Rassegna stampa 9 dicembre

 

Cagliari: uno sportello del Provveditorato per ex condannati

 

L’Unione Sarda, 9 dicembre 2004

 

Per i detenuti che scontano la pena fuori dal carcere e per quelli idonei alle misure alternative entrerà presto in funzione lo sportello Informa-azione: un ufficio al Palazzo di Giustizia a disposizione di tutti coloro che sono interessati a un problema che solo in Sardegna interessa quasi 1200 detenuti condannati o in espiazione di pena.

Per saperne di più il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria ha promosso per domani alle 9 un convegno al Ghetto degli Ebrei in collaborazione con l’Ufficio esecuzione penale esterna, il Centro di servizio sociale per adulti e l’assessorato comunale ai servizi sociali. L’iniziativa è rivolta in modo particolare ai volontari che operano nel settore penitenziario ed agli operatori del territorio (Comune, Ser.T., Centri di salute mentale, Consultori familiari, Comunità terapeutiche, Cooperative sociali) in concomitanza con l’apertura dello "Sportello informativo" nel Palazzo di Giustizia (situato al primo piano).

Lo sportello informativo risponde - è detto in una nota del Provveditorato - al crescente bisogno di notizie corrette e concrete sull’esecuzione penale esterna, cioè ai 665 condannati che espiano la pena in libertà ad ai futuri 487 casi in corso di esame e per cui si sta procedendo alle indagini per l’eventuale concessione delle misure alternative alla detenzione. "L’esigenza dello sportello nasce - ha spiegato la responsabile dell’Ufficio esecuzione penale esterna, Rossana Carta - per poter offrire una corretta informazione, per dare soluzioni che favoriscano il buon esito degli interventi predisposti dai servizi che vengono coinvolti.

Lo sportello costituisce una reale integrazione del sistema informativo fra pubblico e privato ed è gestito da operatori professionali. Il servizio si rivolge a tutta la popolazione detenuta; ai condannati in esecuzione penale esterna; ai detenuti in permesso premio; agli internati in licenza; ai condannati liberi in attesa di decisioni del Tribunale di sorveglianza; ai familiari dei condannati; agli operatori dei servizi pubblici e privati; ad ogni cittadino interessato ai problemi della detenzione".

Gli obiettivi che si propone sono: agevolare il reinserimento dei condannati, promuovere l’accesso alle risorse istituzionali non presenti nel territorio, creazione di una banca dati per le risorse disponibili socio-sanitarie pubbliche e del privato sociale, produrre materiale informativo sul servizio, coinvolgere le famiglie e le reti esterne al carcere per favorire il reinserimento sociale, fornire consulenza per la tutela giuridica e per l’accesso alle misure alternative, dare informazioni e orientamento per la ricerca di una attività lavorativa e per corsi professionali di livello.

Il convegno, diviso in due parti, inizia alle 9 con il saluto del provveditore regionale alle carceri Francesco Massidda, quindi svolgerà la relazione sugli scopi e gli obiettivi dello sportello Rossana Carta responsabile dell’ufficio dell’esecuzione della pena esterna. Successivamente interverranno: Leonardo Bonsignore, presidente del Tribunale di sorveglianza con una relazione sulla risocializzazione dei condannati; Carlo Renoldi magistrato di sorveglianza e Giampaolo Cassitta direttore dell’area pedagogica del carcere di Alghero.

Nel pomeriggio interverranno: Angelo Vargiu, assessore comunale ai servizi sociali; Enrico Garau dell’agenzia regionale per l’impiego; Roberto Doneddu, projet manager e Bruno Asuni, presidente del coordinamento volontariato giustizia onlus.

Cagliari: sit-in, raccolte cinquecento firme per l’indulto

 

L’Unione Sarda, 9 dicembre 2004

 

Dal carcere di Buoncammino al palazzo del Consiglio regionale in via Roma. Cambia il posto ma la protesta continua: lo sciopero della fame degli studenti del Comitato 5 novembre prosegue, conquistando simpatie e sostegno.

"Abbiamo raccolto più di cinquecento firme per chiedere l’indulto di tre anni", spiega Roberto Loddo. "Molte persone si avvicinano per chiedere informazioni e conoscere la realtà del carcere di Buoncammino". Il presidio prosegue ininterrotto da lunedì, con le tre notti passate sotto i portici del Consiglio.

