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Lettera aperta al Parlamento I sommersi e i salvati della proposta di legge Cirielli-Vitali
Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, 20 dicembre 2004
Onorevoli e Senatori, la proposta di legge, cosiddetta Cirielli-Vitali, già approvata dalla Camera dei deputati, costituisce il definitivo e tragico passaggio verso una selezione di classe della popolazione detenuta. Da un lato il regime delle prescrizioni, dall’altro le norme sulla recidiva si muovono nella stessa direzione, ossia verso un doppio binario di giustizia. Chi ha una buona difesa tecnica, grazie ai tempi lunghi del processo, riuscirà a garantirsi l’impunità, chi invece ha meno risorse sarà più probabilmente a rischio di condanna e quindi di recidiva e perciò di maggiore penalizzazione.
Prescrizione
La riduzione dei tempi di prescrizione per alcuni gravi reati, e il loro ancoraggio al massimo edittale delle pene, costituisce un grosso rischio per la celebrazione dei processi più importanti. Non c’è processo ai danni di un tossicodipendente, di un immigrato, di uno qualsiasi degli abitanti delle nostre carceri che non si chiuda in tempi rapidi. Altro che prescrizione! Quest’ultima opera solo sui processi penali con una difesa tecnica efficiente la quale utilizza strategie dilatorie. Ciò significa che solo la micro-criminalità diffusa verrà giudicata, condannata, incarcerata e ulteriormente penalizzata da questa legge.
Recidiva
Negli istituti penitenziari almeno il 60% della popolazione detenuta è costituito da persone che hanno un legame con le questioni dell’immigrazione o della tossicodipendenza. Per ciascuno di essi vi è un alto rischio di esclusione sociale primaria e secondaria, e quindi di recidiva. Si tratta di un nutrito numero di persone che vive di piccoli espedienti. Saranno loro a cadere sotto la mannaia della legge Cirielli-Vitali. L’aumento delle pene - seppur indiretto - e la riduzione all’osso delle possibilità di fruire dei benefici penitenziari e delle alternative alla detenzione produrrà un effetto di sovrappopolazione detenuta. Del resto questa legge aumenterà notevolmente la popolazione detenuta; il modello cui si ispira è quello statunitense, che al terzo reato, quale che sia, comporta condanne sino all’ergastolo, anche per il furto più banale! Un modello che il governo ha scelto di non attuare sino in fondo solo perché in questo momento il sistema non sarebbe in grado di reggere 400.000 detenuti. Rimane il fatto che la strada, delineata ormai con nettezza, è esattamente quella: riempire le carceri di quante più persone ed emarginati possibile. Ad esempio prevedere che colui il quale evade da una misura penale esterna poi, se recidivo, non possa avere più alcun beneficio, oppure ridurre al lumicino le possibilità di avere permessi premio, affidamento, detenzione domiciliare o semilibertà significa togliere di mezzo l’impianto risocializzante della Gozzini. Nel caso della semilibertà il recidivo deve addirittura avere scontato almeno due terzi della pena. La liberazione anticipata per i recidivi si valuterà nel periodo di un anno e non semestre per semestre. Così tutti i recidivi per reati e condanne inferiori all’anno non potranno fruire di alcuno sconto di pena. Dichiariamo, pertanto, inammissibili le scelte in materia penale e penitenziaria portate avanti da questo governo, e culturalmente assecondate da gran parte dell’opposizione. Infatti se è pur vero che questa legge potrà "salvare" qualcuno, rimane certo che sommergerà definitivamente tantissimi altri, la gran parte della popolazione detenuta e delle aree di marginalità sociale, nella logica di essere deboli con i forti e forti con i deboli. Questi deboli non hanno difesa e rappresentanza alcuna. Per questo ci facciamo in qualche modo portavoce, in quanto quotidianamente impegnati come volontari nelle carceri e sul territorio per una maggiore giustizia sociale e per favorire percorsi di integrazione, assieme e per la popolazione detenuta, che questa legge è una inaccettabile discriminazione e contraria ai principi della Costituzione, non tanto perché salverà il potente di turno ma perché costituisce una pietra al collo, una condanna senza appello per i sommersi, per le decine di migliaia di poveri ed emarginati. Chiediamo, infine, a questo Parlamento che non si prosegui nell’iter dell’esame al Senato ma si abbandoni questo provvedimento che, se approvato, aprirebbe la strada ad un ulteriore atteggiamento di vendetta sociale che uno Stato democratico non può avallare e che trova riscontro storico solo nel periodo della dittatura che ha poi portato alla seconda guerra mondiale. Le persone che commettono reati non sono "altro" ma bensì cittadini a cui dare, oltre alla condanna, la possibilità di restituire il danno prodotto e recuperare la propria dignità e senso della legalità, rendendo pertanto efficaci i dettami dell’art. 27 della Costituzione, che nel caso specifico viene calpestato e irriso.
Il Presidente, Livio Ferrari
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