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Giustizia: carceri mai così sovraffollate, 59.649 detenuti
Ansa, 17 settembre 2005
Mai così sovraffollate. Le carceri italiane hanno raggiunto il record di presenze degli ultimi dieci anni: 59.649 detenuti in 207 istituti. I dati sono del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap). In sei regioni (Campania, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Trentino Alto Adige e Veneto) è stato superato il limite "tollerabile" regionale. Il massimo regolamentare di detenuti, a livello nazionale, è di 42.959 reclusi. Anche se sulla carta risulta che le carceri italiane possono accogliere fino a 62.747 detenuti perché un paio di anni fa la capienza è stata calcolata al rialzo. L’aumento della popolazione detenuta (56.806 uomini e 2.843 donne) si è verificato soprattutto negli ultimi mesi. Gli stranieri sono circa 19 mila. Di seguito, regione per regione, i dati del Dap. Per ciascuna regione è riportato anche il limite tollerabile. Abruzzo 1.718, 2.307; Basilicata 489, 522; Calabria 2.456, 3.114; Campania 7.356, 6.763; Emilia Romagna 3.903, 3.951; Friuli V. Giulia 853, 800; Lazio 5.922, 6.618; Liguria 1.531, 1.546; Lombardia 8.746, 8.470; Marche 961, 1.044; Molise 442, 503; Piemonte 4.756, 5.218; Puglia 3.805, 3.968; Sardegna 1.945, 2.641; Sicilia 6.067, 6.692; Toscana 4.040, 3.943; Trentino A.A. 416, 318; Umbria 1.008, 1.315; Val D’Aosta 257, 286; Veneto 2.696, 2.728. Giustizia: riforma Ordinamento giudiziario, pronti già 4 decreti
Agi, 17 settembre 2005
Scuola della magistratura, disciplina transitoria sul conferimento degli uffici direttivi, riforma dei consigli giudiziari e consiglio direttivo della Cassazione. Sono questi i quattro temi della riforma dell’ordinamento giudiziario su cui sono pronti i decreti legislativi, da sottoporre al consiglio dei ministri, che renderanno "operativa" la legge. Decreti che potrebbero essere presentati già ai primi di ottobre in Consiglio dei ministri ma c’è chi auspicherebbe anche prima. Ancora in fase di definizione i decreti che riguardano invece altri argomenti, fra cui il disciplinare dei magistrati, che potrebbe essere immediatamente presentato a seguire gli altri quattro, anche se, data la complessità della materia trattata, non è escluso che il lavoro possa prendere più tempo. Il guardasigilli già ieri in Senato aveva annunciato che i decreti sono a buon punto. Al ministero si sta lavorando alacremente. La Scuola della magistratura è stata istituita nella riforma varata prima dell’estate dal Parlamento. È un ente autonomo con il compito di svolgere il tirocinio dei magistrati appena assunti e di occuparsi dell’aggiornamento professionale delle toghe nel corso della loro carriera. È composta da rappresentanti della magistratura, da professori universitari, da un rappresentante del ministro della Giustizia. Ha anche il compito di esprimere una valutazione sui magistrati che hanno partecipato ai corsi, giudizio che deve essere obbligatoriamente positivo per la progressione in carriera non legata all’anzianità. La norma transitoria detta i criteri per il conferimento degli incarichi direttivi sia di merito che di legittimità, mentre si attende che entri in vigore il sistema complessivo della progressione in carriera delineato nella riforma. Nel testo della legge si prevede che non possano ricoprire incarichi direttivi di primo e secondo grado i magistrati che al momento della pubblicazione della vacanza del posto abbiano compiuto 66 anni. Sessantotto per la legittimità. Il consiglio direttivo della Cassazione, con il compito di effettuare valutazioni sui magistrati che esercitano funzioni di legittimità è stato introdotto insieme ad una rinnovata composizione dei consigli giudiziari, che vengono decentrati territorialmente e a cui partecipano due rappresentanti competenti per distretto. Giustizia: Casini; affrontare tema sovraffollamento carceri
Ansa, 17 settembre 2005
Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha espresso la massima attenzione alla questione del sovraffollamento nelle carceri. Casini ha ricevuto questa mattina a Montecitorio il Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone con il quale si è riservato di sottoporre all’attenzione dei capigruppo talune proposte di legge carcerarie all’esame della Camera. Varese: giustizia riparativa, detenuti al lavoro per la città
