Rassegna stampa 18 luglio

 

Giustizia: al via in aula alla Camera discussione su riforma

 

Apcom, 18 luglio 2005

 

Ha preso il via questa mattina nell’Aula della Camera, con la relazione di Francesco Nitto Palma (Fi) la discussione generale sul ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario. Per il governo è presente il sottosegretario, Giuseppe Valentino (An). L’opposizione ha presentato una richiesta di sospensiva e una questione pregiudiziale di costituzionalità sulle quali si voterà domani alle 13. Il testo approdato in Aula non ha subito modifiche durante l’esame in commissione ed è dunque identico a quello che lo scorso 28 giugno ha avuto il via libera del Senato. Il voto finale sulla riforma potrebbe essere cosa di questa settimana. Ma tempi e date del via libera definitivo sono in relazione alla decisioni che governo e maggioranza prenderanno nei prossimi giorni circa la possibilità di un voto di fiducia.

Giustizia: Pera; c’è interferenza del Csm con il Parlamento

 

Adnkronos, 18 luglio 2005

 

"In questi ultimi tempi è successo che il Csm abbia messo all’ordine del giorno pareri non richiesti dal ministro, una riforma costituzionale che lo riguarda, e abbia attivato un ricorso contro una legge del Parlamento davanti alla Consulta. È il Csm che pone il problema se ciò che fa è previsto dalla Costituzione". Lo ha detto il presidente del Senato Marcello Pera nel corso del suo intervento ad un convegno della Fondazione Magna Carta. "Non sono sicuro che il Csm in ciò sia coperto dalla lettera (e non solo) della Costituzione. Ma anche se così fosse, esiste il problema di una interferenza del Csm sul Parlamento sovrano", ha aggiunto Pera concludendo con una battuta rivolta anche al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini seduto in prima fila: "noi abbiamo il problema di riformare il bicameralismo, non certo quello di fare il tricameralismo".

Giustizia: Casini; su riforma abbiamo perso occasioni

 

Ansa, 18 luglio 2005

 

"Sulla riforma della giustizia abbiamo perso delle occasioni: si sono fatti microprovvedimenti settoriali che non hanno risolto i problemi mentre permangono giganteschi conflitti di responsabilità". Così in un passaggio del suo intervento affrontando il tema della giustizia il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, al convegno della Fondazione Magnacarta: "Una politica, un partito come affrontare la modernità". Rispondendo poi indirettamente al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Virginio Rognoni, il presidente della Camera ha spiegato che "richiamare all’autonomia delle Camere e alla loro funzione legislativa non è lesa maestà, per me è un dovere". Anche perché il Csm "non è un organo di consulenza del governo come il Cnel, né un sindacato legislativo".

Sicurezza: il Quirinale non vuole DL sulle materie penali

 

Il Messaggero, 18 luglio 2005

 

Non c’è solo l’altolà della Lega, dietro il rinvio del pacchetto sicurezza del ministro dell’Interno, Beppe Pisanu. Lo stop ha anche ragioni squisitamente istituzionali e giuridiche. Per prassi il Quirinale ha sempre sconsigliato di procedere con il decreto legge (lo strumento che assicura tempestività e urgenza) sulle materie penali. E il pacchetto sicurezza elaborato da Pisanu riguarda proprio modifiche del codice penale. Con tra l’altro l’aumento a 24 ore del fermo di polizia giudiziaria per l’identificazione dei sospettati. Da qui, il rinvio. E la promessa di Silvio Berlusconi di procedere al varo del piano anti-terrorismo "prima della pausa estiva". Senza alcun accenno allo strumento legislativo che verrà utilizzato.

Intanto la Lega resta in trincea. Oggi Umberto Bossi riunisce la segreteria del Carroccio. E, con ogni probabilità, lo stato maggiore leghista rilancerà le proposte avanzate nei giorni scorsi in nome della "tolleranza zero". La prima è la sospensione del trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone sul territorio europeo. La seconda è il rilancio della Super-procura anti-terrorismo. Più un giro di vite sull’immigrazione clandestina con "espulsioni di massa". Tre proposte, però, che già hanno incontrato il rifiuto di Pisanu e del premier, impegnato nella difesa del responsabile del Viminale dagli assalti leghisti.

Che la Lega insisterà lo fanno capire il coordinatore Roberto Calderoli e il ministro della Giustizia, Roberto Castelli. "La risposta che dovremo dare - preannuncia Calderoli - dovrà essere unitaria, ma non si potrà dare una non risposta pur di garantire l’unitarietà. Di fronte al terrorismo non dovrebbero esserci contrapposizioni tra maggioranza e opposizione e neppure i distinguo all’interno della stessa maggioranza. La lotta al terrorismo non può essere fatta di grida, ma di posizioni chiare: o si è favore o lo si contrasta, assumendone le conseguenze e le responsabilità in entrambi i casi. Il bene e il male in questa situazione non possono trovare un compromesso".

