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I troppi silenzi sull’amnistia, di Paolo Franchi
Corriere della Sera, 14 dicembre 2005
Non sarà un milione di persone, come sogna Marco Pannella, a marciare in nome dell’amnistia per le vie di Roma, il pomeriggio di Natale. Ma saranno sicuramente in molti, più di quanti potrebbero far supporre la paura così diffusa della criminalità, che nei sondaggi sui timori degli italiani se la batte con la disoccupazione, e la conseguente, comprensibile ritrosia dei partiti a prendere un impegno impopolare, e ancor più a rispettarlo. E poi Pannella i primi risultati di un’iniziativa come sempre controcorrente, come sempre almeno all’apparenza addirittura controproducente, li sta già raggiungendo. Anche sul piano politico. Nel centrosinistra, dove pure sono in tanti a vivere con comprensibile preoccupazione il ritorno di Marco e della rosa nel pugno, un no secco e duro arriva (e ci mancherebbe) da Antonio Di Pietro, ma fioccano adesioni significative, a cominciare da quella di Massimo D’Alema. E pure nel centrodestra, dove a lanciare l’allarme per Caino di nuovo in libertà sono soprattutto, e nessuno si aspettava il contrario, i leghisti, nelle stesse ore della solidarietà entusiasta a Roberto Castelli che ha detto no alla grazia per Adriano Sofri. Ma in Forza Italia non mancano manifestazioni di disponibilità, e qualche mezzo segnale di attenzione arriva persino dall’interno di Alleanza Nazionale. Tutto questo non basta, naturalmente, a lasciar presagire un miracolo natalizio, un Parlamento cioè che, al termine di una legislatura così rissosa, e alla vigilia di una campagna elettorale infuocata, riscopra, e proprio su un terreno così accidentato, la vocazione bipartisan perduta. Il pessimismo è quasi obbligato, al punto che viene da dar ragione a Giulio Salierno quando, su Liberazione , sottolinea l’opportunità morale e politica di avvertire i carcerati che molto probabilmente il provvedimento non arriverà, e che anzi di qui a poco le carceri si faranno ancora più affollate, ancora più invivibili, quando, grazie alla cosiddetta ex Cirielli, vi saranno aggregati tanti recidivi. Tutti o quasi poveracci, tutti o quasi sottoproletari del reato. Pessimismo, e pessimismo motivato, dunque. Ma digiuno o non digiuno Marco va avanti, spes contra spem, tornando a innalzare una bandiera antica, dei radicali, certo, ma prima ancora del socialismo umanitario, quello che già sul finire dell’Ottocento si negava all’idea che povertà e questione criminale fossero semplicemente due facce della medesima medaglia. E va avanti (proprio lui, il presunto anticlericale, il presunto mangiapreti) senza smettere per un attimo di ricordare ai non pochi parlamentari smemorati o distratti l’ovazione commossa con cui salutarono tre anni fa Giovanni Paolo II che li esortava, anzi, li implorava ad approvare l’amnistia; salvo poi non farne colpevolmente un bel nulla. Tattica, manovra politica? C’è anche questo, ci mancherebbe. Ma c’è pure, forse, qualcosa di molto più importante, che va persino al di là della spinosa questione dell’amnistia: il tentativo, in una stagione segnata da uno scontro così intenso in tanti campi, di cominciare a trovarne almeno uno, e certo non il meno significativo, sul quale laici e cattolici possano incontrarsi, in nome dell’uomo e delle sue sofferenze. Se è così, a colpire (anche più delle cautele e delle infingardaggini dei politici) è il silenzio con cui l’appello di Pannella è stato accolto, almeno sin qui, dalla Chiesa e da tanta parte del mondo cattolico, quasi che molte cose fossero cambiate dai tempi, pure così recenti, del Papa polacco. Inutile dire che ci piacerebbe essere smentiti. Magari proprio nel giorno di Natale. Giustizia: Ciampi - Castelli, il conflitto approda alla Consulta
Il Sole 24 Ore, 14 dicembre 2005
