|
Presto sarà più facile approvare atti di clemenza
Il Tempo, 25 ottobre 2002
FI
e An d’accordo sull’indulto, no della Lega. Da Margherita e Ds un appoggio
condizionato. Primo sì in commissione al
testo che elimina il quorum dei due terzi. Dal 18 novembre in Aula alla Camera.
Le parole del presidente Ciampi hanno riavviato il
dibattito sulla necessità di un provvedimento di clemenza che raccoglie uno
schieramento vasto con un’eccezione della Lega. I Ds, con Leoni, hanno cercato inutilmente di bloccare il ddl sostenendo che si dà un potere troppo forte a una maggioranza politica. Ora il testo passa alla commissione Giustizia e quindi all’Aula che se ne occuperà dal 18 novembre. Con quei numeri già dal prossimo anno sarà molto più facile varare un atto di clemenza. Commentando le parole di Ciampi, intanto, Forza Italia, An e Ds sposano di fatto la stessa linea. Due avvocati-deputati azzurri come Michele Saponara e Gaetano Pecorella (quest’ultimo presidente della commissione Giustizia della Camera) ritengono indispensabile un provvedimento di clemenza anche se Saponara dice che indulto è una "parola che fa paura ad essere pronunciata. Tutti sono d’accordo, molti però hanno paura di esporsi". L’indulto è un tema "che non può essere lasciato sospeso — dice Pecorella — e l’intervento del presidente Ciampi su questo tema è più che opportuno". Comunque che "non può essere ispirato solo dalle esigenze di sfollamento delle carceri". Alfredo Biondi, vicepresidente della Camera (FI), parla di "emergenza da affrontare subito", condanna ogni "spirito partigiano". Anche Daniela Santanchè (An) sollecita il Parlamento ad occuparsi al più presto della materia. Non cambia posizione invece la Lega. Per il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli il sovraffollamento non si risolve con atti di clemenza "che determinerebbero solo l’improvvisa uscita di una marea di delinquenti". Gli stranieri, dice, scontino la pena nei loro Paesi d’origine e i magistrati facciano funzionare "la macchina" perché oltre il 40 per cento dei detenuti è in attesa di giudizio. L’Ulivo sostiene la necessità di un provvedimento di clemenza, pur con qualche distinguo. Anna Finocchiaro, responsabile giustizia dei Ds, afferma che l’indulto può essere varato a due condizioni: responsabilità di tutte le forze politiche nei confronti "dei sentimenti di speranza" dei detenuti e un impegno del governo perché le condizioni di oggi non si riproducano "a tre anni dall’indulto". Più articolata la posizione della Margherita. Per Giuseppe Fanfani (responsabile giustizia) amnistia e indulto "non sono dei tabù" ma se ne parlerà solo nell’ambito di una depenalizzazione del reati minori e della sostituzione della sanzione penale con una amministrativa.
|