Rassegna stampa 20 ottobre

 

Giustizia: Castelli; con la ex Cirielli ci sarà boom di detenuti

 

Vita, 20 ottobre 2005

 

Il ministro ammette le difficoltà: "In Finanziaria ho chiesto risorse straordinarie". Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha fornito ai capigruppo della CdL "dati e numeri veri, scientificamente esatti, diversi dalle mistificazioni gridate da molti", ad esempio dall’Associazione Nazionale Magistrati. Tuttavia, a preoccupare il Guardasigilli non è tanto il numero delle prescrizioni, quanto l’aumento della popolazione penitenziaria. "Ci sarà un aumento dei detenuti, visto che l’inasprimento delle pene previste per i recidivi farà crescere il numero dei detenuti. Ho già chiesto in finanziaria risorse straordinarie" ha detto il Guardasigilli al termine della riunione con i capigruppo della CdL. Il grido d’allarme sul superaffollamento delle carceri era già stato lanciato nei giorni scorsi dal ministro ("I detenuti aumentano di quattromila unità all’anno") ma gli effetti della ex Cirielli potrebbero peggiorare ulteriormente la situazione.

Giustizia: Castelli; sulla ex Cirielli Rutelli dice sciocchezze

 

Rai News, 20 ottobre 2005

 

"Francamente non capisco come fa uno che aspira a essere un leader a sparare sciocchezze di questo genere. Ci vorrebbe un minimo di responsabilità, tenuto conto che anche Antigone e altre associazioni, con ragione, dicono che si rischia un aumento dei detenuti". Così il ministro della Giustizia Roberto Castelli, replica al leader dei Dl, che nei giorni scorsi aveva sostenuto che la ex Cirielli farà uscire dal carcere, attraverso la prescrizione, migliaia di detenuti. Mentre il Senato si prepara a riprendere in mano le nuove norme che riducono i tempi di prescrizione dei reati, la ex Cirielli, il ministero della Giustizia ieri ha pubblicato sul suo sito la tabella che contiene i dati dei procedimenti prescritti nell’ultimo quinquennio.

Nella tabella elaborata dagli statistici si considerano sia i procedimenti definiti con sentenza di non doversi procedere, sia quelli conclusi con un decreto di archiviazione. Salta agli occhi il dato che riguarda il Tribunale monocratico, che si occupa dei delitti ma anche dei reati punibili con la contravvenzione: si passa (per i procedimenti penali definiti con sentenza di non doversi procedere per prescrizione) da 13.581 nel 2000 a 15.563 nel 2004. Alti anche i numeri delle Corti di appello, che hanno però negli anni subito un certo miglioramento, con una diminuzione dei processi prescritti: da 12.227 nel 2000 a 8.522 nel 2004. I dati forniti del ministero, si legge nella tabella, sono stati aggiornati al 18 maggio 2005.

Lo scorso 29 settembre, in un intervento alla Camera, Rutelli aveva detto: "Quante decine di migliaia di provvedimenti di scarcerazione ci saranno, quante decine di migliaia di procedimenti verranno cancellati? Volete darci queste cifre? Vi rendete conto che la stanchezza degli elettori e l’insofferenza verso questo governo nascono dall’evidenza di questo squilibrio?".

Carceri abruzzesi, realtà esplosive. Lanciano e Sulmona casi-limite

 

Il Messaggero, 20 ottobre 2005

 

La decisione di destinare un padiglione per detenuti con gravi problemi psichiatrici nel carcere di Lanciano, ha scatenato la protesta degli agenti penitenziari, già in agitazione da mesi: "Chiediamo di sospendere ogni eventuale iniziativa avviata, e di convocare, come richiesto da Cigl, Cisl e Uil, un incontro urgente. Ci riserviamo, in assenza di segnali d’attenzione concreti, di promuovere iniziative a sostegno della vertenza" si legge in una nota inviata al provveditorato regionale dal coordinamento nazionale Cigl, Cisl e Uilpa.Una protesta che potrebbe finire in "piazza" per attirare l’attenzione delle istituzioni che fino ad ora hanno risposto con un "silenzio assordante" agli appelli dei sindacati, secondo i quali la situazione delle carceri abruzzesi rischia di degenerare.

