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Milano: si suicida detenuto bulgaro condannato a 4 anni
Repubblica, 7 dicembre 2004
Di carcere, in carcere si continua a morire. Un detenuto di San Vittore, un cittadino bulgaro di 40 anni, alle cinque di ieri pomeriggio ha deciso di farla finita: si è impiccato al separé che divide il bagno e la cucina annesse alla cella, una stanza a due posti. Rinchiuso da mesi al terzo raggio, il padiglione ristrutturato di recente, l’uomo lavorava al "bettolino", il magazzino interno da cui passano cibi e oggetti acquistati dai compagni di sezione. A loro, è la voce non confermata che arriva da piazza Filangieri, pare avesse confidato di ritenere ingiusta ed eccessiva la condanna appena presa: quattro anni di pena, per associazione per delinquere finalizzata al furti e alla ricettazione. Il sostituto procuratore di turno, Piero Basilone, ha disposto i primi accertamenti e i rilievi di rito. Giustizia: Santelli; riforma tiene conto mutata situazione
Ansa, 7 dicembre 2004
"La riforma dell’ordinamento giudiziario non riguarda l’efficienza ma ha a che fare con la professionalità e con una magistratura innovativa o, perlomeno rinnovata, a distanza di cinquant’anni e tiene conto della mutata situazione": lo ha detto Iole Santelli, sottosegretario alla Giustizia parlando con i giornalisti a Catanzaro. "La riforma dell’ordinamento giudiziario - ha sostenuto Santelli - entrerà in vigore appena saranno stati percorsi alcuni passaggi burocratici come, anzitutto, la firma della legge e poi i decreti attuativi che speriamo di fare nel più breve tempo possibilè. Sulle resistenze registrate nel percorso di approvazione della riforma, il sottosegretario ha sostenuto, inoltre, "che, in parte, il mondo giuridico è sempre stato abbastanza conservatore e tutte le grandi riforme sono sempre state molto ostacolate dalla magistratura". C’è anche - ha aggiunto Santelli - una forma di "gelosia" nel senso l’ordinamento è nostro e lo gestiamo noi. In realtà, l’ordinamento della magistratura è una cosa che non riguarda i magistrati ma riguarda il Paese e la democrazia, quindi - ha concluso il sottosegretario - c’è un’assoluta legittimazione politica ad intervenire. Cagliari: digiuno per protesta, Buoncammino invivibile
L’Unione Sarda, 7 dicembre 2004
La mattina a manifestare davanti al carcere di Buoncammino, con un sit-in e con l’inizio dello sciopero della fame, la sera a presidiare il Consiglio Regionale, in attesa di risposte. È iniziata ieri la protesta di un gruppo di studenti universitari della facoltà di Scienze Politiche, di un sociologo e del presidente nazionale detenuti non violenti, Evelino Loi, che si sono dati appuntamento sotto le mura dell’istituto penitenziario di viale Buoncammino per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni dei carcerati. Al loro fianco un lenzuolo bianco con una scritta azzurra: "Chiudete l’inferno". Sotto accusa il carcere di Cagliari: in condizioni di emergenza sono ospitati 405 detenuti, con un tasso di tossicodipendenza del 30 per cento: 32 sono sieropositivi, 149 soffrono di patologie psichiatriche e i casi di epatite B e C sono 161. Un primo risultato si potrebbe avere oggi, con la visita della commissione regionale Politiche comunitarie e Diritti civili, presieduta da Paolo Pisu, al carcere cagliaritano, nell’ambito dell’indagine sulla situazione degli istituti di pena isolani. Nel pomeriggio, i commissari incontreranno, in audizione, il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Francesco Massidda, per approfondire alcuni dei numerosi problemi che caratterizzano la situazione carceraria e per programmare ulteriori visite negli istituti sardi. "Ovviamente noi ci saremo, perché vogliamo far conoscere le reali condizioni nelle carceri, e per chiedere la liberazione dei detenuti malati e per raccogliere le firme a sostegno della nostra protesta e a favore dell’indulto". Evelino Loi è tra quelli che hanno iniziato ieri lo sciopero della fame a oltranza, che proseguirà fino a un confronto con gli organi istituzionali pertinenti. Al suo fianco nove studenti di Scienze Politiche (Roberto Loddo, Simona Deidda, Luigi Randaccio, Tiziano Falchi, Fabrizio Usai, Alessia Manca, Antonello Murgia, Alessandro Salis e Marco Argiolu). "Vogliamo incontrare le commissioni regionali alla Sanità e ai Diritti Civili - spiega Loddo - Inoltre chiediamo un confronto con l’assessore Dirindin e con il presidente Soru. Non si deve chiudere gli occhi davanti a questo problema". Sicurezza: D’Alema; aumenta crimine, governo inerte...
Ansa, 7 dicembre 2004
"Stiamo assistendo ad una crescita del crimine in tutto il Paese, sbaglia chi pensa che sia solo un problema napoletano. Quello che accade è l’aspetto più drammatico della crescita della criminalità che è l’effetto di una politica che riduce le risorse per la sicurezza in modo significativo": lo ha detto il presidente dei Ds, Massimo D’Alema, a Napoli, partecipando ad una iniziativa dei Ds su giustizia e sicurezza. Parlando con i giornalisti a margine dell’iniziativa promossa dai Ds e che è partita oggi proprio da Napoli, rispondendo ad una domanda sulla situazione napoletana, D’Alema ha sottolineato che "più che un decreto a Napoli è auspicabile che ci sia una politica della sicurezza, invece in questi giorni stiamo discutendo una Finanziaria che taglia drasticamente le risorse in questo senso. Assistiamo ad una crescita del crimine in varie parti del paese, alla perdita di controllo di pezzi del territorio nazionale e di questo siamo molto preoccupati. Una situazione che è anche l’effetto di una politica che riduce le risorse per la sicurezza le forze dell’ordine e delegittima la magistratura, alla fine è inevitabile che la criminalità se ne avvantaggi". Quanto all’ atteggiamento dei cittadini napoletani di fronte all’escalation di violenza, D’Alema ha sottolineato che, "come ha detto il presidente Ciampi, i napoletani non sono né inerti né rassegnati e questa è una voce che nessuno può contestare ed va sottoscritta. Piuttosto - ha aggiunto - è il Governo che spesso è inerte e rassegnato di fronte alla criminalità e non fa quello che dovrebbe". Quanto alle iniziative annunciate dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, secondo D’Alema sono il segno "di una sensibilità. Si sta facendo il necessario in questi giorni per cercare una collaborazione e un’unità tra le forze politiche. Resta il fatto che la politica di questo governo è stata ed è gravemente carente e che tra le tante promesse non mantenute c’è quella delle città più sicure. Tra i tanti problemi che si sono aggravati - ha aggiunto - vi è quello della sicurezza. È impressionante l’aumento della spesa privata per la sicurezza". "Di questo Governo - ha detto ancora D’Alema, durante il suo intervento - resteranno il design della divisa del poliziotto di quartiere, figura cancellata dai tagli alla sicurezza, fatto personalmente dal premier, ed il plastico del progetto del ponte dello Stretto". Germania: carceri speciali per criminali over 60...
