|
Sessualità in carcere: un tema da affrontare, di Luigi Morsello*
La Provincia di Cremona, 1 giugno 2005
Un recente fatto di cronaca, accaduto nel carcere di Frosinone, è passato quasi totalmente sotto silenzio, apparendo come un vicenda dal sapore vagamente boccaccesco. È accaduto che durante il colloquio un detenuto e la sua compagna siano stati posseduti da un incoercibile desiderio sessuale ed abbiano iniziato i preliminari di un rapporto sessuale nella sala colloqui medesima, nulla curandosi di quanti erano presenti al colloquio, di altri detenuti e loro familiari, venendo interrotti nell’evoluzione del rapporto dal deciso intervento del personale di polizia penitenziaria preposto alla sorveglianza del servizio colloqui. L’opinione pubblica potrebbe chiedersi com’è possibile che abbia anche solo avuto inizio un tentativo di rapporto sessuale in una sala colloqui affollata di un carcere. La risposta si trova nel comma 5 del Regolamento di Attuazione dell’Ordinamento Penitenziario, che all’art. 37 d.p.r. 30.6.2000 n. 230 disciplina (nuovamente) i colloqui dei detenuti e degli internati. Essendo stata varata la nuova legge penitenziaria nel 1975 appare evidente la norma di attuazione è un secondo rifacimento di quella adottata nell’anno 1976, totalmente rimpiazzata in termini di maggiore aderenza alle necessità moderne di esecuzione dei provvedimenti restrittivi della libertà personale. Il comma5 recita: "I colloqui avvengono in locali interni senza mezzi divisori...". Sembra poco, in realtà è una rivoluzione copernicana: dalle sale colloqui munite di mezzi divisori totali si era passati, in poco meno di 14 anni, al bancone divisorio centrale parziale (con vetro divisorio fino ad altezza delle spalle di una persona seduta) ed alla totale abolizione di mezzi divisori. Poco prima del collocamento a riposo, avvenuto il 1° febbraio di quest’anno, sono stato inviato a rimettere in moto il carcere di Lecco. Non so dire se e quanti istituti hanno abolito il bancone divisorio, Frosinone probabilmente sì. Ecco, questo fatto di cronaca non ha affatto un sapore boccaccesco, contro ogni apparenza. Il Direttore Generale Niccolò Amato si sforzava sul finire del proprio incarico di indirizzare il pensiero giuridico e del legislatore alla soluzione del problema, rimanendo inascoltato. Quello di tentare di fare sesso nelle sale colloqui - e molte volte di riuscirci ma con la connivenza del personale di sorveglianza - non è certo una novità. Proprio a chi scrive è accaduto, alla direzione della casa di reclusione di Alessandria - correva l’anno 1982 - di constatare che ciò accadeva sistematicamente, ma nella sezione dei detenuti terroristi c.d. dissociati. Fu un clamoroso fatto di cronaca. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti ma non quella della soluzione di questo spinosissimo problema, che ha trovato solo una parziale e del tutto insoddisfacente soluzione nei permessi premiali, nelle misure alternative alla detenzione (semilibertà) e nell’ammissione al lavoro esterno. Infatti tali misure possono essere concesse solo ai detenuti in espiazione di pena detentiva definitivamente irrogata ed agli internati, con ciò venendo esclusi gli imputati. Il solo Direttore Generale Michele Coiro, che durò in carica pochi mesi morendo un mese prima del termine del suo mandato, sembrò rendersi conto del problema tentando un primo e rimasto unico intervento, con una circolare che fui accolta con ironia nell’ambiente, con la quale consentiva ai detenuti di tenere in cella animali domestici. Qualcuno avrebbe dovuto fargli presente, ma forse è stato fatto, che ciò già accadeva nei fatti praticamente da sempre, semplicemente perché ciò non era disciplinato, quindi non consentito ma nemmeno vietato: la terra di nessuno dell’assenza di regole. Poi più nulla. Nel frattempo la violenza nelle carceri esplode sistematicamente. È di ieri la notizia che nel carcere di Cremona un detenuto ha aggredito a sgabellate il compagno di cella riducendolo in fin di vita. Non è da escludere che sia stato un modo brutale di dire di no.
