Rassegna stampa 4 novembre

 

Napoli: detenuto a Secondigliano si lascia morire di fame

 

Il Mattino, 4 novembre 2005

 

Cinque giorni di ricovero, alla terapia intensiva del Cardarelli, non sono valsi a tentare di rimediare ai danni che la privazione volontaria di cibo gli ha causato: Pietro Del Gaudio, 44 anni, detenuto in carcere a Secondigliano dal 17 agosto, è morto ieri nella tarda mattinata in ospedale. La causa è da ricercarsi nello sciopero della fame che il detenuto, secondo quando è stato possibile apprendere, aveva iniziato ai primi di ottobre. E il ricovero risalirebbe, come detto, a 4 o 5 giorni fa. Sarà il magistrato della procura che ha in carico l’inchiesta ad accertare come mai il ricovero in ospedale è stato deciso dopo tanto tempo. Il motivo della protesta del detenuto sarebbe da ricercare nelle precarie condizioni igienico-sanitarie del carcere di Secondigliano, del padiglione di detenzione dov’era stato rinchiuso. Ma vi sarebbero anche altre motivazioni, che trapelano dalle mura dell’istituto di pena: radio-carcere, fra mille difficoltà, fa sapere che da un certo periodo di tempo v’è stato un aumento considerevole dei prezzi per le spese fatte all’interno della struttura carceraria. Notizie che difficilmente possono essere verificate.

Pietro Del Gaudio venne arrestato, come detto, il 17 agosto: si trattava di un’inchiesta, compiuta in tandem da squadra mobile e commissariato di Pompei, su una gang di estorsori: 2000 euro a imprenditori ortofrutticoli della zona tra Pompei e Castellammare per la "tranquillità estiva": fu incendiato anche un autocarro al mercato generale di Castellammare. Cinque gli arrestati su decreto di fermo del pm: tra loro c’era anche Del Gaudio. E il suo nome compare nel dispositivo di condanna per la "banda degli estorsori al mercato dei fiori di Pompei". I giudici della quarta sezione lo condannarono a 5 anni di carcere. E, in attesa di appello, ritornò libero per poi essere arrestato ad agosto. Un estorsore in servizio permanente nel gruppo di Ferdinando Cesarano, "Nanduccio ‘e ponte Persica", noto per la sua rocambolesca evasione dall’aula bunker del Tribunale di Salerno, boss indiscusso dell’area pompeiano-scafatese. Da ieri la salma è a disposizione del perito settore per l’autopsia, importante passaggio medico legale per accertare la verità.

Ex Cirielli: la Cdl frena e rinuncia ad anticipare il voto

 

Giornale di Brescia, 4 novembre 2005

 

Marcia indietro della maggioranza la quale, in seguito alle riserve dell’Udc ha rinunciato all’anticipo del voto alla Camera della "ex Cirielli", detta anche "salva Previti", la norma che dimezza cioè i tempi di prescrizione dei reati. I deputati prosegui-ranno perciò i lavori secondo il calendario fissato, in attesa degli "approfondimenti" chiesti dal partito già diretto da Follini ed ora guidato da Lorenzo Cesa. Silvio Berlusconi ha preso atto della situazione. Durante un vertice della Casa delle Libertà sulla finanziaria, il presidente del Consiglio avrebbe detto che "se la legge sulle prescrizioni andrà, andrà altrimenti non ci moriremo sopra". Il premier avrebbe riconosciuto che la norma, detta "salva Previti" ha "massacrato" l’ex ministro.

