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Inaugurazione anno giudiziario: relazione del P.G. Favara
Anno giudiziario: P.G. Favara, eccessiva durata tempo processi
Asca, 11 gennaio 2005
"Il vero problema" ancora aperto nella giustizia italiana è quello "della eccessiva durata dei processi, strettamente dipendenti dalla loro qualità". È quanto sottolinea il procuratore generale della Corte di Cassazione, Francesco Favara, nella sua relazione che apre il nuovo anno giudiziario. Favara aggiunge subito che "c’è un preciso interesse ad ottenere una giustizia in tempi rapidi: si tratta di un interesse concreto - puntualizza - che riguarda tutti coloro che soffrono l’attuale disservizio della giustizia". Il procuratore generale, nella sua relazione, spiega queste parole con i numeri. Al 30 giugno 2004, infatti, sottolinea, sono risultati pendenti 8.942.932 processi "quasi 9 milioni!", di cui 3.365.000 civili e 5.580.000 penali. "Se si pensa che per ogni causa civile vi sono almeno due parti interessate, ma spesso ve ne sono tante altre - dichiara Favara - e che ogni processo penale coinvolge un numero di persone, come imputati o come parti lese, certamente superiore a quella grande cifra appena indicata, si ha subito la sensazione concreta della entità dell’interesse e del malcontento che per la giustizia hanno i cittadini". Da qui, sottolinea ancora Favara, si rende "indispensabile dare vita a un sistema di giustizia efficace che permetta di avere fiducia in un esito giusto e possibilmente rapido, della propria vicenda giudiziaria".
Anno giudiziario: P.G., restituire a magistrati fiducia cittadini
Agi, 11 gennaio 2005
"L’autonomia e l’indipendenza di cui gode, secondo la Costituzione, la magistratura formata da giudici e pm, deve essere sempre rispettata, come ha più volte ribadito il capo dello stato". Lo dice in un passaggio della sua relazione il procuratore generale della Cassazione Francesco Favara che sottolinea però: "Alla magistratura deve però essere restituita la fiducia dei cittadini. La fiducia implica anche il rispetto per le sentenze e per la funzione giurisdizionale che attraverso esse si esprime. Le sentenze e più in generale, le attività dell’autorità giudiziaria possono essere certamente giudicate. Non però contestate o strumentalizzate per fini diversi". E ancora: "Se Parlamento e Governo daranno al Paese riforme giuste e condivise, leggi moderne che possano delineare un sistema di giustizia efficace e tempestiva e strutture adeguate, il risultato non potrà mancare".
Anno Giudiziario: P.G., pendenti 9 milioni di processi
Agi, 11 gennaio 2005
Al 30 giugno 2004 risultavano pendenti 8 milioni 942 mila 932 processi, di cui 3.365.000 civili e 5.580.000 penali. È quanto rende noto Francesco Favara Procuratore Generale della Repubblica presso la Cassazione nella relazione sull’amministrazione della Giustizia nel 2004. "Al centro delle discussioni - sottolinea Favara - resta il problema della eccessiva durata dei processi, strettamente dipendente dalla loro quantità. Se si pensa che per ogni causa civile vi sono almeno due parti interessate, e che ogni processo penale coinvolge un numero di persone, come imputati o parti lese, certamente superiore alla cifra indicata, si ha subito la sensazione concreta dell’entità dell’interesse e del malcontento che per la giustizia hanno i cittadini. Si comprende allora perché è indispensabile dare vita ad un sistema di giustizia efficace, che permetta di avere fiducia in un esito giusto e possibilmente rapido della propria vicenda giudiziaria".
