L’Osservatorio
sulle risorse umane nel non profit
L’occupazione
nel volontariato
a cura di Renato
Frisanco - Settore Studi e Ricerche
Roma 6 maggio 2002 - Cnel
Occorre fare anzitutto due
necessarie premesse: a) per ricordare che le organizzazioni non profit
nascono con obiettivi diversi dalla creazione di occupazione; quest’ultima
rientra tra gli scopi dichiarati solo di quelle organizzazioni – come le
cooperative sociali di produzione e lavoro (tipo b) – che si propongono di
avviare al lavoro soggetti svantaggiati; b) per ricordare che il
volontariato, peculiarmente rispetto alle altre componenti di terzo
settore, non esaurisce la propria funzione nel fare, sperimentare e
gestire interventi e servizi ma trae il proprio valore fondativo nel suo
saper essere, nei valori che rappresenta e che veicola e quindi nella
funzione di sviluppo della solidarietà e nella creazione di beni
relazionali. Per quanto concerne poi i volontari impegnati in altre
organizzazioni non profit la ricerca di Borzaga ci dice che il loro
apporto è utile per le organizzazioni soprattutto in termini di sostegno
all’innovazione e come fattore motivante per i lavoratori remunerati,
oltre che per garantire il collegamento con gli utenti e la comunità
locale. Il fenomeno non è ritenuto invece avere una specifica rilevanza
sul piano economico sia nel senso di contribuire alla creazione di nuovi
posti di lavoro sia in quello di sottrarre posti di lavoro remunerati. E’
piuttosto generalizzato il consenso sul fatto che il volontario produce un
contributo di valore aggiunto e non sostitutivo di altri profili
professionali. La dimensione oggi raggiunta dal terzo settore in
generale è però tale da avere risvolti occupazionali, diretti e indiretti
(creazione di nuove imprese, ma anche di nuove professionalità, formazione
al lavoro sociale per molti giovani e al lavoro tout court per fasce
marginali). Trattando del volontariato presenterò alcune prime
anticipazioni della nuova banca dati sulle risorse umane impegnate facendo
particolare attenzione al confronto tra gruppi di volontariato puro e
unità dotate di personale remunerato. E partirò dal quadro fenomenologico
e da alcuni processi in atto.
1.
Il quadro fenomenologico e alcuni processi
Le organizzazioni di volontariato in Italia si possono
stimare intorno alle 20.000 unità. La rilevazione FIVOL 2001 su 7.559
delle 13.000 organizzazioni di volontariato indagate, tutte di primo
livello, ovvero operative e attive sul campo, ci permette anzitutto di
verificare alcuni processi in atto in questo universo ampio, articolato e
dinamico. Si conferma anzitutto il diseguale patrimonio di
solidarietà organizzata presente nelle diverse aree del Paese:
il 54,9% delle unità indagate si colloca al Nord (a fronte del 47,9% della
popolazione), confermando l’assunto che è l’esistenza di un tessuto civile
ricco e di politiche sociali forti, più che quella di emergenze sociali
non compiutamente affrontate dallo Stato, a sollecitare la crescita del
volontariato. Tuttavia si nota una più recente crescita di unità al Sud:
qui dal 1996 al 2000 è nato il 23,9% delle OdV rilevate mentre nello
stesso periodo al Nord è sorto il 16,8%.
Negli ultimi anni si è registrata
una forte richiesta di pubblicizzazione da parte delle
organizzazioni di volontariato (OdV): 75 su 100 risultano infatti iscritte
ai registri del volontariato istituiti a livello regionale con la legge
266/91. Nel 1997 erano 52 su 100. Cresce nel tempo anche il rapporto
di convenzionamento con il pubblico per la gestione di specifici
interventi o servizi: dalle 34 OdV convenzionate nel 1997 alle 43 del
2001. Tuttavia l’iscrizione al registro non significa automaticamente la
gestione di un’attività o di un servizio in convenzione con il pubblico.
Infatti 1 OdV iscritta su 2 è convenzionata con il pubblico. Però l’essere
iscritta aumenta significativamente le probabilità di ricevere dall’ente
locale un contributo finanziario (il 52% a fronte del 36,3% delle non
iscritte). Ancora più elevata è comunque la propensione delle OdV a
collaborare con enti e servizi pubblici: infatti il 78,3% delle unità
esaminate dichiara di avere un rapporto di collaborazione operativa, di
convenzionamento o di integrazione (collaborazione e convenzione) con
servizi ed enti pubblici. Nel 1997 l’aliquota corrispondente era del
61,9%.
