Pre-rapporto 2001 sulle carceri

 

Osservatorio nazionale sull'esecuzione penale

e le condizioni di detenzione

 

Pre-Rapporto 2001

 

Nei 202 istituti penitenziari, nelle 24 case mandamentali, e nei 6 Ospedali Psichiatrici Giudiziari italiani il 31 maggio 2001 erano «ospiti» complessivamente 55.383 detenuti. Di questi 25.181 imputati, 28.762 condannati, di cui 1.729 semiliberi. 1.440 internati (ossia sottoposti a misura di sicurezza detentiva), di cui 1265 ricoverati in ospedali psichiatrici giudiziari, Le forme del controllo penale non si fermano però nelle mura delle carceri. Infatti i dati conclusivi dell'anno 2000 riferiti ai casi di misure alternative seguite dai centri di servizio sociale per adulti ci dicono che sono ben 24.991 i casi di affidamento in prova al servizio sociale e 9.489 quelli di detenzione domiciliare. A questi numeri vanno aggiunti i 1.593 casi di sanzioni sostitutive alla detenzione e le 1.881 persone sottoposte a libertà vigilata. Infine le poche persone al momento sottoposte in via sperimentale a controllo elettronico, tramite cavigliera. Si sfiorano le 95 mila unità totali.

Dal 1983 (punto di apice della detenzione a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta) ad oggi la popolazione detenuta in Italia è cresciuta di circa 17mila unità. Il tasso di detenzione è di circa 95 detenuti ogni 100.000 abitanti (era pari a 54, 10 anni prima). Era da 49 anni che non aveva un tasso così alto. Nel marzo del 2000, ossia un anno prima e agli albori della campagna giubilare per l'amnistia, poi finita senza esiti, i detenuti erano 1300 in meno. Due anni prima erano ben 4 mila e 500 in meno rispetto ad oggi. La crescita è esponenziale, nonostante i tassi di criminalità non destino allarme, anzi sono in progressiva diminuzione, e non vi siano stati provvedimenti penali o penitenziari restrittivi nell'anno in corso, se si eccettua il pacchetto sicurezza, approvato però solo pochi giorni prima della rilevazione sopracitata e pertanto ragionevolmente ininfluente sui numeri.

La capienza regolamentare del nostro parco carceri è di 42.063 posti, mentre quella tollerabile di 47.914. Ovviamente non sono predefiniti i parametri della tollerabilità, pertanto il tasso di sovraffollamento va analizzato rispetto ai posti letto regolamentari. La densità globale degli istituti di pena italiani è pari a 129 persone ogni 100 posti disponibili. Nell'area del Consiglio d’Europa il sovraffollamento risulta più grave solo in Grecia (166 detenuti per 100 posti), in Ungheria (161), in Romania (148). Negli altri grandi Paesi della Unione europea la situazione è sensibilmente migliore: in Francia 100, in Spagna 106 e in Danimarca e Norvegia 90 detenuti per 100 posti disponibili.

Rispetto ai numeri complessivi 52.958 sono uomini, 2425 donne. 16.330 sono gli stranieri. 81.399 i detenuti entrati in carcere dallo stato della libertà nel 2000. 31mila in più del 1990, ma 6 mila in meno rispetto all'anno precedente. Dato significativo, in quanto evidenzia come la crescita della popolazione detenuta sia avvenuta nonostante sia addirittura calato il numero delle condanne, ed è quindi attribuibile alla riduzione degli spazi di flessibilità della pena durante la sua esecuzione, frutto di campagne di sicurezza lanciate dal mondo politico e dai media più influenti. Nei primi 5 mesi del 2001 sono entrati dallo stato di libertà in carcere 33.731 persone. Al sovraffollamento il governo italiano ha inteso rispondere solo con politiche dirette alla costruzione di nuove carceri. Nonostante i rilievi critici del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura su questa scelta di contenimento del problema, in via ufficiale il Ministero degli esteri ha riferito che questa è la via maestra prescelta dalle autorità italiane. Infatti con l'articolo 145, comma 34, lettera b) della legge 23 dicembre 2000, n.388 sono stati individuati 22 nuove carceri da realizzare (Pinerolo, Varese, Trento, Bolzano, San Vito Tagliamento, Savona, Rovigo, Forlì, Camerino, Avezzano, Rieti, Paliano, Nola, Sala Consilina, Modica, Sciacca, Marsala, Lanusei, Oristano, Sassari, Tempio Pausania, Cagliari). Va detto che contestualmente con decreto del 30 gennaio 2001 il Ministro della Giustizia ha individuato 21 istituti da dismettere. Coincidono con quelli nuovi, in più vi sarebbe il solo carcere di Pinerolo. Si immagina che tali istituti avranno capienze più elevate. Si spera però che rispettino gli standard strutturali imposti dal nuovo regolamento di esecuzione della legge penitenziaria, entrato in vigore lo scorso 20 settembre 2000 nell'interesse e a garanzia dei diritti fondamentali delle persone detenute (una cucina ogni 200 detenuti, doccia in cella, luce naturale, bidêt per le donne, asili nido per le detenute madri).