Il suo impegno a riesaminare la questione dopo il peggioramento delle condizioni di salute di Adriano Sofri era parso premessa di un ripensamento, invece il Ministro della Giustizia non è tornato sui suoi passi e ha detto no alla concessione della grazia. Castelli ha chiarito: "Ne ho parlato con Bossi e lui ha capito le mie motivazioni. Questa decisione è totalmente mia. Quando devi decidere sulla vita di un altro uomo sei sempre solo. Bossi mi aveva chiesto come stesse Adriano Sofri e cosa avessi intenzione di fare. Ma mi ha anche detto di agire secondo coscienza: devo ringraziarlo perché non ha voluto in alcun modo condizionare la mia decisione". Il rifiuto arriva mentre l’ex leader di Lotta Continua, ancora in prognosi riservata, è tornato a essere libero, dopo che il giudice di sorveglianza di Pisa ha deciso la sospensione della pena di 22 anni di reclusione per il delitto Calabresi, senza limiti temporali (il 26 novembre Sofri era stato colto da malore nel carcere di Pisa, ricoverato in rianimazione e operato d’urgenza). Il tribunale di sorveglianza di Firenze dovrà valutare entro sei mesi eventuali modifiche al provvedimento. Pochi giorni dopo, il 29 novembre, al Guardasigilli è stato notificato il conflitto di attribuzioni sollevato dal Presidente della Repubblica presso la Corte Costituzionale in cui il Quirinale rivendica "l’integrità delle proprie esclusive attribuzioni costituzionali nell’esercizio del potere di concessione della grazia", che a suo giudizio "è stata lesa dal rifiuto, da parte del Ministro della Giustizia, di predisporre il relativo decreto di concessione" nel caso di Ovidio Bompressi, oltre che "di controfirmarlo". Ora, la Suprema Corte dovrà esprimersi per chiarire se il potere di grazia sia di competenza esclusiva del Capo dello Stato o se invece siano necessarie la proposta e poi la controfirma del Ministro della Giustizia. Sarà l’ Avvocatura dello Stato a sostenere le ragioni di Carlo Azeglio Ciampi davanti alla Consulta; Castelli dovrà affidarsi a un avvocato del libero foro. Nel suo ricorso l’Avvocatura generale sostiene che il potere della grazia "è riservato in via esclusiva" al Capo dello Stato, e che la controfirma del Guardasigilli ha una funzione "notarile". Roberto Castelli ritiene invece che "la Costituzione vigente pone in capo al Ministro della Giustizia la responsabilità di formulare la proposta di grazia". Per il Quirinale, con il suo rifiuto il Guardasigilli ha violato gli articoli 87 della Costituzione, sui poteri del Capo dello Stato, e 89 sulla controfirma ministeriale agli atti del Presidente. Il conflitto è stato giudicato ammissibile il 28 ottobre scorso dopo un lungo braccio di ferro tra i il Colle e Via Arenula. Il Ministro ha tempo fino a lunedì 19 dicembre per comunicare la sua costituzione in giudizio. Poi spetterà al presidente della Consulta, Annibale Marini, fissare la data per discutere se il potere di grazia è "duale", come considera il Guardasigilli, oppure di esclusiva competenza del Capo dello Stato, come sostiene Ciampi. Critiche alla posizione di Castelli non arrivano solo dal centrosinistra, ma attraversano anche la maggioranza. Il Presidente del Consiglio non commenta: sarebbe favorevole all’atto di clemenza, ma preferisce mantenere il riserbo. Nella Casa delle Libertà, Lega a parte, sono in molti a contestare il Guardasigilli. Per il Ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, Sofri "andava graziato". Il Ministro Rocco Buttiglione considera la scelta del Guardasigilli "un’occasione persa". Il capogruppo di An alla Camera, Ignazio La Russa, fa sapere che se la richiesta di grazia fosse stata inoltrata, da parte sua "non ci sarebbe stata nessuna obiezione". Il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, afferma che le condizioni di salute di Sofri sono tali che avrebbero potuto determinare benissimo "un gesto umanitario". Anche il presidente della commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella (Fi), contesta la scelta del Ministro osservando che "la condizione fondamentale da sempre per concedere la grazia sia la raggiunta sicurezza che il condannato si è riabilitato e che quindi merita comprensione, quel perdono che è nel concetto di grazia". Le critiche non preoccupano Castelli che considera gli anni scontati da Sofri non sono sufficienti per la prassi di concessione della grazia. Precisa il Ministro: "Lui potrà vivere la convalescenza da uomo libero. Il 28 maggio scade il provvedimento: chi avrà l’onore e l’onere di essere Ministro della giustizia deciderà. Esiste un codice penale che codifica le modalità per le quali deve scontare la pena. Sta seguendo il percorso di tutti i detenuti. Non è un detenuto speciale, non posso far altro che rispettare le leggi". Ex Cirielli: sindacati penitenziari, dovevano pensarci prima…
