Progetto Ekotonos

 

Progetto Ekotonos nel carcere di San Vittore

 

Comunicato del "Progetto Ekotonos" nel carcere di San Vittore

 

Come nasce e lettura dei bisogni

 

Il progetto Ekotonos nasce a San Vittore nel 1992 per volontà di alcuni detenuti, operatori penitenziari e settori del privato sociale, con lo scopo di creare e realizzare le condizioni per percorsi di potenziamento delle risorse e delle competenze della persona detenuta. L’obiettivo ultimo che ci si era posti, era creare le condizioni affinché la persona detenuta potesse viversi il proprio tempo passato in carcere anche come una risorsa. Questo gruppo di persone cercò di dare alcune risposte concrete dopo un’analisi attenta della situazione nel carcere di San Vittore, con una particolare attenzione ai detenuti tossicodipendenti e alle donne.

Osservando il contesto carcerario al proprio interno si notava l’inadeguatezza dello stesso nel dover trattare problematiche specifiche come la tossicodipendenza e tutti i problemi connessi; e nello stesso tempo si svelava come al carcere venisse data una "delega sociale" per affrontare questo problema e più in generale quello dell’emarginazione.

Un altro aspetto significativo riguarda la territorialità: si intende con essa l’appartenenza stessa del carcere al territorio e tutte le relazioni che esso può offrire e scambiare. Per molto tempo il carcere è stato sinonimo di isolamento, basti pensare alle strutture create a ridosso delle città, come Bollate, Opera e Monza, ma tante altre ancora. Ed è proprio contro questa tendenza che si è pensato di far diventare il carcere di San Vittore un "laboratorio" di idee e di proposte in una dimensione di continuità anche al di fuori del carcere stesso. li gruppo riteneva importante non solo che il carcere fosse un laboratorio, ma un vero e proprio luogo di incontro per tutte le realtà sociali già attive sul territorio.

 

Realizzazione

 

A partire da queste idee il gruppo fondatore si è dato una propria organizzazione con l’intento di essere attivi nei diversi raggi. Tuttavia le attività principali del progetto Ekotonos si svolgono al C.O.C. (Centro Osservazione Criminali, nome antico dato al raggio) del II° raggio maschile, dove sono reclusi detenuti che si dichiarano tossicodipendenti, e alla sezione femminile dove sono state costituite due C.P.A. (Centri per l’Auto assistenza). Si tratta di due luoghi dove tutti i giorni della settimana, esclusa la domenica, si svolgono le attività di Ekotonos.

Questi due luoghi sono gestiti quotidianamente da detenuti/e volontari/e che organizzano gli incontri a tema (salute, giuridico, cultura, redazione giornale "Facce & Maschere", segretariato sociale per stranieri, gruppi di auto-mutuo aiuto, ecc.) per gruppi di interesse in modo che il volontario di Ekotonos che condurrà il gruppo abbia di fronte persone interessate all’argomento che in quel momento verrà trattato. Questa modalità di organizzazione non è stata realizzata semplicemente per un fine pratico, ma l’idea di fondo è fare in modo che il Progetto Ekotonos sia gestito il più possibile dai/dalle detenuti/e e che il maggior numero di persone possa usufruire dei servizi che i volontari e le agenzie del privato sociale offrono.

L’elemento fondante di Ekotonos è il potenziamento personale e costante della persona e di conseguenza le attività che vengono realizzate all’interno delle due C.P.A. costituiscono un’opportunità per i detenuti. L’acquisizione delle informazioni e competenze favorisce una significativa crescita personale e permette di viversi l’esperienza detentiva più da protagonisti e cosa non secondaria di preparare con più consapevolezza la propria uscita dal carcere. Volendo riassumere questi concetti si ritiene importante:

garantire il diritto alla salute;

la collaborazione coi detenuti nella definizione e realizzazione degli interventi;

l’interazione con le istituzioni (Operatori istituzionali, Comune, Regione, ecc.) rafforzando, con le stesse, un costante lavoro di rete.

la valorizzazione del gruppo come ambito di lavoro e riflessione evitando un’ ottica assistenziale;

diffondere una corretta informazione favorendo dei percorsi esterni (lavoro - percorsi formativi - cura), i cui effetti abbiano riflessi positivi sul piano economico quanto sul piano sociale.

 

Struttura organizzativa

 

L’attuale modello organizzativo prevede:

Area programmazione: per la gestione generale del progetto, per la formazione dei futuri volontari (interni/esterni) del progetto "Ekotonos" e per l’elaborazione di nuove proposte; l’area programmazione si riunisce mensilmente presso la sezione Penale, vi partecipano i referenti interni ( detenuti volontari) e rappresentanti degli enti aderenti al progetto.