Il nuovo governo di destra, che ha già più volte ribadito di volere aumentare notevolmente gli investimenti in opere pubbliche, ha nelle mani la gestione di questa fase strategica, e dovrà definire quale ruolo dovranno avere i privati nella costruzione e nella gestione delle carceri. Il modello americano si avvicina pericolosamente.

 

1. La posizione giuridica

 

Al 31 maggio 2001 i detenuti in attesa di giudizio erano 25.181, il 45,47% del totale contro i 28.762 condannati definitivi: 13.701 in attesa di primo giudizio, 7.844 appellanti, 3.298 ricorrenti in Cassazione. Aumentano di 1.200 unità rispetto all'anno precedente, nonostante siano diminuiti di 80 unità le persone giudicabili detenute. Ciò significa che si è fatto maggior ricorso alla custodia cautelare per i condannati in primo grado in attesa di appello o di ricorso in Cassazione, quasi ad anticipare in via di fatto riforme più volte auspicate dai settori più retrivi della magistratura circa la esecutività della sentenza di primo grado. Tali numeri sono anche il frutto della riforma del codice di procedura penale sulla rimodulazone dei tempi della carcerazione preventiva nelle varie fasi del processo. In alcune regioni (Campania, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Puglia) il numero assoluto degli imputati detenuti supera addirittura quello dei condannati.

Il sistema penitenziario deve sostenere dunque il peso di oltre 25 mila persone presunte innocenti rispetto ai quali sono inapplicabili le regole del trattamento. Processi molto lenti e dilatazioni della custodia cautelare oltre ogni ragionevole durata con record poco dignitosi in Europa: queste le cause. Si pensi che in Francia la percentuale di detenuti imputati è del 34,2%, in Danimarca del 27,3%, in Romania del 22,1%, in Turchia del 41,7%. In tutta l'area del Consiglio di Europa solo il Lussemburgo ci supera in questo triste primato. Ma lì in tutto il Granducato i detenuti sono in tutto meno di 400.

Infine la percentuale di imputati detenuti stranieri è ben più alta rispetto alla media globale. Raggiunge ben il 60,78% del totale degli stranieri in carcere. Sintomo inequivocabile che nei loro confronti l'unico strumento cautelare utilizzato dalla magistratura è il carcere.

 

2. La durata della pena e le tipologie di reato

 

Al primo gennaio 2001, il 62,08% dei detenuti condannati in via definitiva doveva scontare una pena (o residuo di pena) inferiore ai tre anni, il 19.62% una pena tra i 3 ed i 6 anni, il 7.87% una pena fra i 6 ed i 10 anni, l’8.87% una pena oltre i 10 anni, il 2,56% la pena dell'ergastolo.

Traducendo i dati percentuali in assoluti risultano essere 18.172 i detenuti che devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni, nonostante sia in vigore da oramai tre anni la legge Simeone-Saraceni che ampliava la possibilità di ottenere le misure alternative dallo stato di libertà. I detenuti condannati all’ergastolo al 10 febbraio 2000 erano 1.193, di cui 672 definitivi. Si tenga conto che in occasione del convegno dedicato da Antigone all’abolizione dell’ergastolo, nella primavera del 1992, gli ergastolani detenuti erano 408; quattro anni dopo, il 10 luglio del 1996 (quando iniziava l’esame del disegno di legge per l’abolizione dell’ergastolo) erano saliti a 710. Siamo dunque in presenza di un incremento costante degli ergastolani in carcere, nonostante con qualche leggerezza si continui a dire – anche da sprovveduti versanti istituzionali – che l’ergastolo non esiste.