Ansa, 14 dicembre 2005
"Sulla ex Cirielli avrebbero fatto meglio a pensarci prima": lo affermano i sindacati del personale dell’amministrazione penitenziaria ricordando che già nei mesi scorsi avevano più volte denunciato i contraccolpi dell’entrata in vigore della legge ex Cirielli con la previsione di 20 mila detenuti in più entro breve termine a rendere "del tutto insostenibili le condizioni nelle carceri italiane". Con un comunicato congiunto, Cgil, Cisl, Uil, Sag-Unsa e Osapp, sotolineano che "proprio le recenti dichiarazioni del vice premier Gianfranco Fini e di altri autorevoli esponenti della maggioranza, rispetto alle contraddizioni tra l’approvata legge ex Cirielli ed i contenuti del testo di legge, su proposta governativa e all’esame del Parlamento, in materia di disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope, inducono a sollecitare con forza interventi correttivi". Tenuto conto che già un terzo dei detenuti presenti nelle carceri italiane risulterebbe tossicodipendente, i sindacati "reputano oramai prive di senso le dichiarazioni di circostanza, atteso che si rendono necessari da parte dell’attuale classe politica atti concreti intesi a limitare e a circoscrivere gli effetti devastanti che la promulgazione della legge ex Cirielli produrrà sul sistema penitenziario italiano e sulla vivibilità lavorativa del Personale penitenziario". Amnistia: Cutrufo (Dc); appello di Wojtyla non resti inascoltato
Adnkronos, 14 dicembre 2005
"Non possiamo lasciare ancora inascoltato l’appello a un gesto di pietà umana, verso molta parte della popolazione carceraria, che Giovanni Paolo II rivolse al Parlamento in occasione della sua storica visita, soprattutto quando questo trova conferma nel fatto che le carceri italiane non sono adeguate al numero di detenuti che le popolano". Lo ha dichiarato, intervenendo sull’amnistia, il questore del Senato Mauro Cutrufo, vicesegretario della Democrazia cristiana per le autonomie. "Inoltre - ha aggiunto il senatore Dc - l’eccessiva promiscuità nuoce anche al processo di rieducazione oltre al fatto che ci sono reati per i quali la permanenza in carcere può non essere necessaria, soprattutto in assenza di luoghi attrezzati ad accogliere un numero così vasto di detenuti. L’importante - ha concluso Cutrufo - è che l’amnistia non vada a beneficiare individui che si sono macchiati di delitti contro la persona e contro la società". Giustizia: Caldoro (Nuovo Psi): sì a provvedimento non generalizzato
Ansa, 14 dicembre 2005
"Un amnistia non generalizzata che tenga conto della gravità dei reati commessi, degli anni passati in carcere, del comportamento e del reinserimento sociale di ogni singolo detenuto". È quanto auspica il Ministro per l’Attuazione del Programma di Governo, Stefano Caldoro. "La mia è un posizione assolutamente personale - sottolinea il Ministro Caldoro - convinto come sono della necessità che il Parlamento esamini il provvedimento rivolto anche a creare differenti trattamenti nei confronti dei detenuti a seconda del proprio ravvedimento, per liberare le carceri italiane dal sovraffollamento anche a causa di tanti cittadini trattenuti in attesa di giudizio o per reati che potrebbero essere sanzionati diversamente". "Per questo - aggiunge il Ministro - mi sento di aderire alle iniziative per l’amnistia, la giustizia e la libertà promosse da Marco Pannella con l’auspicio, però, che su questo argomento si abbia la più vasta convergenza e condivisione da parte delle forze politiche". Posizione ritengo condivisa - prosegue il Ministro - anche dal Segretario del Nuovo Psi Gianni De Michelis". Giustizia: il Pm Nordio critico su inasprimento delle pene
Il Mattino, 14 dicembre 2005
Non piace al pubblico ministero Carlo Nordio il giro di vite che il Governo sta per approvare e anche se preferisce non entrare nel merito politico, dà la sua valutazione dal punto di vista tecnico e lo fa in modo critico.
