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Pisa: l’esperienza del Polo Universitario Penitenziario
Redattore Sociale, 3 novembre 2004
Sono iscritti in maggioranza a Scienze Politiche e a Lettere. Ma anche a Giurisprudenza, Economia, Ingegneria, Lingue. L’Ateneo di Pisa attualmente ha tra i propri studenti 18 detenuti che compongono il "Polo Universitario Penitenziario". Di questi, 12 si trovano presso il Don Bosco, 3 alla casa di reclusione di Massa e altri 3 presso quella di Volterra. Un protocollo d’intesa stipulato nel maggio 2003 tra casa circondariale Don Bosco, Università di Pisa, Regione Toscana e Azienda regionale per il diritto allo studio universitario ha formalizzato una realtà attiva a Pisa già dal 2001. "Il progetto è partito a livello informale dalla nostra facoltà – spiega il Prof. Renzo Corticelli, professore ordinario ad Economia Aziendale – per poter seguire un nostro studente detenuto al Don Bosco. L’iniziativa è andata avanti, cominciando a coinvolgere anche altri studenti e altre facoltà, fino al riconoscimento formale del maggio dello scorso anno". Al momento sono otto le facoltà che partecipano al progetto (oltre a quelle già citate, Agraria e Filosofia), ciascuna ha un proprio delegato, con la funzione specifica di coinvolgere e stimolare gli altri docenti, i colleghi di facoltà. "Sono già moltissimi gli insegnanti che hanno dato e danno il loro contributo – continua Corticelli. Non si tratta solo di raggiungere il carcere quando gli studenti devono sostenere gli esami. È importante anche riuscire ad essere presenti per aiutare nel metodo di studio, fornire indicazioni sui programmi dei corsi, o ancora svolgere lezioni ed esercitazioni nel caso di materie più ostiche, che più di altre possono richiedere una guida". A fine 2003 presso il Don Bosco è nata la sezione a custodia attenuata che, oltre agli studenti universitari, ospita 10 persone iscritte al quarto anno del corso di agraria dell’Istituto Santoni. "Bisogna precisare - aggiunge Corticelli - che il Polo Universitario propriamente comprende gli studenti detenuti a Pisa come quelli degli istituti di Massa e Volterra purché iscritti - in questi ultimi due casi - prima dell’accordo del 2003. Ed è questo infatti il caso dei sei studenti che al momento fanno parte del Polo. Accogliere senza limiti persone dagli altri due penitenziari comporterebbe difficoltà nella gestione, nel riuscire a coordinare i tempi e a seguire chi studia nel modo adeguato. Chi desidera far parte del Polo può comunque presentare la domanda per essere trasferito al Don Bosco". La facoltà di Economia non contribuisce solo con i suoi insegnanti. Uno degli studenti - lo stesso da cui inizialmente è partito il progetto - continua a svolgere la funzione di tutor, cercando di offrire a chi studia in carcere strumenti, consigli, un sostegno prezioso. La prospettiva, proprio in questo spirito, è quella di coinvolgere nel tutoraggio anche studenti di altre facoltà. L’esperienza di Pisa va ad unirsi a quella dell’Ateneo di Firenze, che già dal 2000 ha attivato un polo universitario presso la casa circondariale "La Dogaia" a Prato. Inoltre anche l’Università di Siena - sempre nel maggio del 2003 – ha aderito all’iniziativa, aprendo la strada al sostegno e alla guida degli studenti detenuti presso la casa di reclusione di San Gimignano. Torino: 40 donne nigeriane aderiscono al progetto "Alnima"
Redattore Sociale, 3 novembre 2004
Che fine fanno gli uomini e le donne, stranieri "irregolari", rimpatriati nei Paesi d’origine? Cosa li aspetta? Le donne, soprattutto, mandate in Italia con la promessa di un lavoro e poi costrette a prostituirsi? Quaranta di loro, tutte di nazionalità nigeriana, sono in attesa di essere inserite in un programma di formazione: è quanto prevede il progetto "Alnima" (che sta per Albania - Nigeria - Marocco). Finanziato dalla Commissione europea, offre ai suoi beneficiari (detenuti nelle carceri piemontesi o nei Centri di permanenza temporanea o, ancora, vittime della tratta), che vi aderiscono volontariamente, la possibilità, una volta espulsi, di seguire un percorso di reinserimento socio-lavorativo nel proprio Paese di origine, attraverso percorsi di formazione professionale, microcredito e assistenza tecnica per l’avvio di micro-imprese. Capofila, per quanto