Ansa, 7 dicembre 2004
In Germania si registra un autentico boom della criminalità over 60, un fenomeno da mettere senza dubbio in relazione anche con il trend demografico che registra un graduale e costante invecchiamento della società. "Mai prima d’ora si erano avuti così tanti ladri, truffatori e criminali anziani", scrive nel suo ultimo numero il settimanale Der Spiegel, secondo cui nel 2003 sono stati individuati quasi 150 mila criminali dai 60 anni in su. E arrivando sempre più anziani in carcere, alcuni Lander hanno pensato bene di allestire prigioni ad hoc particolarmente attrezzate e funzionali alla vita di chi ha superato abbondantemente i 60 o 70 anni. Secondo i dati riportati dallo Spiegel, negli ultimi dieci anni il numero dei detenuti anziani in Germania si è triplicato, mentre quello dei giovani criminali fino ai 20 anni è solo raddoppiato. Lo scorso anno sono finiti in carcere oltre 1.500 persone di età superiore ai 60 anni. E poiché - nota lo Spiegel - fino al 2050 un tedesco su tre avrà più di 59 anni, il fenomeno della criminalità senior è destinato a proseguire. In alcuni casi peraltro, come per i truffatori, l’età avanzata e i capelli bianchi possono costituire addirittura un vantaggio dal momento che le vittime predestinate sono più portate a prestar loro fiducia. Finora due Lander - il Baden-Wuerttemberg e l’Assia - hanno allestito nelle carceri settori speciali destinati a ospitare detenuti anziani, e la stessa cosa si appresta a fare anche la Bassa Sassonia. Con spese generalmente contenute, dal momento che non è necessario procedere a particolari accorgimenti di sicurezza contro eventuali fughe: l’età infatti, osserva lo Spiegel, funge da "naturale catena ai piedi". Il settimanale porta l’esempio del penitenziario per anziani di Singen (Baden-Wuerttemberg), situato in un bel quartiere cittadino con case con giardino. Più che un carcere sembra una casa di riposo per anziani con le finestre che hanno sì le grate ma anche vasi di fiori. Di giorno i 54 anziani detenuti possono spostarsi liberamente entro i locali dell’edificio e nel cortile, in estate i più arzilli e fisicamente a posto hanno anche la possibilità di giocare a bocce o a pallone. La preoccupazione maggiore del personale del carcere - spiega il direttore Thomas Maus (42 anni) - non è quella di garantire calma e tranquillità tra i detenuti, bensì di fare in modo che gli anziani ospiti "si mantengano efficienti fisicamente e vivi spiritualmente". Nel carcere di Singen l’età media è di 65 anni, il più anziano ne ha 85. I detenuti possono ricevere visite per complessive sei ore al mese, mentre per due volte al mese il personale carcerario accompagna gli anziani detenuti a fare passeggiate, e per una volta in piscina e addirittura a fare una bevuta di birra. A Singen, nota Der Spiegel, sono ospitati i criminali anziani responsabili di reati più gravi come omicidi, stupri e violenze sessuali, aggressioni, truffe di ampia portata, con condanne superiori ai 15 mesi. La maggior parte sono criminali recidivi, solo un terzo dei detenuti è lì per la prima volta. "La cosa più importante è quella di conservarsi in salute e di fare qualcosa per se", afferma Edmund, un detenuto di 67 anni, condannato a sei anni per evasione fiscale. Il suo obiettivo, aggiunge, è quello di trovare un altro lavoro quando sarà di nuovo in libertà e avrà quasi 70 anni. Roma: Rebibbia, conferenza dedicata a origine del tempo
Ansa, 7 dicembre 2004
Immagini di galassie e nebulose entreranno martedì 7 dicembre nel carcere di Rebibbia per raccontare ai detenuti l’origine del tempo. L’iniziativa, la prima del genere mai organizzata in Italia, è organizzata dall’osservatorio astronomico Inaf di Roma e promossa dal Garante dell’authority per le carceri del Lazio, Angiolo Marroni. L’obiettivo è "consentire ai detenuti del carcere di Rebibbia di ammirare di nuovo le bellezze del cielo", ha osservato il direttore dell’osservatorio di Roma, Roberto Buonanno, che domani terrà la prima conferenza. "Porteremo in carcere le immagini più accattivanti del cielo", ha aggiunto. "Per un astronomo osservare il cielo significa anche osservare il passato ha detto ancora e per questo abbiamo pensato di parlare ai detenuti del tempo, mettendo a confronto il significato che il tempo ha per uno scienziato con la percezione del tempo nella vita di tutti i giorni". La storia di questa percezione, con l’origine del calendario, sarà il primo passo di un viaggio che arriverà fino all’immagine del tempo completamente nuova e lontana dalla percezione quotidiana proposta da Albert Einstein. L’idea dell’iniziativa era nata nemmeno un mese fa, "per far vedere l’universo e la sua immensità ai detenuti che non vedono il cielo", come aveva detto allora Marroni. È stata realizzata in tempi rapidissimi e l’intenzione dei responsabili è darle una continuità. "Non vorrei che fosse sporadica ha concluso Buonanno e la speranza è di poter realizzare un ciclo di conferenze". Sicurezza: Bassolino, servono norme per certezza pena
Ansa, 7 dicembre 2004
"La sicurezza è un diritto di tutti i cittadini, come quello alla salute, quello alla casa e al lavoro, è un diritto uguale a quello di cittadinanza e tutte le forze politiche devono lavorare in questo senso. La sicurezza è vissuta da tanti cittadini, non solo napoletani come un grande diritto di cittadinanza". Lo ha detto il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, a margine del convegno dei Ds su giustizia e sicurezza, che si è svolto alla Mostra d’Oltremare di Napoli ed al quale ha partecipato il presidente dei Ds, Massimo D’Alema. Rispondendo a una domanda sulle iniziative annunciate dal ministro dell’Interno Pisanu per combattere la criminalità, il governatore della Campania ha detto: "È importante che il Parlamento apporti delle modifiche legislative che assicurino la certezza della pena e il funzionamento della macchina giudiziaria italiana. È stata invece approvata celermente una riforma della giustizia contestata e criticata da molti". Sicurezza: Pisanu; a Napoli presto importanti risultati