Si può stimare che i volontari
presenti nelle 20.000 organizzazioni ammontino a ca. 768.000 unità e la
maggioranza di essi - il 57% - vi opera assiduamente fornendo il proprio
apporto con continuità (438.000). In proporzione la crescita del numero
dei volontari rispetto alla rilevazione FIVOL 1997 è stata inferiore a
quella delle OdV (+9% e +11%, rispettivamente) a segnalare un fenomeno di
assottigliamento delle unità solidaristiche per numero medio di
militanti. Basti pensare che nel 31,1% delle OdV esaminate non vi sono
più di 5 militanti e che nel 43,7% dei casi le persone attive non superano
complessivamente le 20 unità.
I volontari assidui producono un
ammontare complessivo di ore lavoro equivalente al lavoro di oltre 61.000
lavoratori a tempo pieno. Essi sono collocati prevalentemente nella classe
anagrafica di mezzo (46-65 anni) e si trovano quindi nel pieno della
maturità umana e professionale, mentre i giovani (al di sotto dei 30 anni)
risultano prevalenti solo nel 9,2% delle unità, aspetto che segnala un
problema di ricambio ma anche di convivenza intergenerazionale dentro le
OdV. Non vi è invece uno scarto percentuale rispetto al genere: le donne
costituiscono il 50% dei volontari attivi anche se le OdV a esclusiva o
prevalente presenza femminile sono in proporzione inferiore rispetto a
quelle a dominanza maschile. Ne è prova anche il fatto che le donne sono
all’apice della responsabilità in 3 organizzazioni su 10 e quasi sempre in
quelle a prevalente presenza femminile.
Diminuiscono consistentemente le
organizzazioni composte dai soli volontari: dal 34% del 1997 al 21,7% del
2000, in ragione di due fenomeni correlati:
-
la
crescita delle organizzazioni di tipo
associativo e mutualistico i cui soci aderenti garantiscono alle
stesse sostegno economico e base sociale oltre che una mobilitazione
generale negli eventi importanti; sono pertanto in aumento le OdV a
testa piccola (pochi volontari) e a corpo grande (un discreto numero di
associati);
-
un
processo di professionalizzazione in
atto del volontariato organizzato, con l’inserimento di operatori
remunerati. Mentre nel 1997 le unità dotate di personale remunerato
costituivano il 12,3% del totale, nel 2000 raggiungono il 21,2% (+ 9
punti percentuali) e sale al 25% se si considerano le consulenze
occasionali pagate. Tale fenomeno si rivela soprattutto in OdV che
operano in convenzione e che, proprio per stare negli standard e nei
requisiti di qualità stabiliti per la gestione dei servizi, sono indotte
ad avvalersi di operatori remunerati in grado di assicurare continuità e
professionalità adeguata. Tale processo è altresì generato dalla
difficoltà di realizzare un sufficiente turn-over tra i volontari. O di
gestire tale processo di promozione e cura della componente
gratuita..
La stima delle forze remunerate
sull’intero fenomeno nazionale è di 38 mila unità: 14.000 dipendenti,
10.000 collaboratori e 14.000 persone che ricevono rimborsi spese
forfetari (Tav. 1). E’ evidente che tali cifre crescerebbero in termini
numerici se si considerassero anche le sedi nazionali e quelle regionali e
provinciali di coordinamento e rappresentanza delle principali matrici del
volontariato. Per non poche organizzazioni si tratta di risolvere il
problema di coniugare l’anima associativa con l’efficienza gestionale
(identità e servizio) o di risolvere il dilemma tra il privilegiare la
tenuta dei valori autofondativi, determinati dai volontari che hanno
costituito l’organizzazione o l’assecondare opportunità di crescita in
complessità organizzativa e gestionale con la necessità di segnare il
passo di fronte alla preminente importanza di manager e operatori
remunerati che dettano gli obiettivi dell’organizzazione sempre più
orientata verso l’efficienza tecnica e quindi verso il modello di impresa
sociale. Infine 13 OdV su 100 dispongono al bisogno di esperti
consulenti in grado di soddisfare sia le esigenze di gestione e
amministrazione dell’organizzazione (es. fiscalista) sia esigenze di
specifiche categorie di utenza (avvocato, specialista in campo medico
ecc.). Le OdV che più si avvalgono di tali competenze, talvolta anche in
forma gratuita, sono le stesse unità che fanno maggior ricorso alle
prestazioni di operatori remunerati (3 in media). Sono quindi risorse
aggiuntive e non sostitutive di queste ultime. Il mondo del
volontariato organizzato, in definitiva, è in grado di mobilitare, con
diverso ruolo e impegno, oltre 6 milioni di cittadini, di cui il 20% ha un
ruolo attivo (considerando anche la simultanea appartenenza a più di una
organizzazione di una quota di volontari).