Commissioni: sono gruppi di lavoro organizzati in diverse aree di competenza; promuovono e organizzano le attività interne ed esterne al carcere. Essendo il tema della salute particolarmente sentito a San Vittore, i partecipanti alla commissione salute hanno ritenuto necessario realizzare un progetto ad hoc capace di confrontarsi col tema della salute in termini più approfonditi e mirati. A seguito di questa riflessione i referenti di alcune realtà attive su questo tema hanno creato il "Progetto Ekosalute". La commissione salute in questi ultimi anni ha lavorato sulle seguenti tematiche: informazione e prevenzione HIV, approfondimenti sanitari sulle tossicodipendenze, orientamento ai servizi e sportello comunità, segretariato sociale, sostegno e confronto attraverso gruppi di mutuo-aiuto.

Commissione interna si occupa in modo specifico dell’organizzazione delle attività delle C.P.A. femminile e maschile, la commissione, inoltre, organizza e mantiene un contatto continuo con i docenti che periodicamente intervengono alle C.P.A.; danno un feed-back dell’andamento delle attività nelle riunioni mensili dell’ Area programmazione; gestiscono costantemente i rapporti con la direzione e con i responsabili di raggio della polizia penitenziaria.

Da un anno circa si è spontaneamente sentita l’ esigenza di creare momenti di confronto anche tra i diversi volontari (docenti) che intervengono nelle C.P.A.: l’obiettivo è soprattutto quello di migliorare il lavoro di cattedra e aiutare i docenti stessi nella "lettura" delle problematiche che periodicamente le tensioni del carcere fanno esplodere.

Osservatorio composto da tutti gli operatori e volontari che aderiscono ad Ekotonos, comprese le figure istituzionali con cui costantemente si interagisce, come ad esempio il direttore del carcere dott. L. Pagano, medici, psicologi, educatori e assistenti sociali della Unità Operativa Carcere della A.S.L. città di Milano.

 

Ekosalute

 

Come spiegato poc’anzi l’obiettivo che "Ekosalute" si è posto è finalizzato, per quanto possibile, al miglioramento della qualità della vita dei detenuti e alla promozione del collegamento tra comunità carceraria e comunità territoriale. Ma le condizioni di detenzione come il sovraffollamento carcerario (dall’inizio del progetto 1999 fino al 2001, San Vittore ha avuto una presenza media di circa 1.800 detenuti su una capienza effettiva di 800 persone. A settembre 2002 la situazione è migliorata leggermente perché si è passati ad una presenza media di circa 1.300 detenuti, tenuto conto però che tutto il terzo raggio era chiuso per ristrutturazioni), le tensioni psicofisiche cui ogni individuo detenuto in carcere è costretto a subire quotidianamente, la facilità di diffusione di malattie trasmissibili come ad esempio la tubercolosi, il virus dell’AIDS, dell’epatite, fa si che questo progetto sia un riferimento importante per molti detenutile ma non sufficiente per riuscire a soddisfare i bisogni che il carcere richiede.

Ekosalute, con le forze che oggi riesce ad esprimere, è presente nei sei raggi del maschile e al femminile, e si rivolge in particolar modo ai detenuti tossicodipendenti, ai sieropositivi e con AIDS, agli stranieri, alle donne, alle transessuali. Alta infatti è la presenza di persone con queste caratteristiche, pensiamo, e i dati purtroppo confortano questa tesi, che circa il 30% dei detenuti

ha o ha avuto problemi con le sostanze. Appare chiaro perciò che le attività d’informazione e di sostegno non risultino sempre sufficienti e tempestive per rispondere adeguatamente ai bisogni. La filosofia del progetto e il filo conduttore degli interventi si collocano nella strategia di riduzione del danno garantendo un’offerta a "bassa soglia" per tutti/e senza obbligare un/a singolo/a detenuto/a, che partecipa alle attività, a siglare patti terapeutici e a vincolare lo/la stesso/a a seguire pedissequamente tutte le attività proposte da Ekosalute. Per chiarire meglio il concetto tutte le attività proposte dal progetto sono svincolate da percorsi di "osservazione" finalizzati all’accesso di misure alternative al carcere.

Questo modello operativo, però, non ci "libera" dai contatti, importanti, che costantemente manteniamo con i nostri interlocutori istituzionali. Infatti tutte le iniziative proposte prevedono ambiti e modalità di collaborazione con la direzione del carcere, con l’Unità Operativa Carcere dell’ ASL città di Milano e interazioni con altri attori istituzionali e non che lavorano a S. Vittore in ambito medico-sanitario.

 

Obiettivi generali e specifici

 

Ekosalute, nei tre anni di durata del progetto, si è posta gli obiettivi sotto elencati. Proseguendo poi nella lettura il report ci chiarirà quali siano stati i risultati raggiunti e l’ efficacia degli interventi svolti.

Limitare i danni e i rischi correlati all’uso/abuso di sostanze.

Favorire possibilità di miglioramento delle condizioni di vita in carcere.