Anno giudiziario: P.G., rischio eversione in mondo lavoro
Ansa, 11 gennaio 2005
Infatti, prosegue, "il colpo inferto alle posizioni più militariste potrebbe dare nuovo impulso ai gruppi che si ispirano ad una impostazione che privilegia il tentativo di raccordo con le "masse" mediante il loro coinvolgimento in un uso "politico" delle armi, esercitato con azioni dimostrative di più basso profilo, ma di alto contenuto simbolico. In questa prospettiva - aggiunge - si collocano le attività e gli attentati dinamitardi verificatisi in alcune zone del Paese, rivendicati da vari gruppi eversivi (Fronte rivoluzionario per il comunismo, Nuclei comunisti rivoluzionari, Nuclei proletari per il comunismo)". La relazione rileva così "l’esistenza di un’associazione eversiva costituita dalle nuove leve brigatiste che hanno un rapporto con le vecchie Brigate Rosse ed il cui profilo si caratterizza per l’assenza di loro pregressi coinvolgimenti in fatti eversivi, al di là della semplice militanza pubblica in gruppi antagonisti. Il fronte di collegamento è contenuto dai detenuti cosiddetti irriducibili, che rivendicano la continuità nella lotta". Il procuratore sottolinea inoltre i tentativi di infiltrazione eversiva "in ogni altro conflitto sociale su temi prioritari quali ambiente, immigrazione, opere pubbliche, caro-vita, casa". Le organizzazioni di matrice anarchica e antagonista, prosegue la relazione, "operano con strategie che privilegiano i collegamenti all’estero e che superano, a volte, gli stessi tradizionali riferimenti ideologici (destra-sinistra), la cui contrapposizione però non scompare, ma anzi, in alcuni casi, viene amplificata dallo sconfinamento in territori di protesta finora considerati di esclusivo monopolio dell’altra fazione". Dunque, è la conclusione, "gli eventi nazionali ed internazionali e gli esiti processuali si qui ottenuti richiedono di mantenere un alto livello di attenzione nell’attività di prevenzione, sicurezza e contrasto alla criminalità politica a contenuto eversiva".
Anno giudiziario: 8 milioni di processi schiacciano la giustizia
La Repubblica, 11 gennaio 2005
Otto milioni e mezzo di processi civili e penali schiacciano 9.500 magistrati ed esasperano centinaia di migliaia di cittadini. Un processo penale dura in media più di mille giorni, uno civile può arrivare anche fino a 1.500. In un anno le toghe riescono a smaltire quasi due milioni di processi civili e circa sei milioni di cause penali. In Cassazione la produttività aumenta sia nel civile che nel penale ma questo non basta a far quadrare i conti della giustizia. Che continuano a segnare rosso fisso visto che in dodici mesi piovono sui tavoli di giudici e pubblici ministeri quasi due milioni di procedimenti civili e sei milioni di penali. La bancarotta della giustizia è nelle cifre che oggi faranno da corollario alla relazione del procuratore generale Francesco Favara con cui si apre ufficialmente l’anno giudiziario 2005. Freschissimi i dati, aggiornati dall’ufficio statistica di via Arenula a fine novembre. L’appuntamento rituale, tante volte contestato, destinato a cambiare faccia se mai sarà varata la riforma dell’ordinamento giudiziario, vede schierati nell’aula magna della Suprema corte i protagonisti delle battaglie tra mondo della politica e mondo della giustizia. La contestazione è nell’aria. Non si manifesterà stamattina per rispetto verso Ciampi, ma esploderà sabato durante le cerimonie nelle corti d’appello dei 26 distretti. A Palermo, scelta dal Guardasigilli come sede dove pronunciare il discorso ufficiale, l’Anm locale ha già licenziato ieri sera una clamorosa iniziativa: le toghe diserteranno l’aula magna, si raccoglieranno di buon ora in piazza della Memoria davanti al palazzo di giustizia, poi daranno vita a una contro manifestazione aperta ai cittadini. Le toghe nere, la Costituzione in mano, il libro bianco sulle inefficienze della macchina sono state giudicate iniziative ormai obsolete, superate dalla gravità di una riforma come quella dell’ordinamento che, a giudizio dei magistrati palermitani, si risolve in uno schiaffo e in un tentativo di sottomissione dell’intero ordine giudiziario all’esecutivo. Non è escluso che la linea palermitana oggi possa diventare quella nazionale durante la riunione dell’Anm. Ad agitare le acque saranno i dati sulla giustizia