Il giudice Stefano Dambruoso, che del terrorismo è un massimo esperto - continua Calderoli - per fare un esempio ci indica una strada: quando non si è in grado di raccogliere delle prove per poter processare un terrorista, ma vi è legittimo sospetto sulla sua pericolosità, per lo meno lo si espella e lo si espella subito, cosa che si fa nelle maggior parte dei Paesi del mondo occidentale".

E il guardasigilli Castelli rincara la dose: "Siamo noi stessi i primi complici del terrorismo islamico. I buonisti, i masso-comunisti, i catto-musulmani sono persino convinti di essere culturalmente avanzati, illuminati, intelligenti. Invece sono solo vili".

La Lega alza il tiro preoccupata anche dalla consonanza tra Forza Italia e Udc sulle misure per il terrorismo. E infatti il leader Udeur Clemente Mastella dichiara: "È vergognoso che il governo, dopo aver riscontrato un ampio consenso parlamentare sulle misure del ministro Pisanu abbia rinviato ogni decisione subendo ancora una volta il ricatto della Lega". E il presidente dei senatori azzurri Renato Schifani sembra rassicurare più lui che non la lega: "Al terrorismo l’Italia deve rispondere con le sue due armi possibili: la compattezza tra tutti e l’equilibrio delle decisioni. Di queste ultime il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, è il miglior garante". E allora: "Il governo vari immediatamente le misure antiterrorismo, senza aspettare le inutili ed irresponsabili chiacchiere della Lega", è l’invito del vicepresidente dei deputati della Margherita, Renzo Lusetti, che invita l’esecutivo "a riflettere sull’idea di una superprocura antiterrorismo".

Livorno: caso Lonzi; verbale con firma agente inesistente

 

Ansa, 18 luglio 2005

 

Uno dei verbali stilati subito dopo la morte nel carcere di Livorno del detenuto Marcello Lonzi porterebbe la firma di un agente della polizia penitenziaria che non sarebbe mai stato in servizio in quel penitenziario. Lo ha accertato l’avvocato Vittorio Trupiano, parte civile per la madre del detenuto morto a 29 anni, l’11 luglio 2003, nel carcere delle Sughere, dove era recluso. Sulla vicenda il legale annuncia la presentazione di un esposto alla procura di Genova, a cui già la madre del detenuto, Maria Ciuffi, aveva presentato nelle scorse settimane delle denunce contro il pm livornese Roberto Pennisi e un medico legale. La signora Ciuffi, che qualche giorno fa aveva organizzato un sit-in di protesta davanti ai cancelli del carcere in occasione del secondo anniversario della morte del figlio, è convinta che suo figlio sia morto in seguito alle percosse subite in prigione, ipotesi però che non è stata mai accolta dalla procura livornese che ha archiviato il caso come morte per cause naturali.

"Siamo nelle ore immediatamente successive alla morte di Marcello Lonzi - rileva l’ avvocato Trupiano in una nota - e questo agente sottoscrive di averlo visto in piena forma, pochi minuti prima del decesso, al punto da offrire addirittura una tazza di caffè a un detenuto lavorante. Un passaggio fondamentale nelle indagini condotte dal pm Pennisi". Ma - prosegue il legale - "il verbale di interrogatorio di Nobile Nicola venne, invece, sottoscritto da Giudice Nicola". Ora, "Giudice Nicola non esiste, e nemmeno Nobile Nicola o se esistono - conclude il legale - non hanno mai prestato servizio presso le Sughere". Secondo il legale, che sta compiendo in questo senso varie analisi difensive, la morte di Marcello Lonzi avrebbe "numerosi punti in comune col decesso del detenuto Francesco Romeo, trovato morto nell’ottobre 1997 nel carcere di Reggio Calabria e le cui indagini vennero condotte proprio dal dottor Pennisi". Secondo l’avvocato Trupiano la vicenda di Lonzi potrebbe essere avvicinata anche al "violentissimo pestaggio a cui fu sottoposto", sempre alle Sughere, il detenuto fiorentino Roberto Guadagnolo, e per il quale "vennero condannati sette agenti della polizia penitenziaria". Anche in questo caso, secondo in legale, responsabili sarebbero stati gli uomini dei Gom, il gruppo speciale degli agenti di custodia. L’avvocato Trupiano ha confermato infine di aver investito della vicenda anche il Consiglio superiore della magistratura.

Milano: per il caldo concesse ai detenuti 2 "ore d’aria" in più

 

Il Giornale, 18 luglio 2005

 

L’allarme caldo è stato lanciato anche tra le sbarre del carcere di San Vittore. E così ai 1350 detenuti e le 128 detenute saranno concesse due ore in più al giorno fuori dalle celle. A decidere del prolungamento dell’ora d’aria è stata la direzione del carcere, per alleviare almeno in parte i disagi dovuti al caldo che in questi giorni tornerà a farsi sentire con temperature record che potranno raggiungere anche i 36 gradi. "Dal primo luglio l’ora d’aria è stata prolungata: prosegue fino alle 18 anziché fino alle 15,30, proprio per i disagi dovuti al caldo, che rende difficile ai detenuti restare in cella", dice Gloria Manzelli, direttrice del carcere.