Tav. 1 –
IL QUADRO DELLE RISORSE UMANE E DEI SOSTENITORI DELLE
ODV
TIPOLOGIA:
|
% su totale OdV indagate
(100= 7559) |
Stima sul fenomeno
nazionale |
- volontari attivi e
continuativi
|
95,9
|
438.000
|
- volontari attivi ma non
continuativi (saltuari)
|
63,9
|
330.000
|
- soci, iscritti, tesserati
non attivi
|
57,9
|
3.800.000
|
- donatori di sangue
(attivi) o di organi
|
16,2
|
1.530.000
|
- obiettori di
coscienza
|
12,6
|
12.000
|
- religiosi
|
12,1
|
8.000
|
- persone che usufruiscono
di un rimborso spese forfetario
|
8,5
|
14.000
|
- retribuiti a rapporto di
collaborazione
|
10,0
|
10.000
|
- retribuiti alle dipendenze
a tempo parziale
|
6,3
|
4.000
|
- retribuiti alle dipendenze
a tempo pieno
|
6,1
|
10.000
|
- persone a consulenza
occasionale
|
13,1
|
10.000
|
TOTALE
|
6.166.000
|
Fonte: Settore Studi e Ricerche –
FIVOL 2000
2. LE
ORGANIZZAZIONI CHE FORNISCONO OCCUPAZIONE Il 21,2% delle organizzazioni che remunerano delle
prestazioni ad apposita forza lavoro, impiegata in modo stabile o a
collaborazione, presentano alcune caratteristiche che le differenziano
anche nettamente rispetto alle unità composte dai soli volontari o aventi
carattere associazionistico (Tav. 2). Si tratta di organizzazioni
leggermente più presenti al Nord, mediamente più formalizzate e
strutturate per numero di organi di governo. E soprattutto di fondazione
più remota e quindi più consolidate, in un ciclo di vita maturo. Sono
anche più rappresentate tra le OdV iscritte ai registri del volontariato e
quindi in misura maggiore risultano convenzionate con Enti pubblici. Ciò
significa anche che esse gestiscono in proporzione superiore strutture e
servizi continuativi e complessi soprattutto nel campo del Welfare
tradizionale (versante socio-sanitario e quindi nel campo dei servizi alla
persona) dove si colloca il 61,8% delle OdV complessive e sono ben l’81%
di quelle a maggior presenza di occupati. Le unità maggiormente dotate
di personale remunerato sono anche quelle di più grandi dimensioni per
numero complessivo di persone attive (oltre 40 in 57 unità su 100), così
come di volontari continuativi e di ore di volontariato settimanali
complessive e pro-capite (più di 7 in proporzione percentuale doppia
rispetto ai gruppi di volontariato "puro"). Chi dispone di personale
remunerato ha per lo più anche un maggior numero di volontari dei
volontari. I loro rapporti con altri organismi pubblici e privati sono
più ampi e significativi: come l’adesione alle reti di partecipazione a
consulte e ai coordinamenti locali, la cooperazione-collaborazione con più
partner - il divario con i gruppi di soli volontari è consistente - e il
rapporto con i servizi e gli enti pubblici (assente o scarso per il 16,8%
dei casi a fronte del 52% delle unità che si basano solo sull’apporto di
volontari). Dagli enti pubblici ricevono anche più cospicui finanziamenti
e non solo come corrispettivo per le prestazioni offerte in convenzione
(contributi, finanziamenti di progetti proposti dalla singola
organizzazione). Occorre al riguardo interrogarsi circa il modello di
rapporto instaurato con il pubblico: prevale quello partecipativo o quello
della gestione dei servizi? La gestione dei servizi può appiattire il
volontariato, togliergli un po’ di autonomia e fagli perdere di vista le
altre sue funzioni (tutela, proposta, promozione della cultura della
solidarietà)?
