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Riforma Giustizia, dopo l’ok del Parlamento la parola a Ciampi
Il Messaggero, 2 dicembre 2004
La separazione delle funzioni tra giudice e magistrato diventa legge alle 19.50 (ma non è ancora vigore, sono necessari i decreti delegati), quando l’Aula di Montecitorio, con 273 sì, 158 no, 4 astenuti, dà il via libera alla riforma dell’ordinamento giudiziario. In fondo, "credo che anche l’opposizione abbia condiviso i principali ispiratori" esclama il ministro Roberto Castelli, visibilmente "soddisfatto", visto che la maggioranza, più che mai "compatta e coesa, come gli elettori ci vogliono", è riuscita "a portare a termine un’impresa del genere", alludendo al fatto che il vecchio testo risaliva al 1941. Dunque, un fatto storico. Ma quando accenna di "augurarsi" che il presidente Ciampi "la promulghi quanto prima" oppure "ci faccia sapere le sue decisioni attraverso un messaggio alle Camere nel tempo più breve possibile", lascia aperto uno spiraglio al centrosinistra che ha battuto sul tasto dell’incostituzionalità fino all’ultimo. Le indiscrezioni filtrate, circa la possibilità che il Quirinale rinvii la legge, con messaggio al Parlamento, ha reso più inquieta la giornata politica. Da mesi circolano le voci sui dubbi di Ciampi e dei suoi consiglieri giuridici sulla legittimità delle norme in rapporto sia all’equilibrio dei poteri dello Stato sia all’autonomia della magistratura, ovvero sulla gerarchizzazione derivante dal sistema dei concorsi. E le opposizioni hanno cavalcato l’argomento. Giuliano Pisapia, Prc, ha tuonato: "È una legge che va contro la Costituzione laddove prevede che l’azione penale può essere esercitata solo dal Procuratore capo mentre l’articolo 112 della Carta afferma che può farlo il Pm". Nell’ora in cui incassa la vittoria, Castelli è magnanimo con i vinti. Ringrazia l’Ulivo "perché in questi tre anni ha fatto un’opposizione corretta e democratica". Pure con i magistrati è in vena buonista. Non ha mai pensato, dice, "che lo sciopero sia un atto eversivo se viene mantenuto nei limiti fisiologici". Ma l’opposizione fino all’ultimo ha fatto resistenza, votando compattamente no. È una giornata da "tutto esaurito" a Montecitorio. Castelli, fazzoletto verde nel taschino, presidia i banchi del governo fin dalla mattinata. Nessuno è pronto a scommettere che a sera ci sarà l’approvazione, a mezzogiorno tutto appare avvolto nelle nuvole verbali. Quando si chiede a Castelli un pronostico sull’esito finale, si schermisce. È scaramanzia bella e buona, dopo tre anni di dibattiti, in cui la folgore del colpo di scena è esplosa ad ogni angolo, ne ha tutte le ragioni. Soltanto quando viene approvato l’ultimo articolo il Guardasigilli è sicuro di avere in pugno il risultato. Mancano le ultime formalità: le dichiarazioni di voto e l’esame degli ordini del giorno. In un’ora è tutto risolto. Luigi Vitali, FI, come il relatore Nitto Palma, FI, hanno sostenuto la costituzionalità della legge difesa da tutta la maggioranza. Mentre la Lega ha esultato con Castelli, giudicato "caparbio" da Carolina Lussana, per la quale ieri è stato fatto "un primo passo importante per avere una giustizia professionale". Il caposaldo del nuovo ordinamento è la separazione delle funzioni, quando un magistrato, dopo 5 anni di servizio, due dei quali come uditore, dovrà scegliere se fare il Pm o il giudice. Per cambiare funzione dovrà sottoporsi a un esame orale, cambiando distretto giudiziario. Il magistrato dovrà sottoporsi anche a un colloquio di idoneità psico-attitudinale di fronte a una commissione di professori universitari di "prima fascia". Sarà il Procuratore capo ad essere titolare dell’azione penale, ad avere rapporti con i mass-media e a segnalare eventuali magistrati disobbedienti. L’azione disciplinare, esercitata dal Pg della Cassazione, riguarda l’iscrizione ai partiti o ai movimenti politici e le interviste. Per le nomine, il Csm potrà assegnare incarichi semidirettivi e sarà necessario il concerto con il ministro solo per le funzioni direttive di secondo grado. Per l’Anno giudiziario il ministro potrebbe fare una sua relazione in Parlamento, dopo 10 giorni si terranno le celebrazioni con le relazioni del Pg della Cassazione e dei presidenti di Corte d’Appello. Intanto, ieri, partecipando a "Porta a Porta", Castelli è tornato sulla questione della grazia ad Adriano Sofri, affermando che gli otto anni trascorsi in carcere dall’ex leader di Lotta continua "sono un tempo troppo breve" perché sia proposto un provvedimento di clemenza. Per il Guardasigilli, infatti, "il tempo passato in carcere deve essere proporzionale alla condanna". "Radiobugliolo": detenuti sul palco del Palladium di Roma
Ansa, 2 dicembre 2004
Assessorato alle Politiche per le Periferie, per lo Sviluppo Locale, per il Lavoro del Comune di Roma e l’Associazione Culturale Papillon Rebibbia, promuovono lo spettacolo Radiobugliolo Flash di vita dalle romane galere di Salvatore Ferraro per la regia di Michele La Ginestra. Cosa succederebbe se, all’improvviso, la nostra radio, per uno strano guasto, si collegasse con l’interno di una galera romana? E se l’universo carcerario, con le sue regole e i suoi credo, venisse improvvisamente catapultato nel mondo dei liberi? È quello che succede in questo spettacolo feroce e ironico, ricco di gag esilaranti e musica dissacrante. Detenuti ed ex detenuti su un palco per parlare di se stessi. Un modo nuovo per raccontare la condizione carceraria. Giovedì 9 dicembre 2004, ore 21 al teatro Palladium, Piazza Bartolomeo Romano, 8 - Roma (zona Garbatella). Ingresso Gratuito Firenze: Convegno: "Del carcere solo questo sappiamo…"
