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Newsletter numero 17 dell'Associazione "Antigone" a cura di Nunzia Bossa e Patrizio Gonnella
L’Editoriale di Franco Misto
Droghe, legge Fini: una legislazione anti-storica
È opinione comune, convalidata sul piano scientifico e accertata sul piano storico,che un’area critica ed "a rischio" del diritto penale sostanziale (e processuale) è emersa ed emerge, in generale, quando si creano forti interrelazioni della penalità con le scienze dell’uomo, in particolare sono note le polemiche con la psichiatria, la psicologia, la psicoanalisi, le scienze dell’educazione e da ultimo, con le scienze delle dipendenze. Ogni accentuazione di quell’ibrido innesto tra penalità e terapia, già presente nella nostra legislazione sugli stupefacenti, rende quell’intreccio, non solo antistorico, ma anche erosivo, sia dello "statuto" della penalità che dello "statuto" delle altre scienze, nonché perverso e criminogeno per il "paziente"- autore di reato. Le principali aree di intersezione tra penalità e terapia in materia di tossicodipendenze, trovano il loro fulcro sul terreno della libertà personale e quindi, in particolare, nell’interpretazione e nell’applicazione degli artt. 89 e 94 del Testo Unico sugli stupefacenti, relativi rispettivamente ai "Provvedimenti restrittivi nei confronti dei tossicodipendenti o alcool-dipendenti che abbiano in corso programmi terapeutici", ed all’"affidamento in prova in casi particolari". L’analisi dell’impianto generale ed in particolare, di alcuni articoli del disegno di Legge n°2953 (la c.d. proposta Fini, comunicata alla Presidenza del Senato il 10 maggio 2004) dimostra, senza alcuna necessità di avversione preconcetta, che si tratta di una legislazione speciale finalizzata, non solo, a riportare la nostra legislazione, già di per sé inadeguata, alla fase pre-referendaria, ma anche a radicare la penalità più a fondo, fino alle condotte inoffensive. La conferma del fatto che si tratta di una legislazione speciale balza agli occhi naturalmente, per l’elefantiasi della carcerazione prevista ed auspicata, ma ancor più, dalla modifica di norme penali sostanziali e processuali di organica collocazione sistematica e di collaudata applicazione giurisprudenziale. Si vorrebbe sanzionata perfino la condotta riferibile ad un’alterazione psichica transitoria, con un aumento della penalità, consistente dapprima, in una pena pecuniaria (tale pena, come dimostrato dalla criminologia, è criminogenetica),e poi passando alle sanzioni detentive. Un apparato disciplinare dunque, speciale per i tossicodipendenti, perbenista ed autoritario sul piano sociale. Sostengo fondatamente poi, una valutazione negativa sulla rozzezza di ingegneria sociale, quale humus del progetto, se solo mi limito ad apprezzare lo scenario globale, caratterizzato altresì da paternalismo e privatizzazione, al punto da alterare alcuni nodi teorici della concezione dello Stato Sociale, fino ad intaccare la visione liberale dello Stato. Penso, ad esempio, al mutamento del rapporto tra il medico e la Legge, in generale, e, specificamente, al mutamento della concezione della terapia (art. 84 ddl. modif. art. 122, II ter T.U.), laddove si prevede soltanto (naturalmente si dice "si tende a", ma è previsto per legge) la terapia a scalare, escludendo quella di mantenimento. Uno scenario fosco che supera la stessa odiosità di cui è intrisa la nuova configurazione degli illeciti penali. Il progetto di diritto penale (massimo) insito nel disegno di legge appare, peraltro, contrastante con le enunciazioni e l’articolato del Progetto del nuovo Codice Penale elaborato per D.M. del 23 Novembre 2001, dalla Commissione Nordio. L’argomento di base è l’equiparazione delle droghe fino alla punizione del consumo, dando per noto il confine mobile tra consumo e detenzione. Prima di tutto credo che si ponga una questione più generale e fondamentale: quella della legittimità costituzionale di una Legge che ripristina sia i principi ispiratori, sia la dizione formale della Legge n° 162 del 1990, parzialmente abrogata dal referendum del 1993. Quindi, un problema generale è quello dei rapporti tra referendum e potere legislativo