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Giustizia: la Cdl blinda la riforma; l’Unione: ritirate la legge
Il Messaggero, 28 giugno 2005
Nella maggioranza, a meno di colpi di scena dell’ultima ora, l’accordo, per approvare al Senato, la riforma dell’ordinamento giudiziario, c’è tutto. An, Fi, Udc e Lega scommettono che, per il varo, non esistono più ombre: la volontà politica, dicono, è assicurata. "Qui finisce la musica" è la battuta raccolta tra i parlamentari sui quali la minaccia dello sciopero delle toghe, annunciato in luglio, sembra funzionare da collante. Quindi stasera, al più tardi domani, il testo, sul quale il ministro Castelli punta molte chance, dovrebbe ottenere il via libera di Palazzo Madama per passare, successivamente alla Camera, dove dovrebbe ottenere il sì definitivo "entro luglio", così assicura Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia di Montecitorio. Che aggiunge: "Ce la dobbiamo fare, è l’impegno di 3 anni". Dubbi e perplessità sul raggiungimento del numero legale, pur sempre latenti, sembrano sparire. Dal presidente della commissione giustizia, Antonino Caruso, An, è arrivato un preciso segnale di apertura a Castelli al quale però manda un avvertimento: "Il Guardasigilli non si agiti, non ci sono complotti contro di lui". In An sembrano ricomporsi le divergenze, scaturite dalla presentazione di emendamenti, firmati da Roberto Salerno e da altri che ruotano attorno a "Destra sociale", finalizzati a "un equilibrio e a una moderata mediazione" sui concorsi, con la magistratura. Salerno ammette: "Sarebbe velleitario tentare di impedire l’approvazione, anche se rimangono tutte le perplessità per la posizione di netta chiusura del ministro che non produce distensione tra governo e magistratura". L’emendamento sarà riproposto alla Camera. Se tutto filerà liscio, la seduta del Senato odierna dovrebbe durare qualche ora. Il tempo, assegnato all’opposizione, è davvero minimo: mezz’ora o poco più. Come afferma il verde Zancan, "ho 16 minuti per illustrare gli 8-10 emendamenti e fare le dichiarazioni di voto". Parleranno anche altri gruppi, "ma - sottolinea Zancan - sono scampoli di tempo, non c’è possibilità di entrare nel merito". Ieri, c’è stata anche polemica tra Bobbio, An, che vuole denunciare i magistrati per lo sciopero e Riviezzo, presidente Anm, che ha risposto:"Abbiamo diritto a esprimere il nostro dissenso". La schiarita nella maggioranza è arrivata anche grazie all’arrivo, alla Camera, della nuova legge sui reati d’opinione (depenalizza molti reati puniti finora con il carcere, secondo le regole del codice Rocco), che alla Lega sta molto a cuore. Ma anche gruppi del centrosinistra sembrano disposti a votare sì dopo il fallimento di un blitz leghista che intendeva abrogare una parte della legge Mancino contro il razzismo. Questo pare l’ultimo ostacolo, perché la Lega è decisa a difendere l’emendamento mentre Ds e Margherita non intendono accettare modifiche. Se il testo non sarà stravolto i Ds, con Vincenzo Siniscalchi, hanno annunciato un voto favorevole. Intanto, la proposta di Sandro Bondi di aprire una stagione di riforme condivise, è naufragata per la bocciatura dell’Unione e della Lega. Violante ed Angius, Ds, hanno rilanciato la possibilità del dialogo, ma la Cdl "deve mettere da parte" la riforma costituzionale, quella dell’ordinamento giudiziario e la ex-Cirielli (salva-Previti). D’Alema ha definito confusa la proposta di Bondi (ricevendo una risposta da Elisabetta Gardini, Fi, "Pensa alla vela"), ma la sinistra radicale (Bertinotti e Diliberto) l’hanno respinta "senza se e senza ma". Il leghista Calderoli ha avvertito: "Giù le mani dalle riforme. Grandi intese, governi di unità nazionale, costituenti, rappresentano da sempre gli strumenti con cui hanno fermato il cambiamento". Immigrazione: Vendola; "Cpt sono lager", mezza Italia con lui
Gazzetta del Mezzogiorno, 28 giugno 2005
