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Più vittime per il carcere ingiusto
Secondo il Rapporto Italia 2003 dell’Eurispes sono in aumento i casi di detenzioni non giustificate
Italia Oggi, 6 febbraio 2003
Decuplicate le richieste di risarcimento negli ultimi sei anni Un exploit delle indagini giudiziarie Sempre di più le vittime degli errori giudiziari. In sei anni il numero delle richieste di riparazione per ingiusta detenzione si è decuplicato, passando dalle 197 domande di risarcimento autorizzate nel 1992 alle 1.263 del 2000 (il doppio di quelle del '99). Non è andato di pari passo, al contrario, l'ammontare dei pagamenti, nonostante gli interventi legislativi (legge 479/99, promossa da Giuliano Pisapia) che hanno portato da 51 a 516 milioni di euro il limite massimo della somma liquidabile come riparazione per ingiusta detenzione. Si è passati, infatti, dai circa 13 milioni di euro a domanda che venivano liquidati nel '92 a una media di 10 milioni ad autorizzazione dal '99 in poi. N 0no stante questo, però, le domande continuano ad aumentare, come confermano anche i dati dei primi mesi del 2001. È quanto emerge dal Rapporto Italia 2003 a cura dell'Eurispes, presentato nei giorni scorsi a Roma.
Le Corti d'appello.
La Corte d'appello di Napoli è quella che ha emesso il numero più alto di sentenze di ingiusta detenzione, con 449 risarcimenti effettuati nel '99 (e 152 nel 2000), pari al 9,53% del totale nazionale. In seconda posizione, la Corte di Reggio Calabria che nello stesso anno aveva dato 420 autorizzazioni, quasi il 9% di tutte quelle concesse in Italia. A seguire, Palermo e Catanzaro, con 406 e 412 sentenze di ingiusta detenzione. Fino al '99, più della. metà dei risarcimenti (54,05%) sono stati riconosciuti da giudici del Sud Italia, un quarto al Nord (24,41 %) e un quinto (21,54%) al Centro. Nei primi quattro mesi del 2001, inoltre, sono state presentate ben 509 domande, concentrate in sole sei Corti, delle quali quasi la metà (241) sono arrivate alla Corte d'appello di Roma.
La lentezza dei processi.
Ma secondo l'Eurispes il fenomeno dell'ingiusta detenzione è reso ancora più drammatico dalla lentezza dei processi, che caratterizza il sistema giudiziario italiano. Una situazione che ha coinvolto anche la Corte europea dei diritti dell'uomo, che negli ultimi anni è stata sommersa da ricorsi relativi alla lunghezza dei processi. A marzo 2001 i ricorsi pendenti davanti alla Corte di Strasburgo contro l’Italia erano quasi 16 mila. Di questi, la stragrande maggioranza rappresentata da fascicoli provvisori (13.804), cioè ancora non esaminati dai giudici italiani 878 in fase di istruttoria e 573 all’esame dei magistrati (dichiarati ricevibili). Con l'intento di arginare la valanga di ricorsi a Strasburgo, è intervenuta la legge 89/2001, c d legge Pinto, che ha dato il via alle istanze di risarcimento presentate Corti d'appello nazionali (che dovranno rispondere entro quattro mesi dal deposito del ricorso). La riforma è stata però oggetto critiche, come la non gratuità, e la necessità di un difensore. I casi giudiziari. Nel 2001 mediamente il risarcimento per ingiusta detenzione è stato nell'ordine di qualche decina di milioni di vecchie lire. I risarcimenti più alti vanno dai 250 ai 400 milioni di lire, come nel caso di un uomo rimasto in carcere 3 anni a Palermo con l'accusa di aver commesso 4 omicidi e di appartenere alla mafia, e che ha ottenuto 300 milioni di lire a titolo di riparazione. Di recente, sono aumentate le richieste di risarcimento da parte degli immigrati. Un quarto delle domande giunte alla Corte d'appello di Firenze negli ultimi 3 anni, infatti, viene da extracomunitari. Il 2002, forse perché ha ricevuto in eredità il problema del terrorismo internazionale e quello nazionale eversivo, ha registrato. secondo l'Eurispes, un aumento consistente dell'attività di investigazione della magistratura. Dal rapporto emerge, inoltre che i giudici tendono a esercitare uno stretto controllo anche sull'operato della polizia. I numeri parlano da soli. Le richieste di nuove intercettazioni telefoniche sono notevolmente aumentate in termini assoluti: sommando i dati del secondo semestre del 2001 relativi a tutti i distretti giudiziari, risulta che le richieste sono state 16.867 (4.996 quelle respinte, cioè il 29,6%). Nel primo semestre del 2002, invece, sono state 21.858 (di cui il 23,9% respinte), con un incremento, quindi, del 29,5% rispetto al semestre precedente. Altro dato preso in considerazione dall'Eurispes, inoltre, è quello delle proroghe. Secondo i risultati dell'indagine il giudice tende di solito a concedere una proroga, quando un'intercettazione è stata già disposta. Nel 2000, infatti, il numero delle proroghe non concesse rispetto alle richieste è quasi irrisorio: su 35.657 richieste di proroga, solo 1.664 (cioè il 4,6%) sono state rifiutate. E la stessa tendenza si rileva per il 2001: su 49.831 richieste, solo 2.223 (il 4,4%) non sono state concesse. In realtà, però, sottolinea il rapporto dell'Eurispes, la distribuzione per Corti d'appello non e sempre così uniforme come il dato nazionale sembrerebbe indicare. Ci sono città, infatti, dove l'attività preventiva è evidente (ad esempio Ancona Bari, Caltanissetta, Catanzaro, Firenze, Milano, Palermo e Reggio Calabria), dove il numero delle proroghe è quasi sempre il doppio di quello delle richieste. In altri distretti, invece, come Brescia, Catania, Lecce, Messina, Roma e Trento, non solo accade il contrario, ma spesso le proroghe non sono nemmeno la metà di quelle richieste.
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