e la relazione del pg Favara che negli ultimi tre anni non ha mai mancato di usare toni duri contro le linee di politica giudiziaria del governo. Diventato legge, il nuovo ordinamento "cancella" il discorso del procuratore e lo sostituisce con quello del primo presidente. Al centro come in periferia. L’anno scorso Favara aveva anticipato i dubbi di costituzionalità poi confermati da Ciampi. Quest’anno potrà argomentare come quella riforma non serve per garantire l’efficienza della giustizia. La "grande malata", come Favara l’ha chiamata in più occasioni, non mostra significativi segni di miglioramento. I detenuti aumentano di un migliaio e superano i 57mila, l’indultino si è rivelato un flop e solo una piccolissima percentuale di detenuti ne ha approfittato. In compenso calano i detenuti in attesa di giudizio: erano il 25% nel ‘98, sono il 18% adesso, a riprova che i magistrati lavorano nonostante le accuse del centrodestra. Ma è la mole dei processi che chiede vere riforme. I civili calano di poco (da 3.051.840 nel 2003 a 2.974.791 nel 2004), ma i sopravvenuti (1.747.849 l’anno scorso rispetto a 1.828.972) terremotano la mole degli esauriti (1.800.900 nel 2004 rispetto ai 1.747.849 del 2003). In Cassazione i pendenti aumentano del 6,4% (da 87.905 a 93.533). La durata media parla da sé: 328 giorni davanti al giudice di pace (erano 313 nel 2003), 888 in tribunale (rispetto a 860), 425 nelle corti d’appello (erano 501). Tempi lunghissimi per le cause di lavoro con 701 giorni in primo grado e 794 in appello. Anche quest’anno boom nelle separazioni: 113.391 le nuove richieste. Catastrofico il fronte penale: 5.414,847 i processi pendenti rispetto ai 5.534.815 dell’anno precedente. Gli esauriti segnano un trend di produttività leggermente in calo con 5.849.929 procedimenti chiusi rispetto ai 6.280.021 del 2003. Ma resta il boom dei nuovi arrivi con 5.985.509 procedimenti. Alla Suprema corte si passa si passa da 29.440 a 28.220 con un calo del 4,1 per cento. La durata media mostra il trend positivo delle procure che passano dai 409 giorni del 2001 ai 394 nel 2002 ai 375 del 2003 per assestarsi sui 347. Un calo di oltre 50 giorni in quattro anni. L’andamento è alterno per i gip: da 225 giorni nel 2001 ai 284 del 2002 ai 316 del 2003 a 293 nel 2004. Ma sia nei tribunali che nelle corti d’assise si registra un aumento dei tempi: 377 nei primi rispetto ai 348 e 453 rispetto ai 398. Vedremo che faccia farà Berlusconi.
Anno giudiziario: P.G. Favara, giustizia rallenta, reati aumentano
Agi, 11 gennaio 2005
La riforma dell’ordinamento dell’ordinamento deve essere "condivisa", per agevolare il lavoro di un’amministrazione della Giustizia gravata ancora da 9 milioni di processi pendenti e alle prese con un preoccupante balzo in avanti del 3,7 per cento dei delitti commessi. Sono i punti principali della relazione con cui il pg della Cassazione apre l’anno giudiziario. "Se Parlamento e Governo daranno al Paese riforme giuste e condivise, leggi moderne che possano delineare un sistema di giustizia efficace e tempestiva e strutture adeguate, il risultato non potrà mancare". Intanto il bilancio segna pesanti passivi: al 30 giugno 2004 risultavano infatti pendenti 8 milioni 942 mila 932 processi, di cui 3.365.000 civili e 5.580.000 penali, avverte. Mentre i "delitti per i quali è stata esercitata l’azione penale o si è proceduto all’iscrizione degli indagati sono stati 2.886.281, con un aumento, rispetto all’analogo periodo precedente, di 104.029 unità (+3,7%)". Un pericolo in più, la prescrizione: il suo perseguimento "rischia addirittura di essere agevolato se i relativi termini saranno ridotti, con ulteriore incremento delle impugnazioni e vanificazione del lavoro delle forze dell’ordine e dei magistrati, soprattutto per quanto attiene ai processi in corso, già calendarizzati sulla base dei termini attualmente vigenti". Le risposte: "limitazione della legittimazione ad impugnare gli atti del procedimento principale di cognizione", poi quella "dei motivi di impugnazione, evitando in particolare l’automatismo processuale per cui ogni eccezione non accolta diventa motivo di impugnazione. Infine la "limitazione dei provvedimenti impugnabili, con riguardo soprattutto a quei provvedimenti endoprocessuali che non incidono sui diritti di libertà e che hanno breve respiro temporale".
