|
Giustizia: uno fuori, ventimila dentro, di Patrizio Gonnella
Il Manifesto, 1 agosto 2005
Addio Gozzini, addio legge penitenziaria, addio diritto penale ordinario e liberale, addio articolo 27 della Costituzione, addio giustizia penale e addio giustizia sociale. Con la ex Cirielli addio a tutto questo. Per salvare Previti - e per tentare di salvare la faccia - la maggioranza ha deciso di ammazzare il sistema penitenziario, definitivamente e una volta per tutte; ha deciso di codificare un sistema penale selettivo e di classe. I detenuti italiani sfiorano le 60 mila unità. I posti letto sono meno di 42 mila. 18 mila persone vivono oltre i limiti regolamentari. Con la ex Cirielli - se approvata anche dalla Camera - potrà capitare che nei prossimi mesi ai 60 mila se ne aggiungano alcune altre decine di migliaia. Oggetto della mannaia repressiva del legislatore è il cliente abituale di tribunali e prigioni italiane, il cui prototipo è il seguente: piccolo spacciatore tossicodipendente immigrato dedito a furti. Per lui le pene si alzano, i benefici si annullano, le prescrizioni non intervengono. Così in carceri già iper-affollate avremo migliaia di persone in più che non avranno alcuna prospettiva di reinserimento sociale o di misura alternativa. La ex Cirielli realizza il sogno americano dell’internamento di massa. L’utopia illuminista di un diritto penale minimo, di un sistema penale liberale che si ancori rigorosamente ai fatti accaduti e di una giustizia mite e uguale per tutti va a naufragare di fronte a una legge che, come rivendicato dai suoi proponenti, vuole dare certezza alla pena. Solo che non sanno - i proponenti - che la certezza della pena non significa sproporzione della stessa o iniquità di trattamento. Certezza della pena non significa solo certezza della galera. È pena anche la semilibertà, è pena anche la detenzione domiciliare, è pena anche l’affidamento ai servizi sociali. "In galera, in galera" recitava Bracardi. Tutti tranne uno. Noi non faremo mai battaglie perché quell’uno vada in galera, ma ostinatamente ci opporremo a che ci vadano gli altri ventimila, tanto più che per salvarne uno se ne imprigionano decine di migliaia in una sorta di scambio mortifero. Per lunghi mesi il dibattito pubblico e mediatico intorno alla ex Cirielli ha riguardato solo gli aspetti della prescrizione facendo calcoli e calcoletti per verificare se Previti avrebbe evitato la condanna. Noi abbiamo tentato di spostare l’attenzione sulla parte della legge relativa alla recidiva, sugli effetti devastanti che la legge avrebbe avuto sul nostro sistema penitenziario. Il manifesto ha ospitato le nostre preoccupazioni a ogni passaggio parlamentare. I quotidiani di grande diffusione hanno continuato a parlare di Previti. Non siamo riusciti a farci sentire adeguatamente. Il dibattito non ha cambiato oggetto. Abbiamo rivolto un appello ai girotondi per unire le nostre indignazioni. Non abbiamo avuto risposta. Abbiamo chiesto all’amministrazione penitenziaria di far sentire la propria voce visto che sarà lei a dover custodire corpi ammassati l’uno sull’altro. Ci ha risposto il sottosegretario Vitali dicendo che finalmente c’era chi aveva capito quanto severa fosse la loro legge. Ora il testo va alla Camera. Finirà nelle mani, fra gli altri, del presidente della Commissione Giustizia Gateano Pecorella. Proprio Pecorella, pochi giorni fa, aveva annunciato la calendarizzazione del disegno di legge sull’amnistia. Non ci facciamo illusioni sulla clemenza. Noi ci accontenteremmo che ammazzi "l’ammazza Gozzini" in attesa di tempi migliori. Tempi nei quali si riparta da un nuovo codice penale che rinunci a inglobare e triturare senza pietà e senza senso tutto e tutti. Giustizia: pene dure per i recidivi e salvacondotto per Previti
Il Manifesto, 1 agosto 2005
La legge ex Cirielli incassa il sì del senato, passa alla camera e trova un nuovo padre. Da tempo il disegno di legge numero 3247 cercava un’etichetta stabile. "Salva Previti" sarebbe perfetta, perché è questa la ragione che spinge avanti in parlamento il ddl a dispetto di argomenti più urgenti. Ma sarebbe poco, perché non si tratta solo dell’ultima legge ad personam. È un provvedimento che contiene una dura stretta carceraria ai danni dei recidivi oltre che dei mafiosi e degli usurai. Indica la galera - più galera - come unica soluzione di controllo sociale e non per tutti: i reati dei colletti bianchi sono esclusi dall’aumento delle pene. Un po' a sorpresa il nuovo padre si è materializzato sui banchi del governo ieri al senato. Quando un emendamento presentato fuori tempo massimo e al di làdi ogni deroga generosamente concessa dal presidente Pera - un emendamento necessario a garantire Previti - è stato assunto dal sottosegretario Luigi Vitali. Al forzista di fede previtiana che adesso sottogoverna al ministero della giustizia sono bastate cinque parole a proposito dell’emendamento in questione - "il governo lo fa proprio" - per garantirne l’approvazione e conquistarsi il titolo di papà dell’ultimo mostriciattolo giuridico del centrodestra. Quella che per le opposizioni è "la peggiore delle leggi ad hoc" d’ora in poi potrà essere chiamata "legge Vitali".
