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Prostituzione e tratta delle persone
La prostituzione è presente nei temi di cui si occupa il Gruppo Abele, sin dall’inizio. Oltre trent’anni fa, infatti, uno dei primi interventi fu quello nell’Istituto di rieducazione femminile di Torino: il Buon Pastore, con le ragazze che lasciavano la strada. In quegli anni il Gruppo Abele gestiva una comunità-appartamento per ragazze che volevano uscire dal "giro". Da allora sono state molte le persone seguite, nella discrezione più assoluta, e con interventi variegati. Negli anni ragazzi e ragazze tossicodipendenti che si prostituivano per procurarsi la droga, transessuali che non avevano che la strada come unica possibilità per guadagnare i soldi per il cambiamento di sesso, donne straniere che sulla strada hanno contratto l’AIDS fino al fenomeno più recente che vede nel traffico di persone, in particolare donne e minori, uno dei traffici criminali più pericolosi e redditizi. Accanto ad un’attività di accoglienza in strutture (per molti anni inserendole in varie realtà e con gruppi e famiglie di appoggio) il Gruppo Abele ha collaborato con la propria unità di strada, a progetti specifici volti alla prevenzione della diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili. Il progetto prostituzione non è, però, solo accoglienza. Come tutte le iniziative del Gruppo Abele c’è sempre un intreccio continuo con progetti culturali e di impegno politico. Molto spazio in questo senso è stato dato all’informazione e alla formazione, con inchieste approfondite sul fenomeno, effettuate prima da "Aspe" e poi attraverso pubblicazioni monotematiche di "Pagine" e con corsi organizzati sia in ambito regionale che a livello nazionale con il Coordinamento nazionale della Caritas Italiana contro la tratta degli esseri umani. Accanto a ciò non è mancata l’attività di ricerca, realizzata dal Centro di documentazione, su tematiche specifiche (prostituzione e HIV). L’impegno politico ha visto la presenza del Gruppo Abele nel tavolo interministeriale che ha portato all’ideazione, e successiva approvazione, dell’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione. Ed è da questi percorsi intrecciati, di accoglienza, ma anche di impegno politico e culturale per costruire reti di solidarietà e leggi più adeguate, che è maturata la necessità di avere contatti sempre più continui con reti di giuristi. Da qui l’idea di istituire, nel 2002, uno sportello giuridico, con l’ASGI (e il contributo del Dipartimento per le Pari Opportunità e la Regione Piemonte), rivolto ad associazioni ed enti che lavorano su queste tematiche. Tutto questo per essere in grado di porsi come interlocutori sempre più presenti, anche in sedi istituzionali, per dar voce a coloro che, spesso, parlano sottovoce. I.N.T.I. - Non c'è giustizia senza "sapere"
L’idea nasce per dare una risposta concreta ad un’esigenza manifestata da più parti: avere una corretta e completa visione della legislazione, nazionale ed internazionale, a tutela delle vittime di tratta attualmente disciplinata all’art. 18 (D.L.vo 286, 25 luglio 1998) T.U. sull’immigrazione. I.N.T.I. è un servizio offerto alle realtà (associazioni, gruppi, enti locali) del pubblico e del privato sociale presenti sul territorio piemontese, impegnate nell’assistenza alle vittime di tratta e nell’attivazione di percorsi per un loro reinserimento sociale. I.N.T.I. fornisce strumenti per l’interpretazione della legge in materia d’immigrazione e per l’orientamento verso le strutture competenti, avvalendosi della ormai consolidata esperienza del lavoro di rete. L’iniziativa mira a far convergere gli sforzi, per risolvere i problemi legati all’applicazione della legge, individuando linee comuni da adottare. I.N.T.I. dispone di un archivio tematico (prostituzione, diritto di asilo, tratta della persone, tutela giurisdizionale ecc.). I.N.T.I. permette un accesso telematico ai testi normativi e giurisprudenziali nazionali ma anche europei (direttive, proposte di direttive, emendamenti alle proposte di direttive ecc.). I.N.T.I. offre consulenze, su appuntamento ed in giorni ed orari prestabiliti, avvalendosi della collaborazione di esperti dell’A.S.G.I. (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione).