Prosegue anche lo sciopero della fame, malgrado qualche tentazione da parte dei commercianti: "Ogni tanto ci portano delle pizzette, li ringraziamo ma noi continuiamo". Che potrebbe durare ancora molto: "Il nostro obiettivo è la chiusura dell’inferno di Buoncammino, che come ha confermato la visita di martedì della commissione regionale Diritti civili, è una struttura inadeguata, obsoleta", aggiunge Loddo.

"Chiediamo dunque al presidente della Giunta Renato Soru di farsi carico del problema del carcere". Ieri sera alcuni esponenti della Camera Penale hanno incontrato i manifestanti davanti al palazzo della Regione per esprimere di persona il sostegno all’iniziativa.

Cagliari: carcere inadeguato per così tanti detenuti

 

Sardegna Oggi, 9 dicembre 2004

 

Una struttura vecchia, superata, che ospita in condizioni difficili quasi 370 detenuti, una ventina donne, con un organico sottodimensionato; un carcere, quello di Buoncammino, a Cagliari, che impedisce qualunque iniziativa di recupero, di formazione culturale e professionale. Se ne sono resi conto i componenti la Seconda commissione permanente del Consiglio regionale, Politiche comunitarie e Diritti civili, presieduta da Paolo Pisu, al termine di un sopralluogo nell’istituto di pena "più antico della Sardegna".

Un edificio che risale all’ottocento, nel quale qualunque intervento si scontra con strutture "modificabili con grande difficoltà e costi enormi". Gli unici progetti che è stato possibile realizzare, in questi ultimi anni, sono una nuova infermeria, un reparto medico che entrerà in funzione nelle prossime settimane, ed un campo di calcetto; un secondo "terreno di gioco regolamentare", per favorire almeno una modesta attività fisica, entrerà in funzione nei prossimi mesi. Per il resto, se le promesse del ministero di realizzare un nuovo istituto di pena verranno confermate, se ne parlerà tra pochi, o molti anni.

I problemi, le carenze, la necessità di iniziative urgenti, di interventi radicali, sono stati approfonditi anche grazie alle indicazioni del direttore, del responsabile della sicurezza, dei responsabili dei diversi servizi e settori che operano nella struttura carceraria. "I dati sono estremamente preoccupanti", ha commentato il presidente della Seconda al termine della visita, sintetizzando il pensiero degli altri consiglieri regionali.

Gli ospiti presenti sono quasi 370, una ventina donne; più di 60 sono tossicodipendenti; 37 sono sieropositivi; 198 sono in malati di epatite b e c; 87 hanno problemi psichiatrici, 11 sono depressi, 2 dementi. L’equipe medica garantisce cure appropriate, i medici e gli assistenti del Sert fanno miracoli per avviare terapie di disintossicazione, ma la "struttura carceraria" impedisce qualunque programma realistico ed efficace di recupero. Molti detenuti, quasi la metà, sono in attesa di giudizio, gli altri hanno condanne definitive, "ma separare gli uni dagli altri è impossibile"; come è impossibile selezionare e dividere i detenuti in base alle tipologie dei reati commessi. Quelli "pericolosi", che in condizioni normali dovrebbero essere ospitati in bracci di "sicurezza", sono in celle singole, a contatto di muro con gli altri. Prevenire "qualunque cosa", in queste situazione, è un rebus di difficile soluzione. Come è difficile evitare il sovraffollamento delle celle: in quelle singole si vive in due, in quelle doppie ci stanno quattro persone, nelle altre gli ospiti sono sei. Nel braccio femminile, le condizioni igieniche non sono assolutamente adatte ad "ospiti femminili".

Parlare di "carcere a custodia limitata", come le nuove indicazioni in materia penitenziaria fanno per favorire il recupero dei tossicodipendenti, è pura utopia. Con questi spazi è un miracolo garantire le cure ed i tentativi di recupero, che medici, infermieri, psicologi avviano e portano avanti con grande abnegazione.

I detenuti che tornano in libertà, fuori da queste mura non trovano accoglienza nelle loro famiglie o non hanno nessuno a cui rivolgersi, e dopo pochi giorni, al massimo poche settimane, ritornano "in questa che è diventata la loro casa". Ogni anno ci sono, infatti, circa 1500 "ingressi", ma molti sono dello stesso detenuto che entra ed esce, con disinvoltura, molte volte nello stesso anno. Poi, il ripetersi dei reati fa scattare il cumulo di pena e la situazione dei "recidivi", anche per piccoli reati, diventa praticamente "irrecuperabile".