Gli ospiti di San Vittore, oltre al mattino, possono dunque uscire dalle celle dalle 13 e 30 alle 18. Saranno comunque obbligati a rientrare alle 15,45 per la rilevazione numerica, con la possibilità però poi di tornare all’aria aperta.

Caltanissetta: Papillon, Cobas e Ass. Hurria insieme contro i Cpt

 

Associazione Papillon, 18 luglio 2005

 

Il centro per extracomunitari visitato dal sottosegretario D’Alia. Un contestatore annuncia sciopero della fame "Più occupazione con il raddoppio della capienza". Se decollerà il progetto di ampliamento, il Centro di accoglienza per extracomunitari di Pian del lago potrà accogliere già nei primi mesi del prossimo anno oltre 450 persone. Lo ha detto il sottosegretario all’Interno con delega ai problemi dell’immigrazione, on. Giampiero D’Alia, giunto ieri a Caltanissetta su invito dell’on. Filippo Misuraca per verificare di persona l’ubicazione della struttura e le possibilità di ampliamento che il sito consente.

L’on. Misuraca "spinge" affinché l’ampliamento si realizzi "anche perché - dice - da ciò deriverà l’esigenza di potenziare il personale addetto alla gestione". Coinvolto è pure il questore Filippo Piritore, il quale ieri ha ricordato che "parallelamente all’ampliamento, si dovrà pensare al potenziamento del personale addetto vigilanza che, oggi, nell’arco dei quattro turni previsti in un giorno, coinvolgono un centinaio di agenti".

Intanto c’è chi continua a contestare il Centro nisseno. Tra questi gli aderenti all’associazione Hurria, ai Cobas nisseni e all’associazione "Papillon". Anzi, martedì Nicola Arboscelli (che si definisce "libero contadino di Sicilia") comincerà uno sciopero della fame di almeno venti giorni davanti il Cpt di Pian del lago per protestare contro un episodio che avrebbe coinvolto un giovane migrante. "A seguito di un banale controllo - scrivono - i carabinieri lo hanno arrestato e portato nel Cpt di Pian del lago perché è senza permesso di soggiorno. Sono tante le persone rinchiuse in questi carceri senza aver fatto niente di male. Abbiamo deciso di promuovere una petizione popolare per cambiare la legge Bossi Fini, chiudere i Cpt e bloccare definitivamente i respingimenti e le espulsioni di massa in Libia".

Rovigo: finanziata costruzione nuovo carcere, 28 mln di euro

 

Il Gazzettino, 18 luglio 2005

 

Buemi: "Ci sono i 28 milioni di euro necessari. La progettazione è già partita". "L’incarico per la progettazione è stato affidato un mese fa, e il costo per la sua realizzazione è già totalmente finanziato. Per la costruzione del nuovo carcere di Rovigo ci sono i 28 milioni di euro necessari al completamento dell’opera". Enrico Buemi, presidente del comitato Problemi penitenziari all’interno della commissione Giustizia della Camera, dà un annuncio che a Rovigo - e non solo nelle strette e vetuste celle di via Verdi - si attendeva da anni.

La costruzione della nuova Casa circondariale è ormai praticamente dietro l’angolo, tanto che al Ministero contano addirittura di affidare i lavori prima della fine del 2005. "Io ci andrei più cauto - mette le mani avanti il parlamentare dello Sdi che ieri, assieme all’onorevole polesano Franco Grotto, ha visitato l’istituto di pena rodigino -, anche se pare ormai certo che il cantiere potrà essere aperto entro il primo semestre dell’anno prossimo. Gli ostacoli che sembravano esserci fino a qualche mese fa sono stati tutti superati, e il nuovo carcere di Rovigo verrà finanziato direttamente con i fondi messi a disposizione dal ministero della Giustizia".

La futura Casa circondariale sorgerà dunque nell’area già individuata, lungo tra la tangenziale e via Calatafimi, alle spalle della Cittadella sanitaria, e verrà realizzata per contenere un numero decisamente maggiore di detenuti rispetto all’attuale istituto di pena rodigino. "Se Rovigo non presenta situazioni di emergenza pari ad altre realtà - prosegue l’on. Enrico Buemi -, il sovraffollamento esiste eccome, tra l’altro all’interno di una struttura in difficili condizioni logistiche. Attualmente si contano 116 detenuti, il doppio di quelli previsti, tra cui 29 donne; 46 ospiti sono in attesa del giudizio definitivo e gli stranieri detenuti sono 45". Rilevante anche la presenza di tossicodipendenti, 45 in tutto, e l’unica cosa che si salva - è l’opinione di Buemi - è la sala per i colloqui: "In questo spazio entrano anche i minorenni per parlare con i loro genitori. Qui a Rovigo bisogna riconoscere che il locale è strutturato in modo tale da evitare i possibili traumi psicologici che potrebbero avere bambini e ragazzi".

