Giovanni Tamburino

 

Il "Braccialetto Elettronico" in Svizzera

In via di sperimentazione, l’Electronic Monitoring nella vicina Confederazione
ha dato, sino ad oggi, risultati soddisfacenti

di Giovanni Tamburino

 

(Dal sito www.leduecitta.com)

 

L’Ufficio federale della Giustizia della Svizzera ha diffuso nel novembre 2001 alcuni dati sull’Electronic Monitoring (sorveglianza elettronica, E. M.) nella Confederazione.

La sorveglianza elettronica si applica in via sperimentale per il secondo anno di seguito in Svizzera e, come l’anno scorso, anche nel 2001 la propensione dei Cantoni per il ricorso all’E. M. si è rivelata molto superiore alle previsioni. Ad esempio nel Cantone di Vaud il braccialetto elettronico è stato adoperato in un numero di casi tre volte maggiore del preventivato e nel Canton Ticino addirittura nove volte più del previsto.

Il dato complessivo è di 456 casi di applicazione dell’E.M., con 20 casi di revoca (meno del 5%). Nel solo Ticino i casi sono stati 120, mentre nel Cantone di Vaud, che è quello con il maggior numero di applicazioni, i casi sono stati 184.

In 389 casi su 456 l’E. M. è stato riservato a condanne di durata compresa tra uno e tre mesi. Tuttavia il braccialetto può essere applicato, in tre Cantoni, per pene sino a un anno di reclusione. Il braccialetto può essere applicato anche ai condannati in semilibertà, che in tal modo possono trascorrere l’intera giornata fuori dal carcere. Tuttavia i dati dicono che i casi di semiliberi che chiedono di far ricorso al braccialetto sono molto rari.

La Confederazione ha deciso di procedere alla sperimentazione per tre anni. Dunque l’anno prossimo, 2002, sarà l’ultimo anno di sperimentazione. Nel primo trimestre 2003 verranno presentati i rapporti finali all’Ufficio federale della Giustizia. Dopo altri due anni si procederà a una indagine per verificare se vi sia una significativa variazione dei tassi di recidiva.

Come si vede, anche nei confronti dell’E. M. la Svizzera ha un approccio pragmatico, un’attenzione concreta, aliena da ogni spirito di crociata e da atteggiamenti aprioristici. Invece degli articoli di improvvisati tuttologi, che imperversano in Italia, la Svizzera dà l’esempio della laica comparazione costi-benefici.

Ma come funziona in Svizzera l’E.M.?

L’apparecchiatura consta di tre elementi, l’emettitore a batteria, fissato alla caviglia, che emette un segnale radio casuale ogni 22 secondi in media. Questo emettitore segnala qualunque tentativo di sabotaggio o forzatura. Vi è poi il ricevitore collegato alla centrale tramite la linea telefonica di casa. Anche questo elemento dell’apparecchiatura segnala ogni tentativo di manomissione. Non vi è nessun problema se l’abitazione è di grandi dimensioni, perché il ricevitore ha una portata sino a 45 metri. Infine, la centrale gestisce tutte le informazioni grazie a un computer che segnala ogni anomalia ai servizi cantonali.

Quindi oggi l’E. M. richiede un domicilio fisso e un impianto elettrico e telefonico. Il condannato può uscire dal domicilio alle ore concesse per lavorare o svolgere un’altra attività approvata. È evidente che soltanto i male informati possono pensare che il braccialetto sia uno strumento antievasione. Ma sia le autorità sia chi volontariamente vi si sottopone dichiarano la propria soddisfazione per lo strumento, che riduce la necessità di ricorso alla detenzione nei casi di pene da 1 a 12 mesi e per la fase finale (un trentesimo) di pene di lunga durata. Sino ad oggi in Svizzera sono state risparmiate 7.213 giornate di esecuzione penale detentiva, pari a 62 giorni in media per ogni condannato.

Il notiziario svizzero offre anche qualche particolare tecnico sul futuro. Una azienda israeliana, la Elmo-Tech, ha creato un apparecchio grande quanto una scatola di sigarette, ma esistono già apparecchi grandi quanto un orologio che possono essere passati come orologi da chi li indossa.

Inoltre è possibile estendere la sorveglianza elettronica a una zona, in modo da sgravare la necessità della sorveglianza diretta. In questo caso, se il semilibero si reca nel luogo di lavoro concordato, il computer di controllo darà il segnale di "regolare".

Interessante è anche l’evoluzione che prescinde dall’esistenza di una linea telefonica fissa. Sono già sperimentati sistemi che consentono sia il riconoscimento vocale per telefono, sia il rilievo del tasso alcolico tramite misurazione dell’alito, sempre via telefono (il premio Nobel Heinrich Boell, nel bellissimo libro "Opinioni di un clown", lo aveva già scritto, molti anni fa, con una fantasia surreale), sia il riconoscimento telefonico del viso o dell’impronta digitale. Infine sono pronti i sistemi GPS che, già applicati per le auto, consentono di localizzare ovunque l’apparecchio trasmittente indossato.

Attualmente questo apparecchio GPS, che pesa circa un chilo e mezzo, è in funzione soltanto negli Stati Uniti, in Florida, dove consente la sorveglianza di circa 8.000 persone.

In Europa la situazione è oggi la seguente:

- la Svizzera, come si è detto, sta sperimentando il sistema, finora con buoni risultati;

- in Francia è in corso un progetto pilota che, dopo essere stato applicato in tre Province, da quest’anno sarà esteso, sempre come progetto pilota, all’intero territorio;

- Spagna e Lussemburgo hanno lanciato progetti pilota in questo campo;

- Gran Bretagna, Svezia, Belgio e Olanda applicano già il sistema e possiedono già una buona esperienza. La Gran Bretagna, che è stata un Paese pioniere, intende ora lavorare al più presto con un sistema di localizzazione integrale (GPS);

- nel Portogallo l’E.M. sta per essere introdotto con un progetto sperimentale di tre anni.

 

 

 

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