L’Altracittà, 2 dicembre 2004
Due giorni di studio, 3 e 4 dicembre, per un progetto di Riforma dell’Ordinamento penitenziario "Del carcere solo questo sappiamo: ciò che non è, ciò che non vogliamo...". A cura di: Regione Toscana - Assessorato alle Politiche sociali, Comune di Firenze, Ufficio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Fondazione Michelucci, Osservatorio sugli Istituti penitenziari della Toscana. La Toscana ha in questo momento il 21% di detenuti tossicodipendenti, il 29% di immigrati, un incremento della presenza di figure fortemente marginali. All’aumento di questa componente di "detenzione sociale", vanno contrapposte misure concrete di presa in carico dei problemi e delle persone, per rimuovere o ridurre le condizioni di disagio e di rischio sul territorio, creazione di opportunità di alternativa alla pena detentiva, riduzione degli effetti desocializzanti del carcere. Info: Fondazione Michelucci, tel 055.597149, e-mail fondazione.michelucci@michelucci.it. Sassari: sarà aperto un nuovo reparto del carcere contro l’Aids
L’Unione Sarda, 2 dicembre 2004
Da gennaio il carcere di San Sebastiano, in collaborazione con l’istituto di malattie infettive dell’università, si doterà di un piccolo reparto in cui verranno curati i detenuti malati di Aids. La notizia è arrivata ieri mattina durante una manifestazione di solidarietà organizzata all’interno dell’istituto, in occasione della giornata mondiale della lotta alla malattia. L’incontro è stato promosso da padre Salvatore Morittu, fondatore della comunità "Mondo X", che ospita e assiste malati di Aids, e dal consigliere provinciale Antonello Unida. Riuniti nella rotonda all’interno della casa circondariale, circa duecento i detenuti hanno ascoltato gli interventi del sindaco di Sassari Nanni Campus e della direttrice del carcere Patrizia Incollu. C’erano anche il presidente della Provincia Franco Masala, il prefetto di Sassari Salvatore Gullotta, il questore Santi Giuffrè e il nuovo arcivescovo Paolo Atzei. L’iniziativa, voluta da padre Morittu e dal consigliere provinciale, Antonello Unida è stata l’unica manifestazione, svolta all’interno di un carcere, allietata dai cabarettisti di La Pola e dei Tressardi. A San Sebastiano vive una popolazione carceraria di 240 detenuti: solo 10 donne. Di questi il 70% è tossicodipendente e 12 sono affetti dal virus dell’Hiv. Ma l’aria che si respira da qualche tempo è meno pesante rispetto al passato: la direttrice Incollu è riuscita attraverso una serie di manifestazioni a far sentire meno ingombrante la presenza del carcere nel centro della città. " Per quanto possibile - commenta - sono favorevole all’apertura del carcere: chi vive qua dentro tutto il giorno, per anni e anni, ha bisogno di queste cose". Ucraina: da Comitato tortura rapporto critico sulle carceri
Ansa, 2 dicembre 2004
Gravi violazioni nei riguardi dei detenuti: è l’accusa mossa all’Ucraina dal comitato del Consiglio d’Europa che si occupa di prevenzione della tortura e delle punizioni inumane o degradanti (noto come Cpt). Il comitato ha diffuso oggi un rapporto che contiene i risultati di una visita fatta al paese nel 2002 e le risposte giunte dal governo ucraino. Secondo il rapporto, le persone arrestate dalla milizia ucraina sono detenute in condizioni degradanti e spesso sottoposte a maltrattamenti, specie durante gli interrogatori. Il governo nella risposta afferma di aver preso tutte le misure necessarie per migliorare le condizioni di detenzione. Nuoro: a Badu ‘e Carros rumorosa protesta dei detenuti
L’Unione Sarda, 2 dicembre 2004
Da stanotte a mezzanotte un gruppo di trentatre detenuti del carcere di Badu ‘e Carros a Nuoro inscenerà una protesta per denunciare la grave situazione igienico - sanitaria esistente all’interno del penitenziario. I reclusi per tre notti, sino al 3 dicembre, sbatteranno qualsiasi oggetto che faccia rumore alle sbarre delle loro celle per 15 minuti di fila. Le ragioni della protesta sono contenute in un documento: "Vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica in modo pacifico e costruttivo sulla nostra situazione: facciamo i bisogni corporali in bella vista dei compagni senza alcuna riservatezza? scrivono i detenuti autori della protesta? sia nei passeggi, sia nelle celle. Si vive in ambienti ostili, angusti e malsani, dove le condizioni igienico sanitarie sono terribili. Mancano educatori, assistenti sociali, medici e le opportunità di lavoro sono inesistenti". I manifestanti chiedono in particolar modo un’ispezione ministeriale per accertare le eventuali illegalità ed un incontro con il magistrato di sorveglianza. Non è escluso che in appoggio alla protesta interna dei detenuti possano esserci anche manifestazioni esterne al penitenziario da parte di qualcuno che intende solidarizzare con la loro protesta. La situazione igienico sanitaria del penitenziario è drammatica soprattutto nelle celle, aggravata da un generale decadimento della struttura nella quale mancano interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione. Condizioni che aggravano la reclusione come denunciato anche dai parlamentari che negli ultimi anni hanno compiuto visite all’interno del carcere e che sono state puntualmente descritte in un’interrogazione presentata dal deputato di Rifondazione comunista Giuliano Pisapia. Nella lettera i detenuti annunciano che la protesta sarà messa in atto dai soli reclusi del continente per evitare che i sardi siano trasferiti ("deportati in continente", si legge testualmente), come già avvenuto. Problemi che sono stati al centro di una lunga vertenza degli stessi sindacati dei poliziotti penitenziari, che anche di recente hanno messo in atto diverse forme di protesta. Qualcosa, per la verità, si è mosso in senso positivo dopo la nomina del direttore Paolo Sanna (ora in pianta stabile come il comandante delle guardie) ma per gli interventi strutturali - sostengono i detenuti - manca sinora un impegno concreto da parte del Ministero di Giustizia che possa almeno rendere certi i tempi di esecuzione degli interventi necessari. Spoleto: sindaco lancia il "Pronto intervento detenuti"
Il Messaggero, 2 dicembre 2004
"Il carcere di Maiano è parte integrante della nostra città, è un corpo che vive in questo territorio". Con queste parole il sindaco Massimo Brunini ha voluto sottolineare l’importanza del progetto "Pronto Intervento Detenuti", promosso dal Comune in collaborazione con Arcisolidarietà / Ora d’Aria e Il Cerchio, soprattutto quale frutto della stretta collaborazione esistente tra i soggetti attivi sul fronte sociale e integrativo della città. Il progetto, attivo da due anni, offre un sistema che risponde a chi entra nell’area penale e si rivolge in maniera particolare a coloro che sono in stato di difficoltà. Mamone: per la prima volta il teatro nella colonia penale
L’Unione Sarda, 2 dicembre 2004
Per la prima volta il teatro approda nella colonia penale di Mamone e regala ai detenuti una serata speciale. Domenica l’associazione culturale Ilos di Lula ha portato in scena nell’atrio della sede centrale lo spettacolo "Pretas". Il direttore del carcere Vincenzo Alastra ha fatto gli onori di casa. Era molto soddisfatto per avere centrato un altro obiettivo che dà il segno della rinnovata vitalità impressa negli ultimi mesi alla colonia. "Siamo qui per portano un messaggio di speranza", ha detto rivolto agli oltre cento detenuti Antonio Marras, interprete assieme alla figlia Caterina di "Pretas", lavoro poetico che mette in scena due personaggi legati alla necessità di tramandare la memoria e uniti da un destino comune, espresso dalla pietra. Coco Leonardi è il regista, la voce fuori campo è di Antonia Pessei, scenografie di Franco Saverio Puddori e Gabriele Lasio, musiche di Sandro Fresi, costumi di Rosanna Cabua, tecnico luci Gian Mario Leoni e tecnico audio Antonio Piras. Per seguire lo spettacolo di domenica i detenuti arrivano anche dalle diramazioni, accompagnati da un bus-navetta. Assistono alla rappresentazione anche i volontari dell’associazione Icaro. In programma c’è un altro appuntamento, l’11 dicembre. E poi un laboratorio teatrale da avviare a gennaio. Firenze: per ramadan la cena sarà servita dopo le 18
Asca, 2 dicembre 2004
"Durante il Ramadan la direzione ha deciso di fornire il pasto caldo dopo le 18". Questa la novità inserita da quest’anno all’interno del carcere fiorentino di Sollicciano,secondo quanto annunciato da Franco Corleone, garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Firenze, nell’ambito della presentazione di un convegno dedicato al mondo delle carceri. Corleone ha però anche messo in evidenza le difficoltà che si riscontrano all’interno del carcere fiorentino, gravato da un notevole sovraffollamento: Sollicciano ha una capienza regolamentare di 469 unità e una tollerabilità di 798, mentre alla fine di ottobre i detenuti presenti erano 997. Corleone ha anche espresso dubbi sull’alimentazione all’interno della struttura. Per quanto riguarda i dati sull’alimentazione estiva, ha spiegato Corleone, tre pasti al giorno di un detenuto (colazione, pranzo e cena) costano un euro e 60 centesimi al giorno. "L’apporto nutrizionale - ha concluso Corleone - mi dicono che venga garantito in base alle tabelle, però mi chiedo quale sia la qualità dei cibi forniti ai detenuti. Castelli a "Porta a porta": fantastico liberare Mesina…
L’Unione Sarda, 2 dicembre 2004
"Signor Mesina, avrebbe mai pensato che un ministro della Giustizia potesse commuoversi per lei?": le parole di Bruno Vespa sottolineano l’evento, che si compie di fronte alle telecamere di Porta a porta durante la puntata dedicata al bandito di Orgosolo. Graziano Mesina è lì, in studio, abito scuro e collo stretto da una vistosa cravatta rossa. Davanti a lui il ministro Roberto Castelli. Vespa gli chiede un commento sulla grazia concessa dal presidente della Repubblica: "Mi sono preso un’enorme gioia - risponde il ministro - perché liberare un uomo è una cosa fantastica". Dicendolo si è commosso ed è stato quasi costretto a fermarsi durante la registrazione della puntata. Castelli ha spiegato che Mesina aveva trascorso quasi 40 anni in carcere, "un tempo immenso, praticamente una vita". Mesina, alla sollecitazione da Vespa, ha replicato: "Mai mi sarei immaginato", riferendosi alla commozione del ministro. Castelli ha ricordato la