I nostri servizi
Una linea telefonica dedicata, cui fare riferimento, nei giorni ed orari indicati, per ottenere informazioni, formulare richieste di moduli e materiali o fissare un appuntamento. Messa a disposizione del materiale giurisprudenziale (massime e sentenze) e legislativo (leggi, decreti, circolari e progetti di legge), nazionale ed internazionale, da noi raccolto ed archiviato. Servizio di orientamento nel disbrigo di pratiche legate a:
Numero Verde - 800290290
Il progetto ha l’obiettivo di informare sull’articolo 18 del Testo Unico sull’immigrazione (Decreto Legge 286 del 1998) che prevede il rilascio del permesso di soggiorno per le donne che decidono di uscire dalla prostituzione forzata, attraverso un percorso "giudiziario", (con denuncia degli sfruttatori) e un percorso "sociale" (senza denuncia per le donne che rischiano ripercussioni personali, o per la famiglia). Il Numero Verde è stato attivato nel luglio 2000 e dispone di 14 postazioni in tutta Italia. La postazione di Piemonte e Valle d’Aosta, che ha come referente istituzionale la Provincia di Torino, è gestita dal Gruppo Abele, che ha strutturato il servizio in tre unità: postazione telefonica (aperta dalle 15 alle 03 di mattina, tutti i giorni della settimana, festività comprese), sportello di accoglienza, colloqui, presa in carico e accompagnamento, e unità di coordinamento e rapporti con l’esterno. Alla gestione del centralino telefonico è affiancato un servizio di reperibilità e di prima ospitalità in un luogo protetto per accogliere le ragazze in caso di emergenza. Il progetto pone particolare cura nella formazione degli operatori impegnati nello stesso e nella ricerca di risorse per rispondere alle richieste di aiuto che vengono fatte. Oltre ai continui rapporti di collaborazione coi servizi pubblici, in particolare l’Ufficio stranieri del Comune di Torino e gli altri gestori di progetti relativi all’articolo 18 presenti nella regione Piemonte, molti i contatti con le associazioni e i gruppi del privato sociale e con le forze dell’ordine (carabinieri, polizia, Questure) e con la magistratura, sia territoriali che a livello nazionale. Fra le telefonate molte le ragazze nigeriane (oltre il 50% delle chiamate), ma anche molte donne provenienti dai Paesi dell’Est (in continuo aumento). Da non dimenticare i clienti che chiedono informazioni, e spesso accompagnano ragazze ai colloqui, e le donne italiane che chiedono aiuto. Informazione, formazione e sostegno per operatori
"Reinserimento sociale di persone straniere immigrate vittime di abuso e sfruttamento" è il titolo del progetto attivato dal Gruppo Abele nel luglio 2001, in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Piemonte, che aveva due obiettivi: l’attivazione di iniziative di formazione gratuite, articolate su due livelli (primo livello e formazione permanente), per operatori sociali, forze dell’ordine e privati cittadini, e lo sviluppo di una rete di sostegno, non solo economico, a nuove realtà territoriali, per "liberare" nuove risorse di accoglienza sul territorio.