* Ispettore Generale in congedo (già direttore della Case Circondariali di Lodi e Cremona) Cremona: ci sono 30 detenuti in esubero… e mancano 40 agenti
La Provincia di Cremona, 1 giugno 2005
Circa quaranta agenti in meno rispetto a quanto previsto in pianta organica. A fronte di quasi 320 detenuti: una trentina in più rispetto a quanto previsto per l’assetto a pieno regime (due per cella); il doppio rispetto ai 150 indicati in origine come assetto normale. Malgrado i passi in avanti - concreti, importanti - fatti negli ultimi mesi, per la Casa Circondariale di Cremona si prospetta un’estate tutt’altro che facile. Se nell’ultimo anno le note liete sono giunte dal miglioramento delle condizioni dei reclusi - grazie alle scelte intelligenti della direttrice, alla competenza degli agenti, alla presenza e all’attività degli educatori (una figura centrale nella vita del detenuto, un accesso alla società civile con tutto quello che ciò implica) - i problemi, adesso, riguardano in primo luogo proprio gli uomini in divisa. E si tratta di problemi che potrebbero aggravarsi ulteriormente. Gli agenti della Polizia penitenziaria attualmente sono 155 a fronte dei 195 previsti. Il livello del servizio da loro garantito è elevato. Lo dimostra, da ultimo, l’apprezzamento da parte della direttrice, Ornella Bellezza, in occasione del pronto intervento che giorni fa ha permesso di salvare la vita a un detenuto preso a colpi di sgabello in testa dal compagno di cella (il 35enne, di origine pavese, ora è fuori pericolo). Per far fronte alla carenza di personale la partita principale si gioca a Roma, al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Probabile che nelle prossime settimane sindacati e politici si mobilitino. Cagliari: al minorile di Quartucciu finale del torneo di calcio
L’Unione Sarda, 1 giugno 2005
Domani dalle 9 nell’Istituto penitenziario minorile di Quartucciu è in programma una finale speciale di calcio. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra la Polisportiva Selargius ‘91 (prima scuola calcio Unicef), e il direttore del carcere Giuseppe Zoccheddu, da sempre aperto a iniziative rieducative a favore dei giovanissimi ragazzi dell’Istituto. In campo oltre alla squadra dei padroni di casa, anche la San Paolo di Cagliari, il Monserrato e naturalmente la Polisportiva Selargius ‘91 che, tramite un protocollo d’intesa con il ministero di Giustizia, ha "prestato" due dei suoi tecnici all’Ipm, che durante l’anno hanno allenato i goleador. Il programma della mattina sarà piuttosto ricco. E al di là delle ultime partite che decreteranno il vincitore, ci sarà un rinfresco e una premiazione. Bologna: ieri alla Dozza si è svolta la "Festa della Famiglia"
Comunicato stampa, 1 giugno 2005
I detenuti, divisi per braccio di detenzione, hanno potuto incontrare i famigliari (in numero massimo di 3 e tutti i minori autorizzati ai colloqui) per tre ore in un’area fra arbusti, fiori, prato e gazebo, accolti attorno a tavolini. I volontari A.Vo.C. e Poggeschi hanno curato il rinfresco ed intrattenuto i bambini (particolarmente entusiasti, quest’anno, per i colori a dita). Poco prima della fine del tempo concesso, ai piccoli sono stati donati giocattoli per attenuare il momento, sempre più che commovente, della separazione. Il clima delle giornate è stato ottimo, i bambini hanno vissuto l’esperienza come una vera festa. Una piccolina ha chiesto se anche "domani" ci sarebbe stata la stessa cosa. Purtroppo, no. Fino all’anno prossimo.