I punti modificati dal Senato
Legge che dovrà tornare alla camera perché il senato l’ha modificata in più punti, cancellando le attenuanti obbligatorie per gli ultra settantenni, modificando il sistema di sospensione della prescrizione nei casi di impedimento delle parti, quasi raddoppiando le pene per mafiosi e usurai e soprattutto correggendo (con la forzatura che si è detto) la ridicola previsione del precedente articolo 10 in base alla quale la nuova legge si sarebbe dovuta applicare solo al passato, solo ai procedimenti in corso alla data dell’entrata in vigore. Modifiche che però non ne cambiano la sostanza di legge repressiva sulla quale è stato innestato un salvacondotto pensato per uno solo, Cesare Previti, che avrà effetto per molti. Il presidente dell’Associazione magistrati Ciro Riviezzo teme infatti "l’estinzione di migliaia di processi per istruire i quali spesso ci sono voluti anni di indagini". Queste modifiche che comunque non riguardano Previti (Alleanza nazionale all’ultimo momento ha rinunciato a un emendamento che avrebbe dilatato i tempi di prescrizione anche per lui) dovrebbero bastare secondo l’Udc D’Onofrio a non far parlare più di legge "salva Previti". Il senatore della Margherita Nando Dalla Chiesa si è allora divertito a trovare quanti più sinonimi possibili, tutti comincianti con le lettere S e P: legge "sotto pressione", legge "santo protettore", legge "sfregia parlamento", legge "senza pudore", legge "scaccia pensieri" e legge "senza padre". Ma a questo punto un padre c’è, è il sottosegretario Vitali. Nell’emendamento del forzista Ziccone che la mossa del sottosegretario ha permesso di far votare e approvare è previsto, accanto alla diminuzione delle prescrizione per gli incensurati (da 15 a 10 anni per Previti) e all’aumento per i recidivi, anche un anno in più prima che il reato si estingua per i procedimenti in corso, ma a patto che siano "già pendenti davanti alla Cassazione". Il senatore verde Zancan ha fatto i conti: "Il procedimento a carico dell’onorevole Previti (attualmente in appello, ndr) non andrà a sentenza prima del 15 settembre, considerando i 90 giorni per il ricorso e i tempi di iscrizione il fascicolo non sarà in Cassazione prima del 15 gennaio".
Due mesi per l’effetto amnistia
La previsione è semplice. Dopo l’estate il disegno di legge arriverà alla camera: o la maggioranza riesce ad approvarlo definitivamente prima della sessione di bilancio - e in questo caso per dirla con Zancan Previti beneficerebbe dell’effetto amnistia - o la "legge Vitali" perde molto del suo appeal per Berlusconi. Con un’incognita in più: l’atteggiamento del Quirinale. Ciampi ha già fatto sapere a Berlusconi di considerare la legge incostituzionale e quindi non promulgabile. Difficilmente i ritocchi fatti al senato basteranno al presidente. Intanto lo scontro sulla giustizia vive un’altra giornata campale. Con il senatore di An Bobbio che arriva ad accusare l’opposizione di essere stata "per tutta la legislatura e ancora oggi a fianco dei criminali e contro la tutela dei cittadini onesti". Il presidente Pera finge di non sentire, mentre la seduta gli sfugge di mano e i senatori del centrosinistra cominciano a urlare contro Bobbio e a scandire "Previti, Previti". Ultimo intervento delle opposizioni quello del diessino Calvi: "Con questa legge la destra cancella la storia giuridica nel nostro paese. Impone una cultura oscurantista che vede la pena come vendetta, lo stato come strumento di repressione e le carceri come luogo di espiazione e non di rieducazione". Poi si vota e la legge passa con 151 sì, tutti registrati dal sistema elettronico. A futura memoria.
