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"Punto di incontro" per la tutela dei diritti della persona detenuta
Motivazioni del progetto
La persona in stato di detenzione non perde, con la libertà, i diritti di cittadinanza. Tale affermazione non necessita di un riconoscimento formale, già ampiamente presente nelle enunciazioni di principio delle varie fonti normative, ma si pone per essa un problema di sostanziale ineffettività. Se l’Ordinamento Penitenziario (art. 69, comma 5, L. 26 luglio 1975, n. 354), da un lato, assegna al magistrato di sorveglianza il compito di impartire "disposizioni dirette ad eliminare eventuali violazioni dei diritti dei condannati e degli internati", si assiste, dall’altro, ad una prassi che appiattisce ed esaurisce il ruolo del magistrato stesso, anche a seguito della recente introduzione di nuovi istituti giuridici che ne hanno ampliato il campo d’azione, a quello di mero giudice delle misure alternative alla detenzione. La sentenza n. 26 dell’11 febbraio 1999 della Corte Costituzionale, peraltro, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo citato, nella parte in cui non prevede una tutela giurisdizionale nei confronti degli atti dell’amministrazione penitenziaria lesivi dei diritti di coloro che sono sottoposti a restrizione della libertà personale. A tale pronuncia non ha fatto seguito, a tutt’oggi, alcun intervento correttivo od integrativo da parte del legislatore. La realtà quotidiana incontrata dagli operatori penitenziari -e, con essi, dagli assistenti volontari presenti negli Istituti di pena della regione- sembra essere pervasa da un diffuso malessere manifestato dalla popolazione detenuta, riconducibile non solo alla condizione detentiva in sé, ma anche a carenze, ritardi, inadempienze da parte dell’amministrazione penitenziaria e degli altri organismi pubblici coinvolti a vario titolo nell’opera rieducativa. Tale disagio si manifesta a volte in forme estreme di protesta, che danno luogo a comportamenti passibili di provvedimento disciplinare o ad atti di autolesionismo. L’intervento che qui si presenta intende offrire, da un lato, uno spazio che consenta alla persona detenuta di esercitare in maniera attiva, consapevole e responsabile la funzione di autotutela dei propri diritti di cittadinanza e, dall’altro, uno strumento di mediazione -fra individuo ed istituzione, fra istituzioni, fra carcere e realtà esterna- per la risoluzione dei conflitti.
Obiettivi
Monitorare e stimolare la piena attuazione dei diritti (alla difesa legale, alla salute, all’istruzione, alla formazione, al lavoro, all’espressione della professione religiosa etc.) delle persone in stato di detenzione, nell’ottica della mediazione fra persona/cittadino e Pubblica Amministrazione. Promuovere atteggiamenti di autotutela dei propri diritti da parte della popolazione detenuta presso gli Istituti penitenziari delle Marche, attraverso la ricerca, lo studio, la discussione e la formulazione di ipotesi di risoluzione di situazioni problematiche relative alla vita carceraria. Esercitare funzioni di stimolo e proposta nei confronti dell’Amministrazione Penitenziaria e degli Enti pubblici che abbiano competenze istituzionali in merito alla tutela dei diritti della persona detenuta. Formare personale volontario esterno capace di:
Contribuire al collegamento fra la comunità esterna ed il mondo penitenziario, attraverso opportune iniziative di informazione e sensibilizzazione su tematiche attinenti la vita carceraria.
