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La criminalità giovanile oggi ha cambiato volto
Il Cittadino. Quotidiano di Lodi, 30 ottobre 2003
I ragazzi italiani in carcere ci vanno soprattutto per i reati contro la persona, al contrario gli stranieri scontano pene per reati contro il patrimonio. La fotografia della criminalità giovanile, sotto i 18 anni, è stata scattata ieri mattina a Sant’Angelo da don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, che ha parlato ad una platea di circa 200 ragazzi dell’istituto tecnico Pandini. Ragazzi tra i 13 e i 15 anni, e quindi in una fascia considerata a rischio. "Oggi al Beccaria ci sono 96 ragazzi – ha spiegato Don Rigoldi - 16 femmine e 80 maschi. Il 60 per cento di loro è straniero, e ha compiuto reati contro il patrimonio, furti, scippi e spaccio di droga. La gran parte dei ragazzi stranieri in carcere ha alle spalle reati di sopravvivenza. Il Beccaria, ma anche San Vittore a Milano, come pure i carceri di Opera e Bollate, sono pieni di povera gente, che compiono reati per campare. Io vado anche a dir messa ai mafiosi nelle sezioni speciali, lì c’è gente che davvero ha fatto i miliardi. I ragazzi italiani in carcere compiono invece soprattutto reati contro la persona: lesioni, omicidi, violenze sessuali. Sono pochi quelli che rubano, e non vengono più dai quartieri periferici di Milano. In questa categoria si distinguono le baby gang di ragazze. E non sono formate dalle ragazze che si vedono per strada e che si drogano, ma da persone con una vita relativamente normale. Oggi c’è l’abitudine a dire che tutti gli albanesi sono violenti e tutti i marocchini rubano e spacciano. Bisogna togliersi dalla testa che tutta una popolazione possa essere formata da delinquenti, è una cosa stupida. Trent’anni fa, quando iniziai, il Beccaria aveva il triplo dei ragazzi, ed erano tutti figli di immigrati del sud Italia che abitavano nei quartieri di periferia. Dire che oggi c’è delinquenza perché ci sono gli stranieri è sbagliato, la delinquenza c’è perché c’è povertà e c’è chi non ha i mezzi per vivere". Per don Rigoldi attualmente l’immigrazione albanese è quasi terminata, mentre la vera emergenza è quella degli extracomunitari provenienti dalla Romania. E i romeni sono anche nel carcere Beccaria, struttura che come ha spiegato il suo cappellano cerca innanzitutto di recuperare i ragazzi: "Nonostante il Ministero della Giustizia ci stia affondando perché dicono che siamo tutti comunisti, nel carcere Beccaria abbiamo i ragazzi divisi in gruppi con due educatori per gruppo. Abbiamo le scuole interne, e cerchiamo di fare un programma per ciascun ragazzo. Di ragazzi in carcere per omicidio, però, ne ho visti solo due recuperati: una delle ragazze di quelle che uccisero la suora della Val Chiavenna e il ragazzo che, a Lodi, uccise i genitori, qualche anno fa". Inevitabile poi il discorso è caduto su Erika, la ragazza di Novi Ligure che uccise la madre e il fratello: "Erica viene a messa e chiede sempre di accendere una candela per il fratello. Ha un rapporto molto intenso con suo padre, che viene a trovarla due volte la settimana".
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