Dottor Nordio che ne pensa di questo inasprimento delle pene, lei che è il presidente della Commissione ministeriale che sta riscrivendo il codice Penale? "Non mi permetto di discutere le scelte che fa una maggioranza di Governo che ha i suoi obiettivi politici e persegue un certo consenso elettorale. Se ritiene che vada conseguito inasprendo le pene, non voglio dare giudizi. Posso invece dare un giudizio tecnico, ed è negativo sia sotto il profilo del metodo che sotto quello del merito".
Ci spieghi meglio. "Sotto il profilo del metodo, come magistrato ma anche come presidente della Commissione che ha lavorato per quattro anni a un codice che è pronto, non sono d’accordo. Perché un codice Penale non può essere modificato ancora una volta con interventi settoriali, motivati dall’impulso emotivo contingente. Altrimenti succede come per il codice di Procedura penale, che ormai è un’arlecchinata di cui nessuno capisce più niente proprio perché è stato modificato e integrato varie volte sull’onda emotiva di provvedimenti da prendere per seguire un consenso del momento".
E riguardo al merito? "Il discorso è analogo. Inasprire le pene non serve a nulla perché le pene sono già molto alte, direi che sono addirittura troppo alte quelle previste dalla legge. Un esempio: un furto continuato aggravato in abitazione può essere punito con trent’anni di galera. Questo vale per tutti i reati contro il patrimonio che sono oggi puniti, astrattamente, con pene addirittura sopra ai vent’anni.
E allora qual è il problema? "Il problema non è della gravità della pena, o della severità, ma della serietà della pena, cioè il fatto che la pena venga inflitta in modo equo e in un tempo ragionevole. Tutto questo in Italia non avviene. La pena viene gridata, si aumentano i massimi per dare, come si dice, un contentino all’opinione pubblica".
Gli effetti della Cirielli collegati al decreto che dovrebbe essere varato oggi potrebbero causare un peggioramento della crisi nelle carceri italiane? "Io penso che la Cirielli non sia così devastante come si dice da sinistra, né così utile come si dice da destra, poiché è una delle tante leggi molto confuse e probabilmente incostituzionale. Non succederà niente perché la giustizia penale è già morta". Amnistia: Epifani; carceri sovraffollate, urge atto clemenza
Ansa, 14 dicembre 2005
La situazione carceraria in Italia è "allarmante e preoccupante" e per questo "é necessario un effettivo ed efficace atto di clemenza". A farsene portavoce è il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, in una lettera inviata a Marco Pannella. "La Cgil - si legge - considera da tempo con allarme e preoccupazione la situazione delle carceri italiane. L’estremo e crescente sovraffollamento; la pratica impossibilità di esercitare quelli che sono i diritti elementari del cittadino detenuto; i meccanismi di esclusione che portano all’ingresso in carcere e alla recidiva di fasce sociali tipicamente svantaggiate: tutto ciò configura una situazione che non è più oltre tollerabile. Tale situazione - prosegue Epifani - rischia inoltre di essere pesantemente aggravata da leggi approvate recentemente (ex Cirielli) o delle quali è possibile la prossima approvazione (stralcio della Fini-Giovanardi sulle droghe). Questi provvedimenti potrebbero - a giudizio di Epifani - portare assai rapidamente nei luoghi di pena decine di migliaia di nuovi reclusi, oltre agli attuali 60.000, delineando scenari ancora più gravi in una prospettiva più lunga". Tra l’altro, "questa situazione fa gravare un peso crescente anche sul personale degli istituti di pena determinando uno svilimento del lavoro e delle funzioni di tanti operatori impegnati ogni giorno in un lavoro