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Un appello per il carcere di Brescia: ridiamo dignità ai detenuti
Giornale di Brescia, 14 dicembre 2003
Mi permetto di disturbarla di nuovo per chiederle cortesemente la pubblicazione di una lettera da me inviata in data 24/11, sulla situazione drammatica delle carceri in Italia e non pubblicata. Poiché nel periodo intercorso dal 24/11 ad oggi il suo giornale ha pubblicato più volte articoli riferiti alle visite dell’on. Paroli e del coordinatore di FI Di Mezza a Canton Mombello ed a Verziano, del sindaco Corsini e della presidente del Consiglio comunale, Laura Castelletti, un articolo sull’Associazione Carcere e Territorio, una lettera dell’on. Tolotti, le statistiche sulla criminalità in Italia e la paura dei cittadini ad uscire di casa, i dati sui reati commessi in un anno a Brescia e sulle emergenze e difficoltà del Tribunale, mi sembra che la lettera inviata a firma mia e di un mio amico detenuto, bene illustri la situazione carceraria italiana e le problematiche ad essa connesse, anzi dà un quadro completo all’opinione pubblica. Forse, anziché preoccuparsi di costruire nuove carceri, bisognerebbe pensare seriamente ad una politica diversa, di strutture alternative per il futuro reinserimento dei detenuti. Ora illustriamo la situazione del carcere di Opera (Milano), che, se pure non può essere paragonato a Canton Mombello per dimensioni, presenta gli stessi problemi di sovraffollamento. Sui mass-media o in Internet si cerca di far credere che la Casa di Reclusione di Opera sia come un hotel a tre stelle, ma non si fa cenno che in alcune celle non esiste il riscaldamento, ci sono perdite dalle tubature anche a diretto contatto con i fili elettrici, quindi a grave rischio di sicurezza. Alcune situazioni sono drammatiche, difficili, impossibili all’interno del carcere e sono molte. Nella sezione protetti, una sezione isolata, abbandonata, dimenticata, non si può attivare un corso di studi superiori perché per renderlo operativo mancano le risorse per poter pagare i docenti e si dovrebbe ricorrere a docenti volontari (che non si trovano); non si può costituire una classe perché coloro che chiedono gli studi superiori sono troppo pochi. Inoltre Claudio ha presentato richiesta di colloqui con me, come persona terza, e sono stati concessi solo due permessi dopo sei mesi di attesa! Vorremmo sottolineare poi l’invivibilità della sezione protetti, ad alta pericolosità, dove viene cancellata ogni dignità umana, dove anche chi si è visto costretto, per salvaguardare la propria incolumità, a chiedere di essere trasferito lì, si vede sottoposto ad un trattamento maggiormente restrittivo, riservato di solito a stupratori e pedofili; si subiscono umiliazioni di ogni genere. In carcere accadono suicidi e si lasciano morire le persone, il cibo è immangiabile e la situazione sanitaria disastrosa. Purtroppo spesso queste affermazioni sono ritenute poco credibili visto che sono raccontate dai detenuti; ma bisognerebbe che qualcuno provasse per poter credere e capire la sofferenza di queste persone. Sono spesso grida disperate e fa veramente male pensare che questi uomini e donne fanno parte della nostra società e non vengono ascoltati. "L’istituzione non dà e non fa niente per il recupero delle persone, anzi impone odio, rancore, rabbia. "Ti nutre giorno dopo giorno di adrenalina, fino ad avere la certezza di averti bruciato l’anima, plasmandoti in una macchina da combattimento che produce gradi e carriera alle forze dell’ordine e voti ai politici, oltre all’enorme fonte di denaro che produce il pianeta-carcere, sul quale c’è chi vi si avventa sopra come un enorme parassita". L’Istituzione appunto non fa niente per il futuro reinserimento delle persone nella società. Quindi abbiamo deciso di denunciare pubblicamente queste situazioni, perché tutti se ne rendano conto, dal momento che sono sconosciute o spesso non prese in considerazione dai più È stata costituita nel carcere di Opera una squadra di calcio, fortemente voluta anche dalla Federazione Calcio, i cui giocatori hanno dei privilegi, mentre ad alcuni detenuti, come avete sentito, non è concesso neppure di frequentare corsi di scuola; quindi non è loro permesso di potersi preparare ad una vita diversa una volta usciti dal cercare; in Italia esistono risorse solo per il calcio, la scuola è sempre lasciata da parte. Noi chiediamo che sia riconosciuto il diritto allo studio anche a livelli superiori; che, una volta fatti i dovuti accertamenti per la sicurezza, i detenuti possano avere colloqui permanenti anche con persone che non siano parenti, con gli amici che vogliono aiutarli e star loro vicini e non a discrezione del Direttore, come stabilito dall’Ordinamento Carcerario, perché in tal modo egli decide e gestisce anche i sentimenti altrui; che l’alimentazione sia corretta e soprattutto "commestibile"; che siano somministrate le medicine quando sono necessarie e le cure mediche adeguate; che i detenuti possano essere seguiti da psicologi nel loro percorso di riabilitazione e soprattutto che si rispetti la loro dignità umana e siano concessi i diritti stabiliti dalla legge. Siamo convinti che solo attraverso il rispetto della dignità di tutti, il recupero, il riconoscimento di diritti inalienabili si possa avere una società migliore.
Marinella Cigolini e Claudio Covre
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