Anno giudiziario: 1.623 giorni il tempo medio del processo penale
Asca, 11 gennaio 2005
La durata del processo penale nel nostro Paese resta "ancora oggi il vero punto debole del sistema, specie in rapporto al livello europeo" e questo malgrado si rilevi una "consistente diminuzione" (-3,2%) delle pendenze. È quanto rileva nella sua relazione di apertura del nuovo anno giudiziario il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Francesco Favara. "A fronte di una riduzione dei tempi delle indagini preliminari (da 375 a 347 giorni) - nota infatti Favara - originata anche dalla ormai piena operatività del giudice di pace, e del procedimento davanti al giudice per le indagini preliminari (da 316 a 293 giorni), vi è un generalizzato e consistente aumento di durata di tutte le fasi successive del giudizio: davanti al tribunale è passata da 348 a 377 giorni e in corte d’appello da 543 a 606 giorni". Dove si ipotizza un procedimento che si snoda nelle fasi delle indagini preliminari, dell’udienza preliminare, del giudizio di primo grado in tribunale e di quello d’appello, aggiunge il Pg, la durata media del processo è ormai di 1.623 giorni, rispetto ai 1.582 giorni. Tempi ai quali vanno aggiunti ulteriori 218 giorni se il giudizio giunge in Cassazione. "La situazione della giustizia penale italiana - afferma ancora Favara - è comunque peggiore di quel che emerge da tali dati".
Anno giudiziario: Castelli, da P.G. Favara più luci che ombre
Ansa, 11 gennaio 2005
Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, giudica "assai equilibrata" la relazione del Pg della Cassazione, Favara, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Castelli rileva, nella relazione, anche una novita: "Favara ha illustrato luci e ombre, ma mi pare che per la prima volta le luci siano superiori alle ombre".
Anno giudiziario: Di Pietro, Favara fotografa i mali della giustizia
Ansa, 11 gennaio 2005
"Il procuratore generale della Corte di Cassazione Favara ha oggi fotografato ancora una volta i mali della giustizia: cioè la lunghezza dei processi e la sempre più frequente non corrispondenza tra verità reale e processuale, conseguenza dell’emanazione di norme fatte a posta per allungare i tempi processuali, per rendere impossibile scoprire i reati, per annullare le prove, per favorire le eccezioni procedurali strumentali e per criminalizzare i magistrati". È una parte del commento di Antonio di Pietro, presidente dell’Italia dei Valori, al discorso di apertura dell’anno giudiziario pronunciato dal procuratore generale Francesco Favara.
Anno giudiziario: P.G., riforma giustizia necessaria ma non sufficiente
Ansa, 11 gennaio 2005
"La sola riforma dell’ordinamento giudiziario - pur necessaria - non è assolutamente sufficiente". Così il Pg Francesco Favara. Nella relazione che aprel’anno giudiziario 2004, il Pg sottolinea che "l Legislatore è affidato il difficile compito di trovare un nuovo punto di equilibrio tra le due esigenze apparentemente contrapposte: garanzia ed efficienza". Favara ha anche paventato il rischio di una vanificazione del processo penale.
Anno giudiziario: Berlusconi, non commento mai relazione P.G.
Apcom, 11 gennaio 2005
"Come da mia abitudine non dico niente in proposito". Il presidente del Consiglio ha preferito non fare alcun commento sulla relazione svolta dal procuratore generale Favara durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario che si è tenuta questa mattina nel palazzo della Corte di Cassazione.
Anno giudiziario: boom dei crimini, maggior parte resta impunita
Ansa, 11 gennaio 2005
Se la giustizia italiana non se la passa bene, il crimine sembra godere di ottima salute. È quanto emerge dalla relazione scritta dal procuratore generale della Cassazione, Francesco Favara, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. Aumenta il numero dei reati, e sono sempre di più i delitti impuniti. Tra il primo luglio 2003 e il 30 giugno 2004 in Italia sono aumentate le truffe (+ 130%), le violenze sessuali (+48%), i maltrattamenti in famiglia o verso i bambini (+5%), i sequestri di persona (+4%) e gli omicidi tentati e consumati (+2%). In controtendenza i reati legati agli stupefacenti (-10%), i furti (-7%), le rapine (-6%), le bancarotte (-5%) e le estorsioni (-4%). Complessivamente, i delitti per i quali è stata esercitata l’azione penale o si è proceduto all’iscrizione nel registro degli indagati sono stati 2.886.281, con un aumento, rispetto all’analogo periodo precedente, di 104.029 unità (+3,7%). Nella relazione dello scorso anno si registrava una contrazione dei delitti pari all’1,3 per cento. "Da un esame attento delle singole tipologie criminose", rileva Favara, "emerge l’impressionante aumento delle truffe, che sono più che raddoppiate: un fenomeno", secondo il pg della Cassazione, "attribuibile soprattutto all’incremento delle truffe informatiche mediante l’uso della telefonia mobile e di internet, nonché alle denunce poste in essere dalle associazioni di consumatori in occasioni di eventi collegati al mercato finanziario ed obbligazionario". A fronte dell’aumento dei crimini, l’azione giudiziaria si rivela sempre più inefficace: gli autori dell’81 per cento dei delitti denunciati restano ignoti, situazione peggiore del 3,7 per cento rispetto a un anno fa. I ladri la fanno franca nel 95 per cento dei casi, i rapinatori nell’80 per cento, mentre la metà degli omicidi tentati o consumati rimane impunita. "Il vero problema", sottolinea Favara, "è l’eccessiva durata dei processi, strettamente dipendenti dalla loro qualità". Anche su questo fronte, i dati sono preoccupanti: al 30 giugno 2004, risultavano pendenti 8.942.932 processi, di cui 3.365.000 civili e 5.580.000 penali. "Se si pensa che per ogni causa civile vi sono almeno due parti interessate", spiega Favara, "e che ogni processo penale coinvolge un numero di persone, come imputati o come parti lese, certamente superiore a quella grande cifra appena indicata, si ha subito la sensazione concreta della entità dell’interesse e del malcontento che per la giustizia hanno i cittadini". Da qui, sottolinea ancora Favara, si rende "indispensabile dare vita a un sistema di giustizia efficace che permetta di avere fiducia in un esito giusto e possibilmente rapido, della propria vicenda giudiziaria".
