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120 lettori di "Terre di mezzo" a San Vittore
120 lettori di "Terre di mezzo", giornale di strada milanese, entreranno nel carcere di San Vittore per capire come è la vita di un detenuto
Redattore sociale, 8 maggio 2004
Una
piccola invasione quella in programma domani, il 15 maggio e il 22 maggio al
carcere di San Vittore a Milano. Saranno 120 i lettori di Terre di mezzo che
metteranno piede, per restarci un intero pomeriggio, al carcere di San Vittore.
La visita, occasione di incontro con i detenuti e per vedere e capire che cos’è
un carcere, è stata organizzata da giornale di strada milanese per festeggiare
il settimo anno di pubblicazione di una pagina scritta dai carcerati presente
ogni mese all’interno di Terre di mezzo. "Un bel traguardo - commenta
Carlo Giorgi, direttore del giornale -: chi si occupa di questi temi sa che non
è facile mantenere aperti canali di Il carcere è diventato deposito di merce umana...
Il Gazzettino, 8 maggio 2004
"In merito all’affollamento, c’è qualcuno che se ne frega e pensa che a Belluno invece del carcere, c’è un magazzino per deposito di merce umana". Il segretario provinciale del Sappe, Adamo Nicodemo non nasconde la sua amarezza e rabbia nei confronti dell’attuale situazione della casa circondariale di Belluno. Ha così preso carta e penna ed ha inviato una durissima lettera ai vertici regionali del suo sindacato degli agenti di Polizia, descrivendo la decisamente poco allegra situazione nel carcere di Belluno. "Tutti sanno che un’ala dell’Istituto penitenziario di Belluno e in fase di ristrutturazione, e teoricamente dovremmo avere meno detenuti rispetto al passato, ma purtroppo non è cosi" scrive ancora Nicodemo. Più di tutto, parlano chiaro le cifre: "La popolazione aumenta a dismisura, siamo attualmente oltre il centinaio di detenuti e tutti ammassati come legna in un’unica sezione". Se si volge lo sguardo verso i servizi igienici, il quadro si fa decisamente ancora più scuro: "Ci sono solo 5 docce, spazio ricavato da un’ex cella, poiché il vecchio reparto docce e stato dichiarato inagibile da anni. Questo degrado e l’affollamento, creano dei grossi problemi a livello psicologico, il detenuto si vede limitato in tutto e per tutto". Da ultimo un’istanza alle istituzioni: "Non rimane che chiedere ai politici di questa Provincia, al Signor Questore, Al Prefetto, e alla Procura di venire a vedere questa situazione. Dal carcere un lavoro per dieci detenuti
Grazie al sostegno della Provincia regionale, una coop si occupa di produrre lavori in vetroresina
La Sicilia, 8 maggio 2004
Una
cooperativa all’interno del carcere Pagliarelli che si occupa di lavorare la
vetroresina. L’iniziativa, sostenuta dalla Provincia, era partita nel 2002.
Oggi impegna 35 persone di cui 10 detenuti. La cooperativa "Azzurra"
ha cominciato a produrre manufatti che interessano il mercato e il laboratorio
in cui lavorano all’interno del carcere è diventato piccolo. Hanno già
ottenuto un’area nei pressi di Carini per continuare all’esterno l’attività,
ma anche all’interno di Pagliarelli è stata individuata una zona in cui
potere ampliare il cantiere. Risultati ottenuti grazie all’entusiasmo e alla
disponibilità della responsabile del carcere, Laura Brancato. Alla
cooperativa "Azzurra" sono già giunte commesse esterne, il che lascia
ben sperare in un prossimo ampliamento. Gli imprenditori locali, infatti, si
avvicinano all’iniziativa per conoscerla. Quando il progetto partì i detenuti
impegnati erano 6, oggi sono 10, grazie all’incremento del numero delle borse
lavoro messe a disposizione dalla Provincia. Fra i tanti manufatti realizzati a
Pagliarelli ci sono anche le canoe che saranno esposte al "World
festival" di Palermo. Un occasione per farle conoscere ed apprezzare ad un
grande pubblico. Insomma, la cooperativa si muove sul mercato come un esperto
soggetto imprenditoriale in grado di offrire prodotti competitivi per la
qualità. Da credenti anche dietro le sbarre
All’Università di Pisa a confronto sull’assistenza religiosa ai detenuti italiani e stranieri
Avvenire, 7 maggio 2004
Ogni
uomo ha il diritto di vivere la propria religione. Anche quando è recluso in
una cella. Ma come garantirlo davvero? Se ne è parlato a Pisa in questi giorni
in un seminario di studi promosso dall’Università e dal Comune, a cui hanno
partecipato giuristi, volontari e cappellani delle carceri. A Brindisi visita Commissione Giustizia Senato
Ansa, 6 maggio 2004
È cominciata oggi nel carcere di Brindisi la serie di sopralluoghi che alcuni componenti della Commissione Giustizia del Senato compirà in Puglia sino all’8 maggio prossimo. L’obiettivo dell’iniziativa è di acquisire elementi sulle condizioni di permanenza e di trattamento dei detenuti negli istituti di pena, così come sulle condizioni di lavoro e di radicamento nel territorio degli operatori penitenziari. Nel carcere brindisino si sono recati nel pomeriggio i senatori Alberto Maritati e Giuseppe Semeraro, che hanno incontrato anche alcuni rappresentanti di associazioni di volontariato che operano in campo sociale. "Il nostro obiettivo - ha detto Maritati - è quello di fare una analisi approfondita su tutto il territorio nazionale al fine di avere una conoscenza organica di tutto il sistema carcerario per poi muoverci sul piano legislativo e per lanciare degli input al Governo". "Allo stesso tempo - ha precisato Semeraro - stiamo effettuando una verifica dello stato d’essere delle strutture carcerarie, il modo in cui vengono