Ansa, 7 dicembre 2004
L’escalation di violenza generata dalla ennesima guerra di camorra in atto a Napoli sarà contrastata con la massima determinazione. E presto si avranno nuovi, importanti risultati. Parola del ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, che è tornato oggi nel capoluogo partenopeo per presenziare ad alcuni appuntamenti - la celebrazione della festa dei vigili del fuoco e la stipula in prefettura di una convenzione per i beni sequestrati ai clan -, ma soprattutto per sottolineare in questo difficile momento l’impegno dello Stato per fronteggiare la criminalità e dare fiducia ai napoletani. Dai quali vengono segnali positivi, che sono quelli dell’orgoglio e della rabbia. "L’orgoglio - ha spiegato il ministro - per la grande civiltà della quale sono eredi, la rabbia per vederla oggi deturpata dalla violenza criminale". Pisanu ha manifestato la convinzione che l’emergenza criminalità a Napoli "verrà superata, con l’impegno dello Stato e la solidarietà di tutte le istituzioni e la magistratura", e ha definito "attivissimo il coordinamento tra forze dell’ordine e magistratura" "Il nostro proposito - ha detto Pisanu - è quello di testimoniare l’attenzione del governo alla ‘Questione Napoletanà in tutte le sue implicazioni economiche, sociali e civili; la nostra ambizione è quella di esprimere così anche i sentimenti di milioni di italiani, che in questa città vedono un patrimonio irrinunciabile dell’intero Paese". Per Pisanu le forze dell’ordine stanno lavorando al massimo del loro impegno: risultati già sono stati conseguiti e presto ve ne saranno altri e importanti: "Polizia, carabinieri e guardia di finanza sanno bene cosa fare, sanno dove mettere le mani, sanno coordinarsi efficacemente tra di loro e con la magistratura che sapientemente li guida. Lasciamoli, dunque, lavorare in pace e preoccupiamoci, soprattutto, di sostenerli concretamente. I risultati cominciano a vedersi. Ed altri ancora più importanti se ne vedranno". E ha messo l’accento sulla collaborazione tra le istituzioni, ricordando inoltre che parlamentari di entrambi gli schieramenti stanno lavorando a un’iniziativa per varare norme speciali di contrasto alla criminalità: "Fermo restando la competenza del ministro della Giustizia, sono a disposizione del Parlamento per la buona riuscita dell’iniziativa". Proprio a Scampia alla periferia nord, epicentro della nuova guerra di camorra esplosa all’interno del clan Di Lauro, è stato attuato oggi un blitz per l’abbattimento delle barriere poste dai clan della zona per controllare lo spaccio degli stupefacenti. Numerose pattuglie hanno circondato la zona dei cosiddetti "sette palazzi", in via Labriola, roccaforte del clan Di Lauro - cosca protagonista della sanguinosa faida delle ultime settimane - e sono entrate nel popoloso rione, dove abitano circa 1.500 persone, insieme alle squadre di "tagliatori" dei Vigili del Fuoco. Obiettivo: demolire le cancellate poste a protezione degli spacciatori nel tentativo di bloccare i controlli. Gli agenti hanno divelto tre cancellate al Lotto H ed una copertura in acciaio di un chiosco che è stato teatro, nelle scorse settimane, di un sanguinoso agguato. Due gli spacciatori arrestati, tra cui un 16enne, e 40 le dosi di eroina sequestrate. Ma la giornata è stata caratterizzata anche da un nuovo episodio di criminalità. Un incendio è stato appiccato in un edificio del comune di Casavatore, nell’hinterland settentrionale di Napoli: a prendere fuoco è stata l’abitazione di Cesare Pagano, ritenuto uno dei capi della cosca degli "scissionisti" che si oppone ai fedelissimi di Paolo Di Lauro, soprannominato Ciruzzo ‘o milionario. Un episodio che ricorda quanto avvenuto la scorsa notte a Scampia, dove sono andati in fiamme una sala giochi e un negozio di merceria. Sicurezza: Calderoli; taglie istituto sempre valido
Ansa, 7 dicembre 2004
Per il ministro delle riforme Roberto Calderoli l’istituto delle taglia anticrimine "è sempre valido". L’esponente leghista lo ha detto a Verona parlando con i giornalisti a margine di un incontro politico. "Basta avere la pazienza di leggere un dizionario - ha spiegato Calderoli - per capire che taglia significa ricompensa per chi dà notizie ed informazioni per poter fare acquisire alla giustizia persona che si è resa colpevole di un delitto". Per Calderoli "le taglie sono usate tutti i giorni attraverso gli informatori pagati. Le hanno usate Scalfaro e Rutelli - ha proseguito - e nessuno ha avuto nulla da dire. Lo fa la Lega e tutti quindi devono drammatizzare. Per me - ha rilevato ancora il ministro leghista - il Far West non è pagare un informatore ma i 120 morti di Napoli nei primi dieci mesi dell’anno". Calderoli ha confermato che l’istituzione della taglia sugli assassini del benzinaio lombardo ha procurato "numerose telefonate" e sottolineato che i 25 mila Euro stanziati "in ogni caso andranno alla famiglia". Sicurezza: Castelli; tristezza politica per denuncia sinistra
Ansa, 7 dicembre 2004
La sinistra che denuncia il crescere della criminalità in Italia per il ministro della giustizia Roberto Castelli "è il paradosso e la tristezza della politica italiana". Castelli lo ha sottolineato parlando con i giornalisti a margine di un incontro politico a Verona. "Un giorno la sinistra - ha detto il ministro - è su una posizione, il giorno dopo su quella opposta. Mi fa sorridere e meditare l’appello di alcuni parlamentari napoletani di sinistra che mi hanno accusato di essere un aguzzino perché non votavo l’indultino e oggi invocano la certezza della pena che è l’esatto contrario". Bologna: poca attenzione a malattie infettive detenuti