Ma l’amministrazione manda avanti progetti, come il nuovo reparto nella casa circondariale di Lanciano senza valutare, sempre secondo i sindacati, le gravi carenze strutturali e di organico: "Da tempo segnaliamo la difficile situazione di Lanciano. Ma non c’è alcun intervento in favore del personale - continua la nota dei sindacati -. Sconcerta che si prendano simili iniziative unilateralmente, senza confronto. Un progetto di tale importanza può essere affrontato solo se gli spazi sono idonei (e quelli di Lanciano non ci pare lo siano), se sia stato avviato un serio confronto per predisporre un’idonea e qualificata presenza di personale medico sanitario e di polizia, con un idoneo percorso formativo.Un nuova situazione delicata da gestire: e non è previsto l’ampliamento di personale medico e di vigilanza". Il provvedimento ha generato perplessità soprattutto alla luce di altre realtà come quella del carcere di Sulmona, dove c’è una sezione con 60 detenuti di questo tipo e un personale medico ridotto all’osso. Una situazione difficile, poiché si tratta di disturbi che senza cure adeguate sfociano in atti di aggressione, autolesionismo o suicidi. Ma non è l’unico problema. Nel super carcere, stando anche ai dati dell’Osservatorio di Antigone, il numero di detenuti è quasi il doppio di quello consentito: 400 sui 270 regolamentari, tra cui 120 sorvegliati speciali, 6 collaboratori di giustizia, 40 ergastolani. Il 35% è composto da stranieri, il 25 % da tossicodipendenti. Tra questi ci sono anche 60 malati psichiatrici. Il tutto è praticamente in mano a 270 agenti penitenziari, impegnati principalmente nel reparto riservato ai detenuti "eccellenti" in 41 bis .

Firenze: a Solliccianino tredici detenuti al lavoro in edilizia

 

Nove da Firenze, 20 ottobre 2005

 

13 hanno già trovato lavoro, ma altri ancora avranno la possibilità di farcela. L’assessore provinciale alle Politiche sociali Alessandro Martini ha presentato stamani un accordo per dare uno sbocco occupazionale ai detenuti della casa circondariale nota come Solliccianino, con i responsabili della struttura (la dr.ssa Maria Grazia Grazioso, Direttrice del carcere "Mario Gozzini" e Maria Grazia Mattia, educatrice del carcere) e Bruno Ferrari, Direttore della Scuola Professionale Edile di Firenze. "Lo sbocco occupazionale per persone provenienti dall’area penale - spiega l’assessore Martini - sono un presupposto essenziale di un percorso di sviluppo della persona sul piano personale e sociale nella direzione della completa autonomia. Grazie a una precedente intesa, sono stati già tredici a trovare lavoro in modo stabile. Uno è già capocantiere". In base all’accordo la Scuola professionale edile di Firenze accoglierà presso i cantieri scuola da essa organizzati allievi provenienti dalla Seconda Casa Circondariale Maschile Mario Gozzini di Firenze. I cantieri scuola sono normalmente organizzati presso strutture di proprietà pubblica, grazie a specifiche convenzioni sottoscritte con gli Enti proprietari: Regione, Provincia di Firenze, Comuni, ecc. dalla Scuola professionale edile.

Ai cantieri scuola potranno accedere anche persone in misura alternativa alla detenzione provenienti da Sollicciano che, per esperienze già svolte nel settore, per motivazioni personali al lavoro nell’edilizia, ecc., potranno essere facilitati dal percorso formativo a trovare un’occupazione presso aziende edili. Sarà cura dell’Amministrazione provinciale di Firenze concordare con la Scuola Professionale Edile le modalità di accesso a tali percorsi qualora vengano presentate domande di ammissione in tal senso.

Gli allievi, stabiliti in un massimo di cinque, saranno scelti tra coloro che frequentano i corsi di formazione professionale di edilizia - predisposti dalla Amministrazione provinciale di Firenze e gestiti dalla Scuola edile - all’interno dell’Istituto di pena. La Scuola edile si assume tutte le responsabilità inerenti la formazione, la prevenzione e la sicurezza contro gli infortuni per lo svolgimento dell’attività formativa all’interno dei cantieri scuola, nonché i servizi e benefici ad essa connessi (mensa, abbigliamento da lavoro, trasporto al cantiere scuola). La Provincia di Firenze metterà a disposizione dei frequentanti una indennità pari a 310 euro mensili, rapportate comunque ai giorni di frequenza. La Seconda casa circondariale maschile "Mario Gozzini" si impegna a favorire la realizzazione, all’interno dell’Istituto, di corsi di formazione professionale nel settore edile, e si impegna anche a trovare le forme opportune per permettere ai giovani frequentanti il corso di edilizia interno al carcere di accedere al cantiere scuola, nei limiti della normativa penitenziaria in vigore.