È scontro in Italia sui centri di permanenza temporanea. Sono ormai 11 le Regioni che hanno aderito al "Forum contro i cpt" convocato dal neogovernatore della Puglia Nichi Vendola per l’11 luglio prossimo a Bari: più della metà del Paese. I centri sono stati creati durante la precedente legislatura di centrosinistra, come ha più volte ricordato il governo, ma ora è proprio la sinistra, insieme alle associazioni umanitarie, a schierarsi tra i critici più duri di queste strutture ROMA - È scontro in Italia sui centri di permanenza temporanea. Sono ormai 11 le Regioni che hanno aderito al "Forum contro i cpt" convocato dal neogovernatore della Puglia Nichi Vendola per l’11 luglio prossimo a Bari: più della metà del Paese. "Strutture indispensabili per il controllo dell’immigrazione clandestina" secondo il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, luoghi di "negazione del diritto" per Vendola, addirittura "lager" o "covi di detenzione" a detta dei più accesi detrattori, i cpt, istituiti nel 1998 dalla legge Turco-Napolitano e successivamente confermati dalla Bossi-Fini, sono strutture nate per identificare gli stranieri intercettati sul territorio italiano, privi di regolare permesso di soggiorno, in vista del rimpatrio. I centri sono stati creati durante la precedente legislatura di centrosinistra, come ha più volte ricordato il governo, ma ora è proprio la sinistra, insieme alle associazioni umanitarie, a schierarsi tra i critici più duri di queste strutture. Medici senza frontiere non risparmiò denunce anche pesanti verso i cpt nel gennaio del 2004, mentre Amnesty International ha presentato pochi giorni fa un suo rapporto, ribadendo sostanzialmente le stesse tesi. A complicare ulteriormente la situazione, infine, è giunta dal settembre scorso la competenza in materia da parte del Giudice di pace, che, come spiega all’Adnkronos il Segretario generale Gabriele Longo, ha inizialmente accolto questa nuova situazione come un’emergenza, ma ora, constatatane la stabilità, chiede mezzi più adeguati per gestirla.
Attualmente i Ctp sono 15, con una capienza complessiva di 1.822 posti
Attualmente i centri di permanenza temporanea e assistenza (è questo in realtà il nome completo, e così l’acronimo, come riportato nelle norme, è Cpta) in Italia sono 15, con una capacità complessiva di 1.822 posti: il più grande è a Roma, a Ponte Galeria, e può ospitare un massimo di 300 persone. Il più piccolo invece è a Napoli, con 54 posti. Gli altri sono ad Agrigento (110 posti), Bologna (95), Brindisi (180), Caltanissetta (96), Catanzaro (75), Crotone (129), Lecce (180), Milano (140), Modena (60), Ragusa (60) e Torino (78). A questi si aggiungono due centri che svolgono funzioni di "primario soccorso e sostentamento": si tratta di quello di Lampedusa che ha una capacità di 190 posti e quello di Lecce-Otranto, che può ospitare 75 persone. Altri 4 Cpt, infine, sarebbero in fase di realizzazione. Sono a Bari (300 posti); Foggia (300); Perugia (300) e Trapani (220). Uno, a Gradisca d’Isonzo, è pronto per essere aperto, nonostante le proteste dei cittadini e di molte associazioni non governative. Il ministro dell’Interno Pisanu è tornato sull’argomento il 9 giugno scorso, assicurando che non verranno creati nuovi Cpt, ma ribadendo che questi sono "indispensabili" nella lotta all’immigrazione clandestina.
Per sfuggire alla identificazione c’è chi arriva a limarsi le impronte digitali
Nei cpt vengono trattenuti gli stranieri sottoposti a provvedimento di espulsione quando c’è bisogno di accertamenti supplementari sulla loro identità o nazionalità, o di acquisire i documenti per il rimpatrio (non possono quindi essere accompagnati direttamente alla frontiera). È prassi infatti tra gli immigrati destinati all’espulsione la perdita dei documenti d’ identità, per cercare di posticipare il più possibile il momento del rimpatrio. Ultimamente, tra i tentativi più eclatanti di nascondere la propria identità, si sono segnalati persino casi di limatura delle impronte digitali. Quando non è possibile accertare l’identità di uno straniero questi viene trattenuto nei cpt fino ad un massimo di 60 giorni (prima della legge Bossi-Fini erano 30), anche se Amnesty denuncia tempi spesso più lunghi. Si parla di "trattenimento" e non di detenzione perché la mancanza del permesso di soggiorno è un illecito amministrativo e non un reato.