riguarda la Nigeria, è l’associazione onlus Tampep (Transnational aids/std prevention among migrant prostitutes in Europe project), che ha sede a Torino. "Tampep nasce come gruppo nel ‘93, nell’ambito di ‘Europa contro l’Aids - spiega Rosanna Paradiso - e si propone di promuovere azioni e politiche basate sul rispetto dei diritti delle persone immigrate, anche vittime della tratta, socialmente discriminate ed emarginate". La base di tutto è l’unità di strada, a Torino e provincia, con cui avviene il primo contatto con le donne; Tampep svolge attività di riduzione del danno, counselling e prevenzione su aids e malattie sessualmente trasmissibili; si occupa di progettazione e produzione di materiale informativo in varie lingue, di educazione sanitaria e tutela della salute. Nel corso degli anni, l’associazione ha costruito una vera e propria rete, che coinvolge figure istituzionali e non. "Collaboriamo con la Questura di Torino e i carabinieri - dice Rosanna Paradiso -. Spesso, quando effettuano le retate, ci chiamano per fare un counselling alle donne. Ci segnalano casi di rimpatri di ragazze con problemi di salute, o in situazioni difficili, cosicché possiamo assisterle e aiutarle". Per strada, si crea un primo contatto con le donne, "che poi vengono anche al centro. Come Tampep facciamo anche prima accoglienza, o accoglienza in situazioni d’emergenza. E poi c’è tutto il fronte della cooperazione internazionale". Quaranta donne nigeriane, più altre dieci, sono dunque in attesa di essere inserite in un programma di formazione professionale; "poi ci sono altre 47 ragazze che si sono iscritte a un corso di alfabetizzazione". In Nigeria, le donne vengono preparate in modo da poter poi lavorare in aziende locali, o avviare un’attività in proprio, tramite il microcredito: un negozio, la bancarella. Per quanto riguarda, invece, l’attività in Italia, in questi ultimi tempi Tampep ha riscontrato a Torino città "una forte presenza in strada di donne dell’Est, mentre in provincia ci sono molte ragazze nigeriane – dice Rosanna Paradiso – . Come associazione accettiamo e ascoltiamo chiunque, sia che continui a stare sulla strada, sia che decida, appellandosi all’articolo 18, di intraprendere un percorso di protezione sociale. Ultimamente – conclude – c’è sempre più richiesta d’aiuto e d’informazione sanitaria da parte di uomini che si prostituiscono: per questo stiamo pensando, per l’anno prossimo, di realizzare uno sportello specifico per i lui". Catania: a Bicocca area verde per colloqui con familiari
Ansa, 3 novembre 2004
Un’area a verde per favorire "lo sviluppo di relazioni affettive in ambito penitenziario" sarà realizzata all’interno del carcere di massima sicurezza di Bicocca di Catania, accanto alla zona colloqui. È quanto prevede un protocollo di intesa firmato da Comune di Catania, la direzione del carcere di Bicocca, la Multiservizi e il Lions Catania Host. "È un progetto - spiegato l’assessore comunale all’Ambiente, Orazio D’Antoni - per riqualificare il carcere ma anche per favorire un processo di integrazione sociale e di recupero di valori nel rispetto della legalità. Vogliamo rendere meno traumatici gli incontri tra i detenuti e i loro familiari". Secondo D’Antoni "l’intervento ha come obiettivo anche il recupero dei valori di legalità". "Gli spazi per l’incontro e la sosta, il verde, le attrezzature per i giochi dei bambini - sottolinea l’assessore - sono componenti essenziali per il recupero anche del tessuto sociale e possono contribuire sensibilmente ad un miglioramento della qualità della vita che si svolge all’interno di questo istituto di pena". Il progetto, denominato Un giardino per Bicocca, prevede la realizzazione di un giardino attrezzato con piante, arbusti e prato (circa 330 metri quadrati) e di un parco giochi per i bambini. Saranno collocati tre gazebo in legno, panchine in ferro battuto e tavolini. Inoltre il progetto prevede la trasformazione di una finestra in porta per favorire l’accesso dei familiari al giardino seguendo un cammino in lastre di pietra lavica. La zona sarà comunque ampiamente sorvegliata. Guatemala: detenuti incendiano carcere per denunciare abusi
Ansa, 3 novembre 2004
