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Amnistia: Vitali; i Radicali manifestino davanti al Parlamento
Ansa, 16 agosto 2005
"I Radicali manifestino sotto al Parlamento, non davanti a un carcere": il sottosegretario alla giustizia Luigi Vitali commenta così la protesta inscenata dinanzi al carcere romano di Regina Coeli da Daniele Capezzone e altri dirigenti e militanti radicali per chiedere l’amnistia. Premettendo di essere "personalmente favorevole all’amnistia e all’indulto", il sottosegretario con delega all’amministrazione penitenziaria - che oggi si è recato nel carcere romano per la tradizionale visita di Ferragosto - ha accusato le forze politiche di aver "creato aspettative", in materia di amnistia, che poi non sono state mantenute. "Non è giusto" ha commentato, ricordando come anche in occasione della storica visita di Giovanni Paolo II in Parlamento, deputati e senatori si erano impegnati in questo senso. "Il presidente Pecorella - ha spiegato Vitali - da mesi mette in calendario le proposte di legge in materia di indulto e amnistia, ma per approvarle ci vogliono i due terzi del Parlamento". Quindi, il "bersaglio" dei Radicali non è quello giusto: tra l’altro, "manifestare davanti ai penitenziari - spiega Vitali - può creare nei detenuti il convincimento che l’amnistia sia un diritto negato, e può ingenerare stati d’animo che possono portare a iniziative pericolose per l’ordine pubblico". Capezzone: i politici si occupino del carcere... potrebbero finirci
Ansa, 16 agosto 2005
Il tema dell’amnistia è drammaticamente uscito dall’agenda politica: a denunciarlo è il segretario dei Radicali italiani Daniele Capezzone che, con altri dirigenti e militanti radicali, ha partecipato ad una manifestazione davanti al carcere romano di Regina Coeli per chiedere l’amnistia e migliori condizioni di vita nei penitenziari italiani. Nel corso della manifestazione i radicali hanno portato indosso cartelli con le cifre relative alla situazione carceraria italiana: "60.000 detenuti, 1.000 tentati suicidi in un anno". "Un conto è scontare una giusta pena, un altro precipitare in un inferno senza dignità", ha detto tra l’altro Capezzone, secondo il quale "la parte migliore del Paese oggi è in carcere". Per Capezzone "i politici italiani farebbero bene a occuparsi delle carceri, non fosse altro che per una ragione: dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di finirci". Amnistia: Capezzone; Governo e Parlamento si diano da fare
Agenzia Radicale, 16 agosto 2005
Dichiarazione di Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani: "Non capisco né il tono né il contenuto delle dichiarazioni del sottosegretario Vitali, il quale dimentica alcuni fatti essenziali. Primo: noi non abbiamo alcun parlamentare, mentre lui appartiene ad una coalizione che esprime una maggioranza di 100 deputati e di 50 senatori. Maggioranza che, su questi temi, non ha fatto nulla (ripeto: nulla) in quattro anni, se non leggine utili a qualche amico, e una inutile e striminzita "riforma" dell’ordinamento giudiziario. Secondo: pur fuori dal Parlamento, con 54 giorni di sciopero della fame (insieme a Sergio D’Elia e a Rita Bernardini), abbiamo contribuito in modo essenziale al dibattito sull’indulto, poi sciaguratamente spolpato e ridotto a indultino. Terzo: con una drammatica azione nonviolenta, ancora pochi mesi fa, Pannella ha rilanciato il dibattito sull’amnistia, coinvolgendo anche Senatori a vita, e dando strumenti alla positiva e coraggiosa azione, alla Camera, del Presidente Pecorella. Quarto: visto che le forze politico-parlamentari teoricamente favorevoli all’amnistia sono ben superiori ai 2/3, e visto che lo stesso Vitali si definisce favorevole, faccia una cosa: si dia da fare davvero (come se si trattasse di una leggina utile agli "amici"), supporti Pecorella che sta tentando di operare nella direzione giusta, e - se può - eviti di fare dichiarazioni pretestuose, grossolane ed inutili. Sicurezza: riunione Comitato, il testo integrale a conclusione
La Repubblica, 16 agosto 2005
