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Aids e carcere, le regole anti-virus
Al ciclo di incontri hanno partecipato 50 persone. Un kit essenziale per evitare il contagio. Detenuti a lezione di igiene da volontari della Lila
Libertà, quotidiano di Piacenza, 11.02.2004
Le mura che circondano il cortile all’aperto del carcere delle Novate sono troppo alte per consentire a chi sta "dentro" di guardare oltre la dura realtà della detenzione: la scuola e le lezioni dispensate ai detenuti sono una valida alternativa all’ora d’aria, per cercare di mantenere un qualche contatto con il "fuori". In tanti, fra i reclusi nella casa circondariale cittadina hanno deciso di frequentare i corsi formativi interni al penitenziario, che da lunedì ad oggi hanno trattato di un argomento assai delicato: Aids, prevenzione del virus e interazione fra vita carceraria e sieropositività. Sono stati la Lila (Lega italiana per la lotta contro l’Aids) di Piacenza, in collaborazione con gli insegnanti dell’istituto "Italo Calvino" e la direzione del carcere ad organizzare una serie di incontri con cinque classi (medie ed elementari) formate da detenuti. La scuola dentro alle mura carcerarie è una realtà consolidata da diversi anni ormai, assai innovativo è invece l’avvio di laboratori educativi specifici, legati a tematiche che investono la salute e la qualità della vita di chi è costretto a trascorrere la maggior parte del proprio tempo all’interno di una cella. "La prevenzione del virus - spiegano Antonio Iacono ed Elena Prati, operatori della Lila - in un ambiente sociale così particolare passa attraverso anche piccole attenzioni e indicazioni igieniche essenziali, date per scontate da chi non sta in prigione. Ad esempio la raccomandazione di non scambiarsi un taglia-unghie senza pulirlo a dovere. Abbiamo cercato di parlare di Aids, - viene sottolineato - trasmissione della malattia, sieropositività, adattando le prescrizioni alla realtà carceraria: provando a fugare dubbi e paure immotivate che possono essere fonte di tensioni fra i detenuti". Il problema dell’Aids e del rischio di contagio nelle carceri è rimasto finora quasi un tabù, poiché le principali cause di trasmissione, il sesso e l’uso di droga, sono completamente banditi dai luoghi di detenzione: tuttavia il virus è una realtà con cui occorre fare i conti comunque, data l’alta percentuale di popolazione carceraria tossicodipendente e la vita contraddistinta da una promiscuità "forzata". "È praticamente impossibile - affermano gli operatori della Lila - disporre di dati certi sull’incidenza dell’Aids nei penitenziari, anche per comprensibili ragioni di privacy. Una tendenza di questi ultimi anni è però preoccupante: sempre meno detenuti scelgono di sottoporsi volontariamente al test per l’Hiv; nel corso dell’ultimo decennio la percentuale che ha optato per l’esame in Emilia Romagna è si è ridotta di oltre 15 punti, arrivando al 28,6 per cento". Il ciclo di lezioni che si conclude oggi ha interessato circa 50 persone sul totale di 320 ospiti delle Novate, la maggior parte di questi sono stranieri che frequentano i corsi di scuola elementare e media. "Abbiamo trovato grande disponibilità negli allievi - sostiene Elena Prati - ed una accresciuta sensibilità nei confronti della malattia; fare questo tipo di attività fra le quattro mura di un carcere non è così scontato: dobbiamo un grande ringraziamento alla direzione della casa circondariale per l’opportunità che ci ha concesso". Sempre nell’ambito dell’azione di prevenzione svolta dalla Lila, l’anno scorso era stato distribuito per ciascun detenuto un kit essenziale per l’igiene personale, formato da uno spazzolino da denti, un taglia-unghie, una salvietta battericida, un rasoio da barba usa e getta. L’osservanza delle più elementari regole di pulizia non è infatti appannaggio di tutti: i carcerati più poveri o i più abbandonati, come gli stranieri, spesso non possono contare su questi semplici strumenti.
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