E avrebbe aggiunto che se il presidente della Repubblica farà osservazioni sul testo allora, d’accordo lo stesso Previti, "ci fermeremo". Sembrava ormai scontato che all’inizio della seduta di ieri mattina a Montecitorio la maggioranza avrebbe chiesto l’inversione dell’ordine del giorno e che, invece di riprendere l’esame del decreto sull’agricoltura, la Camera avrebbe votato la "salva Previti". Ma si era saputo che l’Udc aveva confermato le proprie perplessità sul controverso provvedimento. Il gruppo parlamentare del partito si è riunito alla presenza del segretario Cesa per discutere il problema e dopo un dibattito relativamente breve, ha approvato un comunicato di dodici righe in cui informava che "alla luce dell’esame dei dati provenienti dal Ministero della giustizia, che risultano peraltro ancora parziali, sull’impatto che la ex Cirielli avrebbe sui procedimenti in corso" aveva ritenuto "opportuno mantenere il calendario stabilito e non anticipare la discussione della proposta di legge".

L’Udc non si associava alle "critiche strumentali" dell’opposizione e assicurava di condividere "lo spirito e le finalità della legge" ma riteneva necessario un approfondimento su eventuali profili di incostituzionalità sulla base del quale si riservava di apportare un emendamento. Una procedura che potrebbe richiedere anche più di una settimana. Dopo di che, ha informato Erminia Mazzoni, responsabile giustizia del partito, "valuteremo il da farsi". Soddisfatta l’opposizione. Il primo a farsi sentire è stato Antonio Di Pietro, secondo cui la ex Cirielli "non è da rimandare, ma da bocciare". Il leader dell’Italia dei Valori ha infine ricordato che, secondo i dati diffusi dall’Associazione Nazionale Magistrati, con questa "brutta legge settantamila processi verrebbero annullati di fatto".

Ex Cirielli: Ciampi; escluderla per i processi in corso…

 

Apcom, 4 novembre 2005

 

Il capo dello Stato tiene la ex-Cirielli sotto la lente di ingrandimento e non è intenzionato a firmarla se non verranno apportate delle correzioni. Lo scrive il quotidiano la Repubblica, raccontando che Ciampi "in questi ultimi giorni parlando con esponenti della maggioranza è stato perentorio: la Cirielli non sarà firmata se la Cdl si ostina a votarne una versione che si applica anche ai processi in corso, compresi quelli di Cesare Previti". Della questione Silvio Berlusconi avrà modo di parlare con lo stesso Ciampi oggi, in occasione del pranzo al Quirinale per le celebrazioni del 4 novembre.

Ex Cirielli: Berlusconi; non moriremo per questa legge…

 

Secolo XIX, 4 novembre 2005

 

Se la legge sulle prescrizioni andrà, andrà; se non andrà, allora non ci moriremo sopra: è quanto avrebbe detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi durante il vertice della Cdl sulla legge finanziaria riferendosi alla legge ex Cirielli. Berlusconi avrebbe osservato che la ex Cirielli viene definita "salva-Previti", massacrando Previti. Se il presidente Ciampi porrà osservazioni sul testo - avrebbe aggiunto - allora, d’accordo lo stesso Previti, ci fermeremo. Circa la possibilità che la ex Cirielli possa presentare aspetti di incostituzionalità si sarebbero espressi alcuni esponenti della maggioranza presenti al vertice facendo riferimento alle perplessità di costituzionalisti ed esperti di diritto vicini alla stessa coalizione. Eventuali incongruità, avrebbero sottolineato, non potrebbero non essere poi messe in evidenza dal capo dello Stato. L’Unione ribatte affermando che "la ferma opposizione dei gruppi del centrosinistra ha vanificato le manovre della maggioranza sull’ennesima legge vergogna". In una nota i capigruppo dell’Unione denunciano che la "cosiddetta salva-Previti, cancellando migliaia di processi favorisce il crimine".