A ordinare l’espulsione è il prefetto, ma in casi gravi anche il ministro dell’interno
L’iter previsto dal legislatore per l’espulsione di un clandestino è piuttosto tortuoso, e si è ulteriormente complicato con l’introduzione della competenza del giudice di pace per alcuni aspetti. A grandi linee la procedura può essere così sintetizzata: il questore comunica al prefetto il fermo dello straniero senza permesso di soggiorno. Il prefetto emette il provvedimento di espulsione, che viene notificato dal questore all’interessato, che può opporvi ricorso rivolgendosi al giudice di pace, chiamato a decidere entro 20 giorni. In casi di estrema gravità o allarme sociale l’espulsione può essere ordinata anche dal ministro dell’Interno. Se però è impossibile identificare lo straniero, questi viene trattenuto nel cpt fin quando la Questura non risale alla sua identità, e ciò in un massimo di 60 giorni. Il trattenimento è però una limitazione alla libertà personale e quindi c’è bisogno di una convalida dell’autorità giudiziaria. Il prefetto chiede la convalida del trattenimento al giudice territorialmente competente. Il giudice, che è tenuto comunque ad ascoltare lo straniero interessato, deve confermare il provvedimento nelle 48 ore successive. Iraq: il carcere di Abu Ghraib sarà ingrandito, per 800 detenuti
Ansa, 28 giugno 2005
Il carcere di Abu Ghraib, a ovest di Baghdad, teatro di abusi su prigionieri iracheni che hanno sconvolto il mondo, sarà ingrandito. Lo ha detto un portavoce Usa.La parte della prigione gestita dagli americani sarà arricchita con 2 edifici capaci di ospitare 800 persone.Nel carcere sono detenuti circa 3.500 iracheni e arabi.Il carcere ha subito anche un attacco suicida, rivendicato dal capo di al Qaida in Iraq, in cui sono stati feriti 44 soldati Usa e 12 detenuti. Empoli: detenute - attrici in scena con "I semi della libertà"
Comunicato stampa, 28 giugno 2005
Il teatro apre il palcoscenico di "Estate…al fresco!". Oltre 150 le prenotazioni: molti gli empolesi ma anche dalle altre località del Circondario. Sarà il teatro semplice, diretto ed espressivo della compagnia di Giallo Mare Minimal Teatro, ad ‘aprirè al pubblico il palcoscenico del giardino della Casa Circondariale femminile di Empoli a custodia attenuata, mercoledì 29 giugno 2005 alle 21. Al via Estate…al fresco!, uno dei primi appuntamenti di Luci della Città 2005, insieme alla mostra canina aperta a tutte le razze nell’ambito di Luci a viale Boccaccio sempre mercoledì 29 giugno. Il luglio empolese entrerà nel vivo della programmazione venerdì 1 luglio 2005. Le donne-ospiti della Casa Circondariale di Empoli, porteranno in scena I semi della libertà, uno spaccato sulla ricchezza e la povertà del mondo, dove il linguaggio serio e comico accompagnerà il pubblico a riflettere sul significato del cibo. Durante la serata i partecipanti potranno ‘gustarè alcuni tipi di dolci, preparati dalle donne, e bibite. Tutto ad offerta. Il ricavato verrà destinato a realtà povere come la Colombia ed il Burkina Faso, a favore di progetti sostenuti dalla Misericordia di Empoli che procurerà gli ingredienti necessari per la preparazione. Per questo primo appuntamento sono già pervenute più di 150 prenotazioni. Una risposta importante è arrivata dai cittadini comuni di Empoli, di Comuni del Circondario, Prato, Roma, Firenze. Estate…al fresco!, tornerà mercoledì 13 luglio, sempre alle 21, con il primo appuntamento di quella che sarà una rassegna musicale di band giovanili locali. Suoneranno i Los Variones, 12/Ottavi, Ance, Silvy e le Sinapsi interrotte. Ricordiamo che per tutti gli eventi in programma è necessario prenotarsi dieci giorni prima agli indirizzi ragazzefuori@virgilio.it, 0571.757626; info@segnalidifumo.net, 0571.80516. I partecipanti devono presentarsi con un documento valido di identità. Si ricorda che per ragioni organizzative, è consigliabile non introdurre telefoni cellulari e borse. Si consigliano buste in plastica per portare soldi ed eventuali pacchetti di sigarette. Estate…al fresco!: conoscersi attraverso teatro, musica, cinema, giochi e sport, è organizzata dal Comune di Empoli, direzione della struttura, Arci Empolese-Valdelsa in collaborazione con la redazione del giornale Ragazze Fuori, il Cam (Centro Attività Musicali), Mediateca Regionale Toscana, Uisp, Progetto recupero Merci, circolo Arci Pozzale, "Segnali di fumo" il portale giovani della Regione Toscana. Roma: "Le cose buone" dei giovani di Casal del Marmo
Roma One, 28 giugno 2005