Soluzioni? Se ne parla tanto, se ne parlerà ancora molto. Intanto strutture adeguate, moderne, pulite, razionali, nelle quali operare tenendo conto delle caratteristiche dei detenuti, delle possibilità che queste "persone, difficili ma non diverse" hanno di reinserirsi nella vita sociale. Corsi scolastici, sino a quelli universitari; laboratori per la formazione professionale; assistenza sanitaria e condizioni igieniche degne degli anni duemila; spazi comuni ed adeguati alle diverse esigenze dei reclusi; una netta separazione tra chi attende un giudizio e chi è stato condannato in modo definitivo; i "pericolosi da un’altra parte"; "custodia limitata" e programmi alternativi per i "recuperabili", specialmente se alle prese con "problemi di alcol, droga, o altri tipi di devianze giovanili"; assistenti e sorveglianti in numero adeguato (a Buoncammino ne servono altri cento), per non "trasformare anche educatori ed agenti in veri e propri reclusi".

Un quadro che la Commissione intende approfondire, con una serie di incontri, con visite e sopralluoghi anche nelle altre strutture penitenziarie isolane.

Il sistema carcerario sardo, ha commentato Paolo Pisu, presenta gravi carenze, sotto molti punti di vista. Lo Stato deve fare un grande sforzo per rimuovere gli ostacoli che impediscono un reale recupero di chi sbaglia e che paga, il suo conto, nei confronti della società.

In Sardegna la situazione è, forse, molto grave perché sulle strutture si è investito poco, lo si è fatto con interventi episodici, senza un quadro complessivo delle scelte da farsi. Ed è anche aggravata dal fatto che molti "detenuti arrivano da carceri del continente", alimentando tensioni e riducendo i già scarsissimi spazi a disposizione dei detenuti sardi".

La Commissione, comunque, ha avviato questa indagine conoscitiva che porterà ad elaborare proposte e progetti concreti, che sarà poi compito dell’Esecutivo "discutere" con il Governo centrale. Per quanto riguarda la Regione, comunque, interventi nei settori sanitario, assistenziale, per il reinserimento di "molte persone" nel mondo del lavoro, per l’assistenza alle famiglie dei detenuti, sono sempre possibili. Ed anche questi "significativi interventi" saranno studiati ed analizzati dai componenti la Seconda commissione, quella che si occupa dei "diritti civili".

Ascoli: tempo di solidarietà con il marchio "Liberi"

 

Il Quotidiano.it, 9 dicembre 2004

 

A Natale siamo tutti più buoni, una eccezione che per Patrizia Corradetti una dei titolari del Kursaal Di Grottammare è una regola. Infatti già da anni è impegnata in eventi dedicati alla solidarietà, esempio è stata la realizzazione di un ambulatorio dentistico in Ecuador donato da TDS Dott. Maurizio Marini l’anno scorso.

Quest’anno uno dei primi appuntamenti è per il giorno 12 dicembre dalle ore 17.30 al Ristorante Cocktail Bar Kursaal di Grottammare. Durante un afternoon tea verranno presentati gli oggetti di cartonnage realizzati dai detenuti della Casa Circondariale di Ascoli Piceno, prodotti per i quali è stato appositamente creato il marchio Liberi di (lavorare dentro).

Di questi oggetti sarà possibile l’acquisto ed il ricavato della vendita verrà devoluto allo sviluppo del laboratorio artigiano Liberi di (lavorare dentro). Questo progetto è nato in seguito ad un Corso di formazione professionale gestito dal centro Formazione Professionale (Via Cagliari 15) di AP, finanziato dal FSE e con l’assessorato alla formazione e lavoro della provincia di AP. Lo scopo, dopo aver ottenuto da parte dei detenuto la qualifica, è quello di creare attraverso il lavoro in carcere una struttura esterna lavorativa utile al reinserimento sociale.

Tutto ciò da un senso al lavoro del detenuto, lo responsabilizza permettendogli di avere un contatto con l’esterno attraverso gli oggetti creati, stare al passo con mode, prezzi, gusti e tendenze. Diversi sono i punti vendita degli oggetti realizzati dai detenuti, nella provincia di Ascoli: Libreria Rinascita (AP), Arredare Insieme (Sant’Egidio alla Vibrata) Ass. Germogli a SBT e Arteincasa Castel di Lama.

