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Sportello informazioni e accesso ai diritti per immigrati detenuti intervento di mediazione culturale in carcere nella regione Emilia Romagna
Questo progetto regionale nasce da una constatazione dell’evoluzione della situazione carceraria negli ultimi anni; il carcere; come tutti gli altri ambiti della società, ha vissuto un mutamento di natura antropologica con l’arrivo degli immigrati. Nella Regione Emilia Romagna la presenza dei detenuti stranieri rappresenta circa il 40 % della popolazione carceraria complessiva; in alcuni casi come in quello della Casa Circondariale di Bologna la percentuale supera il 50 %. A fronte di questa situazione la Regione Emilia Romagna; in linea con un orientamento favorevole all’integrazione socio-culturale degli immigrati, in collaborazione con gli Enti locali e il privato sociale impegnato nelle azioni d’intervento a favore degli immigrati e dei detenuti, ha proposto un intervento sperimentale presso la Casa Circondariale di Bologna. In seguito alla sigla di un Protocollo d’intesa tra la Regione Emilia Romagna (Assessorato alla politiche sociali e familiari) e il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria (Ministero di Grazia e Giustizia) si costituisce un gruppo di lavoro con Regione, PRAP, Casa Circondariale di Bologna, CSSA e CSAPSA (Centro Studi Analisi Psicologia e Sociologia Applicate) che elabora un Progetto articolato in due livelli:
Sperimentazione Sportello - Casa Circondariale di Bologna
Il progetto sperimentale, avviato il 2 Dicembre 1998 si realizza attraverso l’apertura di un servizio informativo rivolto ai detenuti immigrati. L’attività dello Sportello svolge 4 funzioni:
1998-2000: Seminari regionali: Mediazione – Carcere – Immigrazione
Parallelamente alla sperimentazione nella Casa Circondariale di Bologna sono stati realizzati degli incontri seminariali a livello regionale con gli operatori penitenziari (polizia penitenziaria, educatori, assistenti sociali del CSSA, operatori e mediatori culturali degli enti locali). Sono stati affrontati in diversi seminari le tematiche legate agli interventi di mediazione culturale in generale e in specifico nell’ambito penitenziario. È stato preso in esame con gli operatori i primi risultati dell’andamento della sperimentazione nella Casa Circondariale di Bologna. Dal confronto tra gli operatori è emersa la presenza di diverse esperienze di lavoro con i detenuti stranieri nelle varie Case Circondariali della Regione. Gli stessi operatori chiedono anche un percorso di formazione più specifico su comunicazione interculturale e carcere. I seminari regionali sono diventati sia un’occasione di formazione che un’opportunità per costituire una rete tra le varie esperienze locali.
Costituzione della rete regionale degli Sportelli
Nel 2000 si costituisce un gruppo di pilotaggio regionale che comprende il gruppo tecnico della Regione, i rappresentanti dell’ Amministrazione penitenziaria e dei diversi Istituti, quelli del CSSA e degli Enti locali. Questo gruppo ha per compito di monitorare l’andamento del Progetto regionale, di creare un raccordo tra l’avvio differenziato degli Sportelli nei vari Istituti e di valutare il proseguimento degli interventi. Viene chiesto ad ogni realtà locale di elaborare un progetto. Verranno istituiti uno sportello in ogni Istituto (Bologna, Modena, Rimini, Forlì, Ravenna, Parma, Reggio Emilia, Piacenza, Ferrara). Il gruppo regionale diventa sia uno spazio di confronto che di orientamento del progetto; il metodo è quello di creare un sistema interattivo di valutazione permanente delle modalità di intervento, delle attività svolte, dei risultati e dei nodi critici. Questo gruppo ha anche ragionato sul ruolo e la funzione del mediatore culturale.