Varese News, 17 settembre 2005
Una sperimentazione di "giustizia riparativa" con i detenuti del carcere di Varese. Obiettivo: sistemare il sottopasso di piazzale Trieste. Il percorso, uno dei primi in Italia del genere, prenderà il via lunedì 19 settembre, nell’ambito del progetto Sparsi. La presentazione è avvenuta in Comune, con il sindaco Aldo Fumagalli, l’assessore ai Servizi Sociali William Malnati, il direttore del carcere, Gianfranco Mongelli, e Stefania Scarpinato, direttrice Centro servizio sociale del ministero di Giustizia. "La giunta – spiega l’assessore Malnati - ha dato il via libera per una specifica azione pressoché senza costi per il Comune, che sarà attuata d’intesa tra l’assessorato ai Servizi Sociali e l’assessorato ai Lavori Pubblici, per un intervento di manutenzione ordinaria, con pulizia e imbiancatura, del sottopasso pedonale di piazzale Trieste". I detenuti faranno i lavori di manutenzione tra il 19 e il 27 settembre, dal lunedì al venerdì, dalle 8-16, con pausa pranzo dalle 12 alle 13, con la sorveglianza di alcuni agenti penitenziari. Il sottopasso sarà chiuso al pubblico per tutta la durata dell’intervento. I detenuti saranno scelti su base volontaria tra quelli che hanno diritto ai "permessi-premio" e preparati dal punto di vista psicologico. Il materiale per la pulizia, l’imbiancatura e l’assicurazione Inail è carico del Comune. Il costo complessivo sarà di mille euro. "L’iniziativa – precisa Malnati - si inserisce nel programma di sperimentazione e sviluppo della giustizia riparativa per i detenuti adulti, che sulla base degli incoraggianti risultati del relativo istituto già in vigore per i minori, da tempo in corso anche per il Servizio Sociale comunale vuole favorire il reinserimento sociale dei detenuti, a partire dalla interiore assunzione di responsabilità e dalla rielaborazione costruttiva dei conflitti che li hanno portati a delinquere, onde evitare le tradizionali ricorrenti recidive ed i conseguenti gravi oneri sociali, a fronte della constatazione che le sole misure afflittive e di protezione della società dai rei non risolvono il problema della devianza, ed anzi sovente lo cronicizzano se non lo aggravano". Le esperienze più significative in tal senso si sono svolte vicino alla nostra zona, sull’opposta sponda del Lago Maggiore, a cura della Casa Circondariale di Verbania nell’ambito della protezione ambientale (pulizia parco nazionale della Val Grande e delle spiagge lacustri nel comune di Arona). L’intervento è legato anche alle iniziative in atto per il risanamento e la sicurezza della zona stazioni e dei relativi sottopassi, nell’ottica della video e telesorveglianza, per le quali il 22 giugno è stato stipulato nella locale sede della Regione Lombardia apposito "atto locale di sicurezza urbana" con le istituzioni interessate ed il privato sociale. Il progetto Sparsi, finanziato dalla Fondazione Cariplo per un periodo di 24 mesi a partire dal giugno 2004, mira a favorire l’inserimento lavorativo ed alloggiativo di ex detenuti, per consentirne il pieno recupero sociale. L’esito positivo che ha avuto il progetto ha indotto la Giunta ad approvare anche il proseguimento dell’iniziativa con il progetto "S.P.A.R.S.I. 2" con attivazione a partire dal giugno 2006, mediante la partecipazione al successivo bando della Fondazione Cariplo per finanziare ulteriori azioni di sviluppo delle direttrici d’intervento del primo progetto, a durata sempre biennale, con importanti indirizzi d’azione (rafforzamento delle funzioni di accompagnamento sociale degli ospiti del Centro Emergenze comunale, ulteriore sostegno all’inserimento lavorativo, formazione professionale all’interno del carcere di Varese per preparare ad un lavoro esterno, formazione all’autoimprenditorialità per favorire percorsi di autonomizzazione), sempre in collaborazione con i partner del progetto precedente: Carcere di Varese, Centro Servizio Sociale Adulti di Como del Ministero di Giustizia, Ser.T. dell’Asl di Varese, Associazione Assistenti Carcerari, terzo Settore (Consorzio Sol.Co. Varese, cooperativa Colce di Varese), raccordati in un apposito "Gruppo di coordinamento operativo" che si riunisce periodicamente per monitorare e far crescere il progetto. Firenze: Franco Corleone ricevuto dal presidente della Camera