Comunicazione e formazione
Le iniziative di formazione hanno mirato a coinvolgere direttamente i diversi interlocutori anche attraverso l’utilizzo della stampa (agenzie, radio, tv, giornali) nonché con l’attivazione di "moltiplicatori" già presenti sul territorio. Il risultato sono state circa 700 iscrizioni ai tre moduli formativi. Ogni corso era provvisto di tutors che seguivano i corsisti durante le giornate seminariali e per l’intero iter formativo. I partecipanti ai due corsi di primo livello sono stati operatori di organizzazioni del pubblico, del privato e delle Forze dell’Ordine. La provenienza dei corsisti ha coperto tutte le province del Piemonte. Hanno inoltre partecipato operatori provenienti da Lombardia, Liguria, Lazio e Sicilia. Per quanto riguarda i relatori, molto variegata la provenienza e la professionalità degli stessi: avvocati, magistrati, rappresentanti delle Forze dell’Ordine, operatori del Pubblico e del privato sociale, mediatrici culturali e rappresentanti di organizzazioni internazionali. Agli operatori già impegnati sul territorio piemontese è stato proposto un ciclo d’incontri di formazione permanente. Nell’anno 2001 si sono tenuti i primi tre incontri, incentrati sui seguenti temi: "Il ruolo della donna e della famiglia nelle diverse culture. Affettività e sessualità anche alla luce dell’esercizio della prostituzione"; "Il disagio psichico in molte migranti dedite alla prostituzione. Ruolo delle religioni di appartenenza e riti voodoo"; "Il ruolo delle organizzazioni criminali nel traffico di esseri umani".
Materiali prodotti
All’interno del progetto è stato ideato e pubblicato il testo "Questa è la legge", una sorta di agenda legale, realizzata in collaborazione con l’A.S.G.I. (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) che raccoglie e riporta i testi integrali di molte leggi, regolamenti, circolari e norme nazionali e internazionali su immigrazione, prostituzione e minori.
Interventi di aiuto e sostegno
Il progetto prevede anche l’attivazione di interventi di aiuto e sostegno a donne che chiedono aiuto nel percorso di uscita dalla prostituzione forzata. Molti gli accompagnamenti in ospedale, presso i servizi sociosanitari, l’A.S.G.I. e le Questure. Accanto a ciò, tramite il progetto si è provveduto in alcuni casi a sostenere, in altri ad attivare, nuove iniziative di accoglienza. Un’équipe apposita ha seguito vari progetti territoriali ai quali è stato offerto anche un contributo economico. Il lavoro al centro
Costruire un’esperienza nell’ambito dell’inserimento lavorativo delle donne adulte straniere, vittime della tratta, ha richiesto in prima istanza un’approfondita conoscenza della loro cultura, dei luoghi di provenienza e delle loro storie personali. Accanto a ciò è stato necessario verificare l’effettiva disponibilità del mondo del lavoro ad includere, nei processi produttivi, donne che portano con sé l’esperienza del lavoro di strada, anche se coatto. La ricerca della risorsa lavorativa è stata fatta dapprima a largo raggio e poi ristretta alle piccole aziende e alle attività artigianali (parrucchieri, pasticceria, pastifici, ristoranti). Queste attività, infatti, si sono rivelate le più interessate e disponibili a fare formazione, trasmettendo alle donne capacità e conoscenze e a mettersi in relazione con persone che spesso non hanno mai svolto una vera e propria attività lavorativa nel Paese d’origine e con le quali è quindi possibile cominciare da zero. Le donne che trovano maggiori opportunità dal punto di vista lavorativo provengono prevalentemente dai Paesi dell’est (Moldavia, Romania, Albania) e hanno età comprese tra i 18 e i 27 anni, bassa scolarità, una vivace intelligenza e nessuna o quasi esperienza lavorativa nel Paese d’origine. Queste ragazze hanno dimostrato una buona predisposizione all’apprendimento della lingua italiana e dopo essersi definitivamente staccate dal lavoro coatto di strada, hanno dimostrato una forte adesione al progetto lavorativo. Più difficoltoso è l’inserimento nel mondo del lavoro per le donne provenienti dalla Nigeria, dovuto ad una cultura molto lontana da quella europea e alla fatica dell’apprendere la lingua italiana. Per loro si cercano lavori più semplici e ripetitivi, anche perché faticano di più a comprendere le nostre logiche lavorative e, di conseguenza, i tempi di inserimento devono essere più lunghi. L’inserimento lavorativo è stato effettuato mediante l’erogazione di borse lavoro di 6/9 mesi. I risultati ottenuti fino ad oggi sono buoni e l’evoluzione del progetto è stata, quasi per tutte, l’assunzione al termine della borsa lavoro. Fondamentale il sostegno di tutors (del Consorzio Abele lavoro) che verificano mensilmente le varie fasi dell’inserimento, le relazioni con il datore di lavoro e i colleghi, le capacità produttive e l’adesione alle regole che il contratto prevede. Comunità Gabriela
