dal necessario riserbo" - osserva il direttore - che però si limita a dire che riceve il "vitto di cui ha diritto e che lo consuma regolarmente". Oggi a pranzo, cosa ha mangiato? "Posso solo dire - risponde - che ha consumato primo, secondo, contorno, frutta ed acqua". Che cosa pensano gli altri detenuti? Sono preoccupati per un eventuale irrigidimento delle misure di sicurezza? "Ho parlato con alcuni di loro - dice il direttore - e nessuno ha fatto accenni alla presenza di questo personaggio. Credo - osserva - che sia un segno di rispetto". Dell’Aira, da parte sua, nega qualsiasi preoccupazione per il trovarsi a dirigere il "carcere di Provenzano". "In un momento con ancora tante incertezze politiche - spiega - la mia è una gestione con la massima freddezza". E poi - conclude - i 200 agenti di custodia "o poco più" di cui dispone hanno "tutti grande abnegazione ed una professionalità eccezionale". "Ma mi raccomando - conclude - non parlate di noi soltanto per Provenzano, ricordatevi dei soldi raccolti dai detenuti per il piccolo Tommy o per il pranzo di Pasqua dei poveri e per le tante altre iniziative che abbiamo fatto e che faremo....".

Provenzano: il boss insultato dai detenuti comuni di Terni

 

Ansa, 14 aprile 2006

 

"È come un lupo solitario, mangia regolarmente ma non parla e sta provando a capire in che situazione si trova Bernardo Provenzano da mercoledì scorso nel carcere di Terni. Di lui parla in questi termini il direttore dell’istituto di pena, Francesco Dell’Aira, che sottolinea come la vita dentro il nuovo carcere di Vocabolo Sabbione si svolge regolarmente, come prima dell’arrivo dell’ospite. Anzi, un po’ si stupisce e si rammarica della attenzione dei media per un penitenziario che lui dirige da nove anni solo in questa circostanza e non per le tante iniziative di "apertura" alla società che lo caratterizzano.

Due fra tutte: i detenuti che si sono auto tassati per comperare una corona di fiori per i funerali del piccolo Tommy e che hanno fatto altrettanto per acquistare farina ed altri ingredienti con i quali confezioneranno pane fresco e dolci per il pranzo pasquale dei poveri il giorno di Pasqua a Terni.

Intanto il capomafia ha trascorso la sua seconda giornata in cella, nel carcere di Terni, guardato a vista e videosorvegliato 24 ore su 24 dagli uomini del Gom, il reparto speciale della polizia penitenziaria.

Per lui menù separato, come del resto per tutti i detenuti in 41 bis (carcere duro) di un certo rilievo: il cibo per il boss dei boss di Cosa nostra, che oggi ha mangiato regolarmente, non viene preparato nelle cucine dove si preparano i pasti per i detenuti comuni.

Provenzano è in stretto isolamento e non può leggere ne guardare la tv. È stato visitato da un medico e al momento sarebbe sottoposto ad una terapia farmacologica, ma definita di routine. Per il boss anche un pannolone per l’incontinenza che il capomafia porta per via dell’operazione alla prostata che subito qualche tempo fa in una struttura ospedaliera francese, sotto falso nome.

L’ex latitante, negli ultimi anni da primula rossa ha avuto un avvicinamento alla religione. Nella masseria dove è stato sorpreso nei pressi di Corleone aveva un libro sulle sacre scritture, che aveva letto più volte. Sembra che abbia chiesto, oltre alla visita di un medico, anche quella di frate Rino, il cappellano del carcere. Difficilmente la richiesta potrà essere accettata nelle prossime ore, ma l’incontro potrebbe avvenire entro pochi giorni. Magari proprio il giorno di Pasqua. Intanto i detenuti comuni che affollano l’ala della casa circondariale, ieri pomeriggi e la notte precedente hanno urlato insulti dalle finestre delle loro celle. Grida che si sono sentite distintamente all’esterno dell’istituto di pena di vocabolo Sabbione.

Napoli: agli arresti domiciliari, scippa anziana che poi muore

 

Ansa, 14 aprile 2006

 

È stato identificato il presunto autore dello scippo di 10 euro a Luisa Scafora, un’anziana donna di Cercola, morta per le ferite riportate nell’aggressione avvenuta all’inizio di marzo. L’uomo è un pregiudicato di Volla, Ciro Esposito, di 20 anni, al quale l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Nola è stata notificata in carcere, dove è stato intanto rinchiuso per altri reati. È stato anche accertato che il 3 marzo Esposito era sottoposto al regime degli arresti domiciliari, sempre per un’accusa di rapina.