Ecco il testo integrale del comunicato diffuso dal ministero dell’Interno a conclusione della riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza: "Il ministro dell’Interno, on. Giuseppe Pisanu, ha presieduto oggi al Viminale una riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Alla riunione hanno partecipato il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, dott. Gianni Letta, il Capo di gabinetto del ministero, prefetto Carlo Mosca, il Capo della polizia, prefetto Giovanni De Gennaro, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, gen. Luciano Gottardo, il comandante generale della Guardia di finanza, gen. Roberto Speciale, il direttore del Dipartimento amministrazione penitenziaria, dott. Giovanni Tinebra, il capo del Corpo forestale dello stato, ing. Cesare Patrone, il comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto, amm. Luciano Dassatti, il capo del dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, prefetto Mario Morcone, il capo del dipartimento della Protezione civile, dottor Guido Bertolaso, il segretario generale del Cesis, prefetto Emilio Del Mese, il direttore del Sisde, prefetto Mario Mori ed il direttore del Sismi, gen. Nicolò Pollari. Dopo aver esaminato lo stato delle indagini sviluppate in Italia a seguito degli attentati di Londra e Sharm el Sheik, il Comitato ha compiuto una approfondita analisi della minaccia terroristica di matrice islamica. Le valutazioni odierne e quelle fornite dal comitato di analisi strategica (C.a.s.a.) confermano che permane elevato il rischio di un attentato terroristico nel nostro Paese. Il Comitato ha pertanto verificato le iniziative di prevenzione già in essere e le misure di potenziamento decise dopo i gravissimi attentati del mese scorso. in questo quadro sono stati anche esaminati i risultati delle operazioni di controllo straordinario pianificate nelle precedenti riunioni e, in particolare, di quella a più ampio raggio svoltasi il 12 e 13 agosto su tutto il territorio nazionale. Si è trattato di un intervento condotto in collaborazione tra la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di finanza e mirato ai luoghi di aggregazione islamica: call center, internet point, macellerie islamiche e attività di money transfer. Nel corso delle operazioni sono stati controllati 7.318 obiettivi e identificate 32.703 persone. Gli arresti sono stati 141, due dei quali ai sensi della nuova normativa sul possesso di documenti falsi. Altre 426 persone sono state denunciate per reati vari. Sono state inoltre avviate 701 procedure di espulsione ed elevate 325 contravvenzioni nei confronti di altrettanti gestori di call center, internet point e money transfer. Una valutazione positiva è stata espressa sulla prima applicazione di alcune delle nuove norme antiterrorismo e, segnatamente, di quelle concernenti l’ arresto per il possesso di documenti falsi e i colloqui investigativi. Per altro, in autunno il ministro Pisanu riferirà alle Camere sul rendimento complessivo della normativa in questione e su eventuali correttivi che si rendessero nel frattempo necessari. Il Comitato, inoltre, ha condiviso il programma di esercitazioni che, a partire dal mese di settembre, sarà attuato in zone diverse del territorio nazionale per testare i piani di intervento in caso di attacco terroristico, ai fini del mantenimento dell’ ordine pubblico, della immediatezza dei soccorsi, della corretta informazione e del tempestivo avvio dell’azione investigativa. A questo proposito, il ministro Pisanu ha ribadito l’esigenza assoluta dell’ alto coordinamento di tutte le iniziative da parte del ministro dell’ Interno, in quanto unica autorità nazionale di pubblica sicurezza. Il Comitato ha preso atto con soddisfazione degli imponenti servizi disposti per queste giornate estive che prevedono, tra l’ altro, l’ impiego medio su tutto il territorio nazionale di oltre 21 mila pattuglie, 17.653 autoveicoli, 564 mezzi navali e 88 mezzi aerei. A conclusione dei lavori, il ministro ha firmato i primi decreti di attuazione della nuova legge antiterrorismo. Il ministro Pisanu, infine, ha rinnovato il saluto più cordiale ed espresso il più vivo apprezzamento del governo a tutte le donne e agli uomini delle forze dell’ordine, della protezione e della difesa civile per l’imponente lavoro che stanno svolgendo in questi giorni a tutela della sicurezza dei cittadini e dei graditi ospiti che trascorrono le loro vacanze nel nostro Paese". Sicurezza: ministro Pisanu; il rischio di attentati rimane alto
Agi, 16 agosto 2005