Attraverso una cooperativa sociale che li ha assunti, i detenuti sono stipendiati con i proventi del loro lavoro, utili per il reperimento delle materie prime, per il proprio fabbisogno all’interno della struttura e ad un aiuto finanziario alle famiglie.

Lecce: visita parlamentari centrosinistra, più ombre che luci

 

Gazzetta del Sud, 9 dicembre 2004

 

Una delegazione di parlamentari del centrosinistra in visita nella Casa circondariale. "Presenti solo sette educatori: la riabilitazione resta nel cassetto". Allarme sovraffollamento. Lavoro, appello agli imprenditori.

Luci ed ombre nel supercarcere. Sono emerse al termine della visita nella struttura di borgo San Nicola effettuata da una delegazione del centrosinistra. Ne hanno fatto parte gli onorevoli Antonio Rotundo e Luigi Pepe e i senatori Alberto Maritati e Maria Rosaria Manieri.

Segnalate alcune note dolenti. C’è il "solito" problema del sovraffollamento (il carcere, nato per 600 detenuti, ne ospita più del doppio), ma ci sono anche altre sofferenze: "È grave la carenza nel settore trattamentale - spiega il senatore Alberto Maritati - Ci sono solo 7 educatori. Così l’articolo della Costituzione che prevede la riabilitazione del condannato lo mettiamo nel cassetto. C’è bisogno che si adegui il personale dedicato al trattamento, altrimenti il carcere diventa una mera sofferenza". Altra nota dolente è quella del lavoro dietro le sbarre.

"Meno del 25 per cento dei detenuti - continua Maritati - può lavorare. C’è un laboratorio di falegnameria eccellente ma è inattivo. Manca un rapporto fra la comunità leccese e il carcere. Il detenuto ha bisogno anche di un trattamento lavorativo. Lancio un appello al mondo imprenditoriale perché si guardi ai detenuti.

Far venire meno le aspettative di chi sta dentro significa creare un danno non tanto al detenuto, ma alla comunità". Fra le ombre ci sono anche le carenze dell’infermeria: "Manca il personale paramedico, c’è bisogno di infermieri, e a volte anche di medicine". La situazione è peggiorata con la chiusura del carcere di Brindisi. I detenuti sono stati trasferiti a Lecce: "Ma le circa 180 unità di polizia penitenziaria sono rimaste lì a disposizione di una struttura che ospita massimo trenta persone. È una grave disfunzione".

Ma non ci sono solo ombre: "Con soddisfazione registriamo una tenuta della struttura che si può definire ottima. L’ambiente, dal punto di vista igienico, è di tutto rispetto - dice Maritati - Un’attestazione doverosa va rivolta al personale di polizia e alla direzione". Ma sulle ombre il centrosinistra non concede sconti.

"Chiederemo - concludono i quattro parlamentari - al Ministro della Giustizia e al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di intervenire con provvedimenti urgenti sul piano del personale dipendente con particolare riferimento a quello trattamentale e sanitario, spesso mancano anche i domiciliari".

Verbania: detenuti - imbianchini al lavoro sul lago Maggiore

 

Ansa, 9 dicembre 2004

 

È stata una giornata particolare per otto detenuti del carcere di Verbania: in mattinata hanno lavorato in un residence per anziani, e nel pomeriggio hanno incontrato le monache di clausura di un convento del lago d’Orta, che in loro onore hanno intonato un canto.

Ad organizzare l’iniziativa è stato il Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) nel quadro di un progetto che l’estate scorsa ha già portato i detenuti a varcare la porta del carcere per svolgere attività utili - e applaudite dalla cittadinanza - come il ripristino di un tratto di spiaggia sul lago Maggiore.

Questa volta i reclusi - sotto lo sguardo di una quindicina di agenti di custodia - si sono trasformati in imbianchini e carpentieri, tinteggiando le pareti e riparando il tetto di una casa di cura a Orta San Giulio (Novara). "Stiamo solo cercando - dicono Vincenzo Lo Cascio e Marco Santoro, del corpo di polizia penitenziaria - di mettere in pratica uno dei dettami della Costituzione: la pena deve tendere alla riabilitazione del condannato, e ad aiutarlo a reinserirsi nella società una volta pagato il debito con la giustizia". All’iniziativa hanno partecipato due imprenditori, Giuseppe Castorina e Maurizio Cattaneo. Nel pomeriggio i detenuti hanno visitato l’abbazia che sorge su un isolotto del Lago d’Orta.