Anno giudiziario: P.G. Favara, la prescrizione vanifica i processi
Ansa, 11 gennaio 2005
Un allarme pesante per la giustizia italiana le sue lentezze, la sua quasi totale asfissia e il suo bisogno di riforme condivise. Un attacco piuttosto esplicito ad alcune norme, in particolare Lo lancia il procuratore generale Francesco Favara nel discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario. La cerimonia, nell’aula magna della Cassazione, davanti a Carlo Azeglio Ciampi, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al ministro della Giustizia Castelli, che ha definito la relazione di Favara "assai equilibrata" e ad alte cariche dello Stato. La presenza del capo dello Stato eviterà che la contestazione si manifesti apertamente oggi, ma sarà solo un breve rinvio. Già sabato, durante le cerimonie nelle corti d’appello dei 26 distretti, non si risparmieranno le proteste. Riforme condivise. Favara sembra intenzionato ad attaccare duramente sulle carenze del sistema giudiziario e, implicitamente, a giudicare criticamente la riforma approvata dal Parlamento e rinviata da Ciampi alle Camere: "La sola riforma dell’ordinamento giudiziario - pur necessaria, a prescindere da ogni valutazione sul suo contenuto - non è assolutamente sufficiente". Poi il riferimento alla necessità che i cambiamenti siano condivisi: "Se Parlamento e governo daranno al Paese riforme giuste e condivise, leggi moderne che possano delineare un sistema di giustizia efficace e tempestiva e strutture adeguate, il risultato non potrà mancare". Favara sottolinea che "al legislatore è affidato il difficile compito di trovare un nuovo punto di equilibrio tra le due esigenze apparentemente contrapposte: garanzia ed efficienza. Ciò anche al fine di porre termine ad una situazione ormai insostenibile che, a livello europeo, ci vede permanentemente sotto preoccupata osservazione". Processi troppo lunghi, prescrizione troppo breve. Pesante il giudizio sull’insufficienza e l’abuso del processo penale italiano: "Nel campo penale, si è voluto estendere, oltre ogni ragionevole misura, le fattispecie criminose e le garanzie processuali (sovente prive di effettivo contenuto sostanziale), senza tener conto del progressivo allungamento del processo. Con la conseguenza che si assiste ad una sostanziale vanificazione del processo penale, il quale, quando non è "fulminato" dalla prescrizione, produce o una pena che può apparire come una tardiva vendetta dello Stato nei confronti di una persona ormai mutata negli anni, oppure una assoluzione che non ripaga dei danni economici ed esistenziali sofferti in conseguenza del processo". Il riferimento è alla legge ex Cirielli, nota anche come salva-Previti (attualmente all’esame del Senato) che taglia i tempi di prescrizione e potrebbe vanificare i processi penali, soprattutto quelli in corso. Favara, confermando "le considerazioni svolte nella relazione dello scorso anno", quando chiese l’allungamento dei termini di prescrizione, rileva infatti che il perseguimento dell’estinzione del reato rischia addirittura di essere agevolato se i relativi termini saranno ridotti, con ulteriore incremento delle impugnazioni. Politica e giustizia. Favara tocca anche il tema caldo dei rapporti con la politica: "L’autonomia e l’indipendenza di cui gode, secondo la Costituzione, la magistratura - dice - deve essere sempre rispettata come ha più volte ribadito il capo dello Stato". E sugli attacchi fatti ai giudici aggiunge che "la fiducia implica anche il rispetto per le sentenze e per la funzione giurisdizionale, che attraverso esse si esprime. Le sentenze e più in generale, le attività dell’autorità giudiziaria possono essere certamente giudicate. Non però contestate o strumentalizzate per fini diversi".
