Rassegna stampa 23 agosto

 

Roma: paralitico si fa arrestare per avere assistenza

 

Ansa, 23 agosto 2006

 

Si è fatto arrestare dai carabinieri all’ospedale Fatebenefratelli di Roma con l’unico scopo di avere assistenza. Fabio Tursi, paraplegico di 28 anni, costretto su una sedia a rotelle dopo un incidente, si è presentato davanti al gip di Roma Roberta Palmisano per l’interrogatorio di convalida. Il giudice ha convalidato l’arresto, ma nei suoi confronti non ha disposto alcuna misura cautelare. Il Pm Sergio Colaiocco aveva invece chiesto l’emissione della misura cautelare della custodia in carcere.

Fabio Tursi, che vive da solo in un appartamento nel quartiere Casilino senza acqua né luce, martedì scorso tentò di farsi ricoverare in ospedale. Chiamò un’ambulanza e si fece accompagnare al Fatebenefratelli, i cui medici, però, dopo la visita di rito, ne disposero le dimissioni. Di lì, la crisi del giovane, il quale minacciò i medici col proposito di farsi arrestare. Il passo successivo fu l’arrivo dei carabinieri e l’arresto, con Tursi accompagnato al carcere. "Il reato contestato a Fabio - ha detto il suo legale, Antonio Barbieri, a conclusione dell’udienza di convalida - non è a mio avviso configurabile. Lui ha solo chiesto aiuto e assistenza. È giusto quindi che non sia stata disposta alcuna misura cautelare, ma rimane il grave problema di cui devono farsi carico i servizi sociali e il comune di Roma".

Cesena: lettera ai Ds; l'indulto è molto più che un errore

 

Corriere Adriatico, 23 agosto 2006

 

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta ai Ds. "In 63 anni di onorata milizia politica e di iscrizione prima al Pci poi al Pds ed indi al Ds, non ho mai provato un così forte risentimento nei confronti del mio partito e di quelli del centrosinistra, per l’approvazione della legge sull’indulto. Tale risentimento non è solo mio, ma quello di tanti diessini, di amici, non iscritti ad alcun partito, ma che hanno votato per Prodi che, giurano, si asterranno, nel futuro di votare.

Dire che sono risentiti è un eufemismo, in quanto le parole più appropriate sarebbero: Soluzione vergognosa se non disgustosa".Ma stiamo ai fatti:Il defunto Papa in un discorso al Parlamento italiano, da questo recepito con promessa di approvarlo, chiese un gesto di clemenza per i carcerati (amnistia o indulto).

Nel periodo intercorrente fra l’appello e la fine della legislatura, cioè alcuni anni, il Parlamento la cui maggioranza era del centrodestra, nulla fece in tale direzione, ma questo tempo servì a Berlusconi per fare approvare leggi ad personam (vedi ex Cirielli, etc.).

A meno di tre mesi dall’insediamento del governo Prodi, si viene a conoscenza che è stato raggiunto un accordo con Forza Italia, per approvare una legge sull’indulto, per la quale è necessario i 2/3 degli eletti, in cui sono compresi i reati finanziari e contro la pubblica amministrazione, cioè quelli che riguardano Previti, i furbetti di quartiere, i dissipatori di denaro pubblico o di società in cui sono stati truffati migliaia di onesti cittadini (vedi Parmalat, Cirio, ecc).

L’accordo, cioè la proposta blindata e quindi prendere o lasciare è stata sottoscritta da parlamentari dei due schieramenti; con una fretta di cui nessuno sentiva il bisogno, senza alcuna spiegazione all’opinione pubblica se non quella che bisognava sfoltire le carceri.

Prima domanda: era così necessario approvarla in tempi così ristretti senza un dibattito pubblico, al di fuori di ogni confronto con gli elettori? Conoscevano i nostri estensori dell’accordo, il sentire della opinione pubblica e cioè che mai e poi mai si doveva fare un accordo così devastante per l’opinione pubblica?