duro e difficile: diviene così sempre più arduo il raggiungimento di quello che è il primo compito istituzionale dei lavoratori di questo settore: il recupero sociale e psicologico delle persone detenute". In conclusione, "é necessario affrontare questa situazione in modo strutturale. Nell’attuale, drammatica situazione non può essere eluso il nodo di un necessario, urgente provvedimento di clemenza, che risulta nella situazione attuale indispensabile per ragioni di elementare umanità, e che può essere determinante anche per rendere gestibile l attuazione di politiche più strutturali. Troppe volte - conclude Epifani - le istituzioni hanno dimostrato una teorica disponibilità nei confronti di questo tipo di misure, approdando poi a un nulla di fatto. Per tutti questi motivi la Cgil condivide le ragioni dell’iniziativa promossa per il 25 dicembre al fine di ottenere un efficace e tempestivo provvedimento di clemenza". Padova: cinquanta detenuti sono stati già trasferiti dal circondariale
Il Gazzettino, 14 dicembre 2005
È finita la protesta all’interno del carcere di via Due Palazzi. Da lunedì, infatti, è iniziato il programma per ridimensionare il sovraffollamento. I primi cinquanta detenuti sono già stati trasferiti ma l’operazione proseguirà fino alla fine dell’anno: l’obiettivo è di arrivare a una quota di 200 reclusi. I detenuti, dunque, hanno ottenuto quel che volevano e d’altronde la situazione era arrivata ad una fase critica. "Siamo soddisfatti - commenta Giampietro Pegoraro, segretario regionale del sindacato degli agenti della polizia penitenziaria della Cgil - anche se bisognerà continuare a monitorare la situazione con attenzione. Ora il numero dei detenuti è stato diminuito con un intervento apposito ma basta un blitz in via Anelli per riportare dietro le sbarre decine di clandestini e far lievitare le presenze". Dall’inizio della settimana, comunque, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha avviato il piano dei trasferimenti. I primi cinquanta detenuti sono stati distribuiti nelle case circondariali non solo del Veneto ma anche del resto d’Italia. Qualcuno, però, ha cercato di evitare la partenza da Padova anche ricorrendo al ricovero in infermeria. Ovviamente, il passaggio da un istituto all’altro è stato predisposto secondo un preciso criterio andando incontro alle esigenze di quanti hanno la famiglia in città o nelle province limitrofe. Il programma, comunque, andrà avanti. Almeno fino a fine anno. Il numero dei reclusi è sceso a 240 ma è ancora il doppio rispetto alla capienza prevista. Il progetto è di arrivare a un limite di 200, ovvero quasi un terzo in meno dei detenuti presenti quando è esplosa la rivolta. Da lunedì scorso, inoltre, i lavoranti hanno ripreso a svolgere le loro mansioni facendo ripartire la vita dietro le sbarre. La cucina ha ricominciato a funzionare e lo sciopero della fame è stato interrotto. Solo ieri i reclusi hanno acquistato qualcosa come trecento pacchi di pasta, segno tangibile che il lungo digiuno ha lasciato il segno. Con i trasferimenti, dunque, la situazione è ritornata entro i limiti della sopportazione. Certo, siamo sempre di fronte a un sovraffollamento ma ora è almeno gestibile. Padova: detenuto suicida perché temeva di stare in cella vent’anni
Il Gazzettino, 14 dicembre 2005
