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Pacchetto sicurezza: Livia Turco (Ds): votarlo è stato doveroso
Redattore Sociale, 3 agosto 2005
Onorevole Livia Turco, lei ha votato il pacchetto di sicurezza? È favorevole? "Non ero presente in aula al momento del voto, ma avrei votato sì. Mi sembra doveroso di fronte a un pacchetto che ha saputo accogliere proposte provenienti dalle forze di opposizione e che si configura in un quadro di legalità costituzionale, al di là di alcuni punti che possono suscitare perplessità. Da una parte c’è un dato politico di unità e grande alleanza nei confronti del terrorismo e quindi del bene superiore della nazione e dall’altra il pacchetto di sicurezza si configura in un profilo di legalità".
Tra le misure del ddl sono previste le espulsioni dei sospetti, la maggiorazione delle pene per chi indossi copricapo che nascondano il viso quale ad esempio il chador, il rilascio di permessi di soggiorno per chi collabori con la giustizia. A suo avviso questi provvedimenti non cavalcano il pregiudizio per cui le minacce alla sicurezza proverrebbero in modo generalizzato dagli immigrati? "Abbiamo votato in modo contrario a queste misure. Critico la politica di Pisanu sull’immigrazione, è una non politica, critico la Bossi-Fini, ma non penso che in merito al pacchetto sicurezza ci possa essere abuso od arbitrio. Dal punto di vista degli interessi degli immigrati non è questo che conta. Sono misure che abbiamo criticato ma non sono queste che aumentano il sospetto verso gli immigrati".
L’assunzione del fattore "sospetto" come elemento giuridico, per cui è previsto lo stato di fermo per 24 ore dei "sospetti" e la loro "espulsione", senza che il ricorso abbia potere sospensivo del provvedimento, non ledono il carattere garantista della nostra Costituzione? "Evidentemente il Presidente della Repubblica ha ritenuto di no, se ha firmato. Chi più di lui è garante del profilo di costituzionalità delle norme? Quelle norme non mi piacciono, precauzione eccessiva, ma io sono fiduciosa che non ci sarà un abuso di queste norme, si inficerebbe il clima di fiducia nelle istituzioni. Agli immigrati interessa che non scatti il clima di sospetto generalizzato e ostilità nei loro confronti. Perciò e importante che le istituzioni sconfiggano forze politiche come la Lega che istigano all’odio e che si operi nei fatti per una grande apertura nei confronti del mondo islamico, nei fatti però, non col predicatorio annuncio di consulte. Occorre una grande politica sull’immigrazione, esperienze come quella di Torino per il diritto di voto. Di straordinario rilievo il documento della Comunità islamica, che fra l’altro non mi pare abbia criticato il decreto Pisanu. L’Ucoi, che rappresenta l’islam più tradizionalista, quello delle moschee, ha fatto un documento di condanna al terrorismo e ha voluto farsi parte attiva per isolare gli imam estremisti. Questa è la strada che bisogna proseguire. Fermezza nei confronti della lotta al terrorismo e apertura al mondo islamico e agli immigrati, chiamandoli ad essere protagonisti della vita democratica del paese".
Il pacchetto non ha un termine di scadenza. Esiste a suo avviso il rischio che le politiche emergenziali di sicurezza durino più a lungo delle cause stesse che hanno richiesto la loro applicazione?
"Insomma siamo di fronte a un terrorismo mica da poco! Siamo di fronte a un fatto inaudito. Sarà bene tutelare il bene sicurezza di questo paese. Questo terrorismo inaudito per la sua capacità di penetrazione molecolare e ferocia va combattuto con il doppio volto della repressione e della politica, dell’integrazione. Insieme alle necessarie misure di repressione deve partire un grande processo di integrazione. Abbiamo di fronte un terrorismo che è animato da un’inedita e folle cultura nichilista. Il corpo umano diventa strumento per uccidere gli altri. Come si risponde a un terrorismo segnato da un così forte cultura della morte? Io credo mettendo in campo un progetto di rinascita della vita umana, che ruota intorno a un’idea forte di inviolabilità e integrità del corpo e della persona, come valore non negoziabile".