Adnkronos, 7 dicembre 2004
I malati di epatite C tra i detenuti del carcere bolognese della Dozza, sono al centro di un’interrogazione presentata dal consigliere dei Ds in Regione Emilia Romagna, Lamberto Cotti. Il diessino ha chiesto alla giunta, infatti, "di fornire un dettagliato quadro sullo stato dell’attività medica specialistica, in ambito infettivologico, in particolare nei confronti dell’epatite C, di cui risultano essere portatori numerosi detenuti presso il carcere di Bologna". Tesoro: budget 2005, alla Giustizia lo staff più costoso
Ansa, 7 dicembre 2004
È il guardasigilli il ministro che, con una previsione di 36,1 milioni, nel 2005 spenderà di più per il proprio staff amministrativo. Mentre è il suo collega per le Politiche Agricole quello che, conti alla mano, può vantare uffici alle sue dirette dipendenze più parsimoniosi: per il prossimo anno prevede di impiegare "solo" 7,9 milioni di euro. A fare i conti in tasca alle spese di diversi ministri è il budget 2005 dello Stato appena inviato in Parlamento dalla Ragioneria dello Stato. Il volume, 330 pagine ricche di tabelle, consente infatti anche di scorporare, dalle spese complessive previste per il 2005 dalle diverse amministrazioni, quelle da attribuire agli uffici del singolo ministro, o meglio a "Gabinetto e uffici di diretta collaborazione all’ opera del ministro". Le spese contabilizzano quindi la spesa per i collaboratori più stretti, le segretarie, gli autisti, gli esperti e tutti coloro che sono necessari per rendere possibile l’attività di un ministro. La spesa, ovviamente, non è "ponderata": non tiene cioè conto delle competenze che differiscono, e spesso di molto, tra dicastero e dicastero, risentendo anche delle operazioni di accorpamento ministeriale fatte negli anni passati. Così, ad esempio, al secondo posto per i costi previsti nel 2005 si piazza lo staff del superministro dell’Economia che è stato il più intransigente sul contenimento delle spese ma che deve fare i conti con l’ampiezza delle competenze coordinate da via XX Settembre. Gli uffici alle sue dirette dipendenze risentono proprio della complessità di un dicastero che ora riunisce le competenze che nel passato erano del Tesoro, delle Finanze, del Bilancio, e - se si va ancora indietro nel tempo - anche dei ministeri delle Partecipazioni Statali e del Mezzogiorno. Così se il ministro della Giustizia guadagna il primo posto con una previsione di spesa pari a 36,1 milioni di euro per il 2005 (25,1 milioni per spesa di personale, 8,2 milioni per costi di gestione), il ministro dell’Economia conta nel 2005 di spendere 30,4 milioni, di cui 24,3 per le sole retribuzioni dei dipendenti. Sia nel primo sia nel secondo caso il valore non considera i costi dei servizi ispettivi che sono comunque alle dirette dipendenze dei ministri: per il guardasigilli costeranno 13,2 milioni mentre gli 007 del Secit, che dipendono dall’Economia, varranno 12,4 miliardi. La classifica - che non tiene conto degli incarichi di governo "senza portafoglio" - prosegue con i ministri della Difesa (20,9 milioni previsti nel 2005 per i suoi uffici) e dell’Istruzione (19,9 milioni). Quasi appaiati i costi degli uffici controllati dal ministro delle Infrastrutture e dal suo collega degli Esteri, circa 15,5-15,6 milioni. Seguono poi gli staff del ministro delle Attività Produttive (12,7 milioni), dell’Ambiente (12,0 milioni), del Lavoro (10,1 milioni) e delle Comunicazioni (10,1 milioni). La palma degli uffici di gabinetto e dei collaboratori meno costosi spessa però ai ministri della Salute (9,2 milioni di cui 7,6 per i propri dipendenti) e a quello delle Politiche Agricole. Quest’ ultimo prevede di spendere nel 2005 solo 7,9 milioni di euro di cui 6,5 per i compensi dei dipendenti, 1,3 per le spese di gestione. Brescia: concerto di musica classica a Canton Mombello
Giornale di Brescia, 7 dicembre 2004
Armonie che gettano un ponte fra i luoghi della sofferenza e la città. Interpreti che si esibiscono davanti a platee di esclusi e di reclusi, portando anche fra loro sprazzi di serenità e di bello. Brani classici che risuonano in luoghi dove la speranza fatica a farsi largo. Sono questi - insieme alla bravura degli artisti e alla magia dei concerti - gli ingredienti di un singolare cartellone intitolato "La musica e il disagio" che, a partire da domenica prossima, torna per il terzo anno consecutivo sulle scene più insolite che la musica classica possa immaginare: la chiesa degli Spedali Civili e l’hospice della Domus Salutis, la cooperativa Fraternità di Ospitaletto e l’Istituto Arvedi, il teatro di Canton Mombello, la comunità Mamrè di Villa Carcina e il Carcere di Verziano. In chiusura un’esibizione è prevista anche al teatro S. Giulia del Prealpino in collaborazione con l’associazione Solidarietà Viva, che nella socialità e nella condivisione ha scoperto gli antidoti più efficaci al disagio degli anziani. "La musica e il disagio" è la terza componente delle "Settimane musicali" (che comprendono la stagione tradizionale, attualmente in corso, e la festa della musica in primavera): promotori dell’intero cartellone sono il Comune di Brescia e la Fondazione Asm, mentre la direzione artistica è del maestro Daniele Alberti che il 19 gennaio sarà protagonista sul palco di Canton Mombello con un concerto-lettura intitolato "I suoni dello spirito". Proprio il carcere