ordinario. Per inquadrare correttamente la questione appena posta, occorre premettere che la Corte Costituzionale con la Sentenza n. 68 del 1978 ha stabilito che una disciplina non è nuova "quando non modifica né i principi ispiratori della precedente, né i contenuti dei singoli precetti, essendo, cioè rilevante il comune principio che si ricava dalla disciplina, ed irrilevante invece, la mera apparenza". Naturalmente, non è questa la sede per discutere della natura giuridica del referendum e, quindi, la tesi dell’equiparazione del referendum alla legge ordinaria, sostenuta dal Crisafulli, oppure della superiorità o del "plusvalore democratico del referendum", sostenuta dal Baldassarre; basta richiamare il principio enunciato dalla Corte Costituzionale(n°468 del 1990), per cui il Parlamento non può ripristinare la normativa abrogata dal corpo elettorale. L’altra precisa indicazione è, appunto, quella contenuta nella Sentenza n. 468 del 1990 della Corte Costituzionale, sulla nota questione della responsabilità dei magistrati in relazione all’art.36 del Codice di procedura civile, in cui si dice: "Si deve qui richiamare la peculiare natura del referendum, quale atto-fonte dell’ordinamento. A differenza del legislatore che può correggere o addirittura disvolere quanto ha in precedenza stabilito, il referendum manifesta una volontà definitiva ed irripetibile". Ci sono, quindi, più argomenti per sostenere che sul nuovo ddl. pesi una grossa ipoteca di carattere costituzionale. Si tratta di una legislazione in odio al referendum del 1993. Nei giorni scorsi l’amministrazione penitenziaria ha organizzato un convegno sulle tossicodipendenze. È stato pubblicizzata una esperienza, quella milanese, come se fosse la bella vetrina delle politiche ministeriali. In realtà il modulo protocollare di stabile collaborazione tra Sert, Comunità, Tribunale nei processi per direttissima a carico dei tossicodipendenti in stato di arresto è stato varato ed avviato da anni a Milano tanto che fu inserito nel protocollo di Intesa tra Ministero e Regione Lombardia quando direttore generale era Sandro Margara. Protocollo poi cancellato da Castelli d’accordo con Formigoni. Fu il sottoscritto a presentare tale progetto alla terza conferenza nazionale sulla droga a Genova; sempre il sottoscritto a parlarne su riviste specializzate. Quel progetto aderiva ad una visione decarcerizzante e oggi si pone in contrasto inconciliabile con il ddl Fini.
Osservatorio Parlamentare a cura di Francesca D’Elia
Ordinamento giudiziario: verranno riesaminate le sole parti oggetto dei rilievi di Ciampi
In data 26 gennaio 2005, l’Assemblea di Palazzo Madama, approvando la questione pregiudiziale proposta dalla Commissione Giustizia in relazione all’Atto Senato 1296-B/bis "Delega al Governo per la riforma dell’ordinamento giudiziario", ha deciso di limitare il nuovo esame, richiesto da Ciampi nel suo messaggio alle Camere del 16 dicembre scorso, alle sole parti del provvedimento che sono oggetto dei rilievi del Presidente della Repubblica. La maggioranza ha sostenuto che i rilievi contenuti nel messaggio in realtà non investirebbero l’impianto generale della riforma, e che quindi sarebbero possibili miglioramenti tali da escludere qualsiasi ipotesi di incostituzionalità della normativa. Nel dibattito al Senato, sono risultate quindi precluse le tre questioni pregiudiziali illustrate dai sen. Calvi (DS), Dalla Chiesa e Manzione (Margherita), che proponevano, al contrario, di estendere la discussione al complesso delle disposizioni in quanto i punti critici evidenziati nel messaggio del Capo dello Stato investirebbero invece il complesso dei rapporti tra potere Esecutivo e Magistratura, nonché i poteri del Consiglio superiore della magistratura, e dunque le garanzie di indipendenza e di autonomia della stessa. Il testo è quindi tornato all’esame della Commissione Giustizia (in sede referente) del Senato. Vale la pena ricordare che, nel suo messaggio alle Camere in relazione al provvedimento sull’ordinamento giudiziario, il Presidente Ciampi aveva sottolineato la sussistenza di due errori materiali, l’insufficiente copertura finanziaria delle Scuole Superiori della Magistratura, nonché