propria posizione in materia di grazia, affermando di ritenere sbagliato che attualmente sia il "ministro a proporre e il capo dello Stato a decidere", aggiungendo però che è una decisione molto difficile: "È un peso enorme decidere della vita di un uomo". La concessione della grazia, ha aggiunto il ministro, segue una prassi consolidata che tiene conto del tipo di reato, se la famiglia della vittima ha perdonato, del tempo trascorso in carcere, del percorso del detenuto e delle condizioni dei suoi familiari. Anche per questo, ha sottolineato Castelli, è troppo presto per ipotizzare la concessione della grazia anche per Ovidio Bompressi e Adriano Sofri. Nel corso della puntata di Porta a porta, Mesina ha raccontato del "disorientamento" che lo ha colpito dopo la liberazione, e poi ha rievocato alcuni momenti famosi della sua carriera di bandito.Come la memorabile evasione dal carcere di San Sebastiano, insieme allo spagnolo Miguel Atienza. Mesina ha ricostruito i particolari della fuga in auto, con un autista che non sapeva neppure di trasportare il criminale sardo più famoso. Per imboccare l’uscita dalla città l’auto doveva ripassare di fronte al carcere, in via Roma, dove ormai era scattato l’allarme per l’evasione. "Che cosa sta succedendo", domandò l’ignaro autista. "E lo chiedi proprio a me?", fu la risposta di Mesina. Al che, guardando nello specchietto, l’uomo al volante intuì: e alla prima occasione arrestò la marcia e fuggì. Durante la trasmissione, partendo dalle taglie poste a quel tempo per la cattura di Mesina, il dibattito è tornato sulle polemiche per la proposta leghista di porne una anche sulla testa degli assassini del benzinaio di Lecco. "Se lo fanno altri nessuno dice niente, se lo propone la Lega apriti cielo", ha detto Castelli: "C’è del razzismo contro il mio partito". A replicare al ministro sono stati il diessino Gavino Angius e Marco Boato dei Verdi. Grazia a Sofri? Il ministro: troppo poco in cella…
Corriere della Sera, 2 dicembre 2004
"Troppo poco" il tempo trascorso in carcere da Ovidio Bompressi e Adriano Sofri per ottenere la grazia. Lo ha sostenuto il ministro della Giustizia Roberto Castelli nella puntata di "Porta a Porta" in onda ieri sera. "Bompressi ha trascorso in carcere 1 anno e 8 mesi, Sofri molti di più (circa 8), ma sempre un tempo non sufficiente in proporzione alla condanna per omicidio premeditato". "Non dico che non proporrò mai la grazia per questi due soggetti - ha detto - ma lo farò solo a determinate condizioni. Un dato fondamentale è che uno la grazia la chieda: di fronte a quello che può essere letto come un atto di arroganza qualche problema c’è". Giusto il carcere per chi va a sciare mettendosi in malattia…
Cittadino Lex, 2 dicembre 2004
Rischia il carcere l’insegnante che si mette in malattia con falsi certificati medici per godersi una settimana bianca in montagna. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna ad un anno di carcere per truffa e falso inflitta dalla Corte di Appello di Napoli a tre professoresse di una scuola di Sorrento che, per ben sette anni, ogni anno, prenotavano l’albergo per le vacanze sulla neve contattando successivamente medici compiacenti che attestavano malattie inesistenti. La Suprema Corte ha ritenuto in particolare che i giudici di merito abbiano "valutato con motivazione diffusa, immune da vizi logici, il contrasto stridente tra le malattie certificate e l’omessa prescrizione di accertamenti specialistici e terapie immediate, da un lato, nonché il trasferimento in pieno inverno in località di montagna lontane, dall’altro: del tutto controindicato, per il disagio del viaggio e lo sbalzo di temperatura", aggiungendo che "appare logica la valorizzazione della periodicità puntuale delle patologie, negli anni; e ancor più, della prenotazione dei soggiorni presso gli alberghi, prima ancora delle visite mediche, quali indizi gravi, precisi e concordanti del disegno truffaldino". Calabria: master su devianza e sistema penitenziario
Ansa, 2 dicembre 2004
L’Università della Calabria, sede di Rende, in collaborazione con il Provveditorato della Amministrazione Penitenziaria della Calabria istituiscono il Master universitario di II livello in "Criminalità, devianza e sistema penitenziario" per l’anno accademico 2004- 2005. Il Master ha come finalità la formazione di figure caratterizzate da alto profilo professionale che operino nel campo del sistema penitenziario, dotati delle più moderne chiavi interpretative dei fenomeni della devianza così come di capacità progettuali orientate anche a sistemi sanzionatori non tradizionali.Possono presentare domanda di partecipazione i possessori di titolo di laurea in Giurisprudenza, Scienze Politiche, scienze della Formazione, Psicologia, Filosofia, Medicina, Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi Sociali, Economia e Scienze Economiche e Sociali. Sono ammessi allievi per un numero massimo di 60. Il master prevede 240 ore di didattica frontale e 100 ore di tirocinio da svolgere presso le strutture ed i servizi penitenziari. Le domande di iscrizione devono essere presentate entro il 31 dicembre 2004. Copia del bando può essere ritirata presso la sede del Provveditorato Regionale della Amministrazione Penitenziaria sita in via Cortese 2 tel. 0961.724232 Catania: le comunità terapeutiche sono piccoli gulag?