Redattore Sociale, 17 settembre 2005
Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha ricevuto questa mattina a Montecitorio il Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone, giunto al quinto giorno di digiuno. Il presidente Casini, informa una nota della Camera, ha espresso la massima attenzione per le condizioni di vita nelle carceri, con particolare riferimento alla questione del sovraffollamento (problemi ai quali è legato il digiuno di protesta), riservandosi di sottoporre all’attenzione dei capigruppo talune proposte di legge in materia all’esame della Camera. Si tratta di un primo risultato significativo dell’iniziativa che ha preso l’avvio all’inizio di questa settimana. Dopo l’inizio del digiuno da parte di Corleone e l’appello lanciato da Sergio Segio per un digiuno a staffetta a sostegno dell’iniziativa del garante fiorentino, ha aderito all’iniziativa anche don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele. Da parte sua Segio comincerà il digiuno la prossima settimana, affiancandosi a Corleone. Domani, 17 settembre, digiunerà Mario Palombo, insegnante e volontario dell’Associazione Carcere e Territorio di Bergamo. Continuano intanto a pervenire adesioni all’iniziativa. Nelle ultime ore hanno aderito: Luigi Nieri, assessore Regione Lazio; Imma Voza, segreteria nazionale Prc, Roma; Luigi Ciotti, Gruppo Abele, Torino; Arturo Salerni, responsabile carceri PRC, Roma; Giulio Petrilli, Prc L’Aquila; Massimo Lensi, consigliere Provincia di Firenze; Licia Roselli, direttrice AgeSoL, Milano; Vittorio Pozzati, consigliere Provincia di Milano; sen. Tana De Zulueta; sen. Natale Ripamonti; on. Paolo Cento; Silvia Buzzelli, Università di Pavia. Quest’ultima, docente di diritto dell’esecuzione penale, aassieme all’adesione ha mandato una lettera in cui si afferma: "Anche se il carcere è stanco di parole, come giustamente scrivi (mi permetto il tu da lettrice di Fuoriluogo) ti rispondo con delle parole, cioè aderendo all’appello da te lanciato. E sempre con delle parole tenterò di spiegare la situazione di collasso agli studenti che partiranno con me per una visita penitenziaria in due carceri dell’Italia settentrionale ai primi di ottobre. L’unica mia arma, del resto, sono le parole". Giustizia: primarie anche nelle carceri, parte richiesta a Castelli
Adnkronos, 17 settembre 2005
L’Ufficio nazionale per le primarie dell’Unione ha accolto la richiesta di aprire seggi anche nelle carceri, per i detenuti in attesa di giudizio. La nostra richiesta è stata accettata". Ne dà notizia il deputato dielle Ermete Realacci. Roma: protocollo d’intesa tra Garante regionale e coop. sociali
Comunicato Stampa, 17 settembre 2005
Favorire il diritto al lavoro dei reclusi e rendere possibile l’accesso a misure alternative alla detenzione con la promozione di attività lavorative e formative in accordo con enti locali, le associazioni del terzo settore e l’imprenditoria privata e pubblica. È questo il senso del Protocollo d’intesa siglato fra il Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni e il Consorzio di cooperative sociali Lavoro & Libertà, rappresentato dal presidente Mauro Pellegrini. Del Consorzio fanno parte la Panta Coop operante nell’edilizia e hi-tech, Il Gabbiano Servizi (pulizia e catering), New Horizons, (meccanica) e l’azienda Agricola Antica Torre (agricoltura biologica e manutenzione del verde), costituite almeno per il 30% da soci detenuti ed ex detenuti. Con il Protocollo, il Consorzio garantisce che almeno il 60% dei nuovi contratti di lavoro stipulati dalle coop, sia destinato a detenuti ed ex detenuti. Da parte sua - visto che la legge 193/2000 prevede la possibilità che gli enti pubblici assegnino quote di appalti di servizi con affidamento diretto a coop che inseriscono al lavoro persone in condizioni di disagio - il Garante "si impegna a sensibilizzare enti pubblici e privati del Lazio e gestori di servizi per favorire lo sviluppo del Consorzio anche con progetti volti all’inserimento lavorativo di ex detenuti". "Abbiamo deciso di scommettere sull’iniziativa - ha detto Marroni - perché parla concretamente di lavoro per i detenuti. Il diritto al lavoro ha un’importanza fondamentale in funzione del reinserimento sociale, morale e civile dei reclusi. Per questo siamo lieti