Ma c’è il problema della carenza di personale, 61 effettivi sui 66 in organico (anche se l’organico è sottodimensionato rispetto all’attuale capienza), che si riproporrà ancora con più forza tra quattro anni, cioè quando verrà aperto il nuovo carcere. "Qui entrerà in gioco anche il ruolo delle istituzioni locali - sottolinea Franco Grotto - che dovranno porre la questione per tempo e, fin da subito, battersi per la costruzione di alloggi per il personale penitenziario".

 

Ma servono anche interventi immediati

 

E anche i senatori Fabio Baratella e Massimo Donadi si mobilitano sul problema delle condizioni di vita dei detenuti negli istituti di pena veneti e nel carcere di Rovigo. Con una interrogazione al ministro della Giustizia Castelli, i due senatori del centrosinistra ricordano che nelle carceri del Veneto erano presenti alla fine del 2004 ben 2.738 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 1.865 posti complessivi, con un rapporto tra personale di Polizia penitenziaria e detenuti tra i più critici in Italia (0,56 contro una media nazionale di 0,74)."Considerate le unità distaccate o assenti per vari motivi si poteva valutare in circa un migliaio gli agenti preposti alla sorveglianza di oltre 2.700 detenuti - scrivono Baratella e Donadi nell’interrogazione -. Questa situazione risulta ancora più difficile a Rovigo dove la presenza di detenuti è ben al di sopra della soglia ritenuta tollerabile dal Ministero, all’interno di una struttura fatiscente della struttura si sommano a quelli che derivano da una endemica carenza di personale".

Sicurezza: Radicali; nelle carceri servono interpreti arabi

 

Apcom, 18 luglio 2005

 

Anche l’Italia dovrebbe imitare le decisioni prese dalla Spagna per quanto riguarda gli interpreti e i traduttori nei penitenziari: lo ha affermato Irene Testa, segretario dell’associazione radicale "Il Detenuto Ignoto" e membro della Giunta Nazionale di Radicali Italiani. Nei penitenziari in Spagna si è stabilita la necessità di inserire traduttori e interpreti della lingua araba, per cercare di accelerare le indagini sulle cellule terroristiche e prevenire eventuali nuovi piani operativi.

Il compito di queste figure è quello di tradurre velocemente i documenti scritti confiscati ai prigionieri arabofoni, ma anche quello di aiutare nella vita quotidiana quanti non parlano spagnolo. "Gli operatori penitenziari in Italia, delegati a prestare servizio nelle strutture carcerarie sono pochi rispetto al numero troppo alto dei detenuti presenti, e spesso incontrano grandi difficoltà a prestare la loro opera nel lavoro ordinario, figurarsi quando devono rapportarsi a persone che non capiscono l’italiano", si legge nel comunicato diffuso dall’associazione.

"L’iniziativa spagnola potrebbe essere utile per scongiurare la formazione di eventuali nuclei terroristici all’interno delle carceri, sia, in un’ottica di prevenzione sociale, per fornire assistenza a questi detenuti nella loro lingua madre: comunicare è fondamentale per loro per una maggiore integrazione anche all’interno del carcere, e fondamentale per noi per indagare e prevenire la deriva delle idee del radicalismo islamico e di sue eventuali espressioni e organizzazioni intramurarie", conclude il documento.

Pantelleria: interrogazione sul giovane suicida dopo l’arresto

 

La Sicilia, 18 luglio 2005

 

Pantelleria. Una interrogazione al ministro dell’Interno è stata presentata dal senatore di Rifondazione Comunista Russo Spena a proposito del giovane pantesco, Giuseppe Ales, 18 anni, morto suicida dopo essere stato arrestato per possesso di droga dai carabinieri. L’episodio risale al 18 marzo scorso, quando la casa del ragazzo, c’erano solo i genitori, fu oggetto di perquisizione. "Con loro - dice il parlamentare - i carabinieri si giustificarono dicendo che cercavano armi e quindi chiesero se avessero dei figli e dove fossero in quel momento, imponendo loro di raggiungerli telefonicamente". "Al suo arrivo a casa - prosegue il senatore nella sua interrogazione - Giuseppe chiese ai carabinieri di fermare la perquisizione dicendo che avrebbe consegnato loro delle piantine di marijuana appena germogliate, non più alte di 5 centimetri che tirò fuori da un incavo nel muro". Giuseppe e suo fratello Francesco rimasero un giorno detenuti in caserma e nel frattempo, l’indomani, l’episodio veniva divulgato dalla stampa. Quando 24 ore prima del processo - era una domenica - gli venne notificato l’avviso a comparire, Giuseppe Ales, psicologicamente sconvolto, senza che comunque da parte dei carabinieri fosse stata tenuta condotta persecutoria, decise di farla finita.