Grazia: Storace; io distinguo tra a Sofri e Bompressi…

 

Ansa, 9 dicembre 2004

 

"L’istituzione della grazia è un provvedimento previsto dalla Costituzione. Un detenuto può chiedere di essere graziato, spero però che non pretenda i ringraziamenti. Io distinguo tra Sofri e Bompressi".

Lo ha detto Francesco Storace, presidente della Regione Lazio, rispondendo ai giornalisti a margine della cerimonia di commemorazione del commissario Luigi Calabresi all’Istituto San Leone Magno di Roma.

"L’atteggiamento di Sofri - ha detto ancora Storace - è stato fino ad oggi troppo supponente. Certo per Bompressi si potrebbe motivare un provvedimento per questioni di salute. Su Sofri sono molto più prudente perché essere privati della libertà non significa stare sempre su tutti i giornali".

Civitavecchia: Prc porta il carcere di Aurelia in Parlamento

 

Il Messaggero, 9 dicembre 2004

 

Un’interpellanza sul caso di Aurelia al Ministro di Grazia e Giustizia e una petizione dei detenuti in arrivo al Sindaco De Sio. È questo quanto scaturito dalla visita effettuata ieri mattina dall’onorevole Elettra Dejana, deputata del Prc al parlamento, Simona Ricotti, consigliere comunale e Antonio Visciola presidente della IV circoscrizione, nei complessi carcerari di via Tarquinia ed Aurelia.

"I detenuti di Aurelia - afferma Simona Ricotti - hanno raccolto alcune firme da inviare al Sindaco De Sio per chiedere il prolungamento del servizio di trasporto urbano fino al carcere". Accanto all’inaugurazione di un servizio finora assente, i detenuti hanno richiesto il potenziamento delle biblioteche femminili e maschili e l’aumento del numero delle borse lavoro da destinare alla popolazione carceraria ospite del complesso di via Tarquinia.

"Servizi carenti o addirittura inesistenti, carenza di agenti di polizia penitenziaria, mancanza di educatori, psicologi, psichiatri e strutture cadenti". È questa la fotografia scattata nelle carceri locali dall’onorevole Elettra Dejana. "Ad Aurelia - ha dichiarato la deputata del Prc - servono più di 100 agenti in organico, senza contare la totale assenza del sistema di appoggio sanitario: psicologi, psichiatri ed educatori.

Figure fondamentali per attivare i percorsi alternativi al carcere previsti dalla legge per quei detenuti che ne maturano il diritto. A questo poi si aggiunge l’abbandono della struttura - prosegue - realizzata soltanto nel ‘92, che presenta pesanti infiltrazioni d’acqua e una scarsa manutenzione. Il Dipartimento Amministrazione penitenziaria sta lasciando tutto al deterioramento, innescando così un degrado a cascata. Presenterò quindi un’interpellanza al Ministro di Grazia e Giustizia".

Rovigo: fra Beppe; genitori rompano silenzio con i figli

 

Il Gazzettino, 9 dicembre 2004

 

Era prevedibile che il tema "Dialogo genitori-figli, utopia o realtà?" trattato da un frate che entra in tutte le carceri d’Italia, avrebbe suscitato l’interesse di tanti e così è successo nella parrocchia di S. Francesco d’Assisi.

L’incontro con frate Beppe Prioli di Verona e un genitore di un giovane detenuto, è stato organizzato da frate Manuel Panaguzzi in collaborazione con il parroco, frate Damiano Baschirotto (nel pomeriggio dello stesso giorno c’è stato l’incontro con i cresimandi e i loro catechisti).

Per fra Beppe l’occasione è stata propizia per la presentazione del suo secondo libro: "Risvegliato dai lupi - un francescano tra i carcerati: delitti, cadute, rinascite". Dopo una doverosa presentazione ed un ringraziamento, per la presenza dei due importanti "testimoni del disagio minorile", da parte del parroco e del consigliere delegato alla cultura, Roberta Fava, frate Manuel ha ricordato che per ogni libro acquistato ne sarà dato uno in omaggio ad un carcerato.