Rosanna Finotello - volontaria A.Vo.C. Germania: il ministro dell’economia; i disoccupati? mettiamoli in galera
Agi, 1 giugno 2005
La disoccupazione è alta? È perché non ci sono abbastanza prigioni. Invece di posti di lavoro, insomma, si possono creare posti nelle patrie galere. È quanto sembrerebbe pensare Werner Mueller, ministro dell’economia tedesco che martedì, nel corso di un tour in America Latina, ha rilasciato dichiarazioni di questo tenore. In particolare Mueller, interpellato dai giornalisti sul fatto che gli Stati Uniti avessero un tasso di disoccupazione più basso di quello tedesco (5.6 per cento contro il 10.4) ha risposto che "il nostro tasso di disoccupazione sarebbe 1.5 punti più basso se avessimo tanta gente in prigione come negli Stati Uniti". Il numero dei senza-lavoro tedeschi è andato aumentando ultimamente, mettendo a repentaglio le possibilità per Schroeder di rivincere le elezioni. Ma, al di là del dato di fatto, le affermazioni del ministro dell’economia non sono piaciute molto. Cornelia Piper, segretario generale dei liberal-democratici, ritiene che i commenti cinici di Mueller siano un insulto per i disoccupati, soprattutto per quelli residenti nell’est, dove il tasso di disoccupazione è addirittura del 20 per cento. Il ruolo del ministro è di "creare nuovi posti di lavoro e non di tenere discorsi di carnevale", ha commentato acido il giornalista tedesco Paul Martin. Giustizia: Bobbio, sulla riforma dell’ordinamento basta giochetti
Ansa, 1 giugno 2005
"Qualcuno dica chiaro e tondo se ci sono giochetti di Palazzo da parte di alcuni senatori della maggioranza per non approvare la riforma dell’ordinamento giudiziario". Con queste parole Luigi Bobbio (AN), relatore in commissione giustizia del Senato sull’importante provvedimento protesta perché a suo avviso l’assemblea di Palazzo Madama avrebbe oggi perso molte ore che avrebbe potuto dedicare proficuamente alla riforma. Secondo l’esponente di An la maggioranza avrebbe dovuto approfittare oggi del fatto che in Aula c’era il numero legale, mentre domani, giorno di vigilia del ponte del 2 giugno sarà molto improbabile che questo accada. Luigi Bobbio accusa la Cdl di non aver voluto chiedere l’inversione dell’ordine del giorno dell’assemblea per mettere mano così alla riforma dell’ordinamento giudiziario. Ai giornalisti che gli chiedono se sia nata qualche ruggine con il ministro della giustizia, Roberto Castelli, risponde: "non credo. Ma non approvando questa riforma non si fa un danno al guardasigilli, ma all’immagine dell’intera maggioranza". Giustizia: Anm; aperti a confronto su diverse ipotesi di riforma
Ansa, 1 giugno 2005
Una apertura "a tutto campo" su ipotesi di riforma dell’ordinamento giudiziario diverse dal progetto in discussione al senato. Questo l’orientamento dell’Associazione Nazionale Magistrati illustrato oggi dalla giunta guidata dal presidente Ciro Riviezzo al responsabile giustizia e istituzioni del Partito dei Comunisti Italiani, Sergio Pastore. L’incontro rientra nel calendario di colloqui che i vertici del sindacato delle toghe hanno avviato con i responsabili dei partiti di maggioranza e opposizione. "Abbiamo esposto le nostre ragioni di opposizione alla controriforma dell’ ordinamento giudiziario - ha spiegato Riviezzo - e confermato che la nostra non è una posizione difensiva o conservatrice ma disponibile al confronto". L’incontro previsto per oggi con i responsabili di An è stato aggiornato. Domani alle 11 l’Anm incontrerà il responsabile Giustizia di Forza Italia, Giuseppe Gargani. Mercoledì scorso la giunta dell’Anm ha incontrato il segretario Ds, Piero Fassino, e il responsabile giustizia del partito, Massimo Brutti. Verona: sotto accusa gara di appalto per la mensa del carcere
L’Arena di Verona, 1 giugno 2005