Adesso il sen. Russo Spena chiede al ministro di accertare se la perquisizione venne eseguita con un regolare mandato: "Le informazioni in mio possesso - conclude poi - sono che le piante sequestrate erano da considerarsi germogli di marijuana incapaci di sviluppare il principio attivo della sostanza".

Verona: Giornata di fraternità, detenuti in visita a santuario

 

La Fraternità, 18 luglio 2005

 

Ieri il santuario della Madonna del Frassino di Peschiera del Garda ha ospitato la Giornata della fraternità e solidarietà, un’iniziativa a favore dei detenuti, promossa dall’associazione "La Fraternità" di Verona. "Noi cerchiamo sempre di dar vita a momenti nei quali la comunità civile possa entrare in contatto diretto con la difficile realtà del carcere, dei detenuti e dei loro familiari", spiega frate Beppe, che da anni dedica il suo impegno al mondo carcerario.

"Facendo nostro l’invito del Sinodo, ci siamo rivolti alle varie parrocchie per essere accolti e poter presentare alla comunità queste famiglia. Purtroppo non c’è stata una grande risposta. Noi, comunque, continuiamo il nostro cammino. E oggi grazie alla Comunità francescana, saremo a Peschiera insieme ad alcuni detenuti in permesso, ai loro familiari e anche a prodotti, oggetti e quadri realizzati dalle detenute della Casa circondariale di Montorio. Un artigianato", sottolinea fra Beppe, "che in questi casi assume maggior valore, perché può diventare un segnale concreto dell’esistenza del legame tra due mondi solo apparentemente distanti".

La Giornata della fraternità prevede un momento di saluto quindi le tre messe alle 8.30, 10 e 11.30 e poi alle 13 il pranzo. Alle 16.30 ci sarà la preghiera del Vespro, alle 17.30 la messa e alle 19 i saluti conclusivi. "Ciò che questi detenuti chiedono insieme alle loro famiglie è solo un po’ di attenzione. Proprio il ritorno qui, a Peschiera, mi fa ricordare la vicenda del carcere militare dimesso da tempo. Oggi per i militari che incorrono in condanne ci sono solo due possibilità: scontare la pena a Santa Maria Capua Vetere oppure restare vicino a casa, ma in un carcere civile.

Ma come si può pensare che un carabiniere o un poliziotto possano condividere la cella con coloro cui hanno dato la caccia sino a poco prima? Questi uomini e donne diventano degli isolati tra gli isolati, costretti a una condizione ancora più complessa. Sono queste le situazioni sulle quali chiediamo vengano accesi più spesso i riflettori della nostra distratta attenzione".

Napoli: tossicodipendente ritrovata morta tra i rifiuti

 

Il Mattino, 18 luglio 2005

 

I piedi nudi, e il corpo infilato dentro un vestitino colorato a fiori. A fare la scoperta – alle prime ore di ieri mattina - è un netturbino, senza parole davanti al cadavere di una donna in mezzo ai sacchetti dell’immondizia che qualcuno ha utilizzato per occultarla. I carabinieri, subito chiamati dal netturbino, la identificano: è Raffaellina Trappoliere, 46 anni, tossicodipendente, con precedenti, è lei che giace senza vita fra i rifiuti di Caivano, a Napoli. Ma - si è anche detto - la donna era probabilmente stata abbandonata lì da almeno sei o sette ore. Chi ce l’ha portata ha probabilmente approfittato del buio, del fatto che la strada scelta fosse isolata, e scarsamente illuminata. Al vaglio degli inquirenti, i carabinieri del comando di Napoli, ora ci sono due ipotesi: l’omicidio per soffocamento, che spiegherebbe gli ematomi sul collo della donna; o l’overdose (in questo caso i lividi dipenderebbero dalle "manovre di spostamento" di chi ha caricato il corpo e lo ha lasciato in via Spineti). La donna abitava in via Rossano, a trecento metri da dove è stata trovata, nel tratto isolato di una strada - non lontana dalle arterie ben più trafficate di Caivano - in cui finite, le palazzine anonime della periferia, inizia la campagna. Per far chiarezza sulle cause del decesso si aspetta, probabilmente per oggi, l’autopsia: il medico legale non si è sbilanciato infatti a far prevalere nessuna delle ipotesi. Ritenuta vicina al clan dei Natale, Raffaellina Trappoliere era conosciuta come "à Briz" - forse un riferimento (un po’ impreciso...) - alla famosa bambola - ed era la convivente di un certo Frezza, attualmente detenuto in carcere. Per la gente del posto, accorsa alla notizia del ritrovamento e di un eventuale ennesimo omicidio nel Napoletano, Raffaellina era però considerata una donna senza speranze. "Una morta viva", secondo la testimonianza di alcuni. In molti la ricordano infatti mentre se ne andava senza meta in giro per il rione, su una bicicletta, sempre barcollante, sotto gli effetti della droga.