Mihai Varga Lingurar temeva di rimanere in carcere per almeno vent’anni se non per tutta la vita. A 26 anni era finito in cella per la prima volta. Gli altri detenuti non avevano certo cercato di rincuorarlo, anzi. Le voci che circolavano raccontavano che Sandro Storelli è un uomo importante e potente e che avrebbe potuto farlo condannare a una pena pesante. Discorsi che l’immigrato aveva ascoltato preoccupato. Qualcuno aveva pure visto nei suoi occhi la paura crescere. Una situazione psicologica difficile che nel giro di qualche giorno lo ha portato a una forte depressione. Anche se Lingurar non ha lasciato alcun biglietto, dietro le sbarre tutti sanno di cosa si è trattato, di perché ha deciso, sabato scorso, di chiudersi in bagno e di impiccarsi con un paio di pantaloni legati a una inferriata. I due compagni di cella stavano dormendo e non si erano accorti di nulla. Almeno fino a quando si sono svegliati e dopo aver bussato alla porta senza avere risposte hanno dato l’allarme. Il romeno era stato arrestato due settimane fa. L’aggressione era avvenuta intorno alle otto e mezza nell’abitazione di Storelli in via Forlanini. Lingurar era assieme al connazionale Marius Nicolae Nastase, ventenne. Finora la sola versione dei fatti è quella che era stata fornita dai due aggressori. Avevano detto di essere stati contattati da Storelli al telefono quel lunedì dopo che si erano conosciuti alcuni giorni prima. Una volta giunti nell’abitazione del funzionario era accaduto qualcosa che aveva scatenato la furia dei due romeni che avevano picchiato a sangue il cinquantaduenne con pugni, calci e utilizzando pure una statuetta. Proprio Lingurar era stato quello che aveva agito con maggiore ferocia al punto che si era fratturato una mano. Gli stranieri avevano ammesso di aver pestato il padrone di casa per quaranta minuti senza però spiegare il perché. Poi avevano preso le chiavi dell’Alfa 146 della vittima ed erano fuggiti verso il confine ma erano stati arrestati dalla Squadra mobile di Padova a Cessalto. Giustizia: Ucpi; servono interventi a tutela diritti detenuti
Adnkronos, 14 dicembre 2005
È emergenza nelle carceri italiane, con 60 mila detenuti, più di un terzo dei quali (oltre 21 mila) sono in attesa di giudizio. A denunciarlo è l’Unione delle Camere Penali, che sollecita interventi "a tutela dei diritti e della dignità di coloro che vivono dietro le sbarre. Per discuterne, venerdì prossimo i penalisti hanno organizzato un dibattito a Roma (Cassa Avvocati, via Quirino Visconti, 8), al quale parteciperanno operatori, educatori, responsabili delle associazioni e dei partiti: tra gli altri, i sottosegretari alla Giustizia Giuseppe Valentino e Luigi Vitali; Enrico Buemi dello Sdi; Daniele Capezzone dei Radicali Italiani; Graziella Mascia di Prc; Erminia Mazzoni dell’Udc. Le conclusioni sono affidate al presidente dell’Ucpi Ettore Randazzo. "Intendiamo protestare con forza - anticipano i penalisti - chiediamo alle associazioni di volontariato di costituire insieme all’Ucpi un osservatorio permanente in grado di monitorare la situazione e di offrire proposte politiche in grado di garantire i diritti dei detenuti nel rispetto del dettato costituzionale". Nuoro: Caligaris (Sdi); a Badu e Carros situazione intollerabile
Adnkronos, 14 dicembre 2005
"Ancora una volta i detenuti di Bad’e Carros sono costretti a una clamorosa azione di protesta per denunciare l’intollerabile situazione di vivibilità nella Casa Circondariale. Non partecipare alla Messa di Natale, così come proposto da un gruppo, è infatti una palese estrema richiesta di aiuto per scontare le pene in condizioni umane". Lo sostiene in una nota il consigliere regionale dello Sdi-RnP Maria Grazia Caligaris, segretaria della Commissione Diritti Civili avendo appreso che diversi detenuti hanno inviato una lettera al Magistrato di Sorveglianza di Nuoro, al Vescovo e al Santo Padre. "Non è accettabile - dice Caligaris - che problemi quali il freddo, la mancanza di acqua calda per potersi lavare, la concomitanza tra l’orario per le docce e quello per l’aria, l’assenza di spazi idonei per attività