E’ una comunità di pronta accoglienza, nata l’8 marzo 2001, per rispondere ai bisogni emersi dalle richieste pervenute al Numero Verde e per incrementare i posti disponibili nella città, vista la carenza di questo tipo di risorsa. Prima della nascita della comunità le donne che chiedevano al Numero Verde un’accoglienza di emergenza venivano inserite in strutture protette del Gruppo Abele, adibite ad altri tipi di accoglienza. Ben presto si è colta, però, l’esigenza di avere uno spazio più appropriato dove accogliere le donne con questo tipo di problematica: una vera e propria casa, accogliente e sicura. Il nome "Gabriela" viene dalla prima ragazza che il Gruppo Abele ha ospitato dopo l’avvio del Numero Verde. Era stata segnalata dalla Questura di Torino, dove un sabato pomeriggio si era presentata per denunciare il suo sfruttatore. La sua storia era simile a tante storie di donne provenienti dai Paesi dell’Est: partire con la speranza di guadagnare qualcosa per la famiglia. Per Gabriela e per tutte le altre donne come lei, prostitute e non, che subiscono violenze, si rendeva necessario un luogo dove fuggire, anche nel cuore della notte, per avere un momento di pausa, e dove riflettere sul proprio futuro. Un servizio aperto 24 ore su 24, tutti i giorni della settimana, festività incluse. Gabriela è quindi una comunità di fuga e di pronta accoglienza dove si pongono le basi per costruire poi, con le ragazze, un progetto di inserimento sociale. E’ aperta a donne in difficoltà che subiscono violenza, eventualmente con il loro bambino. I posti disponibili sono 6-7 al massimo. La comunità si propone di supportare e seguire le persone nella prima fase del loro percorso di uscita dalla vita di strada o da condizioni di difficoltà. In questo periodo, che dovrebbe essere breve, in vista dell’inserimento in un progetto specifico, le donne si abituano a ritmi di vita "normali" e sperimentano, nella condivisione, la gestione della casa. Non solo: è in questa fase che le donne vengono accompagnate presso i servizi per le visite mediche e il disbrigo di pratiche legate ai documenti di identità e al permesso di soggiorno. La comunità è gestita da operatori specificatamente preparati e da volontari che collaborano per attività diversificate, ed è previsto il supporto di mediatrici culturali. Per le donne accolte vengono organizzati brevi corsi ad hoc per imparare l’italiano, per conoscere l’uso del computer, della cucina italiana, ecc. Tutto ciò rappresenta, per le donne, l’inizio di un percorso faticoso e denso di incertezza, a volte anche di paura. Ma un percorso possibile, dove lo sfruttamento e la violenza vengono lasciati alle spalle. Molte di loro hanno trovato la forza di continuare, aiutate dalle tante realtà presenti sul territorio (del pubblico e del privato sociale), in un percorso fatto di formazione professionale, vita di comunità, inserimenti lavorativi.
Prostitute, prostituite, clienti. Che fare?
Il mondo della prostituzione e della tratta oggi è più che mai variegato. Al di là degli attori primi del fenomeno, e cioè coloro che si prostituiscono, sono prostitute/i e i loro clienti, coinvolge moltissime persone e componenti della società: chi lucra sul fenomeno e chi invece se ne occupa nel tentativo di intervenire sulla tratta degli esseri umani, sia aiutando le vittime della stessa, sia contrastando le organizzazioni criminali che gestiscono questo vergognoso mercato. Il volume offre uno sguardo sul tema della prostituzione e della tratta degli esseri umani a fini di sfruttamento sessuale a 360°, attraverso un'analisi particolareggiata delle diverse metodologie di intervento, dal lavoro di strada all'intervento di comunità, dalla mediazione culturale al sistema delle reti d'aiuto, dalle strutture d'accoglienza ai programmi di rientro e collegamento con i Paesi d'origine.
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