Introduzione

 

Introduzione

 

In un’indagine come questa, potendo disporre di un esiguo numero di testi concernenti specificamente il rapporto tra gli extracomunitari e la sanzione penale, è stato necessario interpellare i soggetti direttamente coinvolti nei fenomeni sociali che abbiamo cercato di analizzare. Per limitare l’ampiezza della trattazione, l’indagine è stata circoscritta entro i confini del Tribunale di Firenze, istituzione al centro di processi emblematici di una trasformazione che investe tutta l’Italia. Per questa ricerca ho avuto piena collaborazione da parte della magistratura fiorentina, ma talvolta mi è stato chiesto (per comprensibili motivi, soprattutto fra i membri delle forze dell’ordine) di rispettare l’anonimato degli intervistati. Ho accolto dunque questa volontà e ho tutelato la privacy degli interessati per quanto concerne sentenze, ordinanze e decreti, la cui autenticità risulta peraltro garantita dalle indicazioni del numero di registro generale riportate in nota.

Sono stati consultati in totale circa cinquantamila documenti, fra sentenze, decreti e ordinanze, dal 1994 al 1998, riferiti sia ad italiani che ad extracomunitari, giacché solo da un confronto in parallelo poteva emergere la risposta, secondo me di grande interesse, relativa alla imparzialità o meno dell’applicazione della sanzione penale agli autoctoni e agli stranieri. I fascicoli di riferimento sono conservati in archivi diversi ed è stata quindi necessaria una successiva indagine per collegare tali documenti ai protocolli di appartenenza.

Va inoltre tenuto presente che al Tribunale di sorveglianza di Firenze vengono presentate istanze relative a misure alternative riferentesi a condanne comminate da preture e tribunali di altre sedi, in quanto la competenza degli organi di sorveglianza fiorentini è distrettuale. Le ordinanze di accoglimento, poi, indicano chiaramente a quale organo giudiziario si debba far riferimento per la condanna, mentre le ordinanze di rigetto non recano alcuna precisazione al riguardo. Di qui, dunque, la necessità di un supplemento d’indagine per limitare il più possibile l’analisi al territorio fiorentino, rispettando i criteri prefissati per questa indagine. Per quanto attiene ai permessi premio, invece, sono stati presi in considerazione solo i documenti dell’Ufficio di sorveglianza riguardanti il Carcere di Sollicciano, in base alla considerazione che l’importanza e l’ampiezza di questa struttura penitenziaria potevano offrire la più interessante varietà di casi e di situazioni. Dall’enorme numero di fascicoli che ho ricostruito, ho scelto come campione quelli che mi sono sembrati indicativi per disegnare, di volta in volta, il quadro più attendibile circa i rapporti fra il potere giudiziario e i suoi destinatari, non trascurando l’opinione degli educatori, delle forze dell’ordine e - attraverso queste - le aspettative dei cittadini.

Per realizzare il capitolo riguardante la fase processuale sono stati utilizzati fascicoli compresi nell’arco di tempo che va dal 1994 al 1998; per il capitolo inerente la fase esecutiva ho dovuto limitarmi ai fascicoli del 1998 perché, pur disponendo di ordinanze meno recenti, non mi è stato possibile ricostruire l’intera vicenda giudiziaria dei soggetti in questione, data la quasi impossibilità di accedere ai fascicoli pertinenti le ordinanze del Tribunale di sorveglianza. Essi infatti non si trovano in loco, ma sono sparsi nei vari archivi della città, l’accesso ai quali - al di là della difficoltà di dislocazione - è consentito solo sotto la stretta vigilanza di incaricati delle forze dell’ordine.

Per necessità di schematizzazione quest’indagine è stata concepita e articolata in tre parti. Il primo capitolo ha un carattere più marcatamente sociologico e si occupa dei principali aspetti della devianza da parte degli extracomunitari, cercando di distinguere semanticamente e giuridicamente fra immigrati regolari e irregolari. Ho cercato di capire che cosa si attendano gli immigrati dalla nostra società e quale sia la loro interazione con la realtà del nostro paese, tenuto conto delle difficoltà che tale integrazione comporta. Il dato che emerge segnala come da parte di tutti gli extracomunitari (intervistati) la nostra società viene immaginata, ma soprattutto pensata e colta (dato l’irradiamento raggiunto dalle telecomunicazioni) sotto la forma di un mito. Un mito in cui sembrano a portata di mano la ricchezza, il benessere e la libertà che ne consegue.