Aumentare e migliorare l’informazione e le abilità pratiche rispetto all’uso delle sostanze, al sesso sicuro, all’utilizzo dei servizi.

Offrire sostegno, supporto, e assistenza riguardanti le problematiche correlate all’abuso di sostanze.

Realizzare incontri mirati a sottotarget specifici (stranieri, donne, transessuali), collaborando direttamente nella progettazione degli stessi con le persone detenute favorendo e facilitando processi di empowerment.

 

Due aspetti che riteniamo importante approfondire sono il tema della riduzione del danno e i processi di empowerment perché crediamo importante chiarire alcune modalità del nostro intervento che altrimenti risulterebbero parole prive di significato.

 

Riduzione del danno

 

Fino a un recente passato ha prevalso la priorità delle istituzioni e degli operatori verso i tossicodipendenti intenzionati a cessare immediatamente e completamente l’ assunzione di droghe e, conseguentemente, verso percorsi terapeutici con queste finalità. Si è fatta strada lentamente la tendenza ad allargare la disponibilità dell’ intervento ai tossicodipendenti non ancora in grado di porre il problema in questi termini. Mettendo sempre e comunque al centro dell’intervento la persona: accettandone fino in fondo la difficoltà, occupandosene anche quando le sue premesse sembrano molto lontane da quelle degli operatori.

Nei Principi Generali delle "Linee guida" pubblicate in occasione della III Conferenza nazionale, alla fine degli anni novanta, si evidenziano in maniera netta questi concetti:

Al centro dell’interesse dei servizi deve esserci la persona, qualunque sia la sua condizione, la sua richiesta di aiuto (se il servizio è impossibilitato indirizzandola ad un servizio più idoneo), la sua disponibilità all’intervento.

L’obiettivo generale di qualunque intervento è sempre la tutela e il ripristino della salute dell’individuo aiutandolo ad attuare uno stile di vita e di comportamenti meno rischiosi.

Il lavoro dei servizi non può essere basato su giudizi morali, ma su elementi tecnico-scientifici e sui bisogni e le difficoltà della persona.

Ogni tossicodipendente ha il diritto a ricevere assistenza su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla condizione e dalla residenza, e ad avere un trattamento personalizzato che tenga conto della storia personale, delle precedenti esperienze con e senza i servizi, degli obiettivi soggettivi e delle scelte di vita; gli obiettivi possibili vanno concordati e definiti con il paziente, gli interventi attuati devono essere chiaramente esplicitati.

 

Empowerment

 

La teoria dell’empowerment intende collegare il benessere individuale al più ampio ambiente sociale e politico e sostiene che le persone hanno bisogno di occasioni per divenire attive nel prendere decisioni di comunità in modo da migliorare la propria vita.

I singoli partecipanti possono sviluppare un senso di empowerment anche se prendono decisioni sbagliate, perché anche in questo modo sviluppano una profonda comprensione del processo decisionale e fiducia nella possibilità di influenzare le decisioni che interessano la loro vita e lavorano per fare riconoscere i loro interessi.

L’empowerment è una costruzione articolata su molti livelli che spinge a pensare in termini di promozione della salute, di auto aiuto e di definizioni ultime di competenza.

È una costruzione a livello individuale quando si ha a che fare con variabili intrapersonali e comportamentali.

Una costruzione a livello di organizzazioni quando si ha a che fare con la mobilitazione di risorse e le occasioni di partecipazione.

Diventa una costruzione a livello di comunità quando ci si riferisce a strutture socio-politiche e a mutamenti sociali.

 

Su questi assunti di base che tutte le persone e le realtà aderenti al Progetto Ekosalute, e ancor prima ad Ekotonos, hanno tentato quotidianamente di realizzare, tenuto conto delle scarse risorse con cui si è cercato di gestire le numerose attività.

Il bilancio di questi tre anni di esperienza è stato sicuramente positivo, il rimpianto è che siamo riusciti solo in parte, e oggi i tempi sarebbero maturi, a lavorare in maniera sistemica con tutte le componenti che fanno riferimento al carcere come ad esempio la polizia penitenziaria e ad altre figure professionali presenti a San Vittore.

È ancora netta la differenziazione tra le figure professionali che quotidianamente lavorano all’interno delle mura carcerarie echi dall’esterno presta servizio nei diversi raggi. San Vittore non è un luogo avulso dal territorio sociale in cui è ubicato ma ne è parte integrante e sta a tutti gli operatori (interni/esterni) e volontari cercare di creare questo legame sociale, cercando il più possibile di essere attenti alle relazioni tra le diverse componenti. È importante che il carcere venga ripensato come un servizio in una rete di servizi capace di accogliere i collaboratori esterni perché ogni qualvolta si è creata una base di lavoro comune, finalizzato e partecipato, il clima cambia e i risultati si ottengono.

 

 

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