Giustizia: devolution alla Camera, salta blitz su salva-Previti

 

La Repubblica, 20 ottobre 2005

 

L’appuntamento per approvare la devolution è fissato domani, alla Camera. Per la terza volta i deputati saranno chiamati ad approvare la legge sullo Stato federale. La Casa delle libertà annuncia una compattezza mai dimostrata. Non mancherà neppure il presidente del Consiglio che, per essere in Aula a votare il provvedimento voluto dalla Lega, ha rinunciato anche alla visita ufficiale in Giappone e Kazakistan: "Ci sarò io e ci saranno tutti i deputati della Cdl". E per l’occasione potrebbe materializzarsi a Montecitorio anche il leader del Carroccio Umberto Bossi. "Sarebbe una bella cosa se venisse - dice il ministro del Welfare Roberto Maroni - è un lavoro sul quale ha investito, che ha fortemente voluto e che ha imposto all’agenda politica della Casa delle libertà". Anche la frase lapidaria del ministro della Giustizia Roberto Castelli lanciata oggi ai cronisti, lascia presagire un’ipotesi del genere: "Domani alla Camera ci sarà una bella sorpresa!"

L’incognita Sicilia. Sulla seduta di domani alla Camera pesa un’altra incognita: quella dei deputati siciliani. Il presidente della Regione Salvatore Cuffaro ha invitato i deputati dell’isola a non votare per la devolution. La Sicilia lamenta da tempo un contributo troppo basso da Roma ma per venire incontro alle richieste del governatore occorrerebbe ritoccare la Finanziaria con un aggravio di quasi 1,6 miliardi di euro. Troppo per il ministero dell’Economia. Berlusconi lavora alla mediazione, ma mettere una pietra sopra alla controversia non sarà facile. Cuffaro, solo stamattina, ha definito le dichiarazioni del ministro dell’Economia Tremonti sulla Finanziaria delle emerite "minchiate".

Pronti per votare l’ex-Cirielli. L’incognita Cuffaro e l’arrivo di Bossi, comunque, potrebbero non essere le uniche novità: la Cdl oggi era pronta al grande blitz sulla ex Cirielli. Si puntava a far votare almeno le pregiudiziali presentate al testo ormai noto come "salva-Previti". Subito dopo il voto alla devolution e l’informativa del ministro dell’Interno Pisanu sull’omicidio di Francesco Fortugno, il vicepresidente della regione Calabria ucciso domenica a Locri. Invece, secondo quanto si è appreso, la notizia anticipata da alcune agenzie avrebbe sparigliato le carte. In serata ci sarebbe stata una breve riunione tra diversi esponenti di Forza Italia e alla fine si è deciso di soprassedere. Tra gli alleati, soprattutto quelli dell’Udc, serpeggia ancora il malumore: meglio dunque non insistere con un braccio di ferro così radicale. Si voterà sulla devolution; l’ex Cirielli potrebbe slittare a martedì.

Con la salva-Previti pioggia di prescrizioni. Bisognerà aspettare domani per sapere come andrà a finire. Nell’attesa, l’Unione affila le armi contro la riforma costituzionale annunciando un vertice domani con la presenza di Prodi e minaccia di ricorrere al referendum. Mentre sul fronte della salva-Previti, per bocca di Luciano Violante, l’Unione avverte: "Un blitz domani in Aula sarebbe l’ennesimo abuso della cosiddetta Casa delle Libertà". Anche l’Anm annuncia battaglia e divulga dati allarmanti sugli effetti che potrebbe avere il provvedimento una volta approvato. "Solo a Milano - spiega il sindacato delle toghe - si decreterebbe la fine di oltre il 40% dei reati oggetto di procedimenti pendenti". In particolare "si prescriverebbero il 78% dei processi per corruzione e il 61% di quelli per usura". A Bologna poi l’aumento della prescrizione dei reati "supererebbe il 300%".