Venerdì scorso ad Ostia la Polizia ha fatto irruzione in un centro d’accoglienza autogestito. Il blitz ha portato al fermo di 14 pakistani. 13 sono stati rilasciati il giorno stesso, uno trattenuto in Questura per 24 ore. Al suo rilascio ha dichiarato di essere stato malmenato, offeso e interrogato senza un avvocato. Si tratta di un episodio isolato o di un caso paradigmatico dei rischi dell’applicazione di politiche di emergenza in materia di sicurezza? "Noi siamo in emergenza, non mi pare che sia una situazione normale. Ripeto si tratta di norme che non abbiamo condiviso e che guardiamo con preoccupazione. Certo bisogna esercitare una vigilanza perchè non ci sia abuso nei confronti di immigrati normali. E se si dovesse verificare c’è la possibilità di un intervento in Parlamento per chiedere l’abrogazione del decreto. Ma il tema era di messaggio complessivo, non potevamo condividere tutte le norme. Di fronte un impianto che rientra in un ambito di garanzie costituzionali e di fronte a un nemico come questo sarebbe stato grave se il centro sinistra non avesse dato il suo sostegno. Di fronte a norme non condivise il nostro compito è di avere il massimo della vigilanza. Il nostro atteggiamento responsabile ci dà più potere contrattuale e autorevolezza nel chiedere al governo correttivi se le cose non dovessero andare". Associazione "Diritti Civili": lettera di un bambino in carcere
Asca, 3 agosto 2005
Lettera dal carcere di un bambino, "detenuto", insieme alla sua mamma. È stata indirizzata e recapitata al leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da anni impegnato a difesa dei diritti dei detenuti e di quei 60 bambini, "reclusi" insieme alle loro mamme. Corbelli ha divulgato la toccante lettera, con la quale il piccolo chiede aiuto ed esprime il desiderio di andare a casa, con la mamma, raggiungere i nonni ed i cuginetti e, quindi, andare al mare a fare il bagno, a giocare sulla giostra, come ha visto fare a tanti altri bambini in televisione. Il bambino scrive a Corbelli che nessuno lo aiuta e che la mamma ha raccontato che c’era il "Papa vecchio", che si interessava dei bambini, ma adesso nessuno ne parla, nemmeno i giornali. Il bambino racconta che la sera, quando le guardie chiudono la porta della cella, lui piange. Il piccolo chiede aiuto a Corbelli e gli raccomanda di farlo uscire dal carcere con la sua mamma. Il leader di Diritti Civili, che ha, insieme a Vittorio Sgarbi, preparato una proposta di legge per estendere i benefici degli arresti domiciliari a tutte le donne detenute con bambini da assistere, sino a 10 anni di età (oggi sono previsti gli arresti a casa solo per le mamme detenute con bambini sino a 3 anni di età), giudica i bambini in carcere (sono attualmente 60): "Una vergogna nazionale, un fatto indegno di un Paese civile". Sassari: il sopravvitto dei detenuti? qui è un vero furto…
L’Unione Sarda, 3 agosto 2005
Pasta e piselli per primo, fettina di manzo per secondo, gorgonzola e salsiccia sarda per chiudere il pranzetto. Il tutto innaffiato con coca cola, l’unica e originale. Il costo per i cibi del pranzo operaio, e come altro lo volete definire, per un comune mortale che acquista in un supermercato è di euro 21,37. Verificato. Ma se sei un detenuto del carcere di San Sebastiano il cosiddetto sopravitto, i beni acquistati all’esterno, costano ben 33,51 euro. Verificato. Il 50 per cento in più. Come dire il trasloco della merce da uno dei supermercato vicini a San Sebastiano alla rotonda di via Roma incide per 12 euro a pranzo: il prezzo del coperto in un buon ristorante con un conto da 120 euro. Non è una vita facile quella dei detenuti di San Sebastiano. E passino le condizioni del carcere, il sovraffollamento e le poche attività collaterali, ma la cresta sulla spesa quella no. Il prezziario per gli acquisti extra dei detenuti è un incitamento all’inflazione. È un problema diffuso a livello nazionale che a San Sebastiano assume proporzioni poco invidiabili. Nella lunga lista di prodotti