"Permane elevato il rischio di un attentato terroristico nel nostro Paese". È una conferma allarmante quella arrivata dal Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato ieri al Viminale dal ministro dell’interno Giuseppe Pisanu. Un comitato durato oltre due ore, nel quale i vertici delle forze dell’ordine e quelli dell’intelligence hanno fatto il punto sulle indagini sviluppate in Italia dopo gli attentati di Londra e Sharm el Sheikh e compiuto una approfondita analisi della minaccia terroristica di matrice islamica. Il Comitato ha verificato "le iniziative di prevenzione già in essere e le misure di potenziamento decise dopo i gravissimi attentati del mese scorso" e formulato un giudizio sostanzialmente positivo sulla prima applicazione di alcune delle nuove norme antiterrorismo, in particolare di quelle riguardanti l’arresto per il possesso di documenti falsi e i colloqui investigativi in carcere. È intanto arrivata la firma sui primi decreti di attuazione della nuova legge: quello che prevede l’obbligo per i gestori di internet point di chiedere i dati anagrafici ai clienti, quello che pone limiti maggiori al commercio, al trasporto e all’impiego di esplosivi e quello che prevede il nullaosta del questore per le attività addestrative al volo. A partire dal mese di settembre poi in zone diverse del territorio nazionale sarà attuato un programma di esercitazioni pensato "per testare i piani di intervento in caso di attacco terroristico, ai fini del mantenimento dell’ordine pubblico, della immediatezza dei soccorsi, della corretta informazione e del tempestivo avvio dell’azione investigativa". Sicurezza: a settembre ci saranno esercitazioni contro attentati
Agi, 16 agosto 2005
"Permane elevato il rischio di un attentato terroristico nel nostro Paese". È una conferma allarmante quella arrivata dal Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato ieri al Viminale dal ministro dell’interno Giuseppe Pisanu. Un comitato durato oltre due ore, nel quale i vertici delle forze dell’ordine e quelli dell’intelligence hanno fatto il punto sulle indagini sviluppate in Italia dopo gli attentati di Londra e Sharm el Sheikh e compiuto una approfondita analisi della minaccia terroristica di matrice islamica. Il Comitato ha verificato "le iniziative di prevenzione già in essere e le misure di potenziamento decise dopo i gravissimi attentati del mese scorso" e formulato un giudizio sostanzialmente positivo sulla prima applicazione di alcune delle nuove norme antiterrorismo, in particolare di quelle riguardanti l’arresto per il possesso di documenti falsi e i colloqui investigativi in carcere. È intanto arrivata la firma sui primi decreti di attuazione della nuova legge: quello che prevede l’obbligo per i gestori di internet point di chiedere i dati anagrafici ai clienti, quello che pone limiti maggiori al commercio, al trasporto e all’impiego di esplosivi e quello che prevede il nullaosta del questore per le attività addestrative al volo. A partire dal mese di settembre poi in zone diverse del territorio nazionale sarà attuato un programma di esercitazioni pensato "per testare i piani di intervento in caso di attacco terroristico, ai fini del mantenimento dell’ordine pubblico, della immediatezza dei soccorsi, della corretta informazione e del tempestivo avvio dell’azione investigativa". Sicurezza: 732 persone scortate, protette da 2.823 agenti
Ansa, 16 agosto 2005
Al 30 giugno scorso risultano protette attraverso scorte 732 persone. Lo rende noto il Rapporto sullo stato della sicurezza in Italia del 2005. Si tratta di 95 personalità istituzionali e politiche, 334 magistrati, 40 amministratori di enti locali, 263 appartenenti ad altre categorie. Sono 2.828 le unità di personale complessivamente impiegate nei dispositivi di protezione e vigilanza: 1.447 poliziotti, 888 carabinieri, 391 finanzieri e 102 agenti della polizia penitenziaria. Sappe: sconcertante inerzia ministro funzione pubblica Baccini
Ansa, 16 agosto 2005
"Riteniamo gravissima, come Sindacato più rappresentativo della Polizia Penitenziaria, la disattenzione del Governo e in particolare del ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini ai problemi del Corpo di Polizia Penitenziaria e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Non è accettabile questa disattenzione istituzionale verso il sistema carcere e soprattutto verso le donne e gli uomini che lavorano negli oltre 200 istituti penitenziari del Paese". Con queste parole la Segreteria Generale del Sappe – Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che con 13 mila iscritti ed il 40% di rappresentatività è l’Organizzazione più rappresentativa del mondo penitenziario, preannuncia per i primi di settembre un sit in permanente davanti a Palazzo