La Sicilia, 2 dicembre 2004
Le comunità terapeutiche sono "piccoli gulag" o luoghi in cui trovare accoglienza e, attraverso questa, cominciare il difficile cammino che porta, con tante ricadute e in gradi diversi, a sottrarsi alla dipendenza da droghe, e non da quella? Sono luoghi coercitivi dove si sperimenta una diversa modalità carceraria, o spazi dove costruire, nel reciproco rispetto, un nuovo e personale modo di vita? La questione si pone con nuova urgenza ara che in Parlamento si discute la proposta di legge della maggioranza che vuole equiparare le droghe leggere a quelle pesanti e perseguire come reato penale anche il consumo personale. In questo modello repressivo al tossicodipendente è dato di scegliere solo tra carcere e comunità terapeutica. Una proposta di legge alla quale gli operatori di settore contrappongono esperienze e dati. I dati dicono che dal 90 al 92, quando il consumo venne considerato reato penale, non solo le carceri italiane si riempirono di tossicodipendenti, ma si registrò il maggior numero di ragazzi suicidi. Un’ecatombe cui mise fine, nel 1993, un referendum popolare. Dei differenti modi di essere comunità terapeutica, e delle enormi responsabilità che questa si assume, parla "Piccoli gulag" (edizioni Derive-Approdi), un "romanzo" di Cecco Bellosi, un operatore speciale, che ha attraversato l’esperienza di Autonomia Operaia, delle Brigate Rosse, delle carceri di massima sicurezza, per scegliere poi di spendersi come operatore in comunità terapeutiche aperte anche a persone malate di Aids. Non a caso è uno dei fondatori della Lila. Nel suo libro Cecco Bellosi ha scelto di fare parlare le storie, di raccontare le esperienze di vita donne e uomini che si rivolgono alle comunità, persone, non solo malati di dipendenza o di Aids. Ha scelto di pensare per storie, di scardinare anche nella scrittura, come fa da operatore, la scissione tra esperienza e teoria. E nel raccontare storie di persone che vivono o si confrontano con comunità terapeutiche, ha denunciato come, sempre, sebbene con enormi differenze, si ripropongono meccanismi di potere. Gli operatori devono esserne consapevoli, interrogarsi, e assumere un’etica della responsabilità. La possibilità di superare i meccanismi di potere - dice - passa attraverso l’assunzione del modello della fabbrica, che è il modello della contrattazione tra gli operatori e gli altri, nel rispetto dei reciproci diritti e doveri. Passa, dunque, attraverso il conflitto. Nel campo individuale come in quello collettivo - sostiene - non esiste alcuna esperienza di sviluppo se non c’è democrazia, "non c’è alcun lavoro di sostegno se non si rispetta la libertà dell’altro". E questo, in una comunità terapeutica, significa "non avere la catastrofica pretesa di creare un uomo nuovo, ma cercare di aiutare una persona rispettando il suo progetto di vita". Il metodo. L’autenticità. "Sulle strade di ogni essere umano non ci sono salvezze immaginifiche e miracolose su questa terra, ma la fatica del vivere. Affrontarle insieme può essere meno doloroso. Quando si dice che un mondo diverso è possibile e necessario, forse si allude a questo". Comunità Papa Giovanni XXIII: "Progetto Rinascere"… Inserimento socio lavorativo di persone provenienti dall’area penale
"Secondo dati aggiornati al 30 giugno 2004 e diffusi dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero di Giustizia, nei 201 Istituti penitenziari italiani, i posti disponibili sono 42.313 mentre i detenuti presenti sono 56.440, ci sono cioè oltre 14.000 persone in più rispetto al numero massimo previsto. Ancora oggi possiamo quindi affermare, come testimoniano anche molti operatori, che la situazione nelle carceri italiane è drammatica mentre la risposta istituzionale al problema sembra ancora essere prevalentemente di tipo edilizio: è prevista infatti la costruzione di 13 nuovi istituti penitenziari. Occorre invece elaborare nuove strategie visto che la Costituzione Italiana, all’art. 27, scrive da più di 60 anni che " Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". D’altra parte la legge vigente offre strumenti alternativi al carcere per scontare una pena ed essere riabilitato: l’opinione pubblica forse ignora che molte sono le persone che stanno scontando la loro pena al di fuori delle mura carcerarie attraverso l’applicazione di misure alternative gestite dalla Magistratura di Sorveglianza e dai Centri Servizi Sociali Adulti del Ministero di Giustizia e che molte volte coinvolgono il privato sociale.Occorre accogliere la persona come uomo, lavorando sul suo reale pentimento e superando il reato commesso possiamo costruire una società più sicura e giusta, per tutti. E comunque nuove strade sembrano esserci l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII partendo dall’insegnamento del Vangelo ha scelto di impegnarsi nel mettere al centro l’uomo e i suoi bisogni attraverso la condivisione, la relazione, il lavoro, grazie ad una serie di progetti nazionali ed internazionali - uno di questi prevede l’ultimazione e lo sviluppo di un Polo di Integrazione Sociale Lavorativa nella zona industriale di Boceda, nel Comune di Mulazzo, nato proprio con l’obiettivo di fornire uno spazio di vita dove, chi ha vissuto l’esperienza detentiva, possa ricostruire e ricostruirsi una storia, dove anche chi viene definito svantaggiato possa relazionarsi e porre le sue risorse al servizio di un progetto che realizza prodotti di altissima qualità e caratteristici del territorio lunigianese - (prodotti per l’apicoltura nei laboratori della falegnameria di Boceda, a Groppoli di Mulazzo e il riconosciuto miele biologico Dop della Lunigiana) Per verificare insieme l’avanzamento del progetto, sono oggi una decina le persone giunte da vari carceri italiani inserite in Casa Famiglia e impegnate a vario titolo nella cooperativa, l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII di Don Oreste Benzi, organizza una seconda giornata di Studio e Approfondimento sulle problematiche legate al mondo del disagio sociale e di come il Territorio può sviluppare risorse per il superamento dell’emarginazione e per garantire la sicurezza dei propri cittadini attraverso il valore della cittadinanza. Ma questo può non essere sufficiente se prima non viene garantito il naturale diritto di accoglienza di ogni uomo. Alla tavola rotonda che si terrà Sabato 4 Dicembre 2004 dalle ore 15:00 nei Locali della Cooperativa Il Pungiglione sita nell’area industriale di Boceda, a Groppoli di Mulazzo, parteciperanno varie Autorità locali, rappresentanti del Ministero di Giustizia, della Magistratura, operatori dei servizi pubblici e privati e gli enti co-finanziatori tra cui le Fondazioni delle Casse di Risparmio della Spezia, di Lucca, di Carrara e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Tutta la popolazione è invitata a partecipare".
Il responsabile di Zona della Ass. Papa Giovanni XXIII, Norina Piagneri
Indicazioni stradali: Raggiungere le provincia di Massa Carrara con autostrada A12 Proseguire direzione nord verso Genova Dopo il casello di Sarzana, prendere autostrada A11 direzione Parma Uscire alla prima uscita di Aulla Prendere strada provinciale direzione Pontremoli Raggiungere Villafranca in Lunigiana e prendere direzione Mulazzo Chiedere dell’Area Industriale di Boceda - Cooperativa il Pungiglione Rovigo: "Liberare la pena", dibattito sulle carceri…
Il Gazzettino, 2 dicembre 2004
"Liberare la pena" è il titolo dell’incontro-dibattito che il Centro francescano di ascolto e la Caritas diocesana organizzano oggi - alle 17,30 nel teatro-cinema Duomo di Rovigo - sul tema del sovraffollamento delle carceri. Il titolo del convegno è lo stesso della recente pubblicazione curata dalla Caritas sull’esperienza di cappellani e religiosi impegnati nelle carceri italiane. All’incontro parteciperanno don Giancarlo Perego, delegato della Caritas italiana sulla giustizia, don Dante Bellinati, direttore della Caritas diocesana locale, il cappellano della Casa circondariale di Rovigo don Marino Zorzan, e Livio Ferrari, direttore del Centro francescano di ascolto di Rovigo e presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia. "È un momento disastroso per le carceri - dice Livio Ferrari -. La quotidianità è drammatica per colpa del sovraffollamento, che genera violenza, un numero alto di suicidi e atti di autolesionismo". In molti istituti penitenziari sono in corso scioperi della fame da parte dei detenuti, per richiamare l’attenzione sulle difficili condizioni di salute e la mancanza di medicine, imposta dai tagli decisi dal ministero della Giustizia. "Le celle sono invivibili soprattutto dal punto di vista igienico - continua Ferrari - e i volontari chiedono da tempo scelte urgenti per un’emergenza che vive tutti i giorni anche il personale dell’amministrazione penitenziaria". Padova: diploma di arbitro di pallavolo per 11 detenuti
Redattore Sociale, 2 dicembre 2004