Un gruppo di detenuti del carcere di Huehuetenango, 280 chilometri a nord-est di Città del Guatemala, hanno incendiato la prigione per denunciare maltrattamenti da parte delle guardie penitenziarie. "Non vi sono vittime ma le strutture del carcere sono totalmente distrutte", ha detto alla stampa locale Byron Herrera, della Commissione presidenziale per i diritti umani. Secondo Herrera, i detenuti hanno appiccato il fuoco al carcere per protestare "contro ripetuti episodi di violenza" da parte di alcuni agenti di sicurezza. I vigili del fuoco hanno riferito che le fiamme hanno raggiunto e danneggiato anche alcune case vicine al reclusorio. I 53 detenuti sono stati trasferiti nel carcere di Cantel, nel dipartimento di Quetzaltenango, 250 chilometri ad ovest della capitale. Commissione antimafia: 41 bis è ormai un regime "colabrodo"
La Sicilia, 3 novembre 2004
Per buona parte del contenuto delle audizioni, svoltesi la scorsa settimana davanti alla delegazione di commissari dell’Antimafia Nazionale del Parlamento Italiano, c’è stata una immediata "secretazione", trattandosi per molti casi di indagini in corso. E tra gli argomenti finiti "protetti" c’è stato anche quello relativo ai boss mafiosi che dal carcere continuano a passare ordini, nonostante il 41 bis. "Sorprende - ha notato, non a caso certamente, l’ex sottosegretario all’Interno e capogruppo della Margherita Giannicola Sinisi durante una pausa dei lavori - il silenzio che arriva dalle celle dei boss dopo che è stata varata la riforma del 41 bis. Come se alla fine le cose sono andate nel verso desiderato". Una indagine, quella sui detenuti che dal carcere riescono a passare gli ordini, che è cominciata nell’estate del 2002 quando il 12 luglio, durante una udienza della Corte di Assise di Trapani nell’aula bunker del carcere, il boss corleonese Leoluca Bagarella, presente in video conferenza, chiese di fare dichiarazioni spontanee, parlando di "capimafia stanchi di essere strumentalizzati, umiliati, vessati e usati come merce di scambio dalle varie forze politiche". Era l’avvio della protesta contro il regime carcerario duro, contro il 41 bis. Scelta non casuale quella di Trapani. Durante le audizioni qualche magistrato ha messo in evidenza come nel distretto giudiziario non sono state pochi i processi che si sono conclusi con condanne all’ergastolo per i boss mafiosi, spesso non incastrati dai collaboratori, quanto da indagini "super blindate", da una serie di intercettazioni e da un lavoro di intelligence molto professionale. Dunque, alla prospettiva di restare per sempre in cella i boss provano a ribellarsi. E nel luglio 2002 dall’aula della corte di Assise partì la richiesta per un 41 bis più "morbido". "Non solo - dice il capogruppo Ds, Peppe Lumia –- siamo in presenza di un 41 bis annacquato, ma l’elenco dei detenuti soggetti al carcere duro si è ridimensionato di molto negli ultimi due anni". Un segnale preciso gli investigatori trapanesi lo hanno raccolto decifrando un messaggio tra il boss mazarese Mariano Agate e suo figlio Epifanio, durante un colloquio. Il padre dice al figlio di "ringraziare" un politico attraverso un avvocato. L’indagine per risalire ai nomi è ancora in corso. Ma non c’è solo Mariano Agate che dal carcere riesce a passare ordini. C’è anche il capo mafia di Trapani Vincenzo Virga che dalla cella riuscirebbe ancora a comandare i suoi "picciotti". Alcuni di questi sono pure tornati liberi di recente. Hanno scontato le pene per la partecipazione all’associazione mafiosa e sono tornati in libertà. "E se è vero che uno "punciutu" resta per sempre e considerato che si tratta di uomini d’onore che non hanno dato segni di pentimento o di dissociazione – dice il deputato di An, vice presidente dell’Antimafia Angela Napoli – c’è da ritenere che a Trapani si corrono seri pericoli". Sala Consilina: "questione carcere", solidarietà anche dai tribunali
La Città di Salerno, 3 novembre 2004