fisiche, ricreative e culturali, le difficoltà anche per gli agenti di Polizia penitenziaria a far fronte alle emergenze debbano richiedere un intervento straordinario e far mobilitare addirittura il Vescovo e il Papa". "La situazione del carcere di Nuoro e quella degli altri Istituti di Pena dell’isola - sottolinea il consigliere - dove agenti e detenuti si trovano in una condizione di estremo disagio, rendono improcrastinabile la concessione dell’amnistia. Il provvedimento, atteso inutilmente da anni, consentirebbe di ridurre notevolmente la presenza nelle Case Circondariali soprattutto di persone con gravi problemi di salute e renderebbe la vita in carcere meno drammatica. Una riduzione del sovraffollamento, principale causa della inefficacia dei trattamenti di rieducazione, restituirebbe dignità a detenuti, agenti e operatori penitenziari". "Ricordo - conclude Caligaris - che si parla di amnistia dall’anno del Giubileo e che Papa Giovanni Paolo II la sollecitò in occasione della visita al Parlamento. Oggi, per la sua concessione sono mobilitati i dirigenti dello Sdi e dei Radicali. Non mi sorprende invece il silenzio del Governo Berlusconi più preoccupato per la propria riconferma che di risolvere qualunque problema riguardi i cittadini". Sicilia: istituti sovraffollati e immigrati in aumento
Adnkronos, 14 dicembre 2005
Istituti di pena sovraffollati e con problemi di integrazione. La fotografia delle carceri siciliane emerge dalla sesta edizione dell’Osservatorio sulla pubblica amministrazione "Immigrazione e integrazione: problematiche e prospettive", organizzato dal Cerisdi e svoltosi a Palermo. Fino allo scorso mese di ottobre nelle carceri dell’Isola ospitavano 6.368 detenuti a fronte dei 5.685 dello scorso anno. I detenuti stranieri sono 1.209 e provengono in maggioranza dall’Africa, seguita da Europa, Asia e America. Tra i principali reati spaccio di stupefacenti, rapine, induzione e sfruttamento della prostituzione. Ma secondo Orazio Faramo, provveditore regionale per la Sicilia del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del ministero di Giustizia, i detenuti presenti nelle carceri potrebbero aumentare tra un anno di 800 unità a causa della ex Cirielli. "L’isola - ha detto Faremo - presenta problemi di sovraffollamento come tutte le altre regioni d’Italia. Essendo il flusso degli stranieri in aumento, anche gli istituti siciliani hanno registrato un incremento di presenze. Paradossalmente, però, anche se ci sono problemi di convivenza multiculturale, di lingua e di religione il detenuto da noi è un soggetto di diritto che riceve assistenza sociale, sanitaria oltre che l’immissione in graduatoria per l’inserimento lavorativo". Secondo i dati dell’Osservatorio ad aumentare nell’Isola sono in generale i cittadini extracomunitari. Nella provincia di Palermo, in particolare secondo dati forniti dalla Questura, al 9 dicembre scorso risultano 19.000 soggiorni validi, cinquemila presenze in più rispetto al 2004, con una previsione a fine anno di 23.000 presenze. La maggior parte degli stranieri proviene dallo Sri Lanka, dal Bangladesh, dalla Tunisia e dal Marocco. Collaboratori domestici e operai sono le figure professionali più presenti. Salerno: presepi e ceramiche dei detenuti di Fuorni
Salerno City, 14 dicembre 2005