Giustizia: Caselli; la giustizia in Italia ha due volti…

 

La Stampa, 20 ottobre 2005

 

"Esistono due giustizie, in Italia; una per i briganti e per i cittadini qualunque e una per quelli che sono galantuomini a prescindere". Chi si aspettava di sentire parole rassicuranti sul tema della giustizia, ha sbagliato serata. Gian Carlo Caselli ha spazzato subito il campo dalle facili illusioni e con il pubblico che lunedì sera per ascoltarlo ha gremito la (troppo piccola) sala conferenze di Villa Michetti, il Procuratore generale di Torino è stato schietto: "La giustizia è un malato grave". Gian Carlo Caselli è stato in prima linea nella lotta al terrorismo ai tempi delle Brigate Rosse, poi è diventato procuratore capo di Palermo nel 1993, quando Falcone e Borsellino erano appena stati trucidati dalle bombe. Ornella Badery, presidente della biblioteca che ha organizzato l’evento, nell’introduzione gli ha elencato gli infiniti dubbi della gente comune sul tema giustizia.

E Caselli ha risposto punto per punto. A cominciare dalla lunghezza dei processi, "interminabili", oppure dalle scarse risorse finanziarie e dalle croniche carenze di personale. Ma non solo. "L’extracomunitario che non osserva l’ordine di espulsione di un questore - ha spiegato Caselli - rischia fino a 4 anni di carcere, mentre il falso in bilancio non è più reato". E ancora: "Lo scippo è un reato grave, certo. Però prevede pene molto più alte della corruzione. Di fronte a una giustizia che non funziona e a due giustizie, per i briganti e per i galantuomini, la confusione del cittadino non fa che aumentare". Ornella Badery ha introdotto un tema ripreso a raffica dal centrodestra, quello dei magistrati "comunisti".

E Caselli ci ha scherzato sopra: "Sì, ai tempi delle Br mi davano del "fascista", poi a Palermo sono diventato "comunista". O sono cambiato io senza accorgermene, oppure questo è il simbolo dell’abitudine di etichettare chi cerca di fare il suo lavoro e incrocia gli interessi di qualcuno". Sulle riforme degli ultimi anni, quelle fatte e quelle in cantiere, il Procuratore è perentorio: "Non ce n’è una che migliori la situazione. Nessuna, ad esempio, accorcia la durata di un processo. Forse perché il riferimento è a una giustizia che interessa solo qualcuno e non tutti". In sala, a fianco del questore Claudio Proietti, c’era anche la moglie di Caselli, Laura Romeo, referente per il Piemonte di Libera, l’associazione di don Ciotti che si batte contro tutte le mafie. Domani, ad Aosta, studenti e cittadini sono invitati dalle 10 alle 12 al Palazzo regionale per il passaggio della Carovana internazionale Antimafie. Tra gli ospiti c’è anche Rita Borsellino, sorella di Paolo. Si parlerà di "Legalità democratica e giustizia sociale".

Reggio Emilia: i detenuti di Castelfranco cureranno il verde

 

Modena 2000, 20 ottobre 2005

 

Alcuni detenuti della casa di lavoro di Castelfranco Emilia si occuperanno della manutenzione delle aree verdi, dei percorsi ciclopedonali e del canile comunale di Spilamberto. È stata infatti firmata un’apposita convenzione fra il Comune di Spilamberto e la casa di lavoro, "nell’ottica - è stato spiegato - di una giustizia riparativa e non punitiva". In particolare gli interventi previsti sono lo sfalcio delle aree verdi, la potatura di cespugli e siepi, la pulizia di aiuole, aree verdi e parchi, la raccolta delle foglie, la verifica dell’efficienza e sicurezza delle attrezzature di arredo di parchi e giardini, con la segnalazione al Comune di eventuali guasti, la realizzazione di aiuole, la pulizia e la manutenzione ordinaria del canile. "Questo progetto - ha illustrato Daniele Stefani, assessore all’ambiente del Comune di Spilamberto - ha l’obiettivo di valorizzare i detenuti come risorsa per la società, con lo scopo di costruire un ponte e un legame tra il carcere e la realtà esterna. Il carcere deve essere visto come un importante strumento per il reinserimento e la rieducazione dei detenuti. Qualche mese fa il Comune di Spilamberto ha fatto un’esperienza di questo tipo con la casa circondariale Sant’Anna. Visti gli ottimi risultati raggiunti abbiamo deciso di proseguire con il progetto, con la casa di Castelfranco".