Vidoni, sede romana del ministero della Funzione Pubblica. "Come è noto" aggiunge il Sappe "nel corso della riunione del 3 agosto scorso, il Consiglio dei Ministri ha autorizzato tra l’altro, proprio su proposta del Ministro per la funzione pubblica, Baccini,un decreto presidenziale che autorizza, secondo le procedure previste dalla legge finanziaria per il 2005, le deroghe al divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato per le amministrazioni dello Stato. L’autorizzazione riguarda 2.971 nel settore della sicurezza. Per quanto riguarda l’Amministrazione Penitenziaria tale deroga prevede l’assunzione di solamente 180 unità di personale appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria e di 36 unità di personale amministrativo. Solamente 180 Poliziotti Penitenziari nonostante la gravissima carenza di Baschi Azzurri, specie nei carceri del Nord Italia. Una disparità rispetto alle altre Forze dell’Ordine che è a dir poco assurda, che sembra essere il frutto di una ripartizione di personale tra tutte le Forze di Polizia conseguente ad un errato criterio politico, frutto probabilmente più di pressioni lobbistiche che non rispondenti alle effettive esigenze organiche". "E il ministro Baccini ha anche la responsabilità politica ed istituzionale di non essere stato ancora in grado di dare attuazione al riordino delle carriere delle Forze di Polizia, provvedimento normativo atteso da tempo dalle centinaia di migliaia di operatori del settore, e di non avere ancora provveduto alla redistribuzione, in favore del Corpo di Polizia Penitenziaria, di ben 5 milioni di euro, che per un’alchimia della Funzione Pubblica sono stati sottratti dai fondi incentivanti già destinati ai Baschi Azzurri per il pagamento dell’indennità prevista per la sorveglianza dei detenuti sottoposti all’articolo 41 dell’O.P. anziché essere prelevati dalle somme messe a disposizione per il pagamento delle indennità di ordine pubblico." "Se Baccini fa finta di non sentirci" aggiunge il Sappe "ci faremo sentire noi: programmeremo un sit-in permanente davanti alla sede della Funzione Pubblica, a Palazzo Vidoni a Roma, fino a quando non farà finalmente qualcosa in favore del Corpo di Polizia Penitenziaria!". La Segreteria Generale del Sappe si appella dunque al Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, al Vice Presidente del Consiglio, Gianfranco Fini, ed a tutte le forze politiche affinché alla ripresa dei lavori parlamentari vengano finalmente prese in considerazione le sofferenze delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria, oggi non più sostenibili. "Non è escluso" conclude il Sappe "che daremo vita ad un autunno davvero caldo sul fronte penitenziario se non saranno assunte iniziative concrete. Il primo intervento urgente riguarda l’incorporamento in ferma definitiva dei circa 500 agenti ausiliari di Polizia Penitenziaria attualmente in servizio, scongiurando quindi l’interruzione dal servizio ed il conseguente licenziamento degli Agenti Ausiliari alla data del 31.12.2005". "Gli altri due sono l’impegno a sostenere e favorire l’iter della legge delega al Governo per il riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di Polizia e la proposta di legge per la riforma del Corpo di Polizia Penitenziaria presentata alla Camera dei Deputati dal presidente della Commissione Giustizia Pecorella." "La Polizia Penitenziaria - aggiunge il Sappe - ha bisogno di assetti certi, di stabilità e di riorganizzazione, soprattutto nel rapporto con le altre figure penitenziarie ed in particolar modo con i Direttori Penitenziari. Anche il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che dirige la gestione nazionale delle carceri, ha esigenza di un nuovo strumento normativo che funga da centro aggregatore di svariati interessi e di professionalità divisi nelle azioni e nei risultati in ambito penitenziario". "Sconsolante è constatare l’inerzia e il silenzio su questi problemi del ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini, forse più attento ai suoi futuri politici a Roma che non ai veri problemi delle Forze di Polizia!" Intercettazioni: La Russa (An); un ddl che non danneggi le indagini
Apcom, 16 agosto 2005