di fare quanto possiamo per far sentire i detenuti parte integrante della società attraverso un lavoro retribuito" Uno dei punti qualificanti del protocollo prevede che Consorzio e Garante dei detenuti elaborino progetti per migliorare la condizione di detenuti e ex detenuti, sia per quanto riguarda il diritto al lavoro che per ogni altro diritto. Le parti si impegnano a promuovere iniziative volte alla creazione, negli istituti di pena del Lazio, di rapporti di lavoro retribuiti per i detenuti, con accordi con le direzioni penitenziarie, Pubblica amministrazione, organizzazioni imprenditoriali, sindacati e altri soggetti pubblici e privati. "Con le nostre coop - hanno detto i rappresentanti dell’Antica Torre (Sandro Bernardini), del Gabbiano Servizi (Mario Mangano) e New Horizons (Roberto Monti) - siamo in grado di coprire più ambiti e offrire una ampia gamma di servizi. Insieme possiamo far sentire un’unica voce. È importante il rapporto con il Garante dei detenuti, perché si mettono intorno a un tavolo progettuale più realtà del settore. Speriamo così di trovare gli ambiti giusti per favorire l’inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti, perché nonostante quello che si dice, non siamo ancora tutti uguali". Droghe: sono 20-25 l’anno i morti per droga in Umbria
Redattore Sociale, 17 settembre 2005
"Creare un luogo di discussione e confronto per affrontare in modo organico il tema delle dipendenze, della prevenzione e della riduzione del danno e del reinserimento sociale delle persone con problemi di dipendenza. Per fare ciò bisogna partire da una conoscenza approfondita della tematica delle dipendenze, dall’analisi e dalla valutazione dei processi avviati e dai risultati ottenuti, senza trascurare la modificazione dei consumi, visto che la tendenza è quella della poliassunzione". Con questi intenti l’assessore regionale alle Politiche sociali Damiano Stufara ha avviato ieri il ‘Tavolo di lavoro per la definizione delle linee di indirizzo per la progettualità nell’area delle dipendenzè, che viene convocato per la prima volta nella regione. Vi partecipano gli assessori alle politiche sociali dei 12 Comuni capofila di Ambito, i dirigenti dei servizi sociali, i promotori sociali, i direttori dei dipartimenti per le dipendenze delle Asl, i direttori dei distretti socio-sanitari e i tecnici di settore della Regione Umbria. Un’azione dettata dalla situazione dell’uso di sostanze in Umbria, il cui quadro non è roseo: mentre in Italia i decessi per assunzione di sostanze è in diminuzione l’Umbria, con un tasso di 0,27 casi ogni 10 mila abitanti, si colloca al primo posto tra le regioni. Dal 1998, secondo i dati forniti dagli istituti di medicina legale delle due province umbre, il trend di morti per overdose si mantiene costante intorno ai 20- 25 casi all’anno. Nel 2003 i decessi per overdose sono stati 23 di cui 18 nella provincia di Perugia e 5 in quella di Terni. Il 91 per cento era di sesso maschile, intorno ai 32 anni di età e, nella maggior parte dei casi, avevano assunto eroina. Sempre nel 2003 i 12 Sert presenti in Umbria hanno seguito 3.093 soggetti. I ‘vecchi’ pazienti avevano un’età media compresa tra i 30 e 34 anni, mentre l’età dei nuovi non superava i 29 anni per i maschi e 24 per le donne. La maggior parte dei soggetti in trattamento ai Sert (87 per cento) fa uso di eroina, una piccola percentuale ricorre alla cannabis e alla cocaina. In forte crescita gli utenti che fanno uso primario di ecstasy: solo al Sert di Foligno si segnala un incremento dell’11,3 per cento. Ma come è strutturata la rete dei servizi che in Umbria fronteggiano le dipendenze nelle loro diverse manifestazioni? È distribuita nella 4 Aziende sanitarie locali e, oltre ai 12 Sert, comprende 9 unità operative di alcologia, che nel corso del 2003 hanno avuto in carico 1.422 soggetti che prevalentemente assumevano vino (50 per cento dei casi), birra (30 per cento) e superalcolici (13 per cento). Sono presenti anche 4 unità di strada, un centro a bassa soglia e 21 comunità terapeutiche. Complessivamente gli operatori sono 116, compresi medici, psicologi, assistenti sociali ed educatori. I centri per il tabagismo sono 11 di cui 9 a livello territoriale e 2 di ambito ospedaliero. Secondo dati diffusi dalla Regione Umbria, sempre nel 2003 le forze dell’ordine