Ex Cirielli: Castelli; se non la vogliono sono fatti loro…

 

Apcom, 4 novembre 2005

 

La legge ex Cirielli è di "iniziativa parlamentare", non è vero che svuota le carceri, ma non può essere attribuita al ministro della Giustizia e "se non si vuole approvare questa legge, sono affari loro..". Lo dice il ministro della Giustizia Roberto Castelli, intervistato dalla Stampa, precisando che quando dice "affari loro" intende solo esprimere "amarezza per la strumentalità con la quale argomenti così seri vengono trattati". Comunque, ribadisce, "la sua approvazione non dipende da me. Vedo tanti dubbi in giro, io non ne ho: per quanto mi riguarda è un provvedimento che non presenta né problemi di costituzionalità, né tantomeno di ordine pubblico. Che stupidaggine dire che la ex Cirielli svuota le carceri". In ogni caso, ripete, "questa è una legge che non mi si può attribuire: ho fatto ben altre riforme, io".

Ex Cirielli: Pecoraro (Verdi); il premier non si fermerà...

 

Apcom, 4 novembre 2005

 

"Berlusconi tenterà di fare fino alla fine l’ennesima legge ad personam, io non sono molto fiducioso" che sulla ex Cirielli si fermi. Così il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio.

"Penso che bisogna mantenere una forte attività di opposizione - aggiunge Pecoraro - anche perché la legge salva Previti in realtà è una legge libera delinquenti che crea un disastro al sistema giudiziario e una mortificazione alle forza dell’ordine che ogni giorno cercano di arrestare delinquenti e non vogliono vederli scarcerati".

Giustizia: Nordio; attendo le scuse ufficiali dei politici...

 

Il Gazzettino, 4 novembre 2005

 

Non perde, almeno in apparenza, il tradizionale aplomb anglosassone, il sorriso cordiale e l’illuministica convinzione di poter interpretare ogni cosa con la ragione. Eppure questa volta Carlo Nordio, pubblico ministero veneziano, presidente della Commissione parlamentare di riforma dei Codici, è davvero fuori di sé. Con i politici innanzitutto, anche se non ne fa il nome, ma è evidente che si riferisca ai leghisti Alberto Mazzonetto (segretario veneziano), Luca Zaia (vicepresidente della Regione Veneto) e Piergiorgio Stiffoni (senatore), che gli hanno sparato contro ad alzo zero. E ancora non ha letto la lettera del consigliere regionale Daniele Stival al presidente Giancarlo Galan. Ma se la prende anche con il can-can mediatico che ha trasformato un evento criminale di modeste proporzioni in un episodio da Far West. E con chi ha messo i giornalisti nelle condizioni di scrivere a quel modo.

Lo hanno accusato di aver scarcerato un albanese a tre giorni di distanza da una rapina mancata in una casa ad Annone Veneto, dopo un inseguimento con sparatoria contro i carabinieri, al termine del quale due banditi sono fuggiti. Hanno manifestato dubbi sulla liceità del suo comportamento da magistrato, gridando all’allarme sociale. E dopo le interviste dell’altro giorno improntate alle sottili spiegazioni giuridiche, adesso Carlo Nordio impugna le parole come clave. "Attendo le scuse ufficiali. Se non arriveranno valuterò se chiedere ragione e soddisfazione per le ordinarie vie giudiziarie, cosa che non ho mai fatto prima d’ora. Quello che ho letto e viene attribuito ai politici mi ha annichilito".

 

In che senso?

"Si capiva che stavano parlando di cose che non conoscevano, partendo da presupposti errati".

 

Quali?

"Che la persona arrestata fosse collegata alla rapina o al furto, mentre per questi due reati non è nemmeno stata denunciata".

 

Le cronache però non nascono dal nulla.

"Cercheremo di capire chi e perché abbia effettuato un collegamento tra una rapina che non c’è o con il tentato furto in abitazione con l’arresto di quella persona incensurata. Come pubblico ministero accetto le critiche, ma mi sento disgustato dal fatto di essere aggredito dai politici sulla base di elementi non veri".

 

Non è una novità che i politici attacchino le toghe.

"Quando ciò avviene per questioni generali posso anche capire che si vada sopra tono. Ma qui siamo ad un livello inaccettabile di degrado, non tollerabile in un paese civile. Perchè un politico parla di un processo che non conosce, partendo da dati inesistenti".

