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Le organizzazioni di volontariato in Italia
4 maggio 2001
Istat - Servizio statistiche sulle istituzioni pubbliche e
private Nell'ambito del censimento delle istituzioni private e delle imprese
non profit, l'Istat ha svolto la terza rilevazione sulle organizzazioni di
volontariato iscritte ai registri regionali al 31 dicembre 1999. La
rilevazione è stata realizzata nel corso del 2000 mediante un questionario
postale destinato a raccogliere informazioni sulle caratteristiche
strutturali, le attività svolte e le risorse impiegate dalle organizzazioni.
Essa offre l’opportunità di comparare i nuovi dati con quelli emersi dalle
precedenti rilevazioni. Per rendere omogeneo il confronto è necessario tenere
presente che l’universo delle organizzazioni di volontariato è caratterizzato
da una dinamica demografica molto accentuata. Rispetto alla prima
rilevazione, riferita al 1995, il numero delle unità iscritte ai registri
regionali del volontariato ha segnato un incremento dell’80%. Le
organizzazioni iscritte ai registri regionali erano 8.343 al 31/12/1995,
11.710 al 31/12/1997 e sono 15.071 al 31/12/1999. Sebbene l’iscrizione ai
registri regionali di nuove organizzazioni sia stata accompagnata dalla
cessazione, temporanea o definitiva, dell’attività da parte di altre, il
flusso in entrata è di gran lunga superiore a quello in uscita: per ogni
organizzazione che ha cessato la sua attività se ne sono iscritte circa
10.
Distribuzione territoriale Il maggior numero di organizzazioni è localizzato nelle regioni dell’Italia settentrionale (circa il 60%). Per il Nord-Ovest e il Nord-Est si osservano, rispetto ai dati degli anni precedenti, variazioni di entità limitata, ma di segno opposto che nell'insieme si compensano. In termini di quote percentuali, il Nord-Ovest mostra una lieve tendenza alla diminuzione del proprio peso relativo: infatti, le organizzazioni di quest’area rappresentavano il 32,7% nel 1995, il 28,6% nel 1997 e sono il 29,4% nel 1999. Una tendenza opposta si registra nel Nord-Est dove le organizzazioni erano il 30,3% nel 1995, il 31,3% nel 1997 e si attestano al 32% nel 1999. Nell’Italia centrale la quota delle organizzazioni sul totale nazionale diminuisce dal 22,6% nel 1995 al 20% nel 1999. Nelle regioni meridionali e insulari la quota aumenta in misura assai significativa, passando dal 14,4% al 18,6% del 1999. In questa area geografica si è registrato l’aumento più significativo tra il 1995 e il 1999 (+4,2 punti percentuali).
La distribuzione regionale delle organizzazioni appare ancora
più disomogenea di quella riscontrata per area geografica. Le regioni con il
maggior numero di organizzazioni sono Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna;
quelle con il minor numero Valle d’Aosta e Molise. Tuttavia, nel corso degli
anni, si é manifestata una tendenza alla riduzione dei divari territoriali.
Nel 1995, ad esempio, le prime tre regioni raccoglievano il 48,5% delle
organizzazioni, mentre nel 1997 la quota corrispondente è scesa al 41,4% e nel
1999 si è attestata al 40,1%. Analogamente, ma in direzione opposta, nelle due
regioni in cui la numerosità di organizzazioni è più bassa, la somma delle
quote relative era pari a 0,7% nel 1995, mentre è salita all’1% nelle ultime
due rilevazioni.
Caratteristiche strutturali Riguardo alla distribuzione delle organizzazioni per periodo di costituzione, si registra la diminuzione delle quote relative alle organizzazioni più anziane insieme ad un consistente incremento della quota di quelle più giovani, nate tra il 1996 e il 1999. In particolare, i dati indicano che la costituzione di nuove organizzazioni ha avuto un notevole incremento nel periodo 1991-1995, durante il quale si è costituito circa il 26% delle organizzazioni iscritte ai registri regionali alla fine del 1999 e che tale processo è continuato con pari intensità nel periodo successivo, durante il quale si è costituita un’ulteriore quota del 21,9%. Il processo di istituzionalizzazione ha continuato ad interessare in misura maggiore unità che si sono costituite in anni precedenti a quello di iscrizione. Cresce, tuttavia, anche il numero di organizzazioni che si iscrivono ai registri subito dopo essersi costituite: dal 25% del 1997 al 38% del 1999.
La terza rilevazione conferma anche la crescita del numero di organizzazioni di piccole dimensioni: più della metà delle organizzazioni opera con meno di 21 volontari. Inoltre, il numero medio di volontari per organizzazione, già diminuito da 58 a 50 unità tra il 1995 e il 1997, si attesta a 45 unità nel 1999. La classe dimensionale con il maggior numero di organizzazioni rimane quella con 11-20 volontari, nella quale si concentra il 27,5% del totale delle organizzazioni. Tale quota rimane sostanzialmente invariato rispetto al 1997 (27,8%), sebbene si riduca rispetto a quella registrata nel 1995 (31,5%). Nel 1999 aumenta ulteriormente la quota di organizzazioni con meno di 11 volontari (dal 18,2% del 1995 al 23,4% del 1999) e, all’opposto, diminuisce quella della classe con più di 60 volontari (dal 19,7% del 1995 al 15,8% del 1999).
Volontari e dipendenti Nel 1999 le organizzazioni di volontariato iscritte ai
registri regionali hanno impiegato 8.281 dipendenti e 670.826 volontari.
Rispetto al 1997, in entrambi i casi si registra un aumento in termini
assoluti delle risorse impiegate; tuttavia, per i dipendenti si tratta di un
aumento più che proporzionale (37,4%) a quello delle organizzazioni (28,7%),
mentre per i volontari l’incremento è stato meno che proporzionale (13,5%).
Per i dipendenti le variazioni più consistenti si registrano, con segno
positivo, nelle regioni del Nord-Est (+12,6%) e, con segno negativo, in quelle
del Centro (-8,2%). Complessivamente, il ricorso a lavoratori dipendenti
rimane sempre molto contenuto. Anche se in termini assoluti si registra un
aumento delle organizzazioni con almeno un dipendente (da 1.074 nel 1995 a
1.502 nel 1999), la loro quota relativa diminuisce dal 12,9% nel 1995 al 10%
nel 1999.
Ponendo in relazione il numero di volontari attivi con il numero di organizzazioni presenti nella medesima area geografica, la tendenza generale delle organizzazioni ad operare con un numero di volontari sempre più contenuto risulta particolarmente accentuata nelle regioni settentrionali. Nelle due aree geografiche del nord, il numero medio di volontari per organizzazione scende al di sotto della media nazionale; rispetto al 1997, il Nord-Ovest fa registrare una diminuzione di 15 unità ed il Nord-Est di 4. Nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno, invece, il numero medio di volontari per organizzazione è sostanzialmente analogo a quello del 1997. Al Centro tale valore è superiore alla media nazionale, nelle regioni meridionali e insulari resta ancora inferiore, seppure di poco.
Settori di attività, servizi offerti ed utenti I dati relativi alle frequenze delle organizzazioni per settore di attività si presentano abbastanza simili a quelli emersi dalle due rilevazioni precedenti, nonostante alcuni cambiamenti delle quote relative a sanità, ricreazione e cultura, istruzione, tutela e protezione dei diritti, che dipendono, almeno in parte, dalla nuova classificazione adottata nell’ultima rilevazione. Infatti, in concomitanza con la realizzazione del primo censimento delle istituzioni private e delle imprese nonprofit, si è preferito adottare la classificazione ICNPO (International Classification of NonProfit Organizations), specificatamente dedicata al settore nonprofit, in luogo della precedente derivata dalla NACE REV. 1. La nuova classificazione, essendo costruita con un maggior livello di disaggregazione dei settori, ha permesso a ciascuna organizzazione una migliore selezione delle risposte, ma in alcuni casi ha determinato il mutamento del loro settore di attività. Per consentire il confronto con i risultati delle precedenti rilevazioni, i dati vengono presentati in questa occasione ancora secondo la classificazione per settori adottata nel 1995 e nel 1997. Se si considera la distribuzione delle organizzazioni di volontariato per settore di attività prevalente, definito in base ai volontari impiegati da ciascuna organizzazione, la sanità (36,0%) e l’assistenza sociale (27,1%) si confermano i settori nei quali opera il maggior numero di organizzazioni in via prevalente. Tuttavia, tra il 1995 e il 1999 la quota percentuale di organizzazioni diminuisce di 6,4 punti percentuali nella sanità e 3,4 punti percentuali nell’assistenza sociale. In direzione opposta, invece, si muovono i settori della ricreazione e cultura, protezione dell’ambiente e protezione civile, nei quali le quote percentuali passano, rispettivamente, dall’11,7% al 16,8%, dal 2,2% al 4,2% e dal 6,4% al9%. Per gli altri settori le variazioni negli anni sono molto più limitate: resta costante il peso relativo delle organizzazioni attive in via prevalente nelle attività sportive, mentre diminuisce la quota delle organizzazioni che si dedicano in prevalenza all’istruzione e alla tutela e protezione dei diritti.
Anche nel 1999 la distribuzione dei volontari non è molto
diversa da quella delle organizzazioni per settore di attività prevalente. Ai
primi posti si trovano ancora la sanità (34,5%) e l’assistenza sociale
(28,2%). Cresce, tuttavia, il peso relativo dei volontari impegnati nella
protezione civile (9,7%), nella protezione dell’ambiente (5,4%) e nelle
attività sportive (2,2%).
Alla specializzazione settoriale, fa riscontro tuttavia una
tendenza all'aumento della diversificazione nell’offerta di servizi. La quota
di organizzazioni che offrono un solo servizio, è diminuita regolarmente,
passando dal 29% del 1995 al 27,4% del 1997 fino al 25,8% del 1999. Negli
stessi anni aumentano contestualmente, in misura non significativa, anche le
quote relative alle organizzazioni che offrono più servizi.
Rispetto alla rilevazione precedente si registra sia un
aumento del numero di organizzazioni che offrono servizi di assistenza a
persone, sia dei volontari che in esse operano. Nel 1999, le organizzazioni
con assistiti sono 7.862 (5.650 nel 1997), pari al 52,2% delle organizzazioni
iscritte, mentre i volontari ammontano a 430.670 (64,2% del totale) contro i
345.000 rilevati in precedenza (58,4%). Anche il numero degli assistiti è
aumentato, passando da 2,5 a 3,5 milioni di persone, mentre il numero medio di
assistiti per organizzazione è rimasto sostanzialmente invariato: era pari a
445 nel 1997 ed è stato 442 nell’ultimo anno. Nel 1999 le categorie di
assistiti con maggiori frequenze sono quella dei malati e traumatizzati
(61,4%), degli anziani, autosufficienti e non (10,8%), degli immigrati (5,2%)
e dei minori (5%).
Dimensione economica Complessivamente, il totale delle entrate è passato da 1.306
miliardi di lire nel 1997 a 1.840 miliardi nel 1999, registrando una
variazione positiva pari al 40,9%. Aumenta di conseguenza anche l’importo
medio delle entrate per organizzazione, passando da 112 milioni nel 1997 a 122
milioni nel 1999. Sostanzialmente immutata rispetto al 1997, risulta invece la
distribuzione delle organizzazioni in base alla classe di importo delle
entrate. Circa la metà delle organizzazioni dichiara entrate inferiori a 20
milioni di lire, il 39% tra 20 e 200 milioni (circa il 38% nel 1997), il 6,6%
tra 200 e 500 milioni (6,2%), il 2,9% tra 500 milioni e 1 miliardo (2,4%),
l’1,9% entrate uguali o superiori a 1 miliardo di lire (come nel 1997).
Le classi comprendono il limite inferiore.
Rispetto alla rilevazione precedente si accentua il ricorso delle organizzazioni di volontariato al finanziamento, sia esclusivo che prevalente, di fonte privata rispetto a quello pubblico: il 23,4% dichiara di finanziarsi esclusivamente con entrate di fonte privata (19,8% nel 1997), il 35,6% con entrate prevalentemente private (33,7%), il 29,2% con entrate prevalentemente pubbliche (35,8%) ed il 7,9% con entrate esclusivamente pubbliche (5,7%).
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