Una stretta carceraria
La ex Cirielli prevede la possibilità per il giudice di aumentare la pena ai recidivi con un terzo o un mezzo di anni di galera in più. Aumento obbligatorio in caso di reati di mafia e altri reati ritenuti gravi dal legislatore (non quelli di corruzione, concussione e altri reati dei colletti bianchi). Per mafia le pene sono in ogni caso aumentate (da un minimo di 3 a un massimo di 15 anni si passa a un minimo di 5 e a un massimo di 24). Raddoppia la reclusione per il reato di usura.
Via d’uscita per Previti
Che l’articolo 6 e l’articolo 10 della legge ex Cirielli siano stati scritti su misura per Cesare Previti lo prova il fatto che a beneficiare del complicato gioco di aumenti e diminuzioni delle prescrizioni sarà innanzitutto il suo processo, essendo il deputato di Forza Italia incensurato. La nuova normativa si applica anche ai processi in corso. È previsto un anno in più di tempo prima dell’estinzione del reato per prescrizione ma solo per i processi già in Cassazione. Non è il caso di Previti.
La chiamavano ex Cirielli
Il deputato di An Edmondo Cirielli che voleva farne solo un provvedimento di ordine e repressione ha da tempo rinunciato alla sua firma in testa al disegno di legge. La ex Cirielli era in cerca di un nuovo padre. Lo ha trovato ieri nel sottosegretario alla giustizia, il previtiano Luigi Vitali, che non ha esitato a presentare a nome del governo un emendamento all’articolo 10 preparato fuori tempo massimo da Forza Italia, ma necessario per garantire Previti. Giustizia: a proposito di "evasioni" dal carcere un po' particolari
Avanti! , 1 agosto 2005
Continuano le "evasioni" dal carcere. Uno stillicidio, e sembra non se ne accorga nessuno, i pochi che sollevano la questione sono brutalmente silenziati. Altro importa, interessa; l’agenda politica è scandita da altri "argomenti". Le ultime evasioni di cui si è avuta notizia sono quelle di Gioia, quarant’anni, detenuta a Parma; un altro, si sa solo che aveva ventotto anni, se ne è andato da Bologna, un’altra, di nazionalità jugoslava, trentun anni, dal carcere di Torino; e poi Nunzio, ventotto anni, da quello di Sulmona; Alfonso, trentacinque anni, dal carcere di Torino; Sergio di ventinove anni, da quello di Padova. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) fa sapere che nei primi sei mesi dell’anno sono almeno venticinque i detenuti evasi. Poi ci sono quelli che ci provano, e non ci riescono perché all’ultimo minuto li acciuffano per i capelli: comunque ci hanno provato, e presumibilmente una buona parte di loro ci proverà ancora. Poi ci sono quelli che riescono a fuggire, ma non sono catalogate, queste fughe, come "evasione"; pudicamente le si rubrica in altro modo. Il risultato però non cambia: ieri c’erano, oggi non ci sono più. Queste evasioni si consumano nel più classico dei modi: si prende un lenzuolo, lo s’annoda e via, fuori dalla cella. Un altro sistema è più "raffinato": prendono la bombola dei fornelli, e cominciano s sniffare, fino a stordirsi, si scivola così in un sonno senza ritorno. Lo chiamano il sistema "piccola neve": al cervello non arriva più ossigeno, pare - nessuno evidentemente lo può dire con certezza - che per qualche istante si provi una leggera euforia, poi il propano e il butano liquidi avvelenano in modo definitivo e indolore. Quando la mattina arrivano i "superiori" e ci si rende conto che è inutile scrollare quel corpo abbandonato sulla branda perché il suo proprietario è andato via per sempre, nel registro scrivono: "incidente", oppure: "overdose". Poi accadono episodi che qualcuno dovrebbe pur chiarire. Un detenuto del carcere di Teramo, si chiamava Giovanni Gentile, è evaso legandosi la cintura dei pantaloni al collo. Era in carcere per tentato omicidio. Per questo reato, e per detenzione illegale di arma doveva scontare una condanna a cinque anni e due mesi di carcere. La condanna è stata emessa il 17 febbraio del 2000. Bene: se la matematica ha ancora un significato, Gentile il 17 aprile del 2005 doveva essere liberato. L’agenzia "ANSA" batte la notizia del suo suicidio alle 16 e 40 del 23 aprile. Ma se Gentile il 17 aprile doveva essere liberato, perché era ancora dentro una settimana dopo? Più