Questi nostri parlamentari delegati a trattare e così dicasi per i partiti che li appoggiano, hanno un minimo di conoscenza di ciò che è stato detto contro tali leggi ad personam, di ciò che abbiamo sostenuto e votato per una moralità e dei valori che facesse pulizia del passato? La legge approvata è molto più di un errore. Nasce da una profonda, radicata indifferenza alla cultura della legalità ed al rapporto sano fra stato di diritto ed economia. Lo sta a dimostrare anche le pesanti critiche rivolte a coloro che hanno provato a fermare la legge.

Quello che non si è capito o non si è voluto tenere conto, è che si è determinato un pauroso scollamento fra i nostri gruppi parlamentari votanti l’indulto e quei milioni di elettori che il 9 e 10 aprile scorso hanno votato Prodi; che i problemi della moralità e dell’etica intesa come salvaguardia dell’interesse pubblico, non si possano barattare per difendere un pugno di truffatori. Perché non è stato possibile farsi scudo del sentire dell’opinione pubblica, trattare alla luce del sole, per arrivare ad una soluzione dignitosa e favorevole ai detenuti?

Con tale provvedimento si è offesa la sensibilità dei cittadini, di quei milioni di persone che lavorano, producono beni e ricchezza e anche di coloro che considerati normali riempiono le carceri, mentre i cosiddetti galantuomini (colletti bianchi) evitano carceri e pene. Il risultato avrà come conseguenza che molti, schifati da tale sentenza, come minimo non crederanno più ai valori della sinistra democratica, per cui oggi è più difficile di ieri trovare quel consenso necessario che è garanzia di successo per il governo Prodi.

Un’ultima domanda: nel programma della coalizione del centrosinistra era prevista una lotta totale agli evasori fiscali, sarei curioso di sapere quali misure verranno prese contro chi non paga e continuerà a non pagare le tasse: "Meglio essere evasori, con le leggi ad personam, prima o poi la farò franca".

 

Sanzio Talacci

Spoleto: i pochi detenuti scarcerati non creano problemi

 

Il Messaggero, 23 agosto 2006

 

L’applicazione del provvedimento di indulto, vista la tipologia dell’istituto penitenziario spoletino, ha visto tornare in libertà un esiguo numero di detenuti, per la maggior parte rientrati nel proprio comune di residenza o paese di origine. "Il Comune - spiega l’assessore alle politiche sociali Manuela Albertella - ha programmato per quei detenuti che vivono a Spoleto e che hanno beneficiato del provvedimento di indulto, una serie di misure di primo intervento e di reinserimento sociale e lavorativo. In particolare è stata istituita una struttura di accoglienza per i familiari in visita e i detenuti in permesso premio; è stato istituito il servizio di accompagnamento al lavoro che in collaborazione con il Centro per l’impiego della Provincia sviluppa programmi individualizzati finalizzati all’inserimento lavorativo; infine gli interventi di assistenza per la fase post-penitenziaria di sostegno economico e di aiuto nella ricerca di una sistemazione abitativa".

"La rete di intervento costruita in questi anni a favore della popolazione carceraria - continua l’Albertella - vede il coinvolgimento attivo dei diversi soggetti del terzo settore, del volontariato e del privato sociale, del mondo produttivo e imprenditoriale direttamente impegnati nei progetti e nei programmi di intervento, in campo assistenziale, formativo e lavorativo, realizzati sia all’esterno che all’interno della struttura carceraria". È anche grazie a questo stretto rapporto tra la città e il mondo del carcere che l’indulto, nello spoletino, non ha creato problemi di sorta.

Macerata: apicoltura per la rieducazione dei detenuti

 

Corriere Adriatico, 23 agosto 2006

 

Carcere come rieducazione e quindi il lavoro come strumento principe per riaprire le porte della società ai detenuti. Quello che è un obbligo legislativo, di difficile realizzazione per evidenti problemi logistici e di spazi idonei al lavoro interno alle carceri, ha trovato concreta realizzazione nell’esperienza svolta a Macerata Feltria. Per volere del provveditore Raffaele Iannace e con il concorso di tutti gli addetti dell’amministrazione penitenziaria dal 2003 tra i boschi del Montefeltro si è realizzata la fattoria agricola occupando gran parte dei 15 detenuti della casa mandamentale.