Sono altresì le unità
maggiormente capaci di disporre di più fonti di finanziamento e di
avvalersi dei benefici fiscali riconosciute alle ONLUS nonché delle
prestazioni dei Centri di Servizi per il Volontariato. Infine è
inevitabile che la presenza di personale remunerato rischi di snaturare la
valenza di volontariato di queste organizzazioni fino a trovarsi in
contrasto con il requisito fondamentale della L. 266/91 quello della
determinante o prevalente presenza di lavoro gratuito nella realizzazione
delle loro specifiche finalità. Nel 75% delle unità con personale
dipendente e altri collaboratori prevale, almeno in termini di ore, il
lavoro remunerato. E’ questo uno dei dilemmi propri del ciclo di crescita
delle organizzazioni di volontariato in grado di gestire servizi in una
situazione di rapporto ideale con il pubblico (capacità di negoziazione,
ampliamento dell’offerta e maggiori finanziamenti per il volontariato):
realizzarli in proprio o delegarli, strutturare funzioni o competenze
nuove con l’inserimento di professionisti o promuovere realtà operative
esterne. Quest’ultima soluzione riguarda solo il 3,2% delle OdV rilevate,
che evitano la commistione tra operatori remunerati e volontari, difficile
da gestire in queste organizzazioni e che determinano non pochi problemi
di trasparenza nella gestione amministrativa.
3.
UN’IPOTESI DI SOLUZIONE: INVESTIRE IN NUOVA CITTADINANZA
QUALIFICATA Come uscire dal
dilemma? Secondo tre modelli: trasformazione dell’OdV in una impresa
sociale, gemmazione di un soggetto gestore o rinforzo del proprio apparto
organizzativo-gestionale e delle competenze. Quest’ultimo si ha
promuovendo la crescita di un volontariato di alto profilo culturale e
professionale. Soprattutto per quelle organizzazioni in fase di crescita
che devono decidere se fare reclutamento e formazione di qualità della
risorsa umana gratuita o incamerare risorse remunerate, con il pericolo di
snaturare l’organizzazione dei volontari in organizzazione con
volontari. Una soluzione atta a garantire l’identità del volontariato e
a favorirne la reale incidenza nella società di oggi - con un impegno
etico, politico e operativo insieme - consiste nell’incrementare nei
gruppi di volontariato la presenza di professionisti e dirigenti, ancora
attivi nel mondo del lavoro, e in grado di portare un contributo pregiato
di competenza per la crescita organizzativa e operativa di tali gruppi.
Non meno importante è la promozione di organizzazioni solidaristiche di
secondo livello costituite da pool di esperti che dall’esterno
affiancano i volontari operativi su specifiche materie. Entrambe queste
soluzioni garantiscono alle organizzazioni di volontariato possibilità di
crescita, rispondendo a requisiti di qualità superiore e garantendo una
costante azione di formazione-informazione ai propri addetti pur rimanendo
nella sfera della gratuità. Con tutto ciò che ne deriva a queste unità in
termini di maggiore capacità di attrazione sui giovani - alla ricerca di
esperienze formative in organizzazioni dinamiche e qualificate - di
rapporto fiduciario con gli enti locali, orientati verso partner
"certificati", e di più elevata reputazione sociale nella comunità per
caratteristiche di gratuità e professionalità insieme. Tanto più se
l’apice delle organizzazioni è rappresentato da eminenti esponenti della
società civile, connotati da successo professionale e da autorevole
credibilità sul piano etico e sociale. Oggi non è per lo più così. La
banca dati FIVOL ha altresì permesso di costruire il profilo specifico
delle OdV connotate per il più elevato status professionale dei volontari
operando su due variabili e per meglio caratterizzarle sono state poste a
confronto sistematico con il gruppo polarizzato delle organizzazioni a
presenza di volontari non attivi sul mercato del lavoro. L’ipotesi da
verificare era che la professionalità dei volontari attivi in posizioni
elevate nella vita produttiva apporta alle organizzazioni di appartenenza
una serie di vantaggi caratterizzandole in termini di maggiore
strutturazione, organizzazione, efficienza interna e rapporti esterni,
mettendole in grado di offrire un servizio più specializzato e forse anche
più qualificato. Alla luce dei dati tale ipotesi risulta essere
sostanzialmente confermata, pur con i limiti di una analisi statistica
secondaria.
Le OdV possono svolgere un ruolo
di mobilitazione delle risorse della società civile, a partire da quelle
umane, se rinforzano la loro funzione di promozione della cultura della
solidarietà tanto più oggi in cui è importante non solo per promuovere le
condizioni di un’ampia cittadinanza attiva ma anche per la continuità e
sviluppo al fenomeno del volontariato.