 

Il primo è quello della rapina inesistente. Gli altri?

"Non c’è neppure il tentato furto, perché dalle dichiarazioni dell’anziana signora non è desumibile tale fatto, né il numero dei soggetti coinvolti, né se si siano allontanati con l’auto poi intercettata dai carabinieri".

 

I giornali hanno molto puntato sul conflitto a fuoco.

"Che non c’è. Gli unici bossoli trovati sono quelli dei carabinieri. La persona ferita, che è indagata, è risultata incensurata, con regolare permesso di soggiorno".

 

È questo che emerge dagli atti?

"Certo. Quando mi sono trovato di fronte atti e rapporti, mi sono trovato di fronte a una persona incensurata, senza riferimenti a una rapina o a un furto, che era a bordo di un’auto rubata e aveva fatto resistenza a due carabinieri che avevano anche sparato".

 

Quale è il motivo tecnico per cui ha deciso la scarcerazione?

"È l’articolo 121 delle "Disposizioni di attuazione" in base alle quali il Pm ordina la scarcerazione se non ritiene di chiedere la custodia cautelare. E non la chiede se ritiene che la pena al processo venga sospesa condizionalmente".

 

Ovvero rimanga sotto i due anni di reclusione.

"A Venezia per la resistenza a pubblico ufficiale viene di norma irrogata una pena che varia dai 4 ai 6 mesi, tre mesi con il rito abbreviato. Mai ho visto applicare una pena superiore ai limiti della condizionale".

 

E la ricettazione dell’auto?

"Sull’auto erano in tre, il nostro uomo non era alla guida, ma sul sedile posteriore. Non c’era flagranza di reato. Mai ho visto concedere una ricettazione in queste condizioni. Avrei dovuto tenerlo dentro solo perché albanese?"

 

I leghisti probabilmente pensano al problema della sicurezza…

"Siamo consapevoli dell’allarme sociale, del fatto che l’immigrazione ha aumentato la micro-criminalità e che oltre metà dei detenuti siano extracomunitari. Eppure dalle carceri arrivano inviti a non esagerare con gli arresti, perché già scoppiano. Dalla collettività la richiesta di tutelare la sicurezza. E noi dobbiamo far rispettare la legge, non trattando gli extracomunitari in modo diverso dagli italiani, visto che la legge è uguale per tutti".

 

Sembrano strade senza uscita: troppi arresti fanno esplodere le carceri, pochi arresti creano allarme sociale, ma la legge impone l’equità….

"In questi anni il legislatore è andato in senso garantista. E sono d’accordo sul fatto che la presunzione d’innocenza imponga solo in casi eccezionali la limitazione della libertà fino alla sentenza definitiva. Ma per farlo servono fatti molto gravi, pericolo di fuga, rischio di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato".

 

Circostanze che in questo caso non ricorrevano?

"No, come ho detto prima. Per questo sono indignato da qualsiasi parte provengano le aggressioni contro un ufficio giudiziario come la Procura di Venezia. Basate su dati sbagliati".

Giustizia: alla Camera riprende esame ddl su prostituzione

 

L’Avanti, 4 novembre 2005

 

La commissione Giustizia oggi pomeriggio proseguirà l’esame del ddl 3826 e delle connesse proposte riguardanti la prostituzione. La decisione di programmare il seguito della discussione in questa unica seduta della settimana conferma il proposito dei gruppi di maggioranza di stringere i tempi per portare il provvedimento in aula prima possibile, anche se il ruolino di marcia fissato per l’Assemblea nell’ultima riunione dei capigruppo non prevede più il completamento dell’iter di questo provvedimento prima che i deputati siano impegnati da dicembre sui ddl relativi alla finanziaria e alla legge di bilancio.Della riforma della normativa sulla prostituzione, quindi, si parlerà in aula alla ripresa dei lavori in gennaio. Ma gran parte dei deputati della Cdl punta a definire un articolato più snello rispetto al testo governativo in modo da arrivare almeno al traguardo di un primo si parlamentare. Significativi gli ultimi interventi fatti in merito la scorsa settimana da deputati di FI e dal relatore Giancarlo Pittelli.