cittadino, con i rinnovati locali della direzione, è stato il luogo-simbolo scelto ieri per presentare l’intera rassegna. A far gli onori di casa la neo-direttrice Maria Grazia Bregoli che si è detta "onorata e orgogliosa" dell’iniziativa, e l’ha ascritta "all’eredità di assoluta eccellenza che ho ricevuto da chi mi ha preceduto". Un’eredità che la direttrice ha annunciato di "voler mantenere per il futuro: si tratta di una manifestazione apprezzata dai detenuti, esempio di integrazione fra carcere e territorio". Il maestro Daniele Alberti ha sottolineato il legame affettivo con questa manifestazione: "Nel mio studio conservo, in cornice, due soli "cimeli" della mia attività: il manifesto del mio debutto a Mosca e una lettera che mi hanno scritto i detenuti di Canton Mombello dopo un mio concerto. È una lettera che mi ha colpito, mi ha commosso. Mi ha dato il senso della dignità e della ricchezza umana del mio essere artista: l’importanza di aver messo in relazione la solitudine creativa con la solitudine che crea isole di dolore". Quella lettera, ricorda Alberti, "vale più di mille attestati". Ed è lo stimolo a portare quest’anno la musica, "il linguaggio più diretto che abbiamo", in altri luoghi del dolore, come il Civile e la Domus Salutis, per offrire momenti "di condivisione di gioia e dolore". Che il concerto di Canton Mombello siano un appuntamento apprezzato e atteso è confermato da Angelo Russo, responsabile dell’area pedagogica della Casa circondariale di Brescia: "Questo nuovo concerto in carcere del maestro Alberti dimostra quanto egli è vicino alla sua città. Il maestro ha regalato parole melodiose a chi lavora in carcere, a chi è recluso". In quanto segno "dell’attenzione della città verso il carcere", il concerto assume particolare "valore educativo" per i detenuti. A nome dell’Associazione "Carcere e territorio" Alessandro Zucchelli ha sottolineato il significato "rivoluzionario" della scelta di portare la musica "a chi ora si trova ai livelli minimi di potere nella scala sociale": "Mentre l’indifferenza accumula barriere, questi momenti amplificano il significato di tutto il lavoro trattamentale". E la non episodicità "ne rinforza l’efficacia", ha aggiunto Zucchelli. "La musica e il disagio" è resa possibile, quest’anno, anche da Brescia mobilità, Fondazione della comunità bresciana, Fondazione Villa Paradiso, Fondazione banca del monte di Lombardia (rappresentata ieri dal consigliere Walter Bonardi) e Associazione Soldano. Ma nella manifestazione un ruolo da protagonista ha la Fondazione Asm. La presidente, Doralice Vivetti, sottolinea: "L’esperienza degli anni scorsi ci ha dimostrato come, in questi concerti, si crei una grande emozione, un rapporto intenso fra gli artisti e il pubblico che si sente interpretato, attraverso la musica, nella propria umanità". Un motivo per perseverare e fare di "La musica e il disagio" una bresciana, brescianissima tradizione. Treviso: chiudete IPM di Santa Bona, non ha requisiti e spazi
Redattore Sociale, 7 dicembre 2004
Il carcere minorile da Santa Bona non avrebbe I requisiti e gli spazi per una crescita educativa dei minori ospiti. È la denuncia partita dal convegno "Adolescenza e detenzione: percorsi possibili tra reclusione e inserimento", tenutosi proprio a Treviso, e rilanciata dal settimanale "La vita del popolo". Secondo le critiche, la struttura, ricavata da una vecchia sezione femminile all’interno della Casa Circondariale per adulti, non è adeguata, né dignitosa. Basti pensare che l’unico muro di divisione fra i due istituti di pena è incorniciato in cima da cocci di bottiglie e vetri rotti. La questione è aperta: trovare un altro luogo per l’Istituto penale minorile o piuttosto eliminarlo e promuovere invece soluzioni alternative, quali gli affidamenti e le comunità? "Una cosa è certa - ha dichiarato Livio Ferrari, presidente della conferenza nazionale volontariato e giustizia -: l’istituto per minorenni di Santa Bona non ha i requisiti minimi e gli spazi adeguati per la crescita educativa dei ragazzi reclusi. Quindi è necessario aprire una seria discussione con tutte le istituzioni coinvolte per arrivare al più presto ad una soluzione alternativa che sia rispettosa della dignità umana e di questi giovani". Con i suoi 18 posti, la struttura è l’unica del Triveneto ed una delle 17 italiane ad accogliere minori. Ma il carcere (anomalo anche per la presenza del Centro di prima accoglienza) ha accolto 59 ingressi nel primo semestre del 2004; solo 10 erano italiani, il resto stranieri. Vi lavorano 6 educatori e 24 agenti di polizia penitenziaria, un medico, un’infermiera. Il taglio dei finanziamenti ha ridotto il numero di ore dei mediatori culturali. "Una grande risorsa è costituita dal volontariato che coinvolge scuole, Comuni, Asl, associazioni e cooperative sociali - afferma il direttore, Alfonso Paggiarino -. In questo ambito è stata molto importante la firma del protocollo di intesa con il Centro di servizio del volontariato di Treviso che ha permesso di promuovere diverse iniziative culturali ed educative dentro e fuori il carcere". Ora la sfida è mettere in rete tutte queste risorse per aderire ad una progettualità condivisa, coordinata e soprattutto aderente alla situazione reale interna all’Ipm, che varia a seconda delle presenze. "Il trend di crescita dei minori stranieri impone una seria riflessione -sostiene Sonia Viale del Dipartimento giustizia minorile -. L’istituto è l’ultimo posto in cui la magistratura decide di inserire il ragazzo che deve scontare una pena, prima vengono valutate tutte le altre possibilità: l’affidamento alla famiglia, la comunità". Per gli immigrati, spesso non accompagnati, è più difficile ipotizzare queste misure alternative. Gaetano Greco, cappellano del carcere minorile di Casal del Marmo, Roma, ha ribadito: "Non è giusto delegare al penale i problemi sociali. Urge il lavoro di prevenzione perché con molti dei ragazzi chiusi negli istituti di pena è l’unica alternativa realmente possibile". E, con una provocazione, che poi è molto perspicace e guarda lontano, conclude: "Quei 102 ragazzi che nel 2003 sono passati per l’Istituto di Treviso, non sarebbero stati meglio se affidati in famiglie accoglienti, preparate per questi tipi di interventi?". Catanzaro: inaugurata comunità minori in misura penale