la violazione, da parte di alcune disposizioni del provvedimento, degli artt. 101 ("i giudici sono soggetti soltanto alla legge"), 104 ("la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere"), 105 (definizione dei poteri del CSM), 110 (definizione delle attribuzioni del Ministro della Giustizia, limitate -" ferme le competenze del Consiglio Superiore della Magistratura"- all’organizzazione e al funzionamento dei servizi relativi alla giustizia), 112 (obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale) della Costituzione, chiedendo una nuova deliberazione sul provvedimento. La (ex) pdl Cirielli all’esame della Commissione Giustizia del Senato: la vera controriforma dell’ordinamento penitenziario che…contiene un svista tecnica. L’Atto Senato 3247 in tema di "Modifiche al codice penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostanze di reato per i recidivi" contiene una svista tecnica che, probabilmente, richiederà un passaggio ulteriore del testo alla Camera dei Deputati. Il provvedimento - attualmente all’esame della Commissione Giustizia di Palazzo Madama - prevede all’articolo 10 (che regola il regime transitorio) che "La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e, salvo che le disposizioni vigenti siano più favorevoli all’imputato, si applica ai fatti commessi anteriormente a tale data e ai procedimenti e ai processi pendenti alla medesima data". In particolare, mancherebbe la congiunzione anche ("si applica anche ai fatti commessi...") che renderebbe inapplicabile la normativa per il futuro. Quasi (si potrebbe dire…) un segno per sollecitare un ripensamento su questo provvedimento che, oltre ad essere assolutamente eterogeneo per materia di intervento, in un colpo solo rischia di determinare guasti gravissimi al vigente sistema sanzionatorio e presenze record di detenuti nelle nostre carceri. Sulla scia del modello americano e, comunque, delle politiche della "tolleranza zero" (riprese peraltro in modo becero nel testo approvato dalla Camera e ora all’esame della Commissione Giustizia del Senato), si prevede infatti l’aumento di pene per grandi, ma anche piccoli crimini, lo stravolgimento dell’istituto della recidiva e, più in generale, l’inasprimento del regime penitenziario in termini di concessione delle misure alternative e benefici (obbligando i recidivi, ad esempio, a periodi di detenzione più lunghi prima della concessione). È la fine della legge Gozzini per tutti i recidivi, a prescindere dal reato commesso. A questi, in quanto tali, nel caso di nuovo delitto non colposo, potrà essere aumentata la pena di un terzo (ora: fino a un sesto), e fino alla metà (ora: fino a un terzo) nel caso in cui il nuovo delitto sia dello stesso tipo del precedente, o comunque se, ad esempio, commesso nei cinque anni successivi alla prima condanna (art. 4 del testo che modifica l’art. 99 c.p.). Ma vi è di più. Se solo si considera che in alcuni casi gli aumenti di pena diventano obbligatori, e che il reato di evasione - anche dagli arresti domiciliari - esclude ogni beneficio ai recidivi per tutta la vita (art. 7 del testo che modifica l’art. 58-quater dell’Ordinamento Penitenziario), ben si capisce quali saranno gli effetti nefasti sul già malmesso sistema penale e penitenziario. Sono circa 16 mila i detenuti (dei 56 mila presenti nelle nostre carceri) condannati a meno di cinque anni di carcere; a loro, quasi tutti pluri-recidivi, verrà negata del tutto o in parte l’applicazione della Gozzini. È plausibile poi che un 80% degli attuali 32 mila condannati in via definitiva, sia anch’esso composto da recidivi: gli aumenti di pena, dovuti all’applicazione della recidiva, si potranno sostanziare nei termini, più o meno, di un terzo rispetto agli anni di galera ad oggi inflitti, generando una crescita di presenze carcerarie pari a 10 mila unità. Una vera e propria "bomba legislativa", dunque, e a prescindere dalle norme pure contenute nel testo che intervengono sulla prescrizione; anche perché, non appena la legge dovesse andare a regime, i numeri si moltiplicherebbero ulteriormente, così segnando drammaticamente la già allarmante condizione di sovraffollamento in cui versano le carceri del nostro Paese.