Il forzista Italico Perlini ha, infatti, sottolineato che lo scopo perseguito dalla Commissione "è sempre stato quello di combattere il fenomeno della prostituzione sulle strade per recepire le istanze provenienti dalla società senza aver mai avuto la pretesa di disciplinare compiutamente il fenomeno in esame". In realtà l’ampio articolato varato in materia più di due anni fa dal Consiglio dei ministri, dopo un serrato e difficile confronto tra le componenti di maggioranza, puntava ad un approccio complessivo al problema partendo dall’obiettivo di togliere le prostitute dalle strade. Perlini ha anche sostenuto che sarebbe opportuno "limitare l’esame delle fattispecie ai soli casi di prostituzione esercitata in luogo pubblico eliminando i riferimenti ai luoghi aperti al pubblico". Questa impostazione è stata condivisa dal Presidente della Commissione Gaetano Pecorella che ha giudicato "incongruo" applicare identiche norme ad ipotesi diverse tra loro come l’esercizio della prostituzione in pubblico ed in luogo aperto al pubblico. Il relatore Pittelli ha preannunciato giovedì scorso la presentazione di emendamenti in questo senso e la seduta di domani consentirà di verificare come le nuove proposte di modifica punteranno a delimitare l’ambito di applicazione delle sanzioni previste.

Pecorella ha anche ritirato un suo emendamento che prevedeva l’arresto facoltativo nei confronti di chi si prostituisce in luogo pubblico o aperto al pubblico. Ma molti nodi restano ancora insoluti, a cominciare dalla questione dell’obbligo di certificazione sanitaria per le prostitute che svolgono l’attività in abitazioni private visto il chiaro no espresso in merito anche dal ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo. L’iter del provvedimento è, quindi, ancora in salita e resta l’incertezza sulla possibilità che l’articolato - sia pure centrato solo su alcuni punti del complesso problema - ottenga il si della Camera e riesca ad acquisire anche l’avallo dei senatori prima della fine della legislatura.

Campobasso: polizia penitenziaria in stato di agitazione

 

Il Tempo, 4 novembre 2005

 

La decisione, spiega il segretario generale della Fps Cisl Nicola Lalli, segue la manifestazione organizzata dal personale di polizia penitenziaria che si è svolta alcuni giorni fa nel carcere di Campobasso. Una protesta contro "la gestione autoritaria e burocratica posta in atto dalla direzione della casa di reclusione - ha spiegato Lalli - che ha violato i più elementari diritti sindacali, e per l’inspiegabile silenzio del provveditore regionale di Pescara, competente per le regioni Abruzzo e Molise". Un atteggiamento che ha portato nella giornata di ieri la segreteria nazionale della Cisl, nel contestare il comportamento del funzionario, a richiedere la convocazione di una riunione sui problemi degli istituti di pena delle due regioni, presso il Dipartimento amministrazione penitenziaria di Roma. Contestualmente il coordinatore nazionale della Fps Cisl Marco Mammuccari ha chiesto la sospensione di iniziative nelle due regioni.

Roma: attrezzature sportive per detenuti transessuali di Rebibbia

 

Ufficio Garante Regionale Detenuti, 4 novembre 2005

 

Attrezzature sportive per consentire ai detenuti transessuali della sezione B del G8 del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, di vivere con maggiore serenità la loro ora d’aria. È quanto ha provveduto a donare il Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti Angiolo Marroni.