Redattore Sociale, 7 dicembre 2004
È stata inaugurata ieri a Catanzaro una nuova comunità ministeriale per minori. Può accogliere fino a 10 ragazzi dai 14 ai 21 anni di sesso maschile, sottoposti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria nella forma del collocamento in comunità; nello stesso stabile inoltre un’area è stata adibita all’accoglienza temporanea per una capienza massima di 4 ragazzi, in attesa di essere assegnati definitivamente presso la struttura comunitaria. "La struttura intende garantire la realizzazione di un modello efficiente, flessibile, dinamico ed adattabile in quanto si caratterizza prevalentemente per l’accoglienza a breve/medio termine e con una ridotta possibilità di selezione dell’utenza, - sottolinea una nota ministeriale -. In essa si deve poter esprimere e realizzare un progetto educativo dentro la cornice di un intervento giudiziario che funge da transito e da passaggio per la restituzione del minore al territorio". In questa logica gli spazi della comunità sono stati concepiti "per essere un ambiente pedagogico globale in cui vengono soddisfatte le necessità quotidiane di tipo familiare e spazi dove il minore potrà essere garantito nel suo diritto di privacy". La Comunità di Catanzaro vuole essere un esempio d’integrazione con il territorio attraverso la realizzazione di progetti, pensati, da un lato, per offrire occasioni concrete di reinserimento e di crescita a ragazzi entrati nel circuito penale e, dall’altro, "garantire sicurezza al territorio". "Lo Stato ed il Territorio si alleano per rispondere in maniera più efficace ai bisogni della gente e ai problemi espressi da quel contesto sociale, in questo caso quelli della devianza minorile", sottolinea la nota. Prevista la possibilità di scambio e confronto con quelli che il Ministero definisce "minori sani" per favorire percorsi di educazione tra pari e di socializzazione con i minori del penale e "fornire a questi ultimi cammini privilegiati per il reinserimento nella società". A questo scopo sarà realizzata un’area adibita all’allestimento di laboratori artigianali dove i giovani potranno sperimentare e commisurarsi con l’esperienza formativa e lavorativa attraverso un’alternanza di apprendimento e di lavoro. Anche la presenza di spazi verdi e di un campo sportivo favoriranno la realizzazione di iniziative varie ad integrazione di un progetto integrale sull’uomo e sulle sue esigenze di sviluppo. "La Comunità – conclude la nota - porterà con sé la sua storia e le sue tradizioni essendo nata il 1° Maggio 1999 e forte di quell’esperienza, guarderà al futuro per adeguarsi ai nuovi bisogni espressi dall’adolescenza che si caratterizza con connotazioni differenti nel corso degli anni". Psichiatria: associazione Strade; 400 mila euro per un flop...
Redattore Sociale, 7 dicembre 2004
"Un gazebo in piazza, due psichiatri e uno scarsissimo afflusso di pubblico. Così a Roma è stata celebrata la Giornata nazionale della Salute mentale: un’occasione mancata per portare all’attenzione dell’opinione pubblica il problema dei pazienti con problemi psichici". Così Antonio Picano, psichiatra, presidente di Strade Onlus, associazione che si batte per dare voce ai pazienti depressi. Continua Picano: "Neanche il numero verde delle emergenze per la salute mentale, istituito dall’Assessorato regionale alla Sanità è riuscito a risollevare le sorti di quello che si annunciava da tempo come un flop. Sui mezzi di informazione lo spazio dedicato a tale tematica si è risolto in articoli di poche righe e l’opportunità di promuovere la necessaria comunicazione sociale è sfumata nel nulla. Non è questo che vuole la gente: un utile progetto di comunicazione deve essere incentrato sulla emergenza depressione, di cui si parla solo quando una madre uccide una figlia". Secondo Picano si dovrebbe affrontare il dramma quotidiano della gente spiegando chiaramente cosa è la depressione, come si può riconoscerla e curarla. Sotto accusa è un costoso progetto, promosso dalla Società Italiana di Psichiatria in collaborazione con tutte le associazioni dei familiari dei pazienti psicotici, sostenuto dal Ministero della Salute, che disponeva di fondi per 400 mila euro. Secondo i rappresentanti di "Strade Onlus" lo stesso è servito a finanziare le attività delle singole associazioni piuttosto che a fornire una reale rappresentazione dei problemi. Strade Onlus aveva denunciato già da un anno l’inutilità di un progetto creato a tavolino, distante dalla reale richiesta di salute della gente comune. "I 300 mila pazienti psicotici in Italia hanno ormai raggiunto il pieno riconoscimento istituzionale della loro dignità mentre 5 milioni di Italiani e le loro famiglie chiedono, purtroppo inascoltati, aiuto per il problema depressione". "La depressione - continua - necessita di una nuova cultura sociale: è necessario promuovere la dignità del paziente depresso, proteggendolo dallo stigma e garantendo il suo diritto ad un trattamento medico e psicologico adeguato nelle strutture pubbliche. La vita del paziente depresso cambia radicalmente se questo viene curato. Finché i responsabili della psichiatria saranno ancorati agli attuali modelli culturali e organizzativi ciò sarà molto difficile. C’è bisogno di strutture pubbliche dedicate, risposte rapide e competenti, per questo Strade Onlus sta preparando una serie di iniziative di sensibilizzazione". Napoli: minori, una borsa lavoro per tornare a sperare