Destinatari finali dell’intervento
Breve sintesi dell’intervento
Conclusa la fase progettuale, nel corso della quale verrà posta particolare attenzione al coinvolgimento ed alla condivisione di obiettivi e contenuti da parte degli organi periferici dell’Amministrazione penitenziaria, l’intervento inizierà con la formazione degli operatori volontari, incentrata sulla tematica dei diritti di cittadinanza in carcere e sull’acquisizione di competenze e tecniche specifiche in ordine alla conduzione di colloqui individuali e di gruppi di lavoro, nell’ottica della mediazione. Una volta chiesta ed ottenuta l’autorizzazione all’ingresso negli Istituti di pena da parte degli operatori volontari e dopo aver concordato con le singole Direzioni degli Istituti spazi, tempi e modalità operative, i "Punti di incontro" procederanno, in un primo momento, all’effettuazione di colloqui individuali con le persone detenute che ne facciano richiesta, per far emergere ed enucleare le problematiche più rilevanti di interesse generale relative alla condizione carceraria. In una fase successiva, a titolo di sperimentazione, verrà proposta la costituzione di un gruppo di lavoro per ciascun Istituto, con i compiti di approfondire il quadro normativo riguardante il diritto alla salute e di somministrare alla popolazione detenuta un questionario sulla qualità delle prestazioni sanitarie in carcere. Durante i colloqui individuali e gli incontri del gruppo di lavoro è prevista la partecipazione di mediatori linguistici, in caso di presenza di detenuti stranieri non in possesso di abilità di base relativamente alla lingua italiana. Una volta tabulati e discussi i dati dei questionari ed elaborate delle proposte di sintesi, verranno organizzati all’interno di ciascun Istituto dei momenti di report e di riflessione, con il coinvolgimento delle persone detenute e dei responsabili locali dei servizi sanitari penitenziario e territoriale. Le proposte scaturite nei singoli incontri, ulteriormente elaborate, confluiranno in una giornata seminariale a livello regionale, nel corso della quale esse verranno portate all’attenzione delle autorità competenti e dell’opinione pubblica.
Formazione del personale volontario incaricato di gestire i "Punti di incontro"
Corso di formazione, della durata di 30 ore (10 incontri settimanali di 3 ore ciascuno), per 30 partecipanti, rivolto prioritariamente ai volontari soci dell’Associazione capofila e delle Associazioni partner del progetto, che provvederanno al loro interno alla diffusione del presente progetto, alla sensibilizzazione e all’individuazione dei volontari da coinvolgere. Il corso si terrà presso i locali messi a disposizione dalla Cooperativa sociale "I.R.S. L’Aurora", partner del progetto.
Attività preparatorie all’apertura dei "Punti di incontro"
Allestimento dei locali ed individuazione delle procedure e delle modalità di svolgimento dell’attività dei Punti di incontro, mediante incontri fra le Direzioni dei singoli Istituti ed il gruppo di volontari incaricato di animare il Punto per ciascuna sede penitenziaria. La proposta di massima prevede una richiesta autorizzazione all’ingresso in Istituto (ex art. 17 o 78 Ord. Pen.) per gli operatori volontari del Punto (3 - 5 persone per Istituto) e per il/i referente/i delle Associazioni proponenti responsabile/i del presente progetto.
Allestimento dei Punti di incontro nei locali indicati dalle Direzioni, dotati di:
Apertura "Punti di incontro"
Apertura e funzionamento dei punti di incontro. La proposta di massima prevede, in un primo momento (per la durata di un mese a partire dall’apertura del Punto), l’effettuazione di incontri individuali a cadenza settimanale fra gli operatori volontari ed i detenuti interessati che ne facciano richiesta, con la partecipazione, se necessario, di mediatori linguistici, con la finalità di enucleare le problematiche e le situazioni di maggiore criticità nel rapporto con le istituzioni.
Ricerca: La salute in carcere
A partire dal secondo mese di attività, gli incontri settimanali assumeranno la fisionomia di un gruppo di lavoro, nel quale verranno inizialmente discusse le risultanze dei colloqui individuali e, successivamente, verrà effettuata la proposta di un’iniziativa pilota: una indagine conoscitiva sul servizio sanitario in carcere, mediante un questionario apposito, già utilizzato nella Casa di Reclusione di Padova (visibile nel sito www.ristretti.it), da distribuire alla popolazione detenuta negli Istituti marchigiani. I questionari verranno distribuiti a tutta la popolazione detenuta e verrà offerto per la compilazione anche un servizio di mediazione linguistica, a cura di una delle Associazioni partner del progetto. Il gruppo di lavoro si incaricherà di tabulare i dati e di indicare le linee di interpretazione che serviranno da base per le successive attività. La tabulazione e l’interpretazione dei dati del questionario verrà coordinata da personale esperto fornito dal CSV Marche (impiegato per 10 ore).