Anno giudiziario: processi lunghi, primi in Ue per violazione diritti
Ansa, 11 gennaio 2005
L’Italia continua a essere la più condannata - tra i 46 paesi del Consiglio d’Europa - per violazione dei principi della Convenzione dei diritti dell’uomo: nel 2003 ha totalizzato 103 condanne su un totale di 521 verdetti emessi dalla Corte di Strasburgo, soprattutto a causa della eccessiva durata dei processi e dell’esecuzione forzosa degli sfratti. Il numero delle condanne registra "comunque un miglioramento rispetto agli anni precedenti, in particolare il 2000 (con 233 condanne), il 2001 (con 359 condanne), il 2002 (con 325 condanne)". A proposito delle condanne per i processi lumaca, Favara ha evidenziato che gli indennizzi dovuti ai cittadini danneggiati da questa lungaggine portano con sé il "rischio di causare una fortissima spesa pubblica". Sono le cifre esposte dal procuratore generale della Corte di Cassazione all’apertura dell’anno giudiziario. Favara ha esortato a procedere nella realizzazione di una comune giustizia europea. In proposito il Pg dice che "i risultati già ottenuti sono importanti". Tra questi segnala subito il "mandato di arresto europeo, primo strumento ad essere adottato sul terreno del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziario" e "primo a divenire effettivamente operativo". Il Pg annota, però, che "il nostro Paese non ha ancora provveduto alla relativa ratifica". In Italia calano le pendenze penali, sale di conseguenza il numero dei procedimenti definiti. E se è in discesa il ricorso al rito abbreviato (-5,3%) si registra un aumento consistente dei procedimenti definiti con il patteggiamento (+11,2%). "Permane ancora assai elevato il numero dei delitti dei quali sono rimasti sconosciuti gli autori". Favara sottolinea che, nel periodo dal primo luglio 2003 al 30 giugno 2004, sono rimasti impuniti "2.320541 delitti (+ 3,7%), pari all’81% di tutti i delitti denunciati". In particolare, "sono rimasti ignoti il 95 per cento degli autori dei furti (un punto percentuale in meno rispetto all’anno precedente), circa il 50 per cento degli omicidi tentati e consumati e l’80 per cento delle rapine". Delitti in aumento, a causa della vera e propria esplosione delle truffe, più che raddoppiate in un anno. Tra l’ 1 luglio 2003 ed il 30 giugno 2004, si legge nella relazione di Favara, i delitti per i quali è stata esercitata l’azione penale o si è proceduto all’iscrizione contro ignoti sono stati 2.886.281, con un aumento, rispetto all’analogo periodo precedente, di 104.029 unità (+3,7%). All’origine vi è "l’impressionante aumento delle truffe, le quali sono più che raddoppiate (+130%)". Il fenomeno, si rileva, "sembra attribuibile all’incremento delle truffe informatiche mediante l’uso della telefonia mobile e di Internet, nonché alle iniziative delle associazioni di consumatori in occasioni di eventi collegati al mercato finanziario ed obbligazionario". Nel settore della giustizia minorile resta significativo il numero dei ricorsi in materia di potestà genitoriale, ma soprattutto cresce il numero dei procedimenti attivati subito dopo la pronuncia di separazione. Un dato che impone una riflessione sulla opportunità che tutte le competenze in materia di famiglia e minori siano accentrate presso un unico organo specializzato. È quanto sostiene il Pg della Cassazione Francesco Favara nella relazione sull’andamento della giustizia nel 2004 presentata in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. Cala la domanda di adozione nazionale, è in forte aumento quella internazionale e non riesce a decollare l’istituto dell’affidamento familiare. Per quanto riguarda l’adozione, i dati statistici evidenziano una lieve diminuzione (-1%) delle dichiarazioni di disponibilità all’adozione nazionale e un significativo aumento delle domande di idoneità all’adozione di minori stranieri (+7,3%). Crescono in modo preoccupante i tempi per le controversie di lavoro e previdenza sociale, che rappresentano il 43% del contenzioso civile di primo grado e il 46% del contenzioso d’appello. La durata della cause di previdenza, sia in primo che in secondo grado, continua ad aumentare: 938 giorni le prime (131 giorni in più rispetto alla durata dell’anno precedente), 936 giorni le seconde (141 giorni in più). La durata dei processi di previdenza supera ora la durata media dei giudizi civili di appello, pari a 894 giorni. Per le cause di lavoro la durata del giudizio di primo grado ha presentato un allungamento di 22 giorni, mentre la durata del giudizio di appello si è ridotta di 9 giorni. Favara ha detto: "Anche nel 2004 i problemi e le vicende della giustizia sono stati al centro dell’attenzione generale. Basta leggere le rassegna stampa o seguire le trasmissioni della radio e della televisione, che talora hanno dato vita a processi quasi paralleli rispetto a quelli che si celebrano nelle aule giudiziarie, per averne conferma". Processi paralleli che hanno creato "sconcerto" nell’opinione pubbliche che non sa più distinguere che cosa avviene nelle aule di giustizia e che cosa fuori.