hanno sequestrato 3,176 chilogrammi di eroina, 25,918 chilogrammi di cocaina, 76,208 kilogrammi di cannabis e 4.458 dosi di anfetamina. Ammonta a sei milioni 114mila euro la cifra destinata dalla Regione Umbria al "Fondo per la lotta alla droga" nei primi 4 anni del 2000. La somma, come stabilito dalla legge 45/99, è stata ripartita tra i 12 Comuni capofila di Ambito per impostare progetti di riabilitazione e di inserimento lavorativo delle persone con problemi di dipendenza. Nel 2004 la somma spesa dai servizi territoriali per le dipendenze è stata di circa 8 milioni di euro, mentre quella delle comunità terapeutiche è stata di 3 milioni 759 euro. Sempre nello stesso anno nelle comunità terapeutiche sono stati inseriti 436 soggetti dipendenti su un totale di 3.206 in cura ai Ser.T., pari a circa il 13,6%. "L’Umbria si dovrà caratterizzare per progetti innovativi nel campo della lotta alle dipendenze e non per il triste primato di morti per overdose" ha detto Stufara avviando il Tavolo. L’obiettivo finale è di raggiungere risultati omogenei da attuare attraverso la collaborazione di tutti i soggetti deputati, e anche di quella dell’Istituto per la Ricerca sociale di Milano (Irs), al quale - lo ha ricordato Stufara - "la Direzione regionale ha chiesto di mettere a punto un progetto di valutazione d’impatto delle politiche sociali relative agli interventi per la lotta alla droga". Tra le varie problematiche che il gruppo di lavoro dovrà monitorare e valutare c’è anche quello del Reinserimento lavorativo delle persone dipendenti, "fondamentale per restituire dignità a queste persone senza continuare a criminalizzarle. Per ottenere tutti tali risultati bisogna ragionare in termini innovativi avviando anche progetti sperimentali, che vadano nella direzione opposta alla politica fallimentare di tolleranza zero del governo Berlusconi". Venezia: detenute protagoniste della decima Festa di San Servolo
Giustizia.it, 17 settembre 2005
In occasione della decima edizione della Festa di San Servolo, la Regione Veneto, la Provincia e il Comune di Venezia, in collaborazione con la Fondazione San Servolo e l’Associazione di volontariato penitenziario veneziano e padovano, organizzano una serie di appuntamenti. Sabato 17 alle ore 18 proiezione di un documento filmato dal titolo Donne in sospeso, realizzato per Rai3 dalla redazione di Racconti di Vita, che narra storie dal carcere della Giudecca. Il titolo è lo stesso dell’omonimo volume di testimonianze realizzato dalle detenute dell’istituto sul tema della libertà. Le donne parlano dei loro affetti, di frammenti di storia di vita, delle loro relazioni con i figli e i mariti, e poi lo scrivono, "perché scrivere è anche un modo per prendersi cura di sé". Partendo da questo spunto, Racconti di vita è entrato nel carcere filmando le donne durante la preparazione di una loro sfilata con costumi ispirati a dipinti di celebri artisti veneti e pian piano è sceso nella vita di ciascuna, raccontandone la quotidianità dietro le sbarre e descrivendo i piccoli e grandi eventi che rompono la routine, dalla visita di un figlio alla fine di una pena. Sono donne in sospeso che in carcere tentano di non rinunciare alla loro voglia di vivere e di esprimersi con uno sguardo sempre rivolto al futuro. Tra gli eventi della Festa di San Servolo, segnaliamo il convegno di domenica 18, alle ore 10, dal titolo Liberi e adesso?, nel quale i temi trattati sono relativi alle aspettative e ai problemi tra carcere e dopo carcere. Per tutta la durata della manifestazione è allestita una vetrina della solidarietà con artigianato prodotto in carcere. Lampedusa: Cpt; ispezione - beffa per gli europarlamentari
Il Manifesto, 17 settembre 2005