Lavorando a stretto contatto con i reclusi nelle varie sezioni di Rebibbia Nuovo Complesso, i collaboratori del Garante regionale dei detenuti hanno potuto constatare la difficile situazione dei detenuti transessuali. "Questo tipo di utenza ha richiesto più di altri la nostra attenzione - spiegano dall’Ufficio del Garante - Dai colloqui è emerso che uno dei maggiori disagi era l’effettiva mancanza di una zona idonea allo sfogo ricreativo e al momento ludico, che portava a un clima di tensione e di intolleranza nei rapporti interpersonali".

Grazie all’intervento del Garante e alla sensibilità della Direzione del carcere è stata istituita, anche per questi detenuti, l’uso della zona comune (dove ci sono, fra l’altro, un campo da tennis e dove è possibile correre) per un’ora d’aria che, come effetti immediati, ha portato ad una diminuzione dell’aggressività dei detenuti e, di conseguenza, una maggiore serenità e gestibilità.

È proprio per consolidare questo trend e valorizzare questo momento - che dall’Ufficio del Garante giudicano "assolutamente positivo" - che si è provveduto a donare le attrezzature sportive, consistenti in racchette da tennis e palloni da pallavolo. "Siamo contenti di aver fatto questa donazione perché i transessuali - ha detto il Garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni - sono fra le persone che stanno peggio di tutti in carcere e che vedono uno dei diritti basilari, quello all’identità personale, sistematicamente violato. Essi sono infatti reclusi in un carcere maschili e sono prigionieri, oltre che per ciò che hanno commesso, a causa di una burocrazia che li considera maschi anche se solo dal punto di vista anagrafico".

Rovigo: giustizia o vendetta? il dramma delle nostre carceri

 

Il Gazzettino, 4 novembre 2005

 

"Uomini e donne abbandonati al loro destino in condizioni invivibili, in carceri che continuano ad essere una pattumiera umana". È un’accusa pesante quella lanciata dal Centro di servizio per il volontariato e dal Centro francescano di ascolto che per domani, dalle 9.30 nella Pescheria nuova di corso del Popolo, hanno organizzato il convegno regionale "Carcere e società, tra giustizia e vendetta". "È un momento triste e drammatico per i bollettini di morte che, ogni giorno, provengono dalle carceri - sottolinea Livio Ferrari, direttore del Centro francescano e coordinatore del convegno -. Suicidi, atti di violenza e di autolesionismo sono in crescita, come il sovraffollamento: 60 mila detenuti a fronte di una capienza di meno di 42 mila posti. Anche la costruzione di un nuovo carcere a Rovigo non servirà a tutelare la dignità delle persone condannate, con 250 posti che saliranno a 350". Tra gli ospiti del convegno ci saranno il vescovo Lucio Soravito de Franceschi, il provveditore triveneto dell’Amministrazione penitenziaria Felice Bocchino, il direttore della Casa circondariale di Rovigo Fabrizio Cacciabue e i docenti di Sociologia del diritto e Diritto penitenziario, Giuseppe Mosconi e Massimo Pavarini.

Volontariato: chiesti 50mila euro per la Conferenza nazionale

 

Redattore Sociale, 4 novembre 2005

 

Il senatore della Margherita Mario Cavallaro ha presentato, unitamente al collega Paolo Giaretta, sempre della Margherita, uno specifico emendamento alla Legge Finanziaria 2006 che destina una somma non inferiore a cinquantamila euro annui al finanziamento delle attività della Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia. La Conferenza, giova ricordarlo, rappresenta enti, associazioni e gruppi impegnati in esperienze di volontariato nell’ambito della giustizia e più compiutamente all’interno e all’esterno degli istituti penitenziari. Essa si propone come tavolo di confronto per le esperienze e le proposte provenienti dai settori dell’intervento sociale e volontario, offrendo un approfondimento delle tematiche e un potenziamento dell’impegno comune.

"Promuovere politiche di giustizia attraverso il confronto e il dialogo tra gli organismi nazionali di volontariato, coinvolgendo il maggior numero di strutture anche a livello regionale e territoriale - afferma Cavallaro, segretario della Commissione Giustizia del Senato - è un impegno importante, che richiede notevoli sforzi ed adeguate risorse: per questo ci auguriamo che Governo e Parlamento accolgano la proposta".