Velletri: protesta davanti al carcere, polizia e carabinieri mobilitati

 

Il Messaggero, 18 luglio 2005

 

Erano attesi in numero ben maggiore, ieri pomeriggio, davanti al carcere di Velletri, ma non più di 25 giovani hanno partecipato all’annunciata manifestazione davanti all’istituto penitenziario degli anarco-insurrezionalisti. A garantire la sicurezza e l’ordine pubblico un dispiegamento cinquanta 50 uomini tra agenti di polizia e della Digos, carabinieri, guardie penitenziarie e vigili urbani, che hanno impedito ai manifestanti di avvicinarsi al recinto dell’istituto e di affiggere striscioni.

La dimostrazione - secondo quanto proclamato sul sito del gruppo, che nel pomeriggio di ieri ha rifiutato ogni contatto con gli organi di informazione - sarebbe stata "una giornata di lotta a carattere nazionale", indetta per dimostrare solidarietà ai "compagni incarcerati" (uno dei quali sta soggiornando da circa un anno nel carcere di Velletri) e si è tenuta in contemporanea con altre manifestazioni davanti a vari istituti di pena in Italia.

La grande partecipazione al livello interforze non è stata casuale: gli anarco-insurrezionalisti sono infatti da tempo nel mirino del Ministero dell’Interno per vari attentati compiuti e vari ordigni ritrovati inesplosi nei pressi di caserme di carabinieri, a Milano, Genova e Orvieto, ma anche per l’allarme bomba al festival di Sanremo. "L’area anarco-insurrezionalista - hanno spiegato i funzionari che sono intervenuti a coordinare eventuali disordini davanti al carcere - è tenuta particolarmente sotto controllo anche dai corpi speciali per la pubblica sicurezza che, in genere, si occupano di attività relative alla criminalità organizzata perché costituisce un’evoluzione radicale del movimento anarchico, dal quale si distacca assumendo connotazioni autonome e marcatamente eversive che, sotto il profilo operativo, non effettua solamente attentati con ordigni, ma anche piccole azioni di danneggiamento e sabotaggi, che fanno parte del progetto insurrezionale".

L’iniziativa, almeno a Velletri, non sembra tuttavia aver riscosso molto successo e partecipazione. Non si sono verificati momenti di tensione e di scontro con le forze dell’ordine. E i manifestanti, che sono arrivati davanti all’istituto penitenziario intorno alle 18, si sono limitati ad ascoltare musica e ad intonare canzonette contro lo Stato e i suoi "servi" colpevoli, secondo quanto hanno scritto sulla pagina web di propaganda della manifestazione, di tenere in carcere i loro compagni senza alcuna prova né indizio e di continuare ad ordinare ulteriori arresti.

Immigrazione: Saponara (Fi); i Cpt sono un male necessario

 

Vita, 18 luglio 2005

 

Così si espresso il sottosegretario all’Interno, Michele Saponara, ospite di Pierluigi Diaco a "Rai 21.15" su Rainews 24. "Chiamiamoli un male necessario". Così il sottosegretario all’Interno, Michele Saponara, ospite di Pierluigi Diaco a "Rai 21.15" su Rainews 24, ha parlato dei Centri di permanenza temporanea (Cpt). "Il governo è sensibile alla situazione - ha spiegato Saponara - e sa che si tratta di una materia delicata e peculiare. Il fatto è che mentre chi sta in carcere ha una certa prospettiva, c’è l’avvocato, attende l’amnistia, lì c’è la disperazione.

C’è una situazione talmente delicata che nessuna legge può dare speranza a gente disperata. Noi cerchiamo di migliorarli, cerchiamo di vigilare e controllare a che i diritti umani vengano tutelati e salvaguardati, ma dobbiamo tenere contro anche del bisogno di sicurezza dei cittadini". "È chiaro che la legge Bossi Fini non ha risolto tutti i problemi - ha aggiunto il sottosegretario - come nessuna legge, come anche la Turco Napoletano".

Terrorismo: Berlusconi; nessun rinvio pacchetto sicurezza

 

Sesto Potere, 18 luglio 2005

 

Nell’ultima seduta del consiglio dei ministri il ministro dell’Interno Pisanu ha illustrato le misure già adottate per la prevenzione ed il contrasto alla minaccia del terrorismo. Il Consiglio dei Ministri ha approvato la relazione del Ministro ed ha conferito mandato ai Ministri competenti (Interno, Esteri, Giustizia, Difesa e Infrastrutture) di procedere alla definizione delle ulteriori norme legislative ritenute necessarie. "Non c’è stato nessun rinvio del pacchetto sicurezza". Ha detto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sottolineando che si tratta di misure da mettere a punto insieme agli altri ministri:"E visto che non ci sono pericoli immediati, la prossima settimana lavoreremo insieme per verificare le misure già in atto e vedere cosa aggiungere".