in generale: in questi giorni, in alcune carceri italiane (Avellino, Benevento, Roma) ha avuto luogo una pacifica protesta: sciopero del vitto dell’amministrazione, del sopravvitto, battitura delle sbarre. Si chiede una risposta chiara e definitiva sulla questione amnistia. Poi le rivendicazioni "solite": si protesta per la grave insufficienza dell’assistenza sanitaria, fatta di ricoveri mancati, di terapie che variano di settimana in settimana a seconda del medico, di visite tramite cartella ("non c’è bisogno di vederlo, il detenuto"); per la scarsa presenza del magistrato di sorveglianza, e altre "piccolezze" del genere. Il Parlamento va in vacanza. La situazione nelle carceri è esplosiva come sempre, ma esplode in nuove forme, da tempo: non ci sono più le clamorose proteste di un tempo, che però richiamavano l’attenzione dei politici e dei mezzi di comunicazione. Ora c’è un’evasione individuale: come quella di Gioia, di Nunzio, di Alfonso. Evasioni silenziose che non fanno notizia. Il ministro Roberto Castelli, così sollecito nel mandare ispettori nelle varie procure più o meno riottose, non ne manda nelle carceri. È un "duro", ce l’ha "duro", gioca da "duro", lui. In questo paese di Alice, che non lo merita, anche se tutto è rovesciato; e il diritto è appunto rovescio. Napoli: non chiediamo la libertà, ma condizioni umane sì
Il Mattino, 1 agosto 2005
Riceviamo questa lettera dal carcere di Poggioreale: "La permanenza in codesto istituto sta diventando invivibile, noi non chiediamo la libertà, ma solo dignità. Noi internati, chi per un reato, chi per un altro dobbiamo scontare le nostre pene, ed è giusto che sia così. Ma non è giusto che dobbiamo essere stivati in celle che hanno una capienza e ne contengono il doppio. Siamo ogni giorno a rischio d’infezioni per le precarie condizioni igieniche, l’estate è arrivata e non abbiamo nemmeno l’opportunità di aprire le finestre a causa delle brande che le ostruiscono. Poi ci sono stanze, e una è proprio la nostra, con otto persone e due soli sgabelli, e quindi bisogna fare a turno per mangiare civilmente. Questo non è un carcere, è un campo di concentramento dove chi è più forte sopravvive, i problemi sono tanti e uno dei più grandi è la sanità. C’è carenza di medicinali, c’è la pillola che cura tutti i mali e chi ha bisogno di uno specifico medicinale, se lo deve comprare e se non ne ha possibilità, deve sperare che riesca a resistere. Il ministro della Giustizia pensa solo al giustizialismo e a come aumentare le pene. Se per lui è giusto, va bene così, ma deve pensare alla nostra tutela e ai nostri diritti. Siamo esseri umani, è vogliamo dignitosamente scontare le nostre pene. I problemi sono tanti e non basterebbe un semplice foglio per elencarli tutti. Noi chiediamo un’ispezione da parte del ministro, per vedere con i suoi occhi come siamo costretti a vivere, subendo le umiliazioni degli agenti di polizia penitenziaria, che a loro modo sentono il disagio dell’impotenza nell’affrontare i nostri problemi. Le condizioni del carcere di Poggioreale sono disumane da decenni. Lo si sa, ogni tanto la visita di qualche parlamentare rilancia lo scandalo, ma tutto resta come prima. L’espiazione della pena - la sua certezza - non deve significare la mortificazione della dignità del reo e meno che mai essere di ostacolo alle sua possibile riabilitazione". Due detenuti di Poggioreale Parma: 4 anni di iniziative nel cd-rom "Come Quando Fuori Sogno"
Gazzetta di Parma, 1 agosto 2005
È stato edito un Cd intitolato "Come Quando Fuori Sogno" che memorizza e documenta un’iniziativa che dura da più di 4 anni (con cadenza mensile di concerti, performance, teatro, poesie, narrazione, scrittura e musica, ospitati nel teatrino del carcere di massima sicurezza della nostra città), per il supporto e la sensibilizzazione di un progetto rivolto e dedicato ai detenuti dell’Istituto Penitenziario di Parma. Nell’interno pieghevole della copertina del cd si legge: "Ogni parola, ogni respiro, ogni emozione e ogni momento di questo disco è stato concepito, voluto e vissuto per essere regalato, affiancato e affidato ad ognuna delle Vostre storie. La luce negli occhi, il tremore e la forza della voce, i colori degli strumenti, la concentrazione e l’amore di tutti gli artisti che hanno interpretato canzoni e musiche per questo progetto, sono state assolutamente dedicate al vostro essere". Giustizia; la Camera approva e il decreto antiterrorismo è legge