amministrate e la qualità dei servizi prestati ai carcerati e soprattutto lo stato di attuazione dei progetti finalizzati a riportare i reclusi ad una situazione di valido reinserimento nella società". Maritati si è poi soffermato su come l’istituzione-carcere viene percepita dalla collettività. "Da pugliese - ha rilevato - devo dire con amarezza che c’è una differenza abissale tra alcune regioni del Nord e quelle del Sud. In Toscana, ad esempio, la comunità si stringe intorno al carcere, ne cura e ne controlla, attraverso l’associazionismo ed il volontariato, l’andamento dell’ esecuzione della pena. Il detenuto non è visto come un nemico ma come un soggetto che prima o poi dovrà rientrare nella comunità. Da noi, invece, c’è una scarsa percezione del problema-carcere e da qui l’appello ai pugliesi affinché considerino il carcere un luogo in cui ci sono persone a tutti i costi da recuperare". Castelli: puntare sul reinserimento dei giovani
Nasce in Calabria struttura per percorso detentivo alternativo
Ansa, 4 maggio 2004
"Abbiamo realizzato una sorta di utopia. Non credo che a breve tutto l’universo penitenziario possa realizzarsi sugli stessi parametri, ma questo è un punto di partenza e sono certo che avrà successo". Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, non ha dubbi che l’esperimento che parte oggi da Laureana di Borrello, con l’inaugurazione di una struttura che offre a giovani detenuti un percorso detentivo alternativo in cui la formazione professionale trovi piena attuazione, è la strada da seguire. "Non so - dice il Ministro - a cosa pensasse colui che scrisse l’art. 27 della Costituzione, ma posso dire che sicuramente è vicino a questa struttura che lo realizza compiutamente". L’istituto sperimentale a custodia attenuata "Luigi Daga" (dal nome di un magistrato di origine calabrese direttore dell’ Ufficio studi e ricerche del Dap, morto nel 1993 in un attentato terroristico al Cairo) si rivolge ai giovani di età compresa tra i 18 e 34 anni alla prima esperienza detentiva o comunque a basso indice di pericolosità sociale ai quali offre attività di formazione professionale, scolastiche, culturali, religiose, ricreative e sportive. Ed ai giovani rivolge il suo pensiero Castelli. Il ministro, prima di giungere alla struttura, ha percorso a piedi un tratto del corso della cittadina calabrese, incontrando centinaia di bambini. E su questo si concede una battuta: "Complimenti - dice - io vengo da una terra che purtroppo non è così prolifica. Abbiamo la speranza, che diventerà una certezza, che tutti possano trovare un loro destino da cittadini onesti laboriosi che possano partecipare allo sviluppo della società ". Tornando ai giovani che saranno ospitati nella struttura, il Ministro sottolinea l’importanza del patto che dovranno sottoscrivere al momento dell’ingresso "in cui si impegnano ad applicarsi con il massimo delle loro energie per uscire dalla situazione in cui sono venuti a trovarsi. Sappiamo - aggiunge - che molti sbagliano non per scelta, ma per necessità o per la mancanza degli strumenti adeguati ad affrontare le difficoltà della vita. Con questa iniziativa vogliamo dare ai giovani questi strumenti, affinché affrontino il loro percorso da cittadini onesti. Naturalmente occorre la loro collaborazione, la loro voglia di redimersi. Ma non si tratta solo di una questione umanitaria. È anche conveniente per la società seguire la strada del recupero di chi sbaglia perché è assolutamente conveniente, rassicura la società avere cittadini onesti che lavorano e contribuiscono allo sviluppo della società stessa". Castelli, però, manifesta perplessità sul fatto che il modello di Laureana sia esportabile in tutti gli istituti, anche se, rileva, il rapporto personale penitenziario-detenuti è particolarmente favorevole, visto che in Italia è di 1-1,1 a fronte dell’1-3 dell’Europa. Al suo arrivo, Castelli è stato accolto dai sindaci della zona, alcuni dei quali privi della fascia tricolore, in polemica - hanno spiegato dopo la cerimonia - con le posizioni della Lega sulla bandiera nazionale. Il direttore dell’istituto, Angela Marcello, dal canto suo sottolinea come il centro sia "attento ai bisogni dell’uomo, ed in particolare dei ragazzi alla prima esperienza detentiva". Un concetto ripreso dal sindaco di Laurena di Borrello, Domenico Ceravolo, che afferma come "l’uomo sia al centro del programma. È un messaggio di speranza per i giovani che rischiano di perdere la strada della legalità". Il sindaco ha anche offerto al Ministro ed agli altri ospiti una copia della Divina Commedia tradotta in dialetto calabrese. La necessità del contribuire al formarsi di una coscienza parla il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Paolo Quattrone, il quale sottolinea l’importanza delle detenzione per chi "rappresenta un pericolo per la società ", ma evidenzia quanto sia fondamentale il recupero ed il reinserimento nella società. "L’istituto - afferma il capo del Dap, Giovanni Tinebra - nasce con caratteristiche innovative che aprono prospettive concrete. E per la prima volta nasce come progetto giovani con l’obiettivo di stimolare la scelta consapevole di un nuovo percorso esistenziale". Infine, il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, sintetizza il senso dell’ iniziativa sostenendo che "ci avviamo sulle vie nuove, sulle frontiere avanzate che portano dal terreno della pena come repressione a quello della custodia come recupero e riabilitazione".
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