Al 31 maggio 2001, tra i reati ascritti alla popolazione detenuta i più ricorrenti sono quelli contro il patrimonio (furto, rapina, danneggiamento, truffa), pari al 25,46%. Seguono i reati commessi in violazione della legge sugli stupefacenti, pari al 20,60% del totale. I reati contro la persona (omicidio, lesioni, violenza sessuale, ecc.) sono il 13,93%. Solo il 2,29% sono i detenuti per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e lo 0,71% ha commesso reati contro l'incolumità pubblica.

 

3. Chi?

 

Le norme penali si applicano selettivamente, ratificano le disuguaglianze sociali in atto o ne producono addirittura di ulteriori.

 

3.1. Donne in carcere

 

Il carcere è prevalentemente abitato da uomini. La percentuale di donne sulla popolazione detenuta al 31 maggio 2001 era inferiore al 5% per un numero complessivo di 2425. Il totale delle donne entrate in carcere dallo stato della libertà nel 2000 è di 6519 unità. Numero stabile rispetto al decennio precedente, salvo le quasi 8000 unità del 1992. Esse sono suddivise in sei istituti e svariate sezioni femminili all’interno di istituti misti.

1151 sono imputate, 1193 condannate, di cui 81 in semilibertà, 81 internate. 946 le donne straniere (percentualmente di poco superiori al numero delle donne italiane detenute)

Secondo dati riferibili al primo gennaio 2001 tendenzialmente la popolazione femminile è condannata a pene inferiori rispetto alla popolazione totale detenuta. L’11,75% delle detenute è priva di titolo di studio e il 4,71% è analfabeta. Il 35,78% possiede il diploma di scuola media inferiore. Il 20,92% ha il diploma di scuola media superiore o titoli di formazione professionale, l’1,64% é laureata. Fra le donne i reati più frequentemente commessi sono in violazione della legge sulla droga (32,71%). Ovviamente compare la voce prostituzione, pur non essendo incriminabile lo status di prostituta, con una percentuale del 5,10%.

Fra gli ultimi atti della tredicesima legislatura, a febbraio 2001, è stata definitivamente approvata la legge che prevede nuove misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto fra detenute e figli minori. I bambini in carcere con le loro madri sono meno di 50. Dopo alcuni mesi di applicazione la legge non ha ancora prodotto risultati significativi, in quanto non prevede forme automatiche di scarcerazione per quelle detenute che hanno bambini con età inferiore ai 10 anni.

 

3.2. La provenienza geografica

 

Al 31 maggio 2001 gli stranieri in carcere erano 16.330, 1500 in più rispetto all'anno precedente e 370 in più rispetto a soli due mesi prima. Le nazionalità più rappresentate sono il Marocco (3597), l'Albania (2717), la Tunisia (2083), l'Algeria (1440), la ex Jugoslavia (971). I detenuti dell'area UE sono 403, gli statunitensi 29. Nelle carceri lombarde troviamo il maggior numero di stranieri (2675), mentre in quelle molisane il minore numero (94). Il 38,40% ha commesso reati in violazione alla legge sugli stupefacenti, il 19,33% contro il patrimonio. Un irrilevante 0,10% ha commesso reati di associazione a delinquere di stampo mafioso.

 

3.3. L'età, lo status occupazionale e l'istruzione

 

Il carcere sceglie i suoi ospiti fra coloro che hanno meno opportunità sociali, sono meno garantiti nella società e durante il processo.

La maggioranza assoluta delle persone detenute rientra nella fascia giovanile. 27.492 detenuti, pari al 49.83% della popolazione in carcere al primo gennaio 2000, hanno un'età compresa fra i 18 e i 35 anni.

Corollario dell'età è lo status occupazionale. La percentuale complessiva dei disoccupati e degli inoccupati è del 30,6%. Ben il 41,81% aveva una condizione lavorativa non rilevabile prima di entrare in carcere. Si tratta presumibilmente di extracomunitari o di persone fuori da ogni contesto integrato. 13.322 sono i detenuti che all’ingresso in carcere risultavano titolari di una posizione lavorativa definita.