Il Mattino, 7 dicembre 2004
Vengono quasi tutti dai quartieri del degrado, da quella cintura periferica dai problemi perennemente irrisolti e spesso martoriata; ma arrivano anche da zone inquiete dell’hinterland; e non mancano extracomunitari approdati qui secondo il drammatico canovaccio dei clandestini ammucchiati sui gommoni. Hanno tutti storie difficili alle spalle che vorrebbero mettere da parte per sempre; per diversi si sono spalancate le porte del carcere, per altri sono state applicate alcune misure alternative, per altri ancora si cerca di intervenire con progetti concreti e mirati prima che la strada e l’emarginazione possano determinare effetti devastanti. "Sono quelli che ce l’hanno fatta, o ce la stanno mettendo tutta per tirarsi fuori dal tunnel della devianza; sono quelli che, dentro o fuori dal carcere, hanno cercato e stanno cercando di dare una risposta diversa alle offerte della criminalità: nella sala delle riunioni del padiglione di prima accoglienza del tribunale per i minorenni di Napoli stringono in mano un assegno di poco meno di mille euro: il titolo di una borsa lavoro offerta dalla fondazione Chianese che da 18 anni vuole dare un segno tangibile di svolta ai ragazzi che, per varie vicissitudini, si trovano nella condizione di detenuti o in una situazione precaria che comprometterebbe fortemente il loro futuro. Il segno che si è chiuso un capitolo buio e che se ne sta aprendo un’altro per il pieno reinserimento nel tessuto sociale. Sono 19, che si vanno ad aggiungere agli altri 340 che la fondazione Chianese ha voluto premiare nel corso di questi anni. Per il Presidente del tribunale per i minorenni di Napoli, Stefano Trapani, e per il direttore del centro per la giustizia minorile di Campania e Molise Sandro Forlani siamo di fronte ad un momento di straordinaria importanza perché si stanno mettendo uno sull’altro i mattoni che serviranno a costruire il loro futuro. Ecco dunque che Chiara Iolanda e Annalisa, che seguono il corso di ristorazione del progetto "Nisida futuro ragazzi", faranno in modo di mettere in piedi quel progetto di catering per ricevimenti in casa a cui pensavano da tempo; mentre Nicola che ha seguito lo stesso corso si doterà dei ferri del mestiere per trasferirsi in Svizzera. Il cinese Mil Lynn il cui conto con la giutizia non è ancora saldato ma già lavora presso un’azienda del beneventano, dovrà procurarsi un pò di libri che raccontino della sua patria perché nessuno della sua famiglia è qui in Italia; altri libri comprerà Mizar, il diciottenne tunisino che studia per diventare barman; mentre Lucio si procurerà il materiale che occorrerà per un laboratorio di ceramica. E nel salone è vera festa quando arriva il cantautore Pino De Maio che trascina i ragazzi nella sua carrellata di canzoni napoletane. Molte le lacrime negli occhi di diverse mamme. Napoli: "io, ex rapinatore, ho paura di Scampia"…
Il Mattino, 7 dicembre 2004
Carlo è un bell’uomo di quarantotto anni, venti dei quali vissuti dietro le sbarre. Carlo è un rapinatore. "Ex. Ex rapinatore, ma di banche e uffici postali" precisa subito, come a prendere le distanza dai balordi che, pistole in pugno, aggrediscono le vecchiette che hanno appena ritirato la pensione. Carlo vive in un appartamento della Vela rossa, la roccaforte indiscussa dello spaccio. "Una bella casa, senza offesa", dice per chiarire che la sua abitazione non ha nulla a che vedere con i tuguri dei povericristi che vivono anche in otto in pochi metri quadri, nel più totale degrado, nella più nera povertà. Da un anno e mezzo Carlo ha chiuso con le rapine, dice. Aiuta un parente professionista. Gli fa da segretario, riceve un compenso settimanale. Ma subisce tutte le limitazioni del sorvegliato speciale. "Dopo le otto di sera non posso uscire...". Carlo, ci racconti la vita, oggi, nelle Vele "Che vuole che le dica, oggi si fanno le stesse cose che si facevano prima di questi morti ammazzati. Ovvero si spaccia. Tutto, qui, gira intorno alla droga, ci sono le vedette che vengono regolarmente stipendiate, ci sono gli spacciatori, ci sono i drogati". Le vedette, qual è il loro ruolo, quanto guadagnano? "Una vedetta prende cento, centocinquanta euro al giorno per un impegno che dura l’intera giornata. Osserva, vede se arriva la polizia, avverte gli spacciatori". Ma c’è anche chi non ha nulla a che fare con la droga? "Certo, tanti. Ma subiscono, stanno zitti per quieto vivere". E lei? "Io? E le sembro il tipo che ha qualcosa a che vedere con gli spacciatori? Ho una figlia di tredici anni, va a scuola. La tengo lontana dalle Vele: scuola di danza e amiche fuori quartiere. L’accompagno e la vado a prendere. Anche noi che non siamo stinchi di santo temiamo di poterci trovare coinvolti in cose che non ci riguardano". Stanno costruendo nuovi edifici al posto delle Vele che vengono abbattute. Si sta meglio? "Secondo lei le Vele sono ridotte così perché le strutture non erano buone o perché gli abitanti le hanno trasformate in questo modo? A mio parere il mazzo di carte va mischiato. Mi spiego se si spostano, in blocco, le persone che oggi vivono in questi palazzi e le si portano, in blocco, in un altro edificio, presto avremo dei palazzi con le stesse caratteristiche delle vele di oggi". E di questa guerra, lei che dice. Di questi morti ammazzati, di questi incendi? "La criminalità organizzata è una grossa azienda, il capo è quello che ha maggiori "capacità imprenditoriale". Non tutti riescono, mi spiego, a creare un impero sia pure del malaffare come quello che ha creato Di Lauro. Chi lo ha tradito, evidentemente, non aveva le stesse capacità, altrimenti non starebbe scappando. Ma queste sono vicende a me estranee. Io con la malavita organizzata non c’entro nulla, né con la droga. Ho fatto il rapinatore. Fuori Napoli, al nord. Come ho detto prima solo banche o uffici postali, mai un ferito, meno ancora un morto. Mi sono fatto venti anni di galera, ho pagato. Ora mi arrangio, ho un parente che mi dà una mano. Devo pensare al futuro di mia figlia. In carcere, questo è sicuro, non entrerò mai più". Firenze: Sollicciano ospiterà un consiglio comunale aperto