Anno giudiziario: P.G., mafie straniere sempre più minacciose
Agi, 11 gennaio 2005
Le organizzazioni criminali di origine straniera "sono sempre più minacciose e, in taluni casi, tendono ad assumere modelli di devianza tipici della malavita autoctona". È quanto scrive il procuratore generale della Cassazione, Francesco Favara, nella relazione sull’amministrazione della giustizia nel 2004, sottolineando come questo tipo di criminalità sia "specializzata in determinati settori delinquenziali, pur dimostrando anche un elevato eclettismo che la rende facilmente integrabile in cartelli criminali multietnici". Negli ultimi tempi - avverte la relazione - le organizzazioni albanesi, "sempre molto attive nel traffico internazionale di droga, hanno notevolmente esteso il proprio campo d’azione stabilendo rapporti privilegiati con gruppi criminali nazionali: in alcune regioni hanno assunto la connotazione di organizzazioni di servizio in grado di rifornire di stupefacenti e di armi le organizzazioni italiane". La criminalità ucraina, "inizialmente dedita all’immigrazione clandestina e all’estorsione ai danni degli stessi clandestini, ha esteso il proprio controllo su ogni aspetto socio-economico degli ucraini presenti in Italia", mentre la criminalità nigeriana "per la prima volta nel 2004 ha stretto un’alleanza con i Rom finalizzata alla commissione di reati trasnazionali in materia di stupefacenti: fenomeno singolare, tenuto conto che i gruppi nigeriani difficilmente stringono intese operative con altre organizzazioni criminali". Il procuratore generale definisce "silenziosissime, ma di alto livello di delittuosità, le organizzazioni cinesi: di recente è stata rilevata l’estensione delle loro attività criminali, in precedenza limitate quasi esclusivamente a danno delle comunità cinesi, anche nei confronti di cittadini italiani". Per Favara, appare "preoccupante anche l’emergere della criminalità di origine rumena" mentre cresce l’interesse per il nostro territorio anche della criminalità organizzata turca, che utilizza l’Italia "come area di transito delle sostanze stupefacenti dirette verso i mercati europei, nonché dei clandestini curdi intenzionati a raggiungere Francia e Germania".
Anno giudiziario: P.G. Favara, Italia sorvegliata speciale in Ue
Reuters, 11 gennaio 2005
La riforma dell’ordinamento giudiziario da sola non basta a sanare la situazione della giustizia italiana, che è ormai un sorvegliato speciale a livello europeo. È quanto sostiene dice il procuratore generale della Cassazione Francesco Favara nella relazione sull’amministrazione della giustizia nel 2004, letta stamani in Cassazione davanti, tra gli altri, al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e al premier Silvio Berlusconi, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. Secondo il pg bisogna trovare il modo di "porre termine ad una situazione ormai insostenibile che, a livello europeo, ci vede permanentemente sotto preoccupata osservazione". "La sola riforma dell’ordinamento giudiziario - pur necessaria, a prescindere da ogni valutazione sul suo contenuto - non è assolutamente sufficiente", dice Favara. "Alla magistratura - prosegue Favara - deve perciò essere restituita la fiducia dei cittadini ... le sentenze e, più in generale, l’attività dell’autorità giudiziaria, possono certamente essere criticate. Non perciò contestate, o strumentalizzate per fini diversi". Secondo Favara "il vero problema, che è al centro delle discussione, è ancora quello dell’eccessiva durata dei processi, prettamente dipendente dalla loro quantità". "Al 30 giugno 2004 sono risultati pendenti ben 8.942.932 - quasi 9 milioni - di cui 3.365.000 civili e 5.580.000 penali", spiega Favara nella relazione. Si tratta di numeri che, secondo il pg, spiegano perché sia "indispensabile dare vita a un sistema di giustizia efficace". Favara ha poi messo in guardia dagli effetti dell’eco avuta nei media da alcuni importanti processi e sentenze, che creano "processi paralleli" a quelli che si celebrano nelle aule giudiziarie. Nella sua relazione il pg sottolinea come tra i delitti denunciati tra il 1 luglio 2003 e il 30 giugno 2004 vi sia stato un aumento delle truffe, le quali "sono più che raddoppiate" (+130%). Il fenomeno sembra attribuibile all’incremento delle truffe informatiche. Gli altri delitti infatti, anche se con alcune eccezioni, vedrebbe una complessiva tendenza alla riduzione. Sono diminuite rapine (-6%), estorsioni (-4%), bancarotta (-5%), delitti legati agli stupefacenti (-10%), furti (-7%). Sono invece aumentati omicidi, tentati e consumati (+2%), sequestri di persona (+4%), maltrattamento in famiglia verso i bambini (+5%). Tra tutti colpisce il dato delle violenze sessuali, che sono aumentate del 48%.
