Castelli
per i minori
Gli
operatori degli Istituti Penali per i minorenni unitamente a quella parte
del Terzo Settore e del volontariato che si occupa dei minori devianti, sono
rimasti sorpresi e colpiti dalla lettura di alcune misure indicate nel
Disegno di Legge recante "Modifiche alla composizione ed alle
competenze del Tribunale per i minorenni in materia penale" approvato
dal Consiglio dei Ministri il 1 marzo scorso.
Il primo motivo di stupore e di dissenso sta nella premessa scritta nella
relazione introduttiva e declinata nell'art. 4, dove si afferma che a sedici
anni la capacità di delinquere di un adolescente è già pressoché adulta
e da trattare come tale. Affermazione questa in contrasto con la comune e
condivisa esperienza delle famiglie e degli educatori, peraltro riconosciuta
e documentata nella letteratura internazionale. Se è fuori di dubbio che
gli adolescenti di oggi hanno molte più conoscenze e risorse dei loro
coetanei di tempi passati, questo non significa che abbiano personalità più
mature e responsabili.
L'esperienza quotidiana e lo studio affermano piuttosto il contrario. Un
sano approccio educativo o rieducativo se non esclude la punizione è
tuttavia ben consapevole della realtà e delle possibilità del carcere e
perciò non mette l'enfasi su tempi lunghi di carcerazione quanto piuttosto
su un più corposo intervento educativo all'interno degli istituti ma
soprattutto nel sostegno alla famiglia del minore, nell'opera delle comunità
e nel rinforzo dei servizi sociali e educativi dedicati ai minori presenti
nei territori. Queste convinzioni non sono legate esclusivamente
all'osservazione sul campo ed allo studio ma anche alla Costituzione
Italiana ed alla Carta dei Diritti del Minore, i "testi sacri" che
definiscono la funzione della carcerazione ed i diritti dei minori.
Notiamo come il progetto del governo in materia penale minorile coincide con
un vistoso taglio della spesa pubblica che va ad incidere proprio sui
trasferimenti di risorse alle Regioni e ai Comuni competenti in materia di
interventi sulla prevenzione e sulla promozione della qualità del benessere
proprio dei ragazzi e dei giovani.
Un secondo motivo di grande preoccupazione derivante dalle precedenti
considerazioni relative alla personalità del minore ed alle condizioni dei
carceri degli adulti, è la possibilità attribuita al Giudice della
esecuzione di disporre il trasferimento agli adulti "salvo ragioni
particolari…che inducano a confermare o disporre l'esecuzione in istituti
per i minorenni" dei detenuti al compimento della maggiore età. Il
compito che la Legge attribuisce alla pena è quella prevalente della
riabilitazione, tale funzione diventa ancora più cogente quando si rivolge
a personalità immature ed in costruzione come è per gli adolescenti. La
gran parte dei progetti educativi rivolti ai minori detenuti oggi supera
l'età dei diciotto anni e verrebbe drammaticamente interrotta e compromessa
dal trasferimento in carceri per adulti notoriamente sovraffollati ed in
gravi difficoltà anche per le più semplici azioni di recupero sociale
finora introdotte per gli adulti stessi.
Anche la misura della "messa alla prova" ha certamente bisogno di
una maggiore attenzione nella sua applicazione ma soprattutto di migliori e
superiori energie per un suo ragionevole e possibile successo. Questo
istituto trova la sua migliore e più necessaria applicazione proprio quando
i reati sono gravi e chiedono appunto "prova provata"
dell'avvenuto cambiamento che non è possibile verificare all'interno degli
istituti di pena.
Infine: nel DdL, l'inasprimento delle pene e la maggiore severità nei
confronti degli adolescenti sembrerebbero essere rese necessarie
dall'aumento della delinquenza minorile e dall'efferatezza di alcuni reati.
I dati del ministero della Giustizia non indicano un aumento numerico né un
aggravamento delle tipologie di reato. Alcuni efferati omicidi hanno scosso
la pubblica opinione, ma si tratta di episodi numericamente ridottissimi e
da considerare eccezionali nel quadro della criminalità giovanile. Quello
che dovrebbe preoccupare il Governo come tutti i cittadini è invece la
considerazione che la maggior parte dei reati contro la persona sono da
attribuire a giovani italiani, maschi e femmine.
Senza voler sottovalutare i reati collegati con lo spaccio e quelli contro
il patrimonio, la violenza contro le persone è indicatore di una cultura e
di un comportamento che non riconosce più la dignità ed il rispetto dei
diritti della persona e che, proprio perché agita dai soggetti più fragili
ma anche più sensibili, deve essere ricondotto non solo ad una scelta
individuale ma anche ad un clima sociale generale dove è diventato estraneo
se non rifiutato il "Senso della Umanità", il rispetto della
dignità e dei diritti di ogni persona; quello che la fede cristiana esalta
affermando che a ogni uomo ed in ogni donna, qualunque sia il suo
comportamento, nazionalità, cultura, censo, gli debba essere riconosciuta
la dignità di figlio di Dio.
Ancora una volta risulta urgente un'energica azione educativa che coinvolga
la famiglia come la scuola, gli oratori, i responsabili dei gruppi sportivi
e di tutti i luoghi dove i giovani si incontrano. Puntare alla minaccia di
pene più alte o ancor peggio applicarle magari in carceri adulti
sovraffollate dove il giovane diventa prima garzone e poi apprendista della
criminalità adulta non ci appare una buona scelta di riabilitazione né di
prevenzione in contrasto con lo spirito della nostra Carta Costituzionale e
della Carta dei Diritti del Fanciullo.
Primi firmatari
CAPPELLANI DELLE CARCERI PER I MINORENNI
CAPPELLANI DELLE CARCERI DELLA LOMBARDIA
CARITAS AMBROSIANA
CNCA
COMPAGNIA DELLE OPERE NO PROFIT
CONFERENZA REGIONALE VOLONTARIATO GIUSTIZIA DELLA LOMBARDIA (Amici di
Onesimo, Associazione Carcere e Comunità, Associazione CIAO, Associazione
Comitato Carcere Territorio di Bergamo, Associazione della Comunità don
Lorenzo Milani, Associazione Incontro e Presenza, Associazione Lodigiana
Volontariato Carceri, Associazione Vol.Ca, Associazione Volontari Carcere,
Associazione volontari carcere Zona Franca, Carcere Aperto, Caritas
Diocesana di Bergamo, Caritas Diocesana di Brescia, Caritas Diocesana di
Como, Caritas Diocesana di Cremona, Caritas Diocesana di Lodi, Caritas
Diocesana di Mantova, Caritas Diocesana di Milano, Caritas Diocesana di
Pavia, Caritas Diocesana di Vigevano, Centro Zoè, Gruppo volontariato
carcere di Lecco, Sesta Opera S. Fedele).