Si è partiti con 15 arnie e lo svolgimento di un corso di preparazione finanziato dal Fai e, sotto la guida dell’agronomo Sandro Marozzi e la supervisione della direttrice del carcere di Pesaro Maria Benassi, il lavoro di apicoltura si è intensificato fino a divenire una attività con margini di utile. Sono i detenuti stessi a partecipare a mercatini dove vendono i barattoli di miele selezionato e di qualità.

Di questa esperienza se ne parlerà all’interno della manifestazione Apimarche 2006, a Montelupone dove da venerdì a domenica produttori, esperti e semplici visitatori si incontreranno nello splendido borgo medioevale animato da spettacoli e rievocazioni storiche. Uno stand della mostra mercato sarà infatti dedicato all’esperienza di Macerata Feltria, tuttora unica nelle Marche, come ha detto Daniela Grilli, Responsabile formazione dell’amministrazione penitenziaria delle Marche. "Siamo molto contenti dei risultati ottenuti, alcuni di coloro che hanno svolto questa attività sono stati assunti da cooperative esterne, abbiamo avuto commesse da enti pubblici e privati, oggi abbiamo 27 arnie e dall’apicoltura abbiamo allargato l’attività alla floro-vivaistica. Grazie all’indulto un quarto dei detenuti delle Marche sono in libertà, e paradossalmente siamo rimasti senza addetti, infatti il progetto interessa proprio quelli che sono più vicini alla scadenza della pena detentiva e quindi pronti al reinserimento. Ora aspettiamo nuove assegnazioni per proseguire. Intanto stiamo lavorando per un’altra sperimentazione presso la sede di Barcaglione ad Ancona".

Pesaro: carcere in emergenza per carenza di personale

 

Il Messaggero, 23 agosto 2006

 

Meno trenta a Villa Fastiggi. Meno venti sulla Statale adriatica. No, non si tratta di improvvisi abbassamenti di temperatura, ma di una cronica carenza di organico con cui, ormai da tempo, si trovano costretti a convivere l’istituto carcerario e il comando dei Vigili del fuoco di Pesaro, con ovvie ripercussioni negative sull’intera città. Addirittura la già difficile situazione della casa circondariale pesarese potrebbe ulteriormente peggiorare a causa di ulteriori defezioni nel personale: "Ai trenta agenti che già mancano nell’attuale organico e che nel 2005 hanno costretto il ricorso a 33.000 ore di straordinario - spiega Aldo Di Giacomo, segretario regionale del Sappe - se ne aggiungeranno altri 15 che, entro la fine dell’anno, per pensionamenti o altro abbandoneranno l’istituto penitenziario. L’indulto, che ha comunque avuto il merito di svuotare il carcere, da solo non può bastare, occorrono nuove assunzioni, sia tra gli agenti di polizia penitenziaria, sia tra gli educatori e i dirigenti".

Non va meglio neppure al comando dei Vigili del fuoco di Pesaro. Anche qui la mancanza di personale complica, e non poco, il lavoro dei vigili: "Mancano ad occhio e croce 20 uomini - spiega il comandante Carlo Carlucci - che su un organico di 224 persone, corrisponde al 10%, circa. Un dato che, seppur in linea con la media nazionale ci mette in grosse difficoltà, anche in considerazione del fatto che, per mancanza di fondi il Governo ci ha vietato il ricorso alle ore di straordinario". Un malessere che potrebbe acuirsi nei 20 giorni di festa nazionale dell’Unità, quando Pesaro sarà letteralmente invasa da un milione di persone nell’arco dell’intera manifestazione: "La festa non dovrebbe crearci grossi problemi - spiega il comandante - perché del servizio di sorveglianza se ne occuperanno gli uomini fuori dal normale turno di lavoro. Anche i controlli che stiamo svolgendo, in questi giorni, sulla sicurezza della mega struttura che sarà sede della festa, stanno procedendo bene". Ma se la festa nazionale non preoccupa, la carenza di organico resta, comunque, un grosso problema per i Vigili del fuoco. Anche perché, come sottolinea il comandante, Carlo Carlucci: "Di assunzioni se ne riparlerà solo tra un paio d’anni".