Anno giudiziario: P.G., Brigate Rosse ko, ma rischio eversione in posti lavoro
Agi, 11 gennaio 2005
Nessun dubbio sul fatto che tra il 2003 e il 2004 le Brigate Rosse abbiano subito un duro colpo, "sicuramente disarticolante". L’attenzione sul fenomeno eversivo, però, non deve venir meno perché alcuni militanti sono sfuggiti agli arresti e perché quanto inferto "alle posizioni più militariste potrebbe dare nuovo impulso ai gruppi che si ispirano ad una impostazione che privilegia il tentativo di raccordo con le "masse" mediante il loro coinvolgimento in un uso "politico" delle armi, esercitato con azioni di più basso profilo ma di alto contenuto simbolico". L’analisi del Pg di Cassazione, Francesco Favara, chiama in causa quegli attentati dinamitardi rivendicati da vari gruppi eversivi, come il Fronte rivoluzionario per il comunismo, i Nuclei comunisti combattenti e i Nuclei proletari per il comunismo. Il magistrato denuncia il "forte tentativo di infiltrazione eversiva nel mondo del lavoro mediante una rinnovata conflittualità nei luoghi di lavoro, che passa attraverso il superamento della tradizionale attività del sindacato, che si tenta di isolare e scavalcare e la contrapposizione ad ogni forma di mediazione".
Anno giudiziario: autonomia magistratura sia sempre rispettata
Ansa, 11 gennaio 2005
"Alla magistratura deve essere restituita la fiducia dei cittadini". È il monito contenuto nelle considerazioni finali della relazione del Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Francesco Favara, che stamattina apre l’anno giudiziario. Favara sottolinea poi che "la fiducia implica anche il rispetto per le sentenze e per la funzione giurisdizionale che attraverso esse si esprime". Nelle sue considerazioni, il Pg sottolinea come "l’autonomia e l’indipendenza di cui gode, secondo la Costituzione, la Magistratura, formata da Giudici e Pubblici Ministeri, deve essere sempre rispettata, come ha più volte ribadito il capo dello Stato". Favara rivendica dunque la necessità di scelte coraggiose. È lui stesso a scrivere: "Si impongono scelte coraggiose e innovative, le quali certamente hanno dei ‘costì, non solo economici. E sono altresì necessarie misure organizzative valide e collaborazione adeguata da parte di magistrati e avvocati". Di qui il monito del Pg della Suprema Corte: "Se Parlamento e Governo daranno al Paese riforme giuste e condivise, leggi moderne che possano delineare un sistema di giustizia efficace e tempestiva e strutture adeguate, il risultato non potrà mancare".
Anno giudiziario: allarme P.G., c’è un abuso del processo
Adnkronos, 11 gennaio 2005
"Si assiste in tanti casi ad un abuso del processo". È l’allarme lanciato dal Procuratore Generale della Cassazione, Francesco Favara, nelle considerazioni finali della relazione, di 122 pagine, di inaugurazione dell’anno giudiziario. Il Pg, analizzando lo stato della giustizia italiana, evidenzia la tendenza secondo la quale "si è proceduto nella linea di portare davanti al giudice ogni tipo di controversia, senza considerare che troppi processi provocano ritardi e disfunzioni, anche in sede di esecuzione".
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