Gazzetta del Sud, 1 agosto 2005
La Camera ha approvato il decreto Pisanu con le misure contro il terrorismo. Il via libera è avvenuto nello stesso testo varato dal Senato. 385 i voti favorevoli, 20 i contrari ed 1 astenuto. Il decreto è perciò convertito in legge. Il premier Silvio Berlusconi ha assistito a quasi tutto il dibattito sul pacchetto antiterrorismo, alla Camera, ma non ha partecipato al voto del provvedimento rientrando a Palazzo Grazioli mezz’ora prima che i parlamentari fossero chiamati alle votazioni. La possibilità, per l’Esercito, di perquisire e fermare sospetti senza però poter contare su poteri di polizia giudiziaria; espulsione "preventiva" di sospetti terroristi e di fiancheggiatori delle organizzazioni terroristiche; permessi di soggiorno premio per i collaboratori di giustizia; intercettazioni telefoniche "preventive" e dati del traffico telefonico e telematico conservati fino al 31 dicembre 2007; prelievo di saliva a o di capelli anche coattivo; fermo prolungato fino a 24 ore; pene severe per chi circola in pubblico con il volto coperto, che si tratti di casco o di burka. Sono alcuni degli elementi principali del decreto sicurezza approvato oggi dalla Camera. Ecco quali sono le novità introdotte dal provvedimento. Come forma di contrasto al terrorismo, si potranno intrattenere colloqui a fini investigativi con detenuti e internati. I colloqui dovranno essere affidati a funzionari di livello almeno provinciale, o a ufficiali di polizia giudiziaria designati a livello centrale. Al fine di ottenere elementi utili nelle indagini anti-terrorismo, potranno essere rilasciati permessi di soggiorno a quanti collaborino con le forze di polizia per fornire tali elementi. I prefetti, su delega del ministro dell’Interno, potranno provvedere all’espulsione immediata di sospetti terroristi e di fiancheggiatori delle organizzazioni terroristiche. I servizi segreti potranno servirsi di intercettazioni preventive, a seguito di autorizzazione rilasciata dai procuratori generali presso i distretti di Corte d’appello. Saranno costituite dal Viminale delle unità investigative interforze. I dati del traffico telefonico e telematico dovranno essere conservati fino al 31 dicembre 2007. Le modalità del controllo del traffico e dell’acquisizione dei dati degli utenti saranno stabilite da un decreto del ministro dell’Interno. Il ministro dell’Interno potrà disporre limiti e condizioni "all’importazione, commercializzazione, trasporto e impiego di detonatori ad accensione elettrica a bassa e media intensità e degli altri esplosivi di seconda e terza categoria". Sono previste anche pene reclusive da uno a sei anni per chi addestra o fornisce istruzioni, anche in forma anonima o per via telematica, sulla preparazione o sull’uso di esplosivi, armi da guerra, sostanze chimiche o batteriologiche nocive, e altri congegni micidiali. Il ministro dell’Interno potrà disporre il nullaosta preventivo del questore, per il rilascio dei brevetti civili di volo e l’ammissione all’addestramento pratico. Nulla osta del questore anche per coloro in possesso di brevetti rilasciati da organismi esteri o internazionali che intendono volare sul territorio nazionale. Si potrà rilevare il Dna attraverso i capelli o la saliva con prelievo anche coattivo con autorizzazione dell’autorità giudiziaria. FERMO 24 ORE. Il fermo di polizia per l’identificazione dei sospetti potrà giungere sino a 24 ore. In tal caso il soggetto potrà chiedere di avvisare un familiare o un convivente. Pene più severe per chi contravviene al divieto di circolare in luogo pubblico con il viso coperto: reclusione da uno a due anni e ammenda da 1000 a 2000 euro. Reclusione da uno a quattro anni per chi viene trovato in possesso di documenti falsi validi per l’espatrio, fino a sei per chi lo fabbrica o lo detiene per altri. Pescara: progetto per inserire detenuti nel mondo lavorativo
Il Messaggero, 1 agosto 2005
