Biondi: il Guardasigilli sbaglia

 

Biondi (FI): "Il Guardasigilli sbaglia: le carceri sono invivibili"

Critiche a Castelli da An a Rifondazione: non va tutto bene

 

 

Corriere della Sera, 8 agosto 2003

 

"Dopo mezz’ora che sono in carcere mi viene l’istinto di fuga". Il vice presidente della Camera, Alfredo Biondi (FI) sceglie l’ironia per dissociarsi dal ministro della Giustizia Roberto Castelli, che ieri, sul Corriere della Sera, ha risposto all’editoriale di Ernesto Galli della Loggia, estremamente critico sulla situazione carceraria. "Le carceri non sono al collasso", scrive il ministro, rivendicando il lavoro fatto (mille detenuti in meno a San Vittore) e la qualità dell’assistenza sanitaria. "Un modo di vivere insopportabile", ribatte Alfredo Biondi, attraverso Radio Radicale, descrivendo la puzza, il chiasso, l’affollamento: "Eccepire, come fa Castelli, che anche in Europa la situazione è simile a quella dell’Italia, non è una buona ragione.

Castelli non bluffa quando dice che ci sta lavorando, ma se vuole cambiare le cose dicendo "il nostro metro è quello buono", allora bisogna dire che no, il nostro metro non è quello buono, e se è uguale a quello europeo mi dispiace per l’Europa". Biondi critica la posizione del ministro leghista, contrario all’indulto: "Forse è stata una visione più politica che ministeriale". E un altro parlamentare della coalizione di governo, Sergio Cola, di An, prende le distanze: "Le condizioni delle carceri sono ai limiti del convivere civile. Condivido il programma di lavoro del ministro Castelli, ma non la sua analisi della situazione attuale".

Dall’opposizione, Graziella Mascia (Prc) rincara la dose: "Nessuno, al di là degli schieramenti politici, può sostenere che tutto va bene. Solo il ministro Castelli può negare l’evidenza". Nella sua lettera, il ministro prende posizione sugli standard europei di vivibilità, che applicati alle carceri italiane denunciano 14.000 detenuti eccedenti la massima capienza: "Questo numero deriva dall’approvazione di un regolamento, nel 1999, al di fuori di ogni contatto con la realtà carceraria. Sono convinto che lo standard italiano possa fare riferimento per tutti gli Stati membri". Gli risponde Mauro Palma, componente, al Consiglio d’Europa, del Cpt (Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani). "Già nel 1987, nell’ambito del Consiglio d’Europa, sono state definite le regole penitenziarie europee e approvata la convenzione per la prevenzione dei trattamenti inumani, operante da 14 anni attraverso un comitato di ispettori. È questo comitato che indica a tutti gli Stati aderenti l’ampiezza di spazio vitale da garantire a ogni persona, cui fa riferimento il ministro nella sua lettera. Quindi, il regolamento che l’amministrazione penitenziaria italiana ha messo a punto nel 1999 non ha scelto a caso un certo numero di metri quadrati, ma ha semplicemente recepito quanto richiesto dal Cpt e dalle regole penitenziarie europee". "Sono gli standard - conclude Mauro Palma - a dover trainare verso il meglio la situazione reale e non viceversa la situazione reale a dover chiedere un loro abbassamento".

 

 

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