Se
tu fossi il capo dello Stato permetteresti a un medico
di legare un uomo a
un letto?
Questa è
l'Italia. Il paese in cui, negli anni 70, lo psichiatra Franco Basaglia
diede inizio al movimento per la chiusura degli ospedali psichiatrici, che
oggi ha permesso ai cosiddetti "malati di mente" di non essere
più emarginati e di poter condurre una vita autonoma. Ma ad Aversa,
vicino a Napoli, è diverso. Questo ospedale non dipende dal ministero
della Sanità: è un O.P.G., un ospedale psichiatrico giudiziario controllato
dal ministero della Giustizia.
Tutti i pazienti ricoverati ad Aversa hanno due cose in comune: hanno
commesso un reato e sono stati dichiarati malati di mente. Questi uomini
sono stati arrestati, incriminati e processati, e successivamente
giudicati non idonei al carcere per infermità mentale. Ecco perché sono
finiti in un O.P.G..
Anche se questa struttura porta il nome di ospedale, assomiglia a una
prigione. Dietro ai grigi muri di pietra sorgono tre palazzine, ognuna
costruita attorno a un cortile centrale. In questi edifici si contano
centinaia di finestre, progettate non per ammirare il panorama, ma per
permettere alle guardie di osservare cosa succede all'interno. Le celle,
le docce e persino i gabinetti possono essere controllati in qualsiasi
momento.
La privacy
qui non esiste. In determinate ore della giornata i pazienti possono uscire nel cortile,
dove fumano una sigaretta dietro l'altra (come Francesco, nella foto, che
dice di farne fuori addirittura otto pacchetti al giorno), o guardare la
televisione da un apparecchio incassato in un supporto di metallo per
impedire che qualcuno cambi l'unico canale autorizzato, con la sua
programmazione di interminabili documentari sulla natura.
Le rigide misure di sicurezza lascerebbero supporre che questo istituto
sia pieno di criminali violenti, mentre in realtà solo il 15 per cento si
è reso colpevole di stupro od omicidio. Il restante 85 per cento si trova
qui per aver commesso reati minori. Ma che si tratti di assassini o di
semplici borseggiatori, il soggiorno in ospedale avrà una durata
indeterminata: si rimane finché non si "guarisce", dimostrando
di non costituire un pericolo per il mondo esterno. Per quasi tutti i
ricoverati, però, le probabilità di uscire sono molto remote. Questo
ospedale ospita 170 uomini guardati a vista da 80 custodi, ma affidati
alle cure di soli otto psichiatri.
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Mi
legano perché ho degli attacchi. In quei momenti mi si blocca la mente e
mi viene paura.
Francesco,
32 anni
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Hanno
detto che soffro di allucinazioni paranoiche e mi hanno portato qui. Sto
male qui. Dicevano che era provvisorio. Ho tutto il corpo ricoperto di
piaghe per la mancanza di pulizia.
Alex,
42 anni
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Mi
ero tagliato il braccio e me l'hanno ricucito, ma adesso mi continuano a
uscire dei fili e li devo bruciare. (dopo si spegne una sigaretta sul
braccio)
Rocco,
46 anni
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Sono
stato in galera due anni perché la famiglia mi maltrattava. No, non la
mia famiglia, ma quella a cui mia nonna aveva affittato la casa. Così ho
ucciso la nonna con 15 colpi di scopa sulla testa.
è
stata lei a mettere dentro gli inquilini e mia madre mi da ragione perché
sarebbe stato impossibile ucciderli tutti.
Franco,
30 anni
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