California: all’ergastolo 180 minori, quasi tutti afroamericani e latini

 

La Opinión, 20 ottobre 2005

 

Attualmente 180 minorenni condannati all’ergastolo e senza libertà condizionale sono detenuti nelle carceri della California. La maggioranza è di origine afroamericana, secondo un resoconto di Amnesty International (AI) e di Human Rights Watch (HRW). Secondo l’indagine di questi due organismi internazionali, compiuta in due anni nei 42 stati del paese le cui leggi mettono sotto processo i minorenni come fossero adulti, la California è lo stato con la maggiore disparità tra i gruppi razziali per quanto riguarda le sentenze a vita.

Il resoconto di 157 pagine, intitolato Il resto delle loro vite, condanna a vita per delinquenti minorenni negli USA, sottolinea che le sentenze contro i giovani neri sono più frequenti che contro i bianchi.

Per esempio: ogni 2.300 abitanti, un adolescente nero (di età tra i 14 e i 17 anni) viene condannato all’ergastolo (4.4 ogni 10.000 abitanti), mentre un giovane bianco viene condannato ogni 50.000 (0,2 ogni 10.000). I giovani di origine afroamericana che ricevono l’ergastolo sono quindi 22 volte di più rispetto ai bianchi. Tra i latini l’indice è di uno per ogni 11.000 (0,9 per ogni 10.000). Questo soltanto nella California. A livello nazionale, l’indice è di 6,6 giovani neri ogni 10.000, dieci volte più che i bianchi. Il resoconto di AI e di HRW è il primo che si realizza a livello nazionale per esaminare la pratica di trattare i minorenni come adulti nei processi giudiziari.

Negli ultimi 25 anni questa pratica, invece di ridurre l’indice dei crimini commessi dai giovani, ha provocato un aumento di minorenni che scontano condanne a vita nelle carceri.

In tutto il paese esistono 2.225 minorenni condannati a passare il resto dei loro giorni in una prigione e senza la possibilità di uscire sulla parola o in libertà condizionale. Dei 50 stati del paese, 42 contano su leggi che permettono che i minorenni vengano trattati nei processi come adulti. Questi minorenni generalmente sono inviati a scontare le loro sentenze in prigioni con adulti dove dovranno convivere con predatori sessuali, componenti di bande e criminali ancora peggiori e in condizioni difficili per loro, stando alle denunce raccolte in questo resoconto dai due organismi di difesa dei diritti umani.

Il 59% dei minorenni condannati a vita sono giovani che per la prima volta commettono un crimine. Il 16% di loro aveva tra 13 e 15 anni quando ha commesso il delitto. Il 26% ha avuto complici.

Prima del 1980 le sentenze a vita ai minorenni si applicavano pochissime volte. Ma alla fine di questo decennio già erano rinchiusi nelle carceri del paese 50 adolescenti processati come adulti. Nel 1996 vennero detenuti 152 minorenni. Poi si verificò un calo delle sentenze. Nel 2003 la cifra di condannati era di 54.

Nel 1990 i giovani colpevoli di omicidio erano 2.234, dei quali 65 (2,9%) sono stati condannati all’ergastolo senza diritto a libertà condizionale. Dieci anni dopo, nel 2000, il numero di giovani assassini diminuì a 1.006, ma 92 di loro (9,1%) sono stati reclusi a vita.

Considerando che gli standars internazionali riconoscono che un bambino o minorenne appartiene a un gruppo vulnerabile che necessita attenzione speciale e protezione perché ancora non è sviluppato fisicamente, mentalmente né emozionalmente, il resoconto fa delle raccomandazioni.

Principalmente propone al Presidente e al Congresso USA di abolire le sentenze federali a vita senza libertà condizionale per i minorenni e di ratificare la Convenzione sui Diritti dei Bambini, visto che questo paese e la Somalia sono gli unici che non lo hanno fatto. Detta convenzione vieta che i minori di 18 anni vengano incarcerati senza possibilità di uscire. Raccomanda di fare e promuovere lo stesso ai singoli stati, alle legislature locali, ai giudici e ai procuratori dei tre livelli di governo.