I ragazzi dell’Istituto Penitenziario Minorile e del Laboratorio "In libertà" hanno interpretato al Teatro Duse "Segreti sussurrati dappertutto". Ideatori e registi del lavoro, Giorgio Spaziani ed Emanuela Giordani. È una rappresentazione al contrario, dove si scopre che è meglio essere un ranocchio piuttosto che un re, che il silenzio è la forma più alta di disprezzo, che nella morte si può trovare la condizione ideale in cui "vivere". È uno spettacolo anomalo, dove gli attori possono rispondere agli applausi con finti insulti e studiata supponenza. Ma non di meno, "Segreti sussurrati dappertutto" è un lavoro che divertire e commuove nell’interpretazione dei ragazzi detenuti nel carcere minorile di Casal del Marmo e dagli allievi del Laboratorio "In Libertà", entità quest’ultima che lavora con i minori sottoposti a provvedimenti giudiziaria diversi dalla custodia detentiva. A dirigere i ragazzi in questo esperimento di grande valore sociale ed umano sono gli ideatori del progetto, Giorgio Spaziani ed Emanuela Giordani, che si sono avvalsi del supporto di alcuni studenti dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e dei professionisti dell’associazione culturale Adynaton da loro stessi fondata nel 2001. Si è riso molto nello spettacolo andato in scena al Teatro Studio Eleonora Duse nel pomeriggio di ieri, ma di un riso che ha lasciato una traccia forte nei presenti. Se ci si è divertiti con la pantomima de "Il bassotto il poliziotto" e si è giocato con il riferimento alla varie forme di scuse, se si è riflettuto con gli aforismi di Flaiano e si lasciati andare alla poesia delle storie tratte dall’Archivio di Stato, non si è potuto fare a mano di emozionarsi nell’ascoltare i racconti personali proposti dagli attori. Sabina è triste. Non tanto per avere dimenticato di festeggiare il compleanno, quanto per essersi accorta di aver trascorso già il suo secondo anniversario di nascita in carcere. Ilary invece racconta del tempo - uno ieri che sembra tanto lontano - in cui andava al "Giannicolo" per parlare con gli amici detenuti a Regina Coeli. Con l’entusiasmo tipico della loro giovane età i ragazzi hanno lavorato divertendosi e comunicando energia vitale a tutti i presenti. Sentiti applausi hanno ricambiato l’impegno profuso con tanta generosità. E così il teatro, fattore di aggregazione e di stimolo creativo, dimostra di poter essere un importante tassello nel percorso di crescita di questi giovani. Ora l’appuntamento è per novembre, quando il progetto "Le cose buone" - di cui lo spettacolo è parte - troverà compimento con l’allestimento di un altro testo. In questa seconda fase, anche gli studenti delle scuole superiori potranno dire la loro inviando all’indirizzo di posta elettronica lecosebuone@adynaton.it storie vere, verosimili o del tutto frutto della loro fantasia. Il materiale raccolto verrà poi studiato perché possa divenire parte della drammaturgia del prossimo lavoro. In più, i ragazzi potranno partecipare ai laboratori esterni al carcere per prendere parte anche in qualità di attori alla messa in scena del lavoro. Edilizia penitenziaria: la Corte Conti bacchetta il Ministero
Vita, 28 giugno 2005
Giudizi fortemente critici nell’analisi sull’edilizia penitenziaria effettuata dai magistrati contabili. "La costruzione di nuove carceri, la ristrutturazione e l’ampliamento di quelle esistenti assorbono ingenti risorse finanziarie, ma non riescono a migliorare in modo tangibile le condizioni di vita dei detenuti, a causa del continuo aumento del loro numero". È l’analisi che emerge da un’indagine sull’edilizia penitenziaria effettuata dalla Corte dei Conti in cui si esprimono "giudizi fortemente critici in ordine alla programmazione degli interventi, spettante al Ministero della giustizia". La Corte sottolinea che il sovraffollamento negli istituti di pena "ha risentito, negli ultimi anni, del tumultuoso aumento dei flussi migratori verso il nostro Paese", che si è andato a sommare "a quello preesistente dell’eccessiva durata della custodia cautelare, causata dalle perduranti lungaggini dei processi, che interessa ben il 40% della popolazione carceraria". In tale contesto la Corte dei Conti, si legge in una nota, si è soffermata particolarmente sui Programmi di costruzione dei nuovi istituti e su quelli di ristrutturazione e dismissione del patrimonio edilizio esistente. Sul primo versante l’Organo di controllo "ha espresso giudizi fortemente critici in ordine alla programmazione degli interventi, spettante al Ministero della giustizia e definita in seno ad un Comitato