Fra Beppe ha detto di dedicare l’incontro a tutti i giovani che in quarant’anni ha incontrato in carcere ed ha ricordato di essersi avvicinato a questa missione all’età di 20 anni leggendo un articolo su Famiglia Cristiana.

"Incontrare i giovani è una scuola e non c’è reato che mi faccia paura, sono contrario alla pena di morte ma anche all’ergastolo - ha detto - perché questa condanna ha solo un aspetto positivo: ti ferma e ti fa pensare ma non risolve nulla. Cosa mi dicono i giovani: maledetta quella notte!. Chi spaccia droga è un vigliacco e chi le usa altrettanto perché uccide la propria vita i giovani hanno grandi risorse: a Prato ma anche a Torino e Padova tanti giovani hanno ripreso l’Università. I genitori debbono rompere il silenzio con i loro figli".

Toccante poi la testimonianza del genitore che ha evidenziato l’importanza di parlare con i propri figli, la prevenzione e l’accoglienza nel momento difficile anche verso coloro che escono dal carcere. È seguito un interessante dibattito.

Roma: anziani legati ai letti in casa riposo abusiva

 

Asca, 9 dicembre 2004

 

Una struttura sanitaria abusiva nella quale, in precarie condizioni igienico sanitarie, erano ospitati 20 anziani, alcuni dei quali legati e segregati in piccole stanze, è stata scoperta dai Carabinieri della Stazione di Roma Tor de Cenci che hanno fatto irruzione in una piccola attività di affittacamere sita a Trigoria, alle porte di Roma.

All’interno, durante l’ispezione, i militari coadiuvati dai colleghi del Nas di Roma hanno trovato 20 anziani, di età compresa tra i 70 e i 95 anni, ospitati in pessime condizioni igienico - sanitarie ed in regime sanitario abusivo. Il dato allucinante è che tra loro 5 sono stati trovati legati con lacci e corde e 4 di questi erano addirittura chiusi a chiave all’interno di un piccolo vano privo di finestre e di adeguati arredi.

La titolare italiana e 4 rumeni suoi collaboratori sono stati arrestati con l’accusa di "sequestro di persona, maltrattamenti ed esercizio abusivo della professione sanitaria"; per loro si sono aperte le porte delle Carceri di Roma Rebibbia e Roma Regina Coeli. La struttura che è risultata essere regolarmente autorizzata per il solo esercizio alberghiero, per un totale di 12 posti letto, mentre la titolare l’aveva praticamente trasformata in una casa di riposo e cura per anziani priva dei requisiti di legge, è stata sottoposta a sequestro concordemente con la Procura della Repubblica di Roma.

Caltanissetta: un aiuto dal Comune agli ex detenuti, ma…

 

La Sicilia, 9 dicembre 2004

 

Prima e durante il sit in silenzioso contro il racket delle estorsioni il sindaco Rosario Crocetta ha parlato di personaggi usciti da poco dal carcere che taglieggiano i commercianti chiedendo il "pizzo natalizio" per pagare gli avvocati e mantenere le famiglie dei detenuti.

Alcune ore dopo il sit in antiracket nella stanza del sindaco sono entrate due persone che proprio in questi giorni più volte si erano presentate in municipio chiedendo di potere avere un colloquio con Rosario Crocetta. Una visita insolita: non la vedova, la ragazza madre disperata, l’operaio che ha perso il lavoro, il disoccupato che reclama il sussidio.

Erano due persone, invece, che hanno avuto guai con la giustizia per spaccio di stupefacenti e traffico di droga. Uno di loro ha da poco lasciato il carcere. Persone le cui caratteristiche corrispondono a quelle contro cui Crocetta si è scagliato duramente nel corso del sit in.

Che volevano dal sindaco? Lavoro. Hanno detto di essere disoccupati e che avevano perciò bisogno di lavorare per mantenersi. Ci ha creduto Crocetta? Non si direbbe. " Chi entra ed esce dai negozi con le borse piene o ha soldi da spendere e quindi non ha bisogno di lavoro o è dedito a ben altro" - è stato il pensiero del primo cittadino.

Ma siccome per ogni uomo deve rimanere aperta la porta del pentimento e gli si deve dare una chance per cambiare vita, anche i due che hanno fatto visita l’altro ieri al sindaco saranno inseriti nel progetto di lavoro per gli ex detenuti.