Minori: allarme del Viminale sulla devianza giovanile

 

La Padania, 20 ottobre 2005

 

Dal 15enne che ieri ha ucciso i genitori, allo studente di 16 anni che ha freddato venti giorni fa un tabaccaio nel vibonese, fino al tifoso, sempre sedicenne, che ha lanciato un razzo durante la partita Ascoli-Sampdoria domenica scorsa, ferendo una ragazza. La devianza giovanile aumenta ed aumentano i casi di cronaca nera che vedono come protagonisti ragazzini, sempre più piccoli.

Di Baby gang, studenti-vandali, adolescenti al servizio della criminalità organizzata, si occupa l’ultimo rapporto del Viminale sulla sicurezza in Italia. Secondo lo studio, negli ultimi quattro anni sono stati denunciati 84.283 giovanissimi, con un aumento del 2,6% rispetto al precedente quadriennio 1997-2001. E si tratta di un fenomeno che attraversa tutte le fasce sociali. Cresce anche l’incidenza dei minori denunciati in rapporto al totale delle persone denunciate: 3,1% contro 2,7%. I reati più frequenti degli under 18 sono furti e rapine, che costituiscono il 43% delle denunce a loro carico: 32.258 i primi, 4.507 le seconde. Il maggior incremento tra i due periodi presi in esame riguarda le rapine (+41,6%); i furti, invece, sono aumentati dell’1,4%. In aumento anche i piccoli estorsori: le denunce per questo reato infatti, sono cresciute del 21% rispetto al periodo 1997-2001. Trend in leggera ascesa pure per gli omicidi volontari, così come per le lesioni dolose. Resta stabile, invece, il ruolo dei minorenni nelle associazioni per delinquere di stampo mafioso. Vengono utilizzati soprattutto per attività criminose collaterali e di supporto, quali il trasporto di droga o armi, ma anche per la commissione di danneggiamenti ed estorsioni.

I baby delinquenti, secondo il Rapporto, maturano comportamenti delinquenziali già a scuola o tra amici di quartiere, fino a formare dei veri e propri "gruppi", dove approdano i figli di famiglie cosiddette "difficili". La criminalità comincia a manifestarsi tra i giovanissimi tramite atti di vandalismo nelle scuole, negli stadi, nei parchi pubblici, quindi in reati contro la persona, furti e rapine. È così che prende piede il fenomeno delle baby-gang, affermatosi principalmente nel Nord Italia, e ora in espansione anche nelle regioni meridionali.

Il quadro tracciato dal Viminale trova riscontro nella lettura dei dati relativi agli ingressi nei Centri di prima accoglienza (Cpa) e negli Istituti penali per minorenni. L’analisi del dato riferito al periodo 2001-2004, infatti, ha evidenziato che gli ingressi nei Cpa hanno riguardato in media per oltre il 70% soggetti responsabili di reati contro il patrimonio; il 18% per reati connessi agli stupefacenti. Le presenze negli Ipm al 31 dicembre 2004 evidenziano poi che la maggioranza dei reati commessi dai minori detenuti è costituita da furti e rapine, quindi reati connessi a stupefacenti e, in misura minore, omicidi e reati contro la persona in genere.

Cuneo: un concerto tra le mura del carcere di Alba

 

La Stampa, 20 ottobre 2005

 

Musica e ritmo dietro le sbarre. Con un concerto della storica band albese "Doriano e i suoi Crackers", sabato alle 15 la casa circondariale di Alba apre le porte a un’importante occasione di incontro tra carcere e territorio. L’appuntamento è inserito all’interno del progetto "Eleutheria, percorsi di inclusione sociale e lavorativa di persone con problemi di giustizia", rivolto a chi è soggetto a misure limitative della libertà e finalizzato ad offrire loro un sostegno nella riscoperta di abilità e di risorse utili ad avviare un percorso virtuoso di reinserimento nel tessuto sociale. Gli interventi, promossi dai Comuni di Bra e di Alba in collaborazione con il ministero di Grazia e Giustizia-Casa circondariale di Alba e il Centro servizi sociali per adulti di Cuneo, riguardano attività di orientamento in carcere e di inserimento lavorativo, percorsi di educazione alla legalità nelle scuole superiori di Alba e Bra e azioni di giustizia riparativa. Dopo l’esibizione, l’anno scorso, del cantautore cuneese Gian Maria Testa, sabato toccherà a "Doriano e i suoi Crackers" portare tra i detenuti un momento di festa e di socializzazione con la solita dose di simpatia mescolata alle note che da sempre caratterizza il gruppo. Al concerto parteciperanno anche i rappresentanti delle istituzioni pubbliche, private e del volontariato locale.