Per quell’appalto "non regolare" e relativo alla mensa del carcere di Montorio il fascicolo che lo riguarda sta andando avanti e indietro dalla procura al tribunale passando per il gip. E ieri per Claudio Landucci, legale rappresentante della ditta che nel 2003 si aggiudicò la gara per la fornitura dei pasti ai detenuti al prezzo di 1,40 euro, il giudice Stefano Sernia ha disposto l’ennesimo rinvio accogliendo l’eccezione di nullità del decreto del gup che disponeva il giudizio. Un dubbio sollevato dal difensore Barbara Casarotti, sulla base della norma che prevede la nullità in caso di mancanza o insufficiente determinazione del fatto, che ha quindi fatto rilevare come il capo di imputazione fosse troppo generico. Per questo il giudice ha disposto la trasmissione degli atti al pubblico ministero - che dovrà rendere particolareggiata l’accusa - e dalla procura tornerà nuovamente al gip, per una nuova udienza preliminare e un nuovo decreto di rinvio a giudizio. Una vicenda che emerse due anni fa, quando un detenuto addetto alla mensa del carcere presentò alcuni esposti segnalando alcune irregolarità per quel che riguardava alcuni aspetti della mensa. Probabilmente le segnalazioni riguardavano sia le forniture che gli alimenti, non è escluso che vi fosse qualcosa che non andava sta di fatto che dagli esposti si passò ai fatti. E in carcere a Montorio arrivarono i carabinieri del Nucleo antisofisticazione di Padova. Controlli e ispezioni in seguito alle quali, evidentemente, le irregolarità emersero con tutta probabilità sia sulla conformità dei prodotti forniti che sul confezionamento. Sta di fatto che sulla base di quella relazione a lui venne contestata la frode nelle pubbliche forniture e il periodo preso in esame coincideva, a partire dal 1° aprile 2003, con la durata dell’appalto. Una volta pervenuta la relazione dei carabinieri la procura scaligera dispose la citazione davanti al giudice monocratico e anche in quella occasione vi fu un’eccezione: considerato il reato contestato la formulazione della richiesta di rinvio a giudizio doveva "passare" dal gup. Gli atti furono quindi restituiti al pm e venne celebrata l’udienza preliminare al termine della quale per Claudio Landucci fu fissata la data in cui avrebbe dovuto comparire davanti al giudice monocratico, Stefano Sernia appunto. Fino a ieri nessuna delle parti offese individuate nel corso delle indagini, innanzitutto il Ministero di Grazia e Giustizia e in secondo luogo il detenuto addetto alla mensa che denunciò le irregolarità, si sono costituite parte civile. Ci vorrà ancora tempo, l’iter riparte daccapo. Siracusa: denuncia del sindacato, 60 agenti vittime di mobbing
La Sicilia, 1 giugno 2005
Presunti casi di mobbing nei confronti del personale di polizia che opera nel carcere di Augusta vengono denunciati dalle segreterie provinciale, regionale e nazionale della Ugl - Federazione Polizia Penitenziaria, che annunciano una dura e forte azione a salvaguardia dei diritti dei lavoratori. "Circa 60 agenti che prestano servizio presso l’istituto di pena-si legge in un comunicato-si sono candidati nei vari comuni di residenza alle scorse amministrative. Hanno presentato richiesta alla direzione, al fine di poter usufruire dei benefici previsti dalla legge ed in particolare del diritto di aspettativa per la durata della campagna elettorale, riservandosi di presentare la relativa documentazione dopo qualche giorno. Richiesta che è stata accolta dal direttore che ha emesso un provvedimento temporaneo. Al rientro dal periodo di aspettativa però l’autorità dirigente dell’istituto ha richiesto di fornire giustificazioni al personale che risulta aver firmato l’accettazione di candidatura qualche giorno dopo l’inizio ufficiale della campagna elettorale, adducendo una presunta assenza ingiustificata nei giorni precedenti la sottoscrizione della candidatura". Una richiesta che l’Ugl ritiene: una "erronea interpretazione da parte della direzione ella normativa". "A nostro parere - dichiarano Sebastiano Bongiovanni e Salvatore Gagliani, rispettivamente vice segretario nazionale e coordinatore regionale dell’Ugl - ci troviamo di fronte ad un caso di mobbing esercitato da chi ha il potere ai danni del personale che ha la sola colpa di aver usufruito di una legge dello Stato e che già soffre gravi carenze che investono il penitenziario". A.S. Treviso: ammanco di 18mila euro in carcere, agente sotto processo