Roma: non risponde al figlio, condannata un mese di carcere

 

Ansa, 14 aprile 2006

 

La madre non richiama il figlio quindicenne che l’aveva cercata sul telefono cellulare ed il tribunale di Roma la condanna ad un mese di reclusione per violazione degli obblighi di assistenza familiare. Protagonista della storia, secondo quanto riferito dall’ avvocato Giacinto Canzona, è una sua assistita, G.D.P., quarantaseienne, romana, separata con un figlio minorenne affidato al padre.

Il processo ha preso spunto da una querela-denuncia presentata nel 2000 dall’ex marito contro la ex moglie, accusata di essere venuta meno agli obblighi di assistenza morale e materiale nei confronti del figlio. In sostanza l’uomo accusava l’ex consorte di non aver richiamato il figlio, nonostante le ripetute telefonate di quest’ultimo. Il processo, incardinato davanti alla quinta sezione del Tribunale penale di Roma, si è concluso con la sentenza di condanna: "lui telefonava - è detto nelle motivazioni - alla madre e lei non richiamava al telefonino. Diceva che avrebbe telefonato, ma non lo faceva mai". L’avvocato Canzona ha annunciato che impugnerà la sentenza.

Vivicittà: si corre nelle carceri e negli istituti penali minorili

 

Redattore Sociale, 14 aprile 2006

 

Torna "Vivicittà’", la manifestazione podistica organizzata dall’Uisp, e apre le porte del carcere. Alcune di queste prove "speciali" si sono già tenute, altre si svolgeranno nei prossimi giorni. Sabato 25 marzo si è corso nella Sezione di Reclusione di Verziano (Brescia): 15 detenuti e 30 detenute hanno corso insieme ad oltre un centinaio di atleti esterni, in prevalenza studenti degli Istituti Superiori. Il percorso era limitato al cortile e al campo di calcio, interni al carcere. Hanno vinto due stranieri, uno per la classifica maschile e l’altra per quella femminile. Nello stesso giorno si è corso a Bari, nell’istituto minorile Fornelli, dando il via al progetto "La Primavera della Solidarietà": i ragazzi hanno corso intorno al campo di calcio, dimostrando come sia possibile portare all’interno delle mura di un carcere valori quali quelli della solidarietà, della lealtà, del rispetto delle regole. "Vivicittà - Porte aperte" si è tenuta a Parma il 31 marzo, dove la corsa ha coinvolto circa 40 detenuti presso l’Istituto penitenziario di via Burla; il 1 aprile si è corso all’interno del carcere Ranza di S. Gimignano (Siena): 17 detenuti e una trentina di esterni hanno partecipato all’iniziativa, su un circuito di 700 metri da ripetere per sette volte; l’8 aprile la manifestazione si è svolta invece presso la Casa circondariale di Cremona.

Sull’anello del cortile interno del carcere 15 detenuti e 40 esterni, tra studenti, professori e ragazzi di gruppo podistico, si sono contesi la vittoria lungo i sei chilometri e mezzo del percorso. I detenuti sono impegnati anche nel torneo di pallavolo, che si chiuderà a giugno, mentre si sta allestendo, sempre all’interno del Progetto carcere, un torneo tra i corpi della polizia penitenziaria degli istituti di Cremona, Brescia e Mantova, da giocarsi a Cà del Ferro: un’occasione per favorire i contatti tra le case circondariali della regione. (info: Uisp Cremona, tel. 0372.431771). Domenica 9 aprile la manifestazione podistica si è tenuta all’Istituto minorile Beccaria di Milano, dove 56 ragazzi e 13 ragazze hanno portato a termine un percorso di 5 chilometri (info: Uisp Milano, tel. 02.55017990-55017755.