acquistabili all’esterno l’apice del ricarico si tocca con il burro: 1,88 euro a panetto per i detenuti, 0,79 euro al supermarket. Ma gli esempi potrebbero proseguire con la salsiccia sarda da un 1 chilo: 9,81 contro i 5,90 di media nei negozi sotto casa. Senza parlare della carne. Le fettine di manzo al libero cliente costano in media 8 euro al chilo, al cliente detenuto 11,91 euro. E ancora la carne di cavallo: 10,95 al chilo agli ospiti di San Sebastiano, 8,90 a chi può muoversi liberamente e raggiungere un centro commerciale a Predda Niedda. Insomma la busta della spesa di un detenuto è molto più pesante, economicamente parlando. La legge però parla chiaro: il prezzo delle merci del sopravitto si ricava da una media dei prezzi dei supermercati vicini al carcere. E se il carcere è al centro della città, nella zona più cara oppure se si trova in una città turistica, Alghero per esempio, poco importa. I detenuti così pagano la rendita di posizione. Del resto la cella con vista su via Roma è ben diversa da quella su una pianura desolata. Il problema è serio e anche in campo nazionale è motivo di tensioni tra i detenuti e le direzioni carcerarie. Però in questo caso i regolamenti sono davvero inflessibili. Non prevedono alternative: medie ricavate dai prezzi di un supermercato, l’ingrosso o anche i prodotti di concorrenza. Tempo fa proprio di questo problema si era occupata un’associazione di Padova che aveva fatto i conti della spesa dei detenuti. Erano ancora i tempi delle lire e non dell’arrotondamento da euro. Risultato: i detenuti spendevano per acquistare beni di prima necessità, detersivi e prodotti per l’igiene personale, oltre 56mila lire, contro le 35mila lire di un supermercato. Sono passati un po’ di anni, ma le abitudini non sono cambiate. Unica consolazione la carne macinata: a San Sebastiano costa la metà rispetto all’esterno. Polpette per tutti. Ancona: per il troppo caldo detenuto finisce all’ospedale
Il Messaggero, 3 agosto 2005
Sviene in cella, nel carcere di Montacuto. Preoccupazione ieri mattina nella casa circondariale anconetana dove un detenuto, Angelo Di Cosimo, 51 anni, campano, ha accusato un malore, forse anche per il caldo, accasciandosi improvvisamente a terra. Immediata la chiamata alla centrale operativa del 118 di Torrette che ha mandato sul posto un’ambulanza della Croce Gialla. I sanitari hanno constatato una crisi lipotimica dovuta ad una patologia di cui il detenuto soffriva da tempo. Il detenuto è stato ricoverato. Eurispes: in 10 anni intercettazioni telefoniche a 30 milioni di italiani
Ansa, 3 agosto 2005
Italiani, gente di spiati. Per l’Eurispes negli ultimi 10 anni sono state intercettate telefonate di 30 milioni di persone, ossia di 3 italiani su 4. L’istituto di studi, che ha usato per le stime i dati ufficiali del ministero di Giustizia oltre a quelli della propria banca dati, ritiene che il fenomeno ha riguardato "almeno una volta" "ogni famiglia italiana"; i cittadini "più ascoltati" vivono a Roma, Milano, Bologna, Napoli e Palermo e la regione con il record di intercettazioni è la Sicilia. Prato: nei supermercati venduti gli ortaggi biologici dei detenuti
Il Tirreno, 3 agosto 2005
Al negozio della Coop Bisenzio Ombrone di Seano sono arrivate le nuove forniture del carcere pratese: un progetto che vede in primo piano il Consorzio di cooperative Astir. Primizie arrivate dagli orti del carcere della Dogaia di Prato: pomodori e melanzane un po’ più piccoli e dalle forme più irregolari rispetto a quelli che siamo soliti vedere nei supermercati, ma dal sapore decisamente più verace, zucchine e peperoni come quelli che crescono negli orti sotto casa, sempre più rari. E le differenze che tra quegli ortaggi e quelli che di solito si trovano nel negozio non sono passate inosservate ai clienti. I prodotti, infatti, sono tutti biologici, ma la loro particolarità sta nel fatto che vengono coltivati negli orti e nelle serre che si trovano all’interno del carcere. Lungo i muri di cinta, infatti, tre anni fa sono state piantate le vigne, e gli orti sono cresciuti nel tempo. Finora gli ortaggi venivano venduti nello spaccio della casa circondariale, solo per uso interno. La novità, grazie ad un accordo stipulato un mese fa con la Coop Bisenzio Ombrone, riguarda appunto la loro commercializzazione. Si potranno acquistare sui banchi frutta di tutti ed otto i negozi della cooperativa, da Vernio fino a Seano. Avezzano: spettacolo in onore di Papa Giovanni Paolo II