paritetico con il concertante Ministero delle infrastrutture, che gestisce i fondi per la realizzazione dei lavori attraverso i Provveditorati regionali alle OO.PP". Richiamando precedenti pronunce, rese sia in sede di referto che di controllo, i Magistrati contabili hanno compiuto un lungo excursus fino ai primi anni ‘70 - epoca di avvio del piano pluriennale di edilizia penitenziaria, tuttora in corso -, rilevando "l’eccessiva mutevolezza delle scelte programmatiche e la conseguente precarietà delle relative assegnazioni di fondi". Gli stanziamenti recati dalle leggi n.41 e n.910 del 1986, per complessivi 2600 miliardi di lire, sono stati diluiti fino al 2000 vale a dire in un arco temporale di ben 13 anni, pari a più di tre volte quello originariamente previsto. Russia: 240 detenuti si tagliano polsi, collo o gambe
Swiss Info, 28 giugno 2005
In un carcere della regione di Kursk, nel centro della Russia europea, almeno 240 detenuti hanno protestato in un modo scioccante contro le pessime condizioni di prigionia: all’unisono si sono feriti ai polsi, al collo o alle gambe. Secondo le agenzie di stampa russe, si tratta di lesioni leggere, procurate a fini "dimostrativi" e prontamente curate nell’infermeria del luogo di pena da una squadra di cinque medici subito intervenuti. La protesta è scoppiata improvvisa nella notte tra domenica e ieri dentro dieci reparti del penitenziario di Lgov, ma soltanto oggi ne è stata data notizia. I detenuti sostengono che "l’atteggiamento crudele" della direzione del carcere ha creato una situazione di estrema, insopportabile tensione. Dopo la clamorosa protesta, il procuratore di Kursk Aleksandr Babicev si è recato nel carcere assieme ad un folto gruppo di poliziotti e ha promesso un’accurata inchiesta sulle cause che hanno spinto i detenuti ad un simile gesto di disperazione. Secondo l’organizzazione umanitaria "Per i diritti dell’uomo" - ma si tratta di un’informazione smentita dalle autorità russe - i detenuti che si sono tagliati polsi, collo o gambe non sono 240 ma quasi 500. Brescia: lettera sull’assistenza sanitaria in carcere
Giornale di Brescia, 28 giugno 2005
Caro direttore, in riferimento alla lettera del dottor Carmelo Scarcella, direttore generale dell’Asl di Brescia, da voi pubblicata domenica 19 giugno, mi corre l’obbligo di precisare quanto segue: A seguito della visita al carcere di Canton Mombello, effettuata il 9 giugno dal sottoscritto insieme a Arturo Squassina ed all’Onorevole Franco Tolotti, accompagnati anche da Almansi e Muro, ho già avuto modo di denunciare la gravità della situazione e le inumane condizioni in cui sono tenuti i carcerati, a causa del sovraffollamento del carcere (oltre il doppio della capienza massima prevista) e dalla assenza di servizi minimi alla persona. Avevo invitato il direttore generale dell’Asl, al di fuori di qualsiasi polemica o strumentalità, a passare un giorno nelle carceri per rendersi conto della gravità che avevo constatato durante la visita; nel prendere atto che l’invito è stato declinato, devo dire che non ho trovato molto rilevante il rifiuto in quanto tale, perché ognuno ovviamente utilizza il proprio tempo come ritiene opportuno in rapporto a sensibilità e disponibilità, ma è importante l’ammissione delle gravi condizioni di degrado riferite nella risposta a mezzo stampa, già riscontrate dal medico provinciale durante i sopraluoghi previsti dalla legge. La responsabilità di tale situazione, fermo restando il ruolo e le funzioni dell’Asl, così come previsto dal Dpr 9 aprile 1976 e dalla legislazione vigente, è affidata in modo particolare alla Direzione dell’Istituto Penitenziario ed al Ministero; è proprio per questa ragione, e con l’unico obiettivo di risolvere i problemi, che nei prossimi giorni (giovedì 30 giugno), visiteremo anche il Carcere di Verziano e incontreremo il Direttore dell’Istituto. È evidente che chi ha violato la legge ed è stato condannato per il reato commesso debba scontare la pena, ma tutto ciò premesso, non è tollerabile che ci si trovi in condizioni al di fuori dei diritti umani per chi sta in carcere; del resto l’art. 1 del dpr citato stabilisce che il trattamento degli imputati sottoposti a misure privative della libertà consiste nell’offerta di interventi diretti a sostenere i loro interessi umani. Il trattamento rieducativo deve essere diretto a promuovere un processo di modificazione degli atteggiamenti che sono in contrasto ad una costruttiva partecipazione sociale, e deve puntare al recupero di chi ha commesso un errore.