Certamente bisogna colpire abusi ed eccessi, ma serve "cautela" perché "non bisogna arrecare danni alle indagini" limitando la possibilità di intercettazioni a poche fattispecie di reato. Ignazio La Russa commenta così il disegno di legge sulle intercettazioni annunciato da Silvio Berlusconi, con la restrizione ai soli reati di mafia e terrorismo. Un testo che "può essere la base", ma su cui poi - puntualizza La Russa - "si deve interrogare il Parlamento". A giudizio del presidente dei deputati di An, e rappresentante di via della Scrofa alle riunioni dei "saggi" della giustizia, la strada da seguire non è quella di limitare le intercettazioni a poche tipologie di reato: "Sono d’accordo con Berlusconi sulla necessità di colpire gli abusi, e in particolare la pubblicazione delle intercettazioni, ma non bisogna arrecare danni alle indagini". E dunque la possibilità per i magistrati di disporre intercettazioni telefoniche "va limitata non per categoria di reato, ma come cultura: non è che al minimo sospetto si può mettere sotto controllo un telefono". Insomma, la possibilità di intercettare conversazioni telefoniche "deve esserci per tutti i reati, ma si dispone quando c’è realmente la necessità". Un obiettivo che si può conseguire "con un intervento normativo, ma anche con una direttiva del Csm". La Russa avanza poi una sua proposta: "Bisognerebbe prevedere l’immediata cancellazione di tutte le registrazioni che non servono. Il magistrato ascolta le conversazioni e dispone immediatamente la distruzione di quelle non utili per le indagini". Guatemala: guerra fra bande rivali nelle carceri, 31 morti
Associated Press, 16 agosto 2005
Si sono conclusi gli scontri della guerra tra bande all’interno di quattro carceri guatemaltechi. Le sparatorie hanno causato 31 morti e numerosi feriti, hanno riferito le autorità. I disordini sono a quanto pare cominciati con lo scontra tra membri della banda MS-18 e quelli della banda Mara Salvatrucha, ha detto il ministro dell’interno Carlos Vielmann. Sono almeno 31 le persone morte prima che a sera la calma ha potuto essere ristabilita nelle carceri, ha detto il ministro. Almeno 18 detenuti sono morti nel carce El Hoyon a Escuintla, a 50 chilometri a sud della capitale, dove i disordini sono cominciati con l’esplosione di due granate, secondo il governatore della provincia Luis Munoz. Tre altre vittime sono state accertate in un secondo centro di detenzione, a 20 chilometri più a sud. Otto persone sono state uccise nel carcere di Pavon, a est della capitale e altre due sono state accoltellate a Mazatenango (sudovest), secondo diverse fonti ufficiali. Le armi da fuoco sarebbero state introdotte nelle carceri da visitatori, ha affermato Carlos Vielmann. Vielmann ha poi aggiunto che i disordini hanno potuto essere organizzati "perché i membri delle bande possono comunicare" e scambiarsi informazioni per il tramite dei visitatori e dei telefonini. Le bande "hanno un sito Internet e sono coordinate non soltanto in Guatemala, ma anche con El Salvador, l’Honduras e gli Stati Uniti" ha concluso. Gran Bretagna: metà delle prigioni è sovraffollata
Bbc News, 16 agosto 2005 (traduzione di Maurizio Perfetti)
Più di metà della prigioni in Inghilterra e Galles sono ufficialmente sovraffollate, secondo quanto denuncia un’associazione per la riforma del sistema penale, in quanto i numeri indicano che si è raggiunto il massimo di ogni tempo. Con una popolazione record di 76.897 persone, il Comitato Riforma Carceraria afferma che 74 delle 142 prigioni erano oltre il livello di affollamento certificato del Governo. Inoltre il Comitato aggiunge che in 15 prigioni vi sono troppi detenuti per soddisfare i limiti di affollamento consentiti. Il Ministero degli Interni afferma che nessuna prigione ha operato oltre i livelli di sicurezza e che le cifre fornite erano fuorvianti. Secondo le proiezioni del Min. degli Interni, la popolazione detenuta potrebbe raggiungere il numero massimo di 90.000 entro la fine del decennio. Il Comitato denuncia che le prigioni stanno attualmente inserendo 10.000 persone oltre quelle ufficialmente consentite. La direttrice del Comitato, Juliet Lyon, afferma che il Governo è compiaciuto (o consapevole?) del sovraffollamento carcerario e del fatto che sta travolgendo gli argini. "Questo livello di sovraffollamento diventa un reale e serio pericolo per la sicurezza delle prigioni e del pubblico. (Juliet Lyon, direttrice del Comitato Riforma Carceraria) "Le vacanze estive danno di solito una tregua alle carceri, con i tribunali in ferie, ma al contrario in realtà la popolazione detenuta aumenta di mese in mese. "Persino nei mesi più tranquilli dell’anno la pressione cresce all’interno delle prigioni.