Il Tempo, 3 agosto 2005
Per ognuno di loro, di qualsiasi colore, credo e status sociale. È stata questa la sensazione dei tantissimi che hanno assistito ad uno splendido e commovente spettacolo che i detenuti del carcere San Nicola di Avezzano hanno messo in scena per ricordare il Grande Papa che i cristiani vogliono "santo subito". Due ore di poesie, musiche e canti in ricordo di Wojtyla. Una manifestazione che era nata con ambizioni minori e che, alla fine, si è ampliata ed è migliorata con l’andare avanti dell’organizzazione. Alla presenza del vice sindaco Pissino Gallese e dell’assessore Raffaele Lolli, del consigliere regionale Angelo Di Paolo, di autorità ecclesiastiche come i monsignori Giovanni D’Ercole e Giorgio Caniato, (il vescovo Renna era assente per motivi pastorali ma ha inviato una bellissima lettera al direttore del penitenziario), nonché di un foltissimo pubblico, gli ospiti ristretti nel carcere di Avezzano hanno intrattenuto i presenti intervallando musiche oltre a poesie del Papa e alla proiezione di episodi del suo pontificato. La manifestazione, coordinata dal cappellano don Francesco Tudini con l’instancabile e attivissima suor Benigna, con il palcet del direttore, Sergio Romice, dimostratosi sempre sensibile ad eventi di questo genere, ha ricevuto un ottimo gradimento dal pubblico presente e dalle autorità in sala, fatto, questo, che ha dato una notevole gratificazione ai detenuti. Una piccola grande cosa, un piccolo miracolo, se vogliamo, che ha dimostrato ancora una volta che il Grande Papa Giovanni Paolo II è vivo, come sempre, nei cuori di tutti. Anche dietro le sbarre. Padova: il "Premio Vesce" dedicato all’impegno in carcere
Il Gazzettino, 3 agosto 2005
Quinta edizione del premio "Emilio Vesce", dedicato nell’edizione 2005 al tema "Impegno morale e civile dell’informazione nel mondo carcerario". I termini per partecipare al premio, promosso dal Comitato Regionale per le Comunicazioni - Corecom Veneto in collaborazione con la Regione, la Conferenza Nazionale dei Presidenti Corecom/Corerat e l’Ordine dei Giornalisti del Veneto, scade il prossimo 20 settembre. Il concorso, articolato in tre sezioni, è riservato a emittenti televisive e radiofoniche con sede legale nel Veneto, a quotidiani e periodici nazionali e locali: devono aver prodotto o pubblicato nell’arco dell’anno 2005 articoli, inchieste, servizi, reportage attinenti al tema in concorso e relativi al territorio veneto. I servizi radiofonici e televisivi e gli articoli devono essere realizzati da giornalisti regolarmente iscritti all’Albo. I servizi radio e tv devono avere durata non inferiore ai quattro minuti. Le opere partecipanti dovranno essere inviate alla Segreteria del Concorso "Emilio Vesce", presso la sede del Corecom Veneto (Dorsoduro 3494/A, 30123 Venezia - tel. 041.2792774; fax 041.2792741; e-mail corecom@regione.veneto.it) entro il 20 settembre unitamente alla scheda di partecipazione compilata in ogni sua parte. La giuria esaminerà le opere concorrenti, proclamerà i vincitori ed assegnerà uno speciale riconoscimento dell’Ordine dei Giornalisti ad un’opera in concorso. La premiazione pubblica avrà luogo il 21 ottobre. Asti: lettera dei detenuti dell’A.S.; questo carcere è troppo duro
La Stampa, 3 agosto 2005