Report locali
Organizzazione di tavole rotonde, una in ciascun Istituto, alla presenza dei detenuti, con i rappresentanti dell’Amministrazione Penitenziaria e delle Aziende USL e dei SeRT competenti per territorio, dove il gruppo di lavoro comunicherà i dati della ricerca e presenterà delle tracce di discussione. Tale momento di incontro avrà soprattutto lo scopo di individuare i punti critici relativi all’assistenza sanitaria nell’Istituto e di prospettare delle soluzioni.
Seminario conclusivo
Le attività termineranno con un momento seminariale conclusivo di respiro regionale, a cui verranno invitati: il Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Ancona, i Magistrati di Sorveglianza operanti in regione, il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, gli Assessori Regionali alla Sanità e alle Politiche sociali ed i Dirigenti sanitari delle AUSL e dei SeRT competenti sui territori in cui si trovano gli Istituti di pena marchigiani. In tale giornata verranno riferite le modalità e le risultanze del lavoro svolto dai Punti di incontro nei singoli Istituti (ove possibile, avvalendosi anche della partecipazione di rappresentanti dei detenuti). La presentazione dei dati dei questionari fornirà l’occasione per la formulazione di proposte, rivolte alle Amministrazioni competenti, per il miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie in carcere e per l’effettività del diritto alla salute delle persone detenute.
Sistema di valutazione
L’intero progetto verrà supervisionato da esperti. In particolare, durante lo svolgimento delle Attività 2 – 4 verranno effettuati incontri mensili di verifica fra gli operatori volontari dei Punti di incontro ed i supervisori (1 incontro nei mesi di febbraio, marzo e maggio con la dott.ssa Simona Cardinaletti, per problematiche di tipo relazionale-psicologico, ed un incontro nel mese di aprile con il dott. Paolo Cassiani e la dott.ssa Franca Emett, per problematiche legate alle tecniche di conduzione del gruppo di lavoro), nel corso dei quali si terranno in considerazione e si analizzeranno i seguenti indicatori:
I supervisori utilizzeranno tecniche appropriate (circle time, analisi di caso, brain storming etc.) per rendere sempre più adeguato l’intervento degli operatori all’ambiente in cui si attua il progetto. A tali incontri si affiancheranno gli operatori che il CSV Marche vorrà indicare. Al termine delle Attività 3 e 4, inoltre, si terranno incontri, presso le singole sedi degli Istituti di pena, fra i volontari e gli operatori penitenziari dell’area trattamentale, per riferire dell’andamento del progetto e per armonizzare l’intervento dei volontari a quello dell’equipe interna di osservazione e trattamento.
Continuità del progetto
L’elemento di continuità è rappresentato dall’apertura dei "Punti di incontro", che si configurano come spazi e tempi stabili di incontro con le persone detenute, anche una volta terminato lo sviluppo delle attività previste dal progetto. Le circostanze che consentono di assicurare la sostenibilità del servizio sono in particolare riconducibili:
La tematica scelta (l’autotutela del diritto alla salute), invece, riveste carattere di temporaneità: si tratta dell’affronto di una situazione di criticità che ai promotori della presente iniziativa appare essere attualmente prevalente in ambito carcerario, ma che verrà proposto ai partecipanti ai "Punti di incontro" come costruzione e sperimentazione di una modalità di lavoro comune in prospettiva futura.
Aspetti innovativi del progetto
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