Prevede "azioni integrate per la transizione al lavoro di detenuti ed ex detenuti il progetto "Intra", finanziato da Regione Abruzzo, Ministero del lavoro e Unione Europea, nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Equal fase II. Per avviarlo si è costituita una partnership fra il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria Abruzzo e Molise, le Province di Chieti, L’Aquila e Teramo, l’Ance Abruzzo, Confcooperative Abruzzo, Ial Cisl Abruzzo e Cefal (Consorzio europeo per la formazione e l’addestramento dei lavoratori). Il progetto prevede la definizione e la sperimentazione di servizi integrati di carattere formativo e di accompagnamento al lavoro destinati a detenuti ed ex detenuti. Tali servizi saranno erogati coinvolgendo istituti di pena, Centri per l’impiego, Silus (Servizio inserimento lavorativo utenza svantaggiata), Asl, istituti scolastici, associazioni di volontariato, Camere di commercio, associazioni datoriali e imprese. Le attività sono iniziate nel mese in corso e si svilupperanno nel territorio delle province di Chieti, L’Aquila e Teramo per un periodo di trenta mesi. Si tratta di un’esperienza pilota nelle pratiche di intervento per l’inclusione socio-lavorativa di una fascia di popolazione svantaggiata, con particolare riferimento ai servizi offerti durante il periodo di detenzione, per il potenziamento delle capacità individuali di reinserimento nel mercato del lavoro. Venezia: Galan, tragedia Abano mette sotto accusa servizi
Asca, 1 agosto 2005
Il governatore del Veneto, Giancarlo Galan, mette sotto accusa i servizi psichiatrici come pure il "buonismo politico" di cui sono intrise troppe leggi. Galan lo fa a riguardo della tragica rapina di Abano, in cui sono morti un gioielliere ed il bandito appena dimesso dal carcere. "Nella vicenda di Abano c’è un aspetto assai difficile da accettare - sottolinea Galan -: è quello di un servizio psichiatrico che si è drammaticamente rivelato non all’altezza di responsabilità civili e competenze professionali e sensibilità umane cui è doveroso non mancare". Per quanto riguarda poi la magistratura, Galan riconosce che in tanti casi ha le mani legate, a causa di leggi che impongono determinati termini per la detenzione. "Gli stessi magistrati che hanno seguito il dolorosissimo episodio hanno dichiarato di avere avuto le mani legate da leggi, che io ritengo mostruosamente sbagliate - sottolinea Galan -. Sono leggi dovute ad una deleteria cultura politica intrisa di un buonismo il più delle volte omicida. Sono leggi che danneggiano colui che ha commesso il reato e che, nel farlo, spesso diffondono lutti e dolore. La verità è che, purtroppo, ancora oggi la cultura del buonismo trova adepti e sostenitori nelle più diverse forze politiche del nostro paese". Giustizia: Castelli a Cortina, ma per parlare della riforma
Apcom, 1 agosto 2005
Parteciperà anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli, lunedì prossimo, al dibattito nell’ambito della kermesse "Cortina, Cultura e Natura" che si svolge a Cortina d’Ampezzo fino al 29 agosto. Alla serata, condotta da Roberto Arditti (Rai Uno - Porta a porta), parteciperanno anche il presidente di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e la responsabile giustizia dei Ds, Anna Finocchiaro. Martedì sera, invece, il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, intervistato dalla giornalista del Corriere della Sera Maria Latella, interverrà nel dibattito dal titolo "Terrorismo, siamo nel mirino?". A seguire il ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, il parlamentare e membro della Commissione di vigilanza Rai, Paolo Gentiloni, l’editore e produttore tv, Claudio Velardi, l’amministratore delegato di Endemol, Marco Bassetti, e il presidente di Einstein Multimedia, Luca Josi interverranno nel dibattito "Cosa c’è in tv stasera?". Moderatore: Paolo Conti. Cagliari: evade dal carcere, arrestato durante concerto "Tim Tour"
Adnkronos, 1 agosto 2005