Il centro di permanenza temporanea perennemente sovraffollato per un giorno era vuoto, o quasi. E a Lampedusa, ieri, la visita di una delegazione di europarlamentari al famigerato Cpt si è trasformata in beffa. "Una farsa", l’ha definita Giusto Catania di Rifondazione. "Un malinconico teatrino", ha aggiunto il diessino Claudio Fava, che con Catania, Borghezio della Lega e altri nove deputati di varie nazionalità era nell’isola siciliana, prima tappa del giro di "verifiche informative" che il Parlamento intende effettuare nei principali centri europei per immigrati illegali, dopo il richiamo di Strasburgo. Invece, "anziché verificare come funziona un cpt italiano, abbiamo visto come funziona un carcere preventivo", afferma Catania. E spiega: "Nel centro di Lampedusa ieri mattina c’erano solo 11 immigrati, tutti legati a procedimenti giudiziari o perché indagati per qualche reato o addirittura perché testimoni di reato: il governo italiano dunque ritiene che il carcere e il cpt siano la stessa cosa, ossia la pensa esattamente come noi". Ma non è solo questa la denuncia degli europarlamentari all’uscita dal sopralluogo beffa. C’erano altre verifiche da fare, e le risposte sono state inquietanti. "Non siamo riusciti a comprendere cosa succede con le espulsioni: il governo italiano continua a non mostrarci i decreti, mentre pare che a Lampedusa arrivino solo egiziani - dice Catania - Forse perché solo così possono scattare le deportazioni in Libia". E a proposito di Libia, "ieri finalmente il governo ha confermato, per bocca di un funzionario del ministero degli Interni, che l’Italia sta costruendo lì centri di permanenza temporanea", aggiunge l’eurodeputato di Rifondazione. A Lampedusa ieri c’era anche il sottosegretario agli Interni Giampiero D’Alia, che ha respinto ovviamente le accuse, confermando che il centro verrà trasferito a breve e negando che ci fosse stato un "maquillage" preventivo per nascondere le condizioni di degrado in cui si vive lì normalmente. "Lo hanno svuotato, ripulito e lustrato come una sala da ballo - ribadisce Fava - In compenso abbiamo avuto la conferma dai funzionari del governo che l’Italia insiste nell’espulsione di centinaia di extracomunitari verso la Libia, in campi profughi in cui nessuno ha mai potuto mettere piede per verificare l’effettivo grado di tutela dei diritti fondamentali delle persone custodite". Alla delegazione è stato anche consegnato il dossier dell’Arci, che da agosto al 13 settembre ha contato ben 1801 arrivi di migranti a Lampedusa. Al fianco degli eurodeputati ieri c’era anche Claudio Baglioni, che a Lampedusa ha una casa e dal 23 al 25 con altri artisti (da Geldof ad Antonacci e Venditti) darà vita a una rassegna musicale in favore degli immigrati. Napoli: detenuto ai domiciliari ucciso da finti carabinieri
Agi, 17 settembre 2005
Un detenuto agli arresti domiciliari è stato ucciso nella sua abitazione alla periferia orientale di Napoli. Antonio de Filippo, 47 anni, con piccoli precedenti per reati contro il patrimonio, era nel suo appartamento al Corso IV Novembre di Barra quando i killer hanno bussato alla porta di casa, fingendosi carabinieri venuti per un normale controllo. Milano: noi reclusi, riparte la sit-com scritta a San Vittore
Corriere della Sera, 17 settembre 2005
Sei detenuti in due celle, una maschile l’altra femminile, e una telecamera fissa a riprendere le loro vite chiuse in quei dieci metri, da oltre le sbarre della finestra. Come un Grande Fratello al contrario, dove chi sta dentro la casa lo fa solo perché è costretto a starci, e con la consapevolezza che non è per gioco, che quel reality è la sua vita vera. Certo, questa invece è una sit-com, insomma fiction , con gli attori, il regista e tutto il resto. Ma le situazioni e i dialoghi, i drammi e le ironie, in una parola i pezzi di vita che racconta, sono più veri che mai. Perché a fornirne gli spunti, dai temi più generali agli aneddoti spiccioli di sopravvivenza carceraria, sono stati i detenuti stessi di San Vittore: un gruppo dei quali, coordinati da Emilia Patruno e in collaborazione con la sceneggiatrice Giovanna Koch, ha prodotto ora per il secondo anno consecutivo l’idea-guida e il soggetto di "Belli dentro", la sit-com che da domani e poi ogni domenica, alle 23.30, tornerà in onda su Canale 5. La chiave resta quella già collaudata: raccontare senza piagnistei né livore, anzi - potendo - con leggerezza l’esistenza di quelle vite oltre un muro. Che poi vuol dire raccontare storie di convivenza forzata in spazi piccoli, le liti per niente, gli aiuti tra nemici e magari gli sgambetti tra amici, la noia, l’ingegnarsi per tirare avanti comunque, tra le proprie miserie e nobiltà. Insomma la scoperta che, guarda un po’, persino un carcere è fatto di persone: conoscendo le quali, anche solo dalla finestra di una cella, forse scopriremmo anche qualcosa in più su di noi.
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