Oltre venti ordini forensi di tribunali minori di tutta Italia aderiscono con spirito di solidarietà alla protesta portata avanti dagli avvocati del foro di Sala Consilina e di quello di Lagonegro, tutt’ora in astensione dalle attività giudiziarie, e in un documento assicurano, qualora fosse necessario, che assumeranno "tutte le utili e opportune iniziative a sostegno degli ordini interessati affinché sia revocato il decreto di soppressione della casa circondariale di Sala Consilina". È questo l’ultimo atto in ordine cronologico di una lunga serie di adesioni alla protesta e allo sciopero indetti prima dagli avvocati di Sala poi da quelli di Lagonegro per evitare la chiusura del carcere di Sala. E domani si attende la riunione a Roma tra il ministro Castelli e i parlamentari della zona, il senatore Leo Borea, presidente della commissione ispezione delle carceri, e membro della commissione giustizia, il senatore Ettore Liguori, e l’onorevole Franco Brusco. Il documento di solidarietà è una delibera del consiglio direttivo del Coordinamento degli ordini forensi minori italiani, costituitosi qualche anno fa, alla cui stesura ha partecipato fra gli altri, in qualità di rappresentante degli avvocati salesi, l’avvocato Francesco Giuliano, che ha portato all’attenzione di tutti la problematica salese. Il coordinamento, che raggruppa una ventina di ordini forensi minori e altri avvocati aderenti complessivamente a una settantina di ordini forensi italiani, ha motivato la delibera di solidarietà ai colleghi di Sala Consilina e di Lagonegro sulla base di una serie di considerazioni che reputano strumentali ed enfatizzate le motivazioni del decreto ministeriale che stabilisce la chiusura del carcere. Intanto è presumibile che domani una delegazione di avvocati, insieme con il sindaco di Sala Consilina, Gaetano Ferrari, e con altre istituzioni locali, seppure non invitata ufficialmente alla riunione con il ministro Castelli, ma solo telefonicamente, si recherà ugualmente a Roma. Nigeria: si appella donna condannata a morte per adulterio
Associated Press, 3 novembre 2004
Una donna nigeriana di 25 anni condannata alla lapidazione per adulterio presenterà appello a una corte islamica nel nord del Paese contro la sentenza. Lo ha annunciato l’avvocato della donna. Daso Adamu è stata giudicata colpevole lo scorso 15 settembre da un tribunale dello stato Bauchi. È stata rinchiusa in carcere insieme al figlio, di neanche sei mesi d’età, prima di essere rilasciata su cauzione a ottobre. Il legale Abdullahi Suleiman ha annunciato che l’appello sarà inoltrato nel villaggio Ningi: per scagionare l’imputata, ai giudici sarà chiarito che il padre del bambino è un ex marito della donna e che i due hanno divorziato nel 2001. L’appello dovrebbe essere discusso oggi e la sentenza è attesa entro una settimana. Nel caso di verdetto sfavorevole, la donna potrà presentare ulteriore appello in terzo grado. Treviso: corso per avvicinare i volontari alla realtà del carcere
Redattore Sociale, 3 novembre 2004
Non solo luogo di reclusione e di pena, ma realtà alla continua ricerca di un legame con il territorio, di un dialogo con le "voci di fuori": per promuovere questa nuova concezione del carcere, il Laboratorio scuola e volontariato del Centro di servizio di Treviso insieme all’associazione "Per ricominciare" organizza un corso di informazione e formazione dal titolo "Volontari nella giustizia". Cinque incontri, dal 6 novembre al 18 dicembre, presso la sede di "Per ricominciare" in via Montello 5 a Treviso, finalizzati ad avvicinare alla realtà carceraria e suscitare interesse verso le forme di volontariato penitenziario. Per agevolare la partecipazione di studenti e lavoratori, gli incontri si svolgeranno di sabato pomeriggio, dalle 15 alle 17. Il percorso prevede un inquadramento generale dell’attività di volontariato carcerario, quale rappresentante del territorio (6 novembre), ma anche un’analisi approfondita di alcuni temi specifici: l’ordinamento penitenziario e l’ordinamento penale, il ruolo della magistratura di sorveglianza (20 novembre); le misure alternative al carcere, esperienze di reinserimento, di cooperazione e di lavoro alternative alla detenzione (27 dicembre); il rapporto tra salute e detenzione (11 dicembre); il volontariato nella giustizia e sulle strade della riconciliazione (18 dicembre). La prima sessione di incontri, che vede tra i suoi relatori Maurizio Mazzi, presidente della Conferenza regionale Volontariato e giustizia, il direttore della Casa circondariale di Treviso Francesco Massimo, nonché alcuni operatori carcerari, sarà seguita da una seconda serie di lezioni nel corso della prossima primavera. Per qualsiasi informazione e per richiedere i moduli di adesione, è possibile chiamare il Centro di servizio per il volontariato allo 0422.543534 o scrivere all’indirizzo e-mail trevisovolontariato@libero.it. Bologna: nasce il nuovo Centro teatrale del Pratello