Roma: sportello di segretariato sociale per i nomadi

 

Redattore Sociale, 20 ottobre 2005

 

Uno sportello di segretariato sociale per l’avviamento al lavoro delle comunità Rom, Sinti e Camminanti: lo promuove il Comune capitolino per favorire l’integrazione sociale delle comunità rom (soprattutto rom rumeni) nella capitale. "Questo modello parte dalle reali competenze che qui ed ora le Comunità Rom/Sinte hanno acquisito. Un patrimonio di professionalità e saperi perlopiù acquisito in attività finora svolte in modo irregolare o per l’autoconsumo", commenta l’Opera nomadi Lazio, riferendosi alle attività di raccolta dei rifiuti ferrosi e ingombranti, alle attività legate all’igiene ambientale, alla produzione di abbigliamento e accessori tradizionali e al commercio che a Roma, l’Opera Nomadi e la Cooperativa Sociale Phralipè – Fraternità, in stretto rapporto e collaborazione con l’Amministrazione Comunale e Provinciale (in particolare gli Assessorati delle Politiche Sociali, del Lavoro e dell’Ambiente), con l’Ama e altre associazioni del terzo settore. Lo sportello, in via Alessandro della Seta 20, viene gestito dall’Opera Nomadi su determinazione dirigenziale del Comune di Roma XIV Dipartimento. "Una realtà voluta dal Comune di Roma per contrastare il problema della emarginazione e forte disoccupazione di queste comunità e sostenuta dagli Assessori Carrozza e Milano e che ha prodotto molti inserimenti lavorativi di Rom e Sinti nei settori dell’ambiente e del commercio e che si spera che al più presto darà molti frutti anche nel settore dello spettacolo, dell’abbigliamento e dell’artigianato tradizionale".

Tra i progetti e le iniziative sviluppate dal Comune di Roma e dall’opera Nomadi rispetto all’avviamento al lavoro, figurano la raccolta di rifiuti ingombranti, la manutenzione di aree verdi e pulizie (in particolare accanto ai cassonetti), i Romanò Pijats (mercati rom che accolgono le produzioni artigianali in rame, bonzai, abbigliamento, oggettistica e bigiotteria varia). Opera nomadi auspica: "Affinché i Romanò Pijats decollino è fondamentale che siano varati dei provvedimenti di regolarizzazione di tali attività attraverso apposite delibere che ne consentano l’attività mercatale e la continuità nel tempo. Inoltre dopo questo periodo di sperimentazione passare alla costruzione di Romanò Pijats cittadini dove alla vera e propria attività mercatale siano affiancate attività culturale (danza, musica, spettacolo viaggiante, dimostrazioni di cucina tradizionale, predizione della ventura ecc.)". Da ricordare anche i laboratori di maglieria e sartoria (ne sono un esempio le sfilate delle sartorie Rom ad AltaRoma) che necessitano però di punti vendita come sbocchi alle produzioni. Altra attività: quella dello spettacolo viaggiante (le giostre sinte) e di musicista/artista di strada (la Francia ha individuato alcuni punti fisici dove è autorizzata; a Roma potrebbe essere regolarizzata attraverso un albo comunale e la concessione di spazi). Importanti anche la formazione e impiego dei mediatori di comunità in diversi ambiti (Scuola, Sanità, Avviamento al lavoro, mediazione culturale, Habitat, Sicurezza sociale e diritti delle minoranze), da impiegare in tutti i settori sociali.