Rovigo: con l’indulto i detenuti sono diminuiti da 120 a 40

 

Il Gazzettino, 23 agosto 2006

 

Dai primi di agosto si è più che dimezzato il numero dei detenuti nella casa di reclusione di via Verdi. Dall’entrata in vigore del provvedimento sull’indulto, si è passati da una popolazione carceraria di circa 120 unità (85 uomini e 35 donne) ad una quarantina (28 uomini e 12 donne). I casi che hanno richiesto una particolare attenzione da parte delle istituzioni sono stati comunque soltanto tre. "Per noi - ha spiegato il sindaco Fausto Merchiori - non si tratta di un’emergenza, ma è l’occasione per affrontare la situazione in sinergia e con serenità, preventivando uno o più percorsi che possano darci maggiore tranquillità per il futuro".

Gli alloggi, soprattutto di prima accoglienza e il lavoro, restano le maggiori problematiche per chi si lascia alle spalle la vita da recluso e cerca di ritrovare un posto nella società. Per far fronte a queste emergenze, ecco quindi la volontà di avviare un progetto che possa offrire delle prospettive a chi chiede un’altra chance per una nuova vita. Comune, Provincia, Prefettura e associazioni di volontariato hanno avviato una serie di iniziative sinergiche per favorire progetti di accoglienza e reinserimento lavorativo a seguito dell’indulto.

Vi prendono parte Arcisolidarietà, Arci, Portaverta, Croce Rossa italiana, San Vincenzo, Caritas e Centro di ascolto francescano. Questa prima riunione è stata l’occasione per fare il punto delle risorse presenti sul territorio. Risorse da cui partire per arrivare, grazie ad un lavoro di coordinamento, dialogo e conoscenza, all’obiettivo prefissato. Nel frattempo, come ha reso noto la Prefettura, i progetti presentati dagli enti locali, potranno essere finanziati dalla Cassa delle ammende del Ministero della Giustizia.

Rimini: Meeting di CL; le carceri e il Veneto sono protagonisti

 

Il Gazzettino, 23 agosto 2006

 

Veneto protagonista (almeno per un giorno) alla ventisettesima edizione del Meeting di Rimini, che si svolge dal 20 al 26 agosto. Domani infatti alle 11.15 è prevista una tavola rotonda nella Sala A3, dal titolo Il lavoro nelle carceri a cui parteciperanno il sen. Giulio Andreotti, il ministro Clemente Mastella e il magistrato di sorveglianza del Tribunale di Padova Giovanni M. Pavarin, in merito all’esperienza di lavoro in carcere del Consorzio Rebus di Padova.

La tavola rotonda sarà coordinata dal presidente del gruppo turistico Tivigest Graziano Debellini, mentre Nicola Boscoletto, presidente del consorzio Rebus, presenterà un video sulle attività lavorative per i detenuti avviate dentro e fuori il carcere Due Palazzi di Padova. Il consorzio Rebus, attraverso le cooperative associate, ha dato lavoro in questi anni a circa duecento detenuti ed ex detenuti. Di particolare rilevanza i risultati ottenuti dal polo ristorativo, che prevede il servizio cucina per i detenuti della casa di reclusione e il laboratorio di pasticceria, la cui produzione viene destinata all’esterno per importanti clienti tra cui lo storico Caffè Pedrocchi.

Per l’attività del polo il consorzio Rebus ha ottenuto la certificazione ISO 9001 e OHSAS 18001. Di notevole rilievo anche i laboratori realizzati nell’ala produttiva della struttura di via Due Palazzi in cui si realizzano manichini industriali in materiale plastico e artigianali in cartapesta, questi ultimi destinati alle boutique di alto livello, si assemblano valige, si creano oggetti di cartotecnica, quali agende, rubriche telefoniche, scatole da regalo, portapenne, puzzle legati all’immagine della Cappella degli Scrovegni con il logo Gli AlterAbili. In carcere inoltre è in funzione un call center finalizzato sia al telemarketing sia alle prenotazioni di visite sanitarie e analisi mediche.