Osvaldo Squassino, consigliere regionale Rifondazione comunista Rovigo: nel carcere ci sono 114 persone, ma il massimo è 66
Il Gazzettino, 28 giugno 2005
Il carcere di Rovigo ospita 114 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 51 persone e di una tolleranza massima di 66 detenuti. La sofferenza più evidente è nel settore maschile, dove la capienza regolamentare è di 26 posti contro gli 87 detenuti attuali. Va meglio nel settore femminile, dove ora le detenute superano solo di due unità l’accoglienza regolamentare (25 persone). Esaminando il ricorso alle misure di detenzione alternative (i dati sono aggiornati al 2004) si scopre invece che nessun detenuto ha usufruito del regime di semilibertà, otto persone sono state affidate in prova ai servizi sociali, 14 persone sono agli arresti domiciliari, mentre sono stati 45 i permessi premio assegnati. Rovigo: nuovo carcere, il rischio è un braccio di alta sicurezza
Il Gazzettino, 28 giugno 2005
Come sarà il nuovo carcere di Rovigo? In attesa di definire il progetto, che prevede una casa circondariale tra la tangenziale e via Calatafimi, attrezzata per ospitare al massimo 250 detenuti, le organizzazioni sindacali Fps-Cisl, Funzione pubblica-Cgil e Uil-pubblica amministrazione ieri mattina hanno raccolto alla Gran guardia gli attori locali della nuova costruzione. Che il ministero delle Infrastrutture, in previsione dell’avvio dei lavori, ha coperto con un primo finanziamento di 27 milioni di euro. L’incontro non ha detto come sarà il nuovo carcere, ma come dovrebbe essere, e ha avanzato alcune proposte sul recupero dell’area dove oggi si trova la casa circondariale di via Verdi. I politici intervenuti, ossia gli assessori regionali Isi Coppola e Renzo Marangon, il consigliere regionale Carlo Alberto Azzi e l’esponente Ds locale Luigi Osti, sono stati d’accordo nel definire la dismissione del carcere di via Verdi "un’occasione d’oro per recuperare una parte del cuore della città". Il sindaco Paolo Avezzù ha garantito che mira a un parco, Osti e Azzi hanno annunciato il rifiuto a una possibile conversione in area residenziale. A definire la fisionomia del futuro carcere in via Calatafimi sono state le esperienze del direttore della casa circondariale Fabrizio Cacciabue, e del presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia Livio Ferrari. Questi ha bocciato l’aumento di capienza del nuovo carcere che passerà "a un massimo di 250 posti, secondo il modello proposto", perché "oltre i 100 detenuti, questi smettono di essere persone e diventano numeri". Cacciabue ha replicato che "una struttura nuova è assolutamente necessaria per le attività di trattamento penitenziario, e diversificare le situazioni di chi è imputato, di chi è in attesa di giudizio e di chi è già stato condannato". Strutturalmente occorrono "locali di lavoro, di studio, per la formazione professionale e lo sport. C’è bisogno di sezioni separate per i semidetenuti e di zone filtro per gli incontri tra detenuti e loro familiari". E poi "servono tecnologie moderne, come il controllo a distanza per ridurre le incombenze del personale, e l’apertura elettrificata di tutte le porte e le barriere", ha aggiunto Cacciabue. Che vista la situazione e le difficoltà delle guardie penitenziarie ("Gli agenti sono costretti a lavorare l’uno sull’altro"), ha suggerito di iniziare a risolvere le emergenze dell’ordinamento penitenziario, aggravate dal sovraffollamento e dalla recidiva, con il ricorso alle misure alternative. Il direttore ha avvertito che se il nuovo carcere sarà molto ampio, potrebbe vedere la creazione comunque di un braccio di alta sicurezza (la città è contraria a un supercarcere) e una sezione per i soggetti con problematiche verso la popolazione, per esempio i casi di pedofilia. Gli assessori Coppola e Marangon hanno sottolineato come la Regione non sia partecipe della costruzione del carcere, ma potrà indirettamente fare pressione perché vengano rispettate le esigenze della città, ma ancor più lavorare per tutto quello che esiste fuori dal carcere, dai progetti di reinserimento alla gestione delle tossicodipendenze dei detenuti. Droghe: oltre 2 milioni i consumatori nell’Unione Europea
