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Forum Nazionale per la tutela della salute dei detenuti e delle detenute adulti e minori e per l’applicazione della riforma della medicina penitenziaria
Lettera al Presidente dell'Unione, On. Romano Prodi
Signor Presidente, poiché condividiamo la sua iniziativa di costruire il Programma di governo dell’Unione con un’ampia consultazione democratica, il Forum intende dare il proprio contributo richiamando l’attenzione sul tema della salute nelle carceri italiane e sull’applicazione della riforma della medicina penitenziaria.
I diritti negati
Il problema della salute dei detenuti è parte della più complessiva questione della riforma della giustizia e della riforma dell’Ordinamento penitenziario perché, in applicazione della Costituzione italiana, si raggiunga l’obiettivo di avere meno carcere e di garantire a tutti i detenuti e in tutti gli stabilimenti penitenziari i diritti di cittadinanza sociale, nella consapevolezza che la civiltà di un Paese si misura anche dalla qualità del suo sistema carcerario. Un carcere che rispetta e promuove i diritti dei detenuti agisce per il recupero sociale di chi ha infranto la legge e nello stesso tempo contribuisce a migliorare la sicurezza, la cultura e il senso comune dei cittadini. Purtroppo, la situazione delle carceri italiane è lontana ed in contrasto con i principi elementari di civiltà ed ha motivato una denuncia forte e reiterata di Amnesty International sulla violazione dei diritti umani nelle carceri italiane. Tra questi, innanzitutto, il fondamentale diritto alla salute fisica e mentale che comprende una serie di più specifici diritti, come il diritto a luoghi di detenzione ampi, puliti, accoglienti, igienici, senza promiscuità, il diritto ad una organizzazione razionale del tempo, distribuito tra la cura della propria persona,lo studio, il lavoro, la permanenza all’aria aperta, le attività culturali, religiose, sportive, ludiche, ricreative, il riposo, il diritto ad una alimentazione adeguata alle condizioni fisiche, di età, di salute. E, più specificamente, il diritto a prestazioni di prevenzione, di cura e di riabilitazione fornite da un Servizio sanitario efficiente ed efficace. Vittime sono i detenuti, e lo stesso personale penitenziario subisce uno stato di frustrazione per le condizioni di precarietà e di tensione che rende difficile il trattamento penitenziario. Molte sono le ragioni storiche, culturali e politiche che spiegano questa situazione così fuori e così estranea alla nostra Costituzione, ampiamente note e dibattute dagli stessi detenuti, dagli operatori della giustizia e dalle forze sindacali e politiche democratiche. A questa cultura civile il Forum si richiama per proporre che il programma dell’Unione contenga uno Statuto dei diritti dei detenuti, vincolo e responsabilità dell’Istituzione penitenziaria. Il Ministero della giustizia è attualmente arroccato su una posizione di palese contrasto con ogni idea di apertura del carcere alla società civile e osteggia apertamente ogni la legge dello Stato italiano che afferma diritti dei detenuti pari a quelli dei cittadini liberi. Così è accaduto per il Dlgv. N° 230 del 1999 di "Riordino della medicina penitenziaria"
Una riforma sabotata
Nella passata legislatura, il centrosinistra aveva avviato, con la riforma del Servizio sanitario nazionale, la riforma della medicina penitenziaria, stabilendo, sia pure per gradi, il passaggio della competenza sulla salute dei detenuti dal ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale, e quindi, per esso, alle Regioni italiane. Nell’ultimo anno di governo utile, il 2000, il centrosinistra aveva realizzato il trasferimento alle Regioni italiane della competenza riguardante la prevenzione e l’assistenza ai detenuti tossicodipendenti. Da allora tutto si è bloccato, nonostante sia stato approvato nell’ottobre del 2001 il Titolo V della Costituzione che assegna allo Stato la definizione dei principi fondamentali del Servizio sanitario nazionale e la determinazione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria e conferisce alle Regioni la competenza legislativa sulla programmazione, sull’organizzazione e il controllo del sistema sanitario, senza competenze residue, in questo campo, per il Governo centrale. Nonostante ciò, da cinque anni il Governo centrale, tramite il Ministero della Giustizia, trattiene illegittimamente una competenza che non è sua, provocando una frammentazione del Servizio sanitario che produce disorientamento, crisi di affidabilità e inefficienze. In tal modo cresce lo stato caotico del Servizio sanitario penitenziario e crescono i guasti sulla salute dei detenuti, purtroppo non documentabili, per il fatto che in oltre mezzo secolo di responsabilità ministeriale non esiste un Servizio epidemiologico e un Sistema informativo sulla salute dei detenuti. Pur conoscendo i limiti e le insufficienze del Servizio sanitario nazionale, il Forum è convinto che l’assunzione completa delle competenze e delle responsabilità da parte delle Regioni italiane - nella programmazione e nella organizzazione - del servizio sanitario nelle carceri di rispettiva competenza, nella "leale collaborazione tra le Istituzioni", potrà costituire una vera inversione di tendenza e l’inizio di una politica volta a garantire ai detenuti i livelli essenziali di assistenza sanitaria quanto meno nella stessa misura e nella stessa qualità riservata ai cittadini Tra l’altro, la presenza delle Regioni in un campo significativo dei diritti sociali dei detenuti consente di realizzare una proficua collaborazione tra Istituzioni diverse per aprire il carcere alla società e per impegnare le comunità sui problemi della sicurezza e della cittadinanza sociale per tutti i cittadini, nessuno escluso.
Le proposte
Sulla base di queste sintetiche valutazioni, il Forum chiede che il Programma dell’Unione contenga esplicitamente l’impegno a realizzare tra i primissimi atti di governo l’applicazione della legge n° 230/99 "Riordino della medicina penitenziaria" con l’adozione di provvedimenti di governo coerenti volti a:
Il Forum si rende disponibile ad incontri di approfondimento del problema nelle sedi e nei tempi che i promotori del Programma riterranno più opportuni.
In attesa, cordiali saluti.
Roma, 1 settembre 2005
Il Presidente del Forum, On. Leda Colombini
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