Venezia rilancia: le detenute "faranno impresa", di Paola Bonatelli
Nuove opportunità di lavoro, e quindi di un reale reinserimento, per le detenute e le ex-detenute del carcere femminile di Venezia-Giudecca. Lo hanno annunciato nei giorni scorsi, in un incontro tenutosi presso la sala del Consiglio comunale di Ca’ Farsetti a Venezia, operatori sociali, dirigenti dell’amministrazione penitenziaria e rappresentanti degli enti locali, riuniti per presentare due progetti che produrranno una forte ricaduta economica e occupazionale, offrendo alla città - come ha sottolineato la presidente del Consiglio comunale Mara Rumiz - la straordinaria opportunità di mettersi in relazione con chi è cittadino veneziano per una parte della sua vita. Nati grazie ad un efficace lavoro di rete che coinvolge le varie amministrazioni e gli enti collegati, il mondo della cooperazione sociale e le aziende, e resi possibili - come tutti gli interventi hanno ricordato - dall’attenzione e dalla sensibilità dimostrata dagli operatori penitenziari, in primis la direttrice degli istituti Gabriella Straffi, la "Lavanderia Solidale" con marchio di qualità, nata dal potenziamento della lavanderia già in attività presso la Casa di reclusione della Giudecca, e il progetto Equal-II fase "R.J.USC.I.RE" (Riqualificarsi on the Job per riuscire in un inserimento regolare), hanno tutte le carte in regola per diventare progetti-pilota. La lavanderia, finanziata dal Ministero di Grazia e Giustizia e data in comodato d’uso alla cooperativa sociale "Il Cerchio", attualmente fornisce il servizio di lavaggio, stiro e sanitizzazione della biancheria ai tre istituti penali veneziani (oltre alla reclusione femminile, la Casa circondariale maschile e la SAT-Servizio a custodia attenuata) per un totale di 2.000 kg al mese. Il nuovo finanziamento, cui hanno concorso Regione Veneto, Provincia e Comune di Venezia, consentirà di portare a 150 kg al giorno la capacità della lavanderia, che diventerà l’unica a livello industriale nel centro storico di Venezia: "Questo significa - spiega Gianni Trevisan, presidente de "Il Cerchio", che con Michele Molin ha presentato l’iniziativa a Venezia - che entriamo nel mercato: cinque alberghi ci hanno già chiesto le tariffe e, naturalmente, i posti di lavoro aumentano. Intanto saranno quattro le nuove addette alla lavanderia, oltre alle quattro che già ci lavorano, ma il nostro obiettivo sono dieci posti di lavoro in più". Il progetto Equal "RJUSCIRE", presentato da Maria Ida Biggi, vuole fornire alle donne provenienti da percorsi penali - secondo le indicazioni europee - competenze distintive e originali, che le rendano qualificate, in grado di reggere il mercato e di formare imprese autonome, sia nel settore del restauro e conservazione dei costumi d’arte che nella creazione di abiti originali. Un modo per offrire alle utenti (circa quaranta tra detenute ed ex detenute) la possibilità di realizzare prodotti dal valore intrinseco, quindi non legato a scopi o principi di ‘socialità’ dei committenti, attraverso un modello che può essere replicato e applicato in autonomia. Il progetto prevede diverse fasi: - ricerca, didattizzazione dei materiali e creazione di una serie di e-books e di sito sui principali temi della ricerca; - una fase formativa rivolta alle detenute con un piano personalizzato fino all’acquisizione della qualifica di