Redattore Sociale, 28 giugno 2005
L’Unione Europea e piano d’azione antidroga: sono oltre due milioni gli assuntori di droghe nell’Unione Europea. Prevenzione e riduzione della domanda, repressione del traffico illecito, azione internazionale e stretto coordinamento operativo. Questa è la strategia proposta dal Piano d’azione antidroga dell’Ue 2005-2008, adottato lunedì 27 giugno dal Consiglio europeo. L’Obiettivo è la riduzione del narcotraffico e del consumo di sostanze e dei danni sociali e sanitari legati all’abuso di sostanze stupefacenti che oggi, nei Paesi dell’Unione Europea, coinvolge oltre 2 milioni di persone. "Sono convinto che l’Unione abbia intrapreso il percorso più efficace per affrontare il problema della droga" ha detto il Vicepresidente della Commissione Franco Frattini, responsabile per il portafoglio Giustizia, Libertà e Sicurezza, presentando il Piano d’azione. Secondo Frattini la Commissione starebbe "optando per un approccio globale e pluridisciplinare e cercando l’equilibrio fra tutte le misure adottate". Il progetto comprende più di 100 azioni programmate che verranno costantemente valutate dalla Commissione nell’arco dei quattro anni. Inoltre riceverà l’appoggio dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze e quello di Europol. Il Piano d’azione è il primo dei due previsti dalla Strategia Droga 2005-2012 che il Consiglio europeo ha adottato nel dicembre 2004, la prima estesa all’Unione allargata. La Strategia a sua volta fa parte del "Programma dell’Aia", varato per rafforzare libertà, sicurezza e giustizia all’interno dell’Unione, e secondo il quale per raggiungere un livello ottimale di protezione è necessaria l’interazione fra Europa e singole nazioni. Il problema droga è una delle piaghe maggiori dell’Europa, con due milioni di consumatori e livelli altissimi di assunzione fra i giovani. Caserta: qui la giustizia affoga, ma i media ci ignorano
Il Denaro, 28 giugno 2005
"I cinque collegi giudicanti penali del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno in carico ben 87 processi provenienti dalla Direzione Distrettuale Antimafia, con 436 imputati in attesa di giudizio fra i quali il 25 per cento detenuti in stato di custodia cautelare a rischio di scadenza dei termini". Sono alcuni dei dati snocciolati dal presidente della sezione sammaritana dell’Associazione nazionale magistrati, Francesco Cananzi, alla presentazione del convegno del prossimo 4 luglio dal tema "Problema Giustizia in Provincia. Le concrete risposte della politica", organizzato dall’Ordine degli Avvocati, dalla Prefettura di Caserta e dalla locale sezione dell’Associazione Magistrati. Cananzi, che ha evidenziato le difficoltà di celebrare anche i processi ordinari, ha anche messo in luce le difficoltà a rappresentare i problemi della macchina della giustizia sammaritana attraverso giornali e tv nazionali denunciando quasi un abbandono mediatico". "Eppure - dice Cananzi - per le altre realtà giudiziarie l’attenzione dei media sembra diversa. Nel 2004 il carico della Corte di Assise di Palermo è stato di 11 processi, quello di Santa Maria di 54. Per non parlare dei problemi legata all’edilizia giudiziaria, alla sicurezza dei magistrati, al carico dei processi provenienti dalla Dda, all’ingolfamento del settore civile e in particolare del lavoro". Gli scopi del convegno sono stati illustrate presso la presidenza del Palazzo di Giustizia sammaritano nel corso di un incontro al quale hanno partecipato anche il prefetto Carlo Schilardi; il presidente del tribunale di S. M. Capua V. Carlo Alemi e il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati , Elio Sticco. Al convegno previsti gli interventi del ministro per le Comunicazioni Mario Landolfi; del ministro della Giustizia Roberto Castelli; del Governatore Antonio Bassolino e dei sottosegretari Pasquale Giuliano, Iole Santelli, Giuseppe Valentino e Luigi Vitali. Roma: inaugurata una navetta per il carcere di Rebibbia