Roma: corso di formazione per gli operatori di Rebibbia

 

Roma One, 23 agosto 2006

 

Preparare psicologicamente il personale del carcere per affrontare nel miglior modo possibile ambienti e situazioni di particolare delicatezza. Questo lo scopo primario per il quale stato realizzato il corso di aggiornamento e formazione professionale che in autunno sarà realizzato nell’istituto penitenziario di Rebibbia dall’assessorato regionale agli Affari Istituzionali in collaborazione con la facoltà di Psicologia dell’Università di Roma "La Sapienza".

"Il progetto avrà inizio in concomitanza con l’apertura del prossimo anno accademico - ha spiegato l’assessore regionale agli affari istituzionali, Regino Brachetti - si tratta della prima esperienza del genere. Per il momento abbiamo deciso di riservarla in maniera sperimentale al complesso penitenziario romano di Rebibbia, il più grande del Lazio, composto da 4 istituti, per poi estenderla, anche in base ai risultati che questa darà, agli altri carceri presenti sul territorio regionale".

Il seminario, finanziato dalla regione con circa 100.000 euro, è rivolto ad agenti di Polizia penitenziaria, educatori carcerari, medici, e comunque a tutti i soggetti professionali che lavorano all’interno degli istituti di reclusione. Durante le lezioni, che saranno realizzate in accordo con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e con l’Istituto Superiore di Studi penitenziari, saranno trattati con particolare attenzione gli aspetti legati ai problemi della forte presenza nelle carceri di immigrati extracomunitari e del sovraffollamento, "due delle emergenze più gravi con le quali gli operatori devono confrontarsi quotidianamente". Agli allievi verranno fornite le nozioni di psicologia necessarie ad affrontare tutte le situazioni di rischio.

"Attraverso questo progetto - ha aggiunto l’assessore Brachetti - intendiamo dare un aiuto concreto agli operatori carcerari. Le oggettive condizioni di precarietà in cui si trovano i detenuti, infatti, spesso fanno passare in secondo piano i gravi problemi con i quali si confronta ogni giorno chi nel carcere ci lavora. Difficoltà di frequente superate solamente grazie al massiccio ricorso all’umanità e all’abnegazione, doti che, come ho potuto riscontrare di persona, fanno parte del dna degli operatori carcerari".

Vicenza: teatro, "Vita prigioniera. Fine pena 99.99.9999"

 

Il Gazzettino, 23 agosto 2006

 

Fine della pena il 99.99.9999. Cioè, mai. Una sequenza di numeri di una data improbabile, impossibile, che il computer identifica come la più lontana sentenziando la parola "ergastolo". Carcere a vita. Un’esistenza tra le sbarre, peggio della morte che dura un solo istante.

Di questo parla "Vita prigioniera", lo spettacolo di Riccardo Bellanti con Beatrice Schiros domani sera al Chiostro del Museo di Bassano del Grappa, per il secondo appuntamento del progetto "Ultimi profili" dedicato alle celebrazioni per l’anniversario della Beata Giovanna Bonomo (1606 - 2006). Un ciclo che viene aperto stasera al Castello degli Ezzelini da "‘Ccelera", monologo danzato di Maurizio Camilli dedicato alla folle corsa dei giovani del Nordest. Un Nordest dove il ligio operaio di giorno si trasforma nell’asso del volante di notte, nelle gare clandestine. E pigiando il piede sull’acceleratore riaffiorano ricordi, immagini, paure e desideri.

La soggettiva è l’interno stesso del carcere. E l’indulto, o indultino, appena approvato in Parlamento la trasforma in una riflessione in tempo reale del civile, contraddittorio Paese Italia. Il lavoro, in prima nazionale e coprodotto da OperaEstate, prende le mosse dallo straordinario reportage "Sembrano proprio come noi" di Daniela de Robert, giornalista e volontaria al carcere di Rebibbia. Un reportage della guerra contro il tempo di chi sconta una pena.

E del coraggio che prima o poi deve trovare chiunque diventi parte di un ambiente saturo di dolore, solitudine e disperazione dove il tempo è scandito da regole quasi sempre incomprensibili per la loro arbitrarietà. Schiros e Bellanti hanno scelto la via morbida della narrazione attenta ai dettagli, agli effetti apparentemente minori di questo sistema arbitrariamente normato, di questo grande gioco dell’oca che cancella l’identità procedendo all’infantilizzazione dei detenuti.