Obiettivi
Servizi
Parma
Attività
Numero di colloqui, dal 12 marzo 2001: 280
Tipologie di richieste dei detenuti
Forlì Attività
Numero di colloqui da marzo 2000: 100
Tipologie di richieste dei detenuti
Modena
Attività
Numero di colloqui:
Tipologie di richieste dei detenuti
Ferrara Attività
Numero colloqui dal 13 novembre 2000: 332
Tipologie di richieste dei detenuti
Ravenna Attività
Numero colloqui da marzo 2001: 76
Tipologie di richieste
Bologna Attività
Numero di colloqui dal 1999 al 31 maggio 2002: 1500
Tipologie di richieste dei detenuti
Rimini Attività
Numero di colloqui da marzo 2000: 603
Tipologie di richieste dei detenuti
Piacenza Attività
Numero di colloqui dal 1 gennaio 2002: 150
Tipologie di richieste dei detenuti stranieri
Reggio Emilia Attività
Numero di colloqui dal 17 luglio 2000 al 31 marzo 2002: 687
Tipologie di richieste
Corso di formazione in - out regionale sulla mediazione culturale in carcere
In seguito alla richiesta esplicitata dagli operatori durante i seminari regionali è stato presentato presso l’Assessorato alla formazione professionale un percorso formativo di 120 ore rivolto a tutti gli operatori penitenziari (agenti di polizia, educatori) agli operatori e mediatori degli Sportelli e agli assistenti sociali dei CSSA coinvolti nella realizzazione del progetto regionale. L’ENAIP dell’Emilia Romagna si occupò della parte gestionale. Il percorso formativo ha permesso agli operatori nell’anno 2000-2001 di approfondire le tematiche attinenti alla mediazione culturale con diversi moduli:
Indagine valutativa
Nel giugno del 2001 il gruppo di pilotaggio regionale si riunisce, per proporre una valutazione del progetto attraverso un’indagine qualitativa da realizzare nei vari Istituti. Viene proposto dal gruppo tecnico una bozza di questionario che viene integrata. Il questionario vuole capire come è vissuta la presenza dello sportello qual è il suo impatto e come viene visto dai vari attori penitenziari: direttori, polizia penitenziaria, educatori, operatori sanitari, assistenti sociali dei CSSA e anche operatori e mediatori culturali degli Enti locali coinvolti nella gestione degli Sportelli. I questionari sono stati presentati e somministrati in tutti gli Istituti; è stato individuato un campione del 10 % per la polizia penitenziaria. Sono stati compilati più di 320 questionari. La rielaborazione dei dati e delle risposte è attualmente in corso. Questa indagine permetterà alla Regione di comprendere l’impatto reale degli Sportelli e decidere come proseguire, modificare e sviluppare il progetto.
Riflessioni sulla figura e il ruolo del mediatore culturale
L’esperienza regionale ha permesso di riflettere sul profilo professionale del mediatore culturale e il suo ruolo. Intanto gli operatori della comunicazione culturale dovrebbe avere una serie di competenze trasversali ma anche delle competenze specifiche. Ci sembra di poter indicare alcune di queste competenze; competenze che sono spesso esperienziali ma che devono diventare professionali. Per esempio: per non ridurre il ruolo del mediatore a quello di interprete non basta essere un operatore proveniente dalla stessa area geo-linguistica dell’immigrato per essere in grado di gestire in termini di facilitazione i processi comunicativi. Non è detto che un marocchino per il fatto di essere un marocchino, sappia lavorare con altri marocchini. Per di più il mediatore di origine marocchina può trovarsi a lavorare con immigrati di altre provenienze geo-linguistiche e culturali. L’importante è che l’operatore della comunicazione interculturale abbia rielaborato in termini professionali, la propria esperienza migratoria. Da questo punto di vista non è escluso che degli italiani abbiano questi prerequisiti. L’Operatore della comunicazione interculturale o mediatore culturale ha come compito di produrre relazione d’aiuto in un contesto multietnico e pluriculturale. Deve facilitare la comunicazione, favorire l’accoglienza e l’accesso degli immigrati al sistema dei servizi sul territorio. Produce azioni comunicative per favorire una integrazione sociale rispettosa delle diversità e del pluralismo culturale. Una volta acquisito le competenze trasversali necessarie il mediatore deve diventare un esperto della comunicazione interculturale in un settore di attività specifico: per esempio l’ambito giudiziario. Diventa importante arrivare alla definizione di un profilo professionale giuridicamente formalizzato. Nel caso contrario questa figura rischia di rimanere ambigua, debole e poco chiara, sia rispetto al proprio ruolo che al proprio ambito contrattuale.
Profilo professionale del mediatore culturale o operatore della comunicazione culturale
Competenze trasversali
Saperi
Saper fare
Saper essere
I livelli di mediazione sono due:
Questi due livelli interagiscono in continuazione nella pratica comunicativa e la formazione ne deve tener conto.
Competenze specifiche
Per ambito d’intervento
Competenze specifiche dell’operatore della comunicazione culturale in carcere Saperi
Saper fare
Saper essere
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