Ci sono anche i presepi ceramici dei detenuti della casa circondariale di Fuorni nella grande mostra presepiale allestita ed inaugurata nel Tempio di Pomona a Salerno. L’esposizione, organizzata dalla Curia arcivescovile, dal settimanale Agire, da Telediocesi Salerno e dalla Bottega S. Lazzaro è visitabile ad ingresso libero fino al prossimo 6 gennaio. Tre le sezioni: quella didattica, con l’istituto d’arte "Menna", il liceo artistico Sabatini e i detenuti del carcere; la sezione del "presepe nella tradizione" e quella degli artisti. Per quest’ultima espongono le loro opere i seguenti artisti: Salvatore Autuori, Gian Cappetti, Maria Grazia Cappetti, Andrea Caruso, Vincenzo Caruso, Ignazio Collina, Antonio D’Acunto, Federica D’Ambrosio, Gelsomino D’Ambrosio, Italo De Rosa, Ilaria Di Giacomo, Giuseppe Di Muro, Valerio Ferrara, Nello Ferrigno, Wanda Fiscina, Patrizia Grieco, Vitale Iaccio, Ugo La Pietra, Lina Liguori, Lucio Liguori, Pasquale Liguori, Marsia, Pier Francesco Mastroberti, Sasà Mautone, Fortuna Notini, Antonio Petti, Vincenzo Procida, Franco Raimondi, Lorenzo Spirito. Nell’antico spazio del Tempio di Pomona, quindi, sono proposti presepi del settecento, opere d’arte in copia unica, pezzi di artigianato, gioielli d’arte e devozione provenienti dalle più importanti collezioni, natività realizzate da celebri artisti della ceramica e della pittura. Rovigo: un "lettera aperta" dei detenuti alla città
Coordinamento Volontari del Carcere di Rovigo, 14 dicembre 2005
Si comunica che i detenuti delle sezioni maschili e femminili della Casa Circondariale di Rovigo hanno inviato, in questi giorni, una cartolina a tutta la popolazione della città (che si invia in allegato) chiedendo attenzione nei loro confronti. L’operazione è sostenuta dal Coordinamento dei volontari del carcere. Il tutto cade in un momento storico particolare segnato profondamente dal sovraffollamento e dalle attese che da diversi anni in questo periodo vengono alimentate da parte di un certo mondo della politica e del sociale per la concessione di amnistie o indulti, cosa che puntualmente non avviene e lascia nel dolore e nella solitudine le persone recluse. "Sarebbe il caso - afferma Livio Ferrari, direttore del Centro Francescano di Ascolto di Rovigo e fondatore della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia - che prima di fare certe operazioni, considerata l’esperienza, si procedesse senza enfatizzare il tutto sulla stampa, perché i detenuti poi sentono ancora di più il dolore del loro stato e l’atteggiamento vendicativo che da troppi anni il Parlamento ha assunto nei confronti di questa popolazione". "È chiaro da troppo tempo - conclude Ferrari - a tutti gli operatori della giustizia, come l’atteggiamento di far vedere i muscoli da parte di chi non ha altro da mostrare, come è di questo governo, non preveda atti di clemenza per tutte quelle persone che vivono con difficoltà la propria esistenza".
Alla cortese attenzione dei signori e signore abitanti nel territorio di Rovigo
Natale 2005
Siamo le donne e gli uomini detenuti nella Casa Circondariale della città e scriviamo a voi, persone libere, confidando nella sensibilità e attenzione nei nostri riguardi in quanto, anche se il carcere di Rovigo si trova nel centro del capoluogo, noi ci sentiamo una realtà estranea! L’esilio del carcere, in effetti, rende il tempo di detenzione una ulteriore afflizione, aumentando l’emarginazione dal territorio e l’allontanamento dalle famiglie e dagli affetti, anziché essere un’occasione di recupero e reinserimento sociale. Chi è recluso è lo stesso parte della società e ha, per questo, la necessità di mantenere il contatto con la città che sta fuori! Abbiamo, perciò, un forte desiderio di poter incontrare quanti fra di voi sono disponibili ad intraprendere un dialogo con noi. Da parte nostra lasciamo aperto ogni spiraglio per condividere proposte, idee e soprattutto un confronto umano attraverso il quale arricchirci reciprocamente, noi detenuti e voi cittadini. Cogliamo l’occasione per augurare a tutti un sereno Natale.
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