Le osservazioni di Castelli...

 

Le osservazioni del ministro e i dati sui penitenziari

 

Corriere della Sera, 8 agosto 2003

 

Quelli citati nell’inchiesta in tre puntate apparsa sul Corriere (30 e 31 luglio, 1 agosto) sono dati che il ministro Castelli dovrebbe conoscere molto bene. La fonte ufficiale, infatti, è il Dap (Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria), struttura che dipende dal ministero della Giustizia. Secondo il Dap, le carceri italiane ospitano 14.272 persone in più rispetto alla loro capacità edilizia. Inoltre, il Consiglio d’Europa (che utilizza dati del Dap) ha calcolato che nelle carceri italiane vi sono in media 134 detenuti ogni cento posti disponibili. La Francia ha una densità di 97 detenuti ogni 100 posti disponibili, la Germania è a quota 108 su 100. Soltanto Grecia e Romania hanno una densità carceraria superiore a quella del nostro Paese. Sempre il Consiglio d’Europa ha giudicato le strutture carcerarie italiane "tra le più arretrate e vecchie". I direttori degli Istituti visitati dal Corriere (Poggioreale di Napoli, San Sebastiano di Sassari, Dozza di Bologna) hanno individuato la mancanza di "spazi comuni" per "socialità" e "rieducazione del detenuto" come il problema più grave dopo quello del sovraffollamento delle celle.

Sia Napoli che Sassari ne sono completamente sprovvisti. L’ultimo rapporto di Amnesty International (marzo 2003) definisce le condizioni di vita dei detenuti italiani "crudeli, inumane e degradanti". L’associazione Premio Nobel ricorda che nei penitenziari italiani l’assistenza medica è fortemente inadeguata, le strutture sanitarie mancano di mezzi e personale. Lo scorso 13 gennaio, il Procuratore generale di Cassazione Francesco Favara, all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2003, ha segnalato "la carenza di strutture sanitarie nelle carceri". Ha citato l’esempio della Sardegna, che non dispone di un ospedale psichiatrico giudiziario, e di Sicilia e Calabria (che ne hanno solo uno). In un carcere non certo di frontiera come quello di Bologna, vi sono 6 psicologi - che lavorano a turno - per 650 detenuti. I due medici del penitenziario di Sassari (240 detenuti, 160 dei quali tossicodipendenti) sono assegnati anche ad altri due penitenziari isolani. La Dozza di Bologna dispone di 4 educatori per 950 detenuti, la media si abbassa nelle carceri del Sud. A Poggioreale tra la richiesta di un colloquio con uno psicologo e il colloquio passano all’incirca due mesi. I dati sull’organico di polizia penitenziaria (45 mila agenti a fronte di circa 56 mila detenuti) citati da Castelli vanno valutati al netto di alcune variabili. Come il ministro senz’altro sa, gli agenti oggi devono occuparsi anche del servizio traduzioni, prima svolto dai carabinieri.

Secondo i dati del Sappe, il più grande sindacato di polizia penitenziaria, circa 7 mila agenti lavorano solo a questa attività. Altri 3 mila sono destinati a servizi d’ufficio; altri mille impiegati in "servizi speciali" (ad esempio, le scorte), 870 lavorano in pianta stabile negli Istituti penali per minorenni. Sulle condizioni igieniche nelle carceri italiane esistono molte denunce e rapporti. Il Corriere ha verificato che alla Dozza di Bologna era appena finita un’opera urgente di disinfestazione dagli scarafaggi che avevano invaso celle e corridoi. In Sardegna, negli ultimi tre mesi, si sono registrati almeno quattro episodi di agenti e detenuti assaliti dai topi.

Lo stesso direttore del penitenziario di Sassari ha ammesso che l’intervento di derattizzazione "non è completamente riuscito". Spiace dover aggiungere che la presenza di topi nei "passeggi" del carcere San Sebastiano di Sassari e in quello di Poggioreale a Napoli è stata verificata dal Corriere anche mediante incontri imprevisti con i simpatici roditori. La prossima volta stia più attento il ministro Castelli prima di inviare smentite ai giornali come quella che ha mandato al Corriere : si risparmierà la brutta figura che l’argomentata risposta di Marco Imarisio - autore dell’inchiesta su cui era basato il mio editoriale - gli fa fare agli occhi dei lettori.

 

 

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