Il Gazzettino, 1 giugno 2005
Il poliziotto penitenziario è accusato di essersi appropriato 18mila euro dalla cassaforte. Sarà nei prossimi giorni che verrà pronunciata la sentenza, sulla base di un rito abbreviato, sul caso di un agente di polizia penitenziaria in servizio al carcere minorile di Treviso, accusato del peculato di 18 mila euro ai danni dell’amministrazione penitenziaria. L’accusa viene dalla direzione, e il fatto sarebbe avvenuto due anni fa. Per quanto non direttamente, l’indagato si sarebbe appropriato del denaro. In pratica, non avrebbe rubato la cifra direttamente dalla cassaforte, ma avrebbe attuato un sistema con cui avrebbe fatto risultare il pagamento di bollettine che invece non venivano affatto pagate; il denaro però usciva lo stesso. Il dipendente che si appropria di denaro dell’amministrazione, trattandosi di un pubblico ufficiale, commette il grave reato; in questo caso si tratterebbe anche di una cifra abbastanza rilevante. È stato il dottor Giovanni Francesco Cicero, come pubblico ministero, che ha istruito la vicenda. La persona accusata si difende sostenendo di non avere avuto la disponibilità materiale delle chiavi della cassaforte e questo sarà un particolare che dovrà essere chiarito nel procedimento che verrà affrontato dal Gip: le esatte modalità della sparizione del denaro. L’agente in questione, che ha 40 anni e non è stato sospeso dal servizio, nega assolutamente e si è rivolto all’avvocato Zambon. Cinema: "Sulla mia pelle", film su semilibertà nato in carcere
Vita, 1 giugno 2005
Arriva nei cinema italiani un film realizzato con il contributo dei detenuti del carcere romano di Rebibbia: s’intitola "Sulla mia pelle", opera prima diretta da Valerio Jalongo e da lui stesso sceneggiata insieme a Gualtiero Rosella, Enzo Civitareale e Diego De Silva. Interpretato da Ivan Franek (il protagonista di "Brucio nel vento"), Donatella Finocchiaro e Vincenzo Peluso, il film viene distribuito dalla Lady Film in 10 copie a partire dal 10 giugno. Pensato per essere inizialmente una commedia, poi trasformatosi in melodramma, "Sulla mia pelle" nasce dai racconti e dalle esperienze dei carcerati (tra gli altri anche Germano Maccari, condannato per il rapimento di Aldo Moro) che il regista ha incontrato durante un corso di scrittura creativa: "Ho proposto uno scambio: io avrei insegnato loro a scrivere e loro mi avrebbero aiutato a scrivere il mio film" racconta Jalongo. Il risultato è una pellicola che affronta la condizione di chi vive in regime di semi-libertà. "Sulla mia pelle" racconta la storia di Tony (Franek), un detenuto, ex-rapinatore di banche, che dopo numerosi colloqui riesce ad ottenere la semilibertà e viene assunto in un caseificio di Battipaglia. Ben presto si rende conto della difficile situazione in cui versa l’azienda: Alfonso (Peluso), figlio del proprietario, ha contratto un grosso debito con degli usurai, ma della cosa non ha informato né il padre né la cugina Bianca (Finocchiaro). Tony cerca di tenersi fuori dalla faccenda, ma s’innamora di Bianca e quando gli strozzini riescono ad impossessarsi del caseificio decide di intervenire spingendosi fino alle estreme conseguenze. "Sono fiero di vivere in un Paese, che è anche l’unico al mondo, che contempla la semilibertà e quindi la possibilità per un detenuto di essere recuperato, contrariamente a quanto avviene negli Usa, dove si contano 2 milioni di carcerati contro i nostri 57 mila - dice Jalongo -. Ma devo anche ammettere che l’Italia è un paese ipocrita, che si è dimostrato incapace di gestire questa istituzione. La semilibertà non è un beneficio di cui possono godere tutti, ma solo quelli che hanno i giusti agganci fuori dalla prigione. La maggior parte di quelli che ne usufruiscono, una volta fuori, sfruttano la situazione per tornare a delinquere". Ferrara: esce dal carcere in permesso e muore d’overdose