Giustizia: Istat; calano i procedimenti pendenti in tribunale

 

Apcom, 4 novembre 2005

 

I tribunali riescono a smaltire con più facilità il proprio lavoro, tuttavia è in crescita l’attività della magistratura inquirente. È quanto riportato nell’Annuario statistico 2005 pubblicato dall’Istat. Nel 2003 rispetto all’anno precedente diminuiscono, seppur di poco (3%), i procedimenti pendenti presso i tribunali ordinari, mentre i delitti denunciati per i quali l’autorità giudiziaria ha iniziato l’azione penale sono cresciuti dell’1,7%. Nello stesso periodo calano dell’1% le persone denunciate. La fotografia della giustizia italiana registra a fine 2004 un + 3,4% di detenuti nelle carceri italiane rispetto all’anno precedente (le donne, +3,9%). Gli stranieri sono il 31,8% del totale, in costante aumento negli ultimi anni. Questa situazione spinge verso l’alto l’affollamento delle carceri anche se - spiega l’Istat - si tratta di un dato medio e che "per una corretta valutazione del fenomeno sarebbe necessaria un’analisi dettagliata dei singoli istituti di pena". I condannati presenti in carcere crescono dal 60,6% del 2003 al 62,5% del 2004, mentre lievita la presenza dei tossicodipendenti (sono il 28,8% dei reclusi, con un incremento dell’8,6% rispetto all’anno precedente). In aumento anche i reclusi sieropositivi: sono il 2,7% della popolazione carceraria (2,4% nel 2003).

Bologna: la Compagnia del Pratello in "Lo stupore di Orlando"

 

Redattore Sociale, 4 novembre 2005

 

S’ispira liberamente alle vicende narrate dal Boiardo il nuovo spettacolo teatrale della Compagnia del Pratello, formata da dieci ragazzi di diversa nazionalità del carcere minorile di Bologna: s’intitola "Lo stupore di Orlando" e debutterà il 25 novembre prossimo. Ma fino a quando potrà ancora durare questa preziosa esperienza di teatro, guidata da diversi anni dal regista Paolo Billi? Sono infatti a rischio di sospensione tutte le attività dei minori detenuti, a causa della carenza di agenti di polizia penitenziaria. A meno che non vengano inviati al più presto rinforzi. È il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna, l’avvocato Desi Bruno, a raccogliere l’allarme del dirigente del Centro giustizia minorile di Bologna e del direttore dell’Istituto penale per i minorenni, "che segnalano l’insostenibile situazione di depauperamento del personale". Spiega l’avvocato Bruno: "Il continuo distacco di unità di polizia penitenziaria dall’Istituto penale minorile di Bologna ad altre città rende insostenibile i carichi di lavoro di chi resta in servizio al carcere del Pratello, che da anni lavora in un clima esasperato dalla carenza di personale". Negli ultimi anni, il Pratello ha garantito interventi ordinari e altre attività di grande importanza: si pensi all’esperienza teatrale ed altro ancora (gli stessi ragazzi-attori preparano le scenografie degli spettacoli), "solo a prezzo di alti sacrifici di tutto il personale". Nella situazione attuale, ci sono 17 unità di polizia penitenziaria; 16 unità sono destinate ai servizi di routine giornaliera, portineria, preposto, ufficio matricola e servizio al cancello ed una sola - la 17 - per garantire traduzioni, riposi, congedi malattie, permessi sindacali. "La richiesta del dirigente del Centro giustizia minorile e del direttore dell’Istituto penale per i minorenni di Bologna - conclude Desi Bruno - è l’invio urgente di almeno 8 unità di polizia penitenziaria. Altrimenti saranno costretti a sospendere tutte le attività dei minori reclusi e a tenerli tutto il giorno in cella".

 

 

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