La chiave di lettura è uno humour acuto che racconta ed osserva la vita nel carcere sapendo toccare le corde più intime. Un linguaggio mimetico, paradossale, sensibile alle profonde alterazioni spazio - temporali provocate dalla prigionia. Un linguaggio che parla di un mondo fuori dal mondo, di cui si conoscono solo i luoghi comuni e le maschere dalla cronaca nera. Uno spettacolo che interpretata a pieno il progetto "Ultimi profili", quell’umanità, cioè, ai margini al cui servizio si mise la Beata Giovanna. Marginalità è, infatti, anche non avere più potere su se stessi, non essere più rappresentanti adeguatamente. Non avere più libertà. Lo spettacolo inizierà alle 21. Per informazioni e prevendite contattare la biglietteria di OperaEstate all’ufficio Iat di Largo Corona d’Italia: 0424.524214 o il numero verde 800.533633.

Immigrazione: allarme clandestini, due pool contro la tratta

 

Secolo XIX, 23 agosto 2006

 

La costituzione di due pool investigativi specializzati sulla scia di quelli antimafia e antiterrorismo, l’affidamento alle Dda di tutte le indagini sull’ immigrazione clandestina, carcere obbligatorio per gli scafisti, la richiesta alla Libia di collaborazione non solo di polizia ma anche giudiziaria. È una strategia in tre mosse quella che il governo mette in campo nella lotta contro l’ immigrazione clandestina e, soprattutto, contro le organizzazioni criminali e i mercanti di uomini che la gestiscono.

La linea è stata decisa in un "lungo e fruttuoso" vertice tecnico, come l’ha definito il ministro dell’Interno Giuliano Amato, che si è tenuto ieri mattina al Viminale e al quale ha partecipato anche il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Riunione a cui ha dato seguito in serata il ministro della Giustizia Clemente Mastella, annunciando che al prossimo consiglio dei ministri presenterà le modifiche normative su due fronti, agendo "in sintonia" con il collega Amato. Le indagini sull’immigrazione clandestina saranno interamente affidate alle 26 Dda che attualmente hanno voce in capitolo solo quando si ipotizzano reati associativi gravi come, ad esempio, la tratta di esseri umani e la riduzione in schiavitù. Tutto avverrà sotto il coordinamento della Dna di Piero Grasso. E Mastella ha accolto anche un’altra richiesta del procuratore nazionale antimafia: rendere obbligatoria la misura cautelare in carcere per gli scafisti, analogamente a quanto già avviene per i delitti di mafia. Mastella ha così concretizzato quanto era stato discusso in mattinata nel vertice al Viminale a cui hanno partecipato il vice direttore della pubblica sicurezza Antonio Manganelli, il procuratore Grasso, il vice capo della polizia e responsabile della Criminalpol Alessandro Pansa, il direttore della Dac Nicola Cavaliere, il direttore dello Sco Gilberto Calderozzi, il capo di stato maggiore dei carabinieri Elio Toscano e quello della guardia di finanza Emilio Spaziante, il questore di Agrigento Nicola Zito e il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento Rodolfo Passero. Le decisioni prese diventeranno subito operative.

E dunque: via alla costituzione dei pool. Uno di magistrati e uno di analisti delle forze dell’ordine. "Il piano di lavoro predisposto dal governo - spiega il ministro dell’Interno Amato - prevede la creazione di un pool specializzato sull’immigrazione clandestina, come quelli antiterrorismo e antimafia". Perché siamo di fronte ad un fenomeno criminale che ha "la stessa rilevanza e la stessa carica di anticiviltà e antigiuridicidà" di mafia e terrorismo.

L’obiettivo dei pool lo sintetizza Amato. "Occorre individuare le lacune da colmare per arrivare al di là dei singoli scafisti e, quindi, alle organizzazioni criminali per le quali lavorano e alla tratta di esseri umani, che molte volte è all’origine della stessa immigrazione clandestina".

 

 

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