Bandiera Gialla, 3 novembre 2004
Nella primavera 2005 inaugurerà a Bologna, in via del Pratello 34, il nuovo Centro teatrale interculturale adolescenti e giustizia minorile Teatro del Pratello, un laboratorio che cercherà di offrire ai giovani in situazioni di disagio esperienze formative e opportunità di lavoro attraverso l’attività teatrale. Nel frattempo, la Compagnia del Pratello, formata da circa 15 detenuti dell’istituto penale minorile "Siciliani" di Bologna, presenterà "Romeo. La recita", spettacolo dedicato all’amore adolescenziale. "Romeo. La recita", realizzato in collaborazione con il Comune, la Provincia, la Regione e altre organizzazioni, sarà proposto dal 25 novembre all’11 dicembre presso il carcere minorile. Per assistere allo spettacolo, che si terrà tutti i giorni feriali, tranne il lunedì, alle 21 e la domenica alle 17, è necessario prenotare al numero di telefono 051.551211, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13. L’ingresso, a offerta libera, è, infatti, subordinato al permesso dell’autorità giudiziaria competente. Il nuovo Centro teatrale del Pratello, voluto da Antonio Pappalardo, dirigente del Centro di giustizia minorile dell’Emilia - Romagna e Marche, insieme a Paolo Billi, il regista che da sei anni si occupa degli spettacoli teatrali realizzati dai ragazzi ospiti dell’istituto penale minorile di Bologna, è promosso da una convenzione triennale tra Comune di Bologna, Centro di giustizia minorile regionale e associazione Bloom che cerca di favorire, sostenere e promuovere occasioni di riflessione e possibilità di aggregazione sociale nell’ambito di realtà sociali difficili e particolari. La novità di questo progetto è l’apertura verso l’esterno perché le attività di teatro e di produzione video e i laboratori di scrittura saranno rivolti non solo ai giovani disagiati, ma anche agli studenti e alla cittadinanza. Il teatro, inoltre, sarà messo a disposizione del territorio come spazio prova per gruppi teatrali e di danza che operano nel settore scolastico o di disagio giovanile e ospiterà manifestazioni culturali per i giovani. All’interno del centro sarà anche attivato uno sportello informativo sull’offerta delle attività artistiche rivolte agli adolescenti bolognesi. Aurelia: 3 agenti per 45 detenute, presidio a porta Tarquinia
Il Messaggero, 3 novembre 2004
Prosegue lo stato di disagio degli agenti di polizia penitenziaria in servizio nel super carcere di borgata Aurelia. Nella sezione maschile, popolata da 500 detenuti, gli agenti in servizio attualmente sono 250. Nella sezione femminile dove sono recluse 45 detenute, gli agenti donne in servizio, 9 in tutto, ieri sono scese a sole 6 unità. Tre agenti sono entrate in malattia. La situazione già abbastanza difficile è poi peggiorata nelle ultime quarantotto ore, con la decisione del DAP di assegnare in modalità definitiva la brigatista, Diana Blefari, alla sezione femminile di Aurelia. "Noncuranti dell’attuale situazione del reparto femminile - denuncia il segretario regionale dell’Osapp, Giuseppe Consalvo Proietti - hanno assegnato a Civitavecchia una detenuta che, da sola, vale tutte le altre quarantacinque". Per la Blefari infatti, detenuta in regime di massima sicurezza, servono tre agenti dedicati per turno. Diana Blefari però, non è l’unica brigatista reclusa ad Aurelia, nella sezione maschile del carcere, inadeguato ad ospitare detenuti in regime di massima sicurezza, è ospitato un altro "irriducibile". "Al momento - afferma Maria Rosaria Franco, agente di polizia penitenziaria di stanza a Civitavechia dal 1997 - in sei copriamo tre turni giornalieri. Con la Blefari però la situazione si complica. Tre di noi infatti devono monitorare la detenuta durante il passeggio, la doccia e i colloqui. Le restanti 45 detenute saranno così sorvegliate da soli tre agenti". Tre turni giornalieri e un’infinità di incarichi lavorativi. "A Civitavechia - prosegue Maria Rosaria - sono arrivata nel ‘97, trasferita da Varese. Allora in servizio eravamo 20 agenti donne. Con la chiusura della sezione femminile di Viterbo la situazione è andata via via peggiorando. Le detenute sono aumentate e le agenti tra trasferimenti e distaccamenti, mai sostituiti, si sono ridotte a nove unità". "Per garantire il servizio H24 in sicurezza servirebbero 15 unità - concludono Maria Rosaria e Massimo Spiga, segretario locale dell’Osapp. Nove agenti per il turno della mattina, che tra sezione e portineria, è impegnato nel controllo delle detenute che svolgono attività di cucina, scuola e colloqui. Tre unità per il turno pomeridiano e due unità per il turno notturno. Senza contare - precisano - i servizi esterni: deposizioni in tribunale, trasferimenti, visite e piantonamenti in ospedale". Cosenza: incontro sul carcere con il criminologo Bruno