Una giornata importante per i detenuti del carcere Due palazzi di Padova. Ieri mattina, infatti, l’allenatore della squadra di serie A Edilbasso Volley Padova, Francesco "Pupo" Dall’Olio (ex colonna della nazionale italiana) e lo schiacciatore Leonardo Morsut hanno consegnato a 30 detenuti del carcere cittadino "Due Palazzi" l’attestato di arbitro di pallavolo. Il riconoscimento giunge a conclusione di un corso di 50 ore tenuto all’interno del penitenziario padovano dai tecnici del Centro Sportivo Italiano di Padova, con la collaborazione degli psicologi dell’associazione Tangram. Sono undici i detenuti che hanno ricevuto il diploma di abilitazione all’arbitraggio CSI e altri diciotto quello di frequentazione. Dall’Olio e Morsut hanno consegnato anche la divisa di arbitro, il fischietto e i cartellini. Il corso è iniziato nello scorso aprile e, in due sessioni, ha coinvolto circa sessanta detenuti, gli arbitri del CSI Vittorio Santi e Claudio Belluco e i volontari dell’associazione non profit Tangram di Padova che hanno curato la promozione dell’attività tra i carcerati e il loro coinvolgimento nelle lezioni. Contemporaneamente le due associazioni hanno promosso anche un corso per allenatori di pallavolo, per i detenuti della Casa Circondariale, in via di conclusione. La Regione Veneto ha sostenuto entrambi i progetti. E ieri mattina i neo arbitri hanno diretto 2 set nella palestra del penitenziario padovano, nel corso di un confronto tra detenuti ‘allenati’ dallo stesso Dall’Oglio. Un impegno preso molto seriamente dal coach, che ha dimostrato molta passione nell’approccio a questa esperienza. Passione e professionalità, che ha investito gli stessi detenuti, impegnati in un vero e proprio riscaldamento pre-partita. In una nota CSI Padova e Tangram affermano di aver apprezzato la sensibilità dell’Edilbasso Volley a questa iniziativa. "È un segno di attenzione della pallavolo padovana di più alto livello verso la promozione di attività sportive e formative in carcere - affermano -, che fa onore alla società del presidente Maurizio Sartorati". Nel contempo le due associazioni si augurano che aumenti l’attenzione delle realtà sociali e culturali padovane a quella "città nella città" che è il carcere Due Palazzi a Padova. Caltanissetta: personaggi che chiedono soldi per i detenuti...
La Sicilia, 2 dicembre 2004
In questi giorni pericolosi personaggi vengono visti girare nei negozi a chiedere aiuti economici a famiglie di carcerati o per pagare gli avvocati: lo sostiene il sindaco Crocetta in una lettera aperta alla città. Solidarietà ai fratelli Smecca per l’attentato alla pizzeria ma anche un invito forte a chi paga il pizzo a non farlo perché non conclude niente. Le richieste poi aumentano. Un invito a chi ha visto qualcosa ieri ad aiutare i carabinieri ad identificare quegli spietati criminali. Un appello alla città a ribellarsi. "Cittadini ribelliamoci a questa barbarie - ha scritto il sindaco Crocetta - denunciamo,collaboriamo con le forze dello Stato per liberare la città da questa cancrena che uccide, rovina le famiglie, distrugge l’economia, nega una prospettiva a tanti giovani senza lavoro. L’azione di bonifica del territorio deve continuare con slancio, generosità ed impegno". Il sindaco ha ribadito che è a disposizione di quanti vorranno denunciare anche anonimamente per liberare la città dalla morsa che la opprime. Sia l’associazione provinciale antiracket che la locale sezione di Confcommercio si sono messi a disposizione dei fratelli Smecca per assisterli nell’istruzione delle pratiche finalizzate ad ottenere le provvidenze previste dallo Stato in favore delle vittime della criminalità organizzata. "Invito i fratelli Smecca - ha detto il presidente dell’Antiracket provinciale Mario Rino Biancheri - a non arretrare di un passo, a reagire alla sopraffazione della criminalità. Noi li assisteremo". Biancheri ha convocato per lunedì alle 10,30 una giunta urgente dell’antiracket presso la sede di Confcommercio nel corso della quale si esamineranno iniziative volte a convincere le vittime a collaborare. "Non è necessario esporsi direttamente per denunciare gli estortori - ha concluso il presidente - è possibile filtrare la denuncia attraverso l’antiracket o comunicare direttamente con le forze di polizia". Ora Giorgio Bocca offende la polizia penitenziaria... di Roberto Martinelli (Segretario generale Sindacato autonomo Polizia Penitenziaria)
La Padania, 2 dicembre 2004
Nell’articolo "Le lanterne magiche del populismo" (rubrica "L’Antitaliano - L’Espresso del 18 novembre 2004), Giorgio Bocca ha scritto: "...il sistema ha ancora e più che mai bisogno di una massa di manovra di disoccupati o sottoccupati. Ha bisogno di loro per i servizi più sgradevoli, per fare il soldato o il mercenario, il netturbino o il pony, il drogato o la comparsa, il carcerato o la guardia carceraria...". Sono un Assistente di Polizia Penitenziaria e sono felice del lavoro che svolgo, alla faccia della concezione classista, "radical chic" e "politicamente corretta" che invece sembra avere Giorgio Bocca per chi lavora in carcere. Non è un tema semplice parlare del carcere perché la reclusione come esecuzione della pena comminata all’autore del reato e la conseguente questione penitenziaria in generale sono quasi sempre rimosse dall’opinione pubblica, che vive queste realtà con grandissimo