Redattore Sociale, 7 dicembre 2004
Un consiglio comunale aperto a Sollicciano. Il carcere aprirà le porte al consiglio comunale di Firenze il prossimo lunedì 13 dicembre, alle 15.30, per un consiglio che vedrà partecipare, insieme ai consiglieri, un gruppo di detenuti e una delegazione di guardie carcerarie. "L’iniziativa nasce su istanza dell’intero consiglio - spiega Lucia De Siervo, assessore alle politiche per l’accoglienza e l’integrazione, che introdurrà il consiglio - per fare il punto sugli indirizzi da inviare alla giunta in relazione al carcere". È sempre difficile, questo il concetto di fondo, rendersi conto dall’esterno di cosa sia il carcere e di quali siano i problemi reali su cui insistere. "Le attività organizzate a Sollicciano - continua De Siervo - come ad esempio il laboratorio di biciclette, sono importanti perché consentono di lavorare, e quindi di sviluppare capacità e non perdere potenzialità, ma anche perché danno ai detenuti la concreta possibilità di uscire dalla cella, di vivere una quotidianità migliore. Vogliamo cercare, e il consiglio di lunedì va in questa direzione, di avere un?ottica il più possibile globale, che non si limiti a considerare solo determinati aspetti o settori della realtà che affrontiamo. Anche per questo, in vista del consiglio, stiamo portando avanti insieme al Presidente del Consiglio comunale, incontri con le associazioni di categoria, come anche con rappresentanti sindacali e con le guardie carcerarie". Napoli: oltre 1.000 ragazzi "difficili" invitati a teatro
Redattore Sociale, 7 dicembre 2004
Milleduecento ragazzi difficili di Napoli sono stati invitati a teatro da Luca De Filippo, figlio ed erede artistico del grande Eduardo che, con gli Assessorati alla Cultura e agli Affari Sociali del Comune di Napoli, ha ideato il progetto "Teatro di vita". Grazie a questa iniziativa, giovedì 9 dicembre parteciperanno gratuitamente allo spettacolo "Napoli milionaria" in scena al teatro Augusteo, gli allievi delle scuole di alcune periferie napoletane tra le più degradate della città - Scampia, Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio - oltre ai ragazzini delle varie Educative Territoriali. Saranno ospiti del teatro anche otto ragazzi in misura detentiva al carcere di Nisida e una trentina del progetto "Nisida Futuro Ragazzi". Si tratta di tutti adolescenti tra i 14 e i 20 anni, considerati "a rischio" di devianza soprattutto per i contesti di vita sociale in cui si trovano ad agire. "Non è solo un’occasione culturale - ha affermato l’Assessore agli Affari Sociali del Comune di Napoli Raffaele Tecce - ma anche di inclusione sociale, per ragazzi che con il teatro hanno la possibilità di essere inseriti in un circuito culturale "normale" e di alto valore". "Il teatro è un mezzo molto importante e anche in qualche modo sottovalutato – ha spiegato Luca De Filippo – per promuovere cultura. Napoli milionaria è una commedia che precorre i tempi, che parla di famiglie difficili e di ragazzi che vivono problemi molto simili a quelli dei giovani di oggi. La nostra è un’iniziativa piccola in un momento molto duro per la città di Napoli ma che vuole comunque dare il suo contributo alla crescita culturale dei giovani e alla costruzione del loro futuro". Catania: direttore Interfilm Festival Berlin incontra detenuti
Adnkronos, 7 dicembre 2004
Il direttore artistico dell’Interfilm Festival Berlin, Heinz Hermanns, incontrerà domani gli studenti del centro Eta detenuti presso la casa circondariale di Bicocca, a Catania. Al centro dell’incontro la comunicazione audiovisiva e le trasformazioni estetiche che i nuovi media hanno apportato nella società; subito dopo Hermanns incontrerà gli studenti della facoltà di lettere e filosofia nell’aula magna dell’ateneo. L’iniziativa è stata accolta dagli operatori socio culturali dell’istituto penitenziario che hanno collaborato con l’ateneo. Hermanns si trova in questi giorni a Catania per presentare una selezione di lavori tratti dall’ultima edizione del festival. Roma: mostra-mercato di oggetti prodotti dai detenuti
Il Messaggero, 7 dicembre 2004
Alla gastronomia tiburtina si affianca l’artigianato: domani, nel castello di Sant’Angelo Romano dalle 9 alle 19, si svolge la mostra mercato di oggettistica e arte figurativa realizzata dai detenuti di Rebibbia provenienti da 126 nazioni. Il progetto di solidarietà ha unito Don Roberto, cappellano del carcere romano con l’assessore alla cultura di Sant’Angelo Romano, Filoteo Recchioni e la presidente dell’associazione Inner Wheel, Fausta Iannaccone Ammaturo. "Con il ricavato della vendita degli oggetti, tutti a prezzi contenuti - ha spiegato Iannaccone Immaturo - i detenuti potranno acquistare dolciumi, olio, caffè e pasta. Ma se i visitatori volessero portare anche dei generi alimentari, saranno benefattori due volte".
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