Disinformazione
Una portavoce del Ministero degli Interni ha detto che alcune prigioni possono eccedere quello che è la loro "sistemazione normale certificata" - il livello a cui la prigione opera tranquillamente. Poi ha aggiunto: "Noi non operiamo oltre la capacità effettiva di ogni istituto. La capacità operativa è il numero totale dei detenuti che un istituto può ospitare senza rischi seri per l’ordine, la sicurezza, e il buon andamento di quanto pianificato". In alcune occasioni, tuttavia, delle prigioni sono state erroneamente descritte con una popolazione più alta della capacità operativa, ha detto la portavoce. La ragione è che diversi detenuti erano in "licenza autorizzata" e in "licenza temporanea", ma erano ancora registrati tra i detenuti - ha aggiunto. Agrigento: un laboratorio cinematografico in carcere
La Sicilia, 16 agosto 2005
I.C. "S. Quasimodo"- CTP per l’EDA Progetto "Laboratorio cinematografico: il corto" Classe III C (3 piano SX- reparto di Alta Sicurezza)
"Gli angeli del cortile". Libera riduzione da Adriano Sofri, Isabella e Sergio Staino," Gli angeli del cortile", Torino, Einaudi, 2003. Un gruppo di detenuti racconta il proprio disagio attraverso la metafora degli angeli custodi "penitenziari" che condividono con i loro custoditi la vita carceraria. Le immagini mostrano alcuni aspetti della condizione del recluso allo scopo di attrarre l’attenzione dello spettatore su un mondo oscuro dove si muovono esseri umani emarginati dal resto della società, quasi invisibili, eppure "persone" capaci di slanci di solidarietà, desiderosi di ricostruire i "fili" sociali spezzati col reato e potenzialmente in grado di essere recuperati a pieno titolo.
Gli "attori"
Il gruppo di detenuti ha partecipato alle varie fasi del lavoro con grande entusiasmo e totale disponibilità, mostrando capacità di collaborazione fra loro e con gli operatori, senso di responsabilità e rispetto delle regole. Ciascuno di loro ha vissuto questa esperienza con la speranza di riuscire a lanciare un messaggio importante a chi, estraneo alla realtà carceraria, forse non considera abbastanza che al di là, al di sopra di qualsiasi reato commesso c’è un essere umano con le sue fragilità ma anche con il valore assoluto di ogni persona.
Gli "esperti esterni": regista, cineoperatore, fonico, fotografo di scena.
Questo lavoro non ha avuto solo una valenza didattico-formativa, ma si è proposto di più: contribuire ad abbattere le barriere, soprattutto mentali, che separano il carcere dalla città. Proprio in ragione di questo, ci si è avvalsi della professionalità di un documentarista sensibile, Fabio De Vecchi, per curare la regia, di due giovani operatrici, Chiara Vullo e Ester Sparatore per le riprese, il sonoro e il montaggio, e infine dello scatto magico di Tano Siracusa in qualità di fotografo di scena ma anche di prezioso consigliere per cogliere la migliore luce possibile nelle inquadrature e nella soluzione di innumerevoli problemi spesso legati alle location assai ristette in cui sono avvenute le riprese.
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