L’estate non porta il sole in carcere: denuncia del Granello di senape

 

Diweb, 18 luglio 2005

 

Il cielo dell’estate in carcere è grigio. "Se la condizione di vita dei detenuti è sempre difficile, nei mesi estivi spesso diventa drammatica", racconta Ornella Favero, presidente della sede padovana di Granello di senape, associazione di volontariato penitenziario. Il caldo, la solitudine e la ristrettezza degli spazi che risultano ancor più difficili da sopportare, la cessazione o la sospensione di molte delle proposte educative e ricreative: tutti fattori che, secondo Ornella Favero, "soffocano" le persone recluse, rendendo particolarmente "faticosa" la loro condizione.

Molti i gridi di aiuto che si levano dai detenuti: "L’estate – si sfoga per esempio Carlo Bernardi Pirini, detenuto nel carcere di Lodi, sul giornale dell’istituto di pena - è la più bella stagione dell’anno, ma per noi diventa più difficile affrontare la detenzione, le giornate sono lunghe e difficili da passare, il caldo in cella è spesso insopportabile, il tutto sembra fermarsi. Molti di noi hanno meno colloqui e anche per quanto riguarda le istituzioni tutto si ferma, gli stessi avvocati diventano introvabili e le iniziative si riducono".

Un problema che Granello di senape ha più volte sollevato, ma che si è ripresentato puntualmente anche quest’anno, con l’arrivo della bella stagione. "L’estate – continua la Favero – è in genere considerata il momento della libertà, il tempo in cui la vita di relazione è più ricca, le uscite con gli amici più frequenti. In carcere questo non succede: l’anno scolastico e molte delle attività proposte dalle associazioni finiscono in giugno. Molti detenuti non hanno più occasioni di uscire dalla cella se non per l’ora d’aria: una condizione davvero difficile da sopportare dal punto di vista psicologico, soprattutto in un momento in cui, fuori, molte persone sono in vacanza".

 

Poche le proposte educative e ricreative

 

Granello di senape ha scelto di continuare le sue attività anche nei mesi estivi, supportata da un gruppo di volontari che hanno offerto la loro disponibilità in luglio e agosto. Nonostante l’entusiasmo dei volontari, "lavorare" in carcere d’estate non è facile: "D’estate gli agenti carcerari sono in numero minore, alcuni dopo le ferie "prolungano" la loro assenza con un periodo di malattia: il loro lavoro è così duro che non riescono ad affrontare il momento del rientro. Succede così che intere aree del carcere restino chiuse per ore, soltanto perché non c’è nessun agente…".

Se l’associazione della Favero, fra difficoltà e disagi, continua comunque a "lavorare" anche nei mesi estivi, non altrettanto si può dire della maggior parte delle realtà che operano al Due palazzi. Anche le scuole organizzate dentro al carcere hanno da tempo "chiuso i battenti". "Per i "ristretti" che frequentano la scuola – spiega Ornella Favero – le lezioni in aula sono dei momenti belli, vissuti con attesa. Nel periodo estivo vengono a mancare, così come molte altre attività: c’è così il rischio concreto che le persone che prima partecipavano a queste proposte interrompano il proprio percorso rieducativo, vanificando gli sforzi fatti fino ad allora. Bisogna cambiare mentalità, passando da un sistema di proposte a spot, spesso legate ai bandi per i finanziamenti dei progetti, a una presenza continua e costante delle associazioni in carcere. Solo in questo modo si può creare un rapporto di fiducia fra operatori, volontari e "ristretti"…".

 

Il volontariato in carcere - qualche dato

 

Se il volontariato in carcere si ferma d’estate, la fotografia del suo stato di salute generale che emerge da una recente ricerca promossa dalla Conferenza nazionale volontariato giustizia mostra una situazione incoraggiante: i volontari nel 2004 erano ormai presenti nel 98 per cento delle carceri. Il Veneto è fra le regioni che vanta una maggior presenza di operatori volontari: sono 542, circa uno ogni 5 internati. Roberta Voltan

Reggio Calabria: intesa tra Università e Ministero della giustizia

 

Quotidiano di Calabria, 18 luglio 2005

 

Nell’ambito dei programmi di collaborazione per la formazione e la ricerca, è stata siglata a Roma una convenzione tra il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia e l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Firmatari il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Tinebra ed il rettore dell’Università Mediterranea, Alessandro Bianchi. "La collaborazione tra i due enti - si legge in una nota dell’ateneo - nasce dalla volontà comune di consentire al personale dell’Amministrazione Penitenziaria una preparazione di livello universitario e offrire l’opportunità di valorizzare gli studi compiuti mediante il riconoscimento di crediti formativi per il conseguimento di titoli accademici. Il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria infatti, da sempre sensibile alle attività formative e di ricerca, si avvale oggi delle professionalità dell’Ateneo reggino allo scopo di approfondire i temi e le problematiche riguardanti il vasto ambito giuridico e criminologico. L’attività di ricerca applicata ai diversi campi disciplinari delle scienze giuridiche verrà svolta tramite l’impegno della Facoltà di Giurisprudenza per i temi di interesse anche del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. La convenzione rappresenta la continua attenzione delle parti interessate all’interscambio di conoscenze, professionalità ed attività formative".

