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Corrispondenza dei detenuti Diventa legge il testo del ministro Castelli
Ansa, 25 marzo 2004
L'autorità giudiziaria, ma anche il direttore di un carcere o un semplice agente di polizia penitenziaria, potranno controllare, limitare e trattenere la corrispondenza di tutti i detenuti per un periodo massimo di sei mesi, prorogabile di tre mesi in tre mesi. Lo prevede un disegno di legge del governo, firmatario il ministro della Giustizia Roberto Castelli, approvato in sede legislativa dalla commissione Giustizia della Camera. Il testo, che dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale diventerà legge dello Stato, prevede che "per esigenze attinenti le indagini o investigative o di prevenzione dei reati o di sicurezza e ordine dell'istituto" si potrà limitare, controllare o anche trattenere la corrispondenza di tutti i detenuti, a prescindere dal reato commesso. Non si potranno effettuare controlli invece sulle lettere indirizzate ai propri difensori o consulenti; ai parlamentari; alle rappresentanze diplomatiche o consolari; agli organismi internazionali amministrativi o giudiziari "preposti alla tutela dei diritti dell'uomo". Nel caso in cui la corrispondenza venga trattenuta, si legge nel testo, il detenuto verrà "immediatamente informato" e potrà presentare reclamo al Tribunale di sorveglianza o a quello circondariale. La legge potrà essere applicata anche ai provvedimenti in corso: entro 20 giorni l'interessato potrà proporre reclamo. "Purtroppo - spiega Enrico Buemi, responsabile Giustizia dello Sdi e presidente del comitato carceri della commissione Giustizia della Camera - la paura che viene innescata da questi gravi fatti criminali mette in crisi le posizioni dei garantisti più autentici. Si tratta di provvedimenti necessari per consentire indagini approfondite e a tutto campo…". "In questo testo - spiega il relatore Francesco Carboni (Ds) - abbiamo cercato quanto meno di inserire il principio della giurisdizionalizzazione del reclamo. Il detenuto al quale viene trattenuta la corrispondenza ora potrà presentare reclamo alla magistratura competente".
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