operatore del settore moda, di un eventuale diploma post-qualifica o di scuola media superiore con possibilità di accedere all’università, oltre a stage formativi presso aziende esterne o presso la sartoria interna; - una fase formativa rivolta agli operatori, per sviluppare nuove competenze sia nel rapporto con i detenuti che con gli altri operatori; - una fase informativa rivolta alle aziende, con l’avvio di uno Sportello per la semplificazione delle pratiche amministrative e per la diffusione delle agevolazioni nel caso di assunzione di detenuti e ex-detenuti; - una fase di accompagnamento rivolta alle detenute, con attività miranti ad aumentare le competenze relazionali; - una fase di sviluppo di un’ "Impresa Formativa Simulata", in cui le detenute lavoreranno al restauro dei costumi e realizzeranno una propria collezione; Partner del progetto sono: l’Istituto superiore Ruzza-Pendola di Padova, istituto professionale per la moda specializzato nel costume d’arte e gestore di una rete interistituzionale; la cooperativa sociale "Il Cerchio", che gestisce la sartoria all’interno del carcere, un laboratorio all’esterno e un negozio in cui si vendono le creazioni delle detenute (abiti su misura e accessori, tutti realizzati con tessuti di pregio); la Edimar di Padova, che si occupa di reinserimento occupazionale, con particolare attenzione verso le tradizioni del territorio e le opportunità locali; la Fondazione Giorgio Cini, che collaborerà dal punto di vista della ricerca sul Costume dell’Arte e della trasmissione dei materiali fruibili; la Fondazione del Teatro La Fenice, che si propone come committente per i propri costumi, attualmente conservati in magazzini e bisognosi di restauro; il Comune di Venezia, che si occuperà della pubblicizzazione e promozione del progetto, dedicandovi una sezione del proprio sito e ospitando un sito di e-commerce, oltre ad organizzare mostre-mercato e iniziative di vario genere. A sostegno del progetto sarà creato anche un e-magazine, rivista elettronica di moda. Il progetto si raccorderà ad iniziative già in corso, utilizzando la rassegna stampa realizzata dalla redazione di "Ristretti Orizzonti" nella Casa di reclusione maschile di Padova con il sostegno dell’associazione "Il Granello di senape".
Le Iniziative di Antigone a cura della Redazione
Lunedì 7 e martedì 8 febbraio, a Bologna (Sala Europa - Palazzo dei Congressi) si terrà una Conferenza per un progetto delle "Regioni sulle dipendenze" a cura del Cartello nazionale "Non incarcerate il nostro crescere", per valutare come le Regioni hanno declinato le loro competenze nell’ articolazione di politiche e nell’organizzazione dei servizi e degli interventi in materia di tossicodipendenze. Questo confronto istituzionale sarà accompagnato da sessioni tematiche all’interno delle quali i professionisti del settore potranno confrontarsi. La Conferenza sarà chiusa da una tavola rotonda di confronto politico. Aderiscono al Cartello: Cnca-Coordinamento Nazionale Comunità Di Accoglienza, Cgil, Cisl, Comunità San Benedetto Al Porto (Ge), Cnnd-Coordinamento Nazionale Nuove Droghe, Erit-Italia, Federserd, Forum Droghe, Forum Permanente Del Terzo Settore, Gruppo Abele, Itaca Italia, Lila, Saman, Uil, Acli, Agesci, Alea-Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e i comportamenti a rischio, Associazione Antigone, Arci, Arci Ragazzi, Centro Nazionale Per Il Volontariato, Exodus, Feder Italia, Fuoriluogo, Libera, Magistratura Democratica, Movi-Movimento di Volontariato Italiano, Acadia – Rete Italiana dei Centri di Documentazione sulle Dipendenze, Scs/Cnos (Salesiani). Programma:
Lunedì 7
9.30 Apertura lavori: Gianluca Borghi e Don Luigi Ciotti 10.00 - Sessione plenaria: Le politiche e gli interventi delle Regioni sulla tossicodipendenza. Per il Cartello, dialogano con gli Assessori regionali: Maurizio Coletti, Maurizio Fea. Saranno presenti: Ezio Beltrame, Adriana Buffardi, Nerina Dirindin, Gaia Grossi, Enrico Rossi, Marcello Secchiaroli. È stata invitata Anna Teresa Formisano Assessore Politiche sociali Regione Lazio. 12.30 - Il Cartello presenta le proprie ragioni, intervento di Riccardo De Facci 13.30 - Pausa pranzo 14.30 - Sessioni parallele: Legalità, giustizia e legislazione. Coordina: Achille Saletti. Animano: Giampaolo Zancan, Francesco Misto. Giovani e codici del piacere. Coordina: Claudio Cippitelli. Animano: Roberto Drago, Marco Battini, Renato Bricolo, Stefano Bertoletti, Rita Gallizzi. I servizi di prossimità tra riduzione del danno e bisogni sociali. Coordina: Edo Polidori Animano: Lorena Splendori, Stefano Carboni, Susanna Ronconi. I servizi per le dipendenze in un welfare in trasformazione. Coordina: Pietro Fausto d’Egidio. Animano: Stefano Vecchio, Guglielmo Masci, con gli interventi programmati delle Regioni Emilia - Romagna, Marche e Toscana
Martedì 8
9.30 Sessioni parallele: Carcere, consumi e dipendenze. Coordina: Stefano Regio. Animano: Alessandro Margara, Stefano Anastasia, Sandro Libianchi, Umberto Nizzoli. La comunicazione tra scienza e mistificazione. Coordina: Grazia Zuffa. Animano: Stefano Trasatti, Fabrizia Bagozzi, Guido Blumir, Pierpaolo Pani. Le comunità come luoghi di libertà. Coordina: Teresa Marzocchi. Animano: Anna Addazzi, Felice Di Lernia, Augusto Consoli, Don Vinicio Albanesi. Consumo, consumatori e sistemi di intervento. Coordina: Leopoldo Grosso. Interventi programmati da Confini zero. 14.30 Sessione plenaria. Sintesi dei lavori delle sessioni parallele: Giuseppe Vaccai. Tavola rotonda - Saranno presenti: Vittorio Agnoletto, Rosy Bindi, Marco Boato, Giancarlo Caselli, Franco Corleone, Guglielmo Epifani, Don Antonio Mazzi, Livia Turco. È stato invitato Nicola Carlesi, Capo Dipartimento nazionale politiche antidroga. Concludono: Lucio Babolin e Gianluca Borghi. Per informazioni: Segreteria organizzativa Assessorato Politiche sociali Mila Ferri, Franca Francia, Nicoletta Baldi. Tel 051 6397476 6397480 6397479, e-mail: miferri@regione.emilia-romagna.it; ffrancia@regione.emilia-romagna.it; nbaldi@regione.emilia-romagna.it . Indicazioni: in treno, dalla stazione ferroviaria, autobus n. 10, 35, 38. In auto, dalla tangenziale uscita n. 8.
Giovedì 10 febbraio ore 17, a Roma, presso la Sala Blu dell’Assessorato al lavoro del Comune di Roma, Lungotevere dè Cenci 5, seminario a cura di Antigone: Verso le nuove Regole penitenziarie europee. Ne discutono Patrizio Gonnella e Mauro Palma. Martedì 8 marzo ore 17, a Roma, presso la Sala Blu dell’Assessorato al lavoro del Comune di Roma, Lungotevere dè Cenci 5, seminario a cura di Antigone: Idee per nuove politiche europee su donne,carcere e reinserimento socio-lavorativo. Ne discutono Laura Astarita e Susanna Marietti.
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