"A condizione che non vadano contemporaneamente a disturbare i commercianti - ha detto Crocetta - perché saranno tenuti d’occhio ed appena sgarrano pagheranno. Cambieranno veramente? Non lo so. Avranno un’opportunità come tutti gli altri".

Fin qui il dialogo tra il primo cittadino e due gelesi dalla "vita movimentata". Lo stesso sindaco ha confermato a denti stretti le voci diffusesi al palazzo sulla visita di personaggi noti alle cronache giudiziarie. Si sa solo che alcune richieste di incontro sono andate a vuoto, Crocetta si è deciso a riceverli solo dopo la manifestazione antiracket.

Verona: la vita in prigione in un incontro con le superiori

 

L’Arena di Verona, 9 dicembre 2004

 

La vita negli istituti di pena ed i problemi dei detenuti entrano a scuola: "Legalità e vita carceraria" è il titolo dell’incontro-dibattito organizzato per dopodomani, sabato, alle 10, nell’aula magna del liceo "Medi", e rivolto a tutti gli studenti delle classi quinte delle scuole superiori di Villafranca. L’iniziativa, inserita nel progetto educativo "Carcere-scuola 663", è affidata alla coordinatrice Rosetta Rizzini e al dirigente scolastico Valentino Giacomazzi in collaborazione con il Comune. Oltre al Medi sono interessati gli istituti Anti, il Bolisani, lo Stefani e il Tosoni.

L’appuntamento prevede un dibattito sull’argomento con la partecipazione di esperti, volontari e detenuti: sarà coordinato da Maurizio Ruzzenenti, presidente del progetto "Carcere-scuola 663".

Catania: a Bicocca direttore artistico InterFilm Berlin

 

La Sicilia, 9 dicembre 2004

 

Stamattina, alle 10, il direttore artistico dell’InterFilm Berlin, Heinz Hermanns incontrerà gli studenti del Centro Eda n° 7 detenuti presso la casa circondariale di Bicocca per riflettere con loro sul tema della comunicazione audiovisiva e delle trasformazioni estetiche che i nuovi media hanno apportato nella società.

Alle 12.30, Hermanns - che da vent’anni promuove uno dei festival più importanti nel settore dei cortometraggi e del cinema sperimentale, selezionando in giro per l’Europa tutte le nuove esperienze espressive - incontrerà gli studenti della facoltà di Lettere e filosofia nell’aula magna dei Benedettini.

L’iniziativa, organizzata dalla cattedra di Estetica della facoltà di Lettere (prof. Mauro Guarino) in collaborazione con il Centro Kerê (Benedetto Caldarella), è stata accolta e favorita dalla collaborazione degli operatori socioculturali dell’istituto penitenziario e della Scuola. Hermanns si trova in questi giorni a Catania per presentare una selezione di lavori, tratti dall’ultima edizione del Festival da lui diretto.

Torino: alle Vallette si laureano i primi tre studenti detenuti…

 

Vita, 9 dicembre 2004

 

William Pano, Alex De La Rosa e Vincenzo Pirone a giorni saranno dottori. Il Polo Universitario Detenuti di Torino laurea, all’interno del carcere le Vallette, i suoi primi studenti. Il primo a concludere il corso di studi triennali in Scienze Politiche è William Pano: discuterà il 14 dicembre, presso la Casa Circondariale "Lo Russo e Cotugno" la tesi di laurea dal titolo "Gli stranieri in carcere". Relatrice è la Professoressa Giovanna Zincone, docente di sociologia politica.

Alex De La Rosa è invece il primo a laurearsi in Scienze Giuridiche, il 16 dicembre, con la tesi dal titolo "Carcel y sociedad. La mission de la cultura universitaria tras la realidad y la speranza", seguita dal Professore Claudio Sarzotti, docente di filosofia del diritto.

Il 20 dicembre sarà discussa la tesi di Vincenzo Pirone dal titolo "L’extraterrestre detenuto", relatore il professore Mario Cardano, docente di Metodologie delle Scienze Sociali.

L’istituzione del Polo Universitario per studenti detenuti di Torino, oggi arrivato al suo sesto anno accademico di attività, è la prima iniziativa del genere in Italia e in Europa. È nato da un Protocollo d’Intesa sottoscritto il 27 luglio 1998 dall’Università di Torino, dalla Direzione della Casa Circondariale, dal Tribunale di Sorveglianza e dal Provveditorato Regionale dell’amministrazione penitenziaria.