Infine il grado di istruzione. Fra i non rilevati, i privi di qualsiasi titolo di studio, gli analfabeti e coloro i quali hanno il solo titolo di licenza di scuola elementare si raggiunge la percentuale complessiva del 55,02% del totale della popolazione detenuta che non ha assolto all’obbligo scolastico. Solo lo 0,86% ha una laurea ed il 3,81% il diploma di scuola media superiore. La licenza media costituisce il livello di istruzione raggiunto dal 37,01% dei detenuti, mentre il 3,31% ha conseguito un diploma di scuola professionale.

Ecco quindi i selezionati dal carcere: giovani, senza lavoro e con un livello di istruzione che era proprio dell’Italia del dopoguerra.

 

3.4. Tossicodipendenti e hiv positivi

 

Il primo gennaio 2001 i tossicodipendenti in carcere erano 14.440, il 27,23% della popolazione detenuta, cui vanno sommati i 3.001 tossicodipendenti in «affidamento in prova al servizio sociale in casi particolari». Il numero complessivo di alcool-dipendenti, certificati come tali, è invece irrilevante: sarebbero 647 detenuti cui vanno aggiunti i 231 che usufruiscono dell’affidamento in prova in casi particolari alla stregua dei tossicodipendenti.

33.507 reati, ossia il 20,33% del totale dei reati ascritti alla popolazione detenuta, sono stati commessi in violazione della legge sulla droga. La metà dei tossicodipendenti risulta essere in carcere per detenzione di sostanze stupefacenti e piccolo spaccio. L’altra metà per reati diversi, di solito contro il patrimonio, ma strumentali all’esigenza di procurarsi droga per uso personale.

In dieci anni la popolazione detenuta tossicodipendente è aumentata di 7141 unità, anche se i numeri assoluti e percentuali più alti si sono riscontrati negli anni immediatamente successivi alla approvazione della legge proibizionista Iervolino-Vassalli del 1990.

I detenuti siero positivi sono 1459 e di questi l'86,77% è costituito da tossicodipendenti. I detenuti affetti da aids conclamato sono ancora 128, nonostante la recente legge che introduce misure alternative al carcere per i detenuti affetti da sindrome Hiv. Nel secondo semestre del 2000 64 tossicodipendenti hanno potuto fruire del rinvio di esecuzione alla pena. 41 hanno visto revocata la loro misura cautelare, 108 sono state poste agli arresti domiciliari.

Secondo una indagine a copertura parziale la classe di età più rappresentata è quella fra i 30 e i 39 anni (oltre il 45% del totale), mentre il 33,28% è composto da tossicodipendenti fra i 20 e i 29 anni. La sostanza maggiormente assunta è l'eroina. I detenuti in trattamento metadonico continuano ad essere molto pochi, e precisamente 1293, con alcune punte minime particolarmente allarmanti (0 in Basilicata, 6 in Calabria e nel Molise, 12 nelle Marche).

 

3.5. Gli internati negli Ospedali psichiatrici giudiziari

 

1.265 (di cui 89 donne) sono le persone internate in 6 ospedali psichiatrici giudiziari o nelle sezioni di osservazione psichiatrica degli istituti di pena. 651 vi sono entrati perché prosciolti dal reato commesso, ma ritenuti socialmente pericolosi, 114 dopo aver scontato la detenzione in una casa di cura e custodia; 243 sono i casi di applicazione provvisoria di misura di sicurezza, 97 quelli di infermità psichica sopravvenuta del condannato, 62 i minorati psichici. Si sa quando si entra in un ospedale psichiatrico giudiziario, ma non si sa quando se ne esce. Infatti sono ben 25 le persone che sono in opg per motivi non specificati. Ossia di loro non si conosce l'anamnesi giuridico-psichiatrica.

Castiglione dello Stiviere, Montelupo Fiorentino, Aversa, Napoli, Reggio Emilia, Barcellona Pozzo di Gotto sono i 6 OPG.

Nonostante siano stati diversi i progetti di legge diretti a rivedere il doppio binario di detenzione, nonostante vi sia stato il superamento definitivo dei manicomi, nonostante da più parti si continui ad affermare che il trattamento terapeutico debba prevalere rispetto alla mera custodia, gli ospedali psichiatrici giudiziari continuano ad esistere come luoghi di mera custodia della sofferenza mentale.

 

(luglio 2001)

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