Comunicato stampa, 28 giugno 2005
Manconi: "Un piccolo, ma significativo passo avanti per rendere il carcere meno disumano". Calamante: "Una conferma che la nostra è una città civile e solidale". Vento: " Il TPL romano garantisce il Diritto Costituzionale alla Mobilità". Alla navetta 330 sono bastate appena due settimane per centrare l’obiettivo. Viaggiano a pieno regime i mini-bus da otto posti che tutti i giorni fanno la spola tra la stazione del metrò B di Rebibbia e via Bartolo Longo per assicurare un rapido collegamento con i complessi "Penale", "Custodia Attenuata Terza Casa", "Rebibbia Nuovo Complesso" e "Femminile". Il servizio, nato per agevolare gli spostamenti dei familiari dei detenuti del carcere di Rebibbia, ha raggiunto un doppio scopo. Si è, infatti, rivelato utile anche ai lavoratori dell’Istituto di detenzione e ai residenti di Casal dè Pazzi che possono utilizzarlo in alternativa alla linea 311. In strada dal lunedì al venerdì tra le 7,30 e le 14,30, il sabato, dalle 7,30 alle 15,30, e la domenica dalle 8,30 alle 13,30, i bus della 330 percorrono via Casal dè Pazzi e via Bartolo Longo da dove fanno ritorno verso la linea B del metrò passando in via Raffaele Majetti e via Tiburtina. Siamo soddisfatti di aver onorato un impegno preso innanzitutto con le detenute di Rebibbia femminile, le prime ad averci sollecitato - ha dichiarato il Garante dei Diritti dei Detenuti del Comune di Roma, Luigi Manconi - ad attivare un servizio che riduce le difficoltà e le fatiche che quotidianamente devono affrontare i parenti dei detenuti. Sono consapevole che di fronte all’enormità dei problemi del sistema carcerario, quello dei minibus è solo un piccolo e modesto provvedimento: ma abbiamo bisogno di molti, moltissimi piccoli e modesti provvedimenti per rendere la condizione dei detenuti e dei loro familiari meno disumana e incivile di come oggi è. "Con la navetta 330 la nostra città conferma la sua natura civile e solidale - commenta l’assessore capitolino alle Politiche della Mobilità, Mauro Calamante - Mi fa piacere che i mini-bus vengano utilizzati anche dai lavoratori del carcere; in questo modo, il trasporto pubblico si distingue ancora una volta come luogo di socializzazione. È importante che familiari dei detenuti, agenti di polizia penitenziaria o assistenti sociali che lavorano a Rebibbia possano stabilire un contatto al di fuori di un luogo di detenzione". "Come accade ogni giorno, per immigrati e cittadini economicamente svantaggiati - ha dichiarato il presidente di Atac spa, Fulvio Vento - anziani, disoccupati, invalidi, studenti e pendolari, il trasporto romano tiene fede alla sua missione e garantisce il diritto alla Mobilità, sancito dalla Costituzione Italiana, anche a famiglie in difficoltà come quelle dei detenuti del carcere di Rebibbia. Un servizio che viene sfruttato anche dagli agenti della Polizia Penitenziaria e dai residenti del quartiere "Casal dè Pazzi", ai quali speriamo di aver offerto una possibilità di trasporto in più e di aver contribuito nella semplificazione dei loro spostamenti. Una dimostrazione che la rete di trasporto di Roma non è "statica", ma piuttosto in continua evoluzione. Una rete che tenta di dare risposte concrete ad esigenze concrete".
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