L’accordo ha permesso di istituire nel carcere Le Vallette una sezione riservata a detenuti studenti universitari provenienti da tutta Italia. Attualmente aderiscono all’iniziativa le Facoltà di Scienze Politiche e di Giurisprudenza. Nella sezione si svolgono lezioni, esercitazioni, colloqui ed esami tenuti da docenti dell’Università di Torino che svolgono la loro attività in modo volontario e gratuito.

Vicenza: "Girabito", iniziativa della Cooperativa Sociale Insieme

 

Comunicato Stampa, 9 dicembre 2004

 

Siamo a fine anno e le iniziative natalizie si fanno fitte. Vi proponiamo una iniziativa particolare che, rivolgendosi al pubblico dei bambini e delle famiglie strizza l’occhio alla solidarietà ed alla convenienza.

Si tratta di una rappresentazione teatrale allestita in un luogo del tutto particolare; un negozio di abiti usati aperto da qualche anno a Vicenza in via Pecori Giraldi. Sabato 11 dicembre alle ore 17, il "Girabito" accoglie una rappresentazione dal titolo "Ai giorni nostri un mago" tratta da un racconto di Gianni Rodari rivolta ai bambini ed ai più grandi.

Lo spettacolo è condotto da dodici attori e realizzato da Adriano Marcolini per il pubblico che vorrà avventurarsi tra gli stendini del negozio nato dall’impegno della Cooperativa Sociale Insieme.

Lo spettacolo (l’entrata è libera) interroga il pubblico sulle forme di comunicazione che rischiano di togliere la Fantasia e l’Immaginazione dal nostro mondo quotidiano; potrete scoprire se veramente i maghi esistono o se le invenzioni della nostra società tecnologica sono riusciti in tutto e per tutto a soppiantarli.

Il negozio nel quale entrerete è diverso da tutti gli altri. Al "Girabito", a prezzi veramente a buon mercato è possibile comprare abbigliamento usato di tutti i tipi, da cerimonia, classico e sportivo, sia per donna che per uomo e bambino, nonché tessuti e biancheria per la casa, tappeti e accessori come borse, scarpe e cinture.

L’obiettivo principale di questo negozio non è lo stesso del mondo della gran moda dove i capi di abbigliamento più costano più sono "unici". Ma di capi di abbigliamento unici possiamo parlare perché provengono dalle "campane gialle", quelle che quotidianamente vediamo nei nostri tragitti casa scuola lavoro e che i cittadini della città utilizzano per coltivare la cultura della solidarietà, del non spreco e della sobrietà.

Molti dei vestiti raccolti (quattro su dieci) non possono essere più riutilizzati, perché in cattive condizioni, rovinati, troppo macchiati, o privi di elementi importantissimi quali bottoni o cerniere. Ma ciò che rimane che fine fa?

Se volete saperne di più una piccola mostra di immagini e dati racconta il viaggio di questi abiti dalle campane gialle fino ai negozi, e descrive l’attività di selezione e valorizzazione dell’indumento che quotidianamente viene svolta da un gruppo composto da operatori responsabili e persone in accoglienza.

Le accoglienze lavorative sono posti di lavoro temporanei offerti a persone provenienti da situazioni di difficoltà (tossicodipendenza, psichiatria, mondo carcerario, minori in difficoltà); a fine percorso insieme alle strutture dedicate, si cerca una situazione lavorativa più stabile.

Le cooperative sociali rappresentano quindi una risorsa a disposizione per "imparare a lavorare", ricominciare a sentire il ritmo lavorativo, costruire una nuova strada nella quotidianità passando attraverso l’impegno di un lavoro.

Se entrando nei negozi "Girabito" pensate di trovarvi di fronte a "rifiuti" vi sbagliate, perché negli oltre 100.000 kg di vestiti trattati e selezionati in un anno potete trovare piccoli tesori. Un assaggio lo potrete fare oppure visitando la mostra di ricami a vario punto, merletti e capi d’epoca esposti presso la Cooperativa Insieme in via Dalla Scola 88.

 

Informazioni

Girabito - Via Pecori Giraldi, 56

36100 Vicenza - tel. 0444.561054

 

 

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