Quotidiano di Calabria, 3 novembre 2004
Presso la sala convegni della casa circondariale della città domani alle 9 si terrà una giornata di studio sul tema "Le ragioni e le problematiche del carcere alla luce di tutte le patologie legate alla tossicodipendenza". Dopo il saluto ai partecipanti da parte della direttrice del carcere, dottoressa Caterina Arrotta, introdurrà il medico penitenziario Roberto Calabria il quale parlerà della gestione del detenuto tossicodipendente. Successivamente il responsabile del dipartimento di salute mentale dell’Asl n. 1 di Paola, Giacomo Pantusa relazionerà sugli aspetti psichiatrici della tossicodipendenza e i risvolti sulla condotta, mentre il psichiatra dell’Asl n. 4 di Cosenza, Paolo De Pasquali, affronterà la questione del comportamento criminale nell’azione dell’abuso di droghe. Nel corso dei lavori interverranno altresì la coordinatrice del comitato regionale alla legalità, Patrizia Carrozza, le responsabili del progetto "Tossicodipendenza e multiproblematicità: una sfida per il futuro", Tullia Leo e Maria Ferraro ed il criminologo dell’Università La Sapienza (Roma), Francesco Bruno. Bergamo: Pooh in via Gleno, per incontro a suon di musica
L’Eco di Bergamo, 3 novembre 2004
Nella fitta agenda bergamasca dei Pooh in questo scorcio di novembre l’appuntamento ha un significato decisamente straordinario. Sabato pomeriggio, dalle 14, il piccolo teatro della Casa circondariale di via Gleno ospiterà il quartetto di Roby Facchinetti e compagni per un incontro musicale con i detenuti dell’Alta Sicurezza del carcere. Nessun effetto speciale, nessuno strumento musicale accompagnerà l’intervento dei Pooh nel carcere, ad eccezione della chitarra acustica, quella di Dodi Battaglia. Sarà proprio un incontro a suon di musica, uno scambio musicale in cui i detenuti proporranno al celebre quartetto pop alcune delle loro canzoni di successo, arrangiate e adattate a loro misura, per tastiera, voci, flauti e percussioni. Nessuna ribalta, perché in quest’occasione i musicisti professionisti e i detenuti-musicisti saranno a pari livello. La musica si è affiancata al concorso di poesia "Parole ed emozioni" quando è stato avviato dall’Istituto comprensivo Donadoni di Bergamo nel 2001 il corso musicale in carcere. Mancherà un flautista, perché Emanuele Radosta, come ormai si sa, è evaso tre settimane fa assieme a Max Leitner. Non c’è stato il tempo per preparare a dovere un sostituto, così sarà la stessa docente Bianca Maria Foschi a sostenere la sua parte al flauto dolce. I primi passi della attività musicale hanno visto sulla scena il gruppo dei "Polipops": sette detenuti che nel giro di cinque mesi senza conoscere pentagramma e note, si sono dati da fare e hanno saputo proporre nel giugno 2001 un concerto di fronte a un pubblico. Visto il successo dell’iniziativa il gruppo si è allargato fino a raggiungere una decina di elementi, "La banda del fil de fer" che ha duettato con alcuni alunni dell’IPC Canina e anche del Liceo Sarpi. Avellino: nel carcere di Bellizzi Irpino Giornata Mondiale Filosofia
Comunicato Stampa Seac Campania, 3 novembre 2004
Il 18 novembre 2004, presso la Casa Circondariale di Bellizzi Irpino - Avellino verrà celebrata la Giornata Mondiale per la Filosofia (indetta dalla Commissione italiana dell’Unesco). Alle ore 10.00, il Prof. Giuseppe Ferraro, docente di Filosofia Morale presso l’Università di Napoli, incontrerà i detenuti sul tema: “Filosofia e quotidianità”. L’iniziativa si iscrive nell’ambito del Laboratorio di Filosofia curato dal prof. Luigi Iandoli, responsabile del Seac – Campania. Saranno presenti numerose autorità civili e religiose.
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