Hanno inviato una lettera aperta a "La Stampa", tramite l’associazione radicale "Adelaide Aglietta". I 46 detenuti della sezione "Alta sicurezza" del carcere di Quarto (ospita attualmente 330 reclusi) hanno voluto far sapere così il loro malcontento sulla condizione in cui sono costretti. Dodici i punti elencati in questa sorta di "quaderno delle doglianze" che vanno dalla necessità di vedere i propri figlioletti in un’area verde attrezzata a quella di disporre di medicine adeguate in caso di bisogno, al problema docce, al tempo libero, fino all’igiene delle celle. Un quadro articolato di richieste che arriva da detenuti "particolari" che scontano condanne per associazione di stampo mafioso, terrorismo, associazione a delinquere per spaccio, sequestri. Reclusi cioè che necessitano di una sorveglianza speciale nel regime carcerario. "Una situazione di malcontento che ci è stata rappresentata dagli stessi detenuti, con cui abbiamo avuto in questi giorni una serie di incontri" spiega il direttore del carcere astigiano, Domenico Minervini, che anche questa volta ha scelto la strada del dialogo. "Alcune di queste istanze - dice - compresa quella sul prezzo del basilico, sono state subito accolte e abbiamo posto rimedio. Per altre stiamo analizzando le problematiche, considerando che spesso bisogna come si dice fare le nozze con i fichi secchi, conciliare cioè le ristrettezze dei bilanci con necessità personali. È positivo comunque il fatto che i detenuti abbiano deciso di sospendere l’annunciato sciopero della fame. Un segnale importante di distensione". Queste alcune delle richieste contenute nella lettera di protesta dei detenuti. "In tutti le altre carceri il latte viene distribuito regolarmente tutti i giorni, qui sono anni che si alterna con il te". "Esiste una palestra bene attrezzata, ma nel periodo estivo viene sistematicamente chiusa". "I beni di approvvigionamento li paghiamo più del dovuto, ma ci vengono consegnati di pessima qualità. Un esempio: qui il basilico costa 13,38 euro all’etto". Asti: dopo lettera detenuti A.S. Radicali e Verdi in visita al carcere
Comunicato Stampa, 3 agosto 2005
Domani mattina visita al carcere di Asti di Bruno Mellano, segretario dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, e del consigliere regionale dei Verdi per la Pace Mariacristina Spinosa. Domani, giovedì 4 agosto 2005, alle ore 11 e 30 circa, il segretario dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, Bruno Mellano, accompagnerà in visita presso la Casa Circondariale di Asti la neo - eletta consigliera regionale del gruppo "Verdi per la Pace", Mariacristina Spinosa, segretario dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Piemonte. Oggi La Stampa, edizione di Asti, ha pubblicato con evidenza la denuncia dei 46 detenuti dalla sezione "Alta Sicurezza" del carcere di frazione Quarto formulata in una lettera aperta resa pubblica tramite l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta. La denuncia, formulata in 12 punti specifici, pone all’evidenza una serie di problemi e questioni che incidono direttamente sulla vivibilità della sezione speciale di un carcere che è tra i più nuovi del Piemonte e che attualmente ospita circa 330 detenuti. Bruno Mellano, Segretario dell’Associazione Aglietta, ha dichiarato: "Conosco bene e stimo il direttore della casa di reclusione di Quarto, dottor Minervini, e quindi con fiducia nel buon senso e nella capacità di far quadrare il cerchio nella generazione dei nuovi direttori di carcere, sarò domani ad Asti con la consigliera Spinosa, che effettuerà con me la sua prima visita ispettiva, prevista dall’ordinamento penitenziario. Le richieste sono precise e puntuali e, per chi non conosce il regime carcerario, possono sembrare persino banali o non essenziali: io domani chiederò al direttore, nell’ambito dei margini di discrezionalità possibili, di considerare diversa e speciale la sezione "alta sicurezza" non solo per i limiti e le regole restrittive ma anche per le misure che si possono ipotizzare per detenuti di lungo corso. Và, indubbiamente, sottolineata positivamente l’approccio dei detenuti, sinceramente interessati al dialogo ed alla risoluzione dei problemi denunciati".
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