Il 23 giugno scorso non era rientrato nel carcere di Isili dopo il permesso premio. Ieri si è recato in piazza dei Centomila a Cagliari per assistere al concerto "Tim Tour". Ma a rovinargli la festa due carabinieri in borghese che lo hanno individuato tra la folla e arrestato. Ad aiutare il marocchino 36enne, Sahish Kalid, durante la sua latitanza, una pregiudicata di Cagliari, la 30enne Simona Bayre, che è stata arrestata con l’accusa di favoreggiamento personale. Ora i due si trovano nelle camere di sicurezza della stazione Villanova a Cagliari in attesa del processo per direttissima. Empoli: Estate…al fresco!, appuntamento a giovedì 4 agosto
Comunicato stampa, 1 agosto 2005
Estate…al fresco! prosegue il suo calendario di eventi nel mese di agosto. E lo fa con il "cinema…probabilmente", giovedì 4 agosto alle 20,30. Una serata d’autore sul film "Ore d’aria: la vita di Silvia Baraldini" insieme al regista Antonio Bellia. L’iniziativa è a cura di Sveva Fedeli, attività educative per il sociale della Mediateca Regionale Toscana. Il regista del film, Antonio Bellia, ha curato la regia del documentario "Peppino Impastato: storia di un siciliano libero" che ha ispirato la sceneggiatura de "I cento passi" di Marco Tullio Giordana. "La vita di Silvia Baraldini" resta una delle vicende più oscure della nostra storia. Nel film troveremo materiale inerente le black Panter’s, i movimenti contro la guerra in Vietnam, l’impegno politico di Silvia Baraldini negli Stati Uniti, immagini inedite del carcere di massima sicurezza che l’ha avuta ospite (Lexiton). Immagini relative a tutte le iniziative che sono state organizzate per liberare la Baraldini. Immagini che riportano l’attenzione su come si vive in un carcere americano ed italiano. Ed infine, il ritorno di Silvia Baraldini in Italia nel ‘99, dopo una grande mobilitazione con tutte le interviste del caso. Una pellicola che racconta soprattutto lei, Silvia Baraldini, con un sorriso che forse non appartiene a coloro che riescono a scontare più di 21 anni di carcere. L’autore illustrerà tutto il percorso di lavoro svolto per arrivare alla realizzazione di "Ore d’aria". Silvia Baraldini sarà presente all’iniziativa con un suo contributo. "Ho scelto di raccontare la vicenda di Silvia Baraldini – leggiamo nella scheda autobiografica del regista Antonio Bellia - da un lato per la forza, la dignità e la coerenza che questa donna mostra ancora oggi dopo 21 anni di carcerazione durissima che non è riuscita in alcun modo a farle perdere il sorriso e la luminosità dei suoi occhi, e dall’altro per far luce su un fatto giudiziario e politico che nell’arco di venti anni ha attraversato momenti oscuri e controversi della recente storia di attuazione del diritto internazionale e di tutela dei diritti civili". L’evento di sport – partita di palla a volo - di Estate…al fresco! organizzato in collaborazione con la Uisp, in programma mercoledì 24 agosto 2005 è stato rinviato alla fine di settembre. Mercoledì 7 e mercoledì 14 settembre dalle 19,30 alle 23,30 sono in programma le due serate di musica live con lo "Stage rock" , organizzato in collaborazione con il Cam, che vedrà sul palco rispettivamente: nella prima serata, Vincanto, Birra dei Folli, Dionisio; nella seconda, W.O.M.M., Sbanda, Clima-X. Ricordiamo che per ogni appuntamento di Estate…al fresco! è necessaria la prenotazione almeno dieci giorni prima dell’evento. Gli indirizzi a cui fare riferimento sono: ragazzefuori@virgilio.it, 0571.757626; info@segnalidifumo.net, 0571.80516. Per entrare è necessario un documento di identità valido. Giustizia: Mantovano; ora è urgente la riforma degli 007
La Sicilia, 1 agosto 2005
Roma. Diventa operativo il pacchetto di misure per combattere il terrorismo approvate in tempi velocissimi dal Parlamento. Dopo il via libera definitivo di Montecitorio, sabato, il decreto sicurezza è stato promulgato dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale diventa quindi legge. Tra le novità che introduce la possibilità di usare anche i militari, che non avranno funzioni di polizia giudiziaria, ma potranno effettuale controlli e perquisizioni su cose e su persone. Le espulsioni delle persone sospettate di favorire l’organizzazione di gruppi e attività terroristiche saranno più facili, e il fermo di polizia per l’identificazione è stato prolungato da 12 a 24 ore. Sta suscitando qualche protesta ma soprattutto molte perplessità la norma che inasprisce le pene, fino a due anni di carcere, per chi