La società italiana ha subìto una massiccia immigrazione a partire da un paio di decenni, ed ancora oggi non è in grado di assorbire, specie in alcune aree, i flussi migratori che si riversano sulla penisola, con tutto il peso e il costo che un tale fenomeno comporta. Sulle reazioni della popolazione, che soprattutto paga il prezzo di questa integrazione mancata, influiscono in larga misura i media La popolazione chiede rassicurazione ed assistenza alle forze dell’ordine, ma queste non sono spesso altro che strumenti del potere politico ed obbediscono quindi a indirizzi e a logiche che spesso trascendono o non considerano le istanze da cui provengono.

Il secondo capitolo segue l’extracomunitario deviante durante l’iter processuale. Vedremo qui le cause principali e le modalità dell’arresto da parte delle forze dell’ordine in base al nostro Codice di procedura penale, che è fra i più garantisti in Europa. Tale garantismo, però, è talvolta inficiato e annullato dalla tendenza della Magistratura ad adagiarsi in uno standard che trova la sua ratio nella infinita iterazione dei reati, sempre uguali e quasi sempre di lieve entità, reati il cui numero è aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni. Questa ripetitività burocratica prescinde spesso, come vedremo, dalle concrete esigenze umane. Non solo gli interessati, quindi, ma anche alcuni magistrati avvertono e ribadiscono la necessità di una ‘umanizzazione’ dell’approccio giudiziario nei confronti dell’extracomunitario. Seguiremo poi la dinamica del processo penale, ove giocano un ruolo determinante attori quali gli avvocati e gli interpreti, che necessariamente vi si inseriscono. Quanto poi al reato in assoluto più diffuso fra gli immigrati, cioè lo spaccio di droga, si vedrà che l’ambito di discrezionalità sia delle forze dell’ordine che procedono all’arresto, sia della magistratura giudicante, può creare sperequazioni non solo fra autoctoni ed extracomunitari, ma addirittura fra straniero e straniero.

Nel capitolo terzo, riguardante la fase esecutiva, si è seguito per ogni paragrafo uno schema che sintetizza brevemente la norma, per commentarne poi lo spirito e interpretarne le finalità. Risalterà per esempio come la mancanza di lavoro e di punti di riferimento stabili nell’ambito sociale non consenta per gli immigrati irregolari l’applicazione di quelle misure alternative che l’Ordinamento penitenziario attualmente prevede. Fra tutte le varianti possibili alla detenzione, gli extracomunitari accedono, non con facilità ma con una certa frequenza, solo ai permessi premio e alla semilibertà, ma ciò avviene quasi esclusivamente grazie alle cooperative di lavoro che offrono loro un’occupazione, seppur momentanea, e un punto di riferimento abitativo. Mediante questa forma di cooperazione si pone in essere un duplice vantaggio: la ditta privata acquisisce manodopera a basso costo, il detenuto gode della semilibertà. Accade tuttavia raramente che l’impresa privata assuma in forma stabile il detenuto che vi ha prestato servizio, risultando più vantaggioso usufruire delle agevolazioni fiscali temporanee che lo Stato concede all’azienda disponibile ad allocare il condannato per quel limitato periodo. Resterebbe da analizzare il provvedimento della liberazione anticipata, ma le pene degli extracomunitari sono in generale troppo brevi perché essi possano adire a questa misura.

Per quanto concerne l’espulsione va detto che tale provvedimento, emesso nei confronti dei responsabili di comportamenti criminali, risulta difficile da attuare, come vedremo, per i problemi che insorgono circa l’accertamento dell’identità dei fermati e dei condannati, i quali dispongono spesso di un numero praticamente infinito di false generalità, tali da rendere impossibile accertare non solo l’identità del soggetto, ma anche la nazione di provenienza.

Si ravvisa la necessità, da parte dello Stato, di difendersi da questa che minaccia di essere una vera e propria invasione, data la ben nota impossibilità di sorvegliare le frontiere italiane, costituite da migliaia di chilometri di coste, e comunque nel quadro di strategie e programmi concordati e discussi al tavolo dei nostri partner europei, date inoltre le dimensioni non strettamente nazionali, ma internazionali che il problema dell’immigrazione assume in Europa e nel mondo. È il tema planetario che riguarda lo spostamento di grandi masse dai paesi poveri verso i paesi ricchi qui affrontato solo parzialmente nel suo aspetto giuridico.

Nel corso dell’indagine si è cercato di far parlare i documenti e gli attori di questo che è un vero e proprio dramma da cui spesso è difficile prendere le distanze sul piano umano.

 

 

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