Benevento: presepi dei detenuti in mostra a Montreal

 

Caserta News, 18 luglio 2005

 

Numerosi manufatti, realizzati dai detenuti che frequentano i corsi di formazione professionale regionali di Arte Presepiale ed Art Decorer, verranno prima esposti, poi donati alle comunità sannite locali in occasione della manifestazione fieristica "Montreal Gift Show". L’evento è in programma in Canada dal 28 al 31 agosto 2005, ed è promosso dalla Provincia di Benevento e coordinato dall’Ircat, Istituto per la Valorizzazione e la Tutela dei Prodotti Regionali. L’iniziativa fa seguito all’intesa di cooperazione istituzionale sottoscritta lo scorso primo luglio dal direttore della Casa Circondariale di Benevento, Liberato Guerriero, e Carmine Nardone, presidente della Provincia di Benevento, che ha concesso 10 euro per la costituzione di una cooperativa di detenute che sorgerà all’interno del carcere. Il responsabile dei corsi professionali della Regione Campania "E. Barsanti", Salvatore Maria, e la vice direttrice della struttura penitenziaria di pena, Armanda Rossi, hanno già consegnato i manufatti, per lo più presepi, all’istituto regionale che curerà l’evento fieristico canadese. "L’iniziativa - ha spiegato la vice direttrice Rossi - rappresenta un ulteriore esempio di lavoro interistituzionale per il recupero di soggetti sottoposti a misure privative della libertà personale e per un loro reinserimento nella società civile".

Giustizia: tortura sempre più "istituzionalizzata"

 

Roma One, 18 luglio 2005

 

Nelle aule del Palazzo di Giustizia di Roma si discute sulle forme di tortura e di maltrattamento che sempre più vengono istituzionalizzati all’interno dei procedimenti giudiziari. Si è svolto oggi presso l’aula avvocati del "Palazzaccio" il convegno del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma intitolato "Tortura e stato di diritto". Oggetto del convegno è stato il rapporto tra la tortura, sempre più istituzionalizzata e legittimata nelle procedure giudiziarie, e la tutela e conservazione dello stato di diritto democratico.

L’Ordine degli Avvocati ha di recente istituito, giugno 2005, una commissione di studio sul rispetto e sulla violazione dei diritti umani e della persona, che indaghi sugli illeciti perpetuati contro il singolo in fase processuale. "Il fenomeno della tortura istituzionale, il cd. "mandato di tortura", è in rapida crescita all’interno degli stati democratici, soprattutto nei confronti di categorie, come immigrati, stranieri e detenuti, da sempre poco tutelate" - ha dichiarato l’avvocato Fioravante Carletti, Consigliere dell’Ordine e Coordinatore della Commissione di Studi sui Diritti Umani - "In Italia si lamenta una grave assenza di una codificazione e regolamentazione precisa del reato di Tortura". Il reato di tortura è sostanzialmente composto da due categorie: trattamenti cd. "inumani" e trattamenti cd. "degradanti". I trattamenti inumani corrispondono ad ogni tipo di violenza fisica "occasionale", ovvero senza alcun fine o giustificazione legale, contro le libertà personali del singolo individuo, come per esempio le percosse corporali. I trattamenti degradanti, invece, sono dovuti prevalentemente a violenza psichica che provoca in chi la subisce senso di svilimento e complesso d’inferiorità; esempio i lunghi periodi di detenzione senza aver avuto una sentenza definitiva. È questo il caso di G.S., detenuta di 35 anni agli arresti domiciliari per più di 2 anni. Giuliana, questo il suo nome, si è vista non riconoscerle i 2 e più anni passati ai "domiciliari" ed aumentare la sua pena del doppio, da 2 a 4 anni di reclusione. Questo per "un banale errore burocratico" - ha riferito il suo avvocato Antonio J. Manca Graziadei, componente della Commissione e moderatore del convegno - "spesso si tratta di errori di disattenzione, dovuti ad incomprensioni tra un ufficio e l’altro o alla consolidata prassi da parte dei pm di far leggere i documenti ai cancellieri. Tutto ciò può portare ad errori e ritardi nel procedimento".

Giuliana, a causa di questi errori burocratici, è stata trattenuta per 49 giorni nel carcere di Rebibbia senza alcuna motivazione legale. La tortura, comunque, in Italia non è praticata, ma si lamentano numerose violazione dei diritti personali dovuti principalmente a maltrattamenti, soprattutto nei confronti di stranieri ed immigrati.

 

 

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