L’11 aprile si è corso presso la Casa Circondariale di Ferrara, dove 21 detenuti e 6 esterni hanno realizzato 3 giri di 800 metri lungo il perimetro interno delle mura del carcere (info: Uisp Ferrara, tel.0532-907611). Oggi, 13 aprile, si è corso nel carcere di Cremona, all’interno della sezione "protetti": in questo caso "Vivicittà" si è svolta a porte chiese, hanno preso parte alla iniziativa soltanto i detenuti (info: Uisp Cremona, tel. 0372-431771). Prossime tappe: il 22 aprile nel Carcere circondariale di Voghera; il 23 aprile nel carcere per adulti Opera di Milano; il 29 aprile nell’Istituto minorile di Lecce; il 30 aprile a Bollate, nella seconda Casa circondariale di Milano; l’8 maggio nell’Istituto minorile di Treviso. Nel carcere di Rebibbia a Roma si terrà l’11 maggio nella sezione femminile e il 17 maggio in quella maschile. Le date potrebbero subire dei cambiamenti in relazione a nuove esigenze da parte degli organizzatori o delle autorità vigilanti negli istituti. Alla fine del mese di aprile, in data ancora da precisare, "Vivicittà - Porte Aperte" si terrà nell’Istituto minorile di Nisida (Napoli). Altre "Vivicittà-Porte Aperte" si terranno negli istituti penitenziari di Palermo, Busto Arsizio (Va), Perugia e Livorno.

Brasile: uomo che violentava le figlie trovato morto in cella

 

Ansa, 14 aprile 2006

 

Un agricoltore brasiliano di 45 anni che per anni ha stuprato le otto figlie, alcune delle quali sin dall’età di dieci anni, è stato trovato morto oggi nella cella del carcere in cui era rinchiuso dopo essere stato condannato in seguito alla denuncia della più grande. È una storia di miseria materiale e umana, che si svolge nell’entroterra depresso di un comune poverissimo del nordest brasiliano, dal suggestivo nome di Prazeres (piaceri, in portoghese). Josè Severino da Silva, proprietario di un minuscolo appezzamento di terra, era stato condannato a 11 anni nel febbraio scorso. Oltre che per stupro, è stato riconosciuto colpevole di violenze contro la moglie, picchiata regolarmente per imporle il silenzio. Una delle ragazze a quindici anni ha partorito un figlio avuto dal padre. È stato l’unico rapporto che l’uomo ha ammesso, affermando però che fu con il consenso della figlia. Da Silva è stato trovato impiccato con una cintura alla finestra della sua cella. Il detenuto che condivideva con lui il minuscolo spazio ha detto di non essersi accorto di nulla. La polizia ritiene che sia stato impiccato da altri detenuti con la connivenza dei secondini per far pagare all’uomo la legge del carcere, che in Brasile condanna a morte gli stupratori, tanto più se di bambine e peggio ancora se si tratta delle proprie figlie.

Giordania: rivolta in carcere con ostaggi, morto un detenuto

 

Agi, 14 aprile 2006

 

Un detenuto è morto in una rivolta di fondamentalisti islamici in un carcere in Giordania, domata dalla polizia dopo alcune ore. La ribellione nel penitenziario di Qafqafa, 50 chilometri a nord di Amman, è scattata quando gli agenti sono entrati nelle celle per una perquisizione alla ricerca di coltelli e droghe. I detenuti hanno preso in ostaggio due poliziotti e si sono asserragliati in un’ala della prigione. Nel corso della rivolta un detenuto è rimasto ferito ed è morto durante il trasporto in ospedale. Le cause del decesso non sono ancora chiare. Ci sono stati anche 11 feriti tra poliziotti e detenuti. Un prigioniero, un militante islamico di nome Abdul Shehadeh Hamed al-Tahawi, ha chiamato con un telefono cellulare Al Jazira e ha riferito della cattura di due ostaggi e ha spiegato che l’azione era diretta a vendicare il prelevamento dopo le preghiere del mattino di due detenuti: uno condannato a morte per un attentato nei pressi del confine con l’Iraq, l’altro per aver tentato di far evadere un militante islamico. Il primo marzo c’erano già state rivolte con la cattura di 13 ostaggi (tra cui il responsabile del governo per gli istituti di pena) in due carceri della Giordania e la situazione era stata riportata sotto controllo dopo 12 ore. In quell’occasione le sommosse erano dirette a ottenere la liberazione di Azmi Jayussi, un collaboratore del leader di Al Qaeda in Iraq, Abu Musab al-Zarqawi, condannato a morte a novembre perché pianificava un attacco chimico contro il quartier generale dei servizi segreti di Amman.

 

 

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