distacco e vi si accosta solo quando fanno notizia nei momenti patologici come evasioni e aggressioni, tragici casi come i suicidi, o per la risonanza data da detenuti e inchieste eccellenti. Ancora più difficile è, per i non addetti ai lavori come Bocca, parlare di chi lavora al suo interno, parlare delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria. Siamo donne e uomini di un Corpo di Polizia dello Stato, che nonostante gravi carenze di organico, deficienze di strutture e di mezzi, rappresentano lo Stato stesso nel difficile contesto delle galere. Siamo le persone che, statisticamente, in ogni istituto penitenziario d’Italia, ogni mese, sventano circa 10 tentativi di suicidi posti in essere da detenuti. Ma questo, nessuno lo dice. Men che meno Giorgio Bocca, secondo il quale nelle carceri lavorano "guardie carcerarie". Vorrei ricordare al signor Bocca che la legge 395 del 15 dicembre 1990 (quasi 14 anni fa...) ha sciolto il Corpo degli Agenti di Custodia ed ha istituito il Corpo di Polizia Penitenziaria, equiparato a tutti gli effetti alle altre quattro Forze dell’Ordine (Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo di Polizia Ambientale e Forestale). Usare il termine "guardia carceraria" è non solo offensivo, ma anche ridicolo, perché denota la scarsa conoscenza di chi scrive e la superficialità con cui viene trattata la materia: è come se, scrivendo di giornalisti, venisse usato il termine "scribacchino". Non si tratta solo di una questione di forma, ma di sostanza, dal momento che chi lavora per lo Stato, in un lavoro delicato e pericoloso, è giusto sia trattato da tutti - stampa in primis - com’è nel suo diritto, come lo Stato e la sua stessa dignità di cittadino e di lavoratore s’aspettano. Giorgio Bocca ritiene che il nostro lavoro sia sgradevole? Io credo che siano molto più sgradevoli certi scritti di Giorgio Bocca degli anni Settanta, che si possono agevolmente leggere nel libro "L’eskimo in redazione" di Michele Brambilla (Ares 1991; Bompiani 1993; Mondatori 1998), quando il giornalista piemontese vaneggiava di "eterna favola delle Brigata Rosse". O di quando, come ha recentemente ricordato Giampaolo Pansa a Radio 24, Bocca era visceralmente fascista, antiebreo, anzi antisemita. Un esempio? Il 4 agosto 1942 La "Provincia Granda" pubblica a firma di Giorgio Bocca: "Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza infatti, sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea di dovere, in un tempo non lontano, essere lo schiavo degli ebrei?". Lascio ai lettori ogni commento. Lanciano: festa ricca di significato per polizia penitenziaria
Il Messaggero, 2 dicembre 2004
È stata una celebrazione sobria ma ricca di significato quella di ieri in occasione della festa del corpo di polizia penitenziaria di Lanciano. Seguita la manifestazione pubblica in piazza Plebiscito, con la deposizione di una corona d’ alloro al monumento dei caduti. Presente il provveditore regionale Aldo Fabozzi, il direttore del supercarcere frenano Sergio Romice, il comandante della polizia penitenziaria Elgo Salerno, il sindaco di Lanciano Filippo Paolini, autorità varie e rappresentanti delle altre forze dell’ ordine e delle associazioni combattentistiche. Il corpo di polizia penitenziaria è ormai da anni una forza smilitarizzata e sempre più all’avanguardia. Il grosso e delicato lavoro della polizia penitenziaria è stato elogiata dal direttore del carcere Sergio Romice, il quale ha poi rimarcato " come gli agenti svolgono un lavoro nascosto e proficuo". Nel corso della S. Messa, nella cattedrale Madonna del Ponte, il vescovo Carlo Ghidelli non ha dimenticato di ricordare " i fratelli carcerati, fratelli di Dio". Al termine della funzione ricevimento ufficiale alla Casa di Conversazione. Al supercarcere resta il problema del calo della pianta organica degli agenti. Pena morte: sospesa in Texas un’esecuzione imminente
Repubblica, 2 dicembre 2004
Condannata per aver ucciso il marito e i due figli, stava per essere giustiziata con un’iniezione di veleno: ma due ore prima del momento stabilito, il governatore del Texas Rick Perry ha sospeso l’esecuzione. Frances Newton, 39 anni, si è sempre proclamata innocente dell’omicidio del marito Adrian e dei figli Alton e Farah, rispettivamente di sette anni e 21 mesi, assassinati a colpi di arma da fuoco nell’aprile 1987. Ora il governatore le ha concesso quattro mesi di sospensione della pena capitale, dopo che la difesa della donna ha chiesto e ottenuto nuove perizie balistiche con le moderne tecnologie. La Newton è rinchiusa nel carcere di Huntsville. Secondo l’accusa, si è macchiata del triplice omicidio per intascare i 100mila dollari dell’assicurazione sulla vita.
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