Tav. 2 –
CARATTERISTICHE DISTINTIVE DELLE ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO A DIVERSO
IMPIEGO DI PERSONALE REMUNERATO NEL 2000 (in % su 7.559
unità)
CARATTERISTICHE DELLE ORGANIZZAZIONI
|
Solo
volontari |
Volontari e soci non
attivi |
Remunerati non
dipendenti |
Dipendenti |
Dipendenti e altri
remunerati |
IN
TOTALE |
Composizione
(%di
riga)
|
27,3 |
51,5 |
11,8 |
4,9 |
4,5 |
100,0 |
Sorte entro il
1975
|
39,6 |
42,7 |
37,3 |
67,9 |
57,5 |
43,1 |
Nord
|
36,9 |
33,6 |
34,6 |
38,3 |
39,6 |
35,1 |
Affiliate
|
46,9 |
61,8 |
44,4 |
58,5 |
46,9 |
54,8 |
A vantaggio di
aderenti e non
|
51,2 |
72,0 |
70,9 |
72,2 |
65,6 |
65,9 |
Legalmente
riconosciute
|
25,6 |
41,5 |
34,3 |
56,9 |
50,4 |
37,5 |
3-4 organi di
governo
|
47,0 |
66,1 |
68,7 |
82,2 |
84,8 |
62,9 |
Iscritte al
registro del vol. -Nord -Centro -Sud
|
66,7 71,7 60,1 67,0 |
77,1 81,6 73,0 76,6 |
78,8 83,8 77,5 74,6 |
84,1 81,7 91,2 75,3 |
79,8 82,2 79,9 76,8 |
74,5 79,1 71,8 73,6 |
Convenzionate - Nord - Centro - Sud
|
28,1 30,9 31,2 22,6 |
41,3 43,1 46,4 34,5 |
61,3 54,9 66,3 63,0 |
76,0 78,9 79,1 65,4 |
82,6 83,0 86,2 76,8 |
43,6 44,9 49,1 36,8 |
Adesione a
coordinamenti e consulte
|
13,0 |
18,4 |
24,5 |
21,0 |
31,8 |
18,4 |
Di supporto al
Welfare
|
57,7 |
61,0 |
58,8 |
81,8 |
80,5 |
61,8 |
Realizzazione di
appositi servizi
|
55,5 |
61,9 |
67,9 |
77,9 |
75,4 |
62,3 |
Gestione
strutture diurne-residenziali
|
22,1 |
15,4 |
39,4 |
41,0 |
62,5 |
23,5 |
Fruizione di
servizi del CSV
|
21,6 |
24,9 |
32,2 |
25,9 |
36,7 |
25,5 |
Più di 3 tipi di
partner operativi
|
33,7 |
35,2 |
52,3 |
56,1 |
60,4 |
38,4 |
Intenso rapporto
con il pubblico
|
6,7 |
8,9 |
23,1 |
21,0 |
34,6 |
11,7 |
Oltre 20
volontari continuativi
|
27,8 |
18,5 |
20,8 |
41,8 |
34,6 |
23,2 |
Oltre 40 ore
settimanali dei volontari continuativi
|
38,3 |
34,1 |
47,2 |
69,9 |
70,3 |
39,8 |
Oltre 7 ore medie
pro-capite settimanali dei volontari c.
|
20,8 |
25,7 |
34,3 |
30,6 |
40,8 |
26,7 |
Oltre 40
operatori
|
22,2 |
18,5 |
28,5 |
51,2 |
56,6 |
24,0 |
Si avvalgono di
consulenti occasionali
|
6,3 |
8,7 |
27,0 |
26,7 |
53,1 |
13,1 |
Prevalenza del
lavoro remunerato (in ore lavoro)
|
2,9 |
3,7 |
48,0 |
55,7 |
74,9 |
16,3 |
3 o più tipi di
finanziamento
|
23,0 |
35,4 |
57,6 |
62,8 |
71,8 |
37,6 |
Entrate da
convenzione o da corrispettivi per prestazioni
|
16,9 |
34,5 |
47,5 |
69,3 |
73,6 |
34,7 |
Entrate pubbliche
per la realizzazione di progetti
|
5,5 |
6,3 |
20,0 |
11,3 |
27,9 |
8,9 |
Contributi
pubblici
|
37,4 |
48,6 |
60,9 |
53,4 |
58,6 |
47,7 |
Entrata
prevalente: quella pubblica
|
28,8 |
41,5 |
57,3 |
68,0 |
72,1 |
42,7 |
Entrate: più di
10 milioni
|
36,9 |
44,5 |
81,9 |
95,6 |
98,5 |
51,9 |
Benefici fiscali
ONLUS
|
25,1 |
32,6 |
48,1 |
59,2 |
66,2 |
35,3 |
Dispongono di una
sede di proprietà o in affitto
|
18,5 |
24,5 |
39,0 |
46,6 |
56,4 |
27,1 |
Operatività
sovracomunale
|
51,7 |
53,8 |
65,3 |
73,8 |
80,7 |
56,4 |
FONTE: SETTORE STUDI E RICERCHE –
FIVOL 2001
|