Per quanto riguarda il reinserimento sociale dei detenuti ed ex detenuti, Opera Nomadi e cooperative sociali sono attive da tempo nell’accoglienza di coloro che possono usufruire di misure alternative al carcere e nel loro impiego soprattutto come mediatori linguistico-culturali nei progetti sanitari, negli Uffici di Consulenza Legale, nei Romanò Pijats, nella scolarizzazione dei minori e nell’alfabetizzazione degli adulti. Da 10 madri romrià detenute a Rebibbia sono state inoltrate istanze al Tribunale di Sorveglianza per un loro inserimento organico e remunerato nella sartoria romanì che l’Opera Nomadi sta allestendo in Via Alessandro della Seta 20. "Essenziale per quanto riguarda i processi di avviamento al lavoro è la conoscenza innanzitutto dell’identità del popolo dei Rom, Sinti e camminanti ed il rispetto di essa – conclude l’Opera nomadi Lazio -. La concezione particolare del tempo e dello spazio che queste Comunità hanno devono essere viste come ricchezza e opportunità di avviamento al lavoro (attraverso forme particolari di autoimprenditorialità e flessibilità). Non vanno viste come un ostacolo. Lo dimostrano sia le attività tradizionali dell’economia che oramai centinaia di capifamiglia Rom/Sinti svolgono, sia i processi di cooperazione sociale e di autoimprenditorialità che si sono sviluppati".

Roma: intesa tra garante regionale detenuti e sindacati p.p.

 

Comunicato Stampa, 20 ottobre 2005

 

Migliorare i servizi sanitari in carcere per arrivare a un sistema integrato tra Asl e Servizi sanitari penitenziari, riconsiderare la condizione delle donne recluse, eliminando in primis la permanenza dei bambini in carcere, monitorare le condizioni di lavoro dei lavoratori penitenziari. Sono questi i punti cardine del Protocollo d’Intesa firmato fra il Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni Cisl, Cgil e Uil penitenziari del Lazio. Un analogo Protocollo è stato siglato, nelle scorse settimane, con il Sappe.

"Al Garante dei Detenuti - hanno detto i rappresentanti sindacali che hanno firmato il Protocollo Rodolfo Valentinetti (Cgil), Luigi Alfieri (Cisl) e Daniele Nicastrini (Uil) - ci unisce la consapevolezza che il carcere è un ambito in cui si misurano il grado di civiltà delle istituzioni e la possibilità di una vita e di scelte diverse per le persone. Sta al sistema garantire ai detenuti di raccogliere le opportunità che vengono offerte per il loro reinserimento".

Garante regionale dei detenuti e Sindacati si impegnano - per migliorare la quantità e la qualità dell’assistenza ai detenuti e il lavoro degli operatori - ad elaborare "proposte formative funzionali e spendibili sul mercato del lavoro coinvolgendo gli enti di formazione disponibili", a "monitorare l’edilizia carceraria per rendere gli ambienti di detenzione rispettosi della dignità della persona", a "monitorare un piano di miglioramento di tempi, pasti e dell’assistenza connesso all’esercizio della libertà di religione" e di "fare in modo che venga applicata al meglio anche per i detenuti stranieri la norma relativa alla territorialità della pena".

Riguardo l’ambito sanitario, "particolare attenzione dovrà essere data ai detenuti malati di mente visto che il nuovo regolamento di esecuzione prevede un’esplicita presa in carico degli stessi da parte dei servizi territoriali competenti".

"Con questo Protocollo - ha detto il Garante Angiolo Marroni - vogliamo far sì che venga garantito il diritto alla sicurezza dei cittadini e il sostegno alle vittime del crimine. Ma vogliamo, anche, che non si dimentichi il principio cardine per il quale qualsiasi intervento deve poggiare sull’insieme dei diritti che non possono né devono venir meno neanche nelle situazioni di restrizione come il carcere".

Turchia: morte detenuto, arriva la condanna da Strasburgo

 

Ansa, 20 ottobre 2005

 

La Corte europea per i diritti dell’uomo condanna la Turchia per "trattamenti disumani" inflitti a un uomo sospettato di appartenere ad un’organizzazione illegale. La Corte ha così accolto l’istanza presentata dal padre della vittima, Burhanettin Akdogdu, 28 anni, che il 12 dicembre del 1992 era stato interrogato nei locali della Direzione della sicurezza di Ankara, perché sospettato di appartenere al Movimento rivoluzionario socialista operaio. Il giorno dopo Akdogdu era stato trovato morto nella sua cella, impiccato, ma il suicidio era solo una copertura. La Corte ha condannato la Turchia "in ragione dei trattamenti inflitti al figlio del querelante durante la sua prigionia".

 

 

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