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Dietro le sbarre suicidi venti volte superiori rispetto
a fuori" Corriere della Sera, 24 gennaio 2003
L’ultimo è stato Alessio. Si è impiccato due giorni fa in una cella del Buoncammino di Cagliari, aveva 26 anni. Ha compiuto la scelta di tanti altri prima di lui. Farla finita con un sistema penitenziario che spesso è negazione della vita. Dove, non a caso, il tasso di suicidio è 20 volte superiore alla popolazione libera, dove i tentativi di imitare Alessio sono poco meno di mille all’anno e circa 6500 gli atti di autolesionismo. Non c’è finora segnale di ribellione fra i carcerati per l’incertezza del Parlamento sull’indulto. C’è però, sempre più vivido e palpabile, uno stato di disagio, esternato con gesti estremi. Una realtà in peggioramento che ha spinto per la prima volta il Comitato nazionale di bioetica a intervenire con un documento, forte e condiviso all’unanimità. Viene ribadito "il diritto alla salute" dei cittadini reclusi. "Il quadro obiettivo risulta di gravissimo disagio - scrivono gli esperti del Comitato, organo della presidenza del Consiglio, coordinato da Francesco D’Agostino - come indicano un tasso di suicidi di quasi 20 volte superiore a quello nazionale e un numero impressionante di condotte autolesionistiche. Resta anche la percezione, in molti casi, del ricorso da parte dei detenuti a sostanze stupefacenti. La stessa garanzia immediata della salute dei reclusi appare messa in discussione, il che richiede la disponibilità di risorse adeguate". L’esperta di bioetica Cinzia Caporale chiarisce i motivi che hanno portato il Comitato ad affrontare questo tema: "Non vogliamo interferire con le decisioni politiche sull’indulto, non ci poniamo in posizione antitetica col governo. Il nostro è un intervento basato sulle affermazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità: i detenuti hanno diritto alla salute, fisica e psichica". I dati. Nel ’99, fonte ministero di Giustizia, 53 suicidi, uno ogni mille carcerati. Nel 2000 (fonte Associazione del buon diritto) questi episodi sono saliti a 61, nel 2001 a 70. Il tasso medio della popolazione libera oscilla attorno allo 0,65 ogni diecimila persone, contro il 10 - 12 che si riscontra dietro le sbarre). La proposta di votare il documento nella seduta dello scorso venerdì (si parlava di clonazione) è stata di Luciano Eusebi, ordinario di diritto penale, che elenca le cause del disagio. Innanzitutto sovraffollamento, quindi la mancanza di personale che si dovrebbe occupare del recupero dei carcerati. Infine la presenza di detenuti extracomunitari che acuiscono i problemi di convivenza.
Il Comitato di bioetica si sofferma su 4 punti:
"La tutela della salute di questi individui è preciso dovere morale, oltre che
giuridico dei pubblici poteri. La condanna a pena detentiva non deve implicare
la compromissione dei diritti umani fondamentali. Sono necessari provvedimenti
urgenti rispetto al sovraffollamento. Infine è auspicabile un approfondimento
finalizzato all’introduzione di pene principali non detentive, finora assenti".
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