circola in luoghi pubblici con il viso coperto. Un provvedimento voluto dalla Lega contro il "burqa" (rarissimo in Italia), che viene però criticato, anche dalle stesse donne musulmane che vivono in Italia, come un attacco gratuito e xenofobo che non c’entra nulla con la lotta al terrorismo. Il pacchetto Pisanu dà un nuovo strumento a Sisde e Sismi, quello di effettuare intercettazioni preventive considerate indispensabili per la prevenzione di attività terroristiche, su autorizzazione, però, del procuratore generale di Corte d’appello. Ora però, sull’onda del consenso di maggioranza e opposizione alle misure per la sicurezza e al clima di concordia in parlamento si fa strada la possibilità di approvare una riforma complessiva dell’intelligence. Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, An, auspica che "la legislatura si chiuda con la riforma dei nostri servizi: era urgente già tre anni fa, lo è ancora di più oggi, alla luce dell’aumentata minaccia terroristica". "Tutti i direttori dei servizi", ha sottolineato Mantovano, "vogliono un servizio unico con più sezioni, innanzitutto per risparmiare risorse sulle spese fisse". "Così ci sarebbero economie tali", ha aggiunto, "da rendere probabilmente superflua un’integrazione di risorse economiche del settore, viceversa necessaria per affrontare l’accresciuto livello di minaccia terroristica". Secondo Mantovano "c’è l’esigenza di adeguare tutto il sistema allo scenario che è completamente cambiato rispetto al 1978, anno della legge che regola ancora oggi il settore dell’intelligence". Volontariato: Csv Padova; presentato il "bilancio di missione 2004"
Redattore Sociale, 1 agosto 2005
Il Csv di Padova a presentato il proprio bilancio di missione 2004. Lo ha fatto nei giorni scorsi, nel contesto della conferenza di presentazione del bando di concorso del Premio Gattamelata, riconoscimento per la generosità e la solidarietà di persone e associazioni attive nel mondo del volontariato. Il Premio è un ringraziamento a chi si è distinto per passione e dedizione operando in maniera totalmente disinteressata (la consegna si avrà sabato 10 settembre 2005, nel contesto della Festa del Volontariato, prevista per il 10 e l’11 settembre). Tornando al bilancio di missione, va detto che esso è un importante strumento che permette di rendere conto del proprio scopo associativo e di informare sulle modalità di utilizzo delle risorse. "Il bilancio di missione rappresenta il chiaro impegno di trasparenza che il CSV di Padova ha assunto nei confronti dei suoi interlocutori - ha affermato Alessandro Lion, direttore del CSV di Padova -. I dati emersi dal nostro bilancio 2004 dichiarano uno stato di continua crescita e miglioramento del Centro; aumenta la nostra capacità di ascoltare le esigenze del mondo del volontariato nel nostro territorio e soprattutto la nostra volontà di rispondervi adeguatamente. Una soddisfazione che ci spinge ad affrontare con rinnovato impegno il nostro futuro ricco di appuntamenti e iniziative". Nel dettaglio, nel 2004 le consulenze fornite dal CSV sono state 758; 113 invece i servizi tecnico-logistici erogati e 198 le attività di supporto alla progettazione. Secondo i dati emersi da un questionario di customer care (su un campione di 144 utenti), il profilo di chi si rivolge al CSV corrisponde a una donna nel 53% dei casi, di età compresa tra i 51 e i 60 anni (32%, mentre 27% età 31-40, 22% 18-30), laureata (50% dei casi). Altro dato importante rilevato dal questionario è quello relativo al livello di soddisfazione degli utenti per quanto riguarda la capacità del CSV di rispondere alle diverse esigenze: il 60% di essi si dichiara molto soddisfatto della prestazione ricevuta, il 40% soddisfatto. Inoltre, i tempi di attesa sono reputati brevi dal 52% degli intervistati. Bologna: notizie inesatte su Ipm "Pratello", la direzione corregge
Direzione Ipm Bologna, 1 agosto 2005
A nome dell’Amministrazione sono a smentire le informazioni inesatte riportate su questo notiziario in data 29 luglio 2005:
Il Direttore, dott.ssa Paola Ziccone
N.d.r. (La notizia pubblicata il 29 luglio è tratta dal sito internet di "Bandiera Gialla": http://www.bandieragialla.it/articolo/1888.html)
|