La Nuova Ferrara, 1 giugno 2005
Era uscito in permesso premio per passare in libertà la domenica. Appena fuori dal carcere dell’Arginone, l’uomo, Leonardo Iorio, 38 anni, casertano di origini ma da anni in città, ha cercato e trovato la droga, una dose di eroina che si è iniettato nel sottomura nei pressi di Porta Mare: probabilmente perché era da parecchio che non assumeva droga, il suo fisico non ha retto la dose e non ce l’ha fatta. È morto agonizzante, e inutili sono stati i tentativi di soccorso. Ora sono in corso le indagini da parte della squadra mobile che dovrà accertare chi ha venduto la dose d’eroina che poi lo ha portato alla morte. Un’inchiesta è stata aperta con l’ipotesi contro ignoti di "morte causata da altro reato", lo spaccio di eroina. Eroina che tuttavia, dicono gli inquirenti, non dovrebbe essere responsabile della tragedia: il fisico dell’uomo, probabilmente in astinenza da tempo, non ha retto alla prima dose. Iorio era stato protagonista nel 2002 di alcuni fatti di cronaca: era in carcere dove doveva scontare quasi 4 anni per rapine a donne in centro storico ed era considerato un vero pericolo pubblico. Immigrazione: la voce delle detenute e dei detenuti di via Corelli
Redattore Sociale, 1 giugno 2005
Milano è invitata a guardarsi allo specchio, senza tralasciare i dettagli più scomodi. Come il Cpt di via Corelli, simbolo dei Centri di permanenza temporanea di tutta Italia, tornato all’attenzione della cronaca dopo le recenti rivolte degli immigrati ‘ospitati’ al suo interno (vedi lancio dell’11 aprile 2005 e successivi; ndr). Un gruppo di politici e associazioni vicini alla realtà milanese ha sottoscritto un appello "alla Milano democratica, accogliente e antirazzista" perché si mobiliti e porti "in tutta la città" la voce dei detenuti di via Corelli "e di quelli che vogliono chiudere questa ferita aperta nella nostra città". I promotori dell’appello hanno dato appuntamento alla cittadinanza lunedì 6 giugno alle 21 all’Arci di via Bellezza 16 a Milano (il luogo è da confermare). "Un luogo nascosto allo sguardo della città, protetto da muri di cemento alti tre metri che vorrebbero renderlo invisibile, e che vorrebbero cancellare dalla vita quotidiana della metropoli le donne e gli uomini che vi sono rinchiusi". È il Cpt di via Corelli, descritto nell’appello ai milanesi: "un vero e proprio luogo della detenzione, sotto la tangenziale est, che in quel punto è difesa dalla vista del Centro da paraventi di ferro". Un luogo in cui sono detenute "persone che non hanno commesso alcun reato e che non hanno subito nessun processo, ma che ciononostante vengono rinchiuse e private della libertà personale fino a due mesi". Secondo i promotori dell’appello, in Italia vige un "doppio binario giuridico che prevede, accanto al diritto ordinario, spazi di eccezione riservati a particolari categorie di persone", tra cui la "detenzione amministrativa dei Cpt". Con questa iniziativa, vogliono farsi carico della voce dei detenuti del Centro, un luogo in cui non possono entrare associazioni, enti di tutela e giornalisti, chiedendo un "monitoraggio attivo nel centro, che serva a mostrare alla pubblica opinione l’esistenza di luoghi in cui il diritto è sospeso e discrezionale". Tra i firmatari dell’appello ci sono consiglieri regionali Luciano Muhlbauer, Mario Agostinelli, Osvaldo Squassina (Rifondazione comunista), Carlo Monguzzi e Marcello Saponaro (Verdi); i consiglieri provinciali Antonello Patta e Piero Maestri,il portavoce dei Verdi di Milano Stefano Costa, l’europarlamentare Vittorio Agnoletto e il capogruppo al Senato Gigi Malabarba, tutti di Rifondazione. L’appello è sostenuto anche da Giovani Comunisti, Milano Migrante, Arci, Centro sociale Leoncavallo, SinCobas, Naga, Fiom Milano, Attac Milano - Lila Cedius, Centro multietnico La Tenda. Roma: artisti in piazza per i figli delle madri recluse
Adnkronos, 1 giugno 2005
Un progetto per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dei bambini figli di madri carcerate che, fino a 3 anni d’età, sono costretti a vivere, anche loro, da reclusi. È questa la finalità dell’evento-spettacolo, promosso dall’associazione "Il Pavone" dal titolo "Belli come il sole", che sarà presentato sabato prossimo, nel contesto della XII edizione della "Festa della Cultura", l’iniziativa organizzata dall’associazione "Controchiave" nel popolare quartiere romano della Garbatella. I fondi raccolti saranno destinati ai piccoli del nido del penitenziario di Rebibbia. In piazza Damiano Sauli a partire dalle ora 20, si alterneranno sul palco numerosi artisti: dal testimonial del progetto Valerio Mastandrea (residente da sempre nel quartiere della Garbatella), ai cantanti Francesco di Giacomo, Marina Rei, Daniele Groff, 24grana, Acustimantico, i cabarettisti Stefano Fabrizi, Andrea Rivera, Lele Vannoli ed altre adesioni dell’ultima ora. Austria: sospetto piromane si suicida nel carcere di Klagenfurt
Il Gazzettino, 1 giugno 2005
Domenica il presunto piromane di Klagenfurt si è impiccato nella sua cella nella prigione cittadina. Accusato di 21 incendi dolosi, 19 in città e 2 a Graz, il 39enne assicuratore di Ebental ne aveva ammesso uno solo. Domenica pomeriggio, quando il compagno di cella era in uscita su permesso, l’uomo si è impiccato. Per mesi, una serie d’incendi dolosi aveva tenuto con il fiato sospeso i vigili del fuoco e la polizia di Klagenfurt. Nella maggior parte dei casi, il fuoco era stato appiccato con carta di giornali nelle cantine di case d’affitto. L’uomo era stato arrestato prima per truffa con carte di credito e bancomat, con danni per 20mila euro. In seguito era stato accusato degli incendi, che avevano interessato soprattutto il quartiere Fischlsiedlung, confinante con il luogo dove risiedeva. Il presunto piromane era divorziato e padre di un figlio. Da febbraio era in carcere preventivo a Klagenfurt, regolarmente assistito d’uno psicologo. Secondo i responsabili, non c’era nessun sospetto del rischio di suicidio. Gabi Sager Cassazione: chi maltratta i figli va in carcere, anche se incensurato
Il Tempo, 1 giugno 2005
Un genitore incensurato accusato di maltrattamenti verso un figlio minore non può invocare l’eventuale sospensione condizionale della pena in caso di condanna per evitare la custodia cautelare in carcere. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Dalia D., sottoposta a custodia cautelare per i maltrattamenti inflitti alla figlia Giorgiana D. di sei anni, ritenendo la sua condotta punibile con una pena superiore ai limiti della sospensione condizionale. Sulla bambina, affetta da patologia cardiaca, erano state riscontrate lesioni plurime in varie parti del corpo durante tutto il periodo in cui aveva vissuto con la madre. E anche in occasione del suo ricovero in ospedale, i casi violenza erano continuati. "Ogni volta che la madre portava la bambina in bagno - si legge nella sentenza - questa urlava disperatamente suscitando sdegno e apprensione negli altri degenti". Israele: 400 detenuti palestinesi verranno rilasciati domani
Arab Monitor, 1 giugno 2005
Le autorità israeliane hanno reso noto che la liberazione di 400 detenuti palestinesi, decisa domenica scorsa dal governo Sharon, avrà luogo domani. Il provvedimento era previsto dagli accordi di tregua di Sharm el Sheikh del febbraio scorso e doveva essere realizzato nell’arco di poche settimane, anche perché la decisione su chi rilasciare è stata presa da Israele senza accogliere le richieste dell’Anp. Intanto, fonti palestinesi hanno fatto sapere che l’ex capo della polizia palestinese nella striscia di Gaza Ghazi Jabali avrebbe lasciato l’area, rifugiandosi in Giordania. L’alto ufficiale è stato più volte accusato di corruzione.
|