I diritti dei detenuti, "Il Corriere dell'Unesco"
Monika
Platek
Ancor oggi continua ad essere abituale considerare le persone incarcerate solo
come dei prigionieri e la privazione della libertà come un castigo che è
preludio di tutta una serie di altre sofferenze per il condannato. Esiste però
anche una tendenza opposta, secondo la quale la prigione è una punizione
sufficientemente dura in sé ma questo punto di vista progredisce lentamente e
con maggiore o minore successo nel diritto e nella mentalità collettiva. Tale
opinione si sta consolidando grazie all'influenza, sulle legislazioni nazionali,
dei regolamenti internazionali relativi ai diritti dei minori e degli adulti
detenuti in prigione e in ragione del progresso della democratizzazione che si
osserva in numerosi paesi e soprattutto dell'ampliamento del concetto di diritti
delle persone.
Si può parlare di diritti solo quando esistono procedure chiare che ne
permettono il libero esercizio ed organismi imparziali, pubblici e competenti -
nella maggioranza dei paesi sono i tribunali - che ne garantiscono la corretta
applicazione.
Le condizioni generali del sistema penitenziario di un paese sono testimonianza
del suo grado di civiltà. Riconoscere che le persone imprigionate continuano a
far parte della società, che conservano la maggior parte dei loro diritti
civici e acquistano per di più diritti specifici dovuti alla loro condizione di
prigionieri, è un principio essenziale di umanitarismo e solidarietà sociale.
Questa attitudine, poiché difende la dignità della persona umana, segna una
tappa decisiva nella prevenzione della criminalità e nel rafforzamento della
sicurezza pubblica. La mancanza di stima o di rispetto dell'individuo per se
stesso lo conduce spesso a disprezzare il diritto o la dignità altrui: questa
è, d'altra parte, una delle cause di numerosi comportamenti devianti e
criminali. Il concetto di diritti del detenuto è alla base di ogni politica
penale razionale, ovvero preventiva e preoccupata sia della sicurezza pubblica
che della qualità di vita dei cittadini.
L'elevato numero di regolamenti internazionali, risoluzioni e convenzioni
relativi ai diritti dei detenuti dimostra come tale questione sia centrale, ma
anche come la situazione reale e lo status giuridico dei detenuti siano ancora
lungi dall'essere conformi alle norme teoriche internazionali. Così, malgrado
gli sforzi compiuti per fermare, se non addirittura per eliminare, la tortura,
le sevizie o i trattamenti umilianti, la crudele realtà permane. Soltanto
l'approvazione internazionale dei diritti dei detenuti nonché il loro
riconoscimento locale possono assicurare un'autentica trasparenza della vita
penitenziaria, trasparenza che costituisce la garanzia essenziale del rispetto
della dignità dei prigionieri.
Tra i detenuti, alcuni lo sono per aver commesso atti di crudeltà; altri per il
solo fatto di avere un'opinione, un'origine, una nazionalità, una confessione o
un colore di pelle differenti. Ci sono anche bambini e giovani, anziani o
ammalati gravi, oltre a coloro che pagano con la perdita della libertà gli
errori giudiziari, la sete di potere, le ambizioni politiche di altre persone.
La composizione della popolazione penitenziaria riflette una certa diversità
sociale. Ma, se la si esamina da vicino nel suo insieme, si scopre - e questo
non è frutto del caso - che è costituita in massima parte da persone prive di
risorse, di istruzione e di appoggi, una massa di emarginati che il resto della
società considera inutili. E' questo uno dei motivi per cui l'applicazione
pratica dei diritti dei detenuti si scontra ancora con tanti ostacoli.
Il sistema delle Nazioni Unite (vedi Dossier, pag. 38) così come numerose
organizzazioni governative e non governative lavorano alacremente, ormai da
anni, per dare alla nozione di diritti dei detenuti delle dimensioni concrete,
attraverso tutta una serie di quadri di protezione giuridica, quali le Regole
europee penitenziarie, la Convenzione americana dei diritti dell'uomo o la Carta
africana dei diritti dell'uomo e delle popolazioni. L'applicazione della pena
nel rispetto della dignità umana del condannato è un diritto fondamentale di